1 Il potenziamento del ruolo dei Cae Prima di entrare nel merito

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1 Il potenziamento del ruolo dei Cae Prima di entrare nel merito
Il potenziamento del ruolo dei Cae
Prima di entrare nel merito della nostra giornata di lavoro vorrei affrontare una delle
domande che sorgeranno spontanee sempre più di frequente nei prossimi mesi e cioè: quali
sono gli impatti del referendum sulla “Brexit” per i comitati aziendali europei regolati dal
diritto britannico e per i membri dei CAE provenienti dal Regno Unito?
Il cosiddetto referendum sulla Brexit si è tenuto il 23 giugno scorso per decidere se il Regno
Unito debba lasciare o meno l'Unione europea. Inghilterra e Galles hanno votato per l’uscita
dall’Unione mentre Scozia, Irlanda del Nord, Londra e Gibilterra per la permanenza insieme
ad altre grandi città come Liverpool, Manchester, Bristol e Cardiff. Il referendum ha scosso
notevolmente l'opinione pubblica e l’ambiente politico britannico ed europeo e ha altresì
consegnato un paese completamente diviso e con molti dubbi sul futuro. Diversi scenari si
prospettano.
Un punto assolutamente necessario da sottolineare é il seguente: nonostante il valore
politico del voto a favore della Brexit sia “tremendamente” importante, lo strumento
referendario non rappresenta in se un atto vincolante. L'articolo 50 del trattato sull'Unione
europea stabilisce infatti la procedura da seguire nel caso in cui uno stato membro intenda
lasciare l'UE. Lo stato membro deve anzitutto inviare una notifica formale circa la sua
decisione di lasciare l’Unione. Una volta intrapreso questo percorso, iniziamo quindi i
negoziati per trovare un accordo con l’Unione. L’esito del voto referendario, tuttavia, non
rappresenta tale notifica formale. Il governo britannico deve ancora provvedere ad inviare
tale notifica ed iniziare quindi il negoziato. Il periodo indicato dall’art. 50 per terminare l’intera
procedura é di due anni (eventualmente prorogabili). Durante tutto questo periodo nulla
cambierà per quanto riguarda i CAE che si fondano sul diritto britannico, così come per i
delegati provenienti dal Regno Unito.
Innanzitutto non è difficile immaginare che la notifica dell'articolo 50 non venga in realtà mai
presentata, soprattutto nel caso in cui un partito politico che fa campagna per restare nell'UE
vincesse le prossime elezioni politiche. Tuttavia, c'è ancora molta incertezza in merito a
quello che potrà accadere nell’immediato futuro.
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Nel caso in cui il Regno Unito lasciasse davvero l'UE, ci sono diverse opzioni che possono
essere ipotizzate per il periodo successivo all'uscita. Le più probabili sono le opzioni
“norvegese” e “svizzera”.
Restare membro dello Spazio economico europeo (SEE) – la cosidetta “opzione
norvegese”: Norvegia, Islanda e Liechtenstein sono pienamente integrati nel mercato
comune come conseguenza dell'accordo sullo Spazio economico europeo. La direttiva CAE
si applica ai paesi dello SEE, e quindi vale anche alla Norvegia senza restrizioni. Se il Regno
Unito restasse nello Spazio economico europeo, la legge britannica di implementazione
della direttiva europea sui CAE rimarrebbe in vigore. Questa è verosimilmente una delle
opzioni più probabili al momento.
L’opzione svizzera: In Svizzera, l'adesione allo Spazio economico europeo è stata respinta
con un referendum nel 1992. Tuttavia, al fine di beneficiare dei vantaggi del mercato
comune, accordi bilaterali tra la Svizzera e l'UE si sono conclusi nel 1999 e nel 2004.
Tuttavia, per quanto concerne la legislazione sui CAE, la stessa non si applica nello stato
elvetico in quanto al momento dell’approvazione non vi era alcuna maggioranza favorevole
in Parlamento. Se il Regno Unito concludesse accordi bilaterali simili a quelli con la
Svizzera, la legge britannica sui CAE potrebbe essere abrogata. Tuttavia, molti CAE hanno
al momento dei seggi disponibili anche per i delegati svizzeri.
Con il ritiro dalla UE, i delegati britannici dei CAE perderebbero il loro mandato?
Tutto rimane lo stesso per il momento, e i delegati CAE del Regno Unito non perderanno
comunque il loro mandato fino a quando la procedura di cui all'articolo 50 del Trattato non
si conclude. Come anticipato, questo periodo può essere molto più lungo di due anni. Inoltre,
se l'”opzione norvegese” fosse quella adottata, tutto rimarrebbe comunque allo status quo.
La posizione dell’EFFAT è che i delegati CAE provenienti dal Regno Unito continuino
comunque ad essere coinvolti nei CAE, anche qualora il Regno Unito dovesse lasciare l'UE
e l'opzione svizzera venisse scelta (il che significa che il Regno Unito rimarrà anche fuori
dallo SEE).
Cosa succede con le multinazionali con sede sociale nel Regno Unito? Esiste ancora
l'obbligo di costituire un CAE?
Le imprese transnazionali con sede nel Regno Unito che soddisfano i requisiti della
Direttiva CAE sono ancora per il momento obbligate ad osservare le disposizioni previste
dalla legge di recepimento della direttiva nel Regno Unito.
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Solo se il Regno Unito dovesse lasciare l'UE e l'opzione svizzera fosse quella adottata, lo
scenario potrebbe cambiare. In tal caso, se una multinazionale con sede nel Regno unito
soddisfacesse ancora i requisiti di legge (almeno 150 lavoratori in almeno due stati membri
e più di 1000 dipendenti in totale), gli obblighi della direttiva CAE resterebbero vigenti. Si
applicherebbero infatti le stesse disposizioni attualmente in vigore per esempio con le
multinazionali con sede negli USA (considerando 24 della direttiva CAE).Tuttavia, in questo
caso gli stabilimenti situati nel Regno Unito potrebbero potenzialmente essere esclusi dal
CAE in quanto fuori dallo SEE. Anche in questo eventualitá, la politica dell’EFFAT è
comunque quella di coinvolgere sempre i rappresentanti del Regno Unito nei CAE.
Revisione della rifusione della Direttiva CAE: vantaggi e difetti da un punto di vista
legale e pratico.
L' Istituto sindacale europeo/ETUI ha presentato lo studio dell’ETUI sui vantaggi pratici della
direttiva CAE 2009 che modifica la direttiva del 1994. Nel corso del 2016 la Commissione
Europea valuterà i vantaggi della trasposizione della direttiva. Allo stesso tempo l’Istituto
sindacale europeo (ETUI) ha deciso di condurre uno studio indipendente che si basa sulla
valutazione dettagliata di oltre 2.000 accordi CAE raccolti nel database dei CAE dell’Istituto
sindacale europeo (ETUI) e sulle interviste con i coordinatori e i membri dei CAE che
operano in diversi settori. L’analisi condotta dall’Istituto sindacale europeo (ETUI) riguarda
gli accordi dal 1994 al 2016. I risultati dello studio attestano che la direttiva CAE del 2009
(rifusione) non ha comportato i vantaggi attesi. Si può dire che è stato fatto troppo poco e
troppo tardi. Ne è conseguito un rallentamento del tasso di sottoscrizione degli accordi CAE.
Inoltre molte parti della direttiva sono troppo deboli oppure non sono sufficientemente chiare
e generano confusione, come nel caso delle seguenti disposizioni: budget del CAE,
sanzioni, clausola di adeguamento, promozione di una causa in tribunale, ecc.
L'Istituto ha inoltre presentato il database dei CAE dell’Istituto sindacale europeo (ETUI)
nella sua veste rinnovata http://www.ewcdb.eu/ e con le sue utilissime funzioni.
I CAE sono attualmente una delle principali istanze sovranazionali per la tutela dei diritti dei
lavoratori a livello aziendale e il ruolo che svolgono è di importanza cruciale per le condizioni
di lavoro e di impiego in tutta Europa e per il futuro delle relazioni sindacali in Europa.
I CAE non sostituiranno mai i sindacati nella loro funzione, ma dovrebbero essere
considerati come uno strumento utile a rafforzare l’influenza degli stessi. Se fortemente
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sindacalizzati e ben coordinati i CAE possono fungere da trampolino di lancio per
promuovere la solidarietà transnazionale e la cooperazione a livello di contrattazione
collettiva.
L'Effat ha presentato una nuova brochure: “La promozione del ruolo dell’EFFAT nei CAE e
nelle società transnazionali – Linee guida pratiche per i coordinatori dei CAE e i dirigenti
sindacali”. Un manuale realizzato con strumenti propri, pubblicato dal segretariato EFFAT e
rivolto ai membri e coordinatori dei CAE, ma anche alle organizzazioni affiliate all’EFFAT
che trattano con società transnazionali.
Potete consultare il sito: www.effat-ewc.org
ID: ewc
Password: coordinator
Come sviluppare una cooperazione a livello di negoziazione collettiva: come
potenziare il ruolo dei CAE?
La cooperazione sindacale transnazionale a livello di contrattazione collettiva è un processo
portato avanti esclusivamente dai sindacati. Ovviamente la componente datoriale non ha
alcun interesse nel coordinare a livello transnazionale le modalità di determinazione dei
salari e delle condizioni di lavoro. Al contrario, le società, in particolar modo le multinazionali,
traggono di fatto vantaggio dai differenziali salariali tra i paesi e le regioni e anche dai diversi
sistemi di rapporti sindacali e di normative del mercato del lavoro.
Le società che operano a livello transnazionale godono di un vantaggio a livello di
contrattazione nella misura in cui possono minacciare di trasferire la produzione in un altro
paese o in un’altra regione. Per questo motivo, secondo l’EFFAT il coordinamento della
contrattazione collettiva nelle società transnazionali è di importanza cruciale per approntare
una strategia sindacale che va oltre i confini nazionali. Solo attraverso un’attività di questo
tipo, accompagnata da solidarietà transfrontaliera, i sindacati possono stabilire degli obiettivi
comuni a livello di contrattazione e aumentare il proprio potere negoziale onde evitare di
essere messi gli uni contro gli altri. A tal proposito la pagina web costruita dal segretariato
EFFAT è un importantissimo strumento di lavoro.
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