Università degli Studi di Bologna

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Università degli Studi di Bologna
Università degli Studi di Bologna
__________________________________________________________________________
Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
Corso di Laurea in Astronomia
L’ASTRONOMIA A BOLOGNA
DALLA REPUBBLICA CISPADANA
ALLA GRANDE GUERRA
Tesi di Laurea di :
Relatore:
FRANCESCO A.M.
POPPI
Prof.
FABRIZIO BÒNOLI
SESSIONE SECONDA
__________________________
ANNO ACCADEMICO 2000-2001
Università degli Studi di Bologna
__________________________________________________________________________
Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
Corso di Laurea in Astronomia
L’ASTRONOMIA A BOLOGNA
DALLA REPUBBLICA CISPADANA
ALLA GRANDE GUERRA
Tesi di Laurea di :
Relatore:
FRANCESCO A.M.
POPPI
Prof.
FABRIZIO BÒNOLI
Parole Chiave: STORIA DELL’ASTRONOMIA, STORIA DELLE SCIENZE,
ASTRONOMIA, ASTROFISICA, UNIVERSITÀ DI BOLOGNA
SESSIONE SECONDA
__________________________
ANNO ACCADEMICO 2000-2001
Indice
Introduzione
pag. 1
Capitolo 1 L’Astronomia nel XIX secolo
pag. 3
Capitolo 2 L’Astronomia nel XIX secolo in Italia
2.1 Aspetti politico–istituzionali
2.2 Gli osservatori
2.3 Astronomia di posizione
2.4 Astronomia planetaria
2.5 “Nuova astronomia”
pag. 39
pag. 43
pag. 53
pag. 65
pag. 72
2.6 L’astronomia italiana ed i periodici
internazionali
pag. 82
Capitolo 3 L’Astronomia a Bologna nel XIX secolo
3.1 Il periodo napoleonico
3.2 Il periodo pontificio
3.3 Il processo di unificazione nazionale
pag. 87
pag. 88
pag. 91
pag. 101
Conclusioni
pag. 117
Bibliografia
pag. 121
Appendice 2.I – Decreto Borghi, 12/03/1876
Appendice 2.II – Decreto Gentile, 11/02/1924
Appendice 2.III – Relazione di P. Tacchini, 1874
Appendice 2.IV – Nota di G. Cacciatore, 1875
Appendice 2.V – Finanziamenti agli Osservatori astronomici
italiani al 1920
pag. i
pag. iv
pag. x
pag. xxx
pag. xxxviii
Appendice 2.VI – Partecipazione italiana al primo congresso
della I.A.U.
Appendice 3.I – Nota d’osservazioni 1803–1840
Appendice 3.II – Personale della Specola 1859–1920
Appendice 3.III – Strumenti utilizzati alla Specola di Bologna
Appendice 3.IV – Descrizione dei lavori svolti, Ceschi 1835
Appendice 3.V – Numero di iscritti all’Università 1862–1888
Appendice 3.VI – Descrizione dei lavori svolti, Palagi 1876
Appendice 3.VII – Progetto di recupero della Specola
di Bologna, P. Tacchini 1887
Appendice 3.VIII – Lettera di Schiaparelli 1900
Appendice 3.IX – Relazione di Rajna 1906
Appendice 3.X – L’Archivio Storico della Specola
Appendice 3.XI – Cronotassi dei direttori
pag. xliii
pag. xliii
pag. xlv
pag. xlix
pag. l
pag. lii
pag. liii
pag. lvi
pag. lxi
pag. lxiii
pag. lxviii
pag. cx
Introduzione
L’astronomia italiana, che fino alle soglie del XIX secolo aveva
contribuito grandemente al progresso nelle conoscenze dei fenomeni
ad essa propri, subì un duro colpo d’arresto che perdurò per tutto il
corso dell’Ottocento.
L’astronomia bolognese nel periodo analizzato, dal 1796, anno di
nascita della Repubblica Cispadana, alla prima Guerra Mondiale,
non si caratterizzava certo per una situazione migliore rispetto al
contesto nazionale.
Partendo da queste premesse e con la consapevolezza della quasi
totale assenza, a tutt’oggi, di studi di questo genere, si e` cercato di
compiere una analisi delle attività svolte presso la Specola
bolognese in questo periodo, tenendo ben presente il quadro della
ricerca astronomica nazionale e internazionale ed iniziando ad
individuare gli eventuali legami e correlazioni tra le vicende
scientifiche e gli aspetti politici ed istituzionali.
Non v’è dubbio che lo scarso interesse dimostrato dalla
storiografia scientifica nei confronti di questo periodo storico è
dettato dalla consapevolezza degli scarsi risultati ottenuti
dall’astronomia italiana nell’Ottocento, eccettuata, come vedremo,
la parentesi legata alla nascita della “astronomia fisica”. Sta di fatto
che, fin quando non si compirà un accurato studio dei reali
contributi dati al progresso delle scienze, in funzione delle
condizioni complessive dei luoghi e delle epoche in cui i lavori
scientifici venivano svolti, non sarà possibile dare un quadro
esauriente del periodo storico in considerazione.
Le fasi più prettamente di ricerca dello studio si sono svolte
principalmente presso l’Archivio della Specola di Bologna, per
quello che riguarda gli aspetti scientifici; presso l’Archivio storico
dell’Università e l’Archivio storico del Comune di Bologna, per gli
aspetti politico–istituzionali ed accademici, nonché consultando le
principali riviste astronomiche dell’epoca.
1
2
Capitolo 1
L’Astronomia nel XIX secolo
L’astronomia dell’Ottocento è stata caratterizzata dal trionfo
della meccanica celeste, dalla nascita dell’astrofisica e, con i primi
studi sulla struttura dell’universo, dall’affermazione della
cosmologia moderna.
Dopo Newton per gran parte del XVIII secolo lo sviluppo
dell’astronomia fu legato alla ricerca, da parte di abili meccanici
animati dalla convinzione di essere ad un passo dalla conoscenza
completa del mondo dominato dalla gravitazione (tra i quali Eulero,
Clairaut, D’Alembert, Lagrange, Laplace), di modelli matematici
sempre più rispondenti ai dati che l’astronomia d’osservazione –al
servizio di questo programma definito “maggiore” (maggiore per il
rigore matematico che lo contraddistingue, non per l’estensione
volumetrica del campo d’interesse, essendo riferito al solo Sistema
solare e non all’Universo intero)– continuava ad accumulare e
perfezionare.
In questo contesto acquista particolare importanza di novità il
programma, “minore”, messo in opera da Frederick William
Herschel (1738–1822) 1. Si trattò principalmente di esplorazioni
sistematiche del cielo al di là delle regioni ormai note del Sistema
solare, che potevano essere attuate solamente con l’aiuto di
strumenti sempre più potenti, quali i grandi telescopi riflettori che
Herschel stesso, senz’altro abile costruttore ma soprattutto geniale
nell’intuire per primo l’importanza della “potenza di penetrare nello
spazio” 2, fu in grado di fabbricare. Di professione musicista, nato a
1
KING, H. C.: The History of the Telescope, Charles Griffin & Company Limited,
London, 1955, p. 120.
2
BENNETT, J. A.: ““On the Power of Penetrating into Space”: The Telescopes of
William Herschel”, Journal for the History of Astronomy, 1976 (2), p. 75–108.
3
Hannover in Germania e trasferitosi ancora giovane in Inghilterra,
Herschel realizzò nel 1773 il suo primo telescopio, dotato di
specchio di 1,68 metri di lunghezza focale, relativamente piccolo
rispetto ai telescopi che solo qualche anno più tardi realizzerà di
due, tre, sei metri di lunghezza focale, fino ad arrivare al gigante di
12 metri di focale e 122 centimetri di apertura; mentre il suo diario
d’osservazioni ebbe inizio l’anno successivo. Sin da subito egli si
rese conto della necessità di utilizzare telescopi di dimensioni
sempre maggiori per poter scoprire la natura delle nebulose, oggetti
misteriosi che iniziavano ad essere osservati sistematicamente e
catalogati (un primo catalogo di questo tipo, contenente 103 oggetti,
fu realizzato nel 1784 dall’astronomo francese Messier), convinto
della possibilità di risolverli in stelle. La sua idea, in parte legata a
quella degli universi isola di Wright 3 ed alla teoria cosmologica di
Kant 4 (teoria poi ripresa da Laplace nel suo trattato “Exposition Du
Systéme Du Monde” del 1796, per spiegare la formazione del
Sistema solare), era che la forma dell’universo (inteso come
agglomerato di stelle legate gravitazionalmente del quale anche il
Sole fa parte), determinata in maniera empirica tramite gli scandagli
stellari, non fosse ad anello con la Terra posta al centro, come
poteva sembrare a prima vista dall’osservazione della Via Lattea,
ma piuttosto schiacciata, discoidale. Inoltre riteneva che le nebulose
non appartenessero alla nostra galassia ma fossero universi isola
come il nostro 5. In realtà, dopo anni di ricerche, si convinse che ciò
era molto difficile, vista la particolare distribuzione che
presentavano: questo si spiega col fatto che le nebulose che
Herschel era riuscito a risolvere in stelle sono realmente
appartenenti alla nostra galassia in quanto si tratta di ammassi,
aperti o globulari, e non di galassie vere e proprie che invece non fu
3
WRIGHT, T.: An Original Theory or New Hypothesis of the Universe, 1750; HOSKIN,
M.: Stellar Astronomy, Science History Publications, Cambridge, 1982, p. 101.
4
KANT, I.: Storia Universale della Natura e Teoria del Cielo, 1755, trad. S. Velotti e G.
Scarpelli, Edizioni Theoria, Roma–Napoli, 1987.
5
HERSCHEL, W.: “On the Construction of the Heavens”, Philosophical Transaction,
London, 1785.
4
mai in grado di risolvere neanche con il suo telescopio più potente.
Egli non riconobbe dunque la diversa natura di ammassi e galassie
esterne; certo la cosa era resa ancor più complicata dalla presenza
delle nebulose planetarie. Lo stesso figlio di Herschel, John,
continuando l’opera del padre, ritenne di scorgere in queste ultime
la forma ad anello della Via Lattea con al centro una stella quale il
Sole.
Prevista erroneamente un’uniforme distribuzione delle stelle
nello spazio e quindi un andamento del numero di oggetti
proporzionale al cubo dello strato di cielo osservato, alla base delle
ricerche di Herschel sulla struttura dell’universo restava la
determinazione delle distanze stellari. A tal fine egli ipotizzò
un’uguale intensità luminosa delle stelle e considerò la brillanza di
un astro osservato al telescopio inversamente proporzionale al
quadrato della sua distanza (considerazione corretta in quanto le
stelle possono essere considerate sorgenti puntiformi) ed altresì
direttamente proporzionale al quadrato del diametro dell’obiettivo.
Inoltre considerava la luce di una stella inversamente proporzionale
al quadrato della sua magnitudine, non sapendo però come
realmente reagisce l’occhio umano, all’epoca unico strumento di
analisi, al variare degli stimoli luminosi. Soltanto nel 1851 fu
formulata la legge psicofisica di Fechner: mentre lo stimolo cresce
in progressione geometrica la sensazione prodotta cresce in
progressione aritmetica, ovvero la sensazione è proporzionale al
logaritmo dello stimolo, legge alla quale si rifece Pogson nel
mettere ordine al sistema di magnitudini (come vedremo più avanti).
Il risultato delle ipotesi di Herschel si traduceva quindi in una sotto
stima della differenza di distanza tra le stelle più luminose e quelle
più deboli.
In un secondo momento Herschel decise di utilizzare il metodo,
molto più preciso, delle parallassi stellari annue: egli credette di
poter scoprire lo spostamento apparente parallattico osservando due
stelle prospetticamente vicine e di luminosità molto differente e
quindi, supposte a distanze molto diverse, diversamente affette da
5
tale fenomeno 6. Cominciò così ad osservare sistematicamente le
stelle doppie, rendendosi conto ben presto che nella maggioranza
dei casi la vicinanza era dovuta ad un reale legame fisico: le due
componenti di un sistema binario ruotano attorno al comune centro
di massa. Questo permetteva di estendere la gravitazione al di fuori
dei confini del Sistema solare conferendole il carattere di
universalità successivamente confermato da Felix Savary,
professore di astronomia e geodesia a Parigi, che nel 1827 pubblicò
una memoria in cui riportava i calcoli dell’orbita della stella doppia
ξ Ursa majoris 7; fu così provato che le componenti di una doppia
fisica descrivono un’ellisse attorno al loro centro comune di gravità
seguendo la legge di Newton 8.
Sempre grazie alle sue osservazioni Herschel fu in grado, sul
finire del XVIII secolo, di indicare la direzione, “l’apice” verso cui
si muove il Sole rispetto alle stelle che lo circondano: un punto
sulla volta celeste molto prossimo alla stella λ dell’Ercole 9. In
realtà il primo ad accorgersi della possibilità che le stelle avessero
moti propri fu Halley nel 1717 e solo nel 1847 Otto Struve (1819–
1905), sulla base delle allora recenti acquisizioni riguardo le
parallassi delle stelle vicine, perfezionando il lavoro di Herschel,
stimò in 8 Km/s la velocità del Sole rispetto a tali stelle 10.
Nel 1781 una grande scoperta rese ancor più memorabile l’opera
di Herschel: Urano, sesto pianeta del sistema solare, andava ad
aggiungersi ai primi cinque conosciuti sin dall’antichità.
6
HERSCHEL, W.: “On the Parallax of the Fixed Stars”, Philosophical Transaction,
London, 1782.
7
SAVARY, F.: “Sur la Détermination des Orbites que Décrivent autor de leur Cebtre de
Gravité deux Étoiles très Rapprochées l’Une de l’Autre”, Connaissance des Tems ou des
Mouvemens Célestes à l’Usage des Astronomes et des Navigateurs pour l’An 1830,
Bureau des Longitudes, Paris, 1827, p. 56, p. 163.
8
ABETTI, G.: Storia dell’Astronomia, Vallecchi Editore, Firenze, 1963, p. 178.
9
HOSKIN, M. A.: “Herschel’s Determination of the Solar Apex”, Journal for the History
of Astronomy, 1980 (3), p. 153–163; Stellar Astronomy, Science History Publications,
Cambridge, 1982, p. 56.
10
STRUVE, O: “Notice of Etudes d’Astronomie Stellaire”, Monthly Notices of the Royal
Astronomical Society, 1847, vol. 8, p. 91; STRUVE, F. W. G.: Études d’Astronomie
Stelleire, St. Petersbourg, 1847.
6
Diretto successore di William Herschel, William Parson (1800–
1867), conosciuto come Lord Rosse, fece realizzare nel 1845 a Birr
Castle in Irlanda un telescopio dotato di uno specchio metallico
(costruito partendo da una lega di rame e stagno, secondo la tecnica
messa a punto da Herschel stesso) di ben 182 cm di diametro 11. Con
tale strumento si riuscì a vedere per la prima volta la forma a spirale
di alcune nebulose 12; queste osservazioni non portarono però a reali
progressi nel campo della cosmologia teorica: probabilmente non
esistevano ancora mezzi all’altezza delle ambizioni del programma
herscheliano. Come vedremo in seguito, solo dopo l’acquisizione di
nuovi dati grazie all’introduzione dello spettroscopio ed al
consolidamento dell’uso della fotografia in campo astronomico,
divenne più chiaro il quadro riguardante la struttura dell’universo.
Nel 1864 Padre Angelo Secchi 13 (1818–1878) e Sir William
Huggins 14 (1824–1910) osservando le nebulose con lo spettroscopio
riuscirono a mettere in luce la loro duplice natura: nella
maggioranza di esse si percepiva solo un debole spettro continuo, si
trattava dunque di aggregati di stelle. In alcuni casi però lo spettro
era costituito solo da alcune righe luminose, prova che non
dovevano essere formate da stelle ma da gas rarefatti. In realtà
anche tra i sistemi che dall’analisi spettroscopica risultavano
aggregati stellari alcuni erano facilmente risolubili in stelle, altri
non venivano risolti neanche con gli strumenti più potenti.
Incominciava così a diffondersi l’idea che i primi non fossero più
distanti delle parti più lontane della nostra Galassia, mentre i
secondi dovevano trovarsi ben oltre tale limite.
11
KING, H. C.: The History of the Telescope, Charles Griffin & Company Limited,
London, 1955, p 206.
12
DEWHIRST, D. W.: “The Rosse Spirals”, Journal for the History of Astronomy, 1991
(4), p. 257–266.
13
SECCHI, A.: “On the Spectrum of the Nebula of Orion”, Monthly Notices of the Royal
Astronmical Society, 1864, vol. 25, p. 153.
14
HUGGINS, W.: On the Spectrum of the Great Nebula in the Sword-handle of Orion,
Strangeways & Walden, London, 1865; Analyse Spectrale del Corps Celestes, Gauthier–
Villars, Paris, 1866.
7
Già nei primi anni dell’800 J. Niepce riusciva a fissare con
successo un’immagine luminosa su lastra, ma chi inventò un
procedimento rapido ed efficace fu Louis Daguerre nel 1837. Tale
procedimento consisteva nel porre una lastra d’argento, sulla quale
veniva precedentemente fatto depositare dello iodio, sul piano
focale di una lente; dopo di che, esposta alla luce per diversi minuti
(minimo 30 nel caso di esposizioni diurne), veniva trattata con
mercurio ed immersa in una soluzione salina per eliminare lo ioduro
d’argento e fissare l’immagine: in questa maniera si ottenevano i
cosiddetti “daguerrotipi”. Nel 1851 F. Scott Archer introdusse le
lastre al collodio; si trattava di lastre più sensibili dei daguerrotipi
(15 secondi per una esposizione diurna), ma avevano lo svantaggio
di poter essere utilizzate solo fino a quando erano umide, e ciò
limitava i tempi di esposizione al massimo ad una quindicina di
minuti.
Agli inizi i soggetti fotografici astronomici che riscuotevano
maggior interesse, per ovvie ragioni di facilità di ripresa, erano la
Luna ed il Sole. Il primo daguerrotipo della Luna fu ottenuto nel
1840, e nel 1842 fu la volta del Sole per opera dell’italiano G. A.
Majocchi. Sebbene alcuni lavori di grande interesse erano già stati
svolti in precedenza (tra questi ricordiamo la spedizione di W. De la
Rue in Spagna in occasione dell’eclissi di Sole del 1860 di cui
avremo modo di parlare più avanti) il consolidamento della pratica
fotografica nelle ricerche astronomiche si verificò solo nel corso
degli anni ottanta con l’introduzione delle lastre secche realizzate
con il bromuro d’argento emulsionato in gelatina, molto più
sensibili e caratterizzate da tempi di posa utili di gran lunga
maggiori 15. Il primo studio sistematico delle nebulose con mezzi
fotografici fu realizzato da Isaac Roberts (1829–1904) nel 1885 a
Crowborough nel Sussex, regione del sud–est dell’Inghilterra,
15
LACCHINI, G. B.: “Fotografia Astronomica”, Annuario 1940 Osservatorio
Astronomico di Trieste, 1939, vol. 18, p. 39; LANKFORD, J.: “The Impact of
Photography on Astronomy”, Astrophysics and Twentieth-Century Astronomy to 1950
(part A), edited by O. Gingerich, Cambridge University Press, 1984, p. 16–39.
8
mediante un telescopio riflettore di 50 cm di apertura e 2,5 m di
lunghezza focale appositamente realizzato per questo tipo di lavoro.
I risultati di questa ricerca furono sorprendenti: non c’era paragone
tra i disegni di Herschel e Lord Rosse e le immagini riprese da
Roberts, pur se ottenute con un piccolo strumento; queste ultime
evidenziavano una nettissima differenza tra gli ammassi stellari,
perfettamente risolti, e le nebulose che, quand’anche presentavano
condensazioni luminose, erano caratterizzate da un fondo non
risolto. Le fotografie mostravano anche moltissime deboli nebulose
uniformemente diffuse, con le quali Roberts credeva di avere
raggiunto il limite dell’universo visibile. Sosteneva che anche nelle
notti più favorevoli, con pose più lunghe, non riusciva a scorgere
nebulose più deboli di quelle già viste su lastre ottenute in
condizioni meno favorevoli. Tale effetto venne attribuito ad un
indebolimento della luce dovuto alla presenza di un mezzo
assorbente sparso nello spazio cosmico. Si trattava di un tentativo di
conciliare l’idea di un universo illimitato con i risultati
dell’osservazione.
Per tutto il XIX secolo, e fino ai primi anni del XX secolo, era
opinione diffusa che l’universo fosse infinito, uniformemente
popolato di stelle animate da piccole velocità relative. Questo però
comporta una difficoltà: in un universo di estensione infinita
caratterizzato da una distribuzione mediamente uniforme di stelle il
cielo non dovrebbe mostrare nessuna zona buia, mentre ciò che
facilmente si osserva è che il cielo notturno è scuro (paradosso di
Olbers). La soluzione proposta da Heinrich Olbers (1758–1840), nel
1823, idea già espressa un secolo prima dall’astronomo svizzero de
Cheseaux 16, era per l'appunto quella di supporre l’esistenza di un
mezzo distribuito nello spazio interstellare in grado di assorbire la
luce 17. In realtà noi oggi sappiamo che questa non è una soluzione,
16
JAKI, S. L.: The Paradox of Olbers’ Paradox, Herder and Herder, New York, 1969.
PARINI, E.: La Storia del Paradosso di Olbers, Tesi di Laurea in Astronomia,
Università di Bologna, 3° sessione, anno accademico 1996/97; “…e il Buio della Notte
Divenne un Mistero: Breve Storia del Paradosso di Olbers”, Giornale di Astronomia,
2001, vol. 27, n. 2, p. 2.
17
9
in quanto il fluido interstellare non può assorbire indefinitamente
energia luminosa senza riemetterla, con il risultato quindi di
riscaldarsi fino a portarsi alla stessa temperatura delle stelle: per
aggirare il paradosso di Olbers sarebbe sufficiente considerare un
universo finito, oppure nel caso di universo infinito, non
immutabile 18.
Nel 1888 J. L. Dreyer (1852–1926), astronomo di origini danesi
che operò principalmente in Irlanda, pubblicò un nuovo catalogo
generale, meglio noto come NGC (New General Catalog), di
nebulose ed ammassi stellari come revisione ed ampliamento del
catalogo di J. Herschel apparso nel 1864 nelle “Philosophical
Transactions”. Sebbene con il crescere della potenza degli strumenti
il numero delle nebulose di ogni tipo visibili nelle lastre
fotografiche aumentasse rapidamente, la spinosa questione relativa
alla loro natura galattica od extra–galattica fu risolta solo nel 1925
da parte di Edwin Hubble (1889–1955), che scoprì numerose
variabili cefeidi in spirali vicine: tali stelle presentano una relazione
ben definita tra il periodo e la magnitudine che permette di risalire
alla distanza che le separa da noi. Egli fu così in grado di valutare
la distanza della grande nebulosa di Andromeda pari a 285 Kpc
stabilendo definitivamente il suo carattere extra–galattico (uno
studio ancora più accurato sulla relazione periodo–luminosità
condotto da Baade 19 nel 1952 ha portato a stimare tale distanza pari
a 570 Kpc, attualmente il valore ritenuto più corretto è di 830 Kpc)
e ponendo fine al “grande dibattito” che aveva diviso gli astronomi
di tutto il mondo tra chi sosteneva la natura galattica e chi extra–
galattica di questi corpi celesti 20.
18
HARRISON, E.: Darkness at Night: a Riddle of the Universe, Harvard University
Press, Cambridge, 1987.
19
BAADE, W.: “Problems in the Determination of the Distance of Galaxies”,
Astronomical Journal, 1958, n. 63, p.207.
20
HOSKIN, M.: Stellar Astronomy, Science History Pubblicatons, Cambridge, 1982, p.
175.
10
Ancora per tutto il XIX secolo buona parte delle energie degli
astronomi di tutto il mondo erano dedicate all’astronomia di
posizione. In questo campo acquistò grande notorietà l’astronomo
italiano Giuseppe Piazzi (1746–1826), monaco teatino, che operò
sul finire del XVIII secolo presso la nuova specola di Palermo. Egli
si dedicò ad una accurata determinazione delle posizioni di
numerose stelle fisse, considerando i cataloghi di stelle il
fondamento della scienza astronomica. Tale lavoro non solo gli
permise di dimostrare come i moti propri stellari non fossero
un’eccezione ma una regola, ma lo portò a scoprire nel 1801 un
nuovo astro errante: Cerere, primo dei pianetini che ruotano attorno
al Sole tra Marte e Giove 21. Si trattava di determinare quale fosse
l’orbita del nuovo astro, del quale dopo pochi giorni di osservazione
se ne persero le tracce. Il merito del successo in questa impresa va
all’astronomo matematico tedesco Karl Friedrich Gauss (1777–
1856) che aveva escogitato un metodo per poter determinare gli
elementi dell’orbita ellittica di un pianeta a partire da solo tre
osservazioni, distanziate il più possibile 22. La precisione poteva
comunque essere aumentata considerevolmente facendo uso di tutti
i dati disponibili utilizzando il metodo dei minimi quadrati, ideato
sempre dallo stesso Gauss e da Legendre nello stesso periodo
indipendentemente l’uno dall’altro, che permette di dedurre da un
notevole numero di osservazioni il valore più probabile delle
quantità che si vogliono determinare e che, insieme agli studi sulla
21
FODERÀ SERIO, G. e CHINNICI, I.: “Cerere Ferdinandea”, Giornale di Astronomia,
2001, vol. 27, n. 1, p. 8.
22
FORBES, E. G.: “Gauss and the Discovery of Ceres”, Journal for the History of
Astronomy, 1971 (3), p. 195–199; MARSDEN, B. G.: “Eighteenth- and Nineteenthcentury Development in the Theory and Practice of Orbit Determination”, Planetary
Astronomy from the Renaissence to the Rise of Astrophysics (part B), edited by R. Taton
and C. Wilson, Cambridge University Press, 1995, p. 181–190; CIOTTI, Luca e Maria
Novella: “Johann Carl Friedrich Gauss e la “Theoria Motus Corporum Coelestum in
Sectionibus Conicis Solem Ambientium”, Giornale di Astronomia, 2001, vol. 27, n. 1, p.
24.
11
distribuzione degli errori, ha trovato larghissimo impiego nelle
moderne scienze sperimentali 23.
Data la probabilità dell’esistenza di altri piccoli pianeti della
stessa natura, parecchi furono gli astronomi a cimentarsi in questa
ricerca: già nel 1802 Olbers a Brema ne scoprì un secondo, Pallade,
seguito poi da Giunone e Vesta. Era quindi ormai evidente che
parecchi pianetini dovevano aggirarsi attorno al Sole tra l’orbita di
Marte e Giove 24.
Gli studi di Piazzi sulla stella 61 della costellazione del Cigno 25,
caratterizzata da un notevole moto proprio e quindi ipotizzata
relativamente vicina al Sistema solare, prepararono il terreno per
un’altra
grande
conquista
dell’astronomia
d’osservazione
ottocentesca: la prima misura di una parallasse stellare eseguita nel
1838 ad opera di Friedrich Wilhelm Bessel 26 (1748–1846). Si tratta
della misura dello spostamento di una stella osservata
successivamente da due estremi dell’orbita terrestre. Tale misura
permette di calcolare facilmente la distanza della stella in esame; la
difficoltà sta nella ridotta entità dello spostamento, ricercato sin
dall’antichità anche come prova della rivoluzione terrestre attorno
al Sole. Era dunque necessario un abile osservatore ma anche una
strumentazione di grandissima precisione: Bessel si servì
dell’eliometro 27, strumento messo a punto ai primi del secolo da J.
von Fraunhofer. Studiato appositamente per fornire l’esatta misura
di piccoli angoli (ad esempio per determinare il diametro apparente
23
SCHMEIDLER, F.: “Astronomy and the Theory of Errors: from the Method of
Averages to the Method of Least Squares”, Planetary Astronomy from Renaissance to the
Rise of Astrophysics (part B), edited by R. Taton and C. Wilson, Cambridge University
Press, 1995, p. 198–207.
24
HOSKIN, M.: “The Discovery of Uranus, the Titus–Bode Law, and the Asteroids”,
Planetary Astronomy from Renaissance to the Rise of Astrophysics (part B), edited by R.
Taton and C. Wilson, Cambridge University Press, 1995, p. 169–180.
25
FODERÀ SERIO, G.: “Giuseppe Piazzi and the Discovery of the Proper Motion of 61
Cygni”, Journal for the History of Astronomy, 1990 (3), p. 275–282.
26
BESSEL, F. W.: “Bestimmung der Entfernung des 61sten Sterns des Schwans”,
Astronomiche Nachrichten, Altona, 1838, vol. 16, n. 365–366, p. 64.
27
BESSEL, F. W.: “Vorläufige Nachricht von Einem auf der Königsberger Sternwarte
Befindlichen Grossen Heliometer”, Astronomiche Nachrichten, Altona, 1831, vol. 8, n.
189, p. 396.
12
di un astro quale il Sole), l’eliometro è un cannocchiale dotato di un
obiettivo tagliato a metà lungo l’asse ottico, capace quindi di
fornire due immagini di uno stesso oggetto, immagini che è
possibile allontanare o avvicinare fino a sovrapporle allo slittare
delle due metà dell’obiettivo una sull’altra. Questa scoperta forniva
finalmente una scala precisa per le dimensioni del mondo stellare
che la nascente cosmologia moderna cercava di ordinare 28.
La notevole precisione ottenuta da Bessel nelle misure
micrometriche, ricordiamo che la misura che egli ottenne per la
parallasse della stella 61 del Cigno era di soli 0,3483” ± 0,0141” 29,
gli permise di determinare le distanze di Giove e di Saturno dai loro
satelliti, necessarie per conoscere le loro masse ed ottenere tavole
più precise di quelle esistenti per i loro movimenti. Inoltre egli fu in
grado di confermare la causa delle irregolarità dei moti propri di
alcune stelle, quali ad esempio Sirio e Procione 30: si tratta di sistemi
binari contraddistinti dalla presenza di un compagno invisibile. Il
movimento osservato caratterizzato da un andamento ondulatorio
anziché lungo una linea retta è dovuto alla composizione del moto
proprio e del moto orbitale delle componenti luminose e di quelle
oscure attorno al comune centro di massa.
Altrettanto abile nelle osservazioni astronomiche fu il tedesco
Friedrich Georg Wilhelm Struve (1793–1864), che si trasferì da
giovane in Russia, diventando direttore della specola di Dorpat, e
dal quale prese vita una lunga discendenza di astronomi. Egli
continuò il lavoro iniziato dagli Herschel, padre e figlio, relativo
allo studio delle stelle doppie. Aveva a disposizione un cerchio
meridiano di Reichenbach ed Ertel ed un rifrattore di 23 centimetri
di apertura di Fraunhofer, capolavoro di ottica e meccanica, che
utilizzò misurando gli angoli di posizione e le distanze delle
28
CHAPMAN, A.: “The Accuracy of Angular Measuring Instruments Used in Astronomy
between 1500 and 1850”, Journal for the History of Astronomy, 1983 (2), p. 133–137.
29
BESSEL, F. W.: “Fernere Nachricht von der Bestimmung der Entfernung von 61
Cygni”, Astronomische Nachrichten, Altona, 1840, vol. 17, n. 402, p. 272.
30
BESSEL, F. W.: “On the Variations of the Proper Motions of Procyon and Sirius”,
Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, 1843, vol. 6, p. 136.
13
componenti più luminose rispetto a quelle meno, riuscendo così a
pubblicare il suo primo catalogo di stelle doppie nel 1820. Questo
fu solo l’inizio di un grande lavoro che mise in luce la reale
esistenza di sistemi multipli di stelle governati dalla legge di
gravitazione universale (vedi Felix Savary), e quale fosse la
distribuzione nella nostra galassia di tutte le stelle in generale. Nel
1833 Struve fu chiamato dall’imperatore Nicola ad erigere e poi
dirigere il grande osservatorio di Pulkovo, poco lontano da S.
Pietroburgo. Egli successivamente diresse le misure dell’arco di
meridiano russo e scandinavo, determinò con maggiore accuratezza
le costanti di aberrazione, precessione e nutazione e le parallassi
stellari.
Verso la fine del Settecento e durante tutto l’Ottocento ci fu un
rapido moltiplicarsi di osservatori, non solo in Europa ma in tutto il
mondo, il che diede vita ad una vasta rete di centri di ricerca che
cominciarono a distribuirsi il grande lavoro di studio del cielo nei
due emisferi 31. Diventava dunque sempre più chiara la necessità di
determinare con la massima precisione possibile le posizioni delle
stelle fisse da ordinare in grandi cataloghi, indispensabili per lo
studio dei loro moti propri, della loro distribuzione e come
riferimento della posizione dei pianeti. Oltre al già ricordato Piazzi,
uno dei pionieri in questo campo fu senz’altro Friedrich W.
Argelander (1799–1875), allievo di Bessel. Assunta la carica di
direttore dell’Osservatorio di Bonn, utilizzando un cerchio
meridiano di Pistor, realizzò un elenco di tutte le stelle visibili fino
alla nona o decima grandezza del cielo boreale, dal polo nord a 2°
di declinazione sud: opera che passa sotto il nome di “Bonner
Durchmusterung” (rassegna di Bonn). Tale lavoro venne poi esteso
in più riprese all’emisfero australe: in particolare ricordiamo la
“Cordoba Durchmusterung” realizzata attorno al 1890 da J. M.
Thome, direttore dell’Osservatorio nazionale argentino, e la
rassegna fotografica “Cape Photographic Durchmusterung”
31
HERMANN, D. B.: “An Exponential Law for the Establishment of Observatories in the
Nineteenth Century”, Journal for the History of Astronomy, 1973 (1), p.57–58.
14
realizzata tra il 1885 ed il 1890 da Sir David Gill (1843–1914),
astronomo reale al Capo di Buona Speranza 32.
Argelander aveva compreso la necessità di determinare con
estrema precisione le coordinate delle stelle presenti nei cataloghi
fino ad allora realizzati in maniera spesso approssimativa. Egli
presentò nel 1867 alla “Astronomische Gesellschaft” (la Società
astronomica tedesca con carattere internazionale fondata a
Heidelberg nel 1863) il suo progetto, dal quale ebbero origine
l’insieme dei cataloghi che portano il nome di questa Società,
realizzati ancora senza l’ausilio della fotografia e contenenti le
stelle della “Bonner Durchmusterung”.
Il primo a proporre l’idea di una organizzazione internazionale
che si assumesse il compito di realizzare una carta fotografica di
tutto il cielo fu Gill nel 1886. L’anno successivo il direttore
dell’osservatorio di Parigi, Amedée E. B. Mouchez (1821–1892),
successore di Le Verrier (di cui parleremo in seguito), fece
convocare dalla “Académie des Sciences” un congresso
astrofotografico internazionale al fine di proporre il progetto della
“Carte du Ciel” 33 ed al quale parteciparono astronomi di 18 paesi
diversi. Si decise di adoperare come strumento standard il
telescopio realizzato appositamente per usi fotografici dai fratelli
Prosper e Paul Henry, assistenti all’Osservatorio di Parigi
particolarmente interessati alla fotografia di campi stellari. Si
trattava di un rifrattore dotato di obiettivo di 34 centimetri di
diametro e 3,43 metri di lunghezza focale, corretto per la lunghezza
d’onda della luce cui è più sensibile l’emulsione fotografica, cioè
nel blu e nel violetto. La volta celeste fu divisa in diciotto fasce alte
circa 10°, e ad ogni osservatorio aderente al progetto fu affidato il
compito di misurare e catalogare tutte le stelle presenti in una di
queste fasce fino alla quattordicesima magnitudine per la Carta e
32
PEISINO, G.: “I cataloghi stellari attraverso le tappe più importanti della loro
evoluzione”, Annuario 1940 Osservatorio Astronomico di Trieste, 1939, vol. 18, p. 26.
33
CHINNICI, I.: La Carte du Ciel, Observatoire de Paris – Osservatorio Astronomico di
Palermo G. S. Vaiana, 1999.
15
fino all’undicesima per il Catalogo. In Italia presero parte la
Specola Vaticana e l’Osservatorio di Catania, a cui furono affidate
rispettivamente le fasce comprese tra la declinazione di 64° e 55° e
di 54° e 47° 34. È interessante notare che nessun osservatorio
nordamericano partecipò al progetto che implicava un enorme
lavoro e, conseguentemente, la destinazione fissa di risorse umane e
finanziarie non indifferenti, in un periodo in cui molti ricercatori
d’oltreoceano rivolgevano la loro attenzione alla nuova astronomia
fisica basata sull’analisi spettrale. L’opera si rivelò oltremodo
impegnativa, diversi osservatori abbandonarono l’impresa per
mancanza di fondi o personale e furono rimpiazzati da altri.
Solamente nel 1970 la Commissione internazionale che presiedeva
il progetto considerò conclusi i lavori, prendendo atto dell’ormai
mancanza di interesse scientifico nel completamento della carta. In
realtà non si trattò di un completo fallimento: nel 1964 fu
pubblicato il catalogo contenente le coordinate astronomiche di tutti
gli oggetti celesti osservati.
La pubblicazione dei cataloghi generali rese disponibile alla
comunità astronomica una gran mole di dati relativi alla posizione,
magnitudine e numero di stelle dell’intera volta celeste. Era quindi
necessario costruire un metodo di calcolo adatto ad elaborare questi
dati, per individuare la forma più probabile del sistema stellare. Nel
1898 il direttore dell’Osservatorio di Monaco di Baviera, Hugo von
Seeliger (1849–1924), pubblicò una teoria matematica costituita da
equazioni integrali che danno la densità delle stelle nello spazio a
partire dalla loro distribuzione apparente determinata con i conteggi
per classe di magnitudine. Egli si basava sul presupposto che una
differenza di un punto nella scala delle magnitudini corrisponde ad
una differenza di luce irradiata di 2,512 volte, secondo la
definizione di Pogson, e, poiché l’intensità luminosa decresce con il
34
CHINNICI, I.: “Il Contributo Italiano all’Impresa Internazionale della “Carte du Ciel””,
Giornale di Astronomia, 1995, vol. 21, n. 3, pag. 21; “L'Impresa Internazionale della
Carte du Ciel: Origine, Sviluppi ed Esiti”, XLIV Congresso della Società Astronomica
Italiana, Monte Porzio (Roma), 2000.
16
quadrato della distanza, una magnitudine in più significa una
distanza 2,512 – 2 = 1,6 volte maggiore. Il primo a servirsi della
nuova statistica stellare fu l’olandese J. C. Kapteyn (1851–1922), il
cui obiettivo era verificare l’ipotesi della casualità del moto delle
stelle. Il riscontro della verifica fu negativo: furono evidenziati moti
preferenziali di direzione opposta tra loro denominati “correnti
stellari”. Nel 1922 apparve un articolo nel quale egli descriveva
l’Universo come una serie di masse in movimento sostenute da
forze gravitazionali, caratterizzato da una distribuzione delle stelle
sferoidale e nel cui centro si trova il Sole. Tale sferoide avrebbe un
diametro di 9000 parsec. Lo stesso Kapteyn sapeva che questa
soluzione non era sufficientemente plausibile: mal si adattava alle
osservazioni, inoltre nuovi metodi di ricerca davano risultati diversi
che non era possibile ignorare 35.
Torniamo alla misura delle magnitudini stellari. Sin dall’antichità
e fino alla metà dell’ottocento ciò che si compiva era una stima
approssimativa dello splendore delle stelle che serviva per facilitare
il riconoscimento dei singoli oggetti nelle costellazioni. Ricordiamo
tra i più abili nell’eseguire tali stime Argelander e John Herschel,
che costruì un particolare strumento, l’astrometro, col quale
paragonava la luce di una stella con quella attenuata della Luna.
Esisteva però un problema: si presentavano differenze notevoli fra
le scale usate dai diversi osservatori per definire le diverse classi di
luminosità. Chi mise ordine in questo campo fu, come già
(1829–1891),
assistente
accennato,
Norman
Pogson 36
all’Osservatorio Radcliffe di Oxford poi direttore dell’Osservatorio
di Madras in India, che tra il 1856 ed il 1857, mentre lavorava alle
stelle variabili, dimostrò che l’intensità luminosa varia con un
rapporto costante in progressione geometrica rispetto alla
35
KAPTEYN, J. K.: “First attempt at a Theory of the Arrangement and Motion of the
Sideral Sistem”, The Astrophysical Journal, 1922, n.55, p. 302.
36
POGSON, N.: “Magnitudes of Thirty-six Minor Planets”, Monthly Notices of the Royal
Astronomical Society, 1856, vol. 17, p. 12; “Magnitudes of Forthy Minor Planets”,
Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, 1857, vol. 18, p. 47; “Catalogue of 53
Known Variable Stars”, Results of Astronomical and Meteorological Observations Made
at the Radcliffe Observatory, Oxford, 1854, vol. 15, p. 281.
17
magnitudine, e non secondo l’inverso del quadrato come si credeva
in precedenza 37. Sebbene la questione fosse stata chiarita dal punto
di vista teorico, restava il fatto che le misure visuali erano sempre
fortemente influenzate dalla sensibilità dell’occhio dell’osservatore.
Per questo motivo un grande passo avanti nella determinazione
delle magnitudini si verificò solamente con l’introduzione delle
lastre fotografiche, che permettevano misure più oggettive: nasceva
così la fotometria fotografica. Era noto che la lastra è caratterizzata
da una diversa sensibilità al colore della luce rispetto all’occhio
umano; la conseguente differenza tra la magnitudine fotografica e la
magnitudine visuale fu chiamata indice di colore. Grazie ai lavori di
fotometria stellare condotti ai primi del Novecento da Karl
Schwarzschild (1873–1916) divenne chiaro che l’indice di colore
costituisce una misura indiretta della temperatura stellare, e che
l’andamento dei valori di tale indice segue con grande precisione la
sequenza dei tipi spettrali (su questo punto torneremo più avanti).
Nel secondo decennio del Novecento la fotometria fotografica fu
affiancata da quella fotoelettrica. Secondo questa nuova tecnica
come strumento ricettore viene utilizzata una cella fotoelettrica in
grado di liberare cariche negative, gli elettroni, quando colpita dalla
luce. Si genera così una corrente elettrica la cui intensità, misurata
tramite un amperometro, è proporzionale alla luminosità della stella
osservata. La fotometria fotoelettrica permise di ottenere ottimi
risultati nello studio delle stelle variabili 38.
I progressi teorici nel campo dell’astronomia planetaria in atto
sin dai tempi di Copernico generarono già sul finire del XVII secolo
grande interesse verso una precisa determinazione della parallasse
solare: l’angolo sotteso dal raggio terrestre visto dal centro del
Sole, che permette di calcolare immediatamente la distanza che lo
separa da noi. Da questa, infatti, dipendono la corretta conoscenza
37
JONES, D.: Norman Pogson and the Definition of Stellar Magnitude, Astronomical
Society of the Pacific Leaflets, 1968, n. 469.
38
FEHRENBACH, C.: “Twentieth-Century Instrumentation”, Astrophysics and
Twentieth-Century Astronomy to 1950 (part A), edited by O. Gingerich, Cambridge
University Press, 1984, p. 166.
18
dell’eccentricità dell’orbita terrestre, delle orbite degli altri pianeti,
della massa della Terra rispetto a quella del Sole, importante per
conoscere le perturbazioni indotte dalla Terra stessa sugli altri
componenti del Sistema solare, e del moto della Luna. Il metodo per
ottenere la parallasse solare ideato da Halley in occasione del
transito di Marte sul Sole del 1677 consisteva nel confronto delle
misure dei periodi di inizio e fine del transito, prese in due località
diverse. Tale sistema mal si adattava al caso di Marte a causa della
ridotta differenza tra la sua parallasse e quella del Sole, mentre
poteva essere applicato con successo, come suggerito da Halley
stesso, nel caso di un transito di Venere.
Con l’ausilio dei nuovissimi strumenti, l’eliometro, lo
spettroscopio e la fotografia, si pensava fosse possibile determinare
con estrema precisione il passaggio di Venere che si presentò nel
1874 e poi ancora nel 1882, e che fu osservato da un considerevole
numero di postazioni distribuite in tutte le zone in cui il fenomeno
era visibile, ovvero nelle parte occidentale dell’Asia e negli oceani
Pacifico ed Indiano. Furono organizzate numerose spedizioni da
diverse nazioni, tra le quali ricordiamo quella inglese diretta da
Airy, tedesca con Auwers, americana con Newcomb 39 ed italiana, in
India, diretta da Pietro Tacchini (1838–1905) nel 1874 40.
Sulla base delle precedenti esperienze fatte in occasione dei
passaggi del 1761 e 1769, si sperava di diminuire l’incertezza
dovuta principalmente al fenomeno perturbatore detto della “goccia
nera”. Nel momento del contatto interno sembra che il corpo scuro
del pianeta sia collegato alla superficie del Sole da una linea
d’ombra, effetto la cui durata varia da osservatore a osservatore e
che impedisce una precisa misura dell’istante del contatto.
I risultati non corrisposero alle aspettative, principalmente a
causa della sottovalutata influenza dell’atmosfera illuminata di
39
DICK, S. J.: ”Simon Newcomb, William Harkness and the Nineteenth-century
American Transit of Venus”, Journal for the History of Astronomy, 1998 (3), p. 221 –
255.
40
TACCHINI, P.: Il Passaggio di Venere sul Sole dell’8 – 9 Dicembre 1874 Osservato a
Muddapur nel Bengala, Palermo, 1875.
19
Venere, che si presenta come un anello luminoso e non si pensava
potesse portare tanto disturbo nell’osservazione. Molto migliori
erano i risultati ottenibili più facilmente con il metodo dei pianetini,
che hanno il merito di fornire un immagine praticamente
puntiforme, proposto da J. G. Galle nel 1872, che riprendeva la
tecnica utilizzata nel 1672 da Cassini insieme a Richer, il primo
presso Parigi ed il secondo da Cayenne, i quali realizzarono il primo
tentativo di determinare la parallasse solare in maniera esatta
basandosi sulla osservazione dell’opposizione di Marte,
conseguendo una misura pari a 9,5”. Il valore trovato da Gill con
questo metodo nel 1888 è di circa 8,8” contro il valore oggi
accettato di 8,79” e quello ottenuto nel 1769 di 8,6”. In realtà
quindi non era tanto il valore ottenuto che non potesse andare bene
quanto l’incertezza sulla validità della misura che spingeva a
compiere sempre nuove indagini 41.
La scoperta più sensazionale di questo secolo, se non altro per il
modo in cui si realizzò, a dimostrazione dei grandi progressi fatti
dalla meccanica celeste, fu quella di un nuovo membro del Sistema
solare: Nettuno. Sul finire del secolo precedente la previsione delle
posizioni dei pianeti e della Luna era giunta ad un notevole grado di
precisione, soprattutto grazie alla “Méccanique Céleste” di Laplace;
ma già verso il 1820 il moto anomalo di Urano aveva portato ad
impreviste difficoltà nel mettere d’accordo le prime osservazioni
del pianeta con quelle più moderne. Iniziava così a prendere forma
l’idea che vi dovesse essere un altro pianeta, presumibilmente ad
una distanza pari al doppio della distanza media di Urano dal Sole.
Uno studente inglese attratto dal problema, John Couch Adams
(1819–1892) nel 1845 comunicò all’Osservatorio di Greenwich i
41
VAN HELDEN, A.: “Measuring Solar Parallax: the Venus Transit of 1761 and 1769
and their Nineteenth-century Sequels”, Planetary Astronomy from the Renaissence to the
Rise of Astrophysics (part B), edited by R. Taton and C. Wilson,Cambridge University
Press, 1995, p. 153–168.
20
risultati relativi agli elementi dell’orbita, longitudine eliocentrica e
massa del pianeta cercato 42.
Analogamente ed in modo del tutto indipendente, Urbain Jean
Joseph Le Verrier (1811–1877), direttore dell’Osservatorio di
Parigi, presentò nel 1846 all’”Académie des Sciences” una memoria
in cui erano riportati gli elementi dell’orbita del nuovo pianeta e
comunicò le sue conclusioni principali a Johannes G. Galle (1812–
1910), assistente all’Osservatorio di Berlino e poi direttore di quello
di Breslavia, che, mentre le ricerche inglesi procedevano con
estrema lentezza, riuscì ad individuare il nuovo astro errante lo
stesso anno. È curioso notare come sia Le Verrier che Adams
avessero ipotizzato una distanza doppia di quella di Urano, pari
quindi a 38 unità astronomiche contro le reali 30,11, ma che tale
errore fu compensato dalla sopravvalutazione della massa e
dell’eccentricità dell’orbita. Ancor più curioso il fatto che Nettuno
sarebbe già stato osservato più di duecento anni prima da Galilei
durante una delle sue osservazioni al cannocchiale, strumento più
che sufficiente per osservare un astro di magnitudine 7,7. Egli
scambiò il pianeta per una stella fissa ma gli suscitò qualche dubbio
una sospetta variazione di distanza rispetto ad un’altra stella.
Purtroppo Galilei non poté continuare le osservazioni a causa
dell’allontanamento di Giove da Nettuno che gli tolse un punto di
riferimento indispensabile per continuare a seguirlo 43.
La scoperta di un nuovo pianeta per mezzo del calcolo segnò il
trionfo della meccanica newtoniana, ed il suo formalismo divenne il
modello per tutti gli ambiti del sapere che sognavano di acquisire lo
status di scienza esatta. Tuttavia non era lontano il tempo in cui,
all’inizio del Novecento, si sarebbe verificato il crollo dei concetti
di spazio e di tempo assoluti su cui la meccanica classica si
fondava.
42
MORANDO, B.: “The Golden Age of Celestial Mechanics”, Planetary Astronomy from
the Renaissance to the Rise of Astrophysics (part B), edited by R. Taton and C. Wilson,
Cambridge University Press, 1995, p. 211–239.
43
DRAKE, S. e KOWAL, T.: “L’Osservazione di Nettuno fatta da Galileo”, Le Scienze,
Febbraio 1981, n. 150, p. 20–27.
21
Conclusa la vicenda di Nettuno, Le Verrier continuò a percorrere
la stessa strada sostenendo che, secondo i suoi calcoli, anche il
pianeta Mercurio denunciava la presenza di un corpo celeste
sconosciuto orbitante ancora più vicino al Sole. Tali risultati furono
resi noti nel 1859 ed immediatamente un dilettante francese,
Lescarbault, fece sapere di aver visto otto mesi prima un oggetto
sferico transitare sulla superficie del Sole. Né l’opinione scientifica
internazionale né tanto meno Le Verrier si accorsero che
Lescarbault non era che un ingenuo appassionato del tutto privo di
sufficienti mezzi scientifici: grandi preparativi vennero affrontati
per scrutare il disco solare in occasione del previsto transito che
avrebbe dovuto aver luogo agli inizi del 1860, ma Vulcano, questo
era il nome scelto per il nuovo presunto pianeta, non si mostrò, ed
ugualmente fallirono le numerose ricerche successive 44. La corretta
giustificazione dell’avanzamento del perielio di Mercurio arriverà
solamente agli inizi del XX secolo grazie ai progressi della fisica
teorica e precisamente con l’introduzione della relatività generale.
Dopo la scoperta di Nettuno non ci furono più, fino alla fine del
secolo, scoperte veramente importanti che riguardassero lo studio
del movimento dei corpi celesti. Continuava ad aumentare il numero
di satelliti, pianetini e comete conosciuti, senza però aggiungere
sostanziali elementi di novità a quanto era già noto. Si trattò di un
epoca in cui gli sforzi maggiori erano rivolti ad aumentare il grado
di precisione nella determinazione delle orbite dei corpi celesti, a
scoprire i metodi più veloci per risolvere le equazioni, a limitare
l’effetto delle cause d’errore definendo i particolari della mappa del
Sistema solare.
Anche la Luna fu ovviamente oggetto di numerosi studi, tra i
quali ricordiamo quelli dello stesso Adams, degli italiani Giovanni
Plana e Francesco Carlini, del tedesco Peter Hansen, e soprattutto
quelli di Charles Delaunay, direttore dell’Osservatorio parigino dal
1870 al 1872, e dell’americano Simon Newcomb (1835–1909) che,
44
FONTENROSE, R.: ”In Search of Vulcan”, Journal for the History of Astronomy, 1973
(3), p. 145–158.
22
lavorando nella capitale francese, riuscirono a spiegare anche una
residua accelerazione dovuta ad una lieve diminuzione della durata
del giorno terrestre, riferimento per il calcolo della velocità del
nostro satellite, causata dall’azione frenante dell’attrito mareale.
Ricordiamo inoltre George W. Hill (1838–1914), astronomo
nell’ufficio del Nautical Almanac americano, che nel 1877 pubblicò
una memoria sul moto perigeo della Luna, in cui erano presenti
nuovi metodi di analisi e di calcolo, che permisero a Ernest W.
Brown (1866–1938), direttore dell’Osservatorio di Yale, di
elaborare nel 1908 una nuova teoria lunare e di pubblicare le
relative tavole di posizione nel 1919 45.
Una pagina curiosa dell’astronomia planetaria fu scritta da
Daniel Kirkwood (1814–1895), professore di matematica americano
dell’Indiana University, particolarmente interessato alle possibili
relazioni tra gli elementi del moto dei pianeti maggiori. Egli scoprì
nel 1848 una legge empirica, salutata dalla comunità di scienziati
americani come legge fondamentale: i quadrati del numero di
rotazioni per ogni orbita attorno al Sole di due pianeti qualsiasi
stanno tra di loro come i cubi delle larghezze delle rispettive sfere
di attrazione, sfere di attrazione che non sono altro che quelle fasce
attorno alle orbite delimitate dalla linea immaginaria dove si
uguaglia l’attrazione gravitazionale di due pianeti vicini. Non fu
mai trovata una spiegazione plausibile a tale legge, oggi
definitivamente abbandonata, che si rifaceva all’ipotesi di Kant –
Laplace relativa alla formazione del Sistema solare secondo la quale
i pianeti sarebbero nati da anelli di materia lentamente condensatisi
attorno al Sole 46.
Nel campo delle osservazioni planetarie notevoli scoperte e
progressi furono fatti da Giovanni Virginio Schiaparelli (1835–
1910), direttore dell’Osservatorio di Brera a Milano dal 1862 al
45
MORANDO, B.: “Three Centuries of Lunar and Planetary Ephemerides and Table”,
Planetary Astronomy from the Renaissence to the Rise of Astrophysics (part B), edited by
R. Taton and C. Wilson, Cambridge University Press, 1995, p. 251–259.
46
NUMBERS, R. L.: “The American Kepler: Daniel Krikwood and his Analogy”,
Journal for the History of Astronomy, 1973 (1), p. 13–21.
23
1910. Ricordiamo gli importantissimi studi relativi al pianeta Marte,
alla sua superficie ed atmosfera, che costituirono l’inizio di ricerche
sistematiche da parte dei suoi contemporanei e successori, condotte
in un primo tempo solo visualmente poi anche fotograficamente.
Studiando la periodicità del fenomeno delle meteore cosmiche e
la loro appartenenza a sistemi aventi in cielo uno o più punti di
radiazione, Schiaparelli stabilì una relazione precisa tra le comete e
le stelle cadenti e meteoriti. L’idea non era nuova, ma il grande
merito dell’astronomo italiano fu quello di dimostrare che per ogni
nube rarefatta di materia che entri nella sfera di influenza del Sole,
la legge di attrazione determina la sua trasformazione in una sottile
e lunghissima curva prossima ad una sezione conica molto
allungata.
Nuovi orizzonti per la meccanica celeste si aprirono quando sul
finire del secolo Henri Poincaré 47 (1854–1912), professore di
meccanica e fisica alla Sorbona, poté provare come le serie
generalmente usate nel calcolo delle perturbazioni non sono
convergenti come fino ad allora si credeva. Questo fa sì che, benché
i diversi termini periodici nei movimenti dei pianeti restino
approssimativamente validi, nessuna conclusione può essere dedotta
sulla finale stabilità del Sistema solare, perché l’uso di dette serie
non è più permesso al di là di certi limiti di tempo. Oltre alla
questione di quale fosse la geometria dello spazio astronomico 48
Poincaré trattò con nuovi metodi il problema dei tre corpi ed inoltre
studiò il comportamento di una massa fluida in contrazione in
seguito al raffreddamento, omogenea e con la stessa rotazione in
tutte le sue parti, ottenendo come possibile risultato lo
sdoppiamento in due corpi distinti: meccanismo valido per spiegare
la formazione di certe stelle doppie.
47
POINCARÉ, H.: Les Methodes Nouvelles de la Mécanique Céleste, Gauthier–Villars,
Paris, 1892–1899.
48
DRAGO, A.: “La Geometria Adeguata alla Teoria Astronomica: il “Convenzionalismo”
di Poincaré”, Atti 9° Convegno Annuale di Storia dell’Astronomia, SAIt, Napoli, 1997.
24
Dopo aver cercato di illustrare rapidamente quelle che sono state
le scoperte ottocentesche relative all’astronomia tradizionale,
veniamo ora alla grande rivelazione che maggiormente caratterizzò
le ricerche del secolo in esame e che di fatto sancì la nascita di una
nuova branca dell’astronomia.
Ai primi dell’800 nonostante l’estrema cura e precisione che
Joseph von Fraunhofer (1787–1826), abilissimo ottico, riponeva nel
realizzare i suoi obiettivi, questi presentavano frange colorate. Per
individuare le cause di questo fenomeno egli intraprese nel 1814
una serie di esperimenti sistematici sulla decomposizione della luce
solare, che lo portarono a scoprire nello spettro ottenuto un gran
numero di righe scure (che da lui prenderanno il nome), alcune delle
quali erano già state osservate nel 1802 dall’inglese W. H.
Wollaston, che però non diede la giusta rilevanza alla sua scoperta,
considerandole semplici linee di demarcazione tra i diversi colori
dello spettro. Mediante numerose variazioni delle condizioni
sperimentali Fraunhofer dimostrò che tali righe conservano sempre
la
medesima
collocazione
l’una
rispetto
all’altra,
e,
conseguentemente, che sono proprie della natura della luce solare. I
risultati a cui giunse non solo gli permisero di determinare i
parametri caratteristici per il calcolo della curvatura delle lenti in
funzione dell’indice di rifrazione dei materiali usati e dei diversi
colori della luce, potendo così sviluppare sistemi ottici le cui
aberrazioni cromatiche erano ridottissime 49, ma anche di rivelare
l’importanza dello spettroscopio come strumento di indagine
astronomica diretta, per mostrare somiglianze e differenze nella
luce proveniente da diversi corpi celesti. Poco più avanti vedremo
che il perfezionamento di tale scoperta, avvenuto ad opera di
Kirchhoff e Bunsen attorno al 1860, rappresentò una svolta decisiva
49
KING, H. C.: The History of the Telescope, Charles Griffin & Company Limited, 1955,
p. 178.
25
per lo sviluppo delle scienze astronomiche: la nascita
dell’astrofisica 50.
Fino ad allora gli studi astronomici erano tutti rivolti alla
determinazione delle posizioni dei corpi celesti, ed alla scoperta
delle leggi che regolano i loro moti piuttosto che allo studio delle
loro proprietà fisiche. Ciò che permise la rapida crescita della
astronomia fisica fu, come già accennato, l’introduzione della
pratica dello studio degli spettri: questo semplicemente perché
l’indagine spettroscopica risulta essere il metodo di gran lunga più
efficace per sondare le proprietà chimiche e fisiche della materia,
sia per la precisione dei risultati, che per la possibilità di “leggere”,
così, informazioni provenienti da oggetti lontanissimi da noi, che
altrimenti non avremmo mai potuto conoscere.
La spettroscopia si affermò nei laboratori della prima metà
dell’800 come nuovo e potente strumento di analisi di elementi
chimici o composti elementari. Molti erano gli scienziati impegnati
nello studio di spettri prismatici di sostanze semplici, prodotti
quando una scarica elettrica attraversa i loro gas. Ogni sostanza era
caratterizzata da particolari spettri di emissione di righe brillanti,
che risultavano essere sempre gli stessi: erano quindi legati a
qualche proprietà caratteristica di ogni singolo elemento. Sempre in
laboratorio venivano anche osservati spettri d’assorbimento,
caratterizzati da bande scure (similmente a quanto osservato da
Fraunhofer nello spettro solare ai primi del secolo), ottenuti
frapponendo ad una sorgente luminosa la sostanza da analizzare. Il
primo ad accorgersi della analogia tra le righe di emissione ottenute
in laboratorio e quelle di assorbimento dello spettro del Sole fu J. B.
L. Foucault (1819–1868), che nel 1849 rese note le sue idee
riguardo la possibile coincidenza tra la doppia riga brillante del
sodio e la doppia riga scura (riga D di Fraunhofer) dello spettro
50
MEADOWS, A. J.: “The Origins of Astrophiyics”, Astrophisycs and Twentieth-Century
Astronomy to 1950 (part A), edited by O. Gingerich, Cambridge University Press, 1984, p.
3–15.
26
solare 51: egli concluse che l’arco manifesta la presenza di un mezzo
in grado di emettere la doppia riga D, mezzo che altresì assorbe
questa stessa riga quando proviene da un'altra direzione. Ecco
dunque che per la prima volta un carattere fisico di una sorgente
extraterrestre risultava riconducibile all’esperienza di laboratorio.
Restavano però parecchi dubbi, principalmente sulla reale
formazione delle righe scure sulla superficie del Sole piuttosto che
nell’atmosfera terrestre; inoltre non era ancora stata data una
spiegazione fisica della relazione tra assorbimento ed emissione.
Solo nel 1859 grazie all’impegno congiunto di R. W. E. Bunsen
(1811–1899) e G. R. Kirchhoff (1824–1887), entrambi insegnanti a
Heidelberg, fu ripreso ed ampliato il lavoro di Foucault, sebbene
pare che i due non fossero a conoscenza degli esperimenti condotti
da quest’ultimo.
Bunsen inventò e realizzò numerosi nuovi strumenti, tra cui il
bruciatore noto come becco–Bunsen, in grado di fornire una fiamma
caldissima ma poco luminosa, incredibilmente adatta ad analizzare
il comportamento di sostanze portate ad elevata temperatura. Egli
cercava di identificare le specie chimiche in esame attraverso la
colorazione che imprimevano alla fiamma e per poter distinguere i
differenti colori faceva uso di filtri di vetro colorato. Questo
metodo non consentiva però di ottenere risultati soddisfacenti a
causa delle tonalità in gioco spesso molto simili. È a questo punto
che si inserisce il fondamentale suggerimento di Kirchhoff:
utilizzare un prisma anziché i filtri colorati per analizzare la luce
delle sostanze riscaldate. I due applicarono una scala finemente
graduata allo spettroscopio, ed iniziarono a descrivere
sistematicamente gli spettri degli elementi chimici, registrando le
posizioni delle righe che osservavano. Il metodo di indagine
spettroscopica basato sul bruciatore di Bunsen risultò estremamente
più preciso di quello basato sull’arco elettrico, permettendo di
scoprire l’esistenza di nuovi elementi.
51
FOUCAULT, L.: L’institut, 1849, p. 45; HEARNSHAW, J. B.: The Analysis of
Starlight, Cambridge University Press, Cambridge, 1986.
27
Kirchhoff pervenne così ai princìpi che sono alla base dell’analisi
spettrale: solidi e liquidi incandescenti producono spettri continui
nella regione del visibile, mentre nel caso dei gas gli spettri sono
caratterizzati da linee o bande. Quando una sorgente di uno spettro
continuo è osservata attraverso un gas freddo appaiono delle righe
di assorbimento che corrispondono alle righe di emissione
caratteristiche di quel gas riscaldato. Egli confrontò lo spettro del
Sole con i cataloghi di righe spettrali appena compilati, notando che
le righe scure del Sole coincidevano con quelle di diversi elementi
chimici, il che gli permise di stabilire una prima composizione
chimica del Sole stesso, e conseguentemente di ipotizzare quale
fosse la sua natura: un interno liquido incandescente, forse ricoperto
da una crosta solida, circondato da un’atmosfera gassosa, che
identificava con la corona. Questo modello, il primo ad essere
basato sulla nuova fisica astronomica, sebbene ancora inesatto,
sanciva un grosso passo avanti rispetto alle convinzioni dell’epoca.
Fino alla metà del XIX secolo si riteneva infatti che il Sole fosse
costituito da un nucleo solido freddo circondato da nubi luminose
molto calde, uniche responsabili della luce e calore emessi
dall’astro stesso 52.
La scoperta di Kirchhoff generò un grande interesse verso
l’atmosfera solare, e conseguentemente verso le eclissi di Sole,
unico momento in cui questa risultava visibile. Già durante l’eclisse
del 1842 in Europa venne confermata l’esistenza della corona e
delle protuberanze solari, mentre la cromosfera venne osservata in
maniera distinta durante l’eclisse del 1851. Nel 1860, in occasione
dell’eclisse visibile in Spagna, le osservazioni eseguite a Ribellosa
dal ricco “astrofilo” inglese Warren De la Rue 53 (1815–1889) con
l’ausilio di uno spettrografo fotografico, prime di questo genere,
confrontate con i risultati ottenuti nella stessa occasione da Padre
52
BREWSTER, D.: More Worlds than One: the Creed of the Philosopher and the Hope
of the Christian, R. Charter & Brothers, New York, 1854.
53
HINGLEY, P. D.: “First Photographic Eclipse?”, Astronomy & Geophysics, February
2001, vol. 42, p. 18.
28
Secchi 54 presso il Desierto de las Palmas, eliminarono ogni dubbio
sulla reale appartenenza di questi fenomeni alla superficie solare.
Restava da scoprire quale fosse la natura fisica dell’atmosfera
solare: nel 1868 vi fu un grandissimo spiegamento di forze in
occasione dell’eclisse che interessò l’India e la Malesia. Molte
furono le spedizioni ed il responso al quale giunsero fu
sorprendente: lo spettro delle protuberanze era uno spettro di
emissione, il che significava che dovevano essere composte da gas
caldo. Non solo, il fatto che emettessero anziché assorbire lasciava
supporre che potevano essere osservate anche in assenza di eclissi.
Questo è ciò che riuscirono a compiere contemporaneamente, ma
ognuno per suo conto, P. J. C. Janssen (1824–1907) e N. Lockyer
(1836–1920) ponendo la fenditura dello spettroscopio tangente al
bordo solare. La luce policromatica del cielo illuminato dal Sole
risulta dispersa dal prisma e quindi fortemente attenuata, mentre la
luce rossa delle protuberanze, in larga misura monocromatica (riga
C di Fraunhofer, relativa all’idrogeno incandescente), viene solo
deviata divenendo facilmente individuabile 55.
In quegli stessi anni parte della comunità astronomica americana
si stava interessando all’analisi spettroscopica seguendo
attentamente le vicende europee. Durante l’eclissi del 1869 nel
Kentucky C. A. Young (1834–1908) notò una riga brillante di
colore verde che mostrava la presenza di un gas circumsolare che si
perdeva gradatamente nello spazio: si trattava della corona solare;
nel 1870 in Spagna egli fu poi in grado di vedere lo spettro lampo
della cromosfera 56.
Le conoscenze fin qui acquisite permettevano di scartare
definitivamente l’ipotesi di una superficie solare simile a quella
terrestre: si sapeva che è la fotosfera la maggiore responsabile
54
SECCHI, A.: Relazione delle Osservazioni Fatte in Spagna Durante l’Eclisse Totale del
18 Luglio 1860, Tipografia delle Belle Arti, Roma, 1860.
55
MEADOWS, A. J.: “The New Astronomy”, Astrophysics and Twentieth-Century
Astronomy to 1950 (part A), edited by O. Gingerich, Cambridge University Press, 1984, p.
59–72.
56
CHINNICI, I.: “Eclissi Totali di Sole 1860 - 1870: la Nascita della Fisica Solare”,
Giornale di Astronomia, 2000, vol. 26, n. 1, p. 40.
29
dell’emissione luminosa, al cui esterno si trova la cromosfera, dalla
quale hanno origine le protuberanze, ed ancora più in alto l’esteso e
tenuissimo inviluppo della corona.
Il passo successivo fu quello di chiedersi per quale ragione il
Sole fosse caldo, quanto lo fosse, e per quanto tempo sarebbe potuto
esserlo. I modi conosciuti per produrre calore erano due: la normale
combustione chimica e la trasformazione in calore del lavoro
meccanico. Data la massa del Sole ed ipotizzando che fosse
costituita interamente di idrogeno ed ossigeno, elementi conosciuti
come quelli la cui combustione rilascia maggior calore, la reazione
chimica non poteva durare più di tre o quattro mila anni, il che era
in forte disaccordo sia con le allora recenti scoperte geologiche e
paleontologiche che con la tradizione biblica; restavano plausibili
quindi solo spiegazioni di tipo meccanico.
Il fisico sperimentale inglese William Thomson (1824–1907)
sosteneva che la temperatura poteva essere tenuta alta da continue e
numerosissime collisioni di meteore e piccoli corpi che cadendo sul
Sole gli cederebbero la loro energia. Ben presto questa teoria fu
scartata a causa della scarsità di materiale meteorico presente nel
Sistema solare.
Un altro fisico, il berlinese Herman von Helmotz (1821–1894),
sosteneva invece che il calore derivasse interamente dalla
contrazione gravitazionale del Sole: secondo i suoi calcoli la nostra
stella avrebbe irraggiato con questo ritmo da 22 milioni di anni e
continuerebbe a farlo per altri 17 prima di assumere una densità pari
a quella terrestre.
Un ruolo di primo piano in queste prime fasi della ricerca
astrofisica era occupato dalla Società degli Spettroscopisti Italiani 57,
fondata nel 1871 grazie all’opera di Pietro Tacchini e padre Angelo
Secchi, di cui abbiamo già parlato riguardo all’analisi spettrale delle
nebulose. La caratteristica di questa Società fu l’identificazione in
un ben preciso e delimitato programma di ricerca, finalizzato allo
57
FODERÀ SERIO, G.: “Dalla Società degli Spettroscopisti Italiani alla Società
Astronomica Italiana”, L’Astronomia in Italia, a cura di F. Bónoli, SAIt, 1998.
30
studio dei nuovi aspetti del Sole e dei corpi celesti che lo
spettroscopio stava rivelando. Durante un periodo di ricerca passato
assieme a Janssen, che si era recato a Roma nel 1863, nacque in
Secchi l’idea della necessità di compiere una rassegna generale
degli spettri stellari, piuttosto che limitarsi allo studio dello spettro
di singole stelle. Era suo intento scoprire se la composizione
chimica è diversa per ogni stella o se si possono riconoscere poche
categorie ben definite. I primi tentativi di raggruppare gli spettri
stellari erano stati fatti da Fraunhofer, che distinse tre grandi
categorie in base al colore dominante, e dal fiorentino Giovan
Battista Donati (1826–1873), che notò una correlazione tra il colore
della stella e la posizione delle sue righe spettrali. La prima
classificazione spettrale fu elaborata da Secchi già nel 1863 e
pubblicata nelle memorie dell’“Académie des Sciences”. Si trattava
di una suddivisione in due classi fondamentali: una comprendeva
stelle caratterizzate da uno spettro solcato da righe scure ben
definite, l’altra da uno spettro solcato da bande. Una suddivisione in
due sole categorie non era sufficiente per essere di reale utilità. Nei
cinque anni successivi osservò un grandissimo numero di spettri,
potendo così compilare il primo catalogo spettrale contenente
quattromila stelle fino alla quinta magnitudine. Questo lavoro gli
permise di estendere la classificazione a quattro classi. L’astronomo
Hermann Vogel (1841–1907), partendo da un idea del suo
professore J. K. F. Zöllner, secondo la quale la sequenza dei colori
riflette un processo evolutivo, propose una classificazione
leggermente diversa da quella di Secchi, costituita da tre classi,
divise a loro volta in sottoclassi. Le differenze di colore erano
indice di una forte differenza di temperatura, che rappresentava fasi
diverse della vita delle stelle: questa ipotesi, successivamente
ripresa, fu però smentita.
Il lavoro di Secchi fu poi ripreso dallo statunitense Edward C.
Pickering (1846–1919) 58 e dalla sua equipe, presso l’Osservatorio di
58
PLOTKIN, E.: “Edward Charles Pickering”, Journal for the History of Astronomy,
1990 (1), p. 47–58.
31
Harvard. Innanzitutto si pensò di allargare e suddividere
maggiormente il campione. Il criterio principale di selezione era
l’aspetto delle righe dell’idrogeno: al gruppo A si assegnarono le
stelle in cui tali righe erano maggiormente intense, poi seguivano i
gruppi B, C, D, ecc. fino alla M caratterizzati da righe dell’idrogeno
man mano decrescenti. Un altro criterio era quello delle righe del
calcio che nella sequenza avevano un andamento opposto a quelle
dell’idrogeno. I gruppi N, O, P, Q riunivano invece le stelle
caratterizzate da righe di emissione. Una ricercatrice che
collaborava con Pickering, Annie J. Cannon (1863–1941), rielaborò
il sistema ed ottenne quella che meglio rappresentava una sequenza
continua. La classificazione da lei ottenuta era composta dalle classi
O, B, A, F, G, K, M; ogni classe fu poi suddivisa in sotto gruppi
identificati mediante un numero da 0 a 9. Un altro studio eseguito
sempre da un’assistente di Pickering, Antonia Maury (1866–1952),
portò alla luce una differenza nella forma delle righe caratteristiche
delle stelle azzurre: alcune stelle presentavano righe larghe e
diffuse, classificate come tipo “a” o normali, altre presentavano
righe più strette e forti, classificate di tipo “c” o peculiari.
Agli inizi del Novecento i sistemi di classificazione disponibili
erano fin troppi, si trattava dunque di scegliere uno standard
comune. Questo avvenne nel 1910 a Pasadena in occasione del
quarto convegno dell’Unione Internazionale per la Cooperazione
nella Ricerca Solare, istituzione nata su iniziativa della comunità
astronomica americana nel 1904, che rapidamente estese il suo
campo d’interesse a tutte le questioni di spettroscopia stellare.
L’operazione fu presieduta da Pickering e da George E. Hale (1868–
1938), astronomo americano che fu in grado di promuovere
enormemente la ricerca nel suo paese, ed è facile immaginare come
la classificazione che ebbe il maggior consenso fu quella di
Harvard. La classificazione di Pickering e Cannon entrò quindi
nell’uso generalizzato di tutti i ricercatori, ma solo dopo un
ulteriore perfezionamento ad opera della stessa Cannon che portò
32
nel 1924 alla pubblicazione definitiva dello “Henry Draper
Catalogue”, contenente ben 225.300 stelle classificate.
La nostra stella restava indubbiamente l’oggetto più interessante
e più studiato, se non altro per la sua vicinanza. Nel 1883 fu
possibile osservare lo spettro delle macchie solari, ricco di sottili
righe di assorbimento e di bande, che ricordava quelli delle stelle
più fredde: si trattava quindi di zone molto meno calde della
superficie circostante. Inoltre le macchie presentavano un accenno
di struttura vorticosa, cosa che divenne ancora più evidente grazie a
due nuovi strumenti: lo spettroeliografo costruito da Hale nel 1892
e il registratore spettrale di velocità messo a punto dal francese H.
A. Deslandres (1853–1948). Lo spettroeliografo permette di
estendere a tutta la cromosfera il metodo di osservazione in pieno
Sole delle protuberanze ideato da Janssen e Lockyer. Si tratta di un
apparecchio in grado di eseguire fotografie monocromatiche
utilizzando soltanto la luce proveniente dall’idrogeno e dai vapori
di calcio, principali costituenti della cromosfera.
Grazie allo spettrografo fu poi possibile misurare le velocità
radiali dei corpi celesti secondo il principio di Christian Doppler
(1803–1853), che a metà del secolo aveva previsto una variazione di
lunghezza d’onda della luce in funzione del moto della sorgente
luminosa rispetto all’osservatore. Fu quindi possibile conoscere il
movimento nello spazio di numerose stelle, combinando tra loro le
velocità radiali e i rispettivi moti propri (perpendicolari alla
direzione di vista). Inoltre fu possibile scoprire nuove stelle doppie,
caratterizzate da luminosità variabile e soprattutto velocità radiale
variabile, che presuppone la rotazione della stella attorno alla
compagna: è interessante notare come i moti propri non possano
essere utilizzati a tal fine in quanto piccoli spostamenti tangenziali
diventano non osservabili a grandi distanze, mentre l’effetto dei
moti radiali risulta indipendente dalla distanza dell’osservatore. In
realtà ci si accorse successivamente che non tutte le stelle che
presentavano spostamenti periodici delle righe spettrali erano
doppie, un'altra causa di questo fenomeno è infatti la pulsazione.
33
Poche stelle variabili sembravano costituite da coppie di stelle il
cui piano orbitale è orientato parallelamente alla linea di vista.
Sebbene non si conoscessero ancora le cause della variabilità,
qualche somiglianza lasciava pensare di poterle riunire in un
numero limitato di gruppi. Uno dei primi gruppi ad essere
individuati fu quello delle Cefeidi, stelle variabili a corto periodo,
grazie agli studi condotti dall’assistente di Pickering, Henrietta
Leavitt 59 (1868–1921): il periodo è funzione della luminosità, e
quindi della massa, densità e temperatura della stella 60. Fu
immediatamente chiara l’importanza di questa scoperta: nota la
magnitudine della Cefeide, ed il suo periodo, è possibile risalire alla
sua distanza. Questo, come abbiamo già visto, fu il metodo usato da
Hubble per determinare la distanza delle nebulose, dimostrando che
in taluni casi si trattava di galassie simili alla nostra.
Grande interesse suscitò la scoperta avvenuta nel 1904 a Potsdam
ad opera di Johannes F. Hartmann (1865–1936). Durante
l’osservazione della stella binaria spettroscopica δ Orionis egli notò
due righe stazionarie, mentre tutte le altre righe dello spettro
oscillavano periodicamente. Queste due righe non partecipavano
neppure al moto stellare, quindi non potevano appartenere alla
compagna invisibile, ma indicavano la presenza di una nube sulla
linea di vista congiungente il Sole con δ Orionis. Si trattò dunque
della prima prova della presenza di materia oscura nello spazio.
La nuova astronomia si era ormai affermata e la sua nuova sede
di pubblicazione e dibattito fu la rivista statunitense “The
Astrophysical Journal”, fondata nel 1894 da Hale prendendo spunto
dalle “Memorie della Società degli Spettroscopisi Italiani” 61.
59
PICKERING, E. e LEAVITT, H.: “Periods of 25 Variable Stars in the Small
Magellanic Cloud”, Harvard Circular, n. 173, 1912.
60
SAWYER HOGG, H. e DUNLAP, D.: “Variable Stars", Astrophysics and TwentiethCentury Astronomy to 1950 (part A), edited by O. Gingerich, Cambridge University Press,
1984, p. 73–89.
61
CHINNICI, I.: “La Società degli Spettroscopisti Italiani e la Fondazione di “The
Astrophysical Journal” nelle lettere di G. E. Hale a P. Tacchini”, Atti del XVI Congresso di
Storia della Fisica e dell’Astronomia, Como, 1996.
34
Non possiamo concludere questo discorso sull’analisi spettrale
delle stelle senza ricordare i diagrammi di Hertzsprung – Russell
(H–R). Sia Ejnar Hertzsprung (1873–1967), ingegnere a
Copenhagen, che l’astronomo americano Henry Norris Russell 62
(1877–1957), attraverso studi separati arrivarono pressoché agli
stessi risultati relativi al rapporto tra gli spettri e le altre
caratteristiche stellari, dimostrando l’esistenza di stelle “giganti”,
caratterizzate da un’altissima luminosità e da una superficie
superiore alla norma, e di stelle “nane”, aventi dimensioni ridotte e
densità molto alta. Entrambi realizzarono i noti diagrammi spettro –
magnitudine, in cui è facile notare come le stelle non si
distribuiscano a caso, ma seguano un andamento ben preciso
accumulandosi su una stretta zona, definita sequenza principale, che
scende dalle alte alle base luminosità mentre si procede nella
sequenza spettrale, ovvero dalle alte alle basse temperature. Questo,
secondo Russell, era il tragitto che ogni stella doveva compiere
durante la sua evoluzione, idea che in seguito si rivelò errata 63.
La dimostrazione dell’esistenza di stelle giganti generò un grande
interesse nei confronti del problema della misura diretta delle
dimensioni stellari. Si sapeva che misure di questo tipo si potevano
ottenere attraverso l’interferenza che si genera tra due obiettivi
puntati sulla medesima stella. In realtà non è necessario avere due
obiettivi separati, ma è sufficiente praticare due aperture su di un
coperchio posto innanzi alla lente del telescopio. L’immagine della
stella risulta quindi solcata da frange d’interferenza; aumentando la
separazione tra le aperture, ad un certo punto, le frange dovrebbero
sparire. La distanza tra le aperture così trovata permette di ottenere
direttamente l’estensione angolare della sorgente osservata. Tale
procedimento fu applicato attorno al 1873 all’Osservatorio di Nizza,
senza però riuscire ad osservare la sparizione delle frange, a causa
62
RUSSELL, H. N.: “Relation between the Spectra and Other Characteristics of Stars”,
Popular Astronomy, 1914, n. 22, p. 275.
63
DEVORKIN, D. H.: “Stellar Evolution and the Origin of the Hertzsprung–Russell
Diagram”, Astrophysics and Twentieth-Century Astronomy to 1950 (part A), edited by O.
Gingerich, Cambridge University Press, 1984, p. 90–108.
35
del diametro insufficiente dell’obiettivo usato. Già verso il 1890
Albert Michelson (1852–1931), presso l’Osservatorio di Lick a
Mount Hamilton, applicava questa tecnica con buoni risultati nella
determinazione dei diametri dei satelliti di Giove, quando, nel 1920,
dopo che la scoperta delle stelle giganti aveva rinverdito le speranze
di arrivare ad una misura diretta delle dimensioni stellari, progettò
un telaio largo sei metri da porre davanti all’obiettivo del telescopio
Hooker di Mount Wilson, che invece era di “soli” due metri e
mezzo. Alle estremità del telaio potevano scorrere due specchi che
rinviavano la luce verso l’asse ottico. Fu scelta per la misura la
stella Betelgeuse, considerata una delle giganti più grandi: quando
la distanza tra gli specchi fu portata a 307 centimetri le frange
d’interferenza scomparvero e dai calcoli risultò un diametro di
0,047 secondi d’arco. Questo valore, unitamente a quello della sua
parallasse di 0,018”, permise di risalire alle sue dimensioni reali che
risultarono maggiori dell’orbita terrestre 64.
È interessante notare come l’eccezionale crescita delle
conoscenze astronomiche nel XIX secolo, oltre che dalle nuove
tecniche strumentali ricordate (fotografia e spettroscopia), sia stata
in larga misura favorita da due importanti fenomeni caratteristici
della ricerca moderna: la nascita di associazioni astronomiche e la
stampa di pubblicazioni periodiche. Durante questo secolo per la
prima volta nella storia si realizzarono ben precisi progetti di
ricerca comuni, con la formazione di comunità di scienziati operanti
a livello internazionale. Il merito di queste associazioni fu tra l’altro
quello di promuovere gli studi astronomici a tutti i livelli,
procurando i fondi necessari all’avanzamento delle ricerche. Il
crescente interesse verso tali studi determinò un aumento
considerevole del numero dei ricercatori, portando alla
affermazione del fenomeno del “dilettantismo”: un contributo in
taluni casi decisivo al progresso nelle conoscenze astronomiche fu
64
DEVORKIN, D. H.: “Michelson and the Problem of Stellar Diameters”, Journal for the
History of Astronomy, 1975 (1), p. 1–18.
36
dato proprio da astronomi non professionisti. Le pubblicazioni
periodiche, prima anticipatrici della necessità di aggregazione in
gruppi di ricerca, poi frutto delle stesse associazioni, furono motivo
di una fitta ed efficace corrispondenza astronomica, che permise
una più rapida diffusione delle notizie e quindi un fondamentale
scambio di informazioni tra gli addetti ai lavori.
37
Riferimenti bibliografici non riportati in nota:
BELLONE, E.: Storia della Fisica, UTET, Torino, 1998;
BERGIA, S.: Dal Cosmo Immutabile all’Universo in Evoluzione,
Bollati Boringhieri, Torino, 1995;
BERRY, A.: Storia dell’Astronomia, Dante Alighieri, Roma –
Milano, 1907;
BOHM, C. A.: Le Chiavi del Cosmo, Franco Muzzio, Padova, 1989;
BRACCESI, A.: Esplorando l’Universo, Zanichelli, Bologna, 1988;
CLERKE, A. M.: Problems in Astrophysics, A&C Black, London,
1903;
CLERKE, A. M.: History of Astronomy During the Nineteenth
Century – A Popular History of Astronomy, A&C Black, London,
1902;
GODOLI, G.: Le Sfere Armoniche, UTET, Torino, 1993;
HEARNSHAW, J. B.: The measurement of starlight, Cambridge
University Press, Cambridge, 1996;
KRAGH, H.: Introduzione alla Storiografia della Scienza,
Zanichelli, Bologna, 1990;
MOTZ, L. e WEAVER, J. H.: La storia della Fisica, Cappelli
Editore, Bologna, 1991;
PANNEKOEK, A.: A History of Astronomy, Dover, New York,
1989;
VERDET, J. P.: Storia dell’Astronomia, Longanesi, Milano, 1995;
Annali della Scienza e della Tecnica, Edizioni Scientifiche
Mondadori.
38
Capitolo 2
L’Astronomia nel XIX secolo in Italia
Nei secoli precedenti a quello oggetto del nostro studio grandi
furono l’impegno ed i risultati ottenuti in Italia in campo
astronomico. “Così avvenne che nell’anno 1800, …, gli studi
astronomici fossero fra noi fiorentissimi, e che in essi l’Italia
nostra, pur non avendo sulle altre nazioni il primato, non fosse
seconda a nessuna” 65. Questa situazione, confermata dalla presenza
di numerose specole dotate di strumentazione di primissimo piano,
si protrasse solamente per i primi due o tre decenni del secolo. Le
condizioni generali politiche ed economiche italiane non permisero
ai nostri centri di ricerca di tenere il passo degli osservatori di altri
paesi, quali Inghilterra, Francia e, dalla metà del secolo in avanti,
soprattutto Stati Uniti, in corsa verso la realizzazione di strumenti
sempre più moderni e potenti. Una moderata ripresa si verificò
solamente in seguito al riassetto della situazione politica, dopo la
proclamazione del nuovo Regno Unito.
2.1
Aspetti politico – istituzionali.
Pur esulando dagli scopi di questa tesi l’analisi degli aspetti
politico–istituzionali d’Italia nel secolo in esame, ci sembra
opportuno riportarne una breve sintesi. Questi aspetti, infatti, non
possono essere del tutto tralasciati nell’analisi dello sviluppo delle
scienze e dell’astronomia, in particolare, nel periodo in questione.
L’ingresso delle truppe napoleoniche nei territori della penisola
sul finire del XVIII secolo portò con se un vento di novità politico–
65
GAMBIOLI, D.: “Prefazione del Traduttore” in Compendio di Storia dell’Astronomia
di A. Berry, società editrice Dante Alighieri, Roma – Milano, 1907, p. XX.
39
culturali che animarono la vita degli stati italiani anche dopo il
crollo dell’Impero francese, fino all’Unificazione.
Sul piano civile ed economico nei primi anni dell’Ottocento si
riscontra un tentativo di miglioramento dell’istruzione elementare,
l’introduzione dei codici napoleonici e l’avvio di importanti opere
pubbliche. Nel meridione d’Italia furono messi in vendita i beni
statali a vantaggio dei latifondisti e fu decretata la fine della
feudalità. Per quanto riguarda le isole, in Sardegna aveva trovato
rifugio la corte dei Savoia ed in Sicilia quella dei Borbone sotto la
protezione della flotta britannica.
Al crollo definitivo dell’Impero napoleonico, sancito dalla
sconfitta dell’8 luglio 1815 nella battaglia di Waterloo, fece seguito
un tentativo di ripristino dell’ordine politico anteriore alla
Rivoluzione francese attraverso la repressione delle tendenze
liberali e nazionali. Il nuovo assetto europeo fu deciso lo stesso
anno al Congresso di Vienna secondo il “principio di legittimità”,
restituendo cioè i territori ai sovrani che vi avevano regnato prima
del 1789. Questo portò in Italia la frammentazione territoriale
dell’epoca prenapoleonica: il Regno di Sardegna acquistò la Liguria
e fu restituito a Vittorio Emanuele I, la Lombardia e la repubblica di
Venezia costituirono il Regno lombardo–veneto sotto il diretto
controllo della corona imperiale d’Austria, furono restaurati il
Ducato di Parma e Piacenza, il Ducato di Modena e Reggio, il
Granducato di Toscana e lo Stato pontificio, fu creato il Ducato di
Lucca e furono unificate le corone di Napoli e della Sicilia sotto il
Regno delle Due Sicilie in mano ai Borbone.
Il congresso di Vienna sanciva di fatto il predominio austriaco
sull’Italia. L’unico stato a non essere influenzato direttamente o
indirettamente dagli Asburgo era il Regno di Sardegna
caratterizzato da un regime fortemente legato al clero ed alla
aristocrazia militare, che penalizzava lo sviluppo della borghesia
mercantile.
Sul Regno lombardo–veneto pesavano gli ingenti dazi austriaci,
la coscrizione militare obbligatoria della durata di ben otto anni, ed
40
una severa censura nei confronti di tutte le iniziative culturali
ritenute liberali od antiaustriache. Ciononostante l’area lombarda fu
teatro di un primo importante avvio dell’industrializzazione legata
principalmente al settore tessile, nonché dell’introduzione
dell’istruzione elementare pubblica obbligatoria gratuita dal 1818.
Uno degli stati più progrediti era il Granducato di Toscana dove
la relativa libertà di espressione fece di Firenze il centro
intellettuale d’Italia con l’apertura nel 1820 di un Gabinetto
scientifico–letterario.
Lo Stato pontificio ritornò al sistema politico–amministrativo
caratterizzato dal governo di un ristretto numero di alti prelati per
lo più attenti alla repressione dei moti liberali che si andavano
formando principalmente nella zona della Romagna.
Il Regno delle Due Sicilie risultava contraddistinto da una
profonda arretratezza nell’economia agricola che non aveva subito
nessuna sostanziale trasformazione nonostante la privatizzazione
delle terre feudali ed ecclesiastiche compiuta nel decennio francese.
Questo principalmente per il disinteresse da parte dei grandi
proprietari a compiere investimenti per il miglioramento delle
colture, condannando i contadini affittuari ad un progressivo
impoverimento.
Si trattava evidentemente di una situazione fortemente instabile,
sottolineata dai numerosi tentativi di insurrezione animati dalla
volontà di giungere ad un rinnovamento delle costituzioni,
all’istituzione di parlamenti dotati di reali poteri, all’indipendenza
del potere giudiziario dal governo, alla libertà di stampa ed
associazione nonché all’unità nazionale come liberazione dal
dominio straniero.
Il nuovo Stato unitario italiano nacque il 17 marzo 1861 come
espansione del Piemonte sabaudo, in stretta continuità di
ordinamenti legislativi e indirizzi politici. Fu mantenuto lo Statuto
concesso nel 1848 che prevedeva un Parlamento costituito da una
Camera eletta a suffragio ristretto sulla base del censo e da un
Senato di nomina regia.
41
L’unificazione del paese risultava ancora incompleta: mancavano
l’annessione del Veneto e di Roma. Il Veneto passò al Regno
d’Italia nel 1866, mentre la questione romana fu risolta nel 1870
quando un plebiscito decise l’annessione del Lazio, a cui seguì la
proclamazione di Roma capitale nel 1871. Il Papa Pio IX, al quale
fu garantita la libertà di esercizio del potere spirituale e
l’extraterritorialità dei palazzi vaticani oltre ad una consistente
rendita annua, non accettò la nuova situazione, vietando ai cattolici
ogni partecipazione alla vita politica dello Stato.
Per quanto riguarda i provvedimenti amministrativi e finanziari
presi nei primi 15 anni, durante il governo della Destra, al potere
fino al 1876, questi miravano principalmente al tentativo di
organizzare lo Stato in maniera unitaria. A tal fine fu istituita la
figura del prefetto, nominato in ogni provincia dal Ministero degli
Interni, il cui ruolo era il controllo politico ed economico delle
amministrazioni comunali e provinciali, e di tutte le articolazioni
locali dello Stato, dall’erario al provveditorato agli studi. In campo
militare fu unificato l’esercito con l’estensione a tutta la penisola
della coscrizione obbligatoria. Per quanto riguarda la pubblica
istruzione fu sancita la gratuità della scuola elementare della durata
quadriennale; l’onere finanziario era affidato ai Comuni che però
non sempre erano in grado di corrispondere, specialmente nelle aree
più povere.
L’unificazione doganale, realizzata estendendo a tutto il pese le
basse tariffe piemontesi, stimolò le capacità imprenditoriali ma
provocò anche la crisi dei nuclei industriali del Mezzogiorno, sorti
grazie ai dazi imposti dal protezionismo borbonico alle merci
estere.
In campo finanziario il nuovo paese nasceva con l’eredità del
debito pubblico degli antichi Stati e per farvi fronte furono inasprite
le imposte indirette e furono messe in vendita enormi quantità di
beni ecclesiastici. La misura più importante fu l’erogazione da parte
della Banca Nazionale di un prestito allo Stato senza copertura
aurea, provvedimento che provocò la svalutazione della lira, il che
42
favorì le esportazioni italiane ma generò una contrazione dei
consumi interni.
La depressione economica iniziata nei primi anni del 1870 e la
convinzione che questa fosse dovuta all’eccessivo liberismo operato
dal governo portò nel 1876 alla caduta della Destra. Da questo
momento in avanti, fino alla fine del secolo, il potere restò in mano
alla Sinistra che tra l’altro varò un importante riforma elettorale
caratterizzata dall’abbassamento del limite di età da 25 a 21 anni e
dalla riduzione del censo minimo necessario per partecipare al voto
da 40 a 20 lire di prelievo fiscale annuo. Questo generò un sensibile
incremento degli elettori politici, che passarono dal 2% al 6,9%
della popolazione.
Furono adottate tariffe doganali protezionistiche al pari degli
altri paesi europei, creando le premesse per un generalizzato decollo
industriale. Decollo industriale che fu arrestato, a fine secolo, da
una nuova crisi economica, che interessò anche il settore agricolo.
Una vera ripresa si verificò solo nel secondo dopoguerra.
2.2
Gli Osservatori
La situazione degli studi astronomici in un dato paese è in larga
parte determinata dalle condizioni in cui versano i suoi istituti di
ricerca, tanto più nell’epoca moderna e contemporanea in cui
l’impatto tecnologico risulta di importanza decisiva.
In Italia, in un secolo percorso da innumerevoli vicissitudini, le
incertezze politiche si ripercuotevano in modo negativo sull’attività
scientifica, alla quale venivano meno i mezzi economici ed il
personale necessario a tenere il passo di altri paesi, come gli Stati
Uniti d’America e gli stati europei quali Francia e Inghilterra; anche
questi ultimi interessati dai moti rivoluzionari, ma con una
situazione di unità già affermata che permetteva un più efficace
indirizzamento e distribuzione delle risorse.
In Italia esistevano già prima dell’inizio del XIX secolo una
decina di osservatori che vennero mantenuti anche dopo
43
l’Unificazione, il che comportava una sostanziale dispersione di
fondi, tanto più che al contrario degli altri paesi europei qui non
esisteva un importante osservatorio centrale.
All’inizio del secolo i principali Osservatori astronomici italiani
erano quelli di Bologna, Parma, Brera in Milano, Padova, Torino,
Firenze, del Collegio Romano, di Palermo e di Capodimonte in
Napoli.
A questi se ne aggiunsero altri degni di nota nel corso del secolo.
Nel 1848 fu fondato l’Osservatorio del Campidoglio in Roma,
realizzato a partire dalla Specola Scarpellini da Ignazio Calandrelli
(1792–1866), a cui seguirono nella direzione, in successione,
Lorenzo Respighi (1824–1889), e Alfonso Di Legge (1847–1938).
Nel 1863, con la direzione di Piero Maria Garibaldi (1823–1902),
presso l’Osservatorio meteorologico di Genova iniziarono ad essere
compiute sistematiche osservazioni astronomiche, per lo più relative
allo studio delle macchie solari.
L’Osservatorio di Catania sull’Etna fu fondato ad opera di
Tacchini nel 1880 con preciso indirizzo astrofisico, e nel 1885 fu
affiancato da una sede nella città per poter proseguire le
osservazioni nei periodi invernali.
La Specola Vaticana fu fondata nel 1888 per sopperire alla
mancanza di un osservatorio nei territori Papali. Con la morte di
padre Angelo Secchi, infatti, anche l’Osservatorio del Collegio
romano era passato sotto il diretto controllo del Governo italiano. Si
tentò allora di unificare i due istituti romani offrendo la direzione di
entrambi a Respighi. Poiché Respighi rifiutò l’offerta, per rendere
più indolore la soppressione dell’Osservatorio venne istituito
l’Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica con sede al
Collegio Romano. La direzione del nuovo ente fu affidata a
Tacchini, il quale delegò al vice–direttore Elia Millosevich (1848–
1919) le cure dell’Osservatorio, nel quale furono continuate le serie
di osservazioni solari iniziate da Secchi. Ricordiamo al riguardo le
parole di Schiaparelli, preoccupato delle sorti dell’Osservatorio del
Collegio Romano rimasto orfano del suo insigne direttore, rivolte al
44
Ministro
della
Pubblica
Istruzione
Coppino:
“…in
quell’Osservatorio si era iniziata e si veniva continuando serie di
osservazioni della più alta importanza, specialmente quelle sul Sole
e sugli spettri dei corpi celesti e sul magnetismo della terra, la cui
continuazione anzi non solo è desiderata, ma è necessaria…” 66.
La fusione dei due Osservatori romani fu attuata nel 1923 ed in
seguito fu scelta come sede del nuovo Istituto la collina di Monte
Mario.
Nel 1891 Vincenzo Cerulli (1859–1927) fondò una Specola
privata su di una collina presso Teramo, collina che da allora fu
chiamata “Collurania”, Specola che nel 1917 fu donata allo Stato.
La stazione astronomica di Carloforte posta nell’isola di San
Pietro in Sardegna fu realizzata su iniziativa della Commissione
Geodetica Internazionale e dell’Associazione Geodetica Italiana nel
1899. Dotata di un telescopio zenitale e di un orologio a pendolo di
precisione aveva lo scopo di misurare i movimenti del polo e le
conseguenti variazioni delle latitudini. Si pensava di poter
inquadrare rapidamente, nel corso di cinque od al più dieci anni, le
leggi che regolano le migrazioni del polo, ma in realtà il fenomeno
si presentò più complesso del previsto e, in considerazione della
necessità di continuare le attività di osservazione, la stazione fu
inclusa nel ruolo degli Osservatori astronomici statali nel 1911.
L’Osservatorio astronomico di Trieste nacque nel 1898
dall’Osservatorio marittimo risalente al 1866, ma passò sotto il
controllo italiano solo nel 1919, al termine della prima guerra
mondiale, in seguito dell’annessione di Trieste all’Italia; all’epoca
fu nominato nuovo direttore Luigi Carnera (1875–1962). 67
66
SCHIAPARELLI, G. V.: “Lettera al Ministro Coppino del 08/03/1878”, G. V.
Schiaparelli A. Secchi Corrispondenza (1861 – 1878), a cura di Buffoni L., Manara A.,
Tucci P., Edi.Artes, Milano, 1991, p. 256.
67
Per una trattazione più ampia sulla storia delle Specole italiane si rimanda ai seguenti
volumi:
ABETTI, G.: Storia dell’Astronomia, Vallecchi Editore, Firenze, 1963.
BAIADA, E. BÒNOLI, F. BRACCESI, A.: Museo della Specola. Catalogo, Bologna
University Press, Bologna, 1995.
45
In una lettera indirizzata a Secchi del 1868, Schiaparelli, allora
già direttore dell’Osservatorio di Milano, dichiara molto
apertamente che “qui non si può mai ottenere nulla, e la causa sono
i troppi osservatori che abbiamo, per i quali il Governo spende una
somma ragguardevole, senza che perciò in nessuno (salvo forse a
Palermo) si possa fare qualche lavoro importante di osservazione” 68.
Le lamentele di Schiaparelli non passarono senza ascolto. Nel
1878 fu stanziata dal Governo una somma di 250.000 lire per la
costruzione di un grosso equatoriale presso l’Osservatorio di Brera.
L’ottica fu realizzata da Merz, a Monaco, la parte meccanica da
Repsold, a Amburgo. Lo strumento di 487 millimetri di apertura e
695 centimetri di focale fu pronto nel 1886. Si trattò del più
importante finanziamento italiano ottocentesco destinato alla ricerca
astronomica. Ma torniamo indietro di qualche anno, al momento in
cui si verificò una, se pur moderata, inversione di tendenza nelle
attenzioni nei confronti degli Istituti astronomici italiani da parte
del Governo.
Nel 1874, prima della sua partenza per le Indie dove avrebbe
seguito l’eclisse totale di Sole del 6 aprile 1875, Tacchini presentò
BALESTRIERI, R.: “Francesco Porro e l’Osservatorio Meteorologico e astronomico
dell’Università di Genova”, Memorie della S.A.It., 1997, vol. 68, n. 3, p. 597, (Appendice
2.V);
CALISI, M: Storia e strumenti del Museo astronomico e copernicano di Roma, Roma,
2000;
GAMBIOLI, D.: “Appendice II”, Storia dell’Astronomia, a cura di A. Berry, Dante
Alighieri, Roma – Milano, 1907, p. 557;
MAYER, M. G.: L’Universo Stellato, Unione Tipografico–Editrice, Torino, 1900, p. 735;
MONACO, G.: L’Astronomia a Roma, Osservatorio Astronomico di Roma, 2000;
RAYET, G.: L’Astronomie Pratique et les Observatoires en Europe et en Amérique – V
Partie, Observatoires d’Italie, Gauthier Villars, Paris, 1878;
SABINO MAFFEO: “I Cento Anni della Specola Vaticana”, La Civiltà Cattolica, 1991,
n. 1, p. 469 – 480; Specola Vaticana – Nove Papi una Missione, Libreria Editrice
Vaticana, Città del Vaticano, 2001;
TUCCI, P. e VALOTA, R.: Da Brera a Marte, Nuovo Banco Ambrosiano, Novara, 1983;
Osservatori Astrofisici – Astronomici e Vulcanologici Italiani, Ministero della Pubblica
Istruzione, Roma, 1956;
Coelum, bologna, annate 1981–1983.
68
SCHIAPARELLI, G. V.: “Lettera a Secchi del 28/06/1868”, G. V. Schiaparelli A.
Secchi Corrispondenza (1861–1878), a cura di Buffoni L., Manara A., Tucci P.,
Edi.Artes, Milano, 1991, p. 175.
46
al Ministero della Pubblica Istruzione una prima relazione sullo
stato degli osservatori astronomici italiani 69. Questa relazione si
apre con un interessante confronto tra i costi di gestione degli
Istituti astronomici italiani e quello dei principali osservatori
europei, ovvero quello di Parigi, di Greenwich e di Pulkova. Un
solo dato risulta sufficientemente esaustivo: la spesa complessiva
annua per l’esercizio delle dieci specole italiane era pari a
100.452,42 lire, contro la spesa annua per il solo Osservatorio di
Pulkova in lire di 220.800. Questo dato fa risultare ancora di più
l’importanza dell’acquisto dell’equatoriale di Mertz per Brera, con
una cifra pari a due volte e mezzo il bilancio annuo complessivo per
l’astronomia nazionale.
Tacchini poi, continuando con l’indicazione della strada da
seguire per favorire la rinascita dell’astronomia italiana, escludeva
la possibilità della costruzione di un nuovo ed importante
osservatorio centrale e proponeva una precisa riorganizzazione di
quelli già esistenti, dividendoli in osservatori destinati
all’astronomia pratica, per i quali auspicava un miglioramento della
strumentazione e del personale, e osservatori destinati
principalmente all’istruzione, quindi dipendenti dalle università.
Alla prima categoria avrebbero dovuto far parte gli Osservatori di
Palermo, Napoli, Milano e Firenze, per i quali Tacchini produsse
una dettagliata lista delle spese da sostenere necessarie al rilancio
delle attività di ricerca. Per quanto riguarda gli altri osservatori egli
affermava che quelli di Bologna, Modena e Parma si trovavano già
da molti anni ridotti a semplici stazioni meteorologiche e
consigliava che venissero soppressi come osservatori astronomici.
Annessi alle università sarebbero rimasti solo gli Osservatori del
Campidoglio in Roma, di Padova e di Torino, che non necessitavano
di particolari interventi.
69
TACCHINI, P: “Sulle Attuali Condizioni degli Osservatori Astronomici in Italia”,
Memorie degli Spettroscopisti Italiani, Palermo, 1875, appendice al vol. 4, p. 1.
(Appendice 2.III )
47
A questa relazione fece seguito una riunione tra i principali
astronomi italiani, tenutasi a Palermo nel 1875 su invito del
Ministro Bonghi, per giungere ad una proposta pratica e collettiva
d’intervento 70. In questo incontro fu deciso di seguire le linee
indicate da Tacchini; qualche riserva rimaneva solamente in
relazione all’Osservatorio di Bologna, a causa della mancanza in
commissione di un qualche rappresentante di questo istituto, dove
dal ‘73 era vacante la carica di direttore. Si deliberò comunque che
l’organico di Bologna non avrebbe dovuto eccedere quello degli
Osservatori meteorologici di Parma e Modena, ma si lasciò libertà
di avvalersi degli strumenti astronomici già presenti a sussidio
dell’insegnamento universitario, qualora si fosse provveduto alla
cattedra di astronomia.
L’impegno di Tacchini e le successive consultazioni si
concretizzarono nel varo del decreto Bonghi del 1876, con il quale
finalmente si riordinavano gli osservatori astronomici mantenuti
dallo Stato, distinguendoli in tre categorie 71. Nella sostanza si
prevedeva di potenziare gli Osservatori di Milano, Firenze, Napoli e
Palermo come osservatori di ricerca, annettere gli Osservatori di
Torino, Padova, Bologna e quello romano del Campidoglio alle
rispettive Università e declassare gli Osservatori di Parma e
Modena a semplici osservatori meteorologici. Si fa poi riferimento a
future
indicazioni
per
la
determinazione
della
classe
dell’Osservatorio del Collegio Romano.
Il decreto seguiva le indicazioni di Tacchini tranne che per il
mancato declassamento a semplice osservatorio meteorologico della
Specola di Bologna. Nel 1876 infatti era stata nuovamente istituita
la cattedra di astronomia presso l’Università di quella città, cattedra
assegnata a Antonio Saporetti (1821–1900), il quale assunse anche
70
CACCIATORE, G.: “Nuovo Ordinamento degli Osservatorii Italiani”, Memorie,
Memorie degli Spettroscopisti Italiani, Palermo, 1875, appendice al vol. 4, p. 37.
(Appendice 2.IV)
71
BONGHI, R.: “Regio Decreto col quale si Riordinano gli Osservatori Astronomici…,
12 Marzo 1876”, Atti del Governo, 1876, vol. 86. (Appendice 2.I)
48
la direzione dell’Osservatorio astronomico annesso all’Università
stessa.
In un altro rapporto del 1883 72, relativo alla visita compiuta in
America agli osservatori astronomici più importanti ed indirizzato
sempre al Ministro della Pubblica Istruzione con l’intenzione di
“richiamare l’attenzione di V. E. stessa sugli Osservatorii
astronomici d’Italia”, Tacchini dichiara “che in America il diametro
delle lenti dei cannocchiali astronomici varia fra 40 e 90 centimetri,
mentre in Italia siamo ancora fra i 10 ed i 40 centimetri…. Riguardo
ai cerchi meridiani… alcuni… hanno cannocchiali della forza di
quelli dei nostri maggiori equatoriali…. In quei paesi, con somme
relativamente modeste, si possono avere grandi ed eccellenti
istrumenti”, questo grazie alle numerose ordinazioni che hanno
permesso ai costruttori americani di sviluppare rapidamente grande
abilità e che hanno generato una certa concorrenza tale da
consentire un abbassamento dei prezzi. Egli aggiunge che “quasi
tutti gli Osservatori americani sono di fondazione privata e non solo
continuano ma migliorano la loro vita mercè nuove offerte di
privati…. Ora se paragoniamo lo stato attuale dell’astronomia
pratica in America… con quello in Italia… la differenza è enorme,
quasi direi sconfortante…. Da noi… non abbiamo che 4
cannocchiali in esercizio dell’apertura massima di soli 35
centimetri, siamo cioè nel limite di quei cannocchiali, che in
America e persino nella vicina Francia si chiamano piccoli,
essendovene due in costruzione di 70 centimetri, uno per Nizza…
l’altro… per Parigi, ed un altro consimile funziona già a Vienna. In
tal modo la nostra inferiorità in questa parte dell’astronomia
d’osservazione si sente non solo rispetto al nuovo, ma di fronte
anche al vecchio mondo. Non parlerò poi di tutti gli altri mezzi e
72
TACCHINI, P.: “Rapporto a S. E. il Ministro della Pubblica Istruzione sugli
Osservatorii Visitati in America e Considerazioni sull’Astronomia Pratica in Italia e sulla
Meteorologia, Roma 18/09/1883”, Eclissi Totali di Sole del Dicembre 1870, del Maggio
1882–83 e dell’Agosto 1886 – 87, Roma, 1888, p. 103; anche in appendice alla Tesi di
Laurea in Fisica di Ileana Chinnici: Pietro Tacchini (1838 – 1905) Ingegnere, Astrofisico,
Meteorologo. Una Prima Ricostruzione Biografica, A.A. 1991–1992.
49
vantaggi accordati agli astronomi in America, dove si è compreso
che se un astronomo deve dedicarsi unicamente all'astronomia, deve
anche venire retribuito e favorito nei comodi della vita in modo da
non sentire il bisogno di dedicare l’opera sua fuori della propria
specola…. Qui da noi l’E. V. sa benissimo quali meschine risorse
presenti la carriera astronomica, e per conseguenza quanto pochi
siano disposti a percorrerla”. Poi conclude sostenendo che
comunque “le condizioni della maggior parte dei nostri Osservatorii
vennero assai migliorate, in base al decreto 1876 e per opera dei
direttori…. Rammenteremo come l’Osservatorio di Palermo abbia di
recente ottenuto un notevole miglioramento del personale… così
che ora tutti gli strumenti sono convenientemente utilizzati….
Sull’Etna… sorge una stazione astronomica per un equatoriale di 12
pollici… analoga stanza equatoriale si sta costruendo in Catania per
utilizzare lo stesso obiettivo nei mesi in cui sull’Etna sarebbe
difficile di lavorare…. A Napoli il chiarissimo senatore De
Gasparis, tenendo saggiamente in vista l’astronomia di precisione,
pensò anzitutto e riuscì di recente ad avere pel suo Osservatorio un
magnifico cerchio meridiano di Repsold, il migliore oggi in
Italia…. A Roma l’Osservatorio universitario del Campidoglio ebbe
rinnovato il proprio organico come Osservatorio destinato
principalmente all’istruzione, ciò non impedisce al chiarissimo
direttore di eseguire bellissime e numerose osservazioni in seguito
ai miglioramenti da lui apportati al materiale scientifico di quella
specola. Per l’Osservatorio di Padova può dirsi altrettanto. La
Specola di Brera in Milano ha pure conseguite analoghe migliorie, e
di recente quel distinto direttore ottenne dal Governo i mezzi per
l’acquisto di un grande refrattore di 49 centimetri di apertura….
L’Osservatorio di Torino è esso pure in via di notevole
miglioramento…. L’Osservatorio di Genova della regia marina ha
pure in questi ultimi anni preso quell’indirizzo che richiede lo
scopo cui è destinato…. Gli Osservatori di Modena e Parma
convertiti in Osservatori meteorici, vennero pure sistemati conforme
alla deliberazioni prese nel congresso di Palermo…. Al Cimone si
50
sta pure costruendo un edificio… non solo riescirà utilissima alla
meteorologia ma perché anche gli astronomi potranno valersene per
speciali ricerche…. Riguardo alla Specola di Bologna l’esperienza
di otto anni ha dimostrato, come meglio sarebbe stato il rispettare il
voto di Palermo… mentre per quella di Firenze, debbo dire che è
proprio cosa che fa disonore a quella città e all’Italia il vederla così
abbandonata e cadente…. Per ciò che riguarda poi il concorso dei
privati a vantaggio dell’astronomia, non posso tacere della nobile
iniziativa dei Reggiani dell’Emilia, che per onorare la memoria del
loro illustre concittadino, il compianto professore Angelo Secchi,
decisero di innalzargli un monumento scientifico, consistente in un
grandioso cannocchiale astronomico di 70 centimetri di apertura”.
Per quanto riguarda quest’ultima opera, Tacchini era consapevole
che la realizzazione non sarebbe stata conclusa in tempi brevi a
causa delle generali condizioni economiche del paese, anche se
comunque auspicava che un giorno l’impresa potesse essere portata
a termine. In realtà ciò non avvenne, il già cospicuo capitale
raccolto risultò fortemente svalutato a seguito dei conflitti mondiali
tanto da non essere più neanche lontanamente sufficiente alla
realizzazione del progetto originario, “così che nel 1970, alla
distanza di 90 anni dalla pubblicazione del famoso manifesto a cui
ebbero a rispondere con slancio, sottoscrivendo, studiosi d’Europa e
d’America, la dote per il Monumento scientifico sale a circa L.
900.000, buona appena non per costruire e corredare di strumenti un
Istituto scientifico, ma solamente un casotto meteorologico. Eppure,
neanche il casotto è stato varato” 73.
Al decreto del 1876 fece seguito un nuovo ordinamento
solamente cinquant’anni dopo, nel 1923, in cui si stabiliva che “i
Regi osservatori astronomici hanno sede in Catania, Milano, Napoli,
Padova, Roma, Teramo (Collurania), Torino e Trieste. È conservata
in Carloforte (isola di S. Pietro) la stazione astronomica istituita
73
FINZI, R.: “Il Mancato Monumento Scientifico al Padre Angelo Secchi”, Deputazione
di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi, Aedes Muratoriana, Modena, 1971, p.
137.
51
con la legge 8 giugno 1911, n. 539” 74. È da notare come a questo
punto gli Osservatori astronomici di Bologna e Firenze non vengano
più neppure menzionati; ricordiamo a riguardo le negative
considerazioni di Tacchini del 1883, sopra riportate. Nell’articolo
13 del suddetto decreto si puntualizza che “Entro un anno
dall’entrata in vigore del presente decreto gli Osservatori
astronomici attualmente esistenti, non compresi tra quelli elencati
all’art. 1, potranno, su richiesta delle università interessate, essere
trasformati in gabinetti di astronomia, annessi alle corrispondenti
cattedre delle università stesse.” All’articolo 16 si decreta poi la
fusione degli Osservatori del Collegio Romano e del Campidoglio
in un unico Osservatorio, come già ricordato i precedenza.
In questo contesto si capisce come nel campo dell’astronomia
tradizionale, ovvero l’astronomia di posizione strettamente legata
alla meccanica celeste, per gran parte del XIX secolo, non fosse
possibile ottenere risultati particolarmente significativi, a causa,
non tanto del basso salario riservato agli astronomi, costretti in
alcuni casi ad abbandonare le proprie ricerche per svolgere altre
attività, quanto dell’assoluta inadeguatezza della strumentazione di
cui disponevano gli osservatori italiani.
La grande novità stava però nella nascente “astronomia fisica”,
della quale agli inizi non fu compresa la reale importanza da parte
della maggioranza degli astronomi, tra i quali parecchi ricercatori
operanti negli osservatori più importanti dell’intero globo. Fu così
che quel settore di ricerca da molti mal considerato divenne il fiore
all’occhiello della nostra astronomia agli inizi della seconda metà
del secolo. Lo spettroscopio era uno strumento relativamente
economico e la strumentazione in dotazione agli osservatori italiani
ben si adattava ai primi studi astrofisici, che non richiedevano una
esasperata precisione nelle misure di posizione o massime capacità
di ingrandimento.
74
GENTILE: “Ordinamento dei Regi Osservatori Astronomici”, Gazzetta Ufficiale, 11
Febbraio 1924. (Appendice 2.II)
52
2.3
Astronomia di posizione.
Per tutta la prima metà del secolo i lavori che venivano svolti
negli
osservatori
astronomici
erano
unicamente
legati
all’astronomia di posizione: fu solamente dopo il 1860 che a questa
tradizionale attività furono affiancati studi di astrofisica.
L’importanza delle osservazioni delle posizioni degli astri
risiedeva nella possibilità di una sempre migliore comprensione dei
fenomeni propri della meccanica celeste, ovvero dei moti dei pianeti
e dei loro satelliti, delle comete all’interno del Sistema solare e
delle stelle attorno al comune centro di massa nei sistemi multipli;
ciò a dimostrazione della generale validità della legge di
gravitazione newtoniana, e più in grande nel sempre maggior
interesse che veniva riposto nello studio dei movimenti delle stelle.
La misura dello spostamento apparente parallattico annuo, dovuto
alla rivoluzione della Terra attorno al Sole, consentiva di risalire
direttamente alla distanza della stella in esame dal Sole stesso,
mentre la conoscenza dei moti propri delle stelle rendeva sempre
più chiaro il quadro riguardante il Sistema stellare che ci ospita.
La strumentazione utilizzata per questo tipo di ricerche sin dagli
inizi del secolo precedente consisteva in un cannocchiale meridiano,
chiamato così perché montato in modo tale da potersi muovere
soltanto nel piano del meridiano, e in un micrometro costituito da
un sistema di fili sottilissimi, di norma fili di ragno, posti al fuoco
dell’obiettivo del cannocchiale stesso. Sebbene il principio di
utilizzo fosse sempre lo stesso, il cannocchiale meridiano fu
affinato nel corso degli anni nella struttura portante e nei materiali
utilizzati per la fabbricazione. Nell’Ottocento si utilizzava il circolo
o cerchio meridiano, chiamato così perché dotato di una struttura
circolare di grandi dimensioni sulla quale era riportata la gradazione
in modo tale da consentire misure più accurate 75.
Tale strumentazione permetteva di determinare l’istante preciso
(ascensione retta) in cui l’astro passava al meridiano e la sua altezza
75
KING, H. C.: The History of the Telescope, Charles Griffin & Company Limited,
London, 1955.
53
(declinazione) in quel momento sull’orizzonte. Queste misure
dovevano essere realizzate con estrema precisione per poter rivelare
gli spostamenti delle stelle che risultano di lieve entità a causa della
distanza. A tal fine era necessario eseguire diverse prove per poter
calcolare gli errori sistematici indotti dalle imperfezioni
strumentali, sempre presenti benché la strumentazione fosse
costruita con grande accuratezza; si trattava di piccoli errori di
fabbricazione dello strumento, ad esempio nella gradazione dei
cerchi di riferimento o nel passo della vite micrometrica, e di
collocazione, come ad esempio l’asse di rotazione non esattamente
diretto da Est a Ovest o non esattamente orizzontale. Questo non
bastava: il risultato delle osservazioni andava poi corretto per lo
spostamento apparente dovuto ai movimenti di precessione e
nutazione dell’asse terrestre, nonché per l’aberrazione, causata dalla
composizione della velocità della luce con quella della Terra nel
moto di rivoluzione attorno al Sole, e per la rifrazione atmosferica.
Le dimensioni relativamente piccole dei cannocchiali meridiani,
dettate dalla necessità di limitare al massimo le inevitabili flessioni
e deformazioni causate dal peso degli strumenti stessi in virtù della
precisione, permettevano di osservare solamente stelle abbastanza
luminose; queste vennero scelte poi come stelle di riferimento
quando, dopo l’introduzione della fotografia in campo astronomico,
e più precisamente negli ultimi due decenni del secolo, si iniziarono
a realizzare cataloghi astrografici. L’astrografo, ovvero
un’equatoriale fotografico, permette di fissare su di una lastra
numerose stelle minori, le cui coordinate vanno poi misurate sulla
lastra stessa con l’ausilio di un micrometro facendo riferimento alle
stelle fondamentali.
La pubblicazione del primo grande catalogo stellare italiano
risale proprio ai primi dell’Ottocento ad opera di Giuseppe Piazzi 76.
Si tratta di un catalogo visuale contenente 6748 stelle, basato sulle
76
PIAZZI, G.: Praecipuarum Stellarum Inerrantium Positiones Mediae, Ineunte Saeculo
XIX, ex Observationibus Habitis in Specula Panormitana ab Anno 1792 ad 1802,
Palermo, 1803.
54
osservazioni eseguite presso l’Osservatorio di Palermo a partire dal
1792, anno successivo alla fondazione dell’Osservatorio stesso, e
concluse nel 1802. Nel 1814 apparve una seconda edizione del
catalogo palermitano, risultato di una nuova riduzione delle stelle
presenti nella precedente, sulla base di nuove ricerche relative alla
posizione di 220 stelle fondamentali 77. Entrambe le pubblicazioni
ricevettero il Gran Premio d’Astronomia dell’Istituto di Francia a
testimonianza della fondamentale importanza di questo genere di
lavori.
Il secondo grande catalogo stellare italiano fu realizzato presso
l’Osservatorio di Padova. Questo si compone di diversi cataloghi
parziali, due comprendenti complessivamente 4098 stelle della zona
compresa tra 10° di latitudine boreale e 10° di latitudine australe
pubblicati nel 1840 da Giovanni Santini (1787–1877), direttore
dell’Osservatorio dal 1817; due cataloghi di stelle australi sempre
del Santini, il primo del 1858 78 relativo alla zona compresa fra 10° e
12°30’ ed il secondo del 1862 79 per la zona compresa fra 12°31’ e
15° realizzato sulla base delle osservazioni condotte da Virgilio
Trettenero (1822–1868); Trettenero stesso realizzò un quinto
catalogo nel 1870 80. Le procedure di osservazione prevedevano
misure di posizione di ogni stella almeno per due sere distinte allo
stesso circolo meridiano: lo strumento utilizzato in prevalenza era il
circolo di Starke collocato a Padova nel 1836. Il significato e
l’importanza di questi lavori risiedeva nello “…stabilire in ogni
punto del firmamento delle stelle ben determinate, abbastanza
prossime in declinazione, perché rivolgendo un cannocchiale verso
un nuovo pianeta, od una nuova cometa… rendessero più facile e
77
PIAZZI, G.: Praecipuarum Stellarum Inerrantium Positiones Mediae, Ineunte Saeculo
XIX, ex Observationibus Habitis in Specula Panormitana ab Anno 1792 ad 1814,
Palermo, 1814.
78
SANTINI, G.: Posizioni Medie di 2696 Stelle pel 1° Gennaio 1860, tipografia G.
Antonelli, Venezia, 1858.
79
SANTINI, G.: Posizioni Medie di 2246 Stelle Dedotte dalle Osservazioni Fatte dal Sig.
Trettenero nell’Osservatorio di Padova negli Anni 1857 – 61, tipografia G. Antonelli,
Venezia, 1862.
80
TETTENERO, V.: Posizioni Medie di 1425 Stelle del Principio del 1860, tipografia G.
Antonelli, Venezia, 1870.
55
sicura la osservazione mediante l’uso degli ordinari micrometri”,
come è sottolineato dal Santini nelle pagine introduttive del suo
primo catalogo di stelle australi.
Menzioniamo il catalogo dell’Osservatorio Astronomico di Brera
pubblicato nel 1860, contenente 661 stelle australi, frutto delle
osservazioni dell’assistente Giovan Battista Capelli (1801–1877);
quello di Tacchini 81 realizzato a Palermo nel 1869, in cui sono
riportate le posizioni di mille stelle australi; quello di Elia
Millosevich (1848–1919), all’epoca vicedirettore dell’Osservatorio
del Collegio Romano, e Domenico Peyra (1871–1898) eseguito con
il grande circolo meridiano di Salmoiraghi nel 1896, comprendente
2491 stelle australi di magnitudine compresa tra 9,1 e 9,5 82.
Ricordiamo poi il grande catalogo dell’Osservatorio del
Campidoglio che richiese ben 35 anni di lavoro, dal 1875 al 1910,
ed al quale lavorarono Respighi 83, direttore dello stesso
Osservatorio dal 1865, ed i suoi assistenti Di Legge e Francesco
Giacomelli (1849–1936), i quali si incaricarono di portare a termine
l’opera dopo la morte di Respighi. Si trattò di un lavoro molto
accurato, ogni stella fu osservata più volte sia direttamente che
riflessa in una vasca di mercurio, inoltre ogni osservazione fu
ripetuta rovesciando lo strumento: questo per ottenere dei valori
medi del tutto privi di errori dovuti ad imperfezioni strumentali.
Ciò che accomuna tutti questi cataloghi è la tecnica puramente
visuale utilizzata per realizzarli. L’introduzione della fotografia,
come già accennato, portò enormi vantaggi permettendo, tra l’altro,
di estendere i cataloghi in magnitudine.
81
TACCHINI, P.: “Osservazioni di Stelle Australi Eseguite al Cerchio Meridiano”,
Bullettino Meteorologico del Reale Osservatorio di Palermo, 1869, vol. 5.
82
ARMELLINI, G.: “Astronomia”, Un Secolo di Progresso Scientifico Italiano 1839–
1939, Società Italiana per il Progresso delle Scienze – Roma, Hoepli, Milano, 1939, vol.
1, p. 440.
83
RESPIGHI, L.: “Catalogo delle Declinazioni Medie pel 1875, o di 1463 Stelle
Comprese fra i Paralleli 20° e 64° Nord”, Atti della Regia Accademia dei Lincei Memorie, 1879–1886, serie 3a, vol. III; “Catalogo delle Declinazioni Medie pel 1880, o di
1004 Stelle Comprese fra 0° e 20° Nord, 64°, 90° Nord”, Atti della Regia Accademia dei
Lincei - Memorie, 1884–1885, serie 4a, vol. I.
56
Ben due Osservatori italiani parteciparono alla grande impresa
internazionale per la realizzazione di una carta ed un catalogo
fotografici dell’intera volta celeste: l’Osservatorio di Catania e la
Specola Vaticana 84.
Un ruolo fondamentale nell’organizzazione dei lavori per la
“Carte du Ciel” fu svolto dalla Francia, in modo particolare
dall’Osservatorio di Parigi e dal suo direttore Mouchez, che invitò
alla prima conferenza internazionale tenutasi a Parigi nel 1887 sia
Tacchini che Schiaparelli. Quest’ultimo non convinto del progetto
non partecipò, lasciando Tacchini come unico rappresentate
italiano 85. Pietro Tacchini, all’epoca direttore dell’Osservatorio del
Collegio Romano, era ben consapevole che la posta in gioco per la
partecipazione a tale impresa era l’acquisizione di grande prestigio
internazionale. Proprio l’intenzione di valorizzare l’Osservatorio
astrofisico di Catania, fondato nel 1885 e non certo votato
all’astronomia di posizione, spinse il grande astronomo italiano a
proporre di assegnare una parte del lavoro al nuovo centro di
ricerca.
Fin da subito vi furono problemi legati ai finanziamenti, i fondi
stanziati non erano sufficienti all’acquisto della strumentazione
necessaria: l’equatoriale fotografico realizzato dai fratelli Henry. Si
optò allora per la fabbricazione in Italia dei pezzi più costosi, tra i
quali la montatura e la cupola girevole, l’obiettivo fu realizzato a
Monaco da Steinheil e solo i telai porta lastre furono acquistati a
Parigi da Gautier per uniformarsi agli altri osservatori. La
partecipazione alla realizzazione della Carta rimase comunque
incerta fino al 1890, anno in cui si decise di nominare direttore
dell’Osservatorio di Catania Annibale Riccò 86 (1844–1919), che
fino ad allora aveva condotto studi spettroscopici presso
84
CHINNICI, I.: “Il Contributo Italiano all’Impresa Internazionale della “Carte du Ciel””,
Giornale di Astronomia, 1995, vol. 21, n. 3, p. 11.
85
“Lettera del Ministro della Pubblica Istruzione a Mouchez, 14 Febbraio 1987”, La Carte
du Ciel, a cura di Chinnici I., Observatoire de Paris – Osservatorio Astronomico di
Palermo G. S. Vaiana, 1999.
86
RICCÒ, A.: Catalogo Astrofotografico della Zona di Catania, Catania, 1907.
57
l’Osservatorio di Palermo, con l’intento di scongiurare l’abbandono
dell’orientamento astrofisico dell’Osservatorio.
I problemi non finirono qui, l’equatoriale era stato costruito in
maniera da poter essere mosso in declinazione da – 45° a + 45°,
questo per contenere i costi di fabbricazione alla luce del fatto che
la zona assegnata inizialmente a Catania era compresa tra + 6° e +
12° di declinazione. Nel 1891 vi fu una nuova suddivisione dei
lavori e a Catania fu assegnata la regione di cielo compresa tra +
47° e + 54°. Le complesse modifiche necessarie per adeguare lo
strumento al nuovo lavoro ritardarono notevolmente l’inizio delle
attività: le fotografie per il Catalogo iniziarono nel 1896 e quelle
per la Carta solo nel 1898. Problemi vi furono anche relativamente
al lavoro di riduzione delle coordinate, inizialmente sempre di tipo
economico. Superati questi e nominato Giovanni Boccardi (1859–
1936) responsabile di tale opera ci si accorse che il catalogo fornito
dall’Osservatorio di Pulkovo conteneva spesso stelle di riferimento
troppo deboli; quindi era opportuno riosservare circa mille stelle,
operazione che l’Osservatorio di Catania non poteva svolgere a
causa dell’assenza della strumentazione necessaria, ricordiamo che
si trattava di un Osservatorio astrofisico, e del personale in numero
insufficiente. La soluzione fu quella di chiedere la collaborazione
degli altri osservatori italiani: l’operazione di riosservazione delle
stelle di riferimento fu condotta dagli Osservatori di Arcetri,
Padova, Palermo, del Collegio Romano, del Campidoglio e
dall’Osservatorio privato di Collurania (Teramo). Il lavoro di
fotografia delle 1008 lastre per il Catalogo fu comunque terminato
nel 1908, mentre quello relativo alla Carta procedeva con estrema
lentezza, anche a causa dello svolgersi contemporaneo delle
ricerche astrofisiche e della redazione delle Memorie della Società
degli Spettroscopisti che dal 1899 venivano pubblicate a Catania 87.
87
RICCÒ, A.: “Lavoro della Stazione Internazionale nell’Osservatorio di Catania per la
Carta Fotografica del Cielo”, Memorie della Società degli Spettroscopisti Italiani,
Catania, 1901, vol. 30, p. 179; “Seconda Relazione”, Memorie della Società degli
Spettroscopisti Italiani, Catania, 1903, vol. 32, p. 25.
58
L’ultimazione delle pubblicazioni relative al Catalogo avvenne nel
1948, mentre i lavori relativi alla Carta non vennero più ripresi
dopo l’ultima guerra, anche in considerazione del fatto che le lastre
precedentemente impressionate risultavano molto deteriorate e
quindi inservibili. Quando nel 1970, a quasi un secolo di distanza
dall’inizio dell’impresa, a Brighton, la Commissione internazionale
dichiarò conclusi i lavori, l’Osservatorio di Catania assieme a quelli
di Oxford, Hyderabad e Perth non avevano ancora portato a termine
il loro incarico, lasciando le loro quattro regioni di cielo
definitivamente scoperte.
Il fallimento dell’impresa da parte dell’Osservatorio di Catania
assume ancor maggior peso se si pensa che l’impegno comunque
profuso in questa direzione tolse risorse agli studi astrofisici,
originale orientamento di ricerca dello stesso Osservatorio,
contribuendo al declino in Italia di quella disciplina che aveva visto
il nostro paese protagonista grazie al lavoro dei membri della
Società degli Spettroscopisti Italiani.
Il passaggio dell’Osservatorio del Collegio Romano, istituito dai
Gesuiti, al governo italiano, dopo la morte di Secchi nel 1878,
privava il Vaticano di un suo centro autonomo ove portare avanti le
proprie ricerche. Padre Francesco Denza (1834–1894) in occasione
del Giubileo Sacerdotale di Papa Leone XIII nel 1888 organizzò
un’esposizione scientifica, al termine della quale propose a Leone
XIII la costruzione di una nuova Specola. Essendo a conoscenza del
progetto francese della “Carte du Ciel” egli pensò di cogliere
l’occasione per rilanciare l’astronomia vaticana fondando un
osservatorio specificatamente indirizzato verso la fotografia celeste.
Nel 1889 Denza 88 scrisse a Mouchez esprimendo l’intenzione di
partecipare alla Carta e commissionando la strumentazione:
l’equatoriale fotografico fu acquistato dagli Henry e da Gautier e la
cupola da Gilon, altro costruttore francese.
88
DENZA, F.: “Lettera a Mouchez del 20 settembre 1889”, La Carte du Ciel, a cura di
Chinnici I., Observatoire de Paris – Osservatorio Astronomico di Palermo G. S. Vaiana,
1999.
59
Nel 1891 fu possibile eseguire le prime prove fotografiche ed i
lavori veri e propri ebbero inizio già l’anno seguente. Alla morte di
padre Denza nel 1894 le attività furono portate avanti dall’assistente
padre Giuseppe Lais 89 (1845–1921), mentre la carica di direttore
della Specola rimase vacante per quattro anni fino alla nomina dello
spagnolo padre Angelo Rodríguez nel 1898. Gli interessi di
Rodríguez erano maggiormente indirizzati verso la meteorologia più
che l’astronomia e per questo motivo fu sostituito nel 1906 da padre
Johann Georg Hagen (1847–1930), di origini austriache,
precedentemente impegnato nella direzione dell’Osservatorio
Astronomico dei Gesuiti a Georgetown nello stato di Washington.
Grazie ad Hagen vi fu una rapida ripresa della riduzione delle
misure che portò alla conclusione e pubblicazione dei 10 volumi del
Catalogo già nel 1928. Una battuta d’arresto nei lavori relativi alla
Carta si registrò solamente nel 1930 con la morte di Padre Hagen.
Nel 1935 l’Osservatorio fu spostato a Castelgandolfo a causa delle
crescenti difficoltà generate dalla sempre maggiore illuminazione
notturna; le attività furono riprese nel 1938 sotto la guida del nuovo
direttore padre Johan Stein (1871–1951) e l’opera fu completata nel
1955 90.
Come già accennato, l’astronomia di posizione si interessa anche
della determinazione delle posizioni relative che le stelle costituenti
un sistema binario assumono nel loro moto di rivoluzione attorno al
comune centro di massa. Queste misurazioni venivano eseguite
attraverso un cannocchiale polare con l’ausilio di un micrometro
filare, determinando, al momento dell’osservazione, le coordinate di
una delle due stelle rispetto all’altra: di norma veniva scelta come
origine del sistema di riferimento quella avente massa maggiore.
Era necessario ripetere queste misure diverse volte nell’arco di
89
LAIS, G.: Rapporto sui Lavori Fotografici del Catalogo e Carta Stellari in Corso di
Esecuzione alla Specola Vaticana nel Novennio 1891–1900, Roma, 1900.
90
MAFFEO, S.: “I Cento Anni della Specola Vaticana”, La Civiltà Cattolica, 1991, vol.
1, quaderno n. 3377, p. 469–480.
60
alcuni anni per poter calcolare l’ellisse apparente percorsa dalla
stella satellite, ellisse di proiezione della vera orbita alla quale era
poi possibile risalire; la conoscenza della distanza del sistema
permetteva inoltre di calcolare immediatamente l’asse maggiore di
tale orbita e la massa delle due stelle.
Il maggiore osservatore italiano di stelle doppie dell’Ottocento fu
Ercole Dembowski 91 (1812–1881), nato a Milano, il quale, dopo
aver prestato servizio per alcuni anni nella Marina, nel 1844 si
trasferì a San Giorgio a Cremano presso Napoli dove a sue spese
costruì una piccola Specola e dove verso il 1851, utilizzando un
rifrattore equatoriale di Plössl di circa 13 centimetri di apertura,
iniziò regolari osservazioni astronomiche; proseguì dopo il 1860 in
un altro osservatorio di sua costruzione presso Gallarate dotato di
uno strumento più potente, un rifrattore equatoriale di Merz di circa
18 centimetri di apertura. Il programma di ricerca di Dembowski
consisteva nel rimisurare tutte le doppie del catalogo degli Struve
per determinare i movimenti che le stelle satelliti avevano compiuto
in circa quarant’anni attorno alle compagne principali. Inoltre egli
riponeva particolare attenzione nelle osservazioni delle doppie
strette e delle doppie dotate di rapido movimento orbitale
eseguendo annualmente ripetute misure. Solo una piccola parte dei
suoi vasti lavori –si trattò di quasi 21000 misurazioni micrometriche
di grande precisione– fu pubblicata prima della sua morte
meritandogli nel 1878 la medaglia d’oro della Royal Astronomical
Society. Il grande catalogo italiano di stelle doppie venne
pubblicato in due grossi volumi solo nel 1884 a Roma negli Atti
dell’Accademia Nazionale dei Lincei.
Tra gli altri cataloghi italiani di stelle doppie ricordiamo quello
di Secchi comprendente 1321 stelle, realizzato presso l’Osservatorio
del Collegio Romano con l’ausilio di un rifrattore equatoriale di
Merz di 25 centimetri di apertura, come revisione del catalogo di
91
ARMELLINI, G.: “Astronomia”, Un Secolo di Progresso Scientifico Italiano 1839–
1939, Società Italiana per il Progresso delle Scienze – Roma, Hoepli, Milano, 1939, vol.
1, p. 443.
61
Dorpat, con l’intento di verificare i movimenti orbitali avvenuti nel
frattempo (pubblicata a Roma nel 1860) 92. Ogni doppia veniva
osservata più volte durante diverse notti ed ogni misura
comprendeva almeno tre osservazioni dell’angolo di posizione e
della distanza tra la stella satellite e quella principale.
Il catalogo di stelle doppie realizzato da Giovanni Schiaparelli si
compone di due parti: la prima comprende 465 stelle misurate dal
1875 al 1885 con il rifrattore equatoriale di Merz di 20 centimetri di
apertura 93, mentre la seconda contiene 636 doppie misurate con il
rifrattore equatoriale di 50 centimetri di diametro dal 1886 al
1890 94; anno in cui si accorse di vedere curvilinei i fili del reticolo a
causa di problemi alla vista che non gli permettevano più di
eseguire questo tipo di osservazioni.
Tra i cataloghi minori di stelle doppie ricordiamo quello di
Giacomelli, astronomo titolare presso l’Osservatorio del
Campidoglio, contenente duecento stelle le cui accurate
osservazioni –ripetute in diverse notti– consistevano in tre misure
dell’angolo di posizione e quattro della distanza per ogni
osservazione. Fu pubblicato nel 1890/91 nei Rendiconti
dell’Accademia Nazionale dei Lincei.
Per quanto riguarda le osservazioni di comete e pianetini 95 anche
queste venivano eseguite con l’ausilio del cerchio meridiano o, in
alternativa, con un cannocchiale equatoriale munito di micrometro
in modo tale da poter misurare la loro posizione in riferimento a
92
SECCHI, A.: “Catalogo di 1321 Stelle Doppie Misurate col Grande Equatoriale di
Merz, Osservate all’Osservatorio del Collegio Romano e Comparate colle Misure
Anteriori”, Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, London, 1861, vol. 21, p.
83.
93
SCHIAPARELLI, G.: Misure di Stelle Doppie Eseguite nel Regio Osservatorio di
Brera in Milano col Refrattore di 8 Pollici di Merz negli Anni 1875 – 1885, U. Hoepli,
Milano, 1888.
94
SCHIAPARELLI, G.: Osservazioni sulle Stelle Doppie - Serie Seconda Comprendente
le Misure di 636 Sistemi, Eseguite negli Anni 1886 – 1900, U. Hoepli, Milano, 1909.
95
ARMELLINI, G.: “Astronomia”, Un Secolo di Progresso Scientifico Italiano 1839–
1939, Società Italiana per il Progresso delle Scienze – Roma, Hoepli, Milano, 1939, vol.
1, p. 446.
62
quella di qualche stella vicina nota. La tecnica fotografica, entrata a
far parte della pratica astronomica nella seconda metà del secolo, si
rivelò di grande aiuto nella ricerca di nuovi pianetini ma fu
applicata con successo a tal fine solo dagli inizi del XX secolo.
Il primo pianetino ad essere stato scoperto, come già ricordato
nel precedente capitolo, fu Cerere 96 ad opera dell’italiano Giuseppe
Piazzi presso l’Osservatorio di Palermo nella notte del 1° gennaio
1801.
Ben nove pianetini furono scoperti tra il 1849 ed il 1865 da
Annibale De Gasparis 97 (1819–1892) presso l’Osservatorio di
Capodimonte a Napoli, del quale divenne direttore nel 1864: Igea,
Egeria, Irene, Eunomia, Psiche, Massalia, Themis, Ausonia e
Beatrice. Si tratta di un lavoro degno di nota soprattutto in
considerazione del fatto che le osservazioni venivano fatte
visualmente confrontando le posizioni di ogni stella con quelle
riportate sulle carte celesti. Qualora si fosse scoperto un oggetto
non riportato sulle carte era necessario ripetere le osservazioni dopo
alcuni giorni per avere la certezza del moto proprio dell’astro e
poterne determinare l’orbita; un errore nel calcolo degli elementi
orbitali poteva voler dire non essere più in grado di individuare
l’astro. De Gasparis quindi non fu solo attento osservatore ma anche
grande studioso di matematica e meccanica celeste nella ricerca
della soluzione approssimata al problema dei tre corpi e di nuovi
metodi per semplificare il calcolo delle orbite dei pianeti e delle
stelle doppie 98.
Nel 1861 fu la volta del pianetino Esperia, scoperto da
Schaparelli a Milano con l’ausilio di un cannocchiale di Plossl di
dieci centimetri di apertura e nel 1891 Millosevich a Roma ne
scopriva due: Josephina e Unitas.
96
FODERÀ SERIO, G. e CHINNICI, I.: “Cerere Ferdinandea”, Giornale di Astronomia,
2001, vol. 27, n. 1.
97
LONGO, G.: “Annibale De Gasparis”, Giornale di Astronomia, 2001, vol. 27, n. 1.
98
NOBILE, V.: “Meccanica Celeste”, Un Secolo di Progresso Scientifico Italiano 1839–
1939, Società Italiana per il Progresso delle Scienze – Roma, Hoepli, Milano, 1939, vol.
1, p. 537.
63
Diverse furono le comete individuate da astronomi italiani.
Cominciamo con p. De Vico, predecessore di p. Secchi alla
direzione dell’Osservatorio del Collegio Romano, il quale a Roma
tra il 1844 ed il 1846 scoprì sei comete; una fu scoperta nel 1847 da
Antonio Colla, direttore dell’Osservatorio di Parma; Secchi ne
scoprì tre nel biennio 1852–53; cinque furono scoperte tra il 1855
ed il 1864 da Giovan Battista Donati, direttore dell’Osservatorio di
Firenze dal 1859, nonché responsabile del trasferimento della
Specola presso la attuale sede di Arcetri avvenuto nel 1872;
Lorenzo Respighi, durante la direzione dell’Osservatorio di
Bologna, scoprì tre comete e più precisamente una nel 1862 e due
nel 1863; una cometa fu scoperta nel 1890 da Temistocle Zona
(1848–1910), direttore dell’Osservatorio di Palermo dal 1890 al
1898.
Uno dei compiti fondamentali dell’astronomia di posizione era
quello di determinare il valore dell’unità astronomica 99, ovvero la
distanza media tra la Terra ed il Sole, il che offre una scala di
riferimento per le dimensioni del sistema planetario che ci ospita. In
realtà è sufficiente misurare la distanza dalla Terra di un qualsiasi
pianeta o pianetino, dalla quale è poi possibile risalire a tutte le
distanze planetarie, essendo noti i loro rapporti grazie alla terza
legge di Keplero ed alla conoscenza dei rispettivi periodi di
rivoluzione. Come già accennato nel capitolo precedente, il metodo
più efficace consisteva nella determinazione della distanza di un
pianetino per via trigonometrica partendo dalla misura della sua
parallasse durante le opposizioni del pianetino stesso. Si prestava
molto bene a tali ricerche il pianetino Eros, scoperto
fotograficamente nel 1898, caratterizzato da un’orbita molto
eccentrica e da una distanza minima dalla Terra pari ad appena un
settimo dell’unità astronomica. L’astronomo italiano Millosevich si
99
ARMELLINI, G.: “Astronomia”, Un Secolo di Progresso Scientifico Italiano 1839–
1939, Società Italiana per il Progresso delle Scienze – Roma, Hoepli, Milano, 1939, vol.
1, p. 451.
64
accorse che una favorevole opposizione si sarebbe verificata nel
1900, conseguentemente si impegnò per calcolare l’orbita del
pianetino con la massima esattezza. A tal fine cercò tracce di Eros
sulle prime lastre realizzate per la “Carta du Ciel”, precedenti alla
scoperta del pianetino stesso. Il piccolo pianeta fu individuato in
alcune fotografie prese nel 1896, grazie alle quali, in aggiunta alle
posizioni rilevate all’atto della scoperta, fu possibile calcolare
l’orbita definitiva, opera che valse a Millosevich il premio
dell’Accademia dei Lincei e che metteva a disposizione dei
ricercatori effemeridi molto precise per l’opposizione del 1900. Chi
fece buon uso del lavoro di Millosevich fu Antonio Antoniazzi
(1872–1925), prima allievo, poi assistente ed infine, nel 1913,
direttore dell’Osservatorio di Padova. Antoniazzi, grazie alle
osservazioni su Eros, giunse ad un valore della distanza media
Terra–Sole pari a 149,5 milioni di chilometri (in buona
approssimazione il valore ancor oggi accettato) contro la stima
precedente di 152 milioni di chilometri.
2.4
Astronomia planetaria.
L’Italia ha una ricca tradizione in questo ramo della ricerca
astronomica che si occupa dello studio delle caratteristiche dei corpi
del Sistema solare, a cominciare dalle scoperte di Galileo dei primi
quattro satelliti di Giove –primo vero scossone al mondo
superlunare– e delle fasi di Venere, fino ad arrivare al secolo
oggetto del nostro studio con Giovanni Schiaparelli 100.
Ricordiamo innanzitutto le ricerche riguardanti il pianeta Venere
eseguite a Roma tra il 1839 ed il 1841 presso l’Osservatorio del
Collegio Romano ad opera di Clemente Palomba (1819–1891), il
quale, con l’ausilio di un equatoriale di 16 centimetri di apertura, fu
in grado di realizzare numerosi disegni subito utilizzati da
Francesco De Vico, direttore dell’Osservatorio, per dedurre la
100
ARMELLINI, G.: “Astronomia”, Un Secolo di Progresso Scientifico Italiano 1839–
1939, Società Italiana per il Progresso delle Scienze – Roma, Hoepli, Milano, 1939, vol.
1, p. 454.
65
durata della rotazione del pianeta, ottenendo un risultato errato pari
a 24 ore. Ciò che trasse in inganno gli astronomi dell’epoca fu il
fatto che le macchie osservate non riguardavano la superficie del
pianeta ma erano legate alla densa e turbolenta atmosfera che lo
circonda. Il valore oggi ritenuto corretto è di circa 243 giorni in
senso retrogrado, lentezza di rotazione già intuita dallo stesso
Schiaparelli come vedremo.
Interessanti studi furono condotti anche da Secchi e da Tacchini,
rispettivamente su Marte e Giove, ma l’opera più importante in
questo campo, come già accennato, fu di Schiaparelli relativa al
pianeta Marte. Egli condusse le prime ricerche in occasione
dell’opposizione marziana del 1877 101, servendosi del rifrattore
equatoriale di Merz di 22 centimetri di apertura in dotazione presso
l’Osservatorio di Milano, dove ricopriva la carica di direttore. Le
difficoltà maggiori che si incontrano nello svolgere questo tipo di
lavori sono legate al tenue contrasto di colore tra i diversi rilievi
sulla superficie del pianeta, la quale risulta suddivisa in “terre”, che
ricoprono circa i tre quarti dell’intera superficie e che si presentano
con una colorazione rossastra estremamente luminosa, e in “mari”,
zone lievemente ombreggiate. Le difficoltà rimangono pressoché
inalterate anche all’aumentare delle dimensioni dello strumento
utilizzato, nel caso di superfici estese come i pianeti: infatti la
luminosità superficiale non varia all’aumentare degli ingrandimenti.
Già diversi studiosi avevano realizzato disegni approssimativi del
pianeta rosso ma nessuno prima di Schiaparelli aveva tentato di
delineare una carta esatta di Marte, basata sulla determinazione
geometrica delle coordinate di un gran numero di punti
fondamentali. Per questo motivo egli eseguì innanzitutto una nuova
e più esatta determinazione della direzione dell’asse di rotazione del
pianeta e, conseguentemente, della posizione dei poli ed equatore
101
SCHIAPARELLI, G. V.: “Osservazioni Astronomiche e Fisiche sull’Asse di Rotazione
e sulla Topografia del Pianeta Marte, Fatte nella R. Specola di Brera in Milano
coll’Equatoriale di Merz Durante l’Opposizione del 1877 – Memoria Prima”, Le Opere di
G. V. Schiaparelli, Tomo I, a cura della R. Specola di Brera, U. Hoepli, Milano, 1929.
66
marziani. In secondo luogo scelse come primo meridiano di Marte,
origine delle latitudini, quello passante per il “Vertice di Aryn”,
estremità di un promontorio diretto verso sud e facilmente
individuabile. Stabiliti l’equatore ed il meridiano fondamentale fu
possibile determinare le coordinate di ogni posizione sulla
superficie marziana ed in modo particolare, attraverso scrupolose
misure micrometriche, quelle di sessantadue punti scelti come
riferimento. Per interpolazione egli poi ottenne la configurazione
esatta delle terre e dei mari, stabilendo in modo rigoroso le loro
dimensioni e posizioni relative.
Fu così che nel 1878 Schiaparelli presentò la prima carta di
Marte, che in seguito arricchì di nuovi dettagli grazie ai continui
studi eseguiti in occasione delle successive opposizioni 102. Egli
riponeva estrema cura nella preparazione delle osservazioni: ad
esempio frapponeva tra l’occhio e l’oculare un vetro giallo, in modo
da filtrare la luce marziana tagliando quelle frequenze alle quali le
lenti obiettivo, realizzate per l’osservazione visuale, non erano
perfettamente acromatiche. Inoltre, era solito illuminare debolmente
l’interno del tubo ottico per evitare il forte contrasto tra il grande
splendore del pianeta e l’oscurità circostante.
Tra i dettagli di Marte messi in luce dalle ricerche di
Schiaparelli, uno merita particolare attenzione per il grande
interesse che suscitò: si tratta dei così detti “canali”. I canali
marziani, lunghe e sottili linee oscure che sembrano tagliare le terre
marziane congiungendo i mari, svolgendosi quasi lungo cerchi
massimi a volte intersecandosi, risultavano maggiormente visibili
durante la primavera marziana e, grande curiosità, furono visti
alcune volte da Schiaparelli “geminati” ovvero sdoppiati,
accompagnati da canali secondari. Egli riteneva che fossero grandi
102
SCHIAPARELLI, G. V.: “Osservazioni Astronomiche e Fisiche sull’Asse di Rotazione
e sulla Topografia del Pianeta Marte, Fatte nella R. Specola di Brera in Milano
coll’Equatoriale di Merz – Memoria Seconda (Opposizione 1879–1880)” e “Osservazioni
Astronomiche e Fisiche sull’Asse di Rotazione e sulla Topografia del Pianeta Marte, Fatte
nella R. Specola di Brera in Milano coll’Equatoriale di Merz – Memoria Terza
(Opposizione 1881–1882), Le Opere di G. V. Schiaparelli, Tomo I, a cura della R.
Specola di Brera, U. Hoepli, Milano, 1929.
67
avvallamenti della superficie sulla cui origine non era in grado e
non voleva pronunciarsi. Questa scoperta generò un gran numero di
critiche ed obiezioni che a loro volta diedero vita a nuovi studi. Le
ipotesi su quale fosse la natura dei canali di Marte erano tre: poteva
trattarsi di un reticolato artificiale (il ché presupponeva l’esistenza
di ingegnosi abitanti marziani), di semplici spaccature naturali della
superficie del pianeta (ipotesi sostenuta dallo stesso Schiaparelli) o
semplicemente di un’illusione ottica.
La prima ipotesi, quella più fantasiosa, fu fortemente sostenuta
dal ricco statunitense Percival Lowell (1855–1916), il quale, sicuro
dell'origine artificiale dei canali, nel 1894 fece costruisce un
osservatorio personale, vicino a Flagstaff in Arizona, dotato di un
rifrattore da 38 cm di apertura, poi sostituito da uno di 61 cm,
interamente dedicato alla osservazione del pianeta rosso. Le idee di
Lowell sull’esistenza di forme di vita intelligente su Marte, espresse
nella sua opera “Mars” del 1896, ebbero enorme risonanza tra il
pubblico. Sebbene Schiaparelli non abbia mai voluto prendere una
posizione esplicita su quale fosse l’origine dei canali marziani, nel
1909 scrisse che “Un altro passo importante è stato fatto dal signor
Lowell, inaugurando lo studio spettroscopico dell’atmosfera di
Marte. Egli dimostrò che questa atmosfera comprende, fra i suoi
componenti, il vapor d’acqua e l’ossigeno. Con queste scoperte egli
ha trovato un importante argomento in favore dell’ipotesi da lui con
molto ingegno e con gran copia di osservazione sostenuta, che
Marte sia pur sede della vita come la Terra; e che i fenomeni di
variazione osservati sul pianeta sian dovuti principalmente alla
vegetazione razionalmente governata da esseri intelligenti” 103.
La terza ipotesi, quella più interessante, si basa sulla
supposizione che l’occhio umano esaminando piccoli dettagli al
limite della risoluzione, come nel caso delle osservazioni planetarie,
tende a integrare e allineare quelle che in realtà sono piccole
immagini distinte. Era un fatto assodato sin dai tempi di
103
Tratto da Da Brera a Marte, a cura di P. Tucci e R. Valota, Nuovo Banco Ambrosiano,
Novara, 1983, p. 126.
68
Schiaparelli che due punti molto vicini –più vicini della risoluzione
dell’occhio dell’osservatore, caratterizzata dalla dimensione dei
coni e dei bastoncelli (corpuscoli sensibili alla luce situati nella
retina)– sono visti come un unico punto. Egli stesso ne era ben a
conoscenza e sapeva che alcune conformazioni marziane potevano
quindi essere in realtà costituite da macchie minori molto vicine.
Per quanto riguarda la supposizione che l’occhio tende ad allineare
e geometrizzare in figure regolari punti disposti a caso, questa
risultava difficilmente accettata. Lo stesso Tacchini, allora direttore
dell’Osservatorio del Collegio romano, sosteneva che esperimenti
condotti sulla Luna osservata con un piccolo binocolo, in modo tale
da presentare le stesse dimensioni apparenti di Marte visto
attraverso un buon telescopio, smentivano l’eventualità di una
illusione ottica. Precisamente scriveva “Resta così dimostrato che
con occhio sano, armato di binocolo sia pure modestissimo, sulla
Luna non si vedono affatto canali anche lontanamente paragonabili
a quelli scoperti da Schiaparelli sul Pianeta Marte” 104.
Al contrario nel 1900 Vincenzo Cerulli (1866 - 1927), fondatore
dell'osservatorio di Collurania a Teramo nel 1890, pubblicò un
articolo dal titolo "Saggio di un'interpretazione ottica delle
sensazioni areoscopiche" in cui interpretava la visione dei canali di
Marte come dovuta alla visione di dettagli troppo piccoli per essere
riconosciuti per quello che effettivamente sono. Osservazioni
condotte nello stesso periodo con i telescopi più potenti
confermarono questa ipotesi, dimostrando che i canali non hanno
nulla di regolare e geometrico da potersi considerare artificiali e che
anzi con tali strumenti venivano risolti in dettagli più minuti, non
alla portata dei telescopi più piccoli. Lo stesso Schiaparelli dovette
rimanere sorpreso quando, entrato in possesso del nuovo rifrattore
di 50 centimetri di apertura di Merz – Repsold, si accorse che con
uno strumento più potente era più faticoso scorgere i canali.
104
tratto da ARMELLINI, G.: “Astronomia”, Un Secolo di Progresso Scientifico Italiano
1839–1939, Società Italiana per il Progresso delle Scienze – Roma, Hoepli, Milano, 1939,
vol. 1, p. 460.
69
In seguito Eugenios Michael Antoniadi (1870–1944), nella sua
famosa opera "La planète Mars" pubblicata nel 1930, demolì
definitivamente i canali di Marte mostrando come non rispettassero
le leggi della diffrazione: si trattava di illusioni ottiche create dal
cervello nel tentativo di interpretare i deboli dettagli del disco di
Marte.
Ironia della sorte, le recenti missioni spaziali su Marte hanno
confermato la presenza sulla superficie del pianeta di strutture a
forma di canali di dimensioni considerevoli ma comunque troppo
piccole per poter essere osservate dalla Terra. Secondo studi molto
recenti, la modificazione delle striature scure che si intersecano
sulla superficie sabbiosa di Marte potrebbe essere generata da
turbini di sabbia, analoghi alle trombe d’aria terrestri, i quali
rimuovono lo strato superficiale di sabbia facendo apparire il
sottosuolo più scuro.
Veniamo ora alle ricerche riguardanti Mercurio che già in
precedenza era stato oggetto di numerosi studi. Il pianeta presentava
fasi simili a quelle lunari, inoltre era possibile scorgere sulla sua
superficie certe macchie la cui variazione di posizione aveva
permesso di dedurre una rotazione simile a quella terrestre di circa
24 ore. Nel 1889 Schiaparelli rese noti nei Rendiconti della Reale
Accademia dei Lincei i risultati delle sue osservazioni del pianeta
intraprese nel 1881: Mercurio ruota attorno al Sole come la Luna
attorno alla Terra, rivolgendogli sempre la medesima faccia, quindi
il tempo di rotazione doveva essere pari a quello di rivoluzione di
88 giorni 105 (in realtà il periodo di rotazione è di circa 58 giorni).
L’anno successivo dimostrò, sulla base di vecchie osservazioni, che
anche Venere doveva avere una rotazione molto lenta 106.
105
SCHIAPARELLI, G. V.: “Sulla Rotazione di Mercurio”, Memorie degli
Spettroscopisti Italiani, 1890, vol. 19, p. 9.
106
SCHIAPARELLI, G. V.: “Considerazioni sul Moto Rotatorio del Pianeta Venere”,
Memorie degli Spettroscopisti Italiani, 1890, vol. 19, p. 220.
70
Torniamo indietro al 1868, anno in cui Schiaparelli ricevette
dalla “Académie des Sciences” il premio Lalande per le sue ricerche
sulla relazione tra comete e meteore. Era noto già da tempo il fatto
che le stelle cadenti risultano molto più numerose in particolari
epoche dell’anno e che la densità varia anche di anno in anno;
inoltre si era notato che le traiettorie descritte in cielo dalle meteore
di un determinato periodo sembrano divergere tutte da un ben
preciso punto della sfera celeste, chiamato “radiante”. Ciò lasciava
supporre che le varie famiglie di meteore si muovessero attorno al
Sole in sciami, generando le piogge meteoriche quando la Terra nel
suo moto di rivoluzione incontra le loro orbite; il radiante quindi
non è altro che un effetto di prospettiva dovuto al parallelismo delle
traiettorie dei singoli corpuscoli. Un altro elemento che si andava ad
aggiungere era la periodicità regolare del massimo di intensità,
periodo pari al tempo di rivoluzione dei corpuscoli attorno al Sole.
Fu quest’ultima deduzione ad incuriosire maggiormente
Schiaparelli, il quale decise di studiare attentamente il fenomeno
delle Perseidi, le stelle cadenti più popolari in Italia che si
presentano sempre attorno al 10 d’agosto. Attraverso complicate
ricerche su antichi cataloghi, in modo particolare quello cinese di
Biot e quello di Quetelet, egli fu in grado di risalire al periodo di
rivoluzione dello sciame in esame che risultò pari a 108 anni circa.
Dell’orbita ellittica delle Perseidi si conosceva un punto, la
posizione occupata dalla Terra il 10 agosto, e la tangente in esso,
determinata dalla direzione delle velocità nota dalla posizione del
radiante in cielo; inoltre si conosceva ovviamente il fuoco
dell’orbita, ovvero la posizione occupata dal Sole, ed il semiasse
maggiore, ottenuto direttamente dal periodo di rivoluzione. Si
poteva calcolare quindi l’orbita descritta dallo sciame, cosa che
venne fatta da Schiaparelli tra il 1866 ed il 1867 107: la sorpresa fu
107
SCHIAPARELLI, G. V.: Lettere a Secchi sulle Stelle Cadenti del 25/08/1866,
16/09/1866, 15/11/1866 (due), 02/02/1867, G. V. Schiaparelli A. Secchi Corrispondenza
(1861 – 1878), a cura di Buffoni L., Manara A., Tucci P., Edi.Artes, Milano, 1991, p. 68,
86, 106, 126, 145.
71
quella di trovare incredibile somiglianza con gli elementi dell’orbita
della cometa di Tuttle, anch’essi da poco calcolati. Le conclusioni a
cui giunse Schiaparelli erano che le stelle cadenti non sono altro che
avanzi della disgregazione delle comete. Partendo dall’ipotesi che la
cometa ha dimensioni abbastanza estese e quindi essendo le
particelle che la compongono caratterizzate da diverse distanze dal
Sole, cioè diversa accelerazione, Schiaparelli dimostrò, attraverso il
calcolo, che tale ammasso tende a disgregarsi lentamente lungo tutta
l’orbita. Egli calcolò poi l’orbita delle Leonidi che risultò
coincidere con quella della cometa di Tempel caratterizzata da un
periodo di rivoluzione di 33 anni, a conferma della sua teoria.
2.5
“Nuova astronomia”.
Come già descritto nel capitolo precedente, fu l’introduzione
nelle indagini astronomiche della tecnica spettroscopica per lo
studio della chimica e fisica dei corpi a generare nel corso del XIX
secolo una svolta decisiva. La ricerca italiana si trovava nella
seconda metà del secolo all’avanguardia nel campo della nascente
astronomia fisica: la Società degli Spettroscopisti Italiani, prima
associazione al mondo ad essere fondata unicamente con l’intento di
promuovere e raggruppare studi relativi alla nuova branca
astronomica, godeva infatti di grande considerazione a livello
internazionale 108.
I primi studi astrofisici si possono racchiudere principalmente in
due grandi gruppi: astronomia solare ed astronomia siderale.
Gli astronomi italiani che maggiormente si distinsero nel campo
dell’astronomia solare, furono Secchi, Respighi, Tacchini e Riccò.
Ricordiamo che, per tutta la prima metà dell’Ottocento,
l’opinione più diffusa riguardo la costituzione fisica del Sole era
quella di un corpo solido e freddo circondato da un’atmosfera calda
e luminosa, la cui superficie, similmente alla Terra, si pensava
108
CHINNICI, I.: “Nascita e sviluppo dell’Astrofisica in Italia nella Seconda Metà
dell’Ottocento”, Atti del XVIII Congresso Nazionale di Storia della Fisica e
dell'Astronomia, Como, 1998.
72
potesse addirittura essere abitata. Tale modello si rivelò in tutta la
sua inesattezza solamente in seguito alle prime grandi scoperte
spettroscopiche. L’occasione per un deciso passo avanti nella
conoscenza della nostra stella si presentò con le eclissi totali
verificatesi tra gli anni 1860 – 1870 109. Infatti, solo durante
un’eclisse totale era possibile scorgere e studiare l’atmosfera solare
e solo in quegli anni il progresso nelle tecniche d’osservazione
aveva reso disponibili decisive apparecchiature spettroscopiche e
fotografiche. Abbiamo già parlato nel precedente capitolo della
spedizione condotta da Secchi in Spagna in occasione dell’eclisse
totale del 18 luglio 1860, i cui risultati fugarono ogni dubbio sulla
reale appartenenza al Sole delle protuberanze e della corona.
Ciò che caratterizzò le osservazioni dell’eclisse totale del 1868 in
India fu l’analisi degli spettri delle protuberanze della cromosfera,
che apparvero costituiti da righe di emissione; da qui l’idea di
Janssen e di Lockyer della possibilità di studiarli anche in pieno
Sole (come descritto nel capitolo precedente).
Quando Respighi, allora direttore della Specola del Campidoglio,
venne a conoscenza della nuova tecnica iniziò sin da subito
osservazioni quotidiane del bordo del Sole 110, operazione che
continuò tenacemente per tutto il periodo della sua attività. Inoltre,
egli perfezionò il metodo d’osservazione allargando la fenditura
dello strumento, in modo tale da poter avere una visione completa
dei fenomeni, ed adoperando un vetro rosso come ulteriore filtro per
la luce del cielo.
Nello stesso periodo Secchi, dopo aver condotto un’analisi
relativa alla forma ed alle dimensioni delle protuberanze, fu in
grado di dividere queste ultime in due grandi classi: protuberanze
eruttive, simili a sottili getti caratterizzati da uno sviluppo molto
rapido e dalla presenza di vapori metallici, e protuberanze
109
CHINNICI, I.: “Eclissi Totali di Sole 1860 - 1870: la Nascita della Fisica Solare”,
Giornale di Astronomia, 2000, vol. 26, n. 1, p. 40.
110
RESPIGHI, L.: “Osservazioni Spettroscopiche del Bordo e delle Protuberanze Solari”,
Atti della Accademia dei Lincei, Roma, vol. XXIII, 1869–1870.
73
quiescenti, grosse nubi che si elevano lentamente dalla cromosfera
contenenti semplicemente idrogeno e vapori di calcio. Altre
caratteristiche che contraddistinguono le protuberanze eruttive sono
la maggior altezza che possono raggiungere, dell’ordine di diverse
centinaia di migliaia di chilometri, ed una evidente connessione con
le macchie solari.
Sempre lo stesso Secchi fu in grado di dimostrare che la
temperatura delle macchie solari è inferiore a quella della fotosfera
analizzando le varie regioni dell’immagine del Sole proiettata su di
uno schermo attraverso una pila termoelettrica. La pila
termoelettrica non è altro che un rivelatore di radiazione infrarossa
che si basa sull’effetto termoelettrico.
Respighi, nel periodo che va dal 1868 al 1869, fu il primo ad
osservare le deformazioni e lo sdoppiamento delle righe spettrali
nelle regioni occupate dalle macchie, fenomeno spiegato in seguito
da Hale e riconducibile all’intenso campo magnetico che risiede in
tali zone.
Tra le diverse teorie che furono formulate per spiegare quale
fosse la natura delle macchie, due erano le linee di pensiero
predominanti. Secondo l’idea di Hervé Faye (1814–1902) le
macchie erano voragini presenti sulla superficie del Sole: la
depressione generata dalla caduta di materiale sarebbe dovuta
giungere agli strati più freddi che sormontano la fotosfera,
aspirandoli; tali sostanze poi cadendo all’interno della voragine
avrebbero causato l’oscurità assorbendo la radiazione proveniente
dagli strati più bassi 111. L’altra opinione diffusa, invece, proponeva
le macchie come vere e proprie nubi di materiale assorbente situate
ad una certa altezza dalla superficie solare. Questo argomento creò
forti divisioni tra gli studiosi dell’epoca, tanto più che entrambe le
posizioni risultavano plausibili in ordine alle esigue conoscenze
sino ad allora maturate.
111
TACCHINI, P.: “Intorno alla Teoria del Signor Faye sulla Formazione delle Macchie
Solari. Considerazioni del Prof. P. Tacchini e del P. Secchi”, Memorie degli
Spettroscopisti Italiani, 1873, app. vol. 2, p. 5.
74
In modo particolare ricordiamo la disputa generatasi tra Secchi e
Respighi. Entrambi gli astronomi italiani erano contrari all’idea
dell’esistenza di vere e proprie nubi assorbenti, ma mentre Respighi
concordava con l’ipotesi di Faye 112, Secchi aveva formulato una
propria teoria secondo la quale le macchie sarebbero generate
dall’eruzione di materiale sotto forma di facole e protuberanze,
materiale che ricadendo raffreddato sulla superficie del Sole
oscurerebbe le zone che va a ricoprire 113. Ricordiamo che,
solamente con la comprensione dei meccanismi di produzione e di
trasporto dell’energia dagli interni stellari alla superficie della stella
e introducendo nelle teorie gli effetti del campo magnetico, è stato
possibile avere un quadro più chiaro dei fenomeni solari; ma questa
è storia del XX secolo.
Il crescente interesse nei confronti della fisica solare stimolò in
alcuni l’idea di realizzare un organo di organizzazione e di raccolta
dei lavori riguardanti questo tipo di ricerche.
L’occasione che determinò l’avvicinamento tra gli studiosi
italiani interessati nelle nuove pratiche spettroscopiche fu la prima
spedizione scientifica nazionale finanziata dal governo per
l’osservazione dell’eclisse del 22 dicembre 1870 in Sicilia. Per
scongiurare il rischio di fallimento dell’impresa causa maltempo, si
pensò di organizzare due postazioni, una ad Augusta e l’altra a Gela
(allora Terranova), la qual cosa rese necessaria la partecipazione di
parecchi ricercatori provenienti dagli Osservatori di Padova,
Firenze, Roma, Napoli e Palermo, dotati di strumenti spettroscopici.
Per quanto riguarda i risultati ottenuti dalla spedizione, questi
furono solo parzialmente soddisfacenti: infatti il cielo, a tratti
nuvoloso, non permise di fotografare la corona durante la totalità,
ma fu comunque possibile osservare la riga coronale notata per la
prima volta l’anno precedente. Quale fosse la posizione e quindi
quale elemento chimico si celasse dietro tale riga restava comunque
112
RESPIGHI, L.: “Notes sur les Cyclones Solaires; avec une Réponse de M. Respighi à
MM. Vicaire et Secchi”, Memorie degli Spettroscopisti Italiani, 1873, app. vol. 2, p. 62.
113
SECCHI, A.: Il Sole, Tipografia della Pia Casa di Patronato, Firenze, 1884.
75
un mistero. Ricordiamo che il primo ad osservare la riga coronale fu
Young, il quale eseguì nuove osservazioni nel ’70 in Spagna, ma
solo nel 1876 determinò con una certa esattezza la posizione della
riga principale: essa non corrispondeva a nessuna riga di
Fraunhofer, doveva quindi essere prodotta da un elemento
sconosciuto che fu chiamato coronio. Solo negli anni ‘40 del secolo
successivo sulla base della teoria quantistica fu possibile
identificare le più intense righe coronali come righe del ferro
altamente ionizzato.
Il risultato più importante della spedizione italiana fu comunque
quello di aver posto le basi per la realizzazione della già citata
Società degli Spettroscopisti Italiani, fondata nel 1871 ad opera di
Tacchini, Secchi, Respighi, Giuseppe Lorenzoni (1834–1914),
direttore dell’Osservatorio di Padova, e Arminio Nobile (1838–
1897), direttore dell’Osservatorio di Napoli.
Le Memorie della Società, nelle quali venivano pubblicati anche
articoli di astronomi stranieri, godettero di grande diffusione e
considerazione. A conferma di questo, lo stesso Hale vi si ispirò,
cercando la collaborazione di Tacchini nel fondare nel 1895 “The
Astrophisical Journal” 114. Il carattere internazionale della Società
era tanto più sottolineato dalla presenza a fianco dei trenta membri
italiani di altrettanti membri stranieri.
Sul finire del secolo il maggiore, per non dire unico, continuatore
in Italia degli studi riguardanti l’attività solare fu Annibale Riccò
alla direzione dell’Osservatorio di Catania. Importanti furono le
ricerche da lui condotte relative ai cicli delle macchie e delle
protuberanze, che misero in luce una diretta correlazione fra i due
fenomeni e che trovano ampio spazio nelle Memorie degli
Spettroscopisti. Egli fu il primo ad utilizzare in Italia lo
spettroeliografo, strumento di cui abbiamo parlato nel capitolo
114
CHINNICI, I.: “La Società degli Spettroscopisti Italiani e la Fondazione di “The
Astrophysical Journal” nelle lettere di G. E. Hale a P. Tacchini”, Atti del XVI Congresso di
Storia della Fisica e dell’Astronomia, Como, 1996.
76
precedente, ideato da Hale, che permette di esaminare l’intera
cromosfera fuori eclisse.
Dai primi due decenni di grande fermento e brillante attività si
passò rapidamente ad un periodo di crisi delle ricerche astrofisiche
italiane, profondo cambiamento che corrispose alla scomparsa dei
principali fautori di quella rivoluzione astronomica che non tutti
accettarono, considerando ancora scopo esclusivo dell’astronomia la
determinazione e comprensione del movimento dei corpi celesti.
Da un’analisi degli articoli pubblicati sulle Memorie degli
Spettroscopisti, si evince che già dall’inizio degli anni ’90 vi fu un
calo di attenzione nei confronti delle problematiche solari in favore
di un rinato interesse verso l’astronomia classica. Ricordiamo che,
proprio per dare spazio all’astronomia classica, i prime otto volumi
delle Memorie erano accompagnati da un’appendice destinata ad
accogliere lavori non strettamente attinenti alla astronomia fisica.
Tali appendici, però, ospitavano sempre in larga parte articoli
riguardanti il Sole o la spettroscopia in genere e per questo motivo
vennero assorbite dai normali volumi.
Chi pubblicò in larga misura il maggior numero di articoli furono
Tacchini e Secchi: articoli essenzialmente di fisica solare. Alla
scomparsa dei due astronomi corrispose un deciso calo delle
pubblicazioni. La quasi totale assenza di ricercatori in grado di
continuare il lavoro dei due illustri predecessori testimonia come in
Italia, nonostante la presenza della Società, non si fosse diffuso un
profondo interesse verso la nuova astronomia e come i successi
ottenuti in questo campo fossero soltanto frutto di singoli. Non si
può sostenere che, ancora una volta, la causa prima andasse
ricercata nelle scarse possibilità economiche degli istituti italiani in
un’epoca di rapido sviluppo tecnologico.
Anche se, come già accennato, il mutamento di indirizzo delle
Memorie si era già notato dalla fine del secolo, si sottolinea come
dal trentesimo volume (relativo all’anno 1901) in avanti si sia
ridotta considerevolmente il numero e l’importanza degli articoli di
astrofisica, mentre sono diventati sempre più numerosi gli articoli
77
relativi all’astronomia di posizione, al magnetismo terrestre, alla
geodesia ed anche alla meteorologia.
Altro dato interessante è la quasi totale scomparsa di articoli di
astronomi stranieri, che in precedenza avevano trovato ampio spazio
sulle Memorie, indice del diminuito interesse internazionale verso
la pubblicazione italiana e forse di una chiusura dell’astronomia
italiana nei confronti delle ricerche compiute all’estero, chiusura
che in seguito diventerà esplicita.
Il nuovo corso portò quindi a vedere pubblicati un maggior
numero di articoli di astronomia tradizionale rispetto a quelli di
spettroscopia, facendo venir meno alle Memorie il ruolo per il quale
erano nate e lasciando già intravedere la futura trasformazione della
Società degli Spettroscopisti Italiani in Società Astronomica
Italiana avvenuta nel 1920.
A maggiore testimonianza del periodo di crisi in cui versava
l’astronomia italiana, nella prefazione del secondo volume delle
Memorie della Società Astronomica Italiana, il presidente Cerulli,
indicando le linee guida della rinnovata pubblicazione, scrive che
“Di fronte alla vertiginosa e qua e là frettolosa produzione
astronomica odierna, si va sentendo ogni giorno più il bisogno di un
organo di Critica, e sarebbe un gran meritare della scienza se esso
potesse venirsi formato in Italia. Una impresa simile… non
troverebbe impedimenti nella scarsità dei mezzi ottici. La nostra
attività… potrebbe quindi non tanto consistere nell’accumular
scoperte in base a criteri e metodi in voga, quanto nell’accurata
disamina di tali criteri…” 115. Pare quindi che gli astronomi italiani,
secondo Cerulli, non possano far altro che criticare il lavoro e le
ricerche compiute negli altri paesi senza poter portare avanti una
propria linea di ricerca magari in collaborazione con astronomi
stranieri. In realtà questa posizione fu ben presto modificata e le
nuove Memorie diventarono organo di pubblicazione di qualunque
scritto riguardante ricerche condotte da astronomi italiani, purché
115
CERULLI, V.: “Prefazione”, Memorie della Società Astronomica Italiana, vol. 2,
Roma, 1921, p. 4.
78
costituisse un reale contributo al progresso delle conoscenze
astronomiche.
Il primo a compiere accurati studi sugli spettri stellari nel 1860
fu il già ricordato Donati, il quale ebbe il merito di perfezionare la
tecnica strumentale in collaborazione con il suo predecessore nella
direzione della Specola fiorentina Giovan Battista Amici (1786–
1863), anch’egli ricordato per la sua grande abilità nella costruzione
di strumenti astronomici 116. La novità stava nel convogliare la luce
da analizzare attraverso una fenditura, frapponendo tra questa ed il
prisma una lente collimatrice in modo da restituire al prisma stesso
un fascio di raggi paralleli. Donati utilizzava un prisma a visione
diretta, che produce una buona dispersione del fascio di luce senza
deviare la linea di vista 117. Egli però non fu in grado o non volle
cogliere il significato astrofisico che si celava dietro le
informazioni che andava scoprendo. Ricordiamo le difficoltà
incontrate da parte di parecchi astronomi nel riconoscere la nuova
astronomia come campo di ricerca autonomo dalle enormi
potenzialità: l’interesse di Donati era semplicemente diretto allo
studio della rifrazione finalizzato ad una migliore determinazione
della declinazione delle stelle.
Ricordiamo anche il contributo dell’astronomo fiorentino allo
studio delle aurore boreali, che consentì di evidenziare il legame tra
tali fenomeni e l’attività solare, smentendo quella che fino a quel
momento era l’opinione comune e cioè che si trattasse di fenomeni
meteorologici.
Lo strumento messo in opera da Donati, primo a consentire
un’esatta misura micrometrica delle righe spettrali, aveva lo
svantaggio di poter essere utilizzato solamente con le stelle più
brillanti. Per poter compiere un’analisi diffusa anche alle stelle più
116
CHINNICI, I.: “19th Century Spettroscopic Instruments in Italian Astronomical
Observatories”, Nuncius, 2000, n.2, p. 671.
117
DONATI, G. B.: “Intorno alle Strie degli Spettri Stellari”, Annali del Museo di Fisica e
Storia Naturale di Firenze, vol. 1, Firenze, 1866, p. 1–20.
79
deboli era necessario tornare all’utilizzo di un prisma semplice,
tecnica che però fino a quel momento non aveva dato risultati
soddisfacenti. Respighi, all’epoca già direttore dell’Osservatorio del
Campidoglio, immaginò che il problema fosse insito nell’angolo
rifrangente troppo grande, pari a 60°, dei prismi allora in uso.
Ottenuti i fondi necessari commissionò all’ottico di Monaco, Merz,
uno spettroscopio dotato di prisma caratterizzato da un angolo
rifrangente di soli 12°, strumento che si rivelò di straordinaria
efficacia nel mostrare con estrema chiarezza e distinzione gli spettri
stellari. Già nello stesso anno, il 1869, Secchi ordinò uno strumento
analogo per la Specola del Collegio Romano da lui diretta. Un
ulteriore innovazione stava nell’utilizzo del prisma obiettivo,
caratterizzato dalla sistemazione dell’elemento disperdente davanti
all’obiettivo anziché in prossimità dell’oculare. Tale tecnica, ripresa
da Pickering presso l’Osservatorio di Harvard, accoppiata alla
fotografia,
offriva
il
grosso
vantaggio
di
ottenere
contemporaneamente più spettri stellari con singole pose del campo
celeste.
Nell’applicazione dello spettroscopio allo studio delle stelle,
decisivo fu il contributo portato da Respighi nel decifrare il
fenomeno della scintillazione stellare 118. Ciò che si pensava della
scintillazione prima degli studi dell’astronomo italiano era che la
rapida ed irregolare variazione di colore ed intensità della luce
emessa dalle stelle fosse dovuta alla interferenza dei raggi rifratti
dall’atmosfera terrestre. Respighi, attraverso esperimenti eseguiti
sostanzialmente ruotando il prisma dello spettroscopio, dimostrò
che la scintillazione non poteva essere dovuta all’interferenza o
riflessione bensì alla dispersione dei raggi luminosi nei diversi
strati atmosferici. Dai suoi studi risultò poi che la scintillazione è
influenzata dal moto di rotazione della Terra: egli mostrò che le
bande scure proprie del fenomeno si muovono nello spettro delle
stelle dal rosso al violetto se la stella è situata ad ovest, dal violetto
118
MONACO, G.: “Lorenzo Respighi and Star Scintillation”, Memorie della Società
Astronomica Italiana, 1990, vol. 61, n. 4, p. 819.
80
al rosso se la stella si trova ad est, mentre il movimento è oscillante
o stazionario se la stella si trova a nord oppure a sud; non vi è
quindi nessuna correlazione tra la scintillazione e i movimenti di
correnti d’aria in senso ascensionale o discendente 119.
Secchi dal canto suo aveva iniziato ad occuparsi di spettri stellari
sin dal 1862. Già da subito egli si rese conto che il comportamento
delle righe spettrali era in stretta relazione col colore dell’astro
esaminato e che tutti gli spettri stellari potevano ridursi a pochi tipi
fondamentali. In una memoria del 1867 Secchi pubblicò una prima
classificazione spettrale delle stelle, che egli divise in tre classi. Nel
primo tipo sono racchiuse le stelle bianche, caratterizzate da alta
temperatura e dalla prevalenza nello spettro delle righe
dell’idrogeno; del secondo tipo fanno parte le stelle gialle,
caratterizzate da spettri sottili ed in cui è evidente la presenza di
vapori metallici; il terzo tipo è quello delle giganti rosse
caratterizzate da uno spettro a bande 120. Nel 1869 venne pubblicata
una continuazione della precedente memoria con l’introduzione di
una quarta classe di stelle piccole e rossastre il cui spettro è
caratterizzato dalla presenza delle bande molecolari del carbonio 121.
Il lavoro di classificazione fu ulteriormente ampliato dall’esame di
oltre quattromila stelle, condotto con il nuovo strumento, riguardo
al quale Secchi entrò in polemica con Respighi sulla priorità a
servirsi di un tale dispositivo nello studio degli spettri stellari 122.
Tale classificazione fu poi sostanzialmente ripresa e ampliata
dall’equipe di Harvard.
119
RESPIGHI, L.: “Applicazioni dello Spettroscopio alla Scintillazione delle Stelle”, Nota
I e Nota II, Atti della Pontificia Accademia dei Lincei, 1868 e 1869, vol. 21 e vol. 22.
120
SECCHI, A.: “Sugli Spettri Prismatici delle Stelle Fisse”, Memorie della Società
Italiana delle Scienze, vol. 1, Firenze, 1867.
121
SECCHI, A.: “Sugli Spettri Prismatici delle Stelle Fisse, Memoria II”, Memorie della
Società Italiana delle Scienze, vol. 1, Firenze, 1869.
122
SECCHI, A.: “Sugli Spettri Prismatici de’ Corpi Celesti”, Atti dell’Accademia
Pontificia dei Nuovi Lincei, anno XXV, vol. 4, Roma, 1872.
81
2.6
L’astronomia italiana ed i periodici internazionali.
A conclusione di questa analisi dello stato della ricerca
astronomica italiana nel secolo in questione, si è ritenuto opportuno
verificare quale fosse lo spazio riservato agli articoli degli studiosi
italiani nei maggiori periodici internazionali dell’epoca; indice non
solo di quale fosse la considerazione in cui venivano tenute le
ricerche condotte nel nostro paese, ma anche della reale diffusione
ed utilità che queste avevano nel progresso delle conoscenze
astronomiche.
I periodici presi in esame sono: “Astronomische Nachrichten”,
pubblicato dal 1823 a Altona, “Monthly Notices of the Royal
Astronomical Society”, pubblicato dal 1827 a Londra,
“Astronomical Journal”, pubblicato dal 1849 a Cambridge,
“Astrophysical Journal”, pubblicato dal 1895 a Chicago.
Iniziamo col dire che l’Astronomische Nachrichten presenta
quasi unicamente articoli di astronomia classica di posizione.
Ampio spazio è riservato ai lavori di astronomi italiani sin dalla
fondazione del giornale, almeno fino al 1860. Numerosi sono i
contributi di De Gasparis, Santini, Trettenero, De Vico, Plana,
Carlini, Donati, Schiaparelli, Respighi e Secchi relativi
principalmente alle osservazioni ed al calcolo degli elementi
dell’orbita di comete e pianetini.
Il numero di articoli italiani si riduce progressivamente nel corso
degli ultimi decenni del secolo, così che agli inizi del ventesimo
secolo gli articoli di astronomi italiani si contano sulle dita di una
mano.
Anche l’Astronomical Journal presenta principalmente articoli di
astronomia di posizione, ma nessuno di questi è opera di ricercatori
italiani. Caso a parte sono i lavori relativi alle osservazioni di stelle
variabili e dell’eclisse di Sole del 1892 realizzati da padre Hagen,
dal 1906 direttore della Specola Vaticana ma allora ancora direttore
dell’Osservatorio di Georgetown.
Per quanto riguarda l’Astrophysical Journal abbiamo già detto
delle consultazioni di Hale con Tacchini, aggiungiamo che ben otto
82
dei dieci “associate editors” del giornale erano anche membri della
Società degli Spettroscopisti Italiani; nessuno però, tranne
ovviamente Tacchini stesso, era di nazionalità italiana 123. Gli unici
articoli di astronomi italiani sono costituiti da pochi lavori di
Tacchini e Riccò relativi ad osservazioni solari, oltre ai lavori sulle
stelle variabili di Hagen, sempre però del periodo americano, come
nel caso dell’Astronomical Journal.
L’andamento delle pubblicazioni nelle Monthly Notices della
R.A.S. non fa altro che confermare quanto già visto nelle Memorie
degli Spettroscopisti per i lavori di astrofisica e nell’Astronomische
Nachrichten per i lavori di astronomia classica. Fino agli anni ’60
sono piuttosto numerose le notizie di studi relativi all’astronomia di
posizione, al solito principalmente osservazione e calcolo di
elementi orbitali di comete e pianetini, compiuti da De Gasperis,
Donati, Plana, Santini e Secchi. Dal 1865 al 1880 troviamo poche
notizie riguardanti gli studi di Schiaparelli sulle stelle cadenti e su
Marte, di Denza sempre sulle stelle cadenti, di Respighi sulla
scintillazione delle stelle, di Secchi e Tacchini sul Sole. Dopo il
1890 troviamo soltanto il necrologio di Tacchini e Riccò oltre, nel
caso di Riccò, alla precedente notizia di elezione a membro
associato.
Da questa analisi emerge una inarrestabile caduta di valore delle
ricerche astronomiche italiane durante il XIX secolo, ad eccezione
delle vicende che portarono alla nascita e sviluppo –al pari se non
in anticipo rispetto agli stati più avanzati del mondo– delle ricerche
di astrofisica, attività però ben presto arenatasi. L’impressione è
che, nonostante la fama e l’importanza raggiunta a livello
internazionale nel campo della nuova astronomia da personaggi
quali Secchi, Tacchini, Respighi, Riccò, non sia mai esistita una
base dalla quale potessero sorgere nuovi individui in grado di
portare avanti questo tipo di ricerche con la stessa determinazione,
123
CHINNICI, I.: “La Società degli Spettroscopisti Italiani e la Fondazione di “The
Astrophysical Journal” nelle lettere di G. E. Hale a P. Tacchini”, Atti del XVI Congresso di
Storia della Fisica e dell’Astronomia, Como, 1996.
83
ma che si sia trattato soltanto dell’iniziativa di singoli illuminati
scienziati, terminata con la fine della loro vita. Forse il fallimento
della Società degli Spettroscopisti Italiani, sempre che si possa
parlare di fallimento, si cela proprio dietro alla mancata diffusione e
affermazione tra i ricercatori italiani della consapevolezza della
grande importanza degli studi spettroscopici come mezzo di
indagine fisica dei corpi celesti. Sintomo di questa difficoltà si
ritrova nel fatto che spesso le sedi di pubblicazione, anche di
importanti lavori, restavano i periodici di diffusione provinciale, al
più regionale o nazionale, fatte salve alcune eccezioni, come le
Memorie della Società degli Spettroscopisti nel periodo di maggior
circolazione.
La conclusione dell’esperienza della Società degli Spettroscopisti
corrispose al tentativo di tornare agli “antichi” studi di astronomia
classica, studi che tanta gloria avevano portato all’Italia, ma che
negli osservatori italiani non era più possibile compiere in maniera
proficua, a causa, come già detto, della strumentazione oramai
superata e del tutto inadeguata. Facilmente si può sostenere –lo si fa
anche quando si parla dell’attuale stato della ricerca italiana– che
questa situazione fosse il risultato di una politica della scienza
errata, politica probabilmente dettata dalle condizioni economiche
del nostro paese senz’altro infelici, se paragonate a quelle degli altri
stati all’avanguardia nella ricerca scientifica.
Una chiave di lettura più critica della crisi dell’astrofisica
italiana viene da Luigi Puccianti, il quale svolgeva all’inizio del
Novecento studi spettroscopici sulla costituzione della materia.
Egli, riferendosi alle scoperte effettuate da Hale, sostiene che
“alcune
osservazioni
bene
appropriate
e
con
mezzi
convenientemente rinnovati” hanno rivelato sulle macchie solari più
di quanto si fosse dedotto da una “infinita ripetizione sopra un
enorme numero di casi particolari delle solite osservazioni
metodiche” 124. Si trattava di una aperta polemica nei confronti delle
124
PUCCIANTI, L.: “I Progressi Recenti dell’Analisi Spettrale”, I Progressi Recenti della
Fisica Teorica, Sperimentale ed Applicata, a cura di A. Garbasso, Milano – Roma –
84
ricerche condotte dall’ultimo erede della Società degli
Spettroscopisti, Riccò, il quale aveva da poco pubblicato i risultati
di quarant’anni di ricerche solari impostate proprio su osservazioni
metodiche finalizzate alla formazione di statistiche, ritenute
necessarie per compiere una successiva opera interpretativa.
Aggiunge “mentre tutti i ricercatori si lamentano della scarsezza dei
mezzi, molti di loro si troverebbero poi terribilmente impacciati e
delusi se ne ottenessero di così grandiosi”. Puccianti vedeva come
elemento determinante per un rapido accumulo di successi
l’approccio dinamico alle ricerche adottato dal gruppo di Hale, più
che la dotazione di strumentazione all’avanguardia.
Nonostante le sconfortanti vicende passate, al termine del primo
conflitto mondiale l’Italia svolgeva ancora un certo ruolo a livello
organizzativo e come punto di incontro tra le varie comunità
astronomiche, forse per la fama delle antiche conquiste che ancora
resisteva e per il merito di scienziati a cui non era data la possibilità
di intraprendere ricerche avanzate e che in questo modo davano il
loro contributo al progresso scientifico.
La prima Assemblea Generale dell’“International Astronomical
Union” si tenne a Roma nel maggio del 1922, cinque mesi prima
della marcia su Roma 125. Gli scopi della I.A.U. erano di facilitare le
relazioni tra gli astronomi delle diverse nazioni, specialmente
quando la cooperazione internazionale era utile o necessaria, e di
promuovere gli studi astronomici in tutti i settori.
I paesi aderenti all‘Unione erano 19, tra i quali i più impegnati
nelle ricerche astronomiche restavano Gran Bretagna, Francia e
Stati Uniti.
Napoli, Dante Alighieri, 1911, p. 109–137; per una più ampia trattazione: CANZI, M. P.:
“L’Evoluzione della Spettroscopia in Italia”, Atti del XIV e del XV Congresso Nazionale
di Storia della Fisica, Lecce, 1994, p. 277.
125
“First General Assembly”, Transactions of the International Astronomical Union, vol.
1, 1922. (Appendice 2.VI )
85
La rappresentanza italiana nel comitato esecutivo era composta
da Cerulli (con la nomina di vice–presidente), Bianchi, Antonio
Abetti, Bemporad, Garbasso e Volterra.
Su 32 commissioni, una per ogni settore di ricerca, 17 avevano al
loro interno membri italiani.
È curioso notare che le commissioni prive di membri italiani
erano proprio quelle legate a campi di ricerca astrofisica, alla cui
nascita e sviluppo tanto avevano contribuito gli studi condotti in
Italia. Di tre commissioni di fisica solare solo in una erano presenti
G. Abetti e Bemporad; nella commissione per la classificazione
spettrale delle stelle non era presente nessun esponente italiano a
continuare l’opera di Secchi; nella commissione poi per le stelle
cadenti risulta incredibile la totale assenza di astronomi italiani in
considerazione di quanto era stato fatto da Schiaparelli nel portare
alla luce la reale natura di tale fenomeno.
Al contrario la presenza di astronomi italiani si ritrova nelle
commissioni che si occupavano di astronomia di posizione e
geodetica, ad ulteriore conferma della strada intrapresa dalla ricerca
astronomica in Italia sin dal finire del secolo precedente.
86
Capitolo 3
L’Astronomia a Bologna nel XIX Secolo
Non solo la città di Bologna non fu risparmiata dai moti
rivoluzionari che attraversarono tutta la Penisola trasformandone lo
status politico e territoriale, ma anzi fu uno dei principali centri di
rivolta.
Bologna si trovava sotto il diretto controllo dello Stato pontificio
sin dal 1447, anno in cui fu stipulata una convenzione tra la
Repubblica bolognese di allora e la Santa Sede. Tale convenzione,
mantenuta fino al 1796, anno di cessazione provvisoria del governo
pontifico, accordava parecchi privilegi alla città, tra i quali la
possibilità di mantenere i suoi legati alla Corte di Roma al pari di
qualunque potenza cattolica, di far risiedere –insieme al legato
pontificio– il gonfaloniere nel pubblico palazzo, di coniare monete
con il proprio stemma, di vincolare la pubblicazione degli editti
pontifici all’assenso dei magistrati bolognesi 126.
Tale situazione consentì la nascita e lo sviluppo di importanti
iniziative culturali, tra le quali l’Osservatorio astronomico, fondato
nel 1726 per opera del conte Marsigli e di Manfredi. Per tutto il
corso del XVIII secolo presso la Specola bolognese vennero
compiuti lavori di indubbio valore, primo fra tutti la compilazione e
la stampa delle “Ephemerides Bononienses”, rimaste per vari
decenni le più estese e complete tra quelle circolanti in tutta
Europa, la qual cosa ne determinò una vasta diffusione e contribuì
alla notorietà dell’Osservatorio in cui venivano prodotte.
Le vicende politiche ed economiche che si susseguirono nel corso
del XIX secolo modificarono sostanzialmente questo stato di cose,
126
BARTOLINI, F.: “Bologna nella storia del Risorgimento italiano”, Annuario della
Regia Università di Bologna, 1887/88.
87
relegando la Specola sin dai primissimi anni della nuova epoca ad
una situazione di quasi totale abbandono.
3.1
Il periodo napoleonico
Con l’ingresso in Bologna delle truppe francesi, il 16 giugno
1796 iniziò per la città un periodo di continue agitazioni e
rivolgimenti che si concluse solamente dopo il definitivo crollo del
regime pontificio e l’annessione al Regno d’Italia.
Negli anni dell’età napoleonica, che vanno dal 1796 al 1815, la
città passò attraverso diverse forme di governo: è possibile
distinguere tre fasi.
Tra il 1796 ed il 1799 si ha il primo periodo repubblicano,
iniziato con l’indipendenza del Senato a cui fece seguito
l’istituzione della Federazione delle quattro provincie, nominata
Repubblica Cispadana e conglobata nel 1897 nella Repubblica
Cisalpina. Questa prima fase non fu segnata da particolari
trasformazioni, se non per il varo del nuovo Statuto universitario la
cui applicazione fu momentaneamente sospesa. Il periodo di riforme
napoleoniche fu infatti interrotto nel 1799 dalla breve Reggenza
austriaca, durante la quale fu ripristinata la costituzione pontificia.
Dal 1800 al 1815, tornato il dominio francese, Bologna entrò a
far parte della Repubblica italiana, poi Regno d’Italia dal 1804.
In campo culturale furono richiamate in vigore le leggi della
Repubblica Cisalpina, compreso il piano di riforma dell’Ateneo. La
particolare attenzione che veniva riposta al progresso scientifico, si
concretizzava nel tentativo di dare importanza centrale all’Istituto
Nazionale delle Scienze di Bologna.
L’interesse che veniva riposto nei gabinetti scientifici dal nuovo
pensiero repubblicano illuminista non fu sufficiente a compensare la
fine dei finanziamenti provenienti dallo Stato pontificio, che tanto
avevano favorito il progresso delle ricerche astronomiche nei secoli
precedenti.
88
Nel 1796 la carica di direttore dell’Osservatorio astronomico era
ricoperta da Petronio Matteucci (?–1800) 127, ruolo che gli era stato
assegnato nel 1782 assieme alla cattedra di Astronomia
all’Università.
È interessante sottolineare come la direzione della Specola e
l’insegnamento siano sempre stati intimamente legati: quasi sempre
le due nomine corrispondevano alla stessa persona. È facile quindi
comprendere come la crisi nel settore delle ricerche andava di pari
passo al declino nel campo dell’insegnamento.
L’impegno di Matteucci era principalmente rivolto alla
compilazione delle effemeridi astronomiche ed alla raccolta dei dati
meteorologici. Anzi, egli fu il primo a compiere questo tipo di
lavoro come prosecuzione dei registri tenuti privatamente sin dal
1714 dal fisico Bartolomeo Beccari. Quest’ultima occupazione
diventerà nel corso del XIX secolo, come vedremo, quasi l’unica
ragion d’essere della Specola.
Pare che il periodo di decadenza dell’Osservatorio astronomico
bolognese sia iniziato proprio con la direzione di Matteucci, non
altrettanto abile quanto il suo predecessore Eustachio Zanotti
(1709–1782), con il quale pure aveva lavorato in qualità di
assistente. Questo è ciò che sostiene Francesco Bertelli (1793–
1844) 128, dal 1835 astronomo aggiunto presso l’Osservatorio, nella
conferenza tenuta all’Accademia delle scienze il 2 marzo 1837
sull’attività svolta alla Specola di Bologna fino al 1832. Egli inoltre
aggiunge che “non fu nel Matteucci eguale a quello del Manfredi e
dello Zanotti l’ingegno nella rettificazione degli strumenti, né punto
si occupò della ricerca della ragione de piccoli errori” 129.
127
BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal
XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 193.
128
BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal
XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 209.
129
BERTELLI, F.: “Sull’attività della Specola di Bologna dal 1723 al 1832”, Conferenza
tenuta all’Accademia delle scienze il 02/03/1837, Archivio storico della Specola di
Bologna, scatola 25.
89
Tale asserzione è avvalorata dal materiale conservato in Archivio
della Specola, piuttosto ricco solo per il periodo in cui Matteucci
collaborava alle attività svolte da Zanotti 130.
Le osservazioni per le effemeridi, a quanto risulta dai registri,
vennero condotte fino al 1799 principalmente dall’assistente,
nonché professore di fisica, Sebastiano Canterzani (1734–1819) 131.
In questi anni l’Osservatorio si arricchì di nuovi strumenti tra i
quali quello che più verrà utilizzato nelle successive osservazioni e
misure per il calcolo delle effemeridi è l’orologio a pendolo
compensato di Ellicott (ancora conservato al Museo della Specola di
Bologna) 132.
Nel 1801 si susseguirono alla direzione Girolamo Saladini
(1731–1813) 133, che rinunciò all’incarico per passare alla cattedra di
Calcolo sublime, e Giovan Battista Guglielmini (1760–1817) 134 che,
probabilmente per ragioni di salute, preferì passare alla cattedra di
Introduzione al calcolo. L’opera più importante di Guglielmini
riguarda l’esperimento di verifica del moto diurno di rotazione della
Terra realizzato nel 1790 presso la torre dell’Osservatorio, oltre che
alla torre degli Asinelli. Egli avrebbe già dovuto fare parte del
personale della Specola come astronomo aggiunto tra il 1796 ed il
1799, ma la nomina ricevuta durante la Repubblica Cisalpina non fu
riconosciuta dal direttore, l’abate Matteucci. Le vicende di
Guglielmini, astronomo prima non riconosciuto, poi privato della
carica dalla Reggenza austriaca, ed infine addirittura nominato
direttore al rientro dei francesi in Bologna, lasciano già intravedere
quanto gli sconvolgimenti politici abbiano influito anche sulla vita
dell’Osservatorio e, conseguentemente, sul progresso delle ricerche.
130
Congiunzioni occultazioni Urano, Cometa 1744, E. Zanotti e P. Matteucci, Archivio
storico della Specola di Bologna, scatola 15.
131
Archivio storico della Specola, Registri delle osservazioni astronomiche.
132
BAIADA, E. BÒNOLI, F. BRACCESI, A.: Museo della Specola. Catalogo, Bologna
University Press, Bologna, 1995. (Appendice III)
133
BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal
XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 201.
134
BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal
XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 202.
90
È significativo che già nel 1802 Barnaba Oriani (1752–1832),
direttore dell’Osservatorio di Milano, trovava a Bologna
“l’Astronomia quasi abbandonata” 135.
La direzione della Specola e la cattedra di Astronomia passarono,
con decreto napoleonico, a Ludovico Ciccolini (1767–1854) 136, che
fu destituito dagli incarichi nel 1815 in seguito alla Restaurazione
del governo pontificio 137.
Presso l’Archivio dell’Osservatorio non sono conservati
documenti di Ciccolini, il quale –scrive sempre Bertelli nella
relazione citata– “non molte osservazioni proprie eseguì, impedito
come fu, dalla occupazione delle effemeridi, e da detrimento
sofferto nell’organo della vista”.
Sin dal 1803 la Specola era frequentata dall’alunno Pietro
Caturegli (1786–1833) 138, che diverrà il principale artefice delle
Effemeridi bolognesi nel loro ultimo periodo di pubblicazione.
Ricordiamo che, fino al 1812, nel registro delle osservazioni
astronomiche venivano annotati anche i rilevamenti meteorologici,
mentre dal 1813 si tenevano due registri separati.
3.2
Il periodo pontificio
Nel passaggio dal Governo napoleonico a quello pontificio si
ebbe un anno di transizione in cui, a causa dell’indebolimento delle
forze francesi, la città si trovò in balia, alternativamente, delle
truppe napoletane capitanate da Murat, ispirato da ideali di libertà
ed indipendenza, e delle milizie austriache, precorritrici nel
ristabilire i legami con la cultura ecclesiastica.
135
RAJNA, M.: Sulle Condizioni dell’Osservatorio della R. Università di Bologna e idee
fondamentali per il progetto di una nuova Specola da stabilirsi sulla collina
dell’Osservanza presso Bologna, Relazione al Rettore della R. Università di Bologna, Tip.
Monti, Bologna, 1906, p. 6.
136
BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal
XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 205.
137
SIMEONI, L.: Storia dell’Università di Bologna, Zanichelli, Bologna, 1947, vol. II, p.
181.
138
BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal
XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 206.
91
Secondo i trattati stipulati al Congresso di Vienna in seguito alla
caduta dell’Impero napoleonico, nel 1815 la Legazione di Bologna
veniva restituita allo Stato pontificio.
Dal 1815 al 1824 l’Ateneo fu sottoposto ad un regime
provvisorio: si apriva così un epoca di transizione in cui, più che a
modificare l’assetto consolidatosi nel corso dei due decenni di
dominio francese, si pensava ad allontanare quanti fossero sospettati
di simpatizzare con le ideologie rivoluzionarie repubblicane. Come
già ricordato, tra gli insegnanti dimessi c’era anche Ludovico
Ciccolini.
Una vera riforma dell’Università si avrà solamente nel 1824.
Questa riforma non comportò nessuna sostanziale modifica delle
cattedre istituite nel periodo francese, ma ebbe ugualmente un forte
impatto sull’insegnamento e sulle idee che circolavano all’interno
dell’Ateneo bolognese. La novità maggiore risiedeva nella
ricostituzione dei Collegi, i cui membri, nominati direttamente dal
Pontefice, avevano il compito di scegliere i professori, oltre che
vigilare sull’operato di questi ultimi e degli studenti. A causa di un
atteggiamento diffidente nei confronti di ogni novità, chiunque
mostrasse troppa originalità di pensiero o volesse mantenere
relazioni scientifiche con l’estero non aveva alcuna possibilità di
essere incaricato dell’insegnamento. Questo causò un sensibile calo
di valore dei professori e dei corsi, a tal punto che “l’Università
bolognese di studio europeo che era, fu ridotta pur troppo a
università provinciale, da bastare a pena, con ogni più ridicola
limitazione della scienza, alle Legazioni della Romagna” 139.
Il malumore degli studenti si concretizzò nei tumulti del 1831–32
che portarono alla caduta del governo pontificio, ma la libertà dalle
imposizioni papali ebbe vita breve a causa dell’intervento austriaco.
139
CARDUCCI, G.: Lo Studio bolognese, Discorso per l’ottavo centenario, Bologna,
Zanichelli, 1888; discusso in: SIMEONI, L.: Storia dell’Università di Bologna,
Zanichelli, Bologna, 1947, vol. II; VARNI, A.: “L’Università nel periodo napoleonico”,
Lo Studio e la Città – Bologna 1888-1988, a cura di W. Tega, Nuova Alfa, Bologna, 1987,
p. 181.
92
Bologna fu nuovamente percorsa da importanti agitazioni nel
1848–49, controllate da una nuova invasione austriaca che diede
inizio a dieci anni di duro governo militare sotto la bandiera
asburgica.
Con la Restaurazione pontificia, le cariche di direttore
dell’Osservatorio e professore di Astronomia passarono
all’astronomo aggiunto Caturegli, il quale si dedicò con grande
impegno alle osservazioni necessarie alla compilazione delle
effemeridi, coadiuvato da Gaetano Ceschi (?–1845) 140. Negli archivi
della Specola sono conservate ben tre scatole relative ad
osservazioni e calcoli eseguiti da Caturegli dal 1807 al 1833. In
queste si trovano manoscritti riguardo osservazioni e calcolo degli
elementi dell’orbita del pianetino Vesta, delle comete di Oriani ed
Encke, oltre alle tavole necessarie alla riduzione dei dati relativi a
Sole, Luna e pianeti.
Meritano particolare menzione le delicate osservazioni condotte
contemporaneamente dalle principali specole dell’Italia centro–
settentrionale tra il 1822 ed il 1825 per la determinazione delle
rispettive longitudini, alle quali partecipò anche la Specola di
Bologna, nonché le osservazioni della stella Polare condotte dallo
stesso Caturegli con il circolo ripetitore di Reichenbach (oggi
esposto al Museo della Specola) per determinare con la massima
precisione la latitudine geografica.
In quest’epoca fu acquistato uno strumento dei passaggi di
Reichenbach e Utzschneider, che andò a sostituire quello di Sisson
nella Sala Meridiana 141.
La cura con la quale venivano condotte le osservazioni spinse ad
una costante ricerca delle cause dei piccoli errori che affliggevano
le effemeridi calcolate a Bologna. Nei registri delle osservazioni si
trovano diverse annotazioni relative alla rettifica degli strumenti,
140
BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal
XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 210.
141
BAIADA, E. BÒNOLI, F. BRACCESI, A.: Museo della Specola. Catalogo, Bologna
University Press, Bologna, 1995. (Appendice III)
93
compresa la rideterminazione delle mire meridiane. Il problema
però persisteva in quanto causato dalle deformazioni del fabbricato
della Specola dovute all’azione del calore del Sole, come era stato
messo in evidenza da due memorie di Antonio de Cesaris,
pubblicate nelle Effemeridi di Milano del 1813 e 1816, “sul
movimento oscillatorio e periodico delle Fabbriche” 142.
Dalla corrispondenza di Caturegli, conservata nella scatola 39
dell’Archivio, si trovano indicazioni riguardo difficoltà economiche
incontrate per il restauro delle opere murarie della torre, la rettifica
degli strumenti e la pubblicazione delle effemeridi.
Caturegli fu astronomo di indubbio valore e fu anche membro
della Royal Astronomical Society, nomina avvenuta nel 1832, anno
precedente alla sua morte.
Come successore fu proposto Fabrizio Mossotti (1791–1863) 143,
il quale aveva passato i suoi anni di formazione presso
l’Osservatorio di Milano, e che al momento si trovava in Argentina,
presso l’Università di Buenos Aires. Nel 1823, infatti, era stato
costretto ad espatriare in quanto ricercato per aver partecipato ai
moti del ’21.
La nomina di Mossotti era dettata dalla volontà di fornire
all’Osservatorio bolognese un “vero astronomo osservatore e
calcolatore”; a questa designazione però si oppose l’Austria, per i
passati rivoluzionari del prescelto, costringendo la Curia bolognese
ad annullarla 144.
Le sorti dell’Osservatorio diventavano così sempre più buie,
tant’è che per ben dodici anni la direzione fu data solo come
incarico provvisorio.
Nel “Prospetto di Regolamento e di organizzazione per la
Specola Astronomica della Pontificia Università di Bologna” 145 del
142
BERTELLI, F.: Op. citata.
BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal
XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 207.
144
HORN D’ARTURO, G.: “Astronomia e Politica”, Coelum, Bologna, 1936, vol. 31, p.
105; tale vicenda è ben documentata dalle lettere conservate nell’Archivio storico della
Specola.
145
Conservato presso l’Archivio storico della Specola, scatola 30.
143
94
1 luglio 1835, firmato dall’arcicancelliere Card. Opizzoni e dal
rettore Minarelli, si dice che il personale dell’Osservatorio era
composto da tre astronomi aggiunti, tre allievi o collaboratori ed un
custode. Ceschi era incaricato della direzione, ovvero doveva
presiedere alle osservazioni ed era responsabile del corretto
funzionamento di tutto quanto fosse presente nell’Istituto
astronomico; Moratti era responsabile della stampa delle effemeridi;
Bertelli era tenuto a dare un corso pubblico di Astronomia teorica
della durata di due anni scolastici. Ad ogni astronomo era assegnato
come collaboratore uno dei tre allievi, e precisamente Amadei a
Bertelli, Evangelisti a Moratti e Bagni a Ceschi. Vi è poi riportata
una suddivisione dei calcoli per la compilazione delle effemeridi tra
i tre astronomi aggiunti: a Bertelli toccavano le eclissi,
congiunzioni di stelle e pianeti con la Luna, occultazioni ed
accostamenti che hanno luogo specificatamente per Bologna; a
Moratti la Luna, i pianeti superiori, i satelliti di Giove; a Ceschi il
Sole, i pianeti inferiori e la cronometria. È curioso come fosse
stabilito che ogni astronomo aveva diritto ad un giorno alla
settimana di dispensa dall’eseguire calcoli.
In un altro interessante documento del 1835 viene riportata una
descrizione delle Osservazioni astronomiche che denota come i
lavori fossero tutti finalizzati alla compilazione delle effemeridi ed
alla rilevazione dei dati meteorologici 146.
Nella scatola 32 dell’Archivio è presente una riflessione scritta
del primo febbraio 1836 riguardante le Effemeridi bolognesi,
inviata da Bertelli al Rettore dell’Università. In questa traspare la
consapevolezza dell’inferiorità nella precisione, e quindi inutilità,
delle effemeridi calcolate a Bologna rispetto a quelle di Berlino,
Milano e Parigi –aggiungiamo anche Londra–, essendo queste
ultime “seguite da più anni notabili cangiamenti diretti ad
amplificarle e perfezionarle: cangiamenti de’ quali Caturegli
146
CESCHI, G: Descrizione delle Osservazioni Astronomiche ed indicazione delle
relative occupazioni degli Astronomi, Archivio storico della Specola, scatola 30.
(Appendice 3.IV)
95
nell’ultimo volume e quadriennio delle sue Effemeridi non poteva
farvi carico, essendo stati ammessi dagli altri stabilimenti
astronomici posteriormente all’epoca in cui quel volume venne
calcolato”. In particolare egli insiste sui nuovi metodi introdotti da
Encke a Berlino nel 1830 per calcolare le posizioni lunari, inoltre
sostiene “che il disaccordo emerso fra i dati di Luna delle
Effemeridi di Berlino, e gli altri delle Effemeridi di Bologna –che
raggiunge in taluni casi i 13”– dipendon dal calcolarsi nelle prime i
decimi di secondo per tutti i molti argomenti, la cui somma
algebrica costituisce il dato che si ricerca a mezzodì medio di
ciascun giorno; ed in quelle di Bologna dal non mettere a calcolo
rigoroso tali decimi, ed invece sopprimendoli”. Un altra causa
d’errore consisteva nel calcolare le effemeridi di Luna per più anni
a venire, e non di anno in anno come si faceva per il Sole. Egli
conclude auspicando di poter ricondurre le Effemeridi di Bologna al
grado di precisione, se non di quelle di Berlino, almeno di quelle
milanesi e parigine.
Sempre relativamente alle effemeridi, ed ai problemi connessi
alla loro realizzazione, nella scatola 40 relativa alle lettere scritte e
ricevute da Ceschi, troviamo una lettera di Bertelli del 1836 in cui
si richiede l’impegno di tutti gli astronomi nelle osservazioni per
poter compiere un lavoro più accurato; in seguito vi è un’altra
lettera datata 31/08/1837, in cui Ceschi rimprovera Bertelli per la
presenza di errori e lacune nella copia delle Effemeridi consegnata
allo stampatore.
La situazione dell’Osservatorio in questo periodo viene descritta
dall’astronomo viennese Karl Littrow (1811–1877) in un articolo
pubblicato sul numero 180 del 8 agosto 1840 della “Gazzetta
privilegiata di Venezia”, in seguito ad una visita alle specole
italiane. Egli scrive che “La Specola di Bologna si trova sopra
un’antica torre la quale, a cagione della sua grande altezza, manca
affatto di stabilità. In un piano inferiore della torre vi sono due
locali aggiunti al fabbricato principale e di data più recente: l’uno
contiene un piccolo strumento dei passaggi di Reichenbach, sopra
96
pilastri non isolati; nell’altro si trova, sotto un tetto girevole, una
macchina parallattica di Dollond [esposta nel Museo della Specola],
e con sorpresa si vede lì accanto un quadrante mobile. L’edifizio
principale poi s’innalza di qualche piano ancora al di sopra del tetto
girevole, e in una larghezza di circa 10 tese [19,5 m], di modo che
all’equatoriale rimane osservabile appena mezzo cielo. Eccettuato
un cerchio ripetitore di Reichenbach, un piccolo cannocchiale di
Fraunhofer [ora scomparso] e un telescopio a specchi di Amici
[esposto al Museo della Specola], non si trova cosa rimarchevole
nella Specola. In generale il tutto è paragonabile a un antico
edifizio, il quale offre più oggetto di studio all’archeologo che
all’astronomo. Dopo la morte di Caturegli, avvenuta molti anni sono
(1833), non si è ancora potuto decidere quale dei tre aggiunti debba
essere il suo successore. In tali circostanze non è da biasimarsi se
questi si limitano a dare qualche lezione di astronomia popolare e a
pubblicare le effemeridi, da molto tempo rese inutili da quelle di
Berlino, Londra e Parigi” 147.
Certamente Littrow non era a conoscenza della reale precisa
organizzazione, sebbene provvisoria, dei compiti degli astronomi
bolognesi; cosa peraltro rinfacciata dallo stesso Ceschi, risentito del
duro giudizio, nella risposta pubblicata il 19 ottobre dello stesso
anno. Sta di fatto che il quadro della situazione della Specola sopra
esposto risulta concordare con quanto trapela dagli altri documenti
dell’epoca. Che la situazione locale non cambi molto negli anni a
venire, come vedremo, nonostante il doveroso rammarico di Ceschi,
è anche dimostrato dalle affermazioni, non molto dissimili a quelle
di Littrow, che nel 1876 farà Rayet (direttore dell’Osservatorio di
Boedeaux) a seguito di una visita a tutti gli Osservatori italiani:
“l’Osservatorio non è più che una specie di Museo dove la polvere e
la ruggine corrodono alcuni strumenti storici” 148.
147
Archivio storico della Specola di Bologna, scatola 30.
RAYET, G.: L’Astronomie Pratique et les Observatoires en Europe et en Amérique –
V Partie, Observatoires d’Italie, Gauthier Villars, Paris, 1878, p. 84.
148
97
Nel 1845, in seguito alla morte di Ceschi, preceduto l’anno prima
da Bertelli, venne nominato direttore dell’Osservatorio e professore
di Astronomia e Ottica Ignazio Calandrelli (1792–1866) 149, nipote di
Giuseppe Calandrelli fondatore dell’Osservatorio del Collegio
Romano.
Già dal 1837 operava nella specola Domenico Piani (1782–
1870) 150 incaricato del calcolo delle effemeridi negli ultimi anni di
pubblicazione, dal 1838 al 1844.
Calandrelli diede nuova spinta alle attività della Specola,
ottenendo dal Governo pontificio i mezzi per poter acquistare un
cerchio meridiano di Ertel & Sohn 151 (esposto al Museo della
Specola, pur se ampiamente incompleto), e svolgendo numerose
osservazioni su pianeti e pianetini. In particolare ricordiamo la
relazione tenuta nel 1846 presso l’Accademia delle Scienze di
Bologna sul pianeta Urano e le sue anomalie orbitali, prova di un
probabile influsso gravitazionale di un pianeta ancora
sconosciuto 152. Lo stesso anno Galle, sulla base dei calcoli di Le
Verrier, fu in grado di individuare il nuovo pianeta, Nettuno.
Calandrelli lasciò Bologna all’alba delle agitazioni del 1848–49
per tornare a ricoprire la cattedra di Astronomia presso l’Università
La Sapienza a Roma.
In quell’anno l’incarico della direzione passò a Piani, il quale
continuò le osservazioni strettamente legate all’astronomia di
posizione. In particolare, nella scatola 21 in cui sono conservate la
maggior parte delle sue carte, si trovano processi di calcolo per le
effemeridi anche dopo il 1845, nonostante le Effemeridi di Bologna
non venissero più stampate dall’anno precedente.
149
BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal
XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 211.
150
BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal
XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 212.
151
BAIADA, E. BÒNOLI, F. BRACCESI, A.: Museo della Specola. Catalogo, Bologna
University Press, Bologna, 1995. (Appendice III)
152
CALANDRELLI, I.: “Sul Pianeta Urano”, Atti dell’Accademia delle Scienze, Bologna,
1846.
98
Dal 1849 al 1853 fu incaricato alla direzione della Specola
Antonio Saporetti (1821–1900) 153, incarico che mantenne in seguito
per altri due periodi. In questa fase non si hanno materiali che
documentino le attività della Specola, che probabilmente si
limitavano a normali lavori di routine, soprattutto relativamente alle
osservazioni meteorologiche. Nella scatola 60 si trova uno scritto di
Calandrelli del 24/10/1851 in cui egli afferma di essere ritornato a
Bologna per collocare il cerchio di Ertel, probabilmente su invito di
Saporetti. Per ospitare questo strumento fu appositamente costruita
una stanza (restaurata nel 1985), accanto alla grande sala della
torretta, a 37 metri dal suolo, in una situazione di precaria stabilità
che comprometteva la precisione dello cerchio stesso. Nella scatola
28 si trova un preventivo di spesa, datato 05/05/1848, per la
costruzione della suddetta camera astronomica sulla prima terrazza
della torre; il costruttore era l’ing. arc. Carlo Parmeggiani ed il
prezzo era fissato a £ 524,34.
Nel 1851 la cattedra di Ottica e Astronomia, vacante dal 1848 per
il trasferimento di Calandrelli, fu assegnata a Lorenzo Respighi 154,
pioniere dell’astrofisica italiana, di cui abbiamo avuto modo di
parlare già nei capitoli precedenti circa gli importanti lavori di
spettroscopia che egli condusse dopo il 1865 durante il periodo di
direzione dell’Osservatorio romano del Campidoglio.
Nel 1853 Respighi fu nominato direttore dell’Osservatorio di
Bologna e sin da subito mostrò maggiore vivacità dei suoi recenti
predecessori. I suoi interessi spaziavano dall’astronomia, alla fisica,
all’ottica ed alla meteorologia. L’elenco delle sue opere comprende
gli argomenti più vari: egli era un tenace osservatore, tant’è che
scoprì tre nuove comete, assiduo calcolatore, il suo interesse si
spingeva sino a ricerche di matematica pura, studioso della
spettroscopia nello svelare i fenomeni della scintillazione stellare e
153
BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal
XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 213.
154
BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal
XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 214.
99
della fisica solare. Queste ultime ricerche furono però condotte
solamente dopo l’allontanamento da Bologna. Egli inoltre compì
studi sul magnetismo terrestre, calcolò il valore della declinazione
di Bologna e si interessò anche alla meteorologia.
Quasi tutti i lavori del periodo bolognese si trovano pubblicati
nelle Memorie dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di
Bologna 155.
Nelle lettere scritte da Respighi, conservate nella scatola 42
dell’Archivio, si nota il pressante desiderio di risollevare le sorti
dell’Osservatorio. In una lettera del 10/08/1857 indirizzata a tutti i
direttori delle principali Specole italiane, egli dichiara di trovarsi
“aggravato dall’obbligo di migliorare le condizioni di questo
stabilimento che sfavorevoli circostanze hanno già da molti anni
reso quasi del tutto inerte e dimenticato. Pertanto nel mentre che io,
animato da vivissimo desiderio di rimettere l’Osservatorio suddetto
in grado di concorrere anch’esso in conformità delle sue forze ai
progressi della scienza, sono con tutto l’animo intento a procurarmi
dal superiore Governo i mezzi materiali che sono a ciò
indispensabili , mi credo in dovere di procurare innanzitutto il
conseguimento delle relazioni coi principali Osservatori”, ed
aggiunge “che io ricorro alla S.a V.a Chiar.ma pregandola
caldamente a volere annoverare anche l’Osservatorio di Bologna fra
quelle che hanno l’onore e il vantaggio di essere in relazione col
celebre Osservatorio da Lei tanto luminosamente diretto,
comunicandogli gli importantissimi lavori che in esso a profitto
della scienza si vanno ognora compiendo”. Il primo passo da
compiere secondo Respighi era quindi porre fine all’isolamento da
quanto veniva compiuto nelle ricerche astronomiche a livello
nazionale, isolamento generato dai troppi anni passati continuando
ad eseguire sempre le stesse osservazioni, sempre allo stesso modo,
senza preoccuparsi dei progressi che si stavano compiendo altrove.
155
SADOWSKY, C.: L’opera di Lorenzo Respighi, Piacenza, 1934.
100
Sempre del 1857 è una richiesta, indirizzata direttamente al papa
Pio IX, di aiuti economici per l’aggiornamento della
strumentazione. In questa lettera si fa riferimento all’acquisto “del
più essenziale strumento astronomico e cioè di una macchina
equatoriale proporzionata alle attuali esigenze della scienza”: si
tratta probabilmente del rifrattore di Steinheil 156 (presente ancor
oggi al Museo della Specola, ma da restaurare), dotato di obiettivo
di 16 centimetri di diametro e 2,6 metri di lunghezza focale,
utilizzato da Tacchini per osservare il passaggio di Venere sul disco
solare nel 1874 e ritenuto, assieme al cerchio di Ertel, unico
strumento di un certo valore posseduto dall’Osservatorio fino ai
primi decenni del nuovo secolo.
Giungiamo così al 1859, anno in cui Bologna si liberò
dell’oppressione austriaca e del controllo pontificio, entrando a far
parte del Regno sabaudo.
3.3
Il processo di unificazione nazionale.
L’alleanza militare franco–piemontese aveva costretto nel 1859
l’avversaria Austria a richiamare tutte le proprie guarnigioni
all’altezza di Verona.
La città di Bologna si trovava finalmente libera e dopo un breve
Governo provvisorio furono unificati i ducati di Modena e Parma
assieme al governo bolognese e della Romagna, terre che assunsero
il nome di Emilia. Con le votazioni plebiscitarie ed il decreto reale
del marzo 1860, Bologna entrava a far parte del nuovo Regno
piemontese.
L’Università, grazie al nuovo clima di serenità ed al rinnovato
corpo docenti, riacquistò validità ed importanza. Prova di questo è
l’accresciuto numero di studenti che passò da 485 dell’anno 1862–
63 a 1391 nel 1887–88 157.
156
BAIADA, E. BÒNOLI, F. BRACCESI, A.: Museo della Specola. Catalogo, Bologna
University Press, Bologna, 1995. (Appendice III)
157
SIMEONI, L.: Storia dell’Università di Bologna, Zanichelli, Bologna, 1947, vol. II, p.
225. (Appendice 3.V)
101
Il mutare delle condizioni politiche non fu sufficiente a
distogliere Respighi dallo svolgere le sue attività di ricerca ed
insegnamento. Solo nel 1860 gli fu momentaneamente sospesa la
carica di professore; con regio decreto del 16 ottobre 1861 veniva
confermato professore di Ottica e Astronomia e nel 30 gennaio del
1862 direttore dell’Osservatorio.
Una lettera del 29/01/1861 informa della nomina a secondo
assistente di Alessandro Urbani, sostituito poi, con comunicazione
del 30/04/1863, da A. Silvani.
Nel 1863 Respighi scoprì tre nuove comete (della seconda si
trova comunicazione datata 16/04/1863) denominate, secondo la
cometografia di Galle, IV 1862, III 1863 e V 1863.
Servendosi del circolo di Ertel come strumento zenitale ed
utilizzando una bacinella di mercurio per l’osservazione riflessa,
compilò un catalogo delle declinazioni di 2534 stelle 158.
Ma veniamo ora all’esperimento forse più interessante realizzato
da Respighi durante la sua permanenza a Bologna, l’unico che può
considerarsi antesignano dei successivi lavori di astronomia fisica
condotti a Roma, anche se in realtà si tratta ancora di uno studio
finalizzato alla meccanica celeste 159. “L’influenza esercitata dal
moto dei mezzi rifrangenti sulla direzione dei raggi luminosi
interessa la scienza dei fenomeni celesti, per determinare le
modificazioni prodotte sulla direzione dei raggi luminosi
provenienti dagli astri dai movimenti della terra, a cui partecipano i
mezzi rifrangenti attraverso cui riceviamo tali raggi; per
caratterizzare compiutamente il fenomeno dell’aberrazione delle
stelle, e per vedere se si può ragionevolmente sperarsi di ottenere
alla superficie della terra fenomeni ottici comprovanti il moto di
rivoluzione del nostro globo attorno al sole, e il moto di traslazione
del nostro sistema solare”. L’esperimento consisteva nell’osservare
158
RESPIGHI, L.: “Sulle osservazioni circumzenitali delle stelle”, Memorie
dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna, 1863, serie 2, vol. 2.
159
RESPIGHI, L.: “Intorno all’influenza del moto dei mezzi rifrangenti sulla direzione dei
raggi luminosi”, Memorie dell’Accademia delle Scienze, serie 2, vol. 2, 1862, serie II, vol.
2, p. 278.
102
il moto dei raggi luminosi attraverso mezzi diversi, quali l’aria e
l’acqua, cercando di osservare le eventuali variazioni nella
posizione apparente della sorgente luminosa osservata, causate
dall’azione del movimento dei mezzi stessi attraverso cui si propaga
la luce. Per compiere l’esperimento descritto nell’articolo Respighi
fece fabbricare una lastra di vetro in cui erano presenti piccole bolle
d’aria, della quale si trovano ancora le ricevute d’acquisto nella
scatola 42 dell’Archivio, e la cui funzione era quella di dar luogo
alle piccole sorgenti puntiformi in questione con l’ausilio di un
lume posto dietro la lastra stessa.
Il risultato dell’esperimento fu negativo, nel senso che non si
evidenziò alcun movimento significativo della posizione apparente
della sorgente luminosa; per quanto riguarda le conclusioni a cui
giunse Respighi, queste risultano piuttosto complesse e poco chiare.
Grande impegno fu profuso anche verso le problematiche proprie
della meteorologia e l’analisi dei dati che ne derivavano 160. È
riportata comunicazione, datata 07/01/1864, dell’istituzione a
Torino di una Commissione con l’incarico di raccogliere
giornalmente le osservazioni meteorologiche compiute in diverse
località del Regno, a cui fa seguito una lettera di ringraziamento
all’Osservatorio di Bologna per l’adesione al progetto.
Nel periodo di direzione di Respighi si segnala anche la ripresa,
se pur momentanea dal 1859 al ’65, della stampa delle effemeridi
sotto forma di un annuario, attività della quale è possibile trovare la
nota spese sempre all’interno della scatola 42 dell’Archivio.
Respighi, nel dicembre del 1864, fu destituito dalle cariche di
direttore e professore perché non volle prestare giuramento di
fedeltà al Re ed allo Statuto. Le ragioni che lo spinsero a questa
scelta così decisiva non sono ben chiare, tanto più che fino a quella
data non aveva manifestato alcun tipo di turbamento per il cambio
di governo avvenuto cinque anni prima. Il rettore Montanari, in una
lettera datata 20 gennaio 1865, scrisse: “Ella ripetè sempre che le
160
RESPIGHI, L.: “Sul clima bolognese”, Memorie dell’Accademia delle Scienze
dell’Istituto di Bologna, 1857, vol. 7, 1862, vol. 11.
103
difficoltà non derivavano da ostilità al Re ed allo Statuto, ma bensì
da motivi di coscienza” 161. Respighi, cattolico osservante,
anticipava così di quasi dieci anni il divieto papale ad ogni
partecipazione alla vita politica dello Stato liberale che sarebbe
stato imposto a tutti i cattolici nel 1874, in seguito alla
proclamazione nel 1871 di Roma capitale, che sanciva il termine del
potere temporale della Chiesa.
Come già ricordato più volte, la carriera scientifica di Respighi
fu costellata da importanti conquiste nel campo delle ricerche
spettroscopiche, ricerche che iniziavano a diffondersi un po’ in tutti
gli stati maggiormente impegnati nel progresso delle scienze
proprio negli anni del trasferimento all’Osservatorio del
Campidoglio. Era quindi ragionevole attendersi di trovare tra i fogli
manoscritti appartenuti all’astronomo, e conservati nell’Archivio
della Specola, qualche lavoro che introducesse ai futuri interessi
astrofisici. Così non è stato, probabilmente egli portò via con se
tutto quanto documentava le ricerche compiute negli anni di
permanenza a Bologna, lasciando in questa città soltanto ciò che
riguardava l’amministrazione dell’Istituto.
Dopo la perdita di un così illustre astronomo, la Specola di
Bologna ripiombò nel completo abbandono, almeno fino all’avvento
di Rajna e Horn.
Nell’anno accademico 1864–65 fu incaricato della direzione
Alessandro Palagi (1811–1889) 162, laureato in matematica e
medicina e pro–reggente dell’Università dal 1859 al 1865. A lui si
alternò Saporetti per gli anni che vanno dal 1865 al ’67; dal ’67 al
’70 l’incarico fu nuovamente affidato a Palagi.
Nella scatola 41, relativa ai documenti del periodo che va dal
1865 al ’76, si trova una fitta corrispondenza tra Saporetti e
Domenico Ragona (1820–1892), direttore dell’Osservatorio
meteorologico di Modena. I due, per nulla interessati all’astrofisica,
161
HORN D’ARTURO, G.: Op. citata.
BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal
XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 217.
162
104
concordano sulla strada migliore da seguire per risollevare la
ricerca astronomica italiana. In una lettera del 29/08/1865 Ragona
sosteneva che l’astronomia classica era poco coltivata in Italia
“dove vi è una scuola moderna intenta nello studio delle macchie
solari, strie delle stelle, polarizzazione della luce degli astri, forza
riflettente delle superfici”. Egli auspica la formazione di osservatori
dove si coltivi solo l’astronomia teorica matematica. Questo è
proprio quello che cercherà di fare Saporetti presso l’Osservatorio
di Bologna nell’ultimo quarto di secolo, senza, purtroppo, riuscire a
compiere alcun tipo di lavori significativi.
Un argomento ricorrente degli scambi epistolari era la
meteorologia, praticamente unico impegno svolto con precisione e
regolarità durante gli anni della direzione di Saporetti. Si trovano
infatti parecchi documenti che comprovano un certo sforzo profuso
in tale direzione, riguardanti l’acquisto di nuovi strumenti e di
regolari comunicazioni relative al bollettino meteorologico ed alle
previsioni climatiche.
Nella scatola 31 è conservato un ordine di lavoro per gli anni
1866–67 scritto di pugno da Saporetti. Si trovano indicazioni
riguardo alla gestione della stazione meteorologica, si fa riferimento
alla “rivista meteorica decadica”, alla tenuta regolare degli orologi e
delle osservazioni solari meridiane con relativo segnale telegrafico
del mezzodì per l’orologio comunale. Si parla anche del calcolo
delle effemeridi di Sole e Luna, e della compilazione di un
calendario annuale.
Nella scatola 41 dell’Archivio sono conservate diverse
comunicazioni del 1870 per l’impianto presso l’Osservatorio di un
orologio al tempo medio di Roma, collegato elettricamente con
l’ufficio dei Telegrafi di Stato di Bologna.
Nel 1870 fu nominato direttore Iacopo Michez (1839–1873) 163, il
quale scomparve prematuramente nel 1873; l’incarico della
direzione rimase vacante, mentre il personale della Specola era
163
BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal
XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 218.
105
composto solamente dall’astronomo aggiunto Palagi e dal custode
Calegari; questo fino al 1876, anno in cui fu nominato direttore
Saporetti, che mantenne la direzione ininterrottamente fino al 1900.
Si tratta di un periodo importante per l’astronomia italiana: la
fondazione nel 1871 della Società degli Spettroscopisti, permetteva
agli studi compiuti nella penisola di varcare i confini nazionali, ed
il riordino degli osservatori mantenuti dallo Stato poneva le basi per
un concreto rilancio della ricerca astronomica (ricordiamo che
osservatori privati di spicco non ne esistevano).
L’allontanamento di Respighi da Bologna impedì di fatto alla
Specola bolognese la partecipazione alla nuova vita scientifica che
andava delineandosi in altri osservatori italiani. Le vicende
dell’Osservatorio bolognese, ed in generale dell’astronomia italiana,
nell’Ottocento dimostrano come, al di là delle difficoltà economiche
e politiche, il miglioramento o peggioramento dello stato di cose era
fortemente determinato dalla presenza, od assenza, di singoli e rari
astronomi. Ciò che viene da chiedersi è per quale ragione questi
grandi scienziati non siano riusciti a trasmettere ai loro
collaboratori la capacità di proseguire ed ampliare autonomamente
gli studi intrapresi con grandi risultati, non solamente nel campo
delle ricerche spettroscopiche ma anche, ad esempio, nel campo
dell’astronomia planetaria ad opera di Schiaparelli.
Probabilmente ciò che non permise lo sviluppo di una vera e
moderna scuola astronomica italiana fu il disinteresse di chi era
fortemente impegnato nelle attività di ricerca nei confronti della
formazione e istruzione dei nuovi astronomi, lasciati alle lezioni di
matematici secondo i quali “astronomia” voleva dire unicamente
“meccanica celeste”. La cosa era poi ulteriormente aggravata dagli
accesi contrasti che dividevano gli astronomi più illustri, ricordiamo
ad esempio quelli tra Secchi e Respighi, che causarono la scarsa
partecipazione di quest’ultimo alla Società degli Spettroscopisti.
Tornando all’Osservatorio di Bologna, nessuno di questo istituto
partecipò alle riunioni ed ai comitati di ricerca astrofisica che
portarono alla fondazione della Società; bisognerà attendere il
106
nuovo secolo perché un astronomo bolognese, Michele Rajna
(1854–1920), direttore dell’Osservatorio di Bologna durante i primi
due decenni del XX secolo, pubblichi un articolo sulle Memorie
della Società degli Spettroscopisti.
Il fatto che Michez non abbia partecipato al progetto attuato da
Tacchini si spiega probabilmente con una sua marcata propensione
ai lavori di meccanica celeste e con lo scarso interesse che riponeva
nelle ricerche spettroscopiche. Di lui però non è conservato quasi
nulla nell’Archivio, a parte poca corrispondenza di carattere
privato, e quindi non è stato possibile verificare se ci fu mai stato
un invito esplicito da parte di Tacchini.
All’epoca del riordino degli osservatori italiani, avvenuto tra il
1874 ed il 1876, la carica di direttore della specola era vacante, da
quanto riportato sugli Annuari dell’Università. Questa è la ragione
della mancata partecipazione di un rappresentate dell’Osservatorio
bolognese alla commissione, composta dai direttori delle principali
Specole italiane riunitasi a Palermo nel 1875, che decise la
riorganizzazione degli Istituti di ricerca astronomici italiani.
Nella relazione del 1874 (citata nel capitolo precedente e
riportata in appendice 2.III) Tacchini sosteneva che gli Osservatori
“di Bologna, Modena e di Parma trovansi già nel fatto da molti anni
ridotti a semplici stazioni meteorologiche; e tenendo conto dello
scarso ed infelice materiale di cui sono forniti e degli infelicissimi
locali in cui si trovano, io credo, che essi possono addirittura venir
soppressi come osservatorii astronomici e conservati soltanto come
stazioni meteoriche”.
Nella nota relativa alla riunione del 1875, Cacciatore scriveva
“che il governo voglia decretare che l’Osservatorio astronomico
dell’Università di Bologna sia convertito in Osservatorio
meteorologico fisico dell’Università di Bologna, seguitando a
valersi degli strumenti astronomici che attualmente possiede per gli
studi di astronomia fisica, ed a sussidio dell’insegnamento
universitario, qualora sarà provveduto in quell’Università alla
cattedra di astronomia”.
107
L’Osservatorio di Bologna, con il decreto Bonghi del 1876, non
fu però declassato ad osservatorio meteorologico ma rientrò nella
categoria degli osservatori astronomici annessi alle università. Le
ragioni di questo cambiamento probabilmente risiedono nella
volontà di non privare Bologna, almeno sulla carta, del suo
Osservatorio astronomico che tanta gloria aveva portato alla città. È
da escludersi un legame tra il mancato declassamento e la decisione
di tenere nel 1888 i festeggiamenti per l’ottavo centenario dalla
fondazione dell’Università di Bologna, semplicemente perché tale
decisione fu presa solo nel 1887, undici anni dopo la stampa del
decreto in questione.
Nel tentativo di trovare qualche documento che potesse aver
rappresentato la spinta verso la nuova valutazione, è stata rinvenuta
una lettera del Ministero della Pubblica Istruzione al rettore
Giovanni Capellini del 20/01/1876, in cui si dice che “codesto
Rettorato faceva osservare al Ministero che l’Osservatorio
astronomico non funzionava più per la parte che riguarda
l’astronomia, e che i lavori in esso eseguiti si limitano solo a poche
osservazioni meteorologiche. Consta pure d’altra parte a questo
Ministero che il lavoro è veramente limitato come sopra è detto. Per
la qual cosa il Ministro sottoscritto deve dichiarare che non può
essere il caso di concedere remunerazioni alle persone addette
all’Osservatorio. Si riserva poi il Ministero di far conoscere alla
S.V. le deliberazioni che saranno prese in ordine alla sistemazione
dell’Osservatorio medesimo”. Informato di questa, Palagi rispose al
rettore in data 21/01/1876 scrivendo che “non posso non respingere
energicamente il giudizio del Ministero dell’Istruzione trascritto da
lei S.V. e a me trasmesso… intorno ai lavori scientifici che si fanno
in questo R. Osservatorio. Il Ministro è assai male informato, e con
malizia, di ciò che si fa giornalmente, mensilmente e annualmente
in questo astronomico e meteorologico stabilimento. In esso si
eseguiscono tutti i lavori che vi si eseguivano dalla sua fondazione,
eccettuata la pubblicazione delle annue Effemeridi astronomiche
dell’Annuario astronomico–statistico; ma in sua vece sono assunti
108
mille e più lavori di meteorologia. Di tutto questo mi riserbo di
rendere informato il futuro rettore, non appena sia nominato… e lo
pregherò di voler venire esso stesso a vedere ocularmente questi
lavori o di mandare persone competenti al fine di informarne il
Ministro” 164. L’invito di Palagi fu accettato dal nuovo rettore Luigi
Calori, e a tale visita fece seguito una dettagliata ed interessante
relazione sui lavori che venivano svolti presso la Specola 165.
Il motivo di questo scambio era, in realtà, semplicemente una
richiesta di aumento del compenso riservato al custode inviata da
Palagi al Rettore in data 23/03/1874, in cui si dice che “aggravato di
tutto ciò dovrebbero fare gli altri tre individui mancanti o per morte
o per essere stati chiamati ad altri onorevoli uffici, in tale stato di
cose ha dovuto lo scrivente incaricare il custode Giuseppe Calegari
e il figlio di lui Pietro, che lo coadiuva, ad eseguire lunghi e
laboriosi calcoli aritmetici, per riduzioni di media meteorologici”.
Può essere che l’impegno di Palagi, che essendo stato pro–reggente
dell’Università doveva godere di una certa considerazione, nel
difendere l’importanza dell’Osservatorio, abbia comunque favorito
la scelta di non declassare quest’ultimo a semplice stazione
meteorologica.
Nella relazione citata di Palagi si fa riferimento alla
partecipazione alle osservazioni dell’eclisse parziale di Sole del
29/09/1875 presso la Specola, di Quirico Filopanti, al secolo
Giuseppe Barilli (1818–1894). “Dopo la partenza del Respighi
l’astronomia rimase, si può quasi dire, rappresentata in Bologna
dall’ingegno potente, originale (se non del tutto calmo e ordinato) e
dalla vasta dottrina di Quirico Filopanti, il quale non appartenne
mai all’Osservatorio e dopo il 1864 non ebbe più, per motivi politici
che gli fanno onore, una posizione ufficiale nell’Università” 166;
164
Palagi Alessandro – busta 112, Archivio storico dell’Università di Bologna.
Scatola 41, Archivio storico della Specola di Bologna. (Appendice 3.VI)
166
RAJNA, M.: Sulle Condizioni dell’Osservatorio della R. Università di Bologna e idee
fondamentali per il progetto di una nuova Specola da stabilirsi sulla collina
dell’Osservanza presso Bologna, Relazione al Rettore della R. Università di Bologna, Tip.
Monti, Bologna, 1906, p. 12.
165
109
questo era quanto scriveva Rajna, nel ripercorrere la storia della
Specola bolognese, su questo particolare personaggio, grande
divulgatore e professore di Meccanica applicata dal 1860 al 1864,
anno del suo collocamento a riposo in seguito al rifiuto di prestare
giuramento al Re; sorte identica a quella toccata a Respighi 167.
Con decreto del 13/12/1876 viene assegnata la direzione della
Specola e la cattedra di Astronomia a Saporetti. Parecchi sono i
documenti conservati nella scatola 43 dell’Archivio, relativi a
questo lungo periodo di direzione che terminerà solo con la fine del
secolo.
Gli inizi sembrano promettenti: con una lettera del 15/12/1876 al
Ministro della Pubblica Istruzione si richiedeva l’assegnazione di
un altro astronomo aggiunto da affiancare a Palagi, ed inoltre si “fa
un’istanza affinché l’istrumento consegnato all’astronomo Tacchini
[il telescopio di Steinheil] sia restituito all’Osservatorio di Bologna,
notando che questo eccellente telescopio del nostro illustre
astronomo Respighi può servire specialmente per le osservazioni
spettroscopiche”. Il rifrattore di Steinheil fu restituito perfettamente
funzionante nel 1877.
In data 03/05/1878, Tacchini scriveva: “un tempo Palagi mi disse
che aveva intenzione di fare delle osservazioni spettroscopiche
solari con lo Steinheil: ne hanno fatte? Sareste disposti a farne?”. È
significativo che non sia documentata risposta a questa lettera.
Da questo momento in avanti sembra che non vi sia stato altro
interesse se non la meteorologia.
Vi è un documento del 1881 che certifica l’adesione dell’Istituto
astronomico bolognese al progetto di erigere un monumento
scientifico al p. Angelo Secchi.
Ricordiamo la relazione del 1883, citata nel capitolo precedente,
in cui Tacchini dichiarava che la situazione dell’Osservatorio di
167
BÒNOLI, F. e PARMEGGIANI, G.: “Quirico Filopanti: una singolare figura di
astronomo nella Bologna dell’Ottocento”, Memorie della S.A.It., 1995, vol. 66, n. 4, p.
861.
110
Bologna si era ulteriormente aggravata, a tal punto da ritenersi un
errore non averlo declassato a stazione meteorologica.
In una nuova relazione scritta nel 1887 per incarico del rettore
dell’Università, Tacchini constatava che oramai tutti gli strumenti
erano inservibili e proponeva la fabbricazione di una nuova cupola
sul tetto della torre della Specola per alloggiare il buon rifrattore di
Steinheil. Il progetto però rimase incompiuto, almeno fino ai primi
del Novecento 168.
In questa stessa relazione veniva proposto il completo
rinnovamento del personale: “si tratta di persone che per l’età
avanzata e per le diverse cariche coperte per tanti anni prima di
venire destinati all’Osservatorio, non hanno alcuna delle qualità
volute per eseguire o far eseguire osservazioni; anche a questo
riguardo dunque occorre una riforma radicale perché sarebbe inutile
migliorare il locale e gli strumenti per lasciarli nelle mani di chi è
incapace di servirsene”.
Furono queste parole che probabilmente spinsero il Ministro
della Pubblica Istruzione al tentativo di sostituzione del direttore
della Specola, vicenda documentata presso l’Archivio storico
universitario (busta 153, Antonio Saporetti). Nella lettera del
ministro al rettore del 14/12/1889 si legge: “L’insegnamento
dell’astronomia in codesta università non è dato ora con quello
sviluppo e con quella forma sperimentale che si richiede dai
progressi della scienza, e non riesce profittevole ai giovani in quella
misura che si conviene. Ora perché un così importante ramo di
studio non abbia a restare negletto è necessario che vi sia in chi
l’insegna tutta la forza e la vigoria per sostenere le fatiche di lunghe
e difficili osservazioni. Né questa attività parmi si possa richiedere
dal professore Saporetti che da molti anni tiene l’Insegnamento,
perché ormai avanzato in età”. Saporetti, all’epoca sessantottenne,
non volle chiedere il collocamento a riposo, sostenendo che “esso
ha fatto sempre e fa sempre quanto il suo dovere gli impone, con
168
TACCHINI, P.: Lettera al Rettore Giovanni Capellini dell’Università di Bologna
22/06/1887, Archivio storico della Specola, scatola 60. (Appendice VII)
111
continua attività e quanto si può mai sperare in un osservatorio
puramente dedicato alla istruzione delle matematiche pure”.
La completa chiusura di Saporetti verso le novità della ricerca
astronomica,
non
soltanto
relative
all’astrofisica,
viene
ulteriormente sottolineata da un articolo pubblicato nella “Gazzetta
dell’Emilia” del 29 novembre 1891, in cui egli sosteneva che “non
ammettiamo che si possa prevedere qualsiasi pioggia di fuoco… le
stelle così dette stelle cadenti o filanti anche secondo quanto si è
espresso ultimamente all’Accademia delle Scienze di Francia, non
sarebbero che fenomeni passeggeri dell’elettricità, e giammai corpi
né solarici, né cometari, né di nessun pianeta”. Schiaparelli aveva
dimostrato il contrario ben 25 anni prima!
Tra le parecchie comunicazioni conservate nell’Archivio, che
certificano l’esecuzione di svariati lavori “minori” e di routine dal
personale della Specola, si trova una lettera datata 01/11/1893
inviata dagli Uffici delle Poste e Telegrafi che richiedevano
l’aggiornamento quotidiano dell’ora esatta non più al tempo medio
di Roma ma a quello dell’Europa centrale: ne risultava un
avanzamento di 10’ e 4,5”.
Nel 1896 furono compiuti lavori di ristrutturazione della torre
relativi più che altro alla sostituzione di vetri e cristalli alle finestre,
niente quindi di particolarmente incisivo, come invece sperava lo
stesso Saporetti. L’anno seguente fu provveduto dalla Commissione
Geodetica Internazionale all’impianto provvisorio di una stazione
geodetica presso l’Osservatorio bolognese.
Con la scomparsa di Saporetti nell’anno 1900 serpeggiò l’idea
della soppressione della cattedra di Astronomia e dell’Osservatorio
astronomico. A questa idea si oppose Schiaparelli, all’epoca il più
anziano degli astronomi italiani, con una lettera indirizzata al
Ministro della Pubblica Istruzione nella quale si imputa lo stato di
quasi completa inattività ed abbandono della Specola al personale e
si sostiene che “L’Osservatorio di Bologna potrà ancora brillare di
112
viva luce, quando vi si collochi un giovane attivo che abbia fatto le
sue prove: e di questi in Italia ne sono parecchi” 169.
È significativo che nell’appendice relativa ai principali
osservatori italiani, alla traduzione in italiano di Ottavio Zanotti
Bianco de “L’Universo stellato” di M. G. Mayer andata alle stampe
nel 1900, non vi sia alcun riferimento alla Specola di Bologna né,
tra le lettere ricevute da Saporetti negli anni precedenti a quello di
pubblicazione del volume, si ritrova una richiesta di informazioni
da parte dello stesso Zanotti Bianco, riguardanti l’Osservatorio
bolognese.
Dal 1900 al 1903 fu incaricato della direzione Bernardo Dessau
(1863–?), il quale si adoperò con successo per la risistemazione
della stazione meteorologica. In questo periodo la cattedra di
Astronomia era affidata al matematico Federigo Enriques (1871–
1946) 170.
Nel 1903, con il conferimento della nomina di direttore a
Michele Rajna 171, iniziò la tanto attesa rinascita dell’Osservatorio
astronomico di Bologna. La carriera astronomica di Rajna era
iniziata presso l’Osservatorio di Milano sotto la guida di
Schiaparelli; probabilmente fu proprio quest’ultimo a proporre il
suo allievo alla nomina presso la Specola bolognese.
Rajna cercò sin da subito di richiamare l’attenzione di quanti in
Italia si adoperavano per la crescita e lo sviluppo del progresso
scientifico, sulle condizioni disastrose in cui si trovava questa
Specola che in passato aveva reso all’astronomia tanti servigi.
Proprio per dare il maggiore eco possibile alla sua prolusione
169
SCHIAPARELLI, G. V.: Lettera al Ministro Guido Bacelli 15/04/1900, Archivio
storico della Specola, scatola 60. (Appendice VIII)
170
BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal
XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 225.
171
BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal
XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 226.
113
intitolata “L’Astronomia a Bologna”, questa venne pubblicata anche
sulle Memorie degli Spettroscopisti Italiani 172.
Fece seguito nel 1906 una nuova relazione, nella quale si
sottolineava nuovamente lo stato di completa inutilità dell’Istituto
astronomico così come allora si trovava e, piuttosto che risistemare
–secondo il progetto di Tacchini del 1887– la vecchia torre, afflitta
da problemi di insufficiente stabilità in funzione del grado di
precisione raggiunto nelle ricerche e di inquinamento luminoso,
proponeva la costruzione di una nuova stazione astronomica sul
colle dell’Osservanza presso la Villa Aldini, alla periferia della
città 173.
Tale lavoro venne prontamente inserito nel progetto di bilancio
preventivo per il 1907 del Comune di Bologna dove si riporta che
“Sono finalmente impostate L. 100000 quale concorso del Comune
ad un nuovo Osservatorio Astronomico, sempreché il Governo,
riconoscendo in massima l’utilità del progetto, voglia concorrere,
con un congruo contributo, alla spesa necessaria. Il Comune, oltre
alla sua quota, porrebbe a disposizione la villa Aldini ed i terreni
annessi” 174.
Nello stesso anno Rajna fece pervenire al rettore una lettera di
richiesta di una dotazione straordinaria per i lavori di restauro più
urgenti della Specola, lavori ridotti al minino in vista dell’auspicato
trasferimento nella nuova sede 175.
Ben cinque anni dopo, in data 20/06/1911 dal Ministero della
Pubblica Istruzione fu inviata una lettera al rettore, nella quale si
172
RAJNA, M.: “L’Astronomia a Bologna, Prolusione letta il 28 marzo 1903 nella R.
Università di Bologna”, Memorie della Società degli Spettroscopisti, Catania, 1903, vol.
32, p. 241.
173
RAJNA, M.: Sulle Condizioni dell’Osservatorio della R. Università di Bologna e idee
fondamentali per il progetto di una nuova Specola da stabilirsi sulla collina
dell’Osservanza presso Bologna, Relazione al Rettore della R. Università di Bologna, Tip.
Monti, Bologna, 1906.
174
Relazione sul Progetto di bilancio preventivo per il 1907, Comune di Bologna, Tip.
F.lli Merlani, Bologna, 1906.
175
RAJNA, M.: Lettera al Rettore del 27/06/1906, Archivio storico della Specola di
Bologna, scatola 60.
114
comunicava l’accettazione dei lavori di restauro e si assegnavano L.
3970 per serrande in ferro e L. 1450 per lavori restauro urgenti 176.
Il progetto di trasferimento dell’Osservatorio presso la villa
Aldini non fu portato a compimento per la mancanza dei
finanziamenti: problema amplificato dall’ingresso in guerra
dell’Italia e per la scomparsa del principale promotore, Rajna, poco
dopo il termine del conflitto. I costi elevati, in tutto circa 140.000
lire, non erano in realtà questa enormità se confrontati con il
finanziamento che fu concesso nel 1878 dal Ministero della
Pubblica Istruzione per la costruzione del grande rifrattore di 487
millimetri di apertura di Brera, completato nel 1886 e costato
250.000 lire. Risultano invece cospicui se confrontati con il
finanziamento complessivo per gli Osservatori statali del 1920, pari
a 53.068,28 lire 177.
Rajna lasciava in dotazione all’Osservatorio un nuovo strumento
dei passaggi di Bamberg, destinato alla nuova stazione mai più
realizzata, del cui acquisto se ne trova traccia in una lettera del
08/08/1910 di Giuseppe Lorenzoni (1843–1914), direttore
dell’Osservatorio di Padova, indirizzata a Rajna stesso 178.
L’idea del trasferimento fu poi ripresa e concretizzata, se pur
sulla base di un progetto interamente nuovo, dal successore Guido
Horn (1879–1967) 179 con l’inaugurazione nel 1936 della succursale
di Loiano sul Monte Orzale, a 37 Km da Bologna.
176
Archivio storico della Specola di Bologna, scatola 28.
Appendice 2.V
178
Archivio storico della Specola di Bologna, scatola 28.
179
BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal
XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 228.
177
115
116
Conclusioni
Se lo stato di una istituzione scientifica può misurarsi dal numero
e dagli argomenti delle pubblicazioni ad essa correlate, l’unico
momento durante il XIX secolo in cui l’Osservatorio di Bologna fu
animato da una certa attività, si verificò nel decennio della
direzione di Respighi, e cioè dal 1854 al 1864.
Sfogliando poi gli Annuari della R. Università di Bologna,
pubblicati dall’anno 1859/60, salta subito all’occhio il passaggio tra
l’epoca della direzione di Saporetti, durante la quale venivano
pubblicati solamente bollettini meteorologici e qualche articolo di
meccanica celeste, e l’epoca della direzione di Rajna, ove erano
presenti –nei limiti della strumentazione di cui si disponeva– lavori
di ogni genere, dall’astronomia di posizione all’astrofisica,
compresi articoli di divulgazione nei giornali locali; le differenze
diventano ancora più evidenti nel momento in cui inizia a
frequentare l’Osservatorio l’astronomo aggiunto Horn, in seguito
direttore.
Sembra dunque che ciò che caratterizzò negativamente la vita
della Specola di Bologna, ancor più delle difficoltà economiche, fu
l’assenza di personaggi illuminati in grado di gestire al meglio sia
gli aspetti propri della ricerca, che quelli più organizzativi e
diplomatici di promozione delle necessità dell’osservatorio nei
confronti delle istituzioni competenti.
In questo senso gli sconvolgimenti politici sono stati senza
dubbio fortemente negativi, causando l’allontanamento di due
personaggi, Calandrelli prima e Respighi poi (i quali in seguito si
avvicendarono alla direzione dell’Osservatorio del Campidoglio), di
indubbio valore.
Come approfondimento sarebbe quindi interessante consultare gli
scritti di Respighi relativi al periodo romano, qualora ci fosse
qualche riferimento a ricerche svolte in precedenza, per capire se
già a Bologna egli aveva iniziato a compiere studi spettroscopici,
117
cosa che non è emersa dai documenti conservati nell’Archivio della
Specola.
Dall’analisi delle dotazioni annue per le spese ordinarie relative
allo svolgimento delle attività dell’Osservatorio e degli stipendi
annui degli astronomi, risulta d'altronde che le possibilità
economiche concesse alla ricerca astronomica erano senza dubbio
molto modeste. Nel 1887 Tacchini proponeva al rettore
dell’Università di incrementare lo stipendio dell’astronomo
aggiunto a 3000 lire, nel 1906 Pirazzoli (1° astronomo aggiunto a
Bologna in quell’anno) percepiva ancora soltanto 2000 lire.
Per
quanto
riguarda
la
dotazione
annua
ordinaria
dell’Osservatorio di Bologna, questa ammontava a 1800 lire nel
1906 contro le 4000 ritenute necessarie, sempre dal Tacchini, nel
1887.
Nella tabella riprodotta in Appendice 2.V è riportato a confronto
l’ammontare delle dotazioni annue di ogni singolo osservatorio
statale nel 1920. Per la Specola di Bologna si è arrivati a 3460 lire:
non molto se si pensa che agli Osservatori di Milano e Torino
spettavano più di 5000 lire ognuno, agli Osservatori romani,
prossimi alla fusione, 8000 lire (5000 per il Collegio Romano e
3000 per il Campidoglio) e ben 11000 lire per quello di Napoli.
Anche quest’ultimo dato è comunque modesto se confrontato con
quanto spendevano gli altri stati maggiormente impegnati negli
studi astronomici, come si legge nella relazione di Tacchini
riportata in Appendice 2.III.
In generale quindi l’astronomia italiana nell’Ottocento segnò una
forte battuta d’arresto a causa della scarsa importanza riservatale da
parte di chi governava ed aveva la possibilità di finanziare questo
tipo di ricerca scientifica.
L’Osservatorio di Bologna fu uno dei più penalizzati da questa
crisi economica, se non altro in considerazione dell’alto livello
raggiunto dagli studi nel secolo precedente.
118
Sempre riguardo all’importanza, ovvia, dei finanziamenti,
ricordiamo che la costruzione della succursale di Loiano nel 1936,
dotata di un riflettore Zeiss di 60 centimetri di apertura, fu possibile
solo grazie ad una donazione privata; si trattava di un congruo
lascito ad opera della vedova Merlani (il marito Adolfo Merlani, già
assistente alla cattedra di Analisi Matematica dell’Università di
Bologna, era stato assistente onorario dell’Osservatorio dal 1915).
Nonostante tutto, l’Osservatorio di Bologna svolse anche nel
corso del XIX secolo un ruolo importante nella vita della città e
della regione. Il fatto che non siano stati compiuti studi
d’avanguardia non significa che la sua presenza fosse inutile. A
riprova di questo si trovano numerosissime lettere di richieste di
consulenza, seguite da lettere di ringraziamento per i servigi svolti,
da parte di persone ed istituzioni più disparate: dagli avvocati e
tribunali che necessitavano di conoscere le condizioni
meteorologiche o le fasi lunari del giorno in cui era stato commesso
il tal crimine, ai Comuni che chiedevano le effemeridi lunari per
l’anno seguente per poter programmare l’illuminazione notturna,
evidentemente per risparmiare durante le notti di Luna piena, ecc.. I
dati meteorologici venivano richiesti regolarmente da parte del
Ministero dell’Agricoltura e Commercio, dal Ministero dei Lavori
Pubblici, dalla Clinica Medica, dal Dipartimento Militare, dagli
Uffici delle Strade Ferrate.
Le osservazioni quotidiane del passaggio al meridiano del Sole
permettevano poi di preparare i tempi per il segnale del
mezzogiorno preciso, prima al tempo medio di Bologna, poi al
tempo medio di Roma, all’orologio pubblico, all’Ufficio dei
telegrafi e a tutti coloro che avevano interesse a conoscere l’ora
esatta, primi fra tutti gli orologiai della città.
Nonostante non fossero più stampate dopo il 1844, le effemeridi
venivano comunque calcolate con una certa completezza ed erano
fornite a chiunque ne facesse richiesta.
119
Si tratta forse di poca cosa per un osservatorio astronomico che fu di
primo piano, ma difficilmente sarebbe stato possibile ottenere molto di più
senza un aumento del numero del personale preposto e dei finanziamenti.
Come si è detto nell’introduzione, lo scopo di questa tesi è stato quello
di fornire dei primi contributi allo studio dell’astronomia bolognese
nell’Ottocento e alle sue attività nel quadro della ricerca astronomica
nazionale ed internazionale, avendo riconosciuto la quasi completa
assenza, fino ad oggi, di studi di tal genere.
A conclusione del lavoro svolto, ci si sente di poter sostenere la
fondamentale importanza che il lavoro iniziato in questa tesi possa essere
proseguito in più direzioni.
Si è visto, in modo molto rapido, come le vicende istituzionali abbiano
influito sullo stato dell’astronomia bolognese e anche su quello
dell’astronomia nazionale. Sicuramente uno dei principali sviluppi
dovrebbe essere quello di analizzare in modo più approfondito tali vicende.
Parimenti, il mutare delle questioni accademiche legate all’insegnamento
delle discipline scientifiche, dell’astronomia in particolare, nel periodo in
esame, è senz’altro un argomento che merita di essere approfondito,
insieme a quella che doveva essere all’epoca lo stato degli studenti in
astronomia: p.e. numero complessivo e percentuale riguardo alle altre
discipline scientifiche e no. Argomenti questi ultimi che sono stati appena
ricordati in questa tesi.
Gli statuti degli studi, i programmi dei corsi, i testi utilizzati sono
ugualmente importanti al fine di ricostruire lo stato delle conoscenze.
Infine, le pubblicazioni scientifiche degli astronomi bolognesi,
soprattutto in relazione a quelle degli altri osservatori italiani e
internazionali, meritano una accurata analisi, qui solo iniziata. E
non solo le pubblicazioni scientifiche, ma anche quelle di
divulgazione, essendo questo ultime lo specchio delle conoscenze di
chi scrive, del livello culturale di chi legge e del paradigma
scientifico che il divulgatore intende diffondere.
120
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121
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TACCHINI, P.: “Osservazioni di Stelle Australi Eseguite al Cerchio
Meridiano”, Bullettino Meteorologico del Reale Osservatorio di
Palermo, 1869, vol. 5;
TACCHINI, P.: “Rapporto a S. E. il Ministro della Pubblica Istruzione
sugli Osservatorii Visitati in America e Considerazioni sull’Astronomia
Pratica in Italia e sulla Meteorologia, Roma 18/09/1883”, Eclissi Totali
di Sole del Dicembre 1870, del Maggio 1882–83 e dell’Agosto 1886 –
87, Roma, 1888, p. 103;
TACCHINI, P.: Il Passaggio di Venere sul Sole dell’8 – 9 Dicembre 1874
Osservato a Muddapur nel Bengala, Palermo, 1875;
TACCHINI, P.: Lettera al Rettore Giovanni Capellini dell’Università di
Bologna 22/06/1887, Archivio storico della Specola, scatola 60;
TACCHINI, P: “Sulle Attuali Condizioni degli Osservatori Astronomici in
Italia”, Memorie degli Spettroscopisti Italiani, Palermo, 1875,
appendice al vol. 4, p. 1;
TETTENERO, V.: Posizioni Medie di 1425 Stelle del Principio del 1860,
tipografia G. Antonelli, Venezia, 1870;
TUCCI, P. e VALOTA, R.: Da Brera a Marte, Nuovo Banco Ambrosiano,
Novara, 1983;
133
VAN HELDEN, A.: “Measuring Solar Parallax: the Venus Transit of 1761
and 1769 and their Nineteenth-century Sequels”, Planetary Astronomy
from the Renaissence to the Rise of Astrophysics (part B), edited by R.
Taton and C. Wilson,Cambridge University Press, 1995, p. 153–168;
VARNI, A.: “L’Università nel periodo napoleonico”, Lo Studio e la Città –
Bologna 1888-1988, a cura di W. Tega, Nuova Alfa, Bologna, 1987;
VERDET, J. P.: Storia dell’Astronomia, Longanesi, Milano, 1995;
WRIGHT, T.: An Original Theory or New Hypothesis of the Universe,
1750;
134
Appendice 2.I
Decreto Bonghi, 12/03/1876
(continua)
i
(continua)
ii
(Atti del Governo, 1876, vol. 86)
iii
Appendice 2.II
Decreto Gentile, 31/12/1923.
(continua)
iv
(continua)
v
(continua)
vi
(continua)
vii
Estratto dal decreto n.2395 a cui si fa riferimento nel decreto precedente
viii
ix
Appendice 2.III
Relazione di P. Tacchini del 1874
(continua)
x
(continua)
xi
(continua)
xii
(continua)
xiii
(continua)
xiv
(continua)
xv
(continua)
xvi
(continua)
xvii
(continua)
xviii
(continua)
xix
(continua)
xx
(continua)
xxi
(continua)
xxii
(continua)
xxiii
(continua)
xxiv
(continua)
xxv
(continua)
xxvi
(continua)
xxvii
(continua)
xxviii
(Mem. Società degli Spettroscopisti Italiani, Palermo, 1875, app. vol. 4, p. 1)
xxix
Appendice 2.IV
Nota di Cacciatore del 1875
(continua)
xxx
(continua)
xxxi
(continua)
xxxii
(continua)
xxxiii
(continua)
xxxiv
(continua)
xxxv
(continua)
xxxvi
(Mem. Società degli Spettroscopisti, Palermo, 1875, app. vol. 4, p. 37)
xxxvii
Appendice 2.V
Finanziamenti agli Osservatori astronomici italiani al 1920.
(da: “Francesco Porro e l’Osservatorio meteorologico e astronomico dell’Università di
Genova”, di R. Balestrieri, Mem. S.A.It., 1997, vol.68, n.3, p.597)
xxxviii
Appendice 2.VI
International Research Council
International Astronomical Union
(Union Astronomique Internationale)
(Rome, Mai 1922)
COMMISSIONS
(con indicazione delle proposte di ricerca italiane)
1. Commission de la relativité.
Italy – Verifica della teoria della relatività nel campo di Giove: Spostamento di stelle in
vicinanza del disco di Giove (Zappa); Moto apsidale del 5° satellite da accertarsi
mediante misure di posizione del satellite e misure dello schiacciamento di Giove
(Armellini).
2. Commission de réédition d’ouvrages anciens.
3. Commission des notations, des unités et de l’économie des pubblications.
4. Commission des éphémérides.
Italy – Unificazione delle effemeridi stellari (Carnera).
5. Commission des analyses de travaux et de bibliographie.
6. Commission des télégrammes astronomiques.
7. Commission de l’astronomie dynamique et des Tables astronomiques
8. Commission de l’astronomie méridienne (y compris l’étude de la réfraction).
Italy – Partecipazione dell’Unione nella nuova esecuzione del catalogo stellare della A.G.;
Catalogo generale dei moti propri (Carnera).
9. Commission des instruments astronomiques.
10. Commission de la radiation solaire.
Italy – Prosecuzione delle osservazioni pireliometriche italiane in località adatte
(Bemporad); Studio sitematico della “scariche” o “Intrusi” che si notano nelle
comunicazioni radio–telegrafiche in relazione al magnetismo terrestre e solare (Abetti).
11. Commission du spectro–enregistreur des vitesses.
12. Commission de l’atmosphére solaire.
Italy – (see Commission n. 10)
13. Commission des expéditions astronomiques.
14. Commission des étalons de longueur d’onde et tables de spetres solaires.
15. Commission de la rotation solaire.
16. Commission des observations physiques de planétes.
xxxix
17. Commission de nomenclature lunaire.
18. Commission des longitudes par télégraphie sans fil.
Italy – Partecipazioni dell’Italia all’opera della determinazione radiotelegrafica delle
longitudini attorno alla terra (Abetti).
19. Commission de la variations des latitudes.
Italy – Modificazione del programma internazionale di latitudini di Kimura, allungando i
gruppi invernali ed accorciando gli estivi, o almeno anticipando di 10 giorni l’inizio di
ciascun gruppo (Bianchi e Volta); Determinazioni della variazione delle latitudini col
metodo delle coppie in primo verticale (Zappa).
20. Commission des petites planétes.
Italy – Distribuzione di lavoro nelle osservazioni fotometriche dei piccoli pianeti (Bianchi).
21. Commission des comètes.
22. Commission des étoiles filentes.
23. Commission de la carte du ciel.
Italy – Prosecuzione dei lavori di riduzione del catalogo fotografico catanese (Bemporad).
24. Commission des parallaxes stellaires.
Italy – Distribuzione di lavoro nelle misure di parallassi stellari trigonometriche e
spettroscopiche
(Abetti);
Catalogo
generale
delle
parallassi
stellari
(Carnera);
Determinazione delle parallassi delle stelle della classe spettrale M tra la settima e
l’ottava grandezza (Zappa).
25. Commission de photométrie stellaire.
Italy – Distribuzione di lavoro nelle osservazioni fotometriche stellari (Bemporad).
26. Commission des étoiles doubles.
27. Commission des étoiles variables.
28. Commission des nébuleuses.
29. Commission de classification spectrale des étoiles.
30. Commission des vitesses radiales stellaires.
31. Commission de l’heure.
32. Commission de la réforme du calendrier.
Lista dei Membri Italiani della I.A.U.
(1922)
Abetti (Prof. Antonio), Professore emerito, R. Osservatorio Astrofisico, Arcetri – Firenze.
Abetti (Prof. Giorgio), Direttore incaricato del R. Osservatorio Astrofisico, Arcetri –
Firenze.
xl
Armellini (Prof. G.), Professore di Meccanica nella R. Università, Pisa.
Balbi (Dr. V.), Direttore incaricato nel R. Osservatorio Astrofisico di Catania.
Bardeloni (Col. Cesare), Ispettorato del Genio, via Degli Astalli, 15, Roma.
Bemporad (Prof. A.), Direttore dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, Napoli.
Bianchi (Prof. Emilio), Direttore dell’Osservatorio Astronomico di Brera, Milano.
Carnera (Prof. Luigi), Direttore dell’Osservatorio Astronomico, Trieste.
Cerulli (Prof. Vincenzo), Vice–President of the International Astroniomical Union, via
Palermo, 8, Roma.
Contarino (Dr. F.), Astronomo nel R. Osservatorio di Capodimonte, Napoli.
Di Legge (Prof. A.), Direttore del R. Osservatorio Astronomico al Campidoglio, Roma.
Favaro (Prof. G. A.), Astronomo nel R. Osservatorio Astrofisico di Catania.
Ferri (Col. Francesco), R. Istituto Geografico Militare, Firenze.
Hagen (Rev. J. G., S. J.), Direttore della Specola Vaticana, Roma.
Horn d’Arturo (Prof. G.), Direttore Incaricato nel R. Osservatorio Astronomico della R.
Università, Bologna.
Levi – Civita (Prof. T.), Professore di Meccanica nella R. Università, via Sardegna, 50,
Roma.
Occhialini (Prof. A. R.), Istituto Fisico di Arcetri, Firenze.
Padova (Dr. E.), Assistente nel R. Osservatorio Astronomico, Padova.
Silva (Prof. G.), Professore di Geodesia nella R. Università, Torino.
Viaro (Prof. B.), Astronomo nel R. Osservatorio Astronomico, Padova.
Zappa (Prof. G.), Direttore del R. Osservatorio al Collegio Romano, Roma.
Membro della Commissione delle Longitudini:
Antoniazzi (Antonio), Direttore dell’Osservatorio Astronomico dell’università di Padova.
(Transaction of the International Astronomical Union, London, 1922, vol. 1)
xli
Appendice 3.I
Nota d’osservazioni 1803 – 1840, Archivio della Specola di Bologna, scatola 30.
1803
satelliti di Giove (personale: Caturegli, Canterzani, custode Uccelli)
1804
idem, occult. π Scorp.
1805
idem, occult. h Gemin. e π Leon.
1806
eclissi di Sole del 16 giugno, occult. Τ Tauri. (Caturegli, Canterzani)
1807
verifica divisione quadrante murale, Saturno, comete, satelliti di Giove,
aurora boreale, occult. Stellari (Ciccolini, Caturegli, Canterzani, Moratti,
custode Angiolino)
1808
prova micrometro romboidale d’invenzione di Caturegli, si rimettono i fili
allo strumento dei passaggi, idem (Caturegli, Canterzani, Contri, barone di
Zach)
1809
oggetti terrestri alla parallattica, Cerere, Idem (Caturegli, Canterzani, Contri)
1810
rettifica strumento dei passaggi, Urano, Giove e satelliti, occult. Marte,
Vesta (Caturegli, Canterzani, Contri, Angiolino)
1811
rettifica micrometro romboidale, comete, eclisse di Luna (Caturegli, Moratti,
Contri, Ceschi, Angiolino)
1812
comete, Cerere, Pallade, Giunone, Vesta (Caturegli, Contri, Vannini,
Emiliani, Moratti)
1813
prova telescopio di Amici, eclisse di Sole del 1 febbraio, idem (Ciccolini,
Caturegli, Canterzani, Contri, Moratti, Vannini)
1814
rettifica strumento dei passaggi, 15 novembre nuovo strumento dei passaggi,
eclisse di Sole del 17 luglio, prime oss. della Polare con il circolo ripetitore
(Caturegli, Canterzani, Moratti, Emiliani, Angiolino)
1815
2 giugno si leva lo strumento dei passaggi di Sisson, rettifica nuovo
strumento dei passaggi e circolo ripetitore, oss. alla meridiana di San
Petronio (Caturegli, Moratti, Canterzani, Contri, Angiolino)
1816
10 novembre si rimonta lo strumento dei passaggi e si ridetermina la mira
meridiana nel Casino Stoffer (Caturegli, Moratti, Ceschi, Angiolino)
1817
…
1818
20 aprile eclissi di Luna, 5 maggio eclissi di Sole, cometa (Caturegli,
Moratti, Ceschi, Uccelli)
1819
sistemazione mira meridiana, comete, occult. Marte (Caturegli, Moratti,
Ceschi)
1820
7 settembre eclisse anulare del Sole, occult. Giove, Pleiadi (Caturegli,
Moratti, Ceschi Calegari custode)
xliii
1821
Pleiadi, idem
1822
segnali dati sul Monte Cimone, inutile risistemazione dello strumento dei
passaggi isolando le colonne, sistemazione delle mire nel Casino Stoffer,
Pleiadi, idem
1823
segnali sul Monte Cimone, si staccano dalla volta le colonne che sostengono
lo strumento dei passaggi al fine di togliere il difetto di cambiare
orizzontalmente la direzione visuale del filo meridiano, (Caturegli, Ceschi,
Moratti Dal Vecchio, Calegari)
1824
segnali su Monte Baldo, idem
1825
ispezione mira, idem
1826
determinazione deviazione azimutale, idem
1827
idem
1828
idem
1829
idem
1830
idem
1831
idem
1832
idem
1833
scomparsa di Caturegli, agli astronomi aggiunti Moratti e Ceschi si sono
associati alle oss. Guidalotti, Neri, Badetti, il figlio Massimiliano di
Caturegli, oss. eclissi Luna e Sole, pianeti e pianetini
1834
rettifica quadrante murale, terremoto del 4 ottobre tronca le colonne dello
strumento dei passaggi e il 15 novembre viene rimesso in opera, idem
1835
idem (Ceschi, Moratti, Rebello, Amadei, Bagni, Badetti, Evangelisti,
Bertelli)
1836
idem (Ceschi, Moratti, Bertelli, Amadei, Bagni, Evangelisti, Badetti)
1837
idem
1838
cometa Encke, idem
1839
idem
1840
confronto strumenti meteorici con quelli di Schultz, idem
xliv
Appendice 3.II
Personale della Specola dal 1859–60 al 1919–20.
(tratto da: Annuari della Regia Università di Bologna)
1859–60
Lorenzo Respighi – direttore
Alfonso Colognesi – astronomo aggiunto
Giulio Casoni – assistente
Giuseppe Calegari – custode
1860–61
idem
1861–62
Lorenzo Respighi – direttore
… – astronomo aggiunto
Giulio Casoni – assistente
Giuseppe Calegari – custode
1862–63
Lorenzo Respighi – direttore
… – astronomo aggiunto
Giulio Casoni – 1° assistente
Antonio Silvani – 2° assistente
Giuseppe Calegari – custode
1863–64
idem
1864–65
Alessandro Palagi – direttore incaricato
… – astronomo aggiunto
… – 1° assistente
Giuseppe Sassi – 2° assistente
Giuseppe Calegari – custode
1865–66
Antonio Saporetti – direttore incaricato
… – astronomo aggiunto
… – 1° assistente
Giuseppe Sassi – 2° assistente
Giuseppe Calegari – custode
1866–67
Antonio Saporetti – direttore incaricato
… – astronomo aggiunto
… – 1° assistente
Cesare Lunardi – 2° assitente
Giuseppe Calegari – custode
1867–68
Alessandro Palagi – direttore incaricato ed astronomo aggiunto
… – 1° assistente
Cesare Lunardi – 2° assitente
xlv
Giuseppe Calegari – custode
1868–69
Alessandro Palagi – direttore incaricato ed astronomo aggiunto
Giacomo Michez – 1° assistente
Cesare Lunardi – 2° assitente
Giuseppe Calegari – custode
1869–70
idem
1870–71
Giacomo Michez – direttore incaricato e 1° assistente
Alessandro Palagi – astronomo aggiunto
Cesare Lunardi – 2° assistente
Giuseppe Calegari – custode
1871–72
Giacomo Michez – direttore incaricato e 1° assistente
Alessandro Palagi – astronomo aggiunto
… – 2° assistente
Giuseppe Calegari – custode
1872–73
idem
1873–74
… – direttore incaricato
Alessandro Palagi – astronomo aggiunto
… – 1° assistente
… – 2° assistente
Giuseppe Calegari – custode
1874–75
idem
1875–76
… – direttore incaricato
Alessandro Palagi – astronomo aggiunto
… – 1° assistente
… – 2° assistente
Pietro Calegari – custode
1876–77
Antonio Saporetti – direttore
Alessandro Palagi – astronomo aggiunto
… – 1° assistente
… – 2° assistente
Pietro Calegari – custode
1877–78
idem
1878–79
idem
1879–80
idem
1880–81
Antonio Saporetti – direttore
Alessandro Palagi – astronomo aggiunto
Carlo Fronzi – 1° assistente
xlvi
Pietro Calegari – custode
1881–82
idem
1882–83
idem
1883–84
idem
1884–85
Antonio Saporetti – direttore
Alessandro Palagi – astronomo aggiunto
Carlo Fronzi – astronomo aggiunto per la meteorologia
Pietro Calegari – custode
1885–86
idem
1886–87
idem
1887–88
idem
1888–89
Antonio Saporetti – direttore
… – astronomo aggiunto
Carlo Fronzi – astronomo aggiunto per la meteorologia
Pietro Calegari – custode
1889–90
Antonio Saporetti – direttore
Rinaldo Pirazzoli – astronomo aggiunto
Pietro Calegari – custode
1890–91
Antonio Saporetti – direttore
… – 1° astronomo aggiunto
Rinaldo Pirazzoli – 2° astronomo aggiunto
Pietro Calegari – custode
1891–92
Antonio Saporetti – direttore
Rinaldo Pirazzoli – 1° astronomo aggiunto
Cesare Lunardi – 2° astronomo aggiunto
Pietro Calegari – custode
1892–93
idem
1893–94
idem
1894–95
idem
1895–96
idem
1896–97
idem
1897–98
idem
1898–99
idem
1899–00
idem
1900–01
Bernardo Dessau – direttore incaricato
Rinaldo Pirazzoli – 1° astronomo aggiunto
Cesare Lunardi – 2° astronomo aggiunto
xlvii
Pietro Calegari – custode
1901–02
idem
1902–03
idem
1903–04
Michele Rajna – direttore
Bernardo Dessau – direttore incaricato
Rinaldo Pirazzoli – 1° astronomo aggiunto
Cesare Lunardi – 2° astronomo aggiunto
Pietro Calegari – custode
1904–05
Michele Rajna – direttore
Rinaldo Pirazzoli – 1° astronomo aggiunto
Alberto Masini – 2° astronomo aggiunto
Giuseppe Campalastri – custode
1905–06
idem
1906–07
idem
1907–08
idem
1908–09
idem
1909–10
idem
1910–11
Michele Rajna – direttore
Rinaldo Pirazzoli – astronomo
… – assistente
Giuseppe Campalastri – custode
1911–12
Michele Rajna – direttore
Rinaldo Pirazzoli – astronomo
Guido Horn – astronomo aggiunto
Giuseppe Campalastri – custode
1912–13
idem
1913–14
idem
1914–15
idem
1915–16
idem (Adolfo Merlani assistente onorario, Antonio La Mattina e Arturo
Pirazzoli assistente volontario)
1916–17
…
1917–18
…
1918–19
…
1919–20
Michele Rajna – direttore
Rinaldo Pirazzoli – astronomo
… – astronomo aggiunto
Giuseppe Campalastri – custode
xlviii
Appendice 3.III
Strumenti utilizzati nelle osservazioni durante il periodo delle Effemeridi bolognesi
dall’inizio dell’Ottocento.
Meridiana a tempo civile [ristrutturata nel 1741]
Meridiana a tempo medio [ristrutturata nel 1741]
Strumento dei passaggi di Reichenbach e Utzschneider [1815]
Quadrante murale di Gionata Sisson Inglese [1742]
Quadrante mobile di Gionata Sisson Inglese [1739]
Parallattica di Dollond [1787]
Equatoriale di Adams Inglese [1790]
Circolo Ripetitore di Reichenbach e Utzschneider [~1810]
Orologio a Cicloide costruito in Inghilterra da Graham, regolato a tempo siderale [1757]
Orologio a Cicloide costruito da Ellicot Inglese, regolato a tempo medio [1787]
Orologio a Cicloide costruito da Rinaldo Gandolfi
Cerchio di Ertel & Sohn [1851]
Rifrattore di Steinheil [1857]
[in parentesi la data di costruzione o di inizio dell’utilizzo nella Specola]
(Registri osservazioni astronomiche, Archivio; Inventario degli Oggetti che a tutto l’Ottobre
1843 costituiscono il Gabinetto Astronomico della Pontificia Università di Bologna, redatto
da G. Ceschi, Archivio, scatola 25; Annotazioni fatte da Saporetti nel 1849 nella revisione
dell’Inventario del Ceschi del 1843, Archivio, scatola 25; Museo della Specola. Catalogo, a
cura di E. Baiada, F. Bònoli, A Braccesi, Bologna University Press, Bologna, 1995)
xlix
Appendice 3.IV
Descrizione delle Osservazioni Astronomiche ed indicazione delle relative occupazioni
degli Astronomi, Ceschi, 19/02/1835.
Il principale oggetto di una Specola riguarda le osservazioni astronomiche. Queste
possono dividersi in ordinarie e starordinarie.
Osservazioni ordinarie sono
I passaggi del Sole al Meridiano per determinare l’istante del mezzodì.
I passaggi di alcune delle 47 principali stelle di Bessel al meridiano, onde avere
determinato colla maggior possibile esattezza il tempo astronomico di ciascun momento.
I passaggi al meridiano tanto della Luna che delle Stelle circolunari per servire di
corrispondenza alle consimili osservazioni, proposte nelle Effemeridi di Berlino, che si
eseguiscono dalla massima parte degli Astronomi.
I passaggi al meridiano dei pianeti nuovi.
Le opposizioni dei pianeti.
Le eclissi di Sole e Luna.
Le occultazioni delle stelle fisse, e dei pianeti dietro la Luna. Le occultazioni dei Satelliti
di Giove.
Molte di queste osservazioni che diconsi meridiane si fanno allo Strumento dei passaggi,
ed al quadrante murale; quindi la necessità di avere sempre fissata la rigorosa posizione di
tali macchine onde le loro deviazioni di cui si tien conto nei calcoli delle osservazioni siano
esattamente conosciute.
Molte delle osservazioni meridiane servono a conoscere l’andamento degli orologi, quindi
la necessità di tenere regolati questi onde mostrino più prossimamente che sia possibile il
vero tempo Astronomico.
Tali osservazioni meridiane vogliono calcolate subito eseguite a fine di ricavarne quei
risultati per cui sono fatte, o di determinare l’istante del mezzodì, o di far conoscere le
deviazioni dei pendoli che per effetto delle diversità di temperatura sono pure diverse nelle
diverse parti del giorno.
Quando o per innazione delle macchine Meridiane, o dei pendoli ai quali si appoggiano le
osservazioni fatte a tali macchine si mancasse dei mezzi di eseguirle, bisogna ad esse
supplire con altre osservazioni, come sarebbero le altezze corrispondenti, o le altezze
assolute; necessita quindi che le macchine a ciò opportune siano sempre tenute in un
perfettissimo stato di azione: quindi una pratica essenzialmente sicura dei loro usi, dei
diversi metodi di osservazione, e dei relativi calcoli.
l
Nelle osservazioni ordinarie extrameridiane l’impiego di molte e diverse macchine
destinate ai diversi generi di risultati che dalle osservazioni ricercansi: quindi l’impiego dei
diversi micrometri obietivi ed oculari, e conoscenza è fatta dei loro rispettivi valori.
Osservazioni straordinarie sono
Le osservazioni delle comete tanto relative ai loro moti, quanto a determinare le diverse
loro apparenze e di forma, e di luce.
Le osservazioni delle nebulose, delle stelle doppie, dei pianeti nuovi quando apparissero.
Qualunque genere di osservazioni potessero essere proposte da accademie astronomiche o
relative alla formazione di cataloghi, o relative a molti altri oggetti scientifici.
Qualunque genere di osservazioni potessero essere proposte da altri Osservatori, od
Accademie geografiche per la relativa posizione di luoghi terrestri, o per la determinazione
od estensione di un qualche meridiano terrestre.
L’oggetto quindi delle osservazioni Astronomiche richiede una direzione unica, metodica,
e non interrotta, e quello che ne verrà incaricato dovrà necessariamente mantenere una
corrispondenza coi principali Astronomi; dovrà procurarsi la conoscenza delle nuove
scoperte di macchine, e di tutte le opere astronomiche, all’oggetto di conoscere tutto ciò che
può concorrere all’andamento e perfezionamento della scienza.
Sarebbe difetto grave se più oltre ancora in questo nostro Osservatorio si tralasciasse di
fare ogni genere di osservazioni, e se fatte rimanesse sepolte nei registri di questa Specola, e
non si producessero per concorrere per quanto sia possibile a somministrare ai conoscitori
della scienza i mezzi di ricavare degli utili risultamenti a vantaggio universale.
Fra tutti i stabilimenti che possono interessarsi della meteorologia un grande profitto han
luogo certo gli Osservatori astronomici, nei quali pure sono indispensabili molte
osservazioni Barometriche e Termometriche, e dello stato dell’Atmosfera onde giudicare del
grado di esattezza che può ripromettersi nelle osservazioni Astronomiche, dipendentemente
dall’influenza della temperatura, e dello stato atmosferico. È quindi desiderabile che tali
osservazioni si facciano completamente, e sotto tutti i rapporti per cui possono contribuire a
stabilire i fondamenti di una scienza ancora nascente. Queste osservazioni possono formare
argomento di un occupazione distinta, e le deduzioni che possono ricavarsi dai confronti di
tali osservazioni, devono essere regolate dal criterio più giusto.
Perciò tali osservazioni devono farsi da uno dei principali impiegati della Specola,
devonsi quindi procurare tutti li strumenti necessari; e devonsi rediggere le osservazioni a
comodo pubblico, assieme alle considerazioni più utili che se ne possono ricavare.
(Archivio storico della Specola di Bologna, scatola 30)
li
Appendice 3.V
Numero di iscritti all’Università 1862–1888
[si sottolinea che nell’anno 1874–75 vi fu la separazione della facoltà di Scienze da quella di
Matematica]
(Storia dell’Università di Bologna, di L. Simeoni, Bologna, 1947, vol. 2, p. 225)
lii
Appendice 3.VI
Descrizione dei lavori svolti presso la Specola in una lettera di Palagi al rettore
dell’Università di Bologna, 08/04/1876.
Esporrò in succinto e per sommi capi i lavori che si fanno in questo Osservatorio nel
corso dell’anno, e particolarmente ogni giorno, sia in ordine all’Astronomia, sia in ordine
alla Meteorologia e questo in conformità del desiderio manifestato dalla S.V.Illma nel
partire da questo Osservatorio, dopo la visita fattavi in compagnia del Prof. Ferdinando
Ruffini –professore di Meccanica razionale dal 1875 al 1906–, il giorno 12 marzo ultimo
scorso.
Astronomia – Ogni giorno, niuno escluso, alle ore 11.45 antimeridiane si è in due
Impiegati nel Gabinetto del gran Circolo meridiano di Ertel per dare telegraficamente il
segnale del mezzogiorno preciso, al tempo medio di Roma, all’Orologio pubblico e
all’Ufficio del Telegrafo, e colla bandiera alla popolazione e in ispecie agli Orologiai della
Città.
Quando sia sereno si osserva il passaggio del sole al Circolo meridiano predetto, o alla
Meridiana unifilare che si trova nella sala meridiana o dei passaggi, e questo per regolare gli
orologi dell’Osservatorio, dell’andamento dei quali si tiene regolare registro.
Ottenuti gli appulsi e segnatene i tempi, si fanno i calcoli opportuni per preparare i
segnali del giorno appresso.
Si forma nei primi tre mesi dell’anno il Calendario astronomico per l’anno venturo, che
consta delle seguenti tabelle, ultimo risultato di calcoli minuti e laboriosi:
1°. Tabella del tempo medio di Bologna a mezzodì vero, un’altra del tempo medio di
Roma a mezzodì vero di Bologna, calcolato per ogni giorno. Due di queste Tabelle a comodo
del pubblico, che regola gli Orologi colla meridiana di San Petronio, si veggono appese ai
lati del bel orologio del Fiorini, deva dire Fanalini, che si ammira in detta Chiesa. Due di
quelle tabelle si danno all’Orologiaro del Comune, Sig. Franchini, molte se ne danno poi alle
persone che ne fanno richiesta.
2°. Tabella del nascere e tramontare del Sole e della Luna per ciascun giorno dell’anno;
le quali Tabelle sono dimandate da diversi Comuni, Cesena, Ferrara, Ravenna, etc., non che
da molti privati, come si fa manifesto dalle lettere di dimanda e ringrziamento dei Comuni
stessi, che si conservano in questo nostro Archivio.
3°. Tabella delle Epoche differenti, secondo i diversi periodi storici ed ecclesiastici
4°. Tabella dell’Eclissi di sole e di luna, che possono avvenire, visibili o no, in
quell’anno; se visibili, si fanno i calcoli voluti per fissare i tempi delle diverse fasi, se
invisibili, si danno i tempi generali delle quattro fasi principali e si notano i Paesi ed i
Luoghi ove quelle Eclissi sono visibili.
liii
5°. Tabella delle Feste mobili, delle quattro tempora, delle Reogazioni, etc..
6°. Tabella delle Lunazioni e delle maggiori e minori distanze della Luna dalla Terra, co’
tempi relativi.
7°. Tabella degli Ingressi del Sole nei segni dello Zodiaco e dell’epoca delle quattro
stagioni dell’anno in ore e minuti primi.
8°. Tabella degli Aspetti Planetari, ossia, delle maggiori e minori distanze dei pianeti dal
Sole, delle loro opposizioni, congiunzioni e quadrature.
9°. Tabella del Calendario Ebraico, loro feste, loro digiuni e mesi si cavi che pieni.
Queste Effemeridi non si stampano più, come si faceva prima del 1845 e come si è fatto
coll’Annuario dal 1859 al 1865; ma si danno a chi ne fa dimanda e vengono stampate nei
diversi Diarii, tanto civili, che ecclesiastici.
Se avvengono degli Eclissi di Sole e di Luna, si osservano, determinando i tempi delle
fasi principali e confrontandoli co’ tempi già calcolati in precedenza e pubblicati.
Nell’ultima Eclissi anulare di Sole, visibile in parte a bologna, avvenuto il 29 Settembre
1875, si ebbe la compiacenza di avere presenti il Prof. Quirico Filopanti e Prof. Pietro
Gamberini, e si potè constatare le esattezza de’ tempi già calcolati e dati ai pubblici diari.
Se sul nostro orizzonte appariscono Comete od altri Astri, che meritino di essere
osservati, si osservano, si notano le posizioni loro, le fasi diverse, cui vanno soggetti, e se ne
dà conto con appositi articoli né pubblici Giornali, come si è fatto molte volte.
Se avvengono dei fenomeni di astronomia fisica, come p. es. delle aurore boreali, della
luce zodiacale, delle stelle cadenti, o dei bolidi, etc., se ne tiene nota nei Registri,
determinando i tempi di loro comparsa, di loro durata e della loro importanza ed entità, e se
ne dà ragguaglio al pubblico nei predetti Periodici.
E così se vi hanno delle osservazioni astronomiche a fare, le si fanno, e di tutte, che
interessino il pubblico, glie se ne dà contezza.
Meteorologia – Si fanno ogni giorno a tempi determinati quattro osservazioni a tutti gli
strumenti meteorici, che sono posti in luoghi diversi dell’Osservatorio. Di queste
osservazioni si tiene Registro, che ogni mese si prepara, e vi si aggiungono le opportune
annotazioni.
Di dieci in dieci giorni si fanno quattro specchi che diconsi Decadi contenenti tutti i dati
meteorici e rispettive annotazioni e si mandano al Ministero di Agricoltura e Commercio,
alla Clinica Medica, al Dipartimento Militare ed una copia si conserva nel nostro Ufficio.
Ogni mese si fanno 2 specchi contenenti tutte le Osservazioni meteorologiche, co’ medie
generali e parziali e debite riduzioni e annotazioni per il Giornale di Agricoltura e per
l’Osservatorio di Moncalieri.
Al terminar di tre mesi si fa uno specchio contenete tutte le osservazioni meteorologiche
sia in esteso che riepilogate per lo spedale Militare di questa Città.
liv
Ogni sette giorni, per lo passato, ogni mese al presente, si compila uno specchio
meteorologico per il Municipio di Bologna, che si vede già alle stampe unito alla Statistica
generale del nostro Comune. In quello Specchio vi si fa un confronto coi due anni
precedenti, che riesce alquanto indaginoso.
Nel nostro Archivio si conservano tutte le lettere di ringraziamento, e sono molte, che i
diversi dicasteri hanno creduto di mandare per la puntualità e precisione colla quale si
spediscono tutti questi lavori.
Oltre alle quattro osservazioni giornaliere predette se ne fa una speciale ogni giorno alle
ore 1.30 pomeridiane per l’Osservatorio di Washington, negli Stati Uniti di America, e si
spediscono ogni dieci giorni, colle rispettive riduzioni a Roma al Ministero di Agricoltura e
Commercio, che le manda in America.
Si deve poi stare attenti ogni istante del giorno per le meteore, che possono avvenire
straordinariamente e accade che spesso si dà contezza co’ pubblici fogli o a uragani, o di
terremoti o di altro, che possa interessare o alla Scienza o l’utile pubblico.
Avviene di sovente che i Tribunali, i Ministeri di Agricoltura e Commercio e de’ Lavori
Pubblici, gli Uffici delle Strade Ferrate, dei Municipi, dei Consorzi di Scoli e molti privati
facciano dimanda per avere notizie meteorologiche dei tempi andati o per avere degli
Specchi riassuntivi i dati meteorologici ed i medii delle piogge, delle temeprature, delle
nevi, etc. lungo i 64 anni di Osservazioni meteorologiche di che si compone il nostro
Archivio.
Ed è avvenuto qualche volta che per le notizie da noi date a tempo debito siansi salvati
dei prevenuti e degli accusati alla punitiva giustizia, e sempre poi si è fatta palese la verità,
che prima rimaneva oscura ed incerta.
Molte sono le lettere di ringraziamento, che si conservano, in relazione all’esattezza e
sollecitudine con che si soddisfa sempre a questo servigio.
Io spero che la utilità di questo R. Osservatorio Astronomico e Meteorologico siasi fatta
palese facilmente e sono convinto che Ella, Sig. Rettore, vorrà sostenere le difese contro chi
ingiustamente volesse denigrarne la fama o disconoscere la importanza.
E coi sensi del più profondo rispetto mi pregio dell’onore di raffermarmi della S.V.Illma
Devotissimo
Palagi Alessandro
Astronomo Aggiunto
Incaricato della Direzione
All’Illmo Signore
Luigi Calori
Rettore della R. Università di Bologna
(Archivio storico della Specola di Bologna, scatola 41)
lv
Appendice 3.VII
Progetto di recupero della Specola proposto da Pietro Tacchini al Rettore dell’Università
di Bologna, R. Osservatorio del Collegio Romano, Roma, 22/06/1887.
Conforme all’invito fattomi da V.S. Illma espongo nella presente nota tutto quanto
ritengo necessario a farsi per togliere l’Osservatorio Astronomico di codesta R. Università
dalle deplorevolissime condizioni in cui ora sitrova. Non occorre che io spenda qui parola
per descrivere lo stato attuale di quell’Istituto, perché la S.V. lo ha meco visitato di recente,
riportando da quella visita la convinzione che pel decoro dell’Università e per l’interesse
della scienza occorre prendere una misura radicale, e impedire così che nel prossimo anno
non si abbiano non solo a riconoscere vere ma anche miti le parole stampate nel 1875
dall’Astronomo francese Rayet a proposito dell’Osservatorio bolognese. Quell’Illustre
scienziato dopo riassunta la storia della Specola, tanto lusinghiera per l’Italia, dalla
fondazione fino ai tempi di Respighi, conclude poi colle seguenti parole: “L’Observatoire de
Bologne n’est plus qu’une sorte de Musée où la poussière et la rouille rogent quelques
appareils historiques”.
Dal 1875 in poi l’Osservatorio astronomico andò sempre peggiorando cosicché non vi
sono che due vie da scegliere, o chiudere addirittura l’Osservatorio dichiarandolo soppresso,
od ottenere i mezzi necessari per farlo prontamente rivivere. Come era naturale la S.V.
saggiamente prescelse di tentare la seconda via e non è da mettere in dubbio che un sì nobile
proposito verrà largamente secondato dal Governo e dalle locali Amministrazioni. Per
riescire completamente nell’intento occorre però una riforma radicale tanto nei mezzi di
osservazione come nel personale di quello stabilimento.
Dal 1874 a questa parte l’abbandono delle macchine ed il disordine sempre crescente in
quell’Istituto han fatto sì che in oggi tutti gli strumenti sono inservibili per vere osservazioni
astronomiche. Fortunatamente però si può arrivare ancora in tempo a salvare il cerchio
meridiano e l’equatoriale di Steinheil, i due strumenti che dovranno servire di base alle
riforme vagheggiate da V.S..
Perché a Bologna si possa fare uso di un equatoriale occorre di provvedere alla relativa
stanza a cupolo mobile che si dovrà costruire intieramente di nuovo. Ora , se si dovesse
conservare intatto l’attuale stanzone A.B. fig.I, è chiaro che la nuova stanza equatoriale
dovrebbe alzarsi su questo, sorgere cioè dal terrazzo più elevato dell’Osservatorio; ma tenuto
conto delle pessime condizioni in cui trovasi ora detta parte di fabbricato, a chiunque visiti
quel locale non isfuggirà la convenienza che vi sarebbe sotto ogni rapporto nel demolire lo
stanzone A.B. per far sorgere la nuova stanza dell’equatoriale dal piano del primo terrazzo
indicato nella figura I dalla linea E.F.. Per proporre ciò occorreva anzitutto interrogare la
lvi
Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, che mi rispose in data 8 Aprile e 13 giugno
1887 nei seguenti termini:
“8 Aprile 1887 – La Commissione conservatrice di Bologna, da me interpellata circa la
demolizione dell’ultimo ordine superiore della torre della R. Università bolognese, non si è
dimostrata aliena dal consentirla, ma preoccupandosi, nel rapporto della estetica, di sapere se
e quale altro manufatto si intenda sostituire alla porzione di torre da abbattersi, a concluso di
rimettere il parere che le veniva chiesto, e di domandare il progetto dei lavori eventuali che
dovrebbero essere eseguiti.
Tento comunico alla S.V. per sua norma mentre restituisco il lucido presentatomi – IL
MINISTRO”.
“13 Giugno 1887 – Questo Ministero, intesa la commissione conservatrice dei monumenti
e degli oggetti di belle arti per la provincia di Bologna, consente definitivamente alla
demolizione del corpo superiore della torre della R. Università di Bologna, e dalla
sostituzione di una camera nel modo indicato nel foglio cui rispondo.
Per ogni ulteriore accordo potrà essere sentita direttamente la Commissione suddetta alla
quale mi rimetto – IL MINISTRO”.
Risoluta favorevolmente questa questione si può dunque stabilire di dovere sostituire allo
stanzone A.B. una stanza circolare a cupolo girante che permetta di utilizzare l’equatoriale
di Steinheil. Sarà però conveniente di dare alla nuova stanza dimensioni tali da potere un
giorno accogliere un equatoriale più grande di quello ero posseduto; perciò proporrei che la
stanza circolare dovesse avere un diametro di 6 metri e ½ ed eguale diametro il relativo
cupolo girante in ferro. Allora la parte superiore della torre liberata dallo stanzone attuale
A.B. e rappresentata dal contorno E.F.D.H. nella figura 2 e la nuova stanza circolare a
cupolo mobile da A.B.G.C.I. nella stessa figura di cui la parte A.G.B.I. verrebbe costruita in
muratura e la cupola girante I.C.G. in ferro.
Il cannocchiale di Stenheil fu montato equatorialmente nel 1874 e la montatura fu
eseguita dall’abile meccanico di Padova Sig. Cavignato in modo da rendere lo strumento
facilmente trasportabile in occasione di spedizioni astronomiche e perciò da potersi adattare
a latitudini diverse. Sebbene anche così montato il cannocchiale di Steinheil si trovasse in
condizioni sufficienti per fare buone osservazioni anziché tenerlo inoperoso e soggetto ad
ogni male trattamento, come la S.V. ha potuto accertare, pure io credo che si debba ristorare
la montatura attuale per conservarla per uso di spedizione e provvedere ad una nuova
montatura tutta in metallo da fissarsi nella nuova stanza circolare di cui parlammo prima.
Riguardo al cerchio meridiano, esso dovrebbe rimanere al posto dove si trova ora e solo
occorrerà una generale pulitura alla macchina ed un ristauro generale della stanza meridiana.
lvii
Tutti gli altri piccoli strumenti dell’Osservatorio, molti dei quali sono esposti ad un
contino deterioramento, dovrebbero raccogliersi in stanze asciutte, separando quelli che
possono servire per qualche osservazione e per l’istruzione ai giovani dagli altri che hanno
solo un valore storico. Ed a questo riguardo ricorderò qui come la S.V. in occasione della
visita fatta alla Specola rimanesse sorpreso del disordine e danni avvenuti già, e in parte non
riparabili, in questa vecchia suppellettile scientifica della Specola Bolognese, cosicché anche
a questo riguardo si manifesta necessario un immediato provvedimento. Tutta questa roba
potrebbe forse mettersi con vantaggio nelle stanze ove trovansi presentemente gli antichi
modelli di navi che dovrebbero trovare il posto, che ad essi veramente spetta, nel Museo
Civico di Bologna.
La spesa occorrente per fare eseguire quanto sopra si è proposto può venire calcolata
come segue:
1) Demolizione del vecchio stanzone
L. 3000
2) Costruzione in muratura della parte A.B.G.I.
della nuova stanza circolare
L. 5000
3) Costruzione del cupolo in ferro I.C.G.
L. 12500
4) Montatura nuova per il cannocchiale Steinheil
L. 6500
5) Riparazione al cerchio meridiano e relativa stanza
L. 3000
6) Sistemazione dei piccoli strumenti delle stanze
dell’Osservatorio
L. 2000
7) Acquisto di un cronografo, di uno spettroscopio
e di qualche altro accessorio per l’equatoriale
L. 3000
-----------TOTALE
L. 35000
Se la S.V. avesse ora disponibile detta somma la sistemazione dei locali e macchine della
Specola, nel modo proposto, potrebbe benissimo essere compiuta per la primavera del 1888.
Se poi i mezzi posti a disposizione di V.S. per preparare degnamente l’Università di Bologna
alla grande festa scientifica non permettessero di disporre della somma suddetta per
l’Osservatorio, allora io la consiglierei a fare di tutto per avere almeno quel tanto necessario
per far vedere che anche la Specola non fu dimenticata evitando così un confronto
scandaloso fra l’Osservatorio e gli altri Gabinetti della Università.
Un tale scopo verrebbe raggiunto colle spese indicate ai numeri 1,2 e 5 per l’ammontare
di lire 20.500. La spesa è così tenue di fronte al nobile intento cui V.S. mira che è ben lecito
il ritenere che tanto il Governo che le locali Amministrazioni accoglieranno le proposte di
V.S. stessa per il desiderato miglioramento dell’Osservatorio.
Resterebbe ora la questione del personale, questione invero per me abbastanza delicata;
ma una volta che V.S. insiste perché il mio progetto di riforma sia completo, non esito a
lviii
dichiarare che il personale dovrebbe venire intieramente rinnovato occorrendo persone attive
e capaci per l’Astronomia pratica. Al presente si spendono 12200 lire ogni anno senza alcun
profitto non solo ma con danno della istituzione, perché si tratta di persone che per l’età
avanzata e per le diverse cariche coperte per tanti anni prima di venire destinati
all’Osservatorio, non hanno alcuna delle qualità volute per eseguire o far eseguire
osservazioni; anche a questo riguardo dunque occorre una riforma radicale perché sarebbe
inutile migliorare il locale e gli strumenti per lasciarli nelle mani di chi è incapace di
servirsene. Ora, tenendo presente il Decreto del 1876 che pone l’Osservatorio di Bologna fra
quelli destinati principalmente alla istruzione dei giovani e tenendo presente le buone
condizioni in cui può ridursi l’Osservatorio per l’Astronomia pratica egli è evidente che il
personale dovrebbe comporsi di:
1 Astronomo direttore
1 Astronomo aggiunto
2 Assistenti
1 Custode
Il direttore dovrà essere il professore di Astronomia dell’Università e perciò oltre allo
stipendio di professore dovrà avere anche l’indennità di lire 700 come è fissato già in
bilancio. L’astronomo aggiunto dovrebbe avere uno stipendio di L. 3000 e gli assistenti 1500
e finalmente il custode 1200. La dotazione annua dell’Osservatorio che ora è di 2000 lire,
dovrebbe portarsi a lire 4000; in tutto dunque fra personale e dotazione si ha la cifra di L.
11900.
Nell’interesse della scienza astronomica e per il decoro della Università di Bologna io mi
auguro che queste mie proposte possano trovare col mezzo di V.S. Illma accoglienza
favorevole presso tutti quanti sono interessati a che l’Università di Bologna si presenti agli
Italiani ed agli Stranieri nel miglior modo possibile nella prossima primavera; dopo tanti
miglioramenti apportati all’Ateneo Bolognese molti dei quali dovuti all’opera solerte ed
intelligente di V.S. sarebbe grandemente deplorevole che il solo Osservatorio Astronomico
venisse dimenticato e lasciato nello stato indecente in cui ora si trova.
Il Direttore
dell’Osservatorio del Collegio Romano
Pietro Tacchini
lix
(Archivio storico della Specola di Bologna, scatola 60)
lx
Appendice 3.VIII
Lettera al Ministro della Pubblica Istruzione Guido Baccelli da parte di Giovanni V.
Schiaparelli, 15/04/1900.
Eccellenza
Corre voce non so quanto fondata che la Facoltà matematica di Bologna intenda di
proporre all’E.V. la soppressione definitiva della Cattedra d’Astronomia e dell’Osservatorio
astronomico a quella Università appartenenti. E da più parti mi sento dire che a me spetti di
far tutto il possibile per impedire che una tale proposta sia approvata dal Governo di S.M..
Io veramente non so di avere altra autorità in questa materia se non quella forse che può
venirmi dall’essere io oggi per mia sventura il più anziano degli astronomi italiani.
Ammesso per vero che una tale qualità possa darmi qualche diritto di esprimeresulla
disegnata soppressione il mio parere, io lo esprimerò con tutto il rispetto dovuto ad un
superiore che venero non tanto pe dovere gerarchico quanto per l’alta fama che egli si è
meritato nella scienza.
L’Osservatorio di Bologna è il più antico di quanti esistano in Italia e si può dire che
abbia cominciato alla metà del sec. Decimosettimo, non molto dopo la morte di Galileo,
quando la scienza astronomica era rappresentata all’Università dai grandi nomi di D. Cassini
e di Gem. Montanari. Quella scuola di astronomi fiorì per quasi un secolo, e la fama di E.
Manfredi di E. Zanotti era, non meno che quella dei loro predecessori divulgata in tutta
l’Europa. Io qui non farò la rassegna dei loro successori che con maggior o minor fortuna si
studiarono di camminare sulle orme di quei valenti. Subito verrò agli ultimi tempi e all’anno
1851 in cui a prof. D’Ottica e Astronomia fu nominato Lorenzo Respighi, di cui tutti noi
astronomi italiani veneriamo la memoria. Con gli scarsi mezzi allora esistenti nel quasi
abbandonato Osservatorio e con gli altri che seppe presto procurarsi, subito trovò modo il
Respighi di fare importanti scoperte: tre comete portano il suo nome e le sue ricerche
teoretiche sull’Ottica, le sue osservazioni sulla scintillazione, i suoi cataloghi stellari
mostrarono quanto si possa fare con poca suppellettile da un uomo veramente animato da
spirito scientifico.
Il contrasto col Respighi non poteva essere più stridente né più manifesta la
dimostrazione del fatto che il valore di una Istituzione scientifica dipenda soprattutto ed
anzitutto dal sapere e dal carattere delle persone chiamate a dirigerla.
Non ascolti dunque V.E. chi volesse farle credere che l’Osservatorio di Bologna non è più
all’altezza dei tempi, che esso non può concorrere ai progressi della scienza. L’Osservatorio
di Bologna potrà ancora brillare di viva luce, quando vi si collochi un giovane attivo che
abbia fatto le sue prove: e di questi in Italia ne sono parecchi
lxi
E non ascolti neppure coloro che vorrebbero sopprimere l’Osservatorio di Bologna in
nome della concentrazione degli studi. La concentrazione degli studi richiederebbe che i
mezzi dell’Osservatorio e della Cattedra di Bologna fossero sottratti a quell’Università e
portati ad un’altra Università dove tali mezzi si sappia e si voglia far uso. Se ciò si volesse
veramente fare e l’Università di Bologna vi consentisse, il male sarebbe assai minore:
tuttavia il mondo astronomico sempre vedrebbe con meraviglia e con dispiacere, che la più
antica Specola italiana e un tempo la più famosa è stata abolita da chi dovrebbe anzi far tutto
il possibile per renderla più florida e più adatta allo stato presente della scienza.
Ma io non so persuadermi che i valenti nomi di cui si compone la Facoltà di Matematica
di Bologna pensino seriamente a sopprimere un’istituzione che da due secoli e mezzo figura
con onore negli Annali dell’Astronomia e che sapientemente condotta e trattata con cura
amorosa da chi presiede all’Università potrebbe continuare a far altrettanto per l’avvenire.
G. V. Schiaparelli
(Archivio Storico della Specola di Bologna, scatola 60)
lxii
Appendice 3.IX
Proposta in favore dell’Osservatorio e del personale al rettore dell’Università di Bologna da
parte di Michele Rajna, 27/06/1906.
In risposta alla pregiata lettera sopra citata con la quale V.S. Illma in nome di S.E. il
Ministro della Istruzione Pubblica mi invita a formulare le proposte reputate necessarie per
un migliore funzionamento di questo Osservatorio, ho l’onore di esporre quanto segue:
A comune conoscenza, in Bologna e fuori, sono le condizioni deplorevoli in cui si trova
da molti anni l’Osservatorio.
Il Prof Rayet (direttore dell’Osservatorio di Bordeaux) il quale nel 1876, per incarico del
Governo Francese, visitò gli Osservatori d’Italia e ne riferì ampiamente in un volume
speciale pubblicato nel 1878 a Parigi dall’Editore Gauthier Villars, chiudeva il capitolo
relativo alla Specola di Bologna con queste parole: “l’Osservatorio non è più che una specie
di Museo dove la polvere e la ruggine corrodono alcuni strumenti storici”.
Tale sentenza così sconfortante, ma purtroppo vera, fu ribadita più tardi da un uomo di
pari autorità e competenza, il compianto Prof. Pietro Tacchini. In una sua relazione avente la
data del 22/06/1887, scritta per incarico del Rettore e che esiste all’originale nell’Archivio
dell’Università e molto probabilmente in copia anche presso il Ministero dell’Istruzione, il
Tacchini constatava che “dal 1874 a questa parte l’abbandono delle macchine e il disordine
sempre crescente nell’Osservatorio han fatto si che in oggi tutti gli strumenti sono inservibili
per vere osservazioni astronomiche” ed esprimeva l’augurio che “l’Osservatorio non venisse
dimenticato e lasciato nello stato indecente in cui ora si trova”.
Ma le proposte di riforme, di restauri e di nuovi impianti, formulate in quell’occasione
rimasero, come si sa, fatto sterile e così le condizioni della Specola seguitarono a peggiorare
per altri 13 anni.
Nel triennio da Marzo 1900 a Febbraio 1903 fu provveduto ai bisogni più urgenti e
suscettibili di essere soddisfatti coi mezzi ordinari della piccola dotazione dell’Osservatorio
(L. 1800 annue), per cura del Prof. B. Dessau allora incaricato della Direzione. Così la
specola fu almeno messa in grado di adempiere lodevolmente alle funzioni di Osservatorio
meteorologico appartenente alla Rete governativa. Ma riguardo agli strumenti astronomici e
alle condizioni generali dell’edifizio nessuna miglioria fu potuta introdurre, per mancanza di
mezzi finanziari.
Nominato io sottoscritto titolare della cattedra di Astronomia in Febbraio 1903, e studiate
in appresso attentamente le condizioni dell’Osservatorio, ho riconosciuto che esso può
aspirare a risorgere, nel senso di diventare un buon Istituto astronomico universitario. A tale
scopo, tuttavia, occorrerebbe una spesa piuttosto forte, che stimo dover salire a più di
centomila lire. Si tratta di un progetto ampio, da studiarsi bene da tutti i lati con calma e
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ponderazione e che a tempo debito richiederà l’intervento del R. Ufficio del Genio Civile.
Ma nel momento attuale mi limito a questo semplice accenno, avuto riguardo anche alle
condizioni dell’Erario rammentate nella lettera di V.S. Illma.
Per ora i bisogni più sentiti e più urgenti riguardano:
1) la biblioteca
2) l’archivio
3) alcuni restauri all’edifizio
4) l’impianto di una piccola officina meccanica
5) la dotazione ordinaria
6) l’organico del personale
-----------------1) BIBLIOTECA – Riguardo alla biblioteca, purtroppo le condizioni in cui io la trovai
non erano meno deplorevoli di quelle del materiale scientifico. In una relazione del Gennaio
1902, presentata al Sig. Bibliotecario della R. Università dal funzionario delegato alle
operazioni di riscontro e registrazione dei libri esistenti nell’Osservatorio, è detto che il
DISORDINE ERA AL MASSIMO GRADO E CHE GRANDE FU L’INCURIA E LA
TRASCURATEZZA.
È indispensabile riordinare la biblioteca, completare le opere incomplete e le collezioni di
periodici rimaste interrotte o mancanti del tutto, e inoltre rimediare nei limiti del possibile,
mediante acquisti di opere moderne, allo stato di abbandono in cui la biblioteca stessa rimase
dopo la partenza del Prof. Respighi, cioè dal 1865 al 1900, esclusi gli anni 1870–73 durante i
quali tenne la direzione della Specola il Prof. Michez. Sia per gli scopi dell’insegnamento e
dello studio da parte del personale, sia come punto di partenza e materiale di lavoro per
l0attività scientifica del personale stesso, è indispensabile un corredo piuttosto ampio di
pubblicazioni speciali che non si trovano nella biblioteca universitaria. Nei decorsi due anni
furono spese per acquisto di libri circa due mila lire, ma i bisogni sono ancora grandi. Inoltre
occorrono nuovi scaffali e bisogna provvedere alla formazione di uno schedario e di un
catalogo sistematico.
2) ARCHIVIO – Un’altra parte che richiede un ordinamento è l’archivio, il quale molti
anni addietro disgraziatamente subì manomissioni come risulta da un’altra relazione
presentata in Febbraio 1902 al Sig. Bibliotecario della R. Università, ma che contiene ancora
documenti pregevoli per la storia della scienza. Per l’Archivio bisognerebbe adattare un
locale apposito, con poca spesa di scaffali.
3) RESTAURI ALL’EDIFIZIO – Secondo l’opinione di me sottoscritto, corroborata dalle
consuetudini vigenti presso altre Specole italiane, l’Osservatorio dovrebbe provvedere coi
lxiv
propri mezzi solamente alla manutenzione e ai restauri di quelle parti dell’edifizio che hanno
una destinazione speciale in relazione con gli strumenti scientifici, mentre altre riparazioni
all’edifizio sarebbero da comprendersi fra quelle ordinarie del palazzo della R. Università.
Ma ora non è il caso di sollevare una tale questione. Ciò che importa di far conoscere alle
superiori Autorità è che tutto l’edifizio della Specola avrebbe bisogno di un restauro
generale cominciando dalle scale che hanno i gradini consumati dal lungo uso e terminando
alle coperture dei cupolini e ai serramenti delle finestre, tutte parti che sono molto
deteriorate e in certi punti minacciano rovina.
Tuttavia, in vista del già accennato progetto di una riforma generale della Specola,
ritengo che ora si debba provvedere soltanto ai lavori assolutamente indispensabili per
impedire che l’edifizio ed il materiale scientifico continuino a essere danneggiati, come ora
succede, dalle intemperie.
4) IMPIANTO DI UNA PICCOLA OFFICINA MECCANICA – Non occorre spendere
parole per dimostrare quanto sia necessario in una Specola un laboratorio per le piccole
riparazioni e modificazioni degli strumenti e per assicurare la loro buona conservazione.
Nulla di simile esiste finora nella Specola di Bologna, benché vi sia il locale opportuno per
tale impianto, qualora lo si mantenga, com’è naturale, in proporzioni modeste.
5) DOTAZIONE ANNUA – L’esperienza di due anni mi ha dimostrato essere affatto
insufficiente le dotazione attuale, stabilita normalmente in L. 2000 e ridotta da parecchi anni
a L. 1800. Come far fronte con questa somma a tutte le spese necessarie? Tali spese sono di
varia natura: illuminazione e riscaldamento del locale, manutenzione del materiale
scientifico e di quelle parti dell’edifizio che hanno una relazione più stretta con gli
strumenti, acquisto e legatura di libri e pubblicazioni periodiche speciali, corrispondenza,
stampa e distribuzione di lavori eseguiti nell’Osservatorio, ecc.
6) ORGANICO DEL PERSONALE – L’organico è ancora quello stabilito con Decreto
Reale 6 Luglio 1884, n.2683, cioè come segue:
Direttore
L. 700
1 Astronomo aggiunto per la Meteorologia
L. 2000
1 Astronomo aggiunto
L. 1200
1 Custode
L. 1100
Queste cifre potevano parer sufficienti vent’anni addietro, ma oggi è manifesto che
bisogna aumentarle, in conseguenza dei prezzi tanto cresciuti delle derrate e se si vuole che
il personale non si trovi costretto a cercare fuori della Specola qualche supplemento di mezzi
per vivere.
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Qui bisogna notare che il direttore, il 1° astronomo aggiunto e il custode hanno inoltre
l’abitazione nel palazzo della R. Università, in vicinanza della Specola. Ma da tale benefizio
è rimasto escluso, non si sa il perché, il 2° astronomo aggiunto.
Con lettera in data del 9 Luglio 1904 io mi permisi di richiamare su questo fatto
l’attenzione di V.S. Illma, facendo notare che il servizio diurno e notturno di un
Osservatorio
esige
che
il
personale
abbia
le
proprie
abitazioni
in
prossimità
dell’Osservatorio stesso, e allora pregai V.S. di volere esaminare se non era possibile di
concedere l’alloggio anche al titolare del suddetto posto di 2° astronomo aggiunto.
Oggi rinnovo tale preghiera, aggiungendo che per informazioni a me prevenute, le quali
ritengo facilmente controllabili da V.S. Illma, anticamente l’abitazione ora goduta dal Sig.
Bibliotecario dell’Università era anch’essa destinata al personale della Specola e più
precisamente ai due assistenti o astronomi aggiunti; mentre il custode occupava tutti i locali
attualmente divisi fra lui e il 1° astronomo aggiunto. Tale notabile riduzione neglialloggi
destinati al personale astronomico pare che sia avvenuta fra il 1873 e il 1875, quando resse
la direzione della Specola il Prof. Palagi.
A me pare evidente la necessità di aumentare di qualche poco lo stipendio del 1°
astronomo aggiunto, togliendoli la destinazione speciale di meteorologista, e di accrescere
pure di qualche cosa lo stipendio del custode, onde poter avere a tale posto un abile
meccanico. Più sensibile dovrebbe poi essere, a parer mio, l’aumento di stipendio del 2°
astronomo aggiunto, anche nel caso che gli si potesse trovare un alloggio nel palazzo della
R. Università.
--------------------Riassumendo e tutto considerato, io ho l’onore di chiedere al Ministero, in favore
dell’Osservatorio di Bologna, le seguenti somme:
I)
Un fondo straordinario di L. 6000 (seimila) destinate a provvedere alle esigenze
della Biblioteca e dell’archivio, ai restauri più strettamente necessari e
all’impianto di una piccola officina meccanica;
II)
Un aumento di annue L. 2000 (duemila) sulla dotazione normale che da L. 2000
dovrebbe portarsi a L. 4000;
III)
Un aumento di annue L. 1400 (mille quattrocento) sugli stipendi degli astronomi
aggiunti e del custode, stabilendo che quest’ultimo debba essere in pari tempo il
meccanico dell’Osservatorio. Ciò in conformità della seguente tabella:
PROPOSTA DI NUOVO ORGANICO
Somma attuale
Proposta
Aumento
Direttore
L. 700
L. 700
-------
1° Astronomo agg.
L. 2000
L. 2400
L. 400
2° Astronomo agg.
L. 1200
L. 1800
L. 600
lxvi
Custode mecc.
TOTALI
IV)
L. 1100
L. 1500
L. 400
---------
---------
---------
L. 5000
L. 6400
L. 1400
La concessione dell’alloggio anche la 2° astronomo aggiunto e in caso di
insormontabili difficoltà materiali, la concessione al medesimo di un assegno
annuo di L. 400 (quattrocento) a titolo di indennità d’alloggio.
-------------------------
Parte delle circostanze di fatto sopra rammentate furono da me già esposte in una lettera
che ebbi l’onore di dirigere a V.S. Illma in data 7 Giugno 1904, con la quale chiedevo al
Governo un fondo straordinario non minore di L. 3000 (tremila) da spendersi a benefizio
della biblioteca e dell’archivio della Specola. Ma tale domanda non sortì esito favorevole.
Con la speranza che per l’Osservatorio di Bologna abbia finalmente a spuntare presto
un’alba di tempi migliori, prego V.S. Illma di volere appoggiare col di Lei voto autorevole le
mie proposte presso S.E. il Ministero.
Il Direttore – Rajna
(Archivio storico della Specola di Bologna, scatola 60)
lxvii
Appendice X
ARCHIVIO STORICO
DELL’OSSERVATORIO ASTRONOMICO DI BOLOGNA
Serie:
- Fondo Guido Horn d'Arturo
- Osservazioni Astronomiche
- Osservazioni Meteorologiche
- Scatole1:
A - Horn
B - Fondo manoscritti di biblioteca
C - Meteorologia 1782/1936
D - Ottavio Fabrizio Mossotti
1. Giornali d'osservazione E. Manfredi e V.F. Stancari 1697-1727
2. Osservazioni nelle specole Marsigli, Davia, Montalto 1696-1725
3. Osservazioni alla meridiana di San Petronio 1697-1709 e 1733-1735
4. Orbite ed effemeridi E. Manfredi
5. Congiunzioni Transiti Occultazioni
6. Calendario E. Manfredi
7. Ricerche E. Manfredi
8. Autografi d'opere edite ed inedite E. Manfredi
9. Biografia V.F. Stancari
10. Ecclissi solari e lunari E. Manfredi ed E. Zanotti
11. Ecclissi solari e lunari E. Manfredi ed E. Zanotti
12. Effemeridi E. Manfredi ed E. Zanotti
13. Satelliti di Giove 1715-1810
14. Transiti lunari E. Manfredi ed E. Zanotti 1726-1782
15. Congiunzioni Occultazioni Urano Cometa 1744 E. Zanotti e P. Matteucci
16. Effemeridi. Tavole di Cassini. Carte varie
17. Transiti planetari 1716-1786
18. Osservazioni e calcoli P. Caturegli 1811-1833
19. Osservazioni e calcoli P. Caturegli 1811-1833
20. Osservazioni e calcoli P. Caturegli 1811-1833
21. Osservazioni e calcoli G. Ceschi 1834-1835. Carte D. Piani 1845-1849
22. Meteorologia A. Saporetti M. Rajna
23. Calendari manoscritti 1833-1873
24. Calendari manoscritti 1874-1894; 1902-1928
25. Inventari P. Matteucci, G. Ceschi, A. Saporetti
26. Inventari Pichi 1902
27. Acquisti di libri
28. Strumenti e cupole
29. Progetti di nuovi istituti
30. Personale della Specola
31. A. Saporetti, J. Michez
32. Calandrelli, Moratti, Bertelli, Amadei, Respighi, Palagi
33. Miscellanea
34. Contabilità M. Rajna 1903-1920
35. Contabilità G. Horn D'Arturo 1921- (ma: 1846-1938)
36. Lettere scritte e ricevute E. Manfredi 1698-1734
37. Lettere ricevute V.M. Stancari
38. Lettere P.Salvago ad E. Manfredi 1703-1722
39. Lettere scritte e ricevute P. Caturegli 1806-1833. G. Moratti 1826-1829
40. Lettere scritte e ricevute G. Ceschi 1833-1844
41. Lettere scritte e ricevute D. Piani 1845-1847; I. Calandrelli 1846-1847; A. Saporetti 18491854 e 1865-1867; A.Palagi 1865-1869 e 1873-1876; J.Michez 1870-1872
1
Sono evidenziate le scatole relative al periodo in esame
lxviii
42.
43.
44.
45.
46.
47.
48.
49.
50.
51.
52.
53.
54.
55.
56.
57.
58.
59.
60.
61.
Lettere scritte e ricevute L. Respighi 1854-1865
Lettere scritte e ricevute A. Saporetti 1876-1900
Stazioni termoudometriche A. Saporetti 1880-1898
Lettere M. Rajna 1903-1906
Lettere M. Rajna 1907-1908
Lettere M. Rajna 1909-1911
Lettere M. Rajna 1912-1920
Corrispondenza meteorologica R. Pirazzoli 1900-1911
Corrispondenza meteorologica R. Pirazzoli 1912-1926
Corrispondenza meteorologica F. Flora 1926-1928; F. Dominco 1930-1931; L. Jacchia 19281938
Lettere spedite G. Horn D'Arturo 1921-1933, 1929-1934, 1935-1949
Lettere ricevute G. Horn D'Arturo 1921-1930
Lettere ricevute G. Horn D'Arturo 1931-1934, 1935-1938
Lettere ricevute G. Horn D'Arturo 1945-1950
Lettere ricevute G. Horn D'Arturo 1950-1954
Lettere spedite G. Horn D'Arturo 1950-1954
Zagar 1939-1945
Zagar 1939-1945
Materiali per la storia della Specola
(non numerato) Registri fatture fino al 1957 (ma: fino al 1958)
Serie: Osservazioni Astronomiche
52 registri dal 1723 al 1844; in origine sono numerati i registri da 1 a 12. Dal vol.e 7 al vol. 12 compare
una doppia numerazione, riferita all'uso dei nuovi strumenti inglesi.
Dal 1808 i volumi sono relativi ad un anno di osservazioni, astronomiche ed anche meteorologiche; a
partire dal 1813 le osservazioni meteorologiche vengono registrate a parte, dando luogo ad una serie
autonoma.
Nel corso dell'Ottocento varia la denominazione dell'ente, che diviene Regio Osservatorio di Bologna
nel 1808, Specola di Bologna nel 1817, Specola Pontificia di Bologna nel 1819 e di nuovo Specola di
Bologna nel 1829.
Ne conseguono formulazioni diverse della denominazione della serie: Registri delle osservazioni da
farsi nell'Osservatorio Astronomico dell'Istituto delle Scienze di Bologna dal 1723 al 1807; Giornale
delle Osservazioni Astronomiche e Meteorologiche, che si fanno nel Regio Osservatorio di Bologna dal
1808 al 1812; Giornale delle Osservazioni Astronomiche, che si fanno nel Regio Osservatorio di
Bologna dal 1813 al 1816; Giornale delle osservazioni Astronomiche, che si fanno nella Specola di
Bologna dal 1817 al 1818; Giornale delle Osservazioni Astronomiche che si fanno nella Specola
Pontificia di Bologna dal 1819 al 1828; Osservazioni astronomiche fatte nella Specola di Bologna dal
1829 al 1844.
Serie: Osservazioni Meteorologiche
(I dati presenti nei registri sono disponibili nel sito dell'ISAO/CNR di Bologna).
127 registri dal 1813 al 1987. Dal 1808 al 1812 i dati meteorologici sono riportati nei registri delle
osservazioni astronomiche; i registri meteorologici cessano nel 1987 in occasione del pensionamento del
Sig. Orfeo Fusi Pecci.
Fino al 1894 e per il 1901, 1986 e 1987 ogni registro è relativo ad un anno di osservazioni; dal 1895 i
volumi sono biennali. Non compare numerazione; sul dorso dei registri è riportato l'anno cui si
riferiscono.
Dal 1830 al 1875 la serie è denominata Giornale delle osservazioni meteorologiche fatte nella Specola
di Bologna. Dal 1876 al 1894 il nome diviene Osservazioni meteoriche presso il R. Osservatorio di
Bologna, per poi tornare Osservazioni meteorologiche fino alla conclusione.
La serie è accompagnata da:
1. tre registri di Effemeridi meteorologiche relativi agli anni 1851, 1852 e 1853, che nella
targhetta sul dorso riportano la dizione Osservazioni meteorologiche;
2. tre registri di Quadri meteorologici mensili, relativi rispettivamente agli anni 1875-1876, 18771888, 1889-1900;
3. due registri di Decadi meteorologiche manoscritte, relativi rispettivamente agli anni 1926-1937
e 1914-1925.
lxix
Dal 1949 al 1985 corre parallela alle Osservazioni meteorologiche la serie delle Osservazioni
meteorologiche brute, in 35 registri.
Serie: Scatole
Scatola C - Meteorologia 1782/1936
• Osservazioni meteo precedenti l'anno 1813. Ranuzzi 1782/1790. Altri osservatori 1796/1808
(in particolare Paolo Veratti 1804/1814)
• Cartellina verde con:
1. Medie temperature 1903-1915
2. Temperature dall'8 febbraio al 2 marzo 1836
3. Piogge 1866/75 firmate Palagi. Piogge 1810/1822. Temperature mezzodì 1808/1817.
Media piogge per 63 anni dal 1813 al 1875. Osservazioni meteo vento-temperaturepiogge 1809/1818
4. Temperature e stato del cielo di Agram in ottobre e novembre 1893/1897
5. Riassunto meteorico 2a e 3a decade gennaio 1867 [la 2a compare due volte]
6. Osservazioni meteo per 12 mesi dal 1854 al 1880. Variazioni positive e negative.
Osservazioni meteo 1869/78
7. Piogge 1844/1890 [saltando alcuni anni]. Minuta di risposta al Resto del Carlino su
siccità
8. Temperature rilevate a Francoforte, Augusta, Monaco e Norimberga in gennaio e
febbraio 1830 dal prof. Marcke
9. Grandine 1903/1916
10. Piogge 1885/1894
11. Piogge 1814/1874 e 1869/1878
12. Distinta delle dirotte piogge cadute 1862/1872, firma Palagi
13. Ora d'inizio delle 4 stagioni nel 1874
14. Piogge 1814/1853
15. Epoche per la luna e Tavole lunari di Parigi, Burckardt, 1812, ms., paragonate al
meridiano di Bologna
• Ms. con media delle temperature medie mensili 1903/1915
• Temperature medie e massime anni 1913/1936
• Dati raccolti novembre 1814 col termometrografo esposto al Nord
• Temperature mezzodí col Termom. di Reaumur esposto al Nord, nei 12 mesi, dal 1818 al 1828
• Frequenza temporali 1903/1916 e precipitaz. 1908/1914
• Altezza in mm. dell'acqua ottenuta per fusione dalla neve caduta in Bologna e altezza media in
cm. dello strato di neve corrispondente misurata sul terrazzo della Torre di Palazzo Poggi. Dal
1893 a tutto gennaio 1914
• Piogge su 12 mesi dal 1842 al 1880
• Neve in Bologna dal 1893 a tutto gennaio 1914
• Bollettino meteorico del Ministero della Marina, ms. dal 10 al 30 dicembre, senza anno
• Tre decadi di dicembre 1866: osservazioni meteoriche
• Elettricità atmosferica (Palagi ?)
• Saporetti: decadi meteoriche 1866 e inizi 1867
• Spoglio della piovosità del 1823 e 1824 e dal 1834 al 1839
• Osservazioni ozonometriche dal novembre 1857 al 1860. Considerazioi decadiche di Saporetti,
1877
• Osservazioni ozonometriche 1877 (tranne agosto-settembre-ottobre)
• Temporali osservati da Saporetti 1880-81, Pirazzoli 1900-1921.
Busta che contiene:
• Quaderno con i temporali 1914-1921;
• Quaderno con i temporali 1910-1913;
• Quaderno con i temporali 1904-1909;
• Quaderno con i temporali 1900-1903 e lista di 34 stazioni termoudometriche del territorio
bolognese;
• Opuscolo Norme per le osservaz. termo-udometriche e dei temporali Roma, Tipografia Eredi
Botta, 1883;
lxx
•
•
•
Cartolina datata 1890 indirizzata all'Osservatorio Astronomico di Bologna dalla stazione di
Castiglione dei Pepoli (BO), che comunica la sospensione della trasmissione delle osservazioni
termoudometriche;
Norme per gli osservatori di temporali del Regio Ufficio Centrale di Meteorologia e
Geodinamica al Collegio Romano, marzo 1891;
Mss. con osservazioni di temporali nella provincia di Bologna 1880-81 (Saporetti);
Scatola D - Ottavio Fabrizio Mossotti:
In questa scatola è contenuto materiale documentario di provenienza esterna all'Osservatorio e al
Dipartimento. Si tratta di 4 cartelle (numerate come 1a, 2a, 3a, 3b) acquistate dalla libreria antiquaria
Gonnelli & figli di Firenze. All'interno di queste cartelle la numerazione data ai singoli documenti è
continua.
1. Lettera 4-5-1834 del Prof.Antonio Bertoloni al Prof.Giuseppe Giacinto Moris. Oggetto:
mancata nomina di Mossotti alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna.
2. Lettera 7-5-1834 di G. Plana a Mossotti. Oggetto: mancata nomina di Mossotti alla cattedra di
Astronomia dell'Università di Bologna.
3. Lettera 10-5-1834 dell'ing.Bruschetti a Mossotti, trascrivendo anche in parte la lett. 4-5-1834 di
Bertoloni a Moris e del 7-5-1834 di Plana a Bruschetti. Oggetto: mancata nomina di Mossotti
alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna.
4. Lettera 14-5-1834 del Prof.A.Baruffi all'ing. Bruschetti. Oggetto: mancata nomina di Mossotti
alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna.
5. Duplicato di lettera di Mossotti al card. Oppizzoni, s.d. [1834]. Oggetto: mancata nomina di
Mossotti alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna.
6. Lettera 6-7-1834 di A.Bellani all'ing. Bruschetti. Oggetto: mancata nomina di Mossotti alla
cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna.
7. Promemoria dell'ingegner Giuseppe Bruschetti al conte Alberghetti, s.d., ma post genn.1835.
Oggetto: mancata nomina di Mossotti alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna.
8. Lettera 2-3-1835 di Angelo Bellani alla Sig.ra Giovannina Crotti. Oggetto: mancata nomina di
Mossotti alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna.
9. Lettera 23-3-1835 di A.Bellani a G. Belli. Oggetto: mancata nomina di Mossotti alla cattedra di
Astronomia dell'Università di Bologna.
10. Lettera 4-4-1835 di A.Bellani all'ing. Bruschetti. Oggetto: mancata nomina di Mossotti alla
cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna.
11. Trascrizione ms. coeva, da Buenos Ayres, di quotidiani in data 6-3-1835, in inglese e spagnolo.
Oggetto: partenza di Mossotti per l'Italia
12. Lettera 7-6-1835 di A. Bellani all'ing. Bruschetti. Oggetto: Mossotti.
13. Lettera 31-7-1835 di A. Bellani all'ing. Bruschetti. Oggetto: Mossotti.
14. Minuta [?] di lettera, s.d. [ago./sett. 1835] di Mossotti a mons. Soglia. Oggetto: mancata
nomina di Mossotti alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna.
15. Lettera 8-10-1835 dell'ing. Bruschetti al prof. G. Plana. Oggetto: mancata nomina di Mossotti
alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna.
16. Lettera 30-12-1835 di G. Plana a Mossotti.
17. Relazione ms. intitolata Fabrizio Ottavio Mossotti sospetto di 'carbonarismo' e la mancata
cattedra di astronomia alla pontificia università di Bologna di anonimo, s.d. [fine 1835]
18. b. Lettera s.d. di Mossotti. Oggetto: mancata nomina alla cattedra di Astronomia dell'Università
di Bologna
Lettera 26-1-1836 di Giovanni Plana a Mossotti. Oggetto: mancata nomina alla cattedra di Astronomia
dell'Università di Bologna
19. Lettera 5-2-1836 del conte Solaro della Margherita a Mossotti. Oggetto: mancata nomina alla
cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna
20. Lettera 1-3-1836 di Mossotti a Solaro della Margherita. Oggetto: mancata nomina alla cattedra
di Astronomia dell'Università di Bologna
21. Lettera s.d. [1836] di Mossotti al marchese Crosa di Vergano, ministro di Carlo Alberto presso
la S.Sede. Oggetto: mancata nomina alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna
22. Lettera s.d. [1836] di Mossotti a Crosa. Oggetto: mancata nomina alla cattedra di Astronomia
dell'Università di Bologna
lxxi
23. Lettera 21-4-1836 di Mossotti ad un ignoto amico a Londra. Oggetto: cattedra in Matematica o
Fisica presso l'Università di Corfù. In francese
24. 9-7-1836. Bozza di una procura ove si nominano i card. Lambruschini e Opizzoni, relativa ad
un'indennità concessa a Mossotti
25. Lettera 16-7-1836 Mossotti al card. Lambruschini. Lettera (copia conforme coeva e timbrata )
26-7-1836 del card. Lambruschini a Mossotti. Oggetto: indennità a favore di Mossotti
26. Diploma di Mossotti di Socio Corrispondente dell'Accademia dei Lincei. Data 17-7-1836
27. Lettera 22-7-1836 di G. Plana a Mossotti. Oggetto: indennità a favore di Mossotti
28. Minuta di lettera s.d. [1836] di Mossotti a ignoto. Oggetto: ringraziamento. In francese
29. Lettera 2-11-1836 del caval. Maffei a ignoto. Oggetto: Mossotti
• Fotocopie dai Novi Commentarii Academiae Scientiarum Instituti Bononiensis, tomus VIII,
Bologna 1846 (frontespizio e pp.570-571)
• Lettere 23-12-1833 e 10-10-1835 di F. Carlini a G. Ceschi. Oggetto: Mossotti
• Lettera 10-6-1963 di A. Gabba a G. Horn. Oggetto: Mossotti
• Ricevuta 26-11-1934 ad A. Cacciari da parte della Cassa Comunale di Bologna per lavori di
sistemazione della linea di segnalazione per lo sparo del cannone di mezzogiorno
• 3 opuscoli :
• a) De Benedetti, Salvatore. Elogi a O.F. Mossotti ed interpretazioni del medesimo ai versi
astronomici della Divina Commedia. Pisa, Nistri, 1867
• b) Gabba, Luigi. Una lettera inedita di Ottaviano Fabrizio Mossotti a Giacomo Ciani. Novara,
Cattaneo, 1941
• c) Gabba, Luigi. Bibliografia degli scritti di Ottaviano Fabrizio Mossotti. Novara, Cattaneo,
1942
Fuori dalle cartelle :
• Lettera 8-2-1985 di M. Nagari a A. Braccesi per ringraziare dell'invio di documenti su Mossotti
• Appunto dattiloscritto di Horn che cita bibliografia su Mossotti
• Cartolina postale 13-6-1963 del prof. Savelli dell'Orto Botanico a G. Horn, escludendo che
nella corrispondenza Bertoloni (distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale) ci fossero lettere
di Mossotti
[parte della corrispondenza Bertoloni sarebbe stata acquistata dalla Biblioteca Universitaria]
Scatola 26 - Inventari recenti. Pichi 1902
1. post 1848
Registro cm 21,5x31, coperta in quarto di pergamena e carta marmorizzata marrone, cc. n.n.
59.
Catalogo di libri alfabetico per autore.
2. 1855-1864
Fascicoli con elenchi di libri e beni mobili.
3. 1868
Fogli sciolti e fogli tipo protocollo.
Elenchi di libri
4. 1886
n. 5 fogli tipo protocollo.
Inventario delle proprietà mobili esistenti al 1886.
Dal nr. d'inventario 1 al 78.
5. 1899-1904
n. 3 fogli.
Ricapitolazione inventariale dal 1/7/1899 al 26/4/1900; dal 26/4/1900 al 31/12/1902; dal
1/7/1903 al 5/2/1904.
6. 1902
Registro cm 21,5x31,5, coperta di plastica verde.
Riscontro e verifica dei 1996 volumi in ordine alla Ministeriale del 16 ottobre 1901 n. 14167.
Relazione e allegati.
Registro cm 21,5x31,5, coperta di plastica verde.
Parte III. Manoscritti. Relazione. Allegato E
lxxii
Scatola 27 - Acquisti di libri (ma anche strumenti).
N. 16 carpette dal 1705 al 1938.
27/I
1705-1707.
Libri e strumenti.
Fascicolo originariamente numerato ed intitolato: `N. 7. Carte diverse e di poco conto.'. Horn: "Libri".
Contiene:
• `Catalogo de libri impressi nella stamperia del Seminario di Padova, fino all'anno 1705. E che
si trovano appresso Giovanni Manfre' in Venezia all'insegna della Fenice Risorta, e nel
Seminario medesimo'. [S.l., s.n.], [post 1705];
• `Catalogo de'libri la maggior parte da lui stampati. Esistenti nella libraria di Girolamo Albrizzi
libraro veneto, in Campo della Guerra a' S. Giuliano all'insegna del Nome di Dio'. [S.l, s.n.],
1707 (2 copie);
• elenchi manoscritti di libri (n. 14 documenti dal 27/I/1 al 27/I/14);
• note manoscritte e a stampa relative a volumi di effemeridi presenti nelle biblioteche del
Monastero di S. Michele in Bosco - Bologna, dei Padri di Galliera - Bologna (n. 6 documenti
dal 27/I/15 al 27/I/20);
• stralcio di minuta di lettera proveniente dalla capsula S (n. 1 documento 27/I/21).
27/II
1831-1844.
Contabilita'.
Fascicolo originariamente numerato: `N. 5'.
Contiene:
• `Rendiconto delle spese minute fatte nella Specola di Bologna', 01/01/1831-02/01/1834 (1
registro);
• `Conti della Specola', 1834-1835 (2 registri annuali);
• `Rendiconti per l'amministrazione economica dell'Osservatorio Astronomico' (4 registri); Horn:
"Conti vecchi degli anni 1833-1844. Epoca di Ceschi (1834-1844)":
• 1- 1835-1838 + n. 31 documenti allegati (dal 27/II/1 al 27/II/31);
• 2- 1838-1840 + n. 6 documenti allegati (dal 27/II/32 al 27/II/37);
• 3- 1840-1844 + n. 13 documenti allegati (dal 27/II/38 al 27/II/50);
• 1 fascicolo spese in economia, 1833-1844 (n. 21 documenti dal 27/II/51 al 27/II/71).
27/III
1845-1899.
Libri e strumenti.
Horn: "Fatture libri" (ma anche strumenti).
Contiene:
• Ms. `Memorie ed Annotazioni sui Giornali della Specola di Bologna fatte nella rivista
dell'Ottobre 1855'.
• Ricevute varie:
• ricevuta per la somma di tre scudi per lavori di calcoli, firma Giuseppe Calegari.
Bologna, 14/01/1845;
• ricevuta per la somma di quattordici lire e cinquanta centesimi per riparazioni di
strumenti, firma Luigi Boschi. Bologna, 25/04/1866;
• ricevuta per la somma di quattro lire e cinquanta centesimi per riparazioni di
strumenti, firma Benigno Franchini. Bologna, 22/02/1867;
• cinque ricevute per acquisto dall'Osservatorio di vario materiale (carta, legno, ferro,
rame). Bologna, 1867-1868 (n. 5 documenti dal 27/III/1 al 27/III/5);
• ricevuta per la somma di trentadue lire per supporti termometrici, firma Ferdinando
Vignocchi. Bologna, 27/11/1881.
• Fatture di cartolerie e tipografie (19/09/1855 - 13/03/1872):
• Carteria e Tipografia della Colomba, BO 19/09/1855
• Carteria e Tipografia della Colomba, BO 21/05/1856
• Carteria e Tipografia della Colomba, BO 12/08/1856
• Carteria e Tipografia della Colomba, BO 25/11/1856
• Carteria e Tipografia della Colomba, BO 01/04/1857
lxxiii
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• Carteria e Tipografia della Colomba, BO 18/05/1857
• Carteria e Tipografia della Colomba, BO ../../1865
• Carteria e Tipografia della Colomba, BO ../../1865
• Stabilimento Litografico Thumb, Bologna 13/03/1872
Fatture di varie librerie (16/05/1863 - 17/04/1873):
• Libreria Ermanno Loescher, Torino 16/05/1863 (data in nota manoscritta)
• Libreria Ermanno Loescher, Torino 01/04/1865
• Libreria Ermanno Loescher, Torino 01/07/1865
• Libreria Ermanno Loescher, Torino 01/07/1865
• Libreria Marsigli e Rocchi, Bologna Dicembre 1865
• Libreria Marsigli e Rocchi, Bologna 1865
• Libreria Ermanno Loescher, Torino [1865]
• Libreria Ermanno Loescher, Torino 01/01/1866
• Libreria Ermanno Loescher, Torino 01/04/1866
• Libreria Ermanno Loescher, Torino 26/04/1866
• Libreria Ermanno Loescher, Torino 29/05/1866
• Libreria Paravia, Torino 31/12/1866
• Libreria Marsigli e Rocchi, Bologna Dicembre 1866
• Libreria Marsigli e Rocchi, Bologna Dicembre 1866
• Libreria Marsigli e Rocchi, Bologna Dicembre 1866
• Libreria Ermanno Loescher, Torino e Firenze 01/01/1867
• Libreria Ermanno Loescher, Torino e Firenze 20/04/1967
• Libreria Ermanno Loescher, Torino e Firenze 30/04/1867
Corrispondenza di librerie in entrata e in uscita:
• Tipografia e Libreria Paravia, Firenze 06/11/1865
• Luigi De Maurizi, [?] 05/11/1865
• Tipografia e Libreria Paravia, Torino 31/12/1866
• [Pistorelli?] 23/01/1869
• Rosenberg & Sellier, Torino 14/12/1899
Minuta di lettera inviata da Antonio Saporetti alla Libreria Loescher in data 16/12/1876
Ricevute posta celere in entrata e in uscita, 1865-1873 (n. 5 documenti dal 27/III/6 al
27/III/10).
Preventivo per la sostituzione dell'anemoscopio, firma Gaetano Calegari. 03/05/1866.
Fattura ditta Tecnomasio Italiano (Milano). 31/12/[post 1865] (2c.).
Nota manoscritta dei volumi irreperibili, senza data.
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•
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27/IV
1928-1934.
Fatture di librerie e legatorie. Estratti conto di librerie.
Contiene:
• Fatture di librerie (13/04/1928 - 21/09/1931)
• Libreria Antiquaria Gandolfi, Bologna 13/04/1928
• Libreria Antiquaria Gandolfi, Bologna 13/04/1928 (copia)
• Libreria Lombarda, Milano 21/09/1931
• Fatture di legatorie
• Legatoria Carati Costa & C., Bologna 1929 (2 c.)
• Legatoria Carati Costa & C., Bologna 30/12/1933 (2 c.; saldo)
• Estratti conto di librerie
• Libreria Zanichelli, Bologna 25/06/1934 (2 c.)
• Libreria Zanichelli, Bologna 25/10/1934 (2 c.)
• Libreria Zanichelli, Bologna 12/11/1934 (2 c.)
• Conto spese manoscritto, s.d. (n. 1 documento 27/IV/1).
27/V
1932-1933.
lxxiv
Fatture di librerie.
Horn: "Fatture di librai sostituite con un'unica fattura dell'antiquario Landi. Gennaio 1932".
Contiene:
• Libreria `Aldo Manuzio', Milano 29/09/1932
• Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 04/11/1932
• Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 08/11/1932
• Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 23/11/1932
• Libreria `Aldo Manuzio', Milano 02/12/1932
• Libreria Oreste Gozzini, Firenze 19/12/1932
• Libreria Pregliasco, Torino 21/12/1932
• Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 23/12/1932
• Libreria Lombarda, Milano 09/01/1933
• Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 12/01/1933
27/VI
1933.
Fatture di librerie. Horn: "Fatture parziali di libri pagate da me e riscosse con una fattura di complessive
Lire 652,90 esibita da Mario Landi. Luglio 1933". Numerazione attribuita da Horn.
Contiene:
• 1 - Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 08/02/1933
• 2 - Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 28/01/1933
• 3 - Libreria Lombarda, Milano 09/03/1933
• 4 - Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 24/03/1933
• 5 - Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 26/05/1933
• 6 - Libreria Antiquaria U. Saba, Trieste 01/06/1933
• 7 - Libreria Antiquaria Finzi, Milano 21/02/1933
• 8 - Libreria `Aldo Manuzio', Milano 07/02/1933
• 9 - Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 08/03/1933
• 10 - Libreria Antiquaria U. Saba, Trieste 08/03/1933
• 11 - Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 15/03/1933
• 12 - Libreria Lombarda, Milano 25/03/1933
• 13 - Libreria Oreste Gozzini, Firenze 29/03/1933
• 14 - Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 04/05/1933
• 15 - Libreria Antiquaria Perrella, Milano 08/05/1933
• 16 - Libreria Antiquaria Molinari, Modena 04/07/1933
27/VII
1933-1934.
Fatture di librerie. Horn: "Fatture riscosse con una fattura unica di M. Landi. 23/03/1934".
Contiene:
• Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 11/07/1933
• Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 11/07/1933
• Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 21/07/1933
• Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 12/09/1933
• Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 04/10/1933
• Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 07/11/1933
• Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 27/11/1933
• Libreria Antiquria `Mediolanum', Milano 30/11/1933
• Libreria Oreste Gozzini, Firenze 16/12/1933
• Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 12/02/1934
• Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 22/02/1934
• Libreria Lombarda, Milano 02/03/1934
• Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 08/03/1934
• Libreria `Aldo Manuzio', Milano 19/03/1934
27/VIII
1934.
lxxv
Fatture di librerie. Horn: "Libri comperati a tutto ottobre 1934. Fattura complessiva di Landi".
Contiene:
• Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 25/03/1934
• Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 04/04/1934
• Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 13/04/1934
• Libreria Oreste Gozzini, Firenze [04]/06/1934
• Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 06/06/1934
• Libreria Aniquaria Gustavo Molinari, Modena 18/06/1934
• Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 18/07/1934
• Libreria `Aldo Manuzio', Milano 20/07/1934
• Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 02/08/1934
• Libreria Romeo Prampolini, Catania 28/08/1934 (cartolina postale)
• Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 19/09/1934
• Libreria Oreste Gozzini, Firenze 29/09/1934
• Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 04/10/1934
• Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 15/10/1934
• Libreria Mario Landi, Bologna [s.d.] (conto spesa)
27/IX
1934-1935.
Fatture di librerie antiquarie. Ricevute. Horn: "Libri comperati da diversi antiquari fino al 25/02/1935;
somma riscossa con una fattura cumulativa del libraio Mario Landi. Cifre arrotondate ma somma
identica. Lire 760."
Contiene:
• Libreria Antiquaria Cavalieri d'Oro, Bologna 16/11/1934
• Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 20/11/1934
• Libreria Romeo Prampolini, Catania 22/11/1934 (cedola per commissioni librarie)
• Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 10/12/1934
• Soc. Ant. It. `La Bibliofila', Milano 12/11/1934
• Libreria del Polifilo, Milano 24/12/1934
• Libreria Bruno Danti, Firenze 01/01/1935
• Libreria `Aldo Manuzio', Milano 17/01/1935
• Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 23/01/1935
• Libreria del Polifilo, Milano 24/01/1935
• Libreria Antiquaria Romeo Prampolini, Catania 25/01/1935 (ricevuta di pagamento)
• Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 06/02/1935
• Libreria Oreste Gozzini, Firenze 13/02/1935
• Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 19/02/1935
• Libreria del Polifilo, Milano 20/02/1935
• Osservatorio Astronomico di Napoli [s.d.] (ricevuta di pagamento; n. 1 documento 27/IX/1)
• Elenco manoscritto di libri [s.d.] (n. 1 documento 27/IX/2)
27/X
1935.
Fatture di librerie. Ricevute. Horn: "Saldata la somma spesa con una fattura complessiva del Libraio
Landi per Lire 570.80. Li' 14/6/1935".
Contiene:
• Libreria S. Lattes & C., Genova 25/02/1935
• Libreria Bruno Danti, Firenze 04/03/1935
• Libreria Antiquaria Finzi, Milano 05/03/1935
• Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 13/03/1935
• Libreria del Polifilo, Milano 18/03/1935
• Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 28/03/1935
• Libreria Romeo Prampolini, Catania 08/04/1935
• Libreria Oreste Gozzini, Firenze 11/04/1935
• Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 11/05/1935
• Libreria del Polifilo, Milano 14/05/1935
lxxvi
• Libreria Antiquaria Perrella, Milano 18/05/1935
• `Il Manoscritto' (Libreria Gandolfi), Bologna 20/05/1935
• Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 01/06/1935
• Libreria del Broletto, Milano 08/06/1935
• Libreria Mario Landi, Bologna 12/06/1935 (cartolina postale)
• Libreria `C. Colombo', Genova [s.d.] (ricevuta di pagamento)
27/XI
1935-1936.
Fatture di librerie. Horn: "Libreria Mario Landi, Bologna; fino al 01/01/1936. Rimborsate con una
fattura cumulativa di Landi per Lire 868.20. Landi ha aggiunto l'avere suo".
Contiene:
• Libreria Luigi Perrella, Milano 03/07/1935
• Libreria Antiquaria Ernesto Martelli, Bologna 18/07/1935
• Libreria `Aldo Manuzio', Milano 22/07/1935
• Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 22/07/1935
• Libreria Antiquaria Bourlot, Torino 22/07/1935
• Libreria Bruno Danti, Firenze 26/07/1935
• Libreria del Polifilo, Milano 30/09/1935
• Libreria Antiquaria Finzi, Milano 01/10/1935
• Libraria Antiquaria Perrella, Milano 15/10/1935
• Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 17/10/1935
• Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 20/10/1935
• [Libreria del Polifilo, Milano] 09/11/1935
• Libreria Bruno Danti, Firenze 11/11/1935
• Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 13/11/1935
• Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 26/11/1935
• Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 04/12/1935
• Libreria del Polifilo, Milano 14/06/1936
• Libreria Oreste Gozzini, Firenze 17/06/1936
27/XII
1935-1936.
Fatture di librerie. Horn:"Riscossa la somma di Lire 876,90 con una fattura cumulativa di Landi del 29
aprile 1936".
Contiene:
• Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 13/12/1935
• Libreria Lombarda, Milano 07/01/1936
• Libreria del Polifilo, Milano 11/01/1936
• Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 14/01/1936
• Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 16/01/1936
• Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 22/01/1936
• Libreria `Aldo Mnuzio', Milano 08/02/1936
• Libreria Antiquaria C. E. Bourlot, Torino 08/02/1936
• Libreria Antiquaria Ernesto Martelli, Bologna 08/02/1936
• Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 10/02/1936
• Libreria Antiquaria Mediolanum, Milano 12/02/1936
• Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 12/02/1936
• Libreria del Polifilo, Milano 14/02/1936
• Libreria Dolcetti, Venezia 24/02/1936
• Libreria Antiquaria Finzi, Milano 26/02/1936
• Libreria Bruno Danti, Firenze 01/03/1936
• Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 02/03/1936
• Libreria del Polifilo, Milano 11/03/1936
• Libreria `Aldo Manuzio', Milano 18/03/1936
• Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 20/03/1936
• Libreria del Polifilo, Milano 07/04/1936
lxxvii
• Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 20/04/1936
• Libreria Oreste Gozzini, Firenze 20/04/1936
• Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 24/04/1936
27/XIII
1936.
Fatture di librerie e case editrici. Horn: "Fatture di librai dall'11 maggio 1936. Liquidate con fattura
cumulativa di Landi nel novembre 1906 [ma 1936] per Lire 855.70".
Contiene:
• Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 08/05/1936
• Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 11/05/1936
• `L'italica', Milano 01/06/1936
• Libreria `Aldo Manuzio', Milano 02/06/1936
• Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 02/06/1936
• Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 04/06/1936
• Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 08/06/1936
• Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 25/06/1936
• Libreria Lombarda, Milano 25/06/1936
• Casa Editrice Monanni, Milano 27/06/1936
• Libreria Antiquaria C.E. Bourlot, Torino 02/07/1936
• `L'Italica', Milano 03/07/1936
• Libreria Oreste Gozzini, Firenze 07/07/1936
• Libreria Francesco Perrella, Milano 07/07/1936
• Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 07/07/1936
• Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 16/07/1936 + 27/07/1936
• Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 29/07/1936
• Libreria Dolcetti, Venezia 31/07/1936
• Libreria Oreste Gozzini, Firenze 18/08/1936
• Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 03/09/1936
• Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 09/09/1936
• Libreria Antiquaria Finzi, Milano 19/09/1936
• Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 30/09/1936
• Libreria Lombarda, Milano 10/10/1936
27/XIV
1936-1937.
Fatture di librerie. Horn: "Fatture di librai rimborsate con una fattura unica di M. Landi per Lire 713,70.
28/04/1937".
Contiene:
• Libreria Bruno Danti, Firenze 02/11/1936
• Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 09/11/1936
• Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 14/11/1936
• Libreria Lombarda, Milano 20/11/1936
• Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 30/11/1936
• Libreria Antiquaria Hoepli, Roma 01/12/1936
• `L'Italica', Milano 01/12/1936
• Librerie Italiane Riunite, Bologna 05/12/1936
• Libreria Vincenzi & Nipotim Modena 07/12/1936
• Libreria Cavalieri d'Oro, Comacchio (FE) 28/12/1936
• `L'Italica', Milano 29/01/1937
• Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 10/02/1937
• Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 20/02/1937
• Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 01/03/1937
• Libreria Lombarda, Milano 05/04/1967
• Libreria Antiquaria Hoepli, Roma 20/04/1937
• Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 22/04/1937
• Libreria Giuseppe Certani, Bologna [s.d.]
lxxviii
27/XV
1937.
Fatture di librerie. Horn: "Saldato con una fattura cumulativa del novembre 1937. Fatture di librai
dell'aprile 1937".
Contiene:
• Libreria Ferrante Gonnelli, Firenze 15/05/1937
• Libreria Internazionale Treves, Genova 02/06/1937
• Libreria Oreste Gozzini, Firenze 08/06/1937
• Libreria Pregliasco, Torino 11/06/1937
• Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 17/06/1937
• Libreria Lombarda, Milano 17/06/1937
• Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 22/06/1937
• Libreria `Aldo Manuzio', Milano 24/06/1037
• `L'Italica', Milano 25/06/1937
• Libreria Ferrante Gonnelli, Firenze 04/07/1937
• Libreria Oreste Gozzini, Firenze 23/07/1937
• Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 28/07/1937
• Libreria Dolcetti, Venezia 05/08/1937
• Libreria Antiquaria Finzi, Milano 28/09/1937
• Libreria Antiquaria `C. Van-Riel', Roma 09/10/1937
• Libreria Nironi & Prandi, Reggio Emilia 12/10/1937
• Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 20/10/1937
• Libreria Antiquaria Hoepli, Roma 21/10/1937
• Libreria Antiquaria Hoepli, Roma 21/10/1937
• Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 22/10/1937
• Libreria Giuseppe Certani, Bologna [s.d.]
• N. 3 documenti dal 27/XV/1 al 27/XV/3.
27/XVI
1937-1938.
Fatture di librerie. Horn: "Fatture di libri dal novembre 1937 al maggio 1938" [ma 29/09/193711/04/1938].
Contiene:
• `L'Italica', Milano 29/09/1937
• Libreria Antiquaria Umberto Saba 18/11/1937
• Libreria Antiquaria Augusta, Milano 25/11/1937 (copia commissione)
• `L'Italica', Milano 27/11/1937
• Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 06/12/1937
• Libreria Lombarda, Milano 14/12/1937
• Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 20/12/1937
• Libreria Antiquaria Finzi, Milano 03/01/1938
• Libraria Vincenzi & Nipoti, Modena 11/01/1938
• `L'Italica', Milano 24/01/1938
• Libreria `Aldo Manuzio', Milano 26/01/1938
• Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 12/02/1938
• Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 21/02/1938
• Libreria `Aldo Manuzio', Milano 01/03/1938
• Libreria Antiquaria Finzi, Milano 05/03/1938
• Libreria Lombarda, Milano 08/03/1938
• Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 10/03/1938
• Libreria Antiquaria Ernesto Martelli, Bologna 16/03/1938
• Libreria Pregliasco, Torino 22/03/1938
• Libreria Teatrale Fiorentina, Firenze 30/03/1938
• Libreria `Aldo Manuzio', Milano 05/04/[1938]
• Libreria Nironi & Prandi, Reggio Emilia 06/04/1938
• Libreria Vincenzi & Nipoti 06/04/1938
lxxix
•
•
•
`Il libro d'occasione', Milano 11/04/1938
Libreria Antiquaria Ernesto Martelli, Bologna [s.d.] (ricevuta di pagamento)
`L'Italica', Milano [post 27/11/1937] (sollecito)
Scatola 28 - Strumenti e cupole.
1788-1996
28/I
1788
05/10/1788
Nota spese degli ottici Rubini per la fabbricazione, su ordine di Petronio Matteuzzi, di strumenti ottici a
Londra presso il Dollond e per il loro trasporto a Bologna.
Nota: sul verso nota manoscritta: "1788. Affari economici dell'istituto"
28/II
1807
Busta con nota dattiloscritta di Horn: "Modello di tetto mobile della Specola di Brera mandato a
Bologna da Francesco Carlini. Era accompagnato ed illustrato da una lettera di data 14 ottobre 1807 che
si conserva fra le altre lettere".
N. 4 documenti dal 28/II/1 al 28/II/4, inclusa la lettera di Carlini.
28/III
1807-1927
Carpetta con nota manoscritta: "Modello di tetto mobile (cupola) nella terrazza inferiore della Torre
della Specola, costruita l'anno 1807, e ristaurata l'anno 1927". Contiene:
• fascicolo "Economia. Tetto mobile" (n. 16 documenti dal 28/III/1 al 28/III/16);
• fotografia raffigurante tetto mobile (sul retro: Foto Novelli - Busto Arsizio);
• tavola raffigurante cupolino per cannocchiale (nota dattiloscritta di Horn: "Cupola del Watson
& Conradi riparata dal meccanico Righini di Firenze");
• fascicolo con nota manoscritta "Tetto mobile. Carte relative" (n. 11 documenti dal 28/III/17 al
28/III/27).
28/IV
[post 1815]
Tavola raffigurante colonne per Strumento dei Passaggi di Reichenbach, Utzschneider und Liebherr, in
Sala Meridiana.
Nota di M. Zuccoli:
- dal 1977 il disegno, incorniciato, e' stato esposto nel Museo della Specola di Bologna fino al 1995;
- vedi riferimento in Registri Specola al 31/05/1815.
28/V
1815-1829
Fascicolo "Calcolo de' Mezzodi' osservati a' vari Fili dello str.o de' Pass. [Strumento dei Passaggi] negli
anni 1818-23. Determinazione della Distanza de' Fili"
N. 6 documenti manoscritti dal 28/V/1 al 28/V/6.
Nota:
con riferimento ai Registri delle osservazioni astronomiche in 28/V/3 si fa cenno alla messa in opera del
nuovo Strumento dei Passaggi in data 12/07/1815.
28/VI
[ante 1824]
Fascicolo "Calcolo del tempo che doveva impiegare il Sole a valicar gl'intervalli de'Fili dello Str.o Pass.
[Strumento dei Passaggi] nel 1824, e che si rese inutile, per essere stati cangiati i Fili al principio di
Febbraio del 1824."
Contiene doc. manoscritto, cc. 2, incipit "Le Stelle fisse si presentano al Meridiano ...".
28/VII
1835
Fascicolo "Mira Meridiana" con nota manoscritta "Caturegli e Ceschi 1835". N. 8 documenti dal
28/VII/1 al 28/VII/8.
28/VIII
1836-1837
Fascicolo "Economia. Nuove Serraglie della Sala d'Osservaz." con nota manoscritta: "Ceschi 1837".
N. 21 documenti dal 28/VIII/1 al 28/VIII/21.
lxxx
28/IX
1842-1843
"Ispezioni relative alla determinazione di una seconda Mira Meridiana al Settentrione della Camera
Meridiana".
Registro cm 21x31, cc. 18 + 7 documenti allegati dal 28/IX/1 al 28/IX/7.
28/X
1848
"Preventivo della spesa per erigere in uno dei quattro triangoli della prima Terrazza della Specola di
Bologna, una nuova Camera Astronomica, da collocarvi il Circolo Meridiano di Ertel", Bologna, 1848
(progetto redatto dall'Ing. Carlo Parmeggiani).
Registro cm 21x30, cc. 4, 3 c. di tavv. ripiegate.
Nota:
nota dattiloscritta di Horn relativa all'affidamento dell'incarico di montare il Circolo meridiano di Ertel
nel 1851 ad Ignazio Calandrelli, trasferito a Roma nel 1848. Vedi Atti della Pontificia Accademia dei
Lincei, tomo V, anno V (1851-52), pp. 162-seg.
28/XI
1851
CALANDRELLI, Ignazio
"Uso del Circolo Meridiano", Bologna, 1851.
[10] c, cm 22x32.
Nota:
L'esemplare e' definito 'copia conforme'.
28/XII
1910
2 preventivi della ditta Ermete Maccaferri in data 06/07/1910 e 04/10/1910 per il restauro del tetto della
sala meridiana + 1 documento numerato 28/XII/1.
28/XIII
08/08/1910, Padova
LORENZONI, G.
a [Rajna, Michele]
1 c.
italiano, manoscritto.
oggetto: progettata sistemazione dello strumento dei passaggi di Bamberg nella sala meridiana; morte
del Prof. Schiaparelli.
28/XIV
1910-1912
Carpetta con nota manoscritta: "Progetti di Rajna per la sala meridiana".
N. 6 doc. dal 28/XIV/1 al 28/XIV/6.
28/XV
1911
Carpetta con nota manoscritta: "Il Rettore trasmette una lettera ministeriale relativa a lavori di restauro
alla torre dell'Osservatorio (perizia del Genio Civile per L. 3970 e per L. 1450". Contiene:
- 22/06/1911
PUNTONI, Vittorio (Rettore dell'Universita' di Bologna)
a Rajna, Michele
2 c.
italiano, dattiloscritto.
oggetto: trasmissione in allegato di copia di lettera ministeriale relativa a lavori di restauro alla torre
dell'Osservatorio.
28/XVI
1912-1940
Carpetta con nota dattiloscritta di Horn: "Progetti di Cooke".
Contiene:
• 09/10/1912, Londra
T. COOKE & SONS Ltd.
a Horn Esquire, Guido (Assistente astronomo, Osservatorio Astronomico della R. Universita' di
Bologna)
2 c. + 1 riproduzione fotografica di strumento per la fotografia astronomica (doc. 28/XVI/1).
lxxxi
•
Inglese, dattiloscritto.
oggetto: definizione di macromicrometro e varie questioni tecniche.
08/11/1912, York
GRAY, J. (T. Cooke & Sons Ltd.)
a Horn D'Arturo, Guido
4 c.
Inglese, dattiloscritto.
oggetto: invio di disegni, specifiche e preventivi per: montatura equatoriale con camera
fotografica, tetto dell'osservatorio, micrometro di i posizione, prismi obiettivi per fotografia
spettroscopica con camera', 'Star Plate Measuring Machine'.
Allegati:
• A: "Specification of an equatorially mounted astro-photographic telescope" (2 c.);
• B: "Specification of an equatorially mounted astro-photographic telescope with
complete circumpolar motion" (2 c.);
• C: "Specification of an 18 feet rev[ors]ing dome with double shutter" (2 c.);
• D: "Specification of a position micrometer" (1 c.);
• E: "Specification of objective prism" (1 c.);
• F: "Specification of star plate measuring machine" (1 c.);
• G: "Specification of small plate-holder attachment for back of camera" (1 c.);
• H: "Specification of a visual attachment for camera" (1 c.);
• J: "Specification of a finder fitted with a achromatic prism" (1 c.)
• T. Cooke & Sons
"Illustrated catalogue of objectives, telescopes, equatorials, observatories, transit
instruments, driving clocks, chronographs, micrometers, and other astronomical and
scientific instruments", York, Coultas & Volans, 1908
Nota: Al catalogo e' allegata la seguente corrispondenza:
• 29/08/1912, Teramo
TAFFARA, Luigi
a Horn D'arturo, Guido
2c.
Italiano, manoscritto
oggetto: informazioni sui telescopi Cooke degli osservatori di Collurania
(Teramo) e Catania.
• 18/09/1912, Teramo
CERULLI, Vincenzo (Direttore dell'Osservatorio di Collurania - Teramo)
a Horn D'Arturo, Guido
2c.
Italiano, manoscritto
oggetto: suggerimenti per richiedere alla ditta T. Cooke & Sons progetto e
preventivo di spesa per telescopio e accessori.
• 21/09/1920, Teramo
CERULLI, Vincenzo (Direttore dell'osservatorio di Collurania - Teramo)
a Horn D'Arturo, Guido
cartolina postale
Italiano, manoscritto.
oggetto: invio fascicolo relativo al telescopio Cooke.
• 04/03/1921, Bologna
HORN D'ARTURO, Guido
a Merlani Adolfo
2 c.
Minuta, italiano, dattiloscritto
oggetto: acquisto di telescopio Watson-Conrady dalla Sig.ra Benn di Firenze.
Nota: la lettera e' contenuta in busta con nota dattiloscritta di Horn:
"Telescopio di WATSON-CONRADY comperato per 150 sterline dalla
Signora BENN" (allegato doc. 28/XV/2)).
• Progetti:
lxxxii
•
•
•
•
•
•
•
•
•
"Attachment of 10°objective prism. 16 in. astrophotographic camera" (Drg.
No. 2862 T);
• "16 in. Cooke astrophotographic mounting & 18 ft. dome" (Drg. No. 2860
T);
• "16 in. Cooke astrophotographic mounting with complete circumpolar
motion" (Drg. No. 2861 T).
• Busta contenente 4 riproduzioni fotografiche e 1 disegno di micrometro dai cataloghi
T. Cooke & Sons (dal doc. 28/XVI/3 al 28/XVI/7).
21/11/1912, York
TAYLOR, Alfred (amministratore delegato T. Cooke & Sons)
a Horn D'Arturo, Guido
1 c.
Inglese, dattiloscritto
oggetto: dettagli tecnici sulla montatura equatoriale.
21/04/1913, York
TAYLOR, Alfred (amministratore delegato T. Cooke & Sons)
a Horn D'Arturo, Guido
1 c.
Inglese, dattiloscritto
oggetto: offerta di consulenza.
09/01/1929
Progetto della ditta Cooke, Throughton & Simms "Parallactic mounting for 10" camera" (Drg.
No. T-630).
10/01/1929, Londra
SIMMS DITRON, T. (amministratore delegato Cooke, Troughton & Simms)
a Horn D'Arturo, Guido
1 c.
Inglese, dattiloscritto.
oggetto: aggiornamento del preventivo per lente fotografica da 16 pollici. Suggerimenti per
montatura di dispositivo.
25/03/1929, Londra
SIMMS DITRON, J. (amministratore delegato Cooke, Troughton & Simms)
a Osservatorio Astronomico della R. Universita' di Bologna
1 c.
Inglese, dattiloscritto.
oggetto: viene suggerita la ditta Parson's Optical Works (Little Chester, Derby) per l'acquisto di
lenti per obiettivi fotografici.
04/04/1929, Saint-Cloud
..., Henri
a Horn D'Arturo, Guido
1 c.
Francese, manoscritto.
oggetto: costo stimato per l'installazione in Francia di un telescopio Ritchey-Chretien da 75-80
cm.
Nota: la lettera e' contenuta in una busta con nota dattiloscritta di Horn "Telescopio RitcheyChretien" e reca la nota manoscritta "Presches, vedi le Transact. IAU."
22/04/1929, Rio de Janeiro
DA GAMA, Sodre' (direttore dell'Osservatorio Nazionale di Rio de Janeiro)
a Horn D'Arturo, Guido
2 c.
Portoghese, dattiloscritto.
oggetto: invio informazioni su telescopio equatoriale Cooke & Sons di 46 cm in funzione
presso l'Osservatorio Naionale di Rio de Janeiro dal marzo 1922.
Allegato: nota informativa curata da Domingos Costa (doc. 28/XVI/8a,b).
[23/12]/1940
[BORSARI, Guido] (Direttore amministrativo dell'Universita' di Bologna)
a Zagar, Francesco
lxxxiii
•
•
cartolina
Italiano, manoscritto
oggetto: auguri natalizi.
[s.d.]
Busta con nota manoscritta di Horn: "Cupole di Conte", contenente 2 riproduzioni fotografiche
della cupola dell'Osservatorio di Trieste recanti ciascuna sul retro la nota manoscritta: "Cupola
dell'Osservatorio di Trieste eseguita dalla Ditta Carlo Conte di Trieste".
[s.d.]
2 cataloghi commerciali della ditta Cooke, Troughton & Simms:
1. "Price list of astronomical and terrestrial object glasses, astro-photographic lenses,
objective, prisms, silvered mirrors, etc.", London and York, Cooke, Troughton &
Simms, S.d. (Publ. No. 560) + "Price list and codewords for publication 560";
Nota: a pag. 3 si annuncia la fusione tra le ditte T. Cooke & Sons di Londra, York e
Citta' del Capo e Troughton & Simms di Londra e la conseguente nascita della Cooke,
Troughton & Simms per la produzione di strumenti ottici e scientifici di alta qualita'.
2. "Astronomical instruments and observatory equipment", London and York, Cooke,
Troughton & Simms, S.d. (Publ. No. 570).
28/XVII
1913
Carpetta con nota manoscritta: "1913, 4 luglio. No. 32.- M. Rajna al Rett. per richiedere l'intervento del
R. Uff. del Gen. civ. allo scopo di restaurare la copertura del tetto della Sala merid.". Contiene:
- 04/07/1913
RAJNA, Michele
a Rettore dell'Universita' di Bologna
1 c.
italiano, minuta, manoscritto.
oggetto: richiesta dell'intervento del R. Ufficio del Genio Civile per il restauro della copertura del tetto
della sala meridiana.
28/XVIII
1921
Nota manoscritta datata 17/09/1921 su foglio recante timbro ovale dell'Osservatorio della R. Universita'
di Bologna in cui si dichiara l'installazione di un padiglione di forma ottagonale con copertura a tronco
di cono nell'angolo sud-ovest della terrazza superiore dell'Osservatorio.
28/XIX
1934
Duplice copia per uso amministrativo di fattura della ditta La Meccanoptica (Milano) datata 01/11/1934
per lente conica di vetro Flint F 2.
28/XX
1988
Copia fotostatica del frontespizio e della tavola raffigurante la facciata principale della Specola di
Bologna di:
CERATO, Domenico
"Specule diverse delle piu' celebri di Europa Umiliate agl'illustrissimi et eccellentissimi signori Alvise
Vallaresso, Francesco Morosini, Girolamo Grimani, senatori prestantissimi riformatori dello studio di
Padova da D. Domenico Cerato, Maestro della Pubblica Scuola di Architettura Civile Pratica in detta
citta' delineate dalli Giovani delle Arti de' Marangoni, Muratori, e Tagliapietra..., Allievi della detta
Scuola", S.l., s.n., 1777.
Nota manoscritta di A. Braccesi: "Dall'Archivio Storico Specola di Padova 17/03/1988".
28/XXI
1996
Carpetta con nota manoscritta di Marina Zuccoli: "Ritrovati in vari luoghi dal Prof. Braccesi e
consegnati in archivio il 12/09/1996". Contiene:
• 9 litografie numerate I-IX raffiguranti strumenti (sulle tav. III, VI "Lith. de N. Broese et Ph.
Euler., grande rue des Ecuries maison Kouchansky N° 15, St. Petersb."; sulle tav. VIII, IX
"Lith. de N. Broese. grande Mestchanskaia maison Glasounoff N° 8, St. Petersbourgh.");
• 3 tavole originariamente allegate al N° 1650 (1867) del periodico Astronomische Nachrichten
("Schreiben des Herrn Staatsraths Moritz, Directors des magnetisch-meteorologischen
Observatoriums in Tiflis");
lxxxiv
•
31 tavole numerate I-XXIX (la serie comprende XIIbis e una seconda copia della XXIX)
raffiguranti strumenti, opera di vari incisori e disegnatori (G. Biasiello, R. Vastola, L. Ricci, G.
Semeraro, R. Zannotti).
Nota: sulle tavole sono evidenti i fori della legatura.
28/XXII
[s.d.]
Carpetta con nota manoscritta "Dati del tempo" contenente:
• tavola di osservazioni manoscritte "Ortus et Occasus Solis tempore vero pro Bononia,
supputata Refractione horiz.=31'.";
• carte di osservazioni e tavole per il calcolo manoscritte (dal doc. 28/XXII/1 al 28/XII/9).
28/XXIII
[s.d.]
Schema dell'anemografo universale Fuess.
28/XXIV
[s.d.]
Tavola raffigurante anemometro.
Scatola 33 - Miscellanea
1. 1844. Descrizione del telescopio di Lord Rosse.
2. Materiale miscellaneo:
• s.d. Appunti e disegni
• 1706. Relazione di incontro tra Gesuiti e Imperatore di Cina
• s.d. Disegno delle Pleiadi
• 1732. Francesco Algarotti: problema geometrico
• s.d. Versi poetici
• 1720. Iacopo Riccati: Discesa de' corpi solidi ne' mezzi fluidi
• s.d. Nicolò degli Albizzi: Ratio proportionis
• 1730. Nicasio Grammatico: trisezione dell'angolo e duplicazione del cubo
• 1728. Capitano Marchesi: disegni geometrici
3. sec. XIX. Carte di Antonio Silvani
4. sec. XIX. Materiale pubblicitario
5. 1666; sec. XIX. Avvisi e manifesti
6. 1820-1847. Estratti da giornali
7. Tavole pasquali e tavola del nascere e tramontare della Luna
8. 1864. Storia cronologica dell'astronomia e delle scienze affini (10 cc. mss.)
9. Materiale miscellaneo:
• 1807-1865. Meteorologia
• [1823?] Poligoni regolari
• sec. XIX o XX. Transazione fra la comunità di Lequio e la città di Bene (pp. 5-8)
• 1828. Giovan Francesco Regis: Orazione per il 500^ anno di possesso della Parrocchia
di Carrù, diocesi di Mondovì, da parte di Gian Luigi Ocelli
Scatola 34 - Contabilita' M. Raina 1903 (ma 1902) - 1920.
Nella busta, suddivisa in 33 carpette, sono presenti corrispondenza di Michele Rajna in entrata e in
uscita e due registri contabili. Dei restanti documenti, alcuni sono ordinati per tipologia contabile e,
all'interno di ogni tipo, per ordine cronologico. Dal 1909 al 1920 la documentazione e' suddivisa per
esercizio finanziario, suddivisione che si sovrappone per un breve arco cronologico a quella tipologica.
Vi sono inoltre tre carpette, due delle quali suddivise per arco cronologico non corrispondente
all'esercizio finanziario, contenenti documenti vari. Il materiale rimanente, qualora possibile, e' stato
ricondotto alla tipologia o all'esercizio finanziario corrispondente e individuato come `Documenti
sciolti'; altrimenti, e' stato catalogato autonomamente (si tratta dei `Documenti collocati nella busta, ma
non ordinati da Horn all'interno dell'esercizio finanziario o della tipologia corrispondenti').
34/I
lxxxv
CORRISPONDENZA
•
•
•
•
13/06/1913, Bologna
RAJNA, Michele a Presidente della Societa' Italiana di Aviazione, Milano
1 c. italiano, minuta, manoscritto.
oggetto: richiesta rimborso spese sostenute per la trasmissione dei dati meteorologici in
occasione del volo dell'aviatore Deroy da Milano a Roma (maggio 1913).
21/06/1913, Milano
Presidente della Societa' Italiana di Aviazione, Milano a RAJNA, Michele
[cartolina postale.] italiano, dattiloscritto.
oggetto: rimborso spese sostenute dall'Osservatorio di Bologna in occasione del `raid MilanoRoma' e richiesta di ricevuta.
22/06/1913
Ricevuta manoscritta di M. Rajna per ottenuto rimborso spese.
[I precedenti documenti erano originariamente collocati nella busta 27.]
24/07/1917, Pistoia
RAJNA, Michele a PIRAZZOLI, Rinaldo
1 c. italiano, manoscritto.
oggetto: invio certificato richiesto dal Dott. La Mattina.
REGISTRI E ALTRI DOCUMENTI CONTABILI
34/II
01/07/1902 - 30/06/1908
`Rendiconto sommario dote governativa'.
2 c, manoscritto.
34/III
09/05/1903 - 07/02/1946
`Pagamenti sul fondo Dote Governativa. Gestione Prof. M. Raina'.
1 registro. + n. 3 documenti allegati numerati 34/III/1 - 34/III/3.
34/IV
02/07/1910 - 29/08/1915
`Registro delle piccole spese'.
+ n. 2 documenti allegati dal 34/IV/1 al 34/IV/2.
34/V
03/07/1911 - 09/02/1914
• Note di spese per conto dell'Osservatorio.
• 03/07/1911 - 11/03/1912 + n. 2 documenti allegati dal 34/V/1 al 34/V/2 ;
• 01/07/1912 - 05/02/1913 (spese M. Rajna);
• 12/02/1913 - 30/06/1913 + n. 2 documenti allegati dal 34/V/3 al 34/V/4 (spese M.
Rajna e R. Pirazzoli);
• 01/07/1913 - 09/02/1914 + n. 10 documenti allegati dal 34/V/5 al 34/V/14 (spese M.
Rajna e R. Pirazzoli).
• Documenti sciolti
• 02/12/1903 - 22/03/1904 (spese M. Rajna);
• 31/05/1905 - 27/06/1905 (spese M. Rajna);
• 20/05/1906 - 11/06/1906;
• 18/06/1906 - 27/11/1906 (spese R. Pirazzoli);
• 03/10/1906 - 05/05/1907 (nota manoscritta M. Rajna);
• 30/11/1907 - 17/06/1908 (nota manoscritta M. Rajna + 1 documento allegato n.
34/V/15);
• 20/11/1012 - 20/05/1014.
34/VI
17/11/1912 - 16/04/1913
Elenco delle note di spese e dei conti pagati.
• 12/11/1912 - 02/1913 + n. 6 documenti allegati dal 34/VI/1 al 34/VI/6;
• 17/03/1913 - 27/03/1913 + n. 3 documenti allegati dal 34/VI/7 al 34/VI/9;
lxxxvi
•
27/03/1913 - 16/04/1913 + n. 6 documenti allegati dal 34/VI/10 al 34/VI/15
.
Documenti sciolti
• 02/02/1905 - 02/06/1905 + n. 2 documenti allegati dal 34/VI/16 al 34/VI/17;
• 14/05/1907 - 15/05/1907 (nota manoscritta di M. Rajna).
34/VII
ESERCIZIO FINANZIARIO 1909-1910.
Documenti sciolti:
• 23/01/1910 - 02/07/1910
1 fascicolo contenente 17 documenti dal 34/VII/1 al 34/VII/17.
Nota manoscritta: "7 gg 1910. Quietanze gia' rimborsate a M. Rajna. Esercizio 1909-910".
34/VIII
ESERCIZIO FINANZIARIO 1910-1911.
Nota spese 31/12/1910 - 30/12/1911 + n. 16 documenti allegati dal 34/VII/1 al 34/VIII/16.
Documenti sciolti:
• 03/06/1911 - 28/06/1911
1 fascicolo contenente 3 documenti dal 34/VIII/17 al 34/VIII/19.
Nota manoscritta: "Note vecchie".
34/IX
ESERCIZIO FINANZIARIO 1912-1913.
Documenti sciolti
• 28/02/1913 - 06/06/1913
1 fascicolo contenente 15 documenti dal 34/IX/1 al 34/IX/15.
Horn: "Esercizio 1912-13. Fatture superflue".
34/X
ESERCIZIO FINANZIARIO 1913-1914.
4 fascicoli:
• 02/07/1913 - 28/11/1913
Nota manoscritta: "Luglio 1913. Copie per uso interno della Specola dei conti gia' pagati da M.
Rajna e di cui egli aspetta il rimborso nell'esercizio 1913-914". Correzione di Horn:
"Rimborsato".
N. 14 documenti dal 34/X/1 al 34/X/14;
• 01/06/1914
Nota manoscritta: "I giugno 1914. Conto Zanichelli di L. 500.- pagato sul fondo straordinario
`Maggior provento tasse'.
Documento n. 34/X/15;
• 31/07/1913 - 30/06/1914
Nota manoscritta: "Esercizio 1913-14. Conti pagati il 30 gg 1914".
N. 4 documenti dal 34/X/16 al 34/X/19;
• 06/05/1914 - 08/05/1914
Nota manoscritta: "Esercizio 1913-14".
N. 4 documenti dal 34/X/20 al 34/X/23.
34/XI
ESERCIZIO FINANZIARIO 1914-1915.
7 fascicoli:
• 15/10/1914 - 23/10/1914
Nota manoscritta: "Esercizio 1914-15. I. Conti pagati il 27 ottobre 1914".
N. 6 documenti dal 34/XI/1 al 34/XI/6 (il doc. 34/XI/5 e' un fascicolo di 3 c);
• 01/07/1914 - 21/12/1914
Nota manoscritta: "Esercizio 1914-15. II. Conti pagati il 21 dicembre 1914".
N. 4 documenti dal 34/XI/7 al 34/XI/10;
• 11/11/1914 - 30/12/1914
Nota manoscritta: "Esercizio 1914-915. III. Conti pagati il 30 dicembre 1914".
N. 4 documenti dal 34/XI/11 al 34/XI/14;
• 05/07/1915 - 31/12/1915
N. 3 documenti dal 34/XI/15 al 34/XI/17;
lxxxvii
•
22/12/1914 - 26/06/1915
Nota manoscritta: "24 mz 1915. Nota parziale delle piccole spese. Non pagata all'Economato
per mancanza di fondi."
N. 6 documenti dal 34/XI/18 al 34/XI/23;
• 11/01/1915 - 22/03/1915
Nota manoscritta: "Ministero Istruzione Pubblica. Stato di previs. 1914-15, parte straordinaria,
cap. 268. Nota provvisoria dei pagamenti".
N. 5 documenti dal 34/XI/24 al 34/XI/28;
• 26/12/1913 - 18/12/1915
Nota manoscritta: "30 gg 1915. Conti finali dell'esercizio 1914-15".
N. 9 documenti dal 34/XI/29 al 34/XI/37 (il doc. 34/XI/29 e' un fasc. di 3 c; il 34/XI/34 di 8 c;
il 34/XI/37 di 6 c).
Documenti sciolti:
• 31/07/1914 - 29/12/1914
Nota manoscritta: "Conti del Sig. R. Pirazzoli (rimborsati)."
N. 6 documenti dal 34/XI/38 al 34/XI/43.
34/XII
ESERCIZIO FINANZIARIO 1915-1916.
1 carpetta contenente 2 fascicoli:
• 30/03/1915 - 17/04/1916
Nota manoscritta: "Nota dei conti vistati e ammessi al pagamento presso l'Economato. 28 dc
1915 ... 10 gg [1915]".
N. 13 documenti dal 34/XII/1 al 34/XII/12;
• 17/04/1916 - 05/1916
Nota manoscritta: "1916. Maggio - Giugno. Copie di conti pagati. ... 15 gg 1916".
4 documenti dal 34/XII/13 al 34/XII/16;
• 01/07/1915 - 26/06/1916
note di spese per conto dell'Osservatorio
N. 35 documenti allegati dal 34/XII/17 al 34/XII/51 (il doc. 34/XII/17 e' un fasc. di 2 c; il
34/XII/19 di 2c).
Documenti sciolti:
• 01/07/1915 - 24/02/1916
appunti manoscritti relativi alla stesura del bilancio consuntivo 1915-1916 (documento n.
34/XII/52);
• 15/06/1916
nota manoscritta: "15 gg 1916. Situaz. finanziaria della Specola".
34/XIII
ESERCIZIO FINANZIARIO 1916-1917.
Documenti sciolti
• 01/07/[1916] - 06/[1917]
nota spese (doc. 34/XIII/1);
• 05/07/1916 - 09/06/1917
nota spese postali (doc. 34/XIII/2, 4 c);
• note di spese per conto dell'Osservatorio:
• 08/07/1916 - 21/03/1917 (spese R. Pirazzoli);
• 24/03/1917 - 26/06/1917 (spese M. Rajna).
34/XIV
ESERCIZIO FINAZIARIO 1917-1918.
• 28/11/1917 - 21/06/1918
`Pro memoria' manoscritto (doc. 34/XIV/1);
• 06/12/1917 - 22/05/1918
fatture: n. 5 documenti dal 34/XIV/2 al 34/XIV/6;
- note di spese:
• 08/02/1918 - 19/06/1918 (spese M. Rajna)
• 16/07/1918 - 18/12/1918 (spese M. Rajna)
34/XV
ESERCIZIO FINANZIARIO 1918-1919.
lxxxviii
Documenti sciolti
• 14/04/1919 - 18/06/1919
copia manoscritta conto Zanichelli (doc. 34/XV/1);
• 16/06/1919
copia manoscritta conto Zanichelli (doc. 34/XV/2).
34/XVI
ESERCIZIO FINANZIARIO 1919-1920.
1 fascicolo:
• 02/03/1920 - 24/06/1920
Nota manoscritta: "Esercizio 1919 - 920".
N. 14 documenti dal 34/XVI/1 al 34/XVI/14;
• 03/07/1919 - 29/06/1920
N. 8 documenti dal 34/XVI/15 al 34/XVI/22.
CARPETTE
34/XVII
30/11/1906 - 27/03/1911
Carpetta originariamente datata: `1903-1911 circa'.
Contiene:
• 10/06/1907 - 27/03/1911
N. 14 documenti dal 34/XVII/1 al 34/XVII/14.
• Elenco delle note di spese e dei conti pagati:
• 30/11/1907 - 16/06/1908 + n. 4 documenti allegati dal 34/XVII/15 al 34/XVII/18;
• 01/07/1908 - 30/12/1908 + n. 4 documenti allegati dal 34/XVII/19 al 34/XVII/22;
• 20/01/1909 - 03/06/1909 + n. 6 documenti allegati dal 34/XVII/23 al 34/XVII/28;
• 13/05/1909 - 14/05/1909 + n. 3 documenti allegati dal 34/XVII/29 al 34/XVII/31;
• 28/05/1909 - 30/06/1909 + n. 6 documenti allegati dal 34/XVII/32 al 34/XVII/37;
• 24/09/1909 - 18/11/1909 + n. 6 documenti allegati dal 34/XVII/38 al 34/XVII/43;
• 30/09/1909 - 13/01/1910 + n. 3 documenti allegati dal 34/XVII/44 al 34/XVII/46;
• [30/09/1909] - 04/06/1910 + n. 10 documenti allegati dal 34/XVII/47 al 34/XVII/56;
• 26/04/1910 + 1 documento allegato n. 34/XVII/57;
• 20/06/1910 - 30/06/1910 + n. 5 documenti allegati dal 34/XVII/58 al 34/XVII/62.
• 04/07/1910 - 14/12/1910
Nota spese (esercizio finanziario 1910-1911) + n. 8 documenti allegati dal 34/XVII/63 al
34/XVII/70.
34/XVIII
21/04/1904 - 17/01/1909
Carpetta originariamente datata "1906-1909". Contiene 5 fascicoli:
• 21/04/1904 - 31/05/1905
Nota manoscritta "Conti originali della libreria Zanichelli": n. 6 documenti dal 34/XVIII/1 al
34/XVIII/6.
• 05/07/1904 - 24/11/1911
Nota manoscritta "Illuminazione elettrica": n. 10 documenti dal 34/XVIII/7 al 34/XVII/16.
• 11/03/1905 - 18/12/1906
Nota manoscritta "Copia per uso interno della Specola dei conti della Libreria Zanichelli messi
nella forma occorrente per la presentazione alla Biblioteca e all'Economato": n. 8 documenti
dal 34/XVIII/17 al 34/XVIII/24.
• 25/04/1906 - 14/07/1906
Nota manoscritta "Note di commissioni alla Libreria Zanichelli": n. 10 documenti dal
34/XVIII/25 al 34/XVIII/34.
• 01/07/1907 - 30/11/1907
Nota manoscritta "Osservatorio. Conti pagati": n. 4 documenti dal 34/XVIII/35 al 34/XVIII/38.
• 18/12/1906 - 17/01/1909
N. 4 documenti dal 34/XVIII/39 al 34/XVIII/42.
34/XIX
18/12/1906 - 10-05-1909
Carpetta contenente materiale relativo al rapporto con la Libreria Zanichelli suddiviso in due fascicoli:
lxxxix
•
•
•
18/12/1906 - 10/05/1909
N. 23 documenti dal 34/XIX/1 al 34/XIX/23 (il doc. 34/XIX/1 e' un fascicolo di 4 c).
18/12/1907 - 06/06/1910
N. 7 documenti dal 34/XIX/24 al 34/XIX/30 (il doc. 34/XIX/25 e' un fascicolo di 6 c).
20/03/1908 - 05/1909
N. 2 documenti dal 34/XIX/31 al 34/XIX/32 (il doc. 34/... e'un fascicolo di 4 c).
DOCUMENTI COLLOCATI NELLA BUSTA, MA NON ORDINATI DA HORN ALL'INTERNO
DELL'ESERCIZIO FINANZIARIO O DELLA TIPOLOGIA CORRSISPONDENTI
34/XX
16/05/1903 - 22/06/1903
Nota manoscritta di M. Rajna: "Conti dei restauri eseguiti in maggio 1903 nell'Osservatorio di Bologna
e pagati con la dotazione ordinaria. ... Bologna, 22 giugno 1903."
N. 5 documenti dal 34/XX/4 al 34/XX/5.
34/XXI
17/09/1903 - 17/12/1905
Nota manoscritta: "17 Sett 1903. Commissione di libri al libraio Koehler di Lipsia." N. 28 documenti dal
34/XXI/1 al 34/XXI/28.
34/XXII
04/12/1903 - 11/03/1907
Nota manoscritta: "Ricevute varie gia' rimborsate". N. 119 documenti dal 34/XXII/1 al 34/XXII/119.
34/XXIII
03/03/1904 - 18/11/1911
Nota manoscritta: "Annotazioni vecchie relative a periodici esteri in abbonamento. ... 6 nov. 1912". N.
15 documenti dal 34/XXIII/1 al 34/XXIII/15.
34/XXIV
18/12/1906 - 01/07/1910
Nota manoscritta: "Ricevute non ancora rimborsate". Correzione di Horn: "Ricevute gia' rimborsate". N.
18 documenti dal 34/XXIV/1 al 34/XXIV/18.
34/XXV
21/03/1908 - 05/07/1909
Nota manoscritta: "Quietanze gia' rimborsate a M. Rajna". Horn: "1908-09". N. 44 documenti dal
34/XXV/1 al 34/XXV/44.
34/XXVI
08/12/1911 - 08/02/1912
Nota manoscritta: "Da ordinare e in parte da distruggere". Horn: "Osservatorio. Conti esercizi scaduti".
N. 14 documenti dal 34/XXVI/1 al 34/14.
34/XXVII
1911-1914
Nota manoscritta: "Ricevute Osservatorio gia' rimborsate a M.Rajna". N. 40 documenti dal 34/XXVII/1
al 34/XXVII/40.
34/XXVIII
23/02/1912 - 17/05/1920
Fatture e ricevute. N. 20 documenti dal 34/XXVIII/1 al 34/XXVIII/20.
34/XXIX
31/03/1912 - 14/06/1913
1 fascicolo contenente n. 23 documenti dal 34/XXIX/1 al 34/XXIX/23.
34/XXX
20/03/1913 - 10/04/1916
Preventivi. N. 7 documenti dal 34/XXX/1 al 34/XXX/7.
34/XXXI
15/12/1913 - 11/04/[1920]
Corrispondenza libreria Zanichelli. N. 5 documenti dal 34/XXXI/1 al 34/XXXI/5.
34/XXXII
02/1915 - 03/1915
Pratica Adelmo Serenari (elettricista). N. 6 documenti dal 34/XXXII/1 al 34/XXXII/6.
34/XXXIII
N. 3 documenti non datati dal 34/XXXIII/1 al 34/XXXIII/3
xc
Scatola 35 - Contabilita' G. Horn-D'Arturo 1921- [ma 1846-1938].
15 carpette contenenti prevalentemente documenti contabili. Ad eccezione della carpetta 35/I,
contenente documenti dal 1846 al 1854, l'arco cronologico coperto va dal 1917 al 1938.
35/I
20/05/1846 - 22/03/1854
Ricevute e note manoscritte. Horn: "Piccole spese 1846-1854".
N. 5 documenti dal 35/I/1 al 35/I/5.
35/II
07/07/1917 - 23/02/1923
Fatture, ricevute, rendiconti e note spese. Horn: "Spese 1921, 1923".
N. 66 documenti dal 35/II/1 al 35/II/66, di cui il 35/II/26 e il 35/II/27 di due carte.
35/III
12/04/1923 - 02/01/1924
Fatture, ricevute, note spese. Horn: "Fatture dal 26 marzo al 5 gennaio 1924. Saldate con una fattura
complessiva di Taffara per lire 410.40".
N. 14 documenti dal 35/III/1 al 35/III/14.
35/IV
17/12/1923 - 04/07/1932
Fatture, ricevute, rendiconti, note spese, 1 progetto. Horn: "Conti vecchi dell'Osservatorio".
N. 40 documenti dal 35/IV/1 al 35/IV/40, di cui il 35/IV/5, 35/IV/17, 35/IV/19, 35/IV/20, 35/IV/21 di
due carte.
35/V
21/02/1924 - 16/10/1924
Fatture,ricevute, note spese. Horn: "Piccole spese 1924".
N. 12 documenti dal 35/V/1 al 35/V/12.
35/VI
12/07/1924 - 30/12/1934
Fatture, ricevute, note spese. Horn: "Piccole spese vecchie dell'Osservatorio".
N. 37 documenti dal 35/VI/1 al 35/VI/37.
35/VII
05/12/1924 - 31/10/1928
Fatture, ricevute, note spese, 1 certificato. Horn: "Fatture di piccole spese dell'Osservatorio fino a tutto il
1925-26 e 1926-27".
Contiene 2 fascicoli:
• nota manoscritta: "Fino al 4 aprile 1925". N. 11 documenti dal 35/VII/1 al 35/VII/11;
• nota manoscritta: "1926-27 gia' rimborsate". N. 12 documenti dal 35/VII/12 al 35/VII/23;
+ n. 31 documenti dal 35/VII/24 al 35/VII/54.
35/VIII
20/04/1925 - 26/12/1931
Ricevute. Horn: "Ricevute di vaglia e di raccomandate".
N. 47 documenti dal 35/VIII/1 al 35/VIII/47.
Note: i documenti n. 35/VIII/2 a e b sono la ricevuta della sottoscrizione per un monumento a G.
Domenico Cassini in Perinaldo e l'estratto da "L'eco della Riviera di Imperia" del 02/04/1927 contenente
l'elenco dei sottoscrittori.
35/IX
03/11/1925 - 06/05/1926
Fatture, ricevute, rendiconti e note spese. Horn: "Per il rendiconto del sussidio di Lire 50000. Eclisse
Oltregiuba".
N. 24 documenti dal 35/IX/1 al 35/IX/24, di cui il 35/IX/1e il 35/IX/13 di due carte, il 35/IX/2 e il
35/IX/3 di 3 carte.
35/X
05/05/1926 - 03/02/1927
Fatture, ricevute, rendiconti e note spese. Horn: "Oltregiuba".
N. 11 documenti dal 35/X/1 al 35/X/11.
35/XI
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01/03/1928 - 30/02/1933
Fatture, ricevute, estratti conto. Nota dattiloscritta di Horn: "Conti vecchi di Zanichelli e vecchie
disposizioni riguardanti i proventi straordinari dell'Osservatorio".
N. 18 documenti dal 35/XI/1 al 35/XI/18, di cui il 35/XI/3, il 35/XI/6 e il 35/XI/12 di 2 carte.
35/XII
29/02/[192?] - 02/08/1929
Preventivo e nota manoscritta. Horn: "Fatture di piccole spese".
N. 2 documenti dal 35/XII/1 al 35/XII/2.
35/XIII
06/11/1931 - 07/05/1932
Fatture e ricevute. Horn: "Piccole spese dell'esercizio 1931-32. Fatture duplicate e gia' riscosse il 27
giugno 1932".
N. 11 documenti dal 35/XIII/1 al 35/XIII/11.
35/XIV
21/08/1933 - 25/08/1933
Fatture, ricevute, note spese. Horn: "Piccole spese da rimborsare sul conto di Cacciari 134.10".
N. 7 documenti dal 35/XIV/1 al 35/XIV/7.
35/XV
31/05/1934 - 27/06/1938
Fatture, ricevute, rendiconti, note spese. Nota dattiloscritta di Horn: "Conti vecchi".
N. 21 documenti dal 35/XV/1 al 35/XV/21, di cui il 35/XV/21 di 3 carte.
Scatola 41 - Lettere scritte e ricevute D. Piani 1845-1847; I. Calandrelli 1846-1847; A. Saporetti
1849-1854 e 1865-1867; A. Palagi 1865-1869 e 1873-1876; J. Michez 1870-1872
1845
• [1845]
AMADEI, A. a PIANI, Domenico
• 08/01/1845 Bologna
PIANI, Domenico al Card. Oppizzoni (+ risposta del cardinale in data 9/1/45)
• 13/01/1845 Bologna
PIANI, Domenico all'Arcicancelliere [Card. Oppizzoni]
• 04/02/1845 [Bologna]
[PIANI, Domenico] all'Arcicancelliere [Card. Oppizzoni]
• 14/02/1845 Bologna
PIANI, Domenico al Vicerettore
• 14/02/1845 Bologna
PIANI, Domenico a COOPER, Eduardo di Napoli
• 22/04/1845 Bologna
Card. Oppizzoni circolare ai professori direttori
• 07/05/1845 Bologna
PIANI, Domenico all'Arcicancelliere [Card. Oppizzoni]
• 14/06/1845 Padova
...? a ...
• 15/07/1845 P. Donino
AMADEI, A. a PIANI, Domenico
• 22/08/1845 Catania
C.H.Z. Peters al prof. Erman (copia di una lettera trascritta da Beltrami)
• 06/09/1845 Bologna
BARBIERI, Francesco (avvocato) al Card. Arcivescovo di Bologna
• 09/09/1845 Bologna
PIANI, Domenico a BARBIERI, Francesco
• 31/10/1845 Bologna
PIANI, Domenico a MONARI AMADEI, Anna
1846
• 16/01/1846 Bologna
Nota acquisto libri
1847
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1866
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...1847 [Bologna]
? a MONTANARI, Francesco (risposta alla lettera sopra)
14/06/1847 Argenta
LIVIZZANI, Ercole (Avvocato) al Sig. Presidente
17/06/1847 Bologna
MASETTI, Pacifico (Avvocato) all'Arcicancelliere [Card. Oppizzoni]
23/06/1847 Bologna
PIANI, Domenico a MASETTI, Pacifico
.../07/1847 .....
MONTANARI, Francesco (Avvocato) a FARINI, Pellegrino (Rettore) e da questi trasmesso a
PIANI, D. il 15/07/1847
14/02/1866 Milano
SALVIANI, Cesare a ...
11/03/1866 Torino
BELLUCCI, G. a SAPORETTI, Antonio
30/03/1866 Di Capo (?)
DELLA CAPO, L. (?) a ...
08/04/1866 Torino
BELLUCCI, G. a SAPORETTI, Antonio
30/04/1866 Forli'
MERLINI a SAPORETTI, Antonio
04/05/1866 Forli'
MERLINI a SAPORETTI, Antonio
30/05/1866 Torino
LOESCHER, Ermanno a SAPORETTI, Antonio
09/07/1866 Modena
RAGONA a [SAPORETTI, Antonio]
25/01/1866 Modena
RAGONA a SAPORETTI, Antonio
18/05/1866 ...
... ,Francesco a ...
17/05/1866 Milano
SALI...? a ...
06/.../1866 Imola
SOGLIA, a SAPORETTI, Antonio
05/04/1866 Torino
PARA..., G.O. a SAPORETTI, Antonio
25/06/1866 Bologna
LENZI, G. a SAPORETTI, Antonio
16/10/1866 Bologna
... al Reggente
28/06/1866 Bologna
Per il Reggente a SAPORETTI, Antonio
06/01/1866 Imola
Il Sindaco a SAPORETTI, Antonio
17/02/1866 Bologna
MONTANARI, A. (Reggente) a SAPORETTI, Antonio
14/06/1866 Bologna
BACCHI DELLA LEGA, L. a SAPORETTI, Antonio
27/07/1866 Bologna
MONTANARI, A. (Reggente) a SAPORETTI, Antonio
01/06/1866 Firenze
Il Direttore del Ministero Agricoltura, Industria e Commercio a SAPORETTI, Antonio
1867
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18/01/1867 Bologna
...? a ...?
30/07/1867 Ancona
DE BORIS, a SAPORETTI, Antonio
31/11/1867 Rimini
URBANI, G. a SAPORETTI, Antonio
17/05/1867 Bologna
FRANCHINI, C. a ...
06/07/1867 Ancona
DE BORIS, a SAPORETTI,Antonio
10/01/1867 Siena
Prof. TOSCANI a ...
10/01/1867 Jesi
Istituto di Agronomia e Agrimensura a SAPORETTI, Antonio
16/01/1867 Firenze
MEUCCI, F. a ...
12/04/1867 Firenze
MEUCCI, F. a SAPORETTI, Antonio
18/01/1867 Modena
RAGONA, a SAPORETTI, Antonio
04/...?/1867 Modena
RAGONA a SAPORETTI, Antonio
01/02/1867 Modena
RAGONA a SAPORETTI, Antonio
... Modena
RAGONA a SAPORETTI, Antonio
10/02/1867 [Modena]
RAGONA a SAPORETTI, Antonio
14/02/1867 Modena
RAGONA a SAPORETTI, Antonio
06/01/1867 Torino
LOESCHER, Ermanno a SAPORETTI, Antonio
30/04/1867 Torino
LOESCHER, Ermanno a SAPORETTI, Antonio
05/04/1867 Bologna
Per il Procuratore Generale (BARTERI ?) a SAPORETTI, Antonio
... Bologna
DI TECCA, (Medico Capo Osp.Militare) a SAPORETTI, Antonio
18/03/1867 Milano
Ditta LONGONI a SAPORETTI, Antonio
04/01/1867 Bologna
Il Reggente (MONTANARI, A.) a SAPORETTI, Antonio
14/01/1867 Bologna
Il Procuratore Generale a SAPORETTI, Antonio
24/01/1867 Bologna
Per il Reggente (...?) a SAPORETTI, Antonio
09/05/1867 Bologna
Il Reggente (MONTANARI, A. ?) a SAPORETTI, Antonio
18/02/1867 Bologna
Il Reggente (MONTANARI, A. ?) a SAPORETTI, Antonio
09/05/1867 Bologna
SAFEDRI, Enrico (Assessore) a SAPORETTI, Antonio
07/06/1867 Bologna
BELLENI, L. (Direttore Telegrafi) all' Osservatorio Astronomico
13/06/1867 Bologna
BELLENI, L. (direttore Telegrafi) all' Osservatorio Astronomico
xciv
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1868
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12/07/1867 Bologna
CHIARINI, L. a ...
21/06/1867 Bologna
BELLENI, L. (direttore Telegrafi)L.Belleni a SAPORETTI, Antonio
06/09/1867 Bologna
PIRROLIS a SAPORETTI, Antonio
11/07/1867 Bologna
Il Reggente (MONTANARI, A.) a SAPORETTI, Antonio
19/06/1867 Bologna
SAPORETTI, Antonio al Reggente
08/09/1867 ...
MUSCONI, a SAPORETTI, Antonio
06/10/1867 Bologna
TESLA, (Medico Capo Osp. Militare) a SAPORETTI, Antonio
16/10/1867 Bologna
Per il Reggente (...?) a SAPORETTI, Antonio
28/11/1867 Milano
Ditta LONGONI a SAPORETTI, Antonio
22/12/1867 Cesena
Per il Sindaco L'Assessore ... a SAPORETTI, Antonio
26/12/1867 Imola
Il Sindaco ... a SAPORETTI, A
30/12/1867 Firenze
Il Direttore del Ministero Agricoltura, Industria e Commercio all' Osservatorio Meteorologico
11/10/1867 Bologna
Il Reggente (MONTANARI, A.) a PALAGI, Alessandro
13/11/1868 Rimini
URBANI, G. a PALAGI, Alessandro
10/01/1868 Bologna
Prof. CHIERICI a PALAGI, Alessandro
11/01/1868 Bologna
ZAVATTARO, A. (Direttore Medico Osp. Militare) a PALAGI, Alessandro
16/01/1868 Rimini
Ing. SCHIEDI, Biagio Schiedi a PALAGI, Alessandro
10/02/1868 Bologna
Il Sindaco a PALAGI, Alessandro
14/02/1868 Bologna
Il Reggente [MONTANARI, A.] a PALAGI, Alessandro
16/02/1868 Firenze
Per il Ministro dell' Istruzione Pubblica a ...?
18/02/1868 Bologna
Il Reggente [MONTANARI, A.] a PALAGI, Alessandro
16/04/1868 Bologna
ZAVATTARO (Direttore Medico Osp.Militare) a PALAGI, Alessandro
16/04/1868 Bologna
CHIERICI, Luigi a PALAGI, Alessandro
30/06/1868 Bologna
CHIERICI, Luigi a PALAGI, Alessandro
01/06/1868 Cesena
Per il Sindaco l'Assessore (...?) a PALAGI, Alessandro
15/07/1868 Bologna
ZAVATTARO (Direttore Medico Osp.Militare) a PALAGI, Alessandro
13/10/1868 Bologna
ZAVATTARO (Direttore Medico Osp.Militare) a PALAGI, Alessandro
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1869
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1870
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16/12/1868 Bologna
GIRLA, (Giudice Istruttore ) a PALAGI, Alessandro
FOGLIO RIASSUNTIVO CORRISPONDENZA anno 1868
10/11/1869 Rimini
URBANI, G. a PALAGI, Alessandro
20/12/1869 Imola
Il Sindaco a PALAGI, Alessandro
12/01/1869 Firenze
Il Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio. CICCONE ai Prefetti
02/01/1869 Bologna
L'Assessore Anziano (C. CASSINI ?) a PALAGI, Alessandro
14/01/1869 Bologna
ZAVATTARO (Direttore Medico Osp.Militare) a PALAGI, Alessandro
31/01/1869 Bologna
Per il Prefetto SORAGNI a PALAGI, Alessandro
15/02/1869 Bologna
ERCOLANI, Giambattista (Rettore) a PALAGI, Alessandro
14/07/1869 Bologna
Il Prefetto (...?) a PALAGI, Alessandro
14/08/1869 Ancona
Per il Direttore dell' Oss., l'Assistente PAOLUCCI a ...
06/10/1869 Bologna
Ing. PASQUI, Tito Pasqui a PALAGI, Alessandro
07/11/1869 Modena
Prof. RAGONA, a PALAGI, Alessandro
18/10/1869 Bologna
Il Capo Scalo (MERIASSI?) a PALAGI, Alessandro
21/11/1869 Rimini
PARIGI, Giulio a PALAGI, Alessandro
08/12/1869 Bologna
Per il Capo Scalo SACCHETTI a PALAGI, Alessandro
.../03/1870 Paris
DELAUNAY, Charles Eugene (Direttore dell' Oss. Astronomico) a MICHEZ, Jacopo
09/01/1870 Perugia
BELLUNI, G. a MICHEZ, Jacopo
12/07/1870 Firenze
CANTONI, G. a MICHEZ, Jacopo
10/06/1870 Firenze
MULLER, Diamilla (circolare ; 2 copie) a ...
10/12/1870 Palermo
MULLER, Diamilla a MICHEZ, Jacopo
15/08/1870 Bologna
NARDI, M. (telegrafi) a MICHEZ, Jacopo
15/09/1870 Cevina (?)
TIBALDI, C. controllore dell' Economato a MICHEZ, Jacopo
24/11/1870 Bologna
STORDI (Giudice Istruttore) a MICHEZ, Jacopo
01/12/1870 Rimini
URBANI, G. a MICHEZ, Jacopo
09/12/1870 Firenze
CANTONI, G. a MICHEZ, Jacopo
25/12/1870 Imola
Il Sindaco a MICHEZ, Jacopo
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1871
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1872
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1873
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20/12/1870 Forlimpopoli
ARTUSI, Dr. Giuseppe a MICHEZ, Jacopo
04/03/1871 Bologna
BARBIERI Dr. Gian Battista a PALAGI, Alessandro
10/11/1871 Bologna
C...? (Collega dell' Universita') a MICHEZ, Jacopo
04/05/1871 Crevalcore
Il Sindaco STAGNI a PALAGI, Alessandro
24/11/1871 Bologna
SACCHETTI, M. (Capo Scalo) a MICHEZ, Jacopo
05/12/1871 Imola
Per il Sindaco l'Assessore Delegato a MICHEZ, Jacopo
06/12/1871 Rimini
URBANI, G. a MICHEZ, Jacopo
02/06/1872 Perugia
Per il Direttore dell' Oss.Astronomico (BELLUNI) a MICHEZ, Jacopo
15/01/1872 Bologna
GOSFETTI (?) (Direttore Medico Ospedale Militare) a MICHEZ, Jacopo
12/04/1872 Bologna
Per il Direttore Medico Ospedale Militare a MICHEZ, Jacopo
26/06/1872 Bologna
SACCHETTI, M. (Capo Scalo) al Direttore dell' Oss.Meteorologico
06/07/1872 Bologna
GOSFETTI (?) (Direttore Medico Ospedale Militare) a MICHEZ, Jacopo
05/10/1872 Bologna
SACCHETTI, M. (Capo Scalo) al Direttore del Gabinetto Meteorologico
... Bologna
GOSFETTI (?) (Direttore Medico Ospedale Militare) a MICHEZ, Jacopo
09/11/1872 Bologna
Ing. VITALI, Giuseppe a MICHEZ, Jacopo
08/12/1872 Rimini
URBANI, Ing. G. a MICHEZ, Jacopo
14/11/1872 Roma
Il Ministro dell' Istruzione Pubblica a MICHEZ, Jacopo
22/12/1872 Bologna
FESTAI, Paolo a MICHEZ, Jacopo
19/01/1873 Roma
D'ordine del Ministro (BODIO ?) alla Direzione dell' Oss.Meteorologico
28/01/1873 Bologna
Direttore Ospedale Militare al Direttore della Specola Astronomica
11/01/1873 Bologna
Direttore Ospedale Militare al Direttore della Specola Astronomica
05/02/1873 Roma
Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio al Direttore dell' Osservatorio Meteorologico
15/03/1873 Perugia
DAL PORRO, E. a ...
15/03/1873 Urbino
Osservatorio a ...
15/04/1873 Bologna
Direttore Ospedale Militare al Direttore della Specola Astronomica
26/04/1873 Roma
Per il Ministro (RACIOPPI, G.) di Agricoltura, Industria e Commercio a PALAGI, Alessandro
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28/04/1873 Bologna
PALAGI, Alessandro al Ministero Agricoltura, Industria e Commercio
03/05/1873 Rimini
PARIGI, Giulio a PALAGI, Alessandro
15/05/1873 Roma
RACIOPPI all' Osservatorio Meteorologico
21/05/1873 Roma
RACIOPPI a PALAGI, Alessandro
23/03/1873 [Bologna]
PALAGI, Alessandro a ALBICINI, Cesare (Rettore)
13/06/1873 ...
... a [PALAGI, Alessandro ?]
25/05/1873 Roma
Direttore del Ministero dei Lavori Pubblici a MICHEZ, Jacopo
18/06/1873 Bologna
PALAGI, Alessandro al Ministro dei Lavori Pubblici
16/06/1873 Bologna
Il Segretario dell' Accademia delle Scienze a PALAGI, Alessandro
18/06/1873 Bologna
ALBICINI, Cesare (Rettore) a PALAGI,Alessandro
18/07/1873 Bologna
PALAGI, Alessandro al Ministro dei Lavori Pubblici
10/07/1873 Bologna
Direttore Ospedale Militare al Direttore dell' Osservatorio Astronomico
12/07/1873 Roma
Direttore Ministero dei Lavori Pubblici al Direttore dell' Osservatorio astronomico
25/07/1873 Roma
Direttore Generale del Ministero dei Lavori Pubblici al Direttore dell' Osservatorio
Astronomico
09/08/1873 Bologna
Capo Scalo Ferrovie alla Direzione del Gabinetto Meteorologico [PALAGI, Alessandro}
09/08/1873 Bologna
PALAGI, Alessandro alle Ferrovie
13/08/1873 Bologna
Capo Scalo Ferrovie alla Direzione del Gabinetto Meteorologico [PALAGI, Alessandro]
13/08/1873 Bologna
PALAGI, Alessandro alle Ferrovie
30/08/1873 Bologna
ALBICINI, Cesare (Rettore) a PALAGI, AlessandroAlbicini ad A.Palagi
20/09/1873 Bologna
Segretario Accademia delle Belle Arti a PALAGI, Alessandro
24/09/1873 Bologna
PALAGI, Alessandro a ALBICINI, Cesare (Rettore)
04/10/1873 Bologna
Direttore Ospedale Militare al Direttore dell' Osservatorio Astronomico
31/10/1873 Bologna
Assessore Municipale al Direttore dell' Oss.Astronomico
07/11/1873 Bologna
PALAGI, Alessandro al Municipio
16/11/1873 Bologna
Capo Scalo delle Ferrovie al Direttore dell' Osservatorio Meteorologico [PALAGI, Alessandro]
17/11/1873 Bologna
PALAGI, Alessandro [alle Ferrovie]
23/12/1873 Rimini
URBANI, G. al Direttore dell'Osservatorio Astronomico
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1874
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17/09 (?)/1873 Bologna
URBANI, V. (Ispettore Ferrovie) al Direttore dell' Oss.Astronomico
03/01/1874 Rimini
URBANI, G. a PALAGI, Alessandro
07/01/1874 Bologna
Il Tenente Colonello Medico Direttore di Sanita' Militare a PALAGI, Alessandro
8/(?)/1874 ...
a PALAGI, Alessandro
14/01/1874 Bologna
Capo Scalo Ferrovie a PALAGI, Alessandro
15/01/1874 Rimini
URBANI, G. a PALAGI, Alessandro
17/01/1874 Cesena
L'Assessore Anziano per il Sindaco a PALAGI, Alessandro
27/01/1874 Cesena
L'Assessore Anziano per il Sindaco a PALAGI, Alessandro
25/02/1874 Palermo
TACCHINI, Pietro a [PALAGI, Alessandro]
04/03/1874 Bologna
PALAGI, Alessandro a TACCHINI, Pietro
12/03/1874 Ravenna
CAREGA DI MURI, Francesco (Direttore del Giornale Agraria Italiana) a [PALAGI,
Alessandro]
19/03/1874 Bologna
PALAGI, Alessandro a CAREGA DI MURI, Francesco
13/03/1874 Bologna
Presidente della Corte d'Assise (PIZZOLI) a PALAGI, Alessandro
20/04/1874 Ravenna
CAREGA DI MURI, Francesco (Direttore del Giornale Agraria Italiana) a [PALAGI,
Alessandro]
09/04/1874 Bologna
..., Luigi a PALAGI, Alessandro
06/05/1874 Bologna
Per la Commissione Comunale a PALAGI, Alessandro
11/05/1874 Firenze
VECCHI, E. a PALAGI, Alessandro
09/06/1874 Bologna
L'Assessore anziano per il Sindaco a PALAGI, Alessandro
04/07/1874 Bologna
Il Colonnello Medico Direttore di Sanita' Militare a PALAGI, Alessandro
12/07/1874 Bologna
Il Prefetto a PALAGI, Alessandro
17/10/1874 Bologna
Il Capo Scalo delle Ferrovie a PALAGI, Alessandro
20/10/1874 [Bologna]
PALAGI, Alessandro al [Capo Scalo delle Ferrovie]
09/11/1874 Roma
CANTONI, Gio' a PALAGI, Alessandro
13/11/1874 Roma
BETTI a PALAGI, Alessandro
14/11/1874 Roma
BETTI a PALAGI, Alessandro
11/12/1874 Bologna
Assessore Sup. (?) a PALAGI, Alessandro
xcix
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14/12/1874 Rimini
URBANI, G. a PALAGI, Alessandro
18/12/1874 Bologna
Assessore Anziano F.F. Di Sindaco a PALAGI, Alessandro
20/12/1874 Bologna
Capo Stazione Ferrovie a PALAGI, Alessandro
17/12/1874 Roma
D'Ordine del Ministro (DODIO?) a PALAGI, Alessandro
31/12/1874 Rimini
URBANI, G. a PALAGI, Alessandro
23/03/1874 Bologna
PALAGI, Alessandro al Rettore
...1875 Bologna
a [PALAGI, Alessandro]
07/01/1875 Bologna
Il Direttore Compartimentale Telegrafi a PALAGI, Alessandro
07/01/1875 Bologna
Il Colonnello Medico Direttore di Sanita' Militare a PALAGI, Alessandro
13/01/1875 Roma
Per il Ministro (...?) a PALAGI, Alessandro
16/01/1875 Roma
D'Ordine del Ministro (...?) a PALAGI, Alessandro
16/01/1875 Roma
BETTI (per il Ministro) a PALAGI, Alessandro
08/02/1875 Rimini
Municipio a PALAGI, Alessandro
10/02/1875 Ravenna
Il ...? ... di Sindaco Guerrini a CAPELLINI, Giovanni (Rettore)
15/02/1875 Ravenna
GUERRINI (f.f. di Sindaco) a PALAGI, Alessandro
25/02/1875 Bologna
FORLANI, P. a PALAGI, Alessandro
08/03/1875 Bologna
CAPELLINI, Giovanni (Rettore) a PALAGI, Alessandro
22/03/1875 Bologna
COSCI (Giudice Istruttore) a PALAGI, Alessandro
22/03/1875 Bologna
BERNARDI, A. a PALAGI, Alessandro
04/04/1875 Bologna
Colonnello Medico Direttore di Sanita' Militare a PALAGI, Alessandro
07/04/1875 Bologna
L'Ispettore Delegato delle Ferrovie a PALAGI, Alessandro
31/05/1875 Pavia
CANTONI, Gio' a PALAGI, Alessandro
02/06/1875 Bologna
PALAGI, Alessandro a CANTONI, Gio'
08/07/1875 Bologna
Il Colonnello Medico Direttore di sanita' Militare a PALAGI, Alessandro
22/07/1875 ...
a PALAGI, Alessandro
05/10/1875 Bologna
Per il Rettore a PALAGI, Alessandro
07/10/1875 Bologna
DE AIDA, (Colonnello M. Direttore di Sanita' Militare) a PALAGI, Alessandro
c
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1876
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21/11/1875 Bologna
BOVIANI, Giuseppe a PALAGI, Alessandro
30/11/1875 Rimini
URBANI, G. (Ing. Comunale G.Urbani) a PALAGI, Alessandro
03/12/1875 Bologna
CURCI (Giudice Istruttore) a PALAGI, Alessandro
24/12/1875 Bologna
FORLANI, P. a PALAGI, Alessandro
08/02/1875 [Bologna]
PALAGI, Alessandro a CAPELLINI, Giovanni (Rettore)
03/04/1875 [Bologna]
... a CAPELLINI, Giovanni (Rettore)
... Wien
SELINETTI, Carlo (Direttore dell'Istituto Centrale Meteorologico di Vienna) a
PALAGI,Alessandro
08/01/1876 Bologna
Per il Rettore [Segretario dell'Accademia delle Scienze?] a PALAGI, Alessandro
09/01/1876 Bologna
Colonnello Medico Direttore di Sanita' a PALAGI, Alessandro
20/01/1876 Bologna
Ispettore Delegato delle Ferrovie a PALAGI, Alessandro
20/01/1876 Bologna
Per il Rettore [Segretario dell'Accademia delle Scienze] a PALAGI, Alessandro
21/01/1876 Bologna
PALAGI, Alessandro al Rettore
22/01/1876 Bologna
NARDI, E. (Direttore dei Telegrafi Compartimento di Bologna ) a PALAGI, Alessandro
03/07/1876 Bologna
Il Segretario dell'Accademia delle Scienze a PALAGI, Alessandro
23/11/1876 Bologna
SARDI, (Direttore del Nuovo Alfiere) a PALAGI, Alessandro
20/12/1875 Bologna
NARDI, E. (Direttore Compartimentale dei Telegrafi) a PALAGI, Alessandro
01/02/1876 Bologna
Il Sindaco a PALAGI, Alessandro
18/02/1876 Bologna
LIPPARINI, F. (dal Municipio) a PALAGI, Alessandro
... Bologna
Il Direttore di Sanita' Militare a PALAGI, Alessandro
08/04/1876 Bologna
PALAGI, Alessandro a CALORI, Luigi (Rettore)
08/03/1876 Bologna
ALESSANDRINI (Il Segretario Capo dell' Universita') a PALAGI, Alessandro
08/04/1876 Bologna
PASINATI, Luigi a PALAGI, Alessandro
08/04/1876 Bologna
PALAGI, Alessandro a PASINATI, Luigi
10/04/1876 London
WESLEY, W.H. all' Osservatorio di Bologna
13/04/1876 Bologna
LIPPARINI, F. (dal Municipio) a PALAGI, Alessandro
22/04/1876 Bologna
Ufficio di Istruzione presso il Tribunale a PALAGI, Alessandro
28/04/1876 Bologna
SANI, Giovanni a PALAGI, Alessandro
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28/04/1876 [Bologna]
PALAGI, Alessandro SANI, Giovanni
18/05/1876 Ferrara
CURCIO [Reggente ?] a PALAGI, Alessandro
22/05/1876 Bologna
PALAGI, Alessandro a CURCIO
07/07/1876 Comacchio
Ing. Comunale a PALAGI, Alessandro
05/06/1876 Bologna
Per il Rettore (CIACCIO ) a PALAGI, Alessandro
24/07/1876 Bologna
FORNARI, S. (Ing. del Genio Civile) a PALAGI, Alessandro
30/10/1876 Bologna
Capo Scalo Merci delle Ferrovie a PALAGI, Alessandro
09/11/1876 Bologna
MONTANARI, P. a PALAGI, Alessandro
25/11/1876 Rimini
URBANI, G. a PALAGI, Alessandro
11/12/1876 Bologna
FORLANI, P. a ...
15/12/1876 Bologna
dall' Osservatorio a CALORI, Luigi (Rettore)
Scatola 42 - Lettere scritte e ricevute L. Respighi
1854-1865
1854
• 06/11/1854 Roma
SCARPELLINI, E. F. a RESPIGHI, Lorenzo
1855
• 14/04/1855 Roma
SCARPELLINI, E. F. a RESPIGHI, Lorenzo
• 16/04/1855 Roma
SCARPELLINI, E. F. a RESPIGHI, Lorenzo
• 30/04/1855 Roma
SCARPELLINI, E. F. a RESPIGHI, Lorenzo
• 22/05/1855 Roma
SCARPELLINI, E. F. a RESPIGHI, Lorenzo
• 12/06/1855 Mirandola
BERNARDI, A. a RESPIGHI, Lorenzo
• 19/06/1855 Bologna
Commissario Pontificio Straordinario a RESPIGHI, Lorenzo
• 28/06/1855 Roma
SCARPELLINI, E. F. a RESPIGHI, Lorenzo
• 19/07/1855 Bologna
TROMBETTI, P. a RESPIGHI, Lorenzo
• 17/08/1855 Roma
SCARPELLINI, E. F. a RESPIGHI, Lorenzo
• 11/09/1855 Bologna
GIOVANNARDI, Corelli M. a RESPIGHI, Lorenzo
• 18/09/1855 Bologna
Pontificia Università di Bologna a RESPIGHI, Lorenzo
• 05/10/1855 Bologna
TROMBETTI, P. a RESPIGHI, Lorenzo
• 05/10/1855 e 07/10/1855 Paris
GOLDSCHMIDT, Hermann Comunicazione di un pianeta.
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1856
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•
05/10/1855 Bilk
LUTHER, R. Comunicazione di un pianeta.
10/10/1855 Bologna
TROMBETTI, P. a RESPIGHI, Lorenzo
16/10/1855 Roma
SCARPELLINI, E. F. a RESPIGHI, Lorenzo
22/10/1855 Bologna
Pontificia Università di Bologna a RESPIGHI, Lorenzo
12/11/1855 Berlin
BRUHNS, Karl Christian Comunicazione di una cometa (due copie).
16/11/1855 Bologna
SECCHI, M. P. a RESPIGHI, Lorenzo
23/11/1855 Roma
SCARPELLINI, E. F. a RESPIGHI, Lorenzo
(ottobre, novembre, dicembre) 1855 ...
RUMKER, Georg Friedrich Wilhelm e BRUHNS, Karl Christian Effemeridi.
17/12/1855 Parma
COLLA, Antonio Comunicazione di una cometa (Estratta dalla disp. ult. del 1855
dell'Enciclopedia Contemporanea di Fano)
01/01/1856 Berlin
BRUHNS, Karl Christian; WINNECKE, Friedrich August Theodor Comunicazione di un
pianeta.
01 e 02/01/1856 Berlin
BRUHNS, Karl Christian; WINNECKE, Friedrich August Theodor Comunicazione di un
pianeta (due copie).
12/01/1856 Paris
CHACORNAC, Jean Comunicazione di un pianeta (due copie).
28/01/1856 Parma
COLLA, Antonio Estratto.
(gennaio, febbraio) 1856 Berlin
BRUHNS, Karl Christian; PAPE, Karl Ferdinand Effemeridi (due copie).
02/02/1856 Roma
SCARPELLINI, E. F. a RESPIGHI, Lorenzo
[../02/1856] Bologna
[RESPIGHI, Lorenzo] a SECCHI
22/02/1856 Bologna
Commissario Pro Legato a RESPIGHI, Lorenzo
10/03/1856 Bologna
Presidente del Tribunale Civile e Criminale a RESPIGHI, Lorenzo
[../03/1856] Bologna
[RESPIGHI, Lorenzo] al Presidente del Tribunale Civile e Criminale.
19/05/1856 Bologna
Commissario Pontificio Straordinario a RESPIGHI, Lorenzo
(maggio, giugno) 1856 Oxford
JOHNSON, Manuel John; POGSON, Norman Robert Comunicazione di un pianeta
28/05/1856 Altona
GOLDSCHMIDT, Hermann Comunicazione di un pianeta (due copie).
24/06/1856 Bologna
RESPIGHI, Lorenzo a TROMBETTI, Pietro (Rettore)
18/07/1856 Bologna
Presidente del Tribunale Civile e Criminale a RESPIGHI, Lorenzo
[../07/1856] Bologna
RESPIGHI, Lorenzo al Presidente del Tribunale Civile e Criminale.
26/07/1856 Roma
Ministro del Commercio e dei Lavori Pubblici a RESPIGHI, Lorenzo
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1857
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1858
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30/07/1856 Roma
... a RESPIGHI, Lorenzo
20/08/1856 Roma
SCARPELLINI, E. F. a RESPIGHI, Lorenzo
23/09/1856 Bologna
RESPIGHI, Lorenzo a TROMBETTI, Pietro (Rettore)
14/10/1856 Bologna
Presidente del Tribunale Civile e Criminale a RESPIGHI, Lorenzo
[../10/1856] Bologna
RESPIGHI, Lorenzo al Presidente del Tribunale Civile e Criminale.
04/12/1856 Bologna
CALEGARIS, F. a RESPIGHI, Lorenzo
09/12/1856 Bologna
RESPIGHI, Lorenzo al Cardinale VIALE PRELA', Michele
... 1857 Bologna
RESPIGHI, Lorenzo a Papa Pio IX.
Altona 26/02/1857
D' Arrest Comunicazione di una cometa (due copie).
Altona 20/03/1857
C. Bruhns Comunicazione di una cometa.
Altona 24/06/1857
Klinkerfues Comunicazione di una cometa.
10/08/1857 Bologna
RESPIGHI, Lorenzo ai Direttori di altri Osservatori Astronomici.
Torino 25/08/1857
Ministero dei Lavori Pubblici (Direzione Generale dei Telegrafi) a RESPIGHI, Lorenzo
17/11/1857 Bologna
Segretario della Società Medico Chirurgica a RESPIGHI, Lorenzo
Roma 2/12/1857
Annunzio Scientifico per l' anno 1858.
Firenze 11/11/1857
G. B. Donati Comunicazione di una cometa.
Firenze 30/07/1857
G. B. Donati Comunicazione di una cometa.
Firenze 8/03/1857
G. B. Donati; D' Arrest Comunicazione di una cometa (Estratto dal Monitore Toscano).
Firenze 29/03/1857
G. B. Donati; Bruhns Comunicazione di una cometa (Estratto dal Monitore Toscano nr. 72).
Firenze 29/06/1857
G. B. Donati Comunicazione di una cometa (Estratto dal Monitore Toscano nr. 148).
12/07/1858 Bologna
Giuseppe ... a RESPIGHI, Lorenzo
[luglio 1858] Bologna
RESPIGHI, Lorenzo a Giuseppe ... .
30/07/1858 Bologna
G. B. Bonetti a RESPIGHI, Lorenzo
24/08/1858 Bologna
RESPIGHI, Lorenzo a P. Trombetti.
Comacchio 24/10/1858
G. Cavalieri Cromaziano a RESPIGHI, Lorenzo
14/12/1858 Bologna
Berti a RESPIGHI, Lorenzo
17/12/1858 Bologna
[RESPIGHI, Lorenzo] a Berti.
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1859
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1860
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1861
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Modena 20/12/1858
A. Bernardi Malfitto a RESPIGHI, Lorenzo
Altona 13/01/1858
C. Bruhns Comunicazione di una cometa.
Firenze 9/06/1858
G. B. Donati Comunicazione di una cometa (Estratto dal Monitore Toscano nr. 130).
... 1858
Angelo Agnoli a RESPIGHI, Lorenzo
21/01/1859 Bologna
Enrico Frati [?] a RESPIGHI, Lorenzo
22/03/1859 Bologna
L. Bacchi della Lega a RESPIGHI, Lorenzo
24/10/1859 Bologna
... a RESPIGHI, Lorenzo
[ottobre 1859] Bologna
[RESPIGHI, Lorenzo] a ... .
Castelmaggiore 12/12/1859
T. Salvatori a RESPIGHI, Lorenzo
[dicembre 1859] Bologna
[RESPIGHI, Lorenzo] a T. Salvatori.
[Archiginnasio] 18/12/1859 Bologna
Gabriele Storni a RESPIGHI, Lorenzo
Faenza 30/12/1859
Carboni a RESPIGHI, Lorenzo
Loreto 1859
Pacifico Rossi a ... .
31/01/1860 Bologna
PALAGI, Alessandro a RESPIGHI, Lorenzo
1/05/1860 Bologna
PALAGI, Alessandro a RESPIGHI, Lorenzo
Cento 26/03/1860
P. Balboni a L. Pizzardi che la inoltra a RESPIGHI, Lorenzo
Parma 24/06/1860
Bigorini [?] a RESPIGHI, Lorenzo
25/09/1860 Bologna
RESPIGHI, Lorenzo al Reggente dell' Università (A. Montanari).
17/10/1860 Bologna
PALAGI, Alessandro a RESPIGHI, Lorenzo
01/11/1860 Santarcangelo
CARLINI, A. a ... .
22/11/1860 Bologna
BERTOLOTTI a RESPIGHI, Lorenzo
25/11/1860 Bologna
RESPIGHI, Lorenzo a BERTOLOTTI
Bologna 29/06/1861
A. Montanari a RESPIGHI, Lorenzo
Bologna [giugno 1861]
[RESPIGHI, Lorenzo] a A. Montanari.
Bologna 6/04/1861
RESPIGHI, Lorenzo a ... (invito del Collegio Matematico).
Bologna 20/06/1861
RESPIGHI, Lorenzo a ... .
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1862
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1863
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Bologna 9/07/1861
A. Montanari a RESPIGHI, Lorenzo
Bologna 20/09/1861
A. Montanari a RESPIGHI, Lorenzo
Bologna 21/02/1861
[RESPIGHI, Lorenzo] al Pro Rettore [A. Palagi].
Bologna 26/11/1861
RESPIGHI, Lorenzo al Direttore dell'Osservatorio Astronomico di Parigi [de Vesrier ?].
Altona 2/07/1861
T. Niebour Comunicazione di una cometa (due copie).
Bologna 17/01/1862
PALAGI, Alessandro a RESPIGHI, Lorenzo
Torino 21/04/1862
Brioschi ai dipendenti della Pubblica Istruzione.
Bologna 31/05/1862
A. Montanari a RESPIGHI, Lorenzo
Bologna 18/06/1862
A. Montanari a RESPIGHI, Lorenzo
Washington 2/07/1862
J. Henry (Smithsonian Institute).
Bologna 6/08/1862
RESPIGHI, Lorenzo a A. Montanari.
Bologna [agosto 1862]
[RESPIGHI, Lorenzo] a ... .
Bologna 8/08/1862
A. Montanari a RESPIGHI, Lorenzo
Bologna 9/08/1862
Balboni a RESPIGHI, Lorenzo
Bologna 24/09/1862
A. Palagi a RESPIGHI, Lorenzo
Bologna 30/10/1862
RESPIGHI, Lorenzo (preventivo spese anno 1862).
Bologna 17/10/1862
Balboni a RESPIGHI, Lorenzo
Bologna 27/11/1862
[RESPIGHI, Lorenzo] a A. Montanari.
Bologna ...
[RESPIGHI, Lorenzo] a A. Montanari.
...
Convocazioni del Collegio Matematico e testi consigliati per gli studenti.
Leipzig / Berlin (novembre - dicembre) 1862
Bruhns Comunicazione di una cometa.
Bologna 4/01/1863
[RESPIGHI, Lorenzo] Resoconto della Seduta della Facolta' Matematica.
Torino 2/02/1863
Ministero dell'Istruzione Pubblica a A. Montanari.
Bologna 24/02/1863
Direttore dei Telegrafi a RESPIGHI, Lorenzo
Firenze 16/04/1863
Donati a RESPIGHI, Lorenzo
Bologna 30/04/1863
A. Montanari a RESPIGHI, Lorenzo
Bologna 16/06/1863
RESPIGHI, Lorenzo a Barattini.
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1864
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Palermo 15/07/1863
Sforza a S. di Salvo di Giuseppe.
Bologna 11/09/1863
[RESPIGHI, Lorenzo] a A. Montanari.
Bologna 18/09/1863
[RESPIGHI, Lorenzo] a A. Montanari.
Bologna 26/12/1863
F. L. Botter a ... .
Livorno ...
F. Del Buono a ... .
Bilk 13/04/1863
R. Luther Effemeridi.
Gottingen 11/04/1863
Klinkerfues Comunicazione di una cometa.
Altona 18/04/1863
Winnecke Comunicazione di una cometa.
Altona 13/10/1863
Bruhns Comunicazione di una cometa.
Altona 9/11/1863
W. Tempel Comunicazione di una cometa.
.... luglio 1863
[F. Fumero a Larsi ?]
Bologna 7/01/1864
A. Palagi a RESPIGHI, Lorenzo
Bologna 8/01/1864
[RESPIGHI, Lorenzo] a A. Palagi.
... gennaio 1864
Osservazioni meteorologiche.
Bologna 3/02/1864
Presidente della Corte d' Assise a RESPIGHI, Lorenzo
Bologna [febbraio 1864]
RESPIGHI, Lorenzo al Presidente della Corte d' Assise.
Bologna 6/02/1864
RESPIGHI, Lorenzo a A. Montanari.
Torino 8/02/1864
Rezaseo a A. Montanari.
Bologna 18/02/1864
A. Palagi a RESPIGHI, Lorenzo
... febbraio 1864
Segreteria della Corte d' Appello a ... .
Bologna 15/02/1864
A. Montanari a RESPIGHI, Lorenzo
Bologna 19/02/1864
Curcio a RESPIGHI, Lorenzo
Bologna 22/02/1864
[RESPIGHI, Lorenzo] a Curcio.
Firenze 29/07/1864
G.B. Donati all'Osservatorio di Bologna
Trasmissione di dati e coordinate della cometa del luglio 1864. Telegramma.
Bologna 5/08/1864
A. Palagi a RESPIGHI, Lorenzo
Bologna 25/08/1864
A. Montanari a RESPIGHI, Lorenzo
cvii
•
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Firenze 11/09/1864
G.B. Donati ai direttori degli Osservatori di Bologna e Milano
Oggetto: Coordinate Cometa
Bologna 3/12/1864
A. Palagi a RESPIGHI, Lorenzo
Bologna 10/12/1864
A. Palagi a RESPIGHI, Lorenzo
Bologna 27/12/1864
Il Sindaco a RESPIGHI, Lorenzo
1865
•
Bologna 16/01/1865
L. Respighi al Capo della Corte d' Appello.
• Bologna 1/03/1865
Marsigli Mocchi a L. Respighi.
• Napoli 22/05/1865
A. de Gasparis a ... .
• Modena 2/10/1865
G. Goldoni a ... .
• Bologna 11/02/1865
F. Fumero [?] a Larsi.
• Torino [1865]
Rivista Italiana di Scienze, Lettere ed Arti a L. Respighi.
• Altona 23/12/1865
W. Tempel Comunicazione di una cometa.
• Leipzig 22/12/1865
W. Tempel Comunicazione di una cometa.
• Napoli 26 e 27/04/1865
A. de Gasparis Comunicazione di un pianeta.
Senza Data
• ... ...
... a L. Respighi.
• ... ...
... a L. Respighi.
• ... [post 1859]
[L. Respighi] al Reggente.
• ... ...
[L. Respighi] a Stenheil [?]
• ... ...
[L. Respighi] al Procuratore.
• Torino ...
C. Cerruti ai Comandanti dei Porti.
• ... ...
L. Respighi a Padre Angelo Kreil [?]
• ... ...
[L. Respighi] a Scarpellini.
• ... ...
[L. Respighi] a Scarpellini.
• ... [post 1859]
I Membri del Collegio Matematico al Reggente.
• Ferrara 17/09/18[?]
A. Urbani a L. Respighi.
• Bologna ...
[L. Respighi] al Reggente.
• ... [post 1864]
... ... .
cviii
•
.... Roma
SCARPELLINI, E. F. all'Osservatorio
Scatola 60 - Materiali per la storia della Specola
==>Busta in corso di catalogazione / Work in progress!<==
1. 1951
"Storia dell'Oss. richiesta dal Ministero"
Busta contenente 11 pp., ms. e dattiloscritte.
Chiose di Guido Horn d'Arturo e di altra mano.
2. s.d.
"Ritratti di astronomi"
Busta contenente foto di Jacopo Michez, del busto di Copernico all'Università di Bologna, due
foto di Lorenzo Respighi (con i relativi 5 negativi); foto di Bernardo Dessau.
3. s.d.
"Restauri alla Specola e nuovo osserv."
Carpetta contenente:
• 01/03/1904
"Materiali per la storia della Specola" appunti di Michele Rajna
• Coordinate di Bologna e di Loiano. Foglietto manoscritto.
• 13/05/1909
"Indicazioni ... comunicate dal Cav. Ing. Arturo Carpi dell'Ufficio di Edilità ed Arte
del Comune di Bologna": si tratta di altitudini sull'orizzonte delle gradinate della
Chiesa di San Petronio e di Porta Galliera.
• 22/06/1887
da Pietro Tacchini, Direttore del Collegio Romano
(Tratto da: Archivio della Specola di Bologna, pagine web del Dipartimento di Astronomia
dell’Università di Bologna - http://www.bo.astro.it/~biblio/Archives, testi a cura di Marina Zuccoli,
Laura Peperoni, Fiorella Foscarini)
cix
Appendice XI
CRONOTASSI DEI DIRETTORI
Eustachio Manfredi (Bologna, 1674-1739), direttore dal 1711 al 1739.
Eustachio Zanotti (Bologna, 1709-1782), direttore dal 1739 al 1782.
Petronio Matteucci (Bologna, ?-1800), direttore dal 1782 al 1800.
Girolamo Saladini (Lucca, 1731-1813), direttore nel 1801; rinunciatario.
G. Battista Guglielmini (Bologna, 1740-1817), rinunciatario nel 1802.
Ludovico Ciccolini (Macerata, 1767-1854), direttore dal 1803 al 1815; dimissionario.
Pietro Caturegli (Lucca, 1786-1833), direttore dal 1815 al 1833.
Gaetano Ceschi (Bologna), direttore dal 1834 al 1845; incaricato.
Ignazio Calandrelli (Roma, 1792-1866), direttore dal 1845 al 1848.
Domenico Piani (Faenza, 1782-1870), direttore dal 1848 al 1849; incaricato.
Antonio Saporetti (Ravenna, 1821-1900), direttore dal 1849 al 1853; incaricato.
Lorenzo Respighi (Cortemaggiore, Parma, 1824-1889), direttore dal 1853 al 1864.
Alessandro Palagi (Bologna, 1811-1889), direttore nel 1865; incaricato.
Antonio Saporetti, direttore dal 1865 al 1867; incaricato.
Alessandro Palagi (Bologna, 1811-1889), direttore dal 1867 al 1869; incaricato.
Jacopo Michez (Padova, 1839-1873), direttore dal 1870 al 1873.
Alessandro Palagi, direttore dal 1873 al 1876; incaricato.
Antonio Saporetti, direttore dal 1876 al 1900.
Bernardo Dessau (Offenbach am Main, Germania, 1863-?), direttore dal 1900 al 1903; incaricato.
Michele Rajna (Sondrio, 1854-1920), direttore dal 1903 al 1920.
Guido Horn d'Arturo (Trieste, 1879 - Bologna, 1967), direttore dal 1921 al 1938.
Francesco Zagar (Pola, Istria, 1900 - Milano, 1976), direttore dal 1939 al 1945.
Guido Horn d'Arturo, direttore dal 1945 al 1954.
cx
Alcuni dei principali astronomi della Specola di Bologna del periodo trattato
(dall’alto a sinistra: Matteucci, Canterzani, Caturegli, Mossotti, Respighi, Palagi, Michez, Enriques,
Horn). [Archivio fotografico dell’Osservatorio astronomico di Bologna]
Spettro della luce solare pubblicato da Fraunhofer nel 1817
[Denkschriften der München Accademie, 1814–1815].
Diversi tipi di spettri stellari e di spettri “celesti” osservati da padre A. Secchi.
[SECCHI, A.: Le stelle, F.lli Dumolard, Milano, 1878]
Astronomi italiani riuniti ad Augusta per l’osservazione dell’eclisse del 22 dicembre 1870 (Archivio
storico dell’Osservatorio Astronomico di Palermo G. S. Vaiana). Sono riconoscibili al centro della
foto, seduti, A. Secchi e G. Cacciatore; a destra, seduto, G. B. Donati; secondo a sinistra, seduto, p. F.
Denza. Sui tavoli alcuni strumenti utilizzati per le osservazioni.
[BÒNOLI, F.: L’astronomia in Italia, SAIt, 1995; CHINNICI, I: “Eclissi totali di Sole 1860–1870: la
nascita della Fisica Solare”, Giornale di Astronomia, Bologna, 2000, n.1, p. 40]
Protuberanze solari osservate a Palermo da P. Tacchini nel 1871 (Bullettino Meteororlogico del R.
Osservatorio di Palermo, vol. VII, 1871)
[CHNNICI, I.: Op. citata]
Carta topografica di Marte disegnata da Schiaparelli tra il 1883 e il 1884.
Disegno autografo raffigurante le osservazioni
Il piccolo telescopio equatoriale di Mertz
dei canali da parte di Schiaparelli
da 22 centimetri, usato da Schiaparelli a Brera
(IV Memoria su Marte)
per le osservazioni di Marte dal 1874.
[TUCCI, P. e VALOTA, R.: Da Brera a Marte, Nuovo Banco Ambrosiano, Novara, 1983]
Orologio a cicloide di J. Ellicot, Londra, seconda metà del XVIII secolo.
Telescopio parallattico da 3 piedi con obiettivo acromatico di Dollond, Londra, 1787.
[BAIADA, E. BÒNOLI, F. BRACCESI, A.: Museo della Specola. Catalogo, Bologna University Press,
Bologna, 1995]
Cerchio meridiano di Ertel & Sohn, Monaco, 1847.
[BAIADA, E. BÒNOLI, F. BRACCESI, A.: Museo della Specola. Catalogo, Bologna University Press,
Bologna, 1995]
Strumento dei passaggi di Reichenbach, Utzschneider und Liebherr, Monaco, 1814.
Cerchio ripetitore di Reichenbach, Utzschneider und Liebherr, Monaco, 1802.
[BAIADA, E. BÒNOLI, F. BRACCESI, A.: Museo della Specola. Catalogo, Bologna University Press,
Bologna, 1995]
Telescopio rifrattore di C. A. Steinheil, Monaco, 1857.
[BAIADA, E. BÒNOLI, F. BRACCESI, A.: Museo della Specola. Catalogo, Bologna University Press,
Bologna, 1995]
I principali periodici del periodo in questione.
(Astronomische Nachrichten, Altona, 1823; Monthly Notices of the R.A.S., Londra, 1827; Memorie
degli Spettroscopisti italiano, Palermo, 1872; Astrophysical Journal, Chicago, 1895)
[L’Ottocento: i periodici, pagine web della Biblioteca del Dipartimento di Astronomia dell’Università di
Bologna – http://www.bo.astro.it/~biblio/Cis/frame.html, a cura di Marina Zuccoli]
Riflettore Zeiss entrato in funzione nel 1936 presso la succursale di Loiano dell’Osservatorio
astronomico di Bologna.
[Archivio fotografico dell’Osservatorio astronomico di Bologna]