Università degli Studi di Bologna
Transcript
Università degli Studi di Bologna
Università degli Studi di Bologna __________________________________________________________________________ Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali Corso di Laurea in Astronomia L’ASTRONOMIA A BOLOGNA DALLA REPUBBLICA CISPADANA ALLA GRANDE GUERRA Tesi di Laurea di : Relatore: FRANCESCO A.M. POPPI Prof. FABRIZIO BÒNOLI SESSIONE SECONDA __________________________ ANNO ACCADEMICO 2000-2001 Università degli Studi di Bologna __________________________________________________________________________ Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali Corso di Laurea in Astronomia L’ASTRONOMIA A BOLOGNA DALLA REPUBBLICA CISPADANA ALLA GRANDE GUERRA Tesi di Laurea di : Relatore: FRANCESCO A.M. POPPI Prof. FABRIZIO BÒNOLI Parole Chiave: STORIA DELL’ASTRONOMIA, STORIA DELLE SCIENZE, ASTRONOMIA, ASTROFISICA, UNIVERSITÀ DI BOLOGNA SESSIONE SECONDA __________________________ ANNO ACCADEMICO 2000-2001 Indice Introduzione pag. 1 Capitolo 1 L’Astronomia nel XIX secolo pag. 3 Capitolo 2 L’Astronomia nel XIX secolo in Italia 2.1 Aspetti politico–istituzionali 2.2 Gli osservatori 2.3 Astronomia di posizione 2.4 Astronomia planetaria 2.5 “Nuova astronomia” pag. 39 pag. 43 pag. 53 pag. 65 pag. 72 2.6 L’astronomia italiana ed i periodici internazionali pag. 82 Capitolo 3 L’Astronomia a Bologna nel XIX secolo 3.1 Il periodo napoleonico 3.2 Il periodo pontificio 3.3 Il processo di unificazione nazionale pag. 87 pag. 88 pag. 91 pag. 101 Conclusioni pag. 117 Bibliografia pag. 121 Appendice 2.I – Decreto Borghi, 12/03/1876 Appendice 2.II – Decreto Gentile, 11/02/1924 Appendice 2.III – Relazione di P. Tacchini, 1874 Appendice 2.IV – Nota di G. Cacciatore, 1875 Appendice 2.V – Finanziamenti agli Osservatori astronomici italiani al 1920 pag. i pag. iv pag. x pag. xxx pag. xxxviii Appendice 2.VI – Partecipazione italiana al primo congresso della I.A.U. Appendice 3.I – Nota d’osservazioni 1803–1840 Appendice 3.II – Personale della Specola 1859–1920 Appendice 3.III – Strumenti utilizzati alla Specola di Bologna Appendice 3.IV – Descrizione dei lavori svolti, Ceschi 1835 Appendice 3.V – Numero di iscritti all’Università 1862–1888 Appendice 3.VI – Descrizione dei lavori svolti, Palagi 1876 Appendice 3.VII – Progetto di recupero della Specola di Bologna, P. Tacchini 1887 Appendice 3.VIII – Lettera di Schiaparelli 1900 Appendice 3.IX – Relazione di Rajna 1906 Appendice 3.X – L’Archivio Storico della Specola Appendice 3.XI – Cronotassi dei direttori pag. xliii pag. xliii pag. xlv pag. xlix pag. l pag. lii pag. liii pag. lvi pag. lxi pag. lxiii pag. lxviii pag. cx Introduzione L’astronomia italiana, che fino alle soglie del XIX secolo aveva contribuito grandemente al progresso nelle conoscenze dei fenomeni ad essa propri, subì un duro colpo d’arresto che perdurò per tutto il corso dell’Ottocento. L’astronomia bolognese nel periodo analizzato, dal 1796, anno di nascita della Repubblica Cispadana, alla prima Guerra Mondiale, non si caratterizzava certo per una situazione migliore rispetto al contesto nazionale. Partendo da queste premesse e con la consapevolezza della quasi totale assenza, a tutt’oggi, di studi di questo genere, si e` cercato di compiere una analisi delle attività svolte presso la Specola bolognese in questo periodo, tenendo ben presente il quadro della ricerca astronomica nazionale e internazionale ed iniziando ad individuare gli eventuali legami e correlazioni tra le vicende scientifiche e gli aspetti politici ed istituzionali. Non v’è dubbio che lo scarso interesse dimostrato dalla storiografia scientifica nei confronti di questo periodo storico è dettato dalla consapevolezza degli scarsi risultati ottenuti dall’astronomia italiana nell’Ottocento, eccettuata, come vedremo, la parentesi legata alla nascita della “astronomia fisica”. Sta di fatto che, fin quando non si compirà un accurato studio dei reali contributi dati al progresso delle scienze, in funzione delle condizioni complessive dei luoghi e delle epoche in cui i lavori scientifici venivano svolti, non sarà possibile dare un quadro esauriente del periodo storico in considerazione. Le fasi più prettamente di ricerca dello studio si sono svolte principalmente presso l’Archivio della Specola di Bologna, per quello che riguarda gli aspetti scientifici; presso l’Archivio storico dell’Università e l’Archivio storico del Comune di Bologna, per gli aspetti politico–istituzionali ed accademici, nonché consultando le principali riviste astronomiche dell’epoca. 1 2 Capitolo 1 L’Astronomia nel XIX secolo L’astronomia dell’Ottocento è stata caratterizzata dal trionfo della meccanica celeste, dalla nascita dell’astrofisica e, con i primi studi sulla struttura dell’universo, dall’affermazione della cosmologia moderna. Dopo Newton per gran parte del XVIII secolo lo sviluppo dell’astronomia fu legato alla ricerca, da parte di abili meccanici animati dalla convinzione di essere ad un passo dalla conoscenza completa del mondo dominato dalla gravitazione (tra i quali Eulero, Clairaut, D’Alembert, Lagrange, Laplace), di modelli matematici sempre più rispondenti ai dati che l’astronomia d’osservazione –al servizio di questo programma definito “maggiore” (maggiore per il rigore matematico che lo contraddistingue, non per l’estensione volumetrica del campo d’interesse, essendo riferito al solo Sistema solare e non all’Universo intero)– continuava ad accumulare e perfezionare. In questo contesto acquista particolare importanza di novità il programma, “minore”, messo in opera da Frederick William Herschel (1738–1822) 1. Si trattò principalmente di esplorazioni sistematiche del cielo al di là delle regioni ormai note del Sistema solare, che potevano essere attuate solamente con l’aiuto di strumenti sempre più potenti, quali i grandi telescopi riflettori che Herschel stesso, senz’altro abile costruttore ma soprattutto geniale nell’intuire per primo l’importanza della “potenza di penetrare nello spazio” 2, fu in grado di fabbricare. Di professione musicista, nato a 1 KING, H. C.: The History of the Telescope, Charles Griffin & Company Limited, London, 1955, p. 120. 2 BENNETT, J. A.: ““On the Power of Penetrating into Space”: The Telescopes of William Herschel”, Journal for the History of Astronomy, 1976 (2), p. 75–108. 3 Hannover in Germania e trasferitosi ancora giovane in Inghilterra, Herschel realizzò nel 1773 il suo primo telescopio, dotato di specchio di 1,68 metri di lunghezza focale, relativamente piccolo rispetto ai telescopi che solo qualche anno più tardi realizzerà di due, tre, sei metri di lunghezza focale, fino ad arrivare al gigante di 12 metri di focale e 122 centimetri di apertura; mentre il suo diario d’osservazioni ebbe inizio l’anno successivo. Sin da subito egli si rese conto della necessità di utilizzare telescopi di dimensioni sempre maggiori per poter scoprire la natura delle nebulose, oggetti misteriosi che iniziavano ad essere osservati sistematicamente e catalogati (un primo catalogo di questo tipo, contenente 103 oggetti, fu realizzato nel 1784 dall’astronomo francese Messier), convinto della possibilità di risolverli in stelle. La sua idea, in parte legata a quella degli universi isola di Wright 3 ed alla teoria cosmologica di Kant 4 (teoria poi ripresa da Laplace nel suo trattato “Exposition Du Systéme Du Monde” del 1796, per spiegare la formazione del Sistema solare), era che la forma dell’universo (inteso come agglomerato di stelle legate gravitazionalmente del quale anche il Sole fa parte), determinata in maniera empirica tramite gli scandagli stellari, non fosse ad anello con la Terra posta al centro, come poteva sembrare a prima vista dall’osservazione della Via Lattea, ma piuttosto schiacciata, discoidale. Inoltre riteneva che le nebulose non appartenessero alla nostra galassia ma fossero universi isola come il nostro 5. In realtà, dopo anni di ricerche, si convinse che ciò era molto difficile, vista la particolare distribuzione che presentavano: questo si spiega col fatto che le nebulose che Herschel era riuscito a risolvere in stelle sono realmente appartenenti alla nostra galassia in quanto si tratta di ammassi, aperti o globulari, e non di galassie vere e proprie che invece non fu 3 WRIGHT, T.: An Original Theory or New Hypothesis of the Universe, 1750; HOSKIN, M.: Stellar Astronomy, Science History Publications, Cambridge, 1982, p. 101. 4 KANT, I.: Storia Universale della Natura e Teoria del Cielo, 1755, trad. S. Velotti e G. Scarpelli, Edizioni Theoria, Roma–Napoli, 1987. 5 HERSCHEL, W.: “On the Construction of the Heavens”, Philosophical Transaction, London, 1785. 4 mai in grado di risolvere neanche con il suo telescopio più potente. Egli non riconobbe dunque la diversa natura di ammassi e galassie esterne; certo la cosa era resa ancor più complicata dalla presenza delle nebulose planetarie. Lo stesso figlio di Herschel, John, continuando l’opera del padre, ritenne di scorgere in queste ultime la forma ad anello della Via Lattea con al centro una stella quale il Sole. Prevista erroneamente un’uniforme distribuzione delle stelle nello spazio e quindi un andamento del numero di oggetti proporzionale al cubo dello strato di cielo osservato, alla base delle ricerche di Herschel sulla struttura dell’universo restava la determinazione delle distanze stellari. A tal fine egli ipotizzò un’uguale intensità luminosa delle stelle e considerò la brillanza di un astro osservato al telescopio inversamente proporzionale al quadrato della sua distanza (considerazione corretta in quanto le stelle possono essere considerate sorgenti puntiformi) ed altresì direttamente proporzionale al quadrato del diametro dell’obiettivo. Inoltre considerava la luce di una stella inversamente proporzionale al quadrato della sua magnitudine, non sapendo però come realmente reagisce l’occhio umano, all’epoca unico strumento di analisi, al variare degli stimoli luminosi. Soltanto nel 1851 fu formulata la legge psicofisica di Fechner: mentre lo stimolo cresce in progressione geometrica la sensazione prodotta cresce in progressione aritmetica, ovvero la sensazione è proporzionale al logaritmo dello stimolo, legge alla quale si rifece Pogson nel mettere ordine al sistema di magnitudini (come vedremo più avanti). Il risultato delle ipotesi di Herschel si traduceva quindi in una sotto stima della differenza di distanza tra le stelle più luminose e quelle più deboli. In un secondo momento Herschel decise di utilizzare il metodo, molto più preciso, delle parallassi stellari annue: egli credette di poter scoprire lo spostamento apparente parallattico osservando due stelle prospetticamente vicine e di luminosità molto differente e quindi, supposte a distanze molto diverse, diversamente affette da 5 tale fenomeno 6. Cominciò così ad osservare sistematicamente le stelle doppie, rendendosi conto ben presto che nella maggioranza dei casi la vicinanza era dovuta ad un reale legame fisico: le due componenti di un sistema binario ruotano attorno al comune centro di massa. Questo permetteva di estendere la gravitazione al di fuori dei confini del Sistema solare conferendole il carattere di universalità successivamente confermato da Felix Savary, professore di astronomia e geodesia a Parigi, che nel 1827 pubblicò una memoria in cui riportava i calcoli dell’orbita della stella doppia ξ Ursa majoris 7; fu così provato che le componenti di una doppia fisica descrivono un’ellisse attorno al loro centro comune di gravità seguendo la legge di Newton 8. Sempre grazie alle sue osservazioni Herschel fu in grado, sul finire del XVIII secolo, di indicare la direzione, “l’apice” verso cui si muove il Sole rispetto alle stelle che lo circondano: un punto sulla volta celeste molto prossimo alla stella λ dell’Ercole 9. In realtà il primo ad accorgersi della possibilità che le stelle avessero moti propri fu Halley nel 1717 e solo nel 1847 Otto Struve (1819– 1905), sulla base delle allora recenti acquisizioni riguardo le parallassi delle stelle vicine, perfezionando il lavoro di Herschel, stimò in 8 Km/s la velocità del Sole rispetto a tali stelle 10. Nel 1781 una grande scoperta rese ancor più memorabile l’opera di Herschel: Urano, sesto pianeta del sistema solare, andava ad aggiungersi ai primi cinque conosciuti sin dall’antichità. 6 HERSCHEL, W.: “On the Parallax of the Fixed Stars”, Philosophical Transaction, London, 1782. 7 SAVARY, F.: “Sur la Détermination des Orbites que Décrivent autor de leur Cebtre de Gravité deux Étoiles très Rapprochées l’Une de l’Autre”, Connaissance des Tems ou des Mouvemens Célestes à l’Usage des Astronomes et des Navigateurs pour l’An 1830, Bureau des Longitudes, Paris, 1827, p. 56, p. 163. 8 ABETTI, G.: Storia dell’Astronomia, Vallecchi Editore, Firenze, 1963, p. 178. 9 HOSKIN, M. A.: “Herschel’s Determination of the Solar Apex”, Journal for the History of Astronomy, 1980 (3), p. 153–163; Stellar Astronomy, Science History Publications, Cambridge, 1982, p. 56. 10 STRUVE, O: “Notice of Etudes d’Astronomie Stellaire”, Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, 1847, vol. 8, p. 91; STRUVE, F. W. G.: Études d’Astronomie Stelleire, St. Petersbourg, 1847. 6 Diretto successore di William Herschel, William Parson (1800– 1867), conosciuto come Lord Rosse, fece realizzare nel 1845 a Birr Castle in Irlanda un telescopio dotato di uno specchio metallico (costruito partendo da una lega di rame e stagno, secondo la tecnica messa a punto da Herschel stesso) di ben 182 cm di diametro 11. Con tale strumento si riuscì a vedere per la prima volta la forma a spirale di alcune nebulose 12; queste osservazioni non portarono però a reali progressi nel campo della cosmologia teorica: probabilmente non esistevano ancora mezzi all’altezza delle ambizioni del programma herscheliano. Come vedremo in seguito, solo dopo l’acquisizione di nuovi dati grazie all’introduzione dello spettroscopio ed al consolidamento dell’uso della fotografia in campo astronomico, divenne più chiaro il quadro riguardante la struttura dell’universo. Nel 1864 Padre Angelo Secchi 13 (1818–1878) e Sir William Huggins 14 (1824–1910) osservando le nebulose con lo spettroscopio riuscirono a mettere in luce la loro duplice natura: nella maggioranza di esse si percepiva solo un debole spettro continuo, si trattava dunque di aggregati di stelle. In alcuni casi però lo spettro era costituito solo da alcune righe luminose, prova che non dovevano essere formate da stelle ma da gas rarefatti. In realtà anche tra i sistemi che dall’analisi spettroscopica risultavano aggregati stellari alcuni erano facilmente risolubili in stelle, altri non venivano risolti neanche con gli strumenti più potenti. Incominciava così a diffondersi l’idea che i primi non fossero più distanti delle parti più lontane della nostra Galassia, mentre i secondi dovevano trovarsi ben oltre tale limite. 11 KING, H. C.: The History of the Telescope, Charles Griffin & Company Limited, London, 1955, p 206. 12 DEWHIRST, D. W.: “The Rosse Spirals”, Journal for the History of Astronomy, 1991 (4), p. 257–266. 13 SECCHI, A.: “On the Spectrum of the Nebula of Orion”, Monthly Notices of the Royal Astronmical Society, 1864, vol. 25, p. 153. 14 HUGGINS, W.: On the Spectrum of the Great Nebula in the Sword-handle of Orion, Strangeways & Walden, London, 1865; Analyse Spectrale del Corps Celestes, Gauthier– Villars, Paris, 1866. 7 Già nei primi anni dell’800 J. Niepce riusciva a fissare con successo un’immagine luminosa su lastra, ma chi inventò un procedimento rapido ed efficace fu Louis Daguerre nel 1837. Tale procedimento consisteva nel porre una lastra d’argento, sulla quale veniva precedentemente fatto depositare dello iodio, sul piano focale di una lente; dopo di che, esposta alla luce per diversi minuti (minimo 30 nel caso di esposizioni diurne), veniva trattata con mercurio ed immersa in una soluzione salina per eliminare lo ioduro d’argento e fissare l’immagine: in questa maniera si ottenevano i cosiddetti “daguerrotipi”. Nel 1851 F. Scott Archer introdusse le lastre al collodio; si trattava di lastre più sensibili dei daguerrotipi (15 secondi per una esposizione diurna), ma avevano lo svantaggio di poter essere utilizzate solo fino a quando erano umide, e ciò limitava i tempi di esposizione al massimo ad una quindicina di minuti. Agli inizi i soggetti fotografici astronomici che riscuotevano maggior interesse, per ovvie ragioni di facilità di ripresa, erano la Luna ed il Sole. Il primo daguerrotipo della Luna fu ottenuto nel 1840, e nel 1842 fu la volta del Sole per opera dell’italiano G. A. Majocchi. Sebbene alcuni lavori di grande interesse erano già stati svolti in precedenza (tra questi ricordiamo la spedizione di W. De la Rue in Spagna in occasione dell’eclissi di Sole del 1860 di cui avremo modo di parlare più avanti) il consolidamento della pratica fotografica nelle ricerche astronomiche si verificò solo nel corso degli anni ottanta con l’introduzione delle lastre secche realizzate con il bromuro d’argento emulsionato in gelatina, molto più sensibili e caratterizzate da tempi di posa utili di gran lunga maggiori 15. Il primo studio sistematico delle nebulose con mezzi fotografici fu realizzato da Isaac Roberts (1829–1904) nel 1885 a Crowborough nel Sussex, regione del sud–est dell’Inghilterra, 15 LACCHINI, G. B.: “Fotografia Astronomica”, Annuario 1940 Osservatorio Astronomico di Trieste, 1939, vol. 18, p. 39; LANKFORD, J.: “The Impact of Photography on Astronomy”, Astrophysics and Twentieth-Century Astronomy to 1950 (part A), edited by O. Gingerich, Cambridge University Press, 1984, p. 16–39. 8 mediante un telescopio riflettore di 50 cm di apertura e 2,5 m di lunghezza focale appositamente realizzato per questo tipo di lavoro. I risultati di questa ricerca furono sorprendenti: non c’era paragone tra i disegni di Herschel e Lord Rosse e le immagini riprese da Roberts, pur se ottenute con un piccolo strumento; queste ultime evidenziavano una nettissima differenza tra gli ammassi stellari, perfettamente risolti, e le nebulose che, quand’anche presentavano condensazioni luminose, erano caratterizzate da un fondo non risolto. Le fotografie mostravano anche moltissime deboli nebulose uniformemente diffuse, con le quali Roberts credeva di avere raggiunto il limite dell’universo visibile. Sosteneva che anche nelle notti più favorevoli, con pose più lunghe, non riusciva a scorgere nebulose più deboli di quelle già viste su lastre ottenute in condizioni meno favorevoli. Tale effetto venne attribuito ad un indebolimento della luce dovuto alla presenza di un mezzo assorbente sparso nello spazio cosmico. Si trattava di un tentativo di conciliare l’idea di un universo illimitato con i risultati dell’osservazione. Per tutto il XIX secolo, e fino ai primi anni del XX secolo, era opinione diffusa che l’universo fosse infinito, uniformemente popolato di stelle animate da piccole velocità relative. Questo però comporta una difficoltà: in un universo di estensione infinita caratterizzato da una distribuzione mediamente uniforme di stelle il cielo non dovrebbe mostrare nessuna zona buia, mentre ciò che facilmente si osserva è che il cielo notturno è scuro (paradosso di Olbers). La soluzione proposta da Heinrich Olbers (1758–1840), nel 1823, idea già espressa un secolo prima dall’astronomo svizzero de Cheseaux 16, era per l'appunto quella di supporre l’esistenza di un mezzo distribuito nello spazio interstellare in grado di assorbire la luce 17. In realtà noi oggi sappiamo che questa non è una soluzione, 16 JAKI, S. L.: The Paradox of Olbers’ Paradox, Herder and Herder, New York, 1969. PARINI, E.: La Storia del Paradosso di Olbers, Tesi di Laurea in Astronomia, Università di Bologna, 3° sessione, anno accademico 1996/97; “…e il Buio della Notte Divenne un Mistero: Breve Storia del Paradosso di Olbers”, Giornale di Astronomia, 2001, vol. 27, n. 2, p. 2. 17 9 in quanto il fluido interstellare non può assorbire indefinitamente energia luminosa senza riemetterla, con il risultato quindi di riscaldarsi fino a portarsi alla stessa temperatura delle stelle: per aggirare il paradosso di Olbers sarebbe sufficiente considerare un universo finito, oppure nel caso di universo infinito, non immutabile 18. Nel 1888 J. L. Dreyer (1852–1926), astronomo di origini danesi che operò principalmente in Irlanda, pubblicò un nuovo catalogo generale, meglio noto come NGC (New General Catalog), di nebulose ed ammassi stellari come revisione ed ampliamento del catalogo di J. Herschel apparso nel 1864 nelle “Philosophical Transactions”. Sebbene con il crescere della potenza degli strumenti il numero delle nebulose di ogni tipo visibili nelle lastre fotografiche aumentasse rapidamente, la spinosa questione relativa alla loro natura galattica od extra–galattica fu risolta solo nel 1925 da parte di Edwin Hubble (1889–1955), che scoprì numerose variabili cefeidi in spirali vicine: tali stelle presentano una relazione ben definita tra il periodo e la magnitudine che permette di risalire alla distanza che le separa da noi. Egli fu così in grado di valutare la distanza della grande nebulosa di Andromeda pari a 285 Kpc stabilendo definitivamente il suo carattere extra–galattico (uno studio ancora più accurato sulla relazione periodo–luminosità condotto da Baade 19 nel 1952 ha portato a stimare tale distanza pari a 570 Kpc, attualmente il valore ritenuto più corretto è di 830 Kpc) e ponendo fine al “grande dibattito” che aveva diviso gli astronomi di tutto il mondo tra chi sosteneva la natura galattica e chi extra– galattica di questi corpi celesti 20. 18 HARRISON, E.: Darkness at Night: a Riddle of the Universe, Harvard University Press, Cambridge, 1987. 19 BAADE, W.: “Problems in the Determination of the Distance of Galaxies”, Astronomical Journal, 1958, n. 63, p.207. 20 HOSKIN, M.: Stellar Astronomy, Science History Pubblicatons, Cambridge, 1982, p. 175. 10 Ancora per tutto il XIX secolo buona parte delle energie degli astronomi di tutto il mondo erano dedicate all’astronomia di posizione. In questo campo acquistò grande notorietà l’astronomo italiano Giuseppe Piazzi (1746–1826), monaco teatino, che operò sul finire del XVIII secolo presso la nuova specola di Palermo. Egli si dedicò ad una accurata determinazione delle posizioni di numerose stelle fisse, considerando i cataloghi di stelle il fondamento della scienza astronomica. Tale lavoro non solo gli permise di dimostrare come i moti propri stellari non fossero un’eccezione ma una regola, ma lo portò a scoprire nel 1801 un nuovo astro errante: Cerere, primo dei pianetini che ruotano attorno al Sole tra Marte e Giove 21. Si trattava di determinare quale fosse l’orbita del nuovo astro, del quale dopo pochi giorni di osservazione se ne persero le tracce. Il merito del successo in questa impresa va all’astronomo matematico tedesco Karl Friedrich Gauss (1777– 1856) che aveva escogitato un metodo per poter determinare gli elementi dell’orbita ellittica di un pianeta a partire da solo tre osservazioni, distanziate il più possibile 22. La precisione poteva comunque essere aumentata considerevolmente facendo uso di tutti i dati disponibili utilizzando il metodo dei minimi quadrati, ideato sempre dallo stesso Gauss e da Legendre nello stesso periodo indipendentemente l’uno dall’altro, che permette di dedurre da un notevole numero di osservazioni il valore più probabile delle quantità che si vogliono determinare e che, insieme agli studi sulla 21 FODERÀ SERIO, G. e CHINNICI, I.: “Cerere Ferdinandea”, Giornale di Astronomia, 2001, vol. 27, n. 1, p. 8. 22 FORBES, E. G.: “Gauss and the Discovery of Ceres”, Journal for the History of Astronomy, 1971 (3), p. 195–199; MARSDEN, B. G.: “Eighteenth- and Nineteenthcentury Development in the Theory and Practice of Orbit Determination”, Planetary Astronomy from the Renaissence to the Rise of Astrophysics (part B), edited by R. Taton and C. Wilson, Cambridge University Press, 1995, p. 181–190; CIOTTI, Luca e Maria Novella: “Johann Carl Friedrich Gauss e la “Theoria Motus Corporum Coelestum in Sectionibus Conicis Solem Ambientium”, Giornale di Astronomia, 2001, vol. 27, n. 1, p. 24. 11 distribuzione degli errori, ha trovato larghissimo impiego nelle moderne scienze sperimentali 23. Data la probabilità dell’esistenza di altri piccoli pianeti della stessa natura, parecchi furono gli astronomi a cimentarsi in questa ricerca: già nel 1802 Olbers a Brema ne scoprì un secondo, Pallade, seguito poi da Giunone e Vesta. Era quindi ormai evidente che parecchi pianetini dovevano aggirarsi attorno al Sole tra l’orbita di Marte e Giove 24. Gli studi di Piazzi sulla stella 61 della costellazione del Cigno 25, caratterizzata da un notevole moto proprio e quindi ipotizzata relativamente vicina al Sistema solare, prepararono il terreno per un’altra grande conquista dell’astronomia d’osservazione ottocentesca: la prima misura di una parallasse stellare eseguita nel 1838 ad opera di Friedrich Wilhelm Bessel 26 (1748–1846). Si tratta della misura dello spostamento di una stella osservata successivamente da due estremi dell’orbita terrestre. Tale misura permette di calcolare facilmente la distanza della stella in esame; la difficoltà sta nella ridotta entità dello spostamento, ricercato sin dall’antichità anche come prova della rivoluzione terrestre attorno al Sole. Era dunque necessario un abile osservatore ma anche una strumentazione di grandissima precisione: Bessel si servì dell’eliometro 27, strumento messo a punto ai primi del secolo da J. von Fraunhofer. Studiato appositamente per fornire l’esatta misura di piccoli angoli (ad esempio per determinare il diametro apparente 23 SCHMEIDLER, F.: “Astronomy and the Theory of Errors: from the Method of Averages to the Method of Least Squares”, Planetary Astronomy from Renaissance to the Rise of Astrophysics (part B), edited by R. Taton and C. Wilson, Cambridge University Press, 1995, p. 198–207. 24 HOSKIN, M.: “The Discovery of Uranus, the Titus–Bode Law, and the Asteroids”, Planetary Astronomy from Renaissance to the Rise of Astrophysics (part B), edited by R. Taton and C. Wilson, Cambridge University Press, 1995, p. 169–180. 25 FODERÀ SERIO, G.: “Giuseppe Piazzi and the Discovery of the Proper Motion of 61 Cygni”, Journal for the History of Astronomy, 1990 (3), p. 275–282. 26 BESSEL, F. W.: “Bestimmung der Entfernung des 61sten Sterns des Schwans”, Astronomiche Nachrichten, Altona, 1838, vol. 16, n. 365–366, p. 64. 27 BESSEL, F. W.: “Vorläufige Nachricht von Einem auf der Königsberger Sternwarte Befindlichen Grossen Heliometer”, Astronomiche Nachrichten, Altona, 1831, vol. 8, n. 189, p. 396. 12 di un astro quale il Sole), l’eliometro è un cannocchiale dotato di un obiettivo tagliato a metà lungo l’asse ottico, capace quindi di fornire due immagini di uno stesso oggetto, immagini che è possibile allontanare o avvicinare fino a sovrapporle allo slittare delle due metà dell’obiettivo una sull’altra. Questa scoperta forniva finalmente una scala precisa per le dimensioni del mondo stellare che la nascente cosmologia moderna cercava di ordinare 28. La notevole precisione ottenuta da Bessel nelle misure micrometriche, ricordiamo che la misura che egli ottenne per la parallasse della stella 61 del Cigno era di soli 0,3483” ± 0,0141” 29, gli permise di determinare le distanze di Giove e di Saturno dai loro satelliti, necessarie per conoscere le loro masse ed ottenere tavole più precise di quelle esistenti per i loro movimenti. Inoltre egli fu in grado di confermare la causa delle irregolarità dei moti propri di alcune stelle, quali ad esempio Sirio e Procione 30: si tratta di sistemi binari contraddistinti dalla presenza di un compagno invisibile. Il movimento osservato caratterizzato da un andamento ondulatorio anziché lungo una linea retta è dovuto alla composizione del moto proprio e del moto orbitale delle componenti luminose e di quelle oscure attorno al comune centro di massa. Altrettanto abile nelle osservazioni astronomiche fu il tedesco Friedrich Georg Wilhelm Struve (1793–1864), che si trasferì da giovane in Russia, diventando direttore della specola di Dorpat, e dal quale prese vita una lunga discendenza di astronomi. Egli continuò il lavoro iniziato dagli Herschel, padre e figlio, relativo allo studio delle stelle doppie. Aveva a disposizione un cerchio meridiano di Reichenbach ed Ertel ed un rifrattore di 23 centimetri di apertura di Fraunhofer, capolavoro di ottica e meccanica, che utilizzò misurando gli angoli di posizione e le distanze delle 28 CHAPMAN, A.: “The Accuracy of Angular Measuring Instruments Used in Astronomy between 1500 and 1850”, Journal for the History of Astronomy, 1983 (2), p. 133–137. 29 BESSEL, F. W.: “Fernere Nachricht von der Bestimmung der Entfernung von 61 Cygni”, Astronomische Nachrichten, Altona, 1840, vol. 17, n. 402, p. 272. 30 BESSEL, F. W.: “On the Variations of the Proper Motions of Procyon and Sirius”, Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, 1843, vol. 6, p. 136. 13 componenti più luminose rispetto a quelle meno, riuscendo così a pubblicare il suo primo catalogo di stelle doppie nel 1820. Questo fu solo l’inizio di un grande lavoro che mise in luce la reale esistenza di sistemi multipli di stelle governati dalla legge di gravitazione universale (vedi Felix Savary), e quale fosse la distribuzione nella nostra galassia di tutte le stelle in generale. Nel 1833 Struve fu chiamato dall’imperatore Nicola ad erigere e poi dirigere il grande osservatorio di Pulkovo, poco lontano da S. Pietroburgo. Egli successivamente diresse le misure dell’arco di meridiano russo e scandinavo, determinò con maggiore accuratezza le costanti di aberrazione, precessione e nutazione e le parallassi stellari. Verso la fine del Settecento e durante tutto l’Ottocento ci fu un rapido moltiplicarsi di osservatori, non solo in Europa ma in tutto il mondo, il che diede vita ad una vasta rete di centri di ricerca che cominciarono a distribuirsi il grande lavoro di studio del cielo nei due emisferi 31. Diventava dunque sempre più chiara la necessità di determinare con la massima precisione possibile le posizioni delle stelle fisse da ordinare in grandi cataloghi, indispensabili per lo studio dei loro moti propri, della loro distribuzione e come riferimento della posizione dei pianeti. Oltre al già ricordato Piazzi, uno dei pionieri in questo campo fu senz’altro Friedrich W. Argelander (1799–1875), allievo di Bessel. Assunta la carica di direttore dell’Osservatorio di Bonn, utilizzando un cerchio meridiano di Pistor, realizzò un elenco di tutte le stelle visibili fino alla nona o decima grandezza del cielo boreale, dal polo nord a 2° di declinazione sud: opera che passa sotto il nome di “Bonner Durchmusterung” (rassegna di Bonn). Tale lavoro venne poi esteso in più riprese all’emisfero australe: in particolare ricordiamo la “Cordoba Durchmusterung” realizzata attorno al 1890 da J. M. Thome, direttore dell’Osservatorio nazionale argentino, e la rassegna fotografica “Cape Photographic Durchmusterung” 31 HERMANN, D. B.: “An Exponential Law for the Establishment of Observatories in the Nineteenth Century”, Journal for the History of Astronomy, 1973 (1), p.57–58. 14 realizzata tra il 1885 ed il 1890 da Sir David Gill (1843–1914), astronomo reale al Capo di Buona Speranza 32. Argelander aveva compreso la necessità di determinare con estrema precisione le coordinate delle stelle presenti nei cataloghi fino ad allora realizzati in maniera spesso approssimativa. Egli presentò nel 1867 alla “Astronomische Gesellschaft” (la Società astronomica tedesca con carattere internazionale fondata a Heidelberg nel 1863) il suo progetto, dal quale ebbero origine l’insieme dei cataloghi che portano il nome di questa Società, realizzati ancora senza l’ausilio della fotografia e contenenti le stelle della “Bonner Durchmusterung”. Il primo a proporre l’idea di una organizzazione internazionale che si assumesse il compito di realizzare una carta fotografica di tutto il cielo fu Gill nel 1886. L’anno successivo il direttore dell’osservatorio di Parigi, Amedée E. B. Mouchez (1821–1892), successore di Le Verrier (di cui parleremo in seguito), fece convocare dalla “Académie des Sciences” un congresso astrofotografico internazionale al fine di proporre il progetto della “Carte du Ciel” 33 ed al quale parteciparono astronomi di 18 paesi diversi. Si decise di adoperare come strumento standard il telescopio realizzato appositamente per usi fotografici dai fratelli Prosper e Paul Henry, assistenti all’Osservatorio di Parigi particolarmente interessati alla fotografia di campi stellari. Si trattava di un rifrattore dotato di obiettivo di 34 centimetri di diametro e 3,43 metri di lunghezza focale, corretto per la lunghezza d’onda della luce cui è più sensibile l’emulsione fotografica, cioè nel blu e nel violetto. La volta celeste fu divisa in diciotto fasce alte circa 10°, e ad ogni osservatorio aderente al progetto fu affidato il compito di misurare e catalogare tutte le stelle presenti in una di queste fasce fino alla quattordicesima magnitudine per la Carta e 32 PEISINO, G.: “I cataloghi stellari attraverso le tappe più importanti della loro evoluzione”, Annuario 1940 Osservatorio Astronomico di Trieste, 1939, vol. 18, p. 26. 33 CHINNICI, I.: La Carte du Ciel, Observatoire de Paris – Osservatorio Astronomico di Palermo G. S. Vaiana, 1999. 15 fino all’undicesima per il Catalogo. In Italia presero parte la Specola Vaticana e l’Osservatorio di Catania, a cui furono affidate rispettivamente le fasce comprese tra la declinazione di 64° e 55° e di 54° e 47° 34. È interessante notare che nessun osservatorio nordamericano partecipò al progetto che implicava un enorme lavoro e, conseguentemente, la destinazione fissa di risorse umane e finanziarie non indifferenti, in un periodo in cui molti ricercatori d’oltreoceano rivolgevano la loro attenzione alla nuova astronomia fisica basata sull’analisi spettrale. L’opera si rivelò oltremodo impegnativa, diversi osservatori abbandonarono l’impresa per mancanza di fondi o personale e furono rimpiazzati da altri. Solamente nel 1970 la Commissione internazionale che presiedeva il progetto considerò conclusi i lavori, prendendo atto dell’ormai mancanza di interesse scientifico nel completamento della carta. In realtà non si trattò di un completo fallimento: nel 1964 fu pubblicato il catalogo contenente le coordinate astronomiche di tutti gli oggetti celesti osservati. La pubblicazione dei cataloghi generali rese disponibile alla comunità astronomica una gran mole di dati relativi alla posizione, magnitudine e numero di stelle dell’intera volta celeste. Era quindi necessario costruire un metodo di calcolo adatto ad elaborare questi dati, per individuare la forma più probabile del sistema stellare. Nel 1898 il direttore dell’Osservatorio di Monaco di Baviera, Hugo von Seeliger (1849–1924), pubblicò una teoria matematica costituita da equazioni integrali che danno la densità delle stelle nello spazio a partire dalla loro distribuzione apparente determinata con i conteggi per classe di magnitudine. Egli si basava sul presupposto che una differenza di un punto nella scala delle magnitudini corrisponde ad una differenza di luce irradiata di 2,512 volte, secondo la definizione di Pogson, e, poiché l’intensità luminosa decresce con il 34 CHINNICI, I.: “Il Contributo Italiano all’Impresa Internazionale della “Carte du Ciel””, Giornale di Astronomia, 1995, vol. 21, n. 3, pag. 21; “L'Impresa Internazionale della Carte du Ciel: Origine, Sviluppi ed Esiti”, XLIV Congresso della Società Astronomica Italiana, Monte Porzio (Roma), 2000. 16 quadrato della distanza, una magnitudine in più significa una distanza 2,512 – 2 = 1,6 volte maggiore. Il primo a servirsi della nuova statistica stellare fu l’olandese J. C. Kapteyn (1851–1922), il cui obiettivo era verificare l’ipotesi della casualità del moto delle stelle. Il riscontro della verifica fu negativo: furono evidenziati moti preferenziali di direzione opposta tra loro denominati “correnti stellari”. Nel 1922 apparve un articolo nel quale egli descriveva l’Universo come una serie di masse in movimento sostenute da forze gravitazionali, caratterizzato da una distribuzione delle stelle sferoidale e nel cui centro si trova il Sole. Tale sferoide avrebbe un diametro di 9000 parsec. Lo stesso Kapteyn sapeva che questa soluzione non era sufficientemente plausibile: mal si adattava alle osservazioni, inoltre nuovi metodi di ricerca davano risultati diversi che non era possibile ignorare 35. Torniamo alla misura delle magnitudini stellari. Sin dall’antichità e fino alla metà dell’ottocento ciò che si compiva era una stima approssimativa dello splendore delle stelle che serviva per facilitare il riconoscimento dei singoli oggetti nelle costellazioni. Ricordiamo tra i più abili nell’eseguire tali stime Argelander e John Herschel, che costruì un particolare strumento, l’astrometro, col quale paragonava la luce di una stella con quella attenuata della Luna. Esisteva però un problema: si presentavano differenze notevoli fra le scale usate dai diversi osservatori per definire le diverse classi di luminosità. Chi mise ordine in questo campo fu, come già (1829–1891), assistente accennato, Norman Pogson 36 all’Osservatorio Radcliffe di Oxford poi direttore dell’Osservatorio di Madras in India, che tra il 1856 ed il 1857, mentre lavorava alle stelle variabili, dimostrò che l’intensità luminosa varia con un rapporto costante in progressione geometrica rispetto alla 35 KAPTEYN, J. K.: “First attempt at a Theory of the Arrangement and Motion of the Sideral Sistem”, The Astrophysical Journal, 1922, n.55, p. 302. 36 POGSON, N.: “Magnitudes of Thirty-six Minor Planets”, Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, 1856, vol. 17, p. 12; “Magnitudes of Forthy Minor Planets”, Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, 1857, vol. 18, p. 47; “Catalogue of 53 Known Variable Stars”, Results of Astronomical and Meteorological Observations Made at the Radcliffe Observatory, Oxford, 1854, vol. 15, p. 281. 17 magnitudine, e non secondo l’inverso del quadrato come si credeva in precedenza 37. Sebbene la questione fosse stata chiarita dal punto di vista teorico, restava il fatto che le misure visuali erano sempre fortemente influenzate dalla sensibilità dell’occhio dell’osservatore. Per questo motivo un grande passo avanti nella determinazione delle magnitudini si verificò solamente con l’introduzione delle lastre fotografiche, che permettevano misure più oggettive: nasceva così la fotometria fotografica. Era noto che la lastra è caratterizzata da una diversa sensibilità al colore della luce rispetto all’occhio umano; la conseguente differenza tra la magnitudine fotografica e la magnitudine visuale fu chiamata indice di colore. Grazie ai lavori di fotometria stellare condotti ai primi del Novecento da Karl Schwarzschild (1873–1916) divenne chiaro che l’indice di colore costituisce una misura indiretta della temperatura stellare, e che l’andamento dei valori di tale indice segue con grande precisione la sequenza dei tipi spettrali (su questo punto torneremo più avanti). Nel secondo decennio del Novecento la fotometria fotografica fu affiancata da quella fotoelettrica. Secondo questa nuova tecnica come strumento ricettore viene utilizzata una cella fotoelettrica in grado di liberare cariche negative, gli elettroni, quando colpita dalla luce. Si genera così una corrente elettrica la cui intensità, misurata tramite un amperometro, è proporzionale alla luminosità della stella osservata. La fotometria fotoelettrica permise di ottenere ottimi risultati nello studio delle stelle variabili 38. I progressi teorici nel campo dell’astronomia planetaria in atto sin dai tempi di Copernico generarono già sul finire del XVII secolo grande interesse verso una precisa determinazione della parallasse solare: l’angolo sotteso dal raggio terrestre visto dal centro del Sole, che permette di calcolare immediatamente la distanza che lo separa da noi. Da questa, infatti, dipendono la corretta conoscenza 37 JONES, D.: Norman Pogson and the Definition of Stellar Magnitude, Astronomical Society of the Pacific Leaflets, 1968, n. 469. 38 FEHRENBACH, C.: “Twentieth-Century Instrumentation”, Astrophysics and Twentieth-Century Astronomy to 1950 (part A), edited by O. Gingerich, Cambridge University Press, 1984, p. 166. 18 dell’eccentricità dell’orbita terrestre, delle orbite degli altri pianeti, della massa della Terra rispetto a quella del Sole, importante per conoscere le perturbazioni indotte dalla Terra stessa sugli altri componenti del Sistema solare, e del moto della Luna. Il metodo per ottenere la parallasse solare ideato da Halley in occasione del transito di Marte sul Sole del 1677 consisteva nel confronto delle misure dei periodi di inizio e fine del transito, prese in due località diverse. Tale sistema mal si adattava al caso di Marte a causa della ridotta differenza tra la sua parallasse e quella del Sole, mentre poteva essere applicato con successo, come suggerito da Halley stesso, nel caso di un transito di Venere. Con l’ausilio dei nuovissimi strumenti, l’eliometro, lo spettroscopio e la fotografia, si pensava fosse possibile determinare con estrema precisione il passaggio di Venere che si presentò nel 1874 e poi ancora nel 1882, e che fu osservato da un considerevole numero di postazioni distribuite in tutte le zone in cui il fenomeno era visibile, ovvero nelle parte occidentale dell’Asia e negli oceani Pacifico ed Indiano. Furono organizzate numerose spedizioni da diverse nazioni, tra le quali ricordiamo quella inglese diretta da Airy, tedesca con Auwers, americana con Newcomb 39 ed italiana, in India, diretta da Pietro Tacchini (1838–1905) nel 1874 40. Sulla base delle precedenti esperienze fatte in occasione dei passaggi del 1761 e 1769, si sperava di diminuire l’incertezza dovuta principalmente al fenomeno perturbatore detto della “goccia nera”. Nel momento del contatto interno sembra che il corpo scuro del pianeta sia collegato alla superficie del Sole da una linea d’ombra, effetto la cui durata varia da osservatore a osservatore e che impedisce una precisa misura dell’istante del contatto. I risultati non corrisposero alle aspettative, principalmente a causa della sottovalutata influenza dell’atmosfera illuminata di 39 DICK, S. J.: ”Simon Newcomb, William Harkness and the Nineteenth-century American Transit of Venus”, Journal for the History of Astronomy, 1998 (3), p. 221 – 255. 40 TACCHINI, P.: Il Passaggio di Venere sul Sole dell’8 – 9 Dicembre 1874 Osservato a Muddapur nel Bengala, Palermo, 1875. 19 Venere, che si presenta come un anello luminoso e non si pensava potesse portare tanto disturbo nell’osservazione. Molto migliori erano i risultati ottenibili più facilmente con il metodo dei pianetini, che hanno il merito di fornire un immagine praticamente puntiforme, proposto da J. G. Galle nel 1872, che riprendeva la tecnica utilizzata nel 1672 da Cassini insieme a Richer, il primo presso Parigi ed il secondo da Cayenne, i quali realizzarono il primo tentativo di determinare la parallasse solare in maniera esatta basandosi sulla osservazione dell’opposizione di Marte, conseguendo una misura pari a 9,5”. Il valore trovato da Gill con questo metodo nel 1888 è di circa 8,8” contro il valore oggi accettato di 8,79” e quello ottenuto nel 1769 di 8,6”. In realtà quindi non era tanto il valore ottenuto che non potesse andare bene quanto l’incertezza sulla validità della misura che spingeva a compiere sempre nuove indagini 41. La scoperta più sensazionale di questo secolo, se non altro per il modo in cui si realizzò, a dimostrazione dei grandi progressi fatti dalla meccanica celeste, fu quella di un nuovo membro del Sistema solare: Nettuno. Sul finire del secolo precedente la previsione delle posizioni dei pianeti e della Luna era giunta ad un notevole grado di precisione, soprattutto grazie alla “Méccanique Céleste” di Laplace; ma già verso il 1820 il moto anomalo di Urano aveva portato ad impreviste difficoltà nel mettere d’accordo le prime osservazioni del pianeta con quelle più moderne. Iniziava così a prendere forma l’idea che vi dovesse essere un altro pianeta, presumibilmente ad una distanza pari al doppio della distanza media di Urano dal Sole. Uno studente inglese attratto dal problema, John Couch Adams (1819–1892) nel 1845 comunicò all’Osservatorio di Greenwich i 41 VAN HELDEN, A.: “Measuring Solar Parallax: the Venus Transit of 1761 and 1769 and their Nineteenth-century Sequels”, Planetary Astronomy from the Renaissence to the Rise of Astrophysics (part B), edited by R. Taton and C. Wilson,Cambridge University Press, 1995, p. 153–168. 20 risultati relativi agli elementi dell’orbita, longitudine eliocentrica e massa del pianeta cercato 42. Analogamente ed in modo del tutto indipendente, Urbain Jean Joseph Le Verrier (1811–1877), direttore dell’Osservatorio di Parigi, presentò nel 1846 all’”Académie des Sciences” una memoria in cui erano riportati gli elementi dell’orbita del nuovo pianeta e comunicò le sue conclusioni principali a Johannes G. Galle (1812– 1910), assistente all’Osservatorio di Berlino e poi direttore di quello di Breslavia, che, mentre le ricerche inglesi procedevano con estrema lentezza, riuscì ad individuare il nuovo astro errante lo stesso anno. È curioso notare come sia Le Verrier che Adams avessero ipotizzato una distanza doppia di quella di Urano, pari quindi a 38 unità astronomiche contro le reali 30,11, ma che tale errore fu compensato dalla sopravvalutazione della massa e dell’eccentricità dell’orbita. Ancor più curioso il fatto che Nettuno sarebbe già stato osservato più di duecento anni prima da Galilei durante una delle sue osservazioni al cannocchiale, strumento più che sufficiente per osservare un astro di magnitudine 7,7. Egli scambiò il pianeta per una stella fissa ma gli suscitò qualche dubbio una sospetta variazione di distanza rispetto ad un’altra stella. Purtroppo Galilei non poté continuare le osservazioni a causa dell’allontanamento di Giove da Nettuno che gli tolse un punto di riferimento indispensabile per continuare a seguirlo 43. La scoperta di un nuovo pianeta per mezzo del calcolo segnò il trionfo della meccanica newtoniana, ed il suo formalismo divenne il modello per tutti gli ambiti del sapere che sognavano di acquisire lo status di scienza esatta. Tuttavia non era lontano il tempo in cui, all’inizio del Novecento, si sarebbe verificato il crollo dei concetti di spazio e di tempo assoluti su cui la meccanica classica si fondava. 42 MORANDO, B.: “The Golden Age of Celestial Mechanics”, Planetary Astronomy from the Renaissance to the Rise of Astrophysics (part B), edited by R. Taton and C. Wilson, Cambridge University Press, 1995, p. 211–239. 43 DRAKE, S. e KOWAL, T.: “L’Osservazione di Nettuno fatta da Galileo”, Le Scienze, Febbraio 1981, n. 150, p. 20–27. 21 Conclusa la vicenda di Nettuno, Le Verrier continuò a percorrere la stessa strada sostenendo che, secondo i suoi calcoli, anche il pianeta Mercurio denunciava la presenza di un corpo celeste sconosciuto orbitante ancora più vicino al Sole. Tali risultati furono resi noti nel 1859 ed immediatamente un dilettante francese, Lescarbault, fece sapere di aver visto otto mesi prima un oggetto sferico transitare sulla superficie del Sole. Né l’opinione scientifica internazionale né tanto meno Le Verrier si accorsero che Lescarbault non era che un ingenuo appassionato del tutto privo di sufficienti mezzi scientifici: grandi preparativi vennero affrontati per scrutare il disco solare in occasione del previsto transito che avrebbe dovuto aver luogo agli inizi del 1860, ma Vulcano, questo era il nome scelto per il nuovo presunto pianeta, non si mostrò, ed ugualmente fallirono le numerose ricerche successive 44. La corretta giustificazione dell’avanzamento del perielio di Mercurio arriverà solamente agli inizi del XX secolo grazie ai progressi della fisica teorica e precisamente con l’introduzione della relatività generale. Dopo la scoperta di Nettuno non ci furono più, fino alla fine del secolo, scoperte veramente importanti che riguardassero lo studio del movimento dei corpi celesti. Continuava ad aumentare il numero di satelliti, pianetini e comete conosciuti, senza però aggiungere sostanziali elementi di novità a quanto era già noto. Si trattò di un epoca in cui gli sforzi maggiori erano rivolti ad aumentare il grado di precisione nella determinazione delle orbite dei corpi celesti, a scoprire i metodi più veloci per risolvere le equazioni, a limitare l’effetto delle cause d’errore definendo i particolari della mappa del Sistema solare. Anche la Luna fu ovviamente oggetto di numerosi studi, tra i quali ricordiamo quelli dello stesso Adams, degli italiani Giovanni Plana e Francesco Carlini, del tedesco Peter Hansen, e soprattutto quelli di Charles Delaunay, direttore dell’Osservatorio parigino dal 1870 al 1872, e dell’americano Simon Newcomb (1835–1909) che, 44 FONTENROSE, R.: ”In Search of Vulcan”, Journal for the History of Astronomy, 1973 (3), p. 145–158. 22 lavorando nella capitale francese, riuscirono a spiegare anche una residua accelerazione dovuta ad una lieve diminuzione della durata del giorno terrestre, riferimento per il calcolo della velocità del nostro satellite, causata dall’azione frenante dell’attrito mareale. Ricordiamo inoltre George W. Hill (1838–1914), astronomo nell’ufficio del Nautical Almanac americano, che nel 1877 pubblicò una memoria sul moto perigeo della Luna, in cui erano presenti nuovi metodi di analisi e di calcolo, che permisero a Ernest W. Brown (1866–1938), direttore dell’Osservatorio di Yale, di elaborare nel 1908 una nuova teoria lunare e di pubblicare le relative tavole di posizione nel 1919 45. Una pagina curiosa dell’astronomia planetaria fu scritta da Daniel Kirkwood (1814–1895), professore di matematica americano dell’Indiana University, particolarmente interessato alle possibili relazioni tra gli elementi del moto dei pianeti maggiori. Egli scoprì nel 1848 una legge empirica, salutata dalla comunità di scienziati americani come legge fondamentale: i quadrati del numero di rotazioni per ogni orbita attorno al Sole di due pianeti qualsiasi stanno tra di loro come i cubi delle larghezze delle rispettive sfere di attrazione, sfere di attrazione che non sono altro che quelle fasce attorno alle orbite delimitate dalla linea immaginaria dove si uguaglia l’attrazione gravitazionale di due pianeti vicini. Non fu mai trovata una spiegazione plausibile a tale legge, oggi definitivamente abbandonata, che si rifaceva all’ipotesi di Kant – Laplace relativa alla formazione del Sistema solare secondo la quale i pianeti sarebbero nati da anelli di materia lentamente condensatisi attorno al Sole 46. Nel campo delle osservazioni planetarie notevoli scoperte e progressi furono fatti da Giovanni Virginio Schiaparelli (1835– 1910), direttore dell’Osservatorio di Brera a Milano dal 1862 al 45 MORANDO, B.: “Three Centuries of Lunar and Planetary Ephemerides and Table”, Planetary Astronomy from the Renaissence to the Rise of Astrophysics (part B), edited by R. Taton and C. Wilson, Cambridge University Press, 1995, p. 251–259. 46 NUMBERS, R. L.: “The American Kepler: Daniel Krikwood and his Analogy”, Journal for the History of Astronomy, 1973 (1), p. 13–21. 23 1910. Ricordiamo gli importantissimi studi relativi al pianeta Marte, alla sua superficie ed atmosfera, che costituirono l’inizio di ricerche sistematiche da parte dei suoi contemporanei e successori, condotte in un primo tempo solo visualmente poi anche fotograficamente. Studiando la periodicità del fenomeno delle meteore cosmiche e la loro appartenenza a sistemi aventi in cielo uno o più punti di radiazione, Schiaparelli stabilì una relazione precisa tra le comete e le stelle cadenti e meteoriti. L’idea non era nuova, ma il grande merito dell’astronomo italiano fu quello di dimostrare che per ogni nube rarefatta di materia che entri nella sfera di influenza del Sole, la legge di attrazione determina la sua trasformazione in una sottile e lunghissima curva prossima ad una sezione conica molto allungata. Nuovi orizzonti per la meccanica celeste si aprirono quando sul finire del secolo Henri Poincaré 47 (1854–1912), professore di meccanica e fisica alla Sorbona, poté provare come le serie generalmente usate nel calcolo delle perturbazioni non sono convergenti come fino ad allora si credeva. Questo fa sì che, benché i diversi termini periodici nei movimenti dei pianeti restino approssimativamente validi, nessuna conclusione può essere dedotta sulla finale stabilità del Sistema solare, perché l’uso di dette serie non è più permesso al di là di certi limiti di tempo. Oltre alla questione di quale fosse la geometria dello spazio astronomico 48 Poincaré trattò con nuovi metodi il problema dei tre corpi ed inoltre studiò il comportamento di una massa fluida in contrazione in seguito al raffreddamento, omogenea e con la stessa rotazione in tutte le sue parti, ottenendo come possibile risultato lo sdoppiamento in due corpi distinti: meccanismo valido per spiegare la formazione di certe stelle doppie. 47 POINCARÉ, H.: Les Methodes Nouvelles de la Mécanique Céleste, Gauthier–Villars, Paris, 1892–1899. 48 DRAGO, A.: “La Geometria Adeguata alla Teoria Astronomica: il “Convenzionalismo” di Poincaré”, Atti 9° Convegno Annuale di Storia dell’Astronomia, SAIt, Napoli, 1997. 24 Dopo aver cercato di illustrare rapidamente quelle che sono state le scoperte ottocentesche relative all’astronomia tradizionale, veniamo ora alla grande rivelazione che maggiormente caratterizzò le ricerche del secolo in esame e che di fatto sancì la nascita di una nuova branca dell’astronomia. Ai primi dell’800 nonostante l’estrema cura e precisione che Joseph von Fraunhofer (1787–1826), abilissimo ottico, riponeva nel realizzare i suoi obiettivi, questi presentavano frange colorate. Per individuare le cause di questo fenomeno egli intraprese nel 1814 una serie di esperimenti sistematici sulla decomposizione della luce solare, che lo portarono a scoprire nello spettro ottenuto un gran numero di righe scure (che da lui prenderanno il nome), alcune delle quali erano già state osservate nel 1802 dall’inglese W. H. Wollaston, che però non diede la giusta rilevanza alla sua scoperta, considerandole semplici linee di demarcazione tra i diversi colori dello spettro. Mediante numerose variazioni delle condizioni sperimentali Fraunhofer dimostrò che tali righe conservano sempre la medesima collocazione l’una rispetto all’altra, e, conseguentemente, che sono proprie della natura della luce solare. I risultati a cui giunse non solo gli permisero di determinare i parametri caratteristici per il calcolo della curvatura delle lenti in funzione dell’indice di rifrazione dei materiali usati e dei diversi colori della luce, potendo così sviluppare sistemi ottici le cui aberrazioni cromatiche erano ridottissime 49, ma anche di rivelare l’importanza dello spettroscopio come strumento di indagine astronomica diretta, per mostrare somiglianze e differenze nella luce proveniente da diversi corpi celesti. Poco più avanti vedremo che il perfezionamento di tale scoperta, avvenuto ad opera di Kirchhoff e Bunsen attorno al 1860, rappresentò una svolta decisiva 49 KING, H. C.: The History of the Telescope, Charles Griffin & Company Limited, 1955, p. 178. 25 per lo sviluppo delle scienze astronomiche: la nascita dell’astrofisica 50. Fino ad allora gli studi astronomici erano tutti rivolti alla determinazione delle posizioni dei corpi celesti, ed alla scoperta delle leggi che regolano i loro moti piuttosto che allo studio delle loro proprietà fisiche. Ciò che permise la rapida crescita della astronomia fisica fu, come già accennato, l’introduzione della pratica dello studio degli spettri: questo semplicemente perché l’indagine spettroscopica risulta essere il metodo di gran lunga più efficace per sondare le proprietà chimiche e fisiche della materia, sia per la precisione dei risultati, che per la possibilità di “leggere”, così, informazioni provenienti da oggetti lontanissimi da noi, che altrimenti non avremmo mai potuto conoscere. La spettroscopia si affermò nei laboratori della prima metà dell’800 come nuovo e potente strumento di analisi di elementi chimici o composti elementari. Molti erano gli scienziati impegnati nello studio di spettri prismatici di sostanze semplici, prodotti quando una scarica elettrica attraversa i loro gas. Ogni sostanza era caratterizzata da particolari spettri di emissione di righe brillanti, che risultavano essere sempre gli stessi: erano quindi legati a qualche proprietà caratteristica di ogni singolo elemento. Sempre in laboratorio venivano anche osservati spettri d’assorbimento, caratterizzati da bande scure (similmente a quanto osservato da Fraunhofer nello spettro solare ai primi del secolo), ottenuti frapponendo ad una sorgente luminosa la sostanza da analizzare. Il primo ad accorgersi della analogia tra le righe di emissione ottenute in laboratorio e quelle di assorbimento dello spettro del Sole fu J. B. L. Foucault (1819–1868), che nel 1849 rese note le sue idee riguardo la possibile coincidenza tra la doppia riga brillante del sodio e la doppia riga scura (riga D di Fraunhofer) dello spettro 50 MEADOWS, A. J.: “The Origins of Astrophiyics”, Astrophisycs and Twentieth-Century Astronomy to 1950 (part A), edited by O. Gingerich, Cambridge University Press, 1984, p. 3–15. 26 solare 51: egli concluse che l’arco manifesta la presenza di un mezzo in grado di emettere la doppia riga D, mezzo che altresì assorbe questa stessa riga quando proviene da un'altra direzione. Ecco dunque che per la prima volta un carattere fisico di una sorgente extraterrestre risultava riconducibile all’esperienza di laboratorio. Restavano però parecchi dubbi, principalmente sulla reale formazione delle righe scure sulla superficie del Sole piuttosto che nell’atmosfera terrestre; inoltre non era ancora stata data una spiegazione fisica della relazione tra assorbimento ed emissione. Solo nel 1859 grazie all’impegno congiunto di R. W. E. Bunsen (1811–1899) e G. R. Kirchhoff (1824–1887), entrambi insegnanti a Heidelberg, fu ripreso ed ampliato il lavoro di Foucault, sebbene pare che i due non fossero a conoscenza degli esperimenti condotti da quest’ultimo. Bunsen inventò e realizzò numerosi nuovi strumenti, tra cui il bruciatore noto come becco–Bunsen, in grado di fornire una fiamma caldissima ma poco luminosa, incredibilmente adatta ad analizzare il comportamento di sostanze portate ad elevata temperatura. Egli cercava di identificare le specie chimiche in esame attraverso la colorazione che imprimevano alla fiamma e per poter distinguere i differenti colori faceva uso di filtri di vetro colorato. Questo metodo non consentiva però di ottenere risultati soddisfacenti a causa delle tonalità in gioco spesso molto simili. È a questo punto che si inserisce il fondamentale suggerimento di Kirchhoff: utilizzare un prisma anziché i filtri colorati per analizzare la luce delle sostanze riscaldate. I due applicarono una scala finemente graduata allo spettroscopio, ed iniziarono a descrivere sistematicamente gli spettri degli elementi chimici, registrando le posizioni delle righe che osservavano. Il metodo di indagine spettroscopica basato sul bruciatore di Bunsen risultò estremamente più preciso di quello basato sull’arco elettrico, permettendo di scoprire l’esistenza di nuovi elementi. 51 FOUCAULT, L.: L’institut, 1849, p. 45; HEARNSHAW, J. B.: The Analysis of Starlight, Cambridge University Press, Cambridge, 1986. 27 Kirchhoff pervenne così ai princìpi che sono alla base dell’analisi spettrale: solidi e liquidi incandescenti producono spettri continui nella regione del visibile, mentre nel caso dei gas gli spettri sono caratterizzati da linee o bande. Quando una sorgente di uno spettro continuo è osservata attraverso un gas freddo appaiono delle righe di assorbimento che corrispondono alle righe di emissione caratteristiche di quel gas riscaldato. Egli confrontò lo spettro del Sole con i cataloghi di righe spettrali appena compilati, notando che le righe scure del Sole coincidevano con quelle di diversi elementi chimici, il che gli permise di stabilire una prima composizione chimica del Sole stesso, e conseguentemente di ipotizzare quale fosse la sua natura: un interno liquido incandescente, forse ricoperto da una crosta solida, circondato da un’atmosfera gassosa, che identificava con la corona. Questo modello, il primo ad essere basato sulla nuova fisica astronomica, sebbene ancora inesatto, sanciva un grosso passo avanti rispetto alle convinzioni dell’epoca. Fino alla metà del XIX secolo si riteneva infatti che il Sole fosse costituito da un nucleo solido freddo circondato da nubi luminose molto calde, uniche responsabili della luce e calore emessi dall’astro stesso 52. La scoperta di Kirchhoff generò un grande interesse verso l’atmosfera solare, e conseguentemente verso le eclissi di Sole, unico momento in cui questa risultava visibile. Già durante l’eclisse del 1842 in Europa venne confermata l’esistenza della corona e delle protuberanze solari, mentre la cromosfera venne osservata in maniera distinta durante l’eclisse del 1851. Nel 1860, in occasione dell’eclisse visibile in Spagna, le osservazioni eseguite a Ribellosa dal ricco “astrofilo” inglese Warren De la Rue 53 (1815–1889) con l’ausilio di uno spettrografo fotografico, prime di questo genere, confrontate con i risultati ottenuti nella stessa occasione da Padre 52 BREWSTER, D.: More Worlds than One: the Creed of the Philosopher and the Hope of the Christian, R. Charter & Brothers, New York, 1854. 53 HINGLEY, P. D.: “First Photographic Eclipse?”, Astronomy & Geophysics, February 2001, vol. 42, p. 18. 28 Secchi 54 presso il Desierto de las Palmas, eliminarono ogni dubbio sulla reale appartenenza di questi fenomeni alla superficie solare. Restava da scoprire quale fosse la natura fisica dell’atmosfera solare: nel 1868 vi fu un grandissimo spiegamento di forze in occasione dell’eclisse che interessò l’India e la Malesia. Molte furono le spedizioni ed il responso al quale giunsero fu sorprendente: lo spettro delle protuberanze era uno spettro di emissione, il che significava che dovevano essere composte da gas caldo. Non solo, il fatto che emettessero anziché assorbire lasciava supporre che potevano essere osservate anche in assenza di eclissi. Questo è ciò che riuscirono a compiere contemporaneamente, ma ognuno per suo conto, P. J. C. Janssen (1824–1907) e N. Lockyer (1836–1920) ponendo la fenditura dello spettroscopio tangente al bordo solare. La luce policromatica del cielo illuminato dal Sole risulta dispersa dal prisma e quindi fortemente attenuata, mentre la luce rossa delle protuberanze, in larga misura monocromatica (riga C di Fraunhofer, relativa all’idrogeno incandescente), viene solo deviata divenendo facilmente individuabile 55. In quegli stessi anni parte della comunità astronomica americana si stava interessando all’analisi spettroscopica seguendo attentamente le vicende europee. Durante l’eclissi del 1869 nel Kentucky C. A. Young (1834–1908) notò una riga brillante di colore verde che mostrava la presenza di un gas circumsolare che si perdeva gradatamente nello spazio: si trattava della corona solare; nel 1870 in Spagna egli fu poi in grado di vedere lo spettro lampo della cromosfera 56. Le conoscenze fin qui acquisite permettevano di scartare definitivamente l’ipotesi di una superficie solare simile a quella terrestre: si sapeva che è la fotosfera la maggiore responsabile 54 SECCHI, A.: Relazione delle Osservazioni Fatte in Spagna Durante l’Eclisse Totale del 18 Luglio 1860, Tipografia delle Belle Arti, Roma, 1860. 55 MEADOWS, A. J.: “The New Astronomy”, Astrophysics and Twentieth-Century Astronomy to 1950 (part A), edited by O. Gingerich, Cambridge University Press, 1984, p. 59–72. 56 CHINNICI, I.: “Eclissi Totali di Sole 1860 - 1870: la Nascita della Fisica Solare”, Giornale di Astronomia, 2000, vol. 26, n. 1, p. 40. 29 dell’emissione luminosa, al cui esterno si trova la cromosfera, dalla quale hanno origine le protuberanze, ed ancora più in alto l’esteso e tenuissimo inviluppo della corona. Il passo successivo fu quello di chiedersi per quale ragione il Sole fosse caldo, quanto lo fosse, e per quanto tempo sarebbe potuto esserlo. I modi conosciuti per produrre calore erano due: la normale combustione chimica e la trasformazione in calore del lavoro meccanico. Data la massa del Sole ed ipotizzando che fosse costituita interamente di idrogeno ed ossigeno, elementi conosciuti come quelli la cui combustione rilascia maggior calore, la reazione chimica non poteva durare più di tre o quattro mila anni, il che era in forte disaccordo sia con le allora recenti scoperte geologiche e paleontologiche che con la tradizione biblica; restavano plausibili quindi solo spiegazioni di tipo meccanico. Il fisico sperimentale inglese William Thomson (1824–1907) sosteneva che la temperatura poteva essere tenuta alta da continue e numerosissime collisioni di meteore e piccoli corpi che cadendo sul Sole gli cederebbero la loro energia. Ben presto questa teoria fu scartata a causa della scarsità di materiale meteorico presente nel Sistema solare. Un altro fisico, il berlinese Herman von Helmotz (1821–1894), sosteneva invece che il calore derivasse interamente dalla contrazione gravitazionale del Sole: secondo i suoi calcoli la nostra stella avrebbe irraggiato con questo ritmo da 22 milioni di anni e continuerebbe a farlo per altri 17 prima di assumere una densità pari a quella terrestre. Un ruolo di primo piano in queste prime fasi della ricerca astrofisica era occupato dalla Società degli Spettroscopisti Italiani 57, fondata nel 1871 grazie all’opera di Pietro Tacchini e padre Angelo Secchi, di cui abbiamo già parlato riguardo all’analisi spettrale delle nebulose. La caratteristica di questa Società fu l’identificazione in un ben preciso e delimitato programma di ricerca, finalizzato allo 57 FODERÀ SERIO, G.: “Dalla Società degli Spettroscopisti Italiani alla Società Astronomica Italiana”, L’Astronomia in Italia, a cura di F. Bónoli, SAIt, 1998. 30 studio dei nuovi aspetti del Sole e dei corpi celesti che lo spettroscopio stava rivelando. Durante un periodo di ricerca passato assieme a Janssen, che si era recato a Roma nel 1863, nacque in Secchi l’idea della necessità di compiere una rassegna generale degli spettri stellari, piuttosto che limitarsi allo studio dello spettro di singole stelle. Era suo intento scoprire se la composizione chimica è diversa per ogni stella o se si possono riconoscere poche categorie ben definite. I primi tentativi di raggruppare gli spettri stellari erano stati fatti da Fraunhofer, che distinse tre grandi categorie in base al colore dominante, e dal fiorentino Giovan Battista Donati (1826–1873), che notò una correlazione tra il colore della stella e la posizione delle sue righe spettrali. La prima classificazione spettrale fu elaborata da Secchi già nel 1863 e pubblicata nelle memorie dell’“Académie des Sciences”. Si trattava di una suddivisione in due classi fondamentali: una comprendeva stelle caratterizzate da uno spettro solcato da righe scure ben definite, l’altra da uno spettro solcato da bande. Una suddivisione in due sole categorie non era sufficiente per essere di reale utilità. Nei cinque anni successivi osservò un grandissimo numero di spettri, potendo così compilare il primo catalogo spettrale contenente quattromila stelle fino alla quinta magnitudine. Questo lavoro gli permise di estendere la classificazione a quattro classi. L’astronomo Hermann Vogel (1841–1907), partendo da un idea del suo professore J. K. F. Zöllner, secondo la quale la sequenza dei colori riflette un processo evolutivo, propose una classificazione leggermente diversa da quella di Secchi, costituita da tre classi, divise a loro volta in sottoclassi. Le differenze di colore erano indice di una forte differenza di temperatura, che rappresentava fasi diverse della vita delle stelle: questa ipotesi, successivamente ripresa, fu però smentita. Il lavoro di Secchi fu poi ripreso dallo statunitense Edward C. Pickering (1846–1919) 58 e dalla sua equipe, presso l’Osservatorio di 58 PLOTKIN, E.: “Edward Charles Pickering”, Journal for the History of Astronomy, 1990 (1), p. 47–58. 31 Harvard. Innanzitutto si pensò di allargare e suddividere maggiormente il campione. Il criterio principale di selezione era l’aspetto delle righe dell’idrogeno: al gruppo A si assegnarono le stelle in cui tali righe erano maggiormente intense, poi seguivano i gruppi B, C, D, ecc. fino alla M caratterizzati da righe dell’idrogeno man mano decrescenti. Un altro criterio era quello delle righe del calcio che nella sequenza avevano un andamento opposto a quelle dell’idrogeno. I gruppi N, O, P, Q riunivano invece le stelle caratterizzate da righe di emissione. Una ricercatrice che collaborava con Pickering, Annie J. Cannon (1863–1941), rielaborò il sistema ed ottenne quella che meglio rappresentava una sequenza continua. La classificazione da lei ottenuta era composta dalle classi O, B, A, F, G, K, M; ogni classe fu poi suddivisa in sotto gruppi identificati mediante un numero da 0 a 9. Un altro studio eseguito sempre da un’assistente di Pickering, Antonia Maury (1866–1952), portò alla luce una differenza nella forma delle righe caratteristiche delle stelle azzurre: alcune stelle presentavano righe larghe e diffuse, classificate come tipo “a” o normali, altre presentavano righe più strette e forti, classificate di tipo “c” o peculiari. Agli inizi del Novecento i sistemi di classificazione disponibili erano fin troppi, si trattava dunque di scegliere uno standard comune. Questo avvenne nel 1910 a Pasadena in occasione del quarto convegno dell’Unione Internazionale per la Cooperazione nella Ricerca Solare, istituzione nata su iniziativa della comunità astronomica americana nel 1904, che rapidamente estese il suo campo d’interesse a tutte le questioni di spettroscopia stellare. L’operazione fu presieduta da Pickering e da George E. Hale (1868– 1938), astronomo americano che fu in grado di promuovere enormemente la ricerca nel suo paese, ed è facile immaginare come la classificazione che ebbe il maggior consenso fu quella di Harvard. La classificazione di Pickering e Cannon entrò quindi nell’uso generalizzato di tutti i ricercatori, ma solo dopo un ulteriore perfezionamento ad opera della stessa Cannon che portò 32 nel 1924 alla pubblicazione definitiva dello “Henry Draper Catalogue”, contenente ben 225.300 stelle classificate. La nostra stella restava indubbiamente l’oggetto più interessante e più studiato, se non altro per la sua vicinanza. Nel 1883 fu possibile osservare lo spettro delle macchie solari, ricco di sottili righe di assorbimento e di bande, che ricordava quelli delle stelle più fredde: si trattava quindi di zone molto meno calde della superficie circostante. Inoltre le macchie presentavano un accenno di struttura vorticosa, cosa che divenne ancora più evidente grazie a due nuovi strumenti: lo spettroeliografo costruito da Hale nel 1892 e il registratore spettrale di velocità messo a punto dal francese H. A. Deslandres (1853–1948). Lo spettroeliografo permette di estendere a tutta la cromosfera il metodo di osservazione in pieno Sole delle protuberanze ideato da Janssen e Lockyer. Si tratta di un apparecchio in grado di eseguire fotografie monocromatiche utilizzando soltanto la luce proveniente dall’idrogeno e dai vapori di calcio, principali costituenti della cromosfera. Grazie allo spettrografo fu poi possibile misurare le velocità radiali dei corpi celesti secondo il principio di Christian Doppler (1803–1853), che a metà del secolo aveva previsto una variazione di lunghezza d’onda della luce in funzione del moto della sorgente luminosa rispetto all’osservatore. Fu quindi possibile conoscere il movimento nello spazio di numerose stelle, combinando tra loro le velocità radiali e i rispettivi moti propri (perpendicolari alla direzione di vista). Inoltre fu possibile scoprire nuove stelle doppie, caratterizzate da luminosità variabile e soprattutto velocità radiale variabile, che presuppone la rotazione della stella attorno alla compagna: è interessante notare come i moti propri non possano essere utilizzati a tal fine in quanto piccoli spostamenti tangenziali diventano non osservabili a grandi distanze, mentre l’effetto dei moti radiali risulta indipendente dalla distanza dell’osservatore. In realtà ci si accorse successivamente che non tutte le stelle che presentavano spostamenti periodici delle righe spettrali erano doppie, un'altra causa di questo fenomeno è infatti la pulsazione. 33 Poche stelle variabili sembravano costituite da coppie di stelle il cui piano orbitale è orientato parallelamente alla linea di vista. Sebbene non si conoscessero ancora le cause della variabilità, qualche somiglianza lasciava pensare di poterle riunire in un numero limitato di gruppi. Uno dei primi gruppi ad essere individuati fu quello delle Cefeidi, stelle variabili a corto periodo, grazie agli studi condotti dall’assistente di Pickering, Henrietta Leavitt 59 (1868–1921): il periodo è funzione della luminosità, e quindi della massa, densità e temperatura della stella 60. Fu immediatamente chiara l’importanza di questa scoperta: nota la magnitudine della Cefeide, ed il suo periodo, è possibile risalire alla sua distanza. Questo, come abbiamo già visto, fu il metodo usato da Hubble per determinare la distanza delle nebulose, dimostrando che in taluni casi si trattava di galassie simili alla nostra. Grande interesse suscitò la scoperta avvenuta nel 1904 a Potsdam ad opera di Johannes F. Hartmann (1865–1936). Durante l’osservazione della stella binaria spettroscopica δ Orionis egli notò due righe stazionarie, mentre tutte le altre righe dello spettro oscillavano periodicamente. Queste due righe non partecipavano neppure al moto stellare, quindi non potevano appartenere alla compagna invisibile, ma indicavano la presenza di una nube sulla linea di vista congiungente il Sole con δ Orionis. Si trattò dunque della prima prova della presenza di materia oscura nello spazio. La nuova astronomia si era ormai affermata e la sua nuova sede di pubblicazione e dibattito fu la rivista statunitense “The Astrophysical Journal”, fondata nel 1894 da Hale prendendo spunto dalle “Memorie della Società degli Spettroscopisi Italiani” 61. 59 PICKERING, E. e LEAVITT, H.: “Periods of 25 Variable Stars in the Small Magellanic Cloud”, Harvard Circular, n. 173, 1912. 60 SAWYER HOGG, H. e DUNLAP, D.: “Variable Stars", Astrophysics and TwentiethCentury Astronomy to 1950 (part A), edited by O. Gingerich, Cambridge University Press, 1984, p. 73–89. 61 CHINNICI, I.: “La Società degli Spettroscopisti Italiani e la Fondazione di “The Astrophysical Journal” nelle lettere di G. E. Hale a P. Tacchini”, Atti del XVI Congresso di Storia della Fisica e dell’Astronomia, Como, 1996. 34 Non possiamo concludere questo discorso sull’analisi spettrale delle stelle senza ricordare i diagrammi di Hertzsprung – Russell (H–R). Sia Ejnar Hertzsprung (1873–1967), ingegnere a Copenhagen, che l’astronomo americano Henry Norris Russell 62 (1877–1957), attraverso studi separati arrivarono pressoché agli stessi risultati relativi al rapporto tra gli spettri e le altre caratteristiche stellari, dimostrando l’esistenza di stelle “giganti”, caratterizzate da un’altissima luminosità e da una superficie superiore alla norma, e di stelle “nane”, aventi dimensioni ridotte e densità molto alta. Entrambi realizzarono i noti diagrammi spettro – magnitudine, in cui è facile notare come le stelle non si distribuiscano a caso, ma seguano un andamento ben preciso accumulandosi su una stretta zona, definita sequenza principale, che scende dalle alte alle base luminosità mentre si procede nella sequenza spettrale, ovvero dalle alte alle basse temperature. Questo, secondo Russell, era il tragitto che ogni stella doveva compiere durante la sua evoluzione, idea che in seguito si rivelò errata 63. La dimostrazione dell’esistenza di stelle giganti generò un grande interesse nei confronti del problema della misura diretta delle dimensioni stellari. Si sapeva che misure di questo tipo si potevano ottenere attraverso l’interferenza che si genera tra due obiettivi puntati sulla medesima stella. In realtà non è necessario avere due obiettivi separati, ma è sufficiente praticare due aperture su di un coperchio posto innanzi alla lente del telescopio. L’immagine della stella risulta quindi solcata da frange d’interferenza; aumentando la separazione tra le aperture, ad un certo punto, le frange dovrebbero sparire. La distanza tra le aperture così trovata permette di ottenere direttamente l’estensione angolare della sorgente osservata. Tale procedimento fu applicato attorno al 1873 all’Osservatorio di Nizza, senza però riuscire ad osservare la sparizione delle frange, a causa 62 RUSSELL, H. N.: “Relation between the Spectra and Other Characteristics of Stars”, Popular Astronomy, 1914, n. 22, p. 275. 63 DEVORKIN, D. H.: “Stellar Evolution and the Origin of the Hertzsprung–Russell Diagram”, Astrophysics and Twentieth-Century Astronomy to 1950 (part A), edited by O. Gingerich, Cambridge University Press, 1984, p. 90–108. 35 del diametro insufficiente dell’obiettivo usato. Già verso il 1890 Albert Michelson (1852–1931), presso l’Osservatorio di Lick a Mount Hamilton, applicava questa tecnica con buoni risultati nella determinazione dei diametri dei satelliti di Giove, quando, nel 1920, dopo che la scoperta delle stelle giganti aveva rinverdito le speranze di arrivare ad una misura diretta delle dimensioni stellari, progettò un telaio largo sei metri da porre davanti all’obiettivo del telescopio Hooker di Mount Wilson, che invece era di “soli” due metri e mezzo. Alle estremità del telaio potevano scorrere due specchi che rinviavano la luce verso l’asse ottico. Fu scelta per la misura la stella Betelgeuse, considerata una delle giganti più grandi: quando la distanza tra gli specchi fu portata a 307 centimetri le frange d’interferenza scomparvero e dai calcoli risultò un diametro di 0,047 secondi d’arco. Questo valore, unitamente a quello della sua parallasse di 0,018”, permise di risalire alle sue dimensioni reali che risultarono maggiori dell’orbita terrestre 64. È interessante notare come l’eccezionale crescita delle conoscenze astronomiche nel XIX secolo, oltre che dalle nuove tecniche strumentali ricordate (fotografia e spettroscopia), sia stata in larga misura favorita da due importanti fenomeni caratteristici della ricerca moderna: la nascita di associazioni astronomiche e la stampa di pubblicazioni periodiche. Durante questo secolo per la prima volta nella storia si realizzarono ben precisi progetti di ricerca comuni, con la formazione di comunità di scienziati operanti a livello internazionale. Il merito di queste associazioni fu tra l’altro quello di promuovere gli studi astronomici a tutti i livelli, procurando i fondi necessari all’avanzamento delle ricerche. Il crescente interesse verso tali studi determinò un aumento considerevole del numero dei ricercatori, portando alla affermazione del fenomeno del “dilettantismo”: un contributo in taluni casi decisivo al progresso nelle conoscenze astronomiche fu 64 DEVORKIN, D. H.: “Michelson and the Problem of Stellar Diameters”, Journal for the History of Astronomy, 1975 (1), p. 1–18. 36 dato proprio da astronomi non professionisti. Le pubblicazioni periodiche, prima anticipatrici della necessità di aggregazione in gruppi di ricerca, poi frutto delle stesse associazioni, furono motivo di una fitta ed efficace corrispondenza astronomica, che permise una più rapida diffusione delle notizie e quindi un fondamentale scambio di informazioni tra gli addetti ai lavori. 37 Riferimenti bibliografici non riportati in nota: BELLONE, E.: Storia della Fisica, UTET, Torino, 1998; BERGIA, S.: Dal Cosmo Immutabile all’Universo in Evoluzione, Bollati Boringhieri, Torino, 1995; BERRY, A.: Storia dell’Astronomia, Dante Alighieri, Roma – Milano, 1907; BOHM, C. A.: Le Chiavi del Cosmo, Franco Muzzio, Padova, 1989; BRACCESI, A.: Esplorando l’Universo, Zanichelli, Bologna, 1988; CLERKE, A. M.: Problems in Astrophysics, A&C Black, London, 1903; CLERKE, A. M.: History of Astronomy During the Nineteenth Century – A Popular History of Astronomy, A&C Black, London, 1902; GODOLI, G.: Le Sfere Armoniche, UTET, Torino, 1993; HEARNSHAW, J. B.: The measurement of starlight, Cambridge University Press, Cambridge, 1996; KRAGH, H.: Introduzione alla Storiografia della Scienza, Zanichelli, Bologna, 1990; MOTZ, L. e WEAVER, J. H.: La storia della Fisica, Cappelli Editore, Bologna, 1991; PANNEKOEK, A.: A History of Astronomy, Dover, New York, 1989; VERDET, J. P.: Storia dell’Astronomia, Longanesi, Milano, 1995; Annali della Scienza e della Tecnica, Edizioni Scientifiche Mondadori. 38 Capitolo 2 L’Astronomia nel XIX secolo in Italia Nei secoli precedenti a quello oggetto del nostro studio grandi furono l’impegno ed i risultati ottenuti in Italia in campo astronomico. “Così avvenne che nell’anno 1800, …, gli studi astronomici fossero fra noi fiorentissimi, e che in essi l’Italia nostra, pur non avendo sulle altre nazioni il primato, non fosse seconda a nessuna” 65. Questa situazione, confermata dalla presenza di numerose specole dotate di strumentazione di primissimo piano, si protrasse solamente per i primi due o tre decenni del secolo. Le condizioni generali politiche ed economiche italiane non permisero ai nostri centri di ricerca di tenere il passo degli osservatori di altri paesi, quali Inghilterra, Francia e, dalla metà del secolo in avanti, soprattutto Stati Uniti, in corsa verso la realizzazione di strumenti sempre più moderni e potenti. Una moderata ripresa si verificò solamente in seguito al riassetto della situazione politica, dopo la proclamazione del nuovo Regno Unito. 2.1 Aspetti politico – istituzionali. Pur esulando dagli scopi di questa tesi l’analisi degli aspetti politico–istituzionali d’Italia nel secolo in esame, ci sembra opportuno riportarne una breve sintesi. Questi aspetti, infatti, non possono essere del tutto tralasciati nell’analisi dello sviluppo delle scienze e dell’astronomia, in particolare, nel periodo in questione. L’ingresso delle truppe napoleoniche nei territori della penisola sul finire del XVIII secolo portò con se un vento di novità politico– 65 GAMBIOLI, D.: “Prefazione del Traduttore” in Compendio di Storia dell’Astronomia di A. Berry, società editrice Dante Alighieri, Roma – Milano, 1907, p. XX. 39 culturali che animarono la vita degli stati italiani anche dopo il crollo dell’Impero francese, fino all’Unificazione. Sul piano civile ed economico nei primi anni dell’Ottocento si riscontra un tentativo di miglioramento dell’istruzione elementare, l’introduzione dei codici napoleonici e l’avvio di importanti opere pubbliche. Nel meridione d’Italia furono messi in vendita i beni statali a vantaggio dei latifondisti e fu decretata la fine della feudalità. Per quanto riguarda le isole, in Sardegna aveva trovato rifugio la corte dei Savoia ed in Sicilia quella dei Borbone sotto la protezione della flotta britannica. Al crollo definitivo dell’Impero napoleonico, sancito dalla sconfitta dell’8 luglio 1815 nella battaglia di Waterloo, fece seguito un tentativo di ripristino dell’ordine politico anteriore alla Rivoluzione francese attraverso la repressione delle tendenze liberali e nazionali. Il nuovo assetto europeo fu deciso lo stesso anno al Congresso di Vienna secondo il “principio di legittimità”, restituendo cioè i territori ai sovrani che vi avevano regnato prima del 1789. Questo portò in Italia la frammentazione territoriale dell’epoca prenapoleonica: il Regno di Sardegna acquistò la Liguria e fu restituito a Vittorio Emanuele I, la Lombardia e la repubblica di Venezia costituirono il Regno lombardo–veneto sotto il diretto controllo della corona imperiale d’Austria, furono restaurati il Ducato di Parma e Piacenza, il Ducato di Modena e Reggio, il Granducato di Toscana e lo Stato pontificio, fu creato il Ducato di Lucca e furono unificate le corone di Napoli e della Sicilia sotto il Regno delle Due Sicilie in mano ai Borbone. Il congresso di Vienna sanciva di fatto il predominio austriaco sull’Italia. L’unico stato a non essere influenzato direttamente o indirettamente dagli Asburgo era il Regno di Sardegna caratterizzato da un regime fortemente legato al clero ed alla aristocrazia militare, che penalizzava lo sviluppo della borghesia mercantile. Sul Regno lombardo–veneto pesavano gli ingenti dazi austriaci, la coscrizione militare obbligatoria della durata di ben otto anni, ed 40 una severa censura nei confronti di tutte le iniziative culturali ritenute liberali od antiaustriache. Ciononostante l’area lombarda fu teatro di un primo importante avvio dell’industrializzazione legata principalmente al settore tessile, nonché dell’introduzione dell’istruzione elementare pubblica obbligatoria gratuita dal 1818. Uno degli stati più progrediti era il Granducato di Toscana dove la relativa libertà di espressione fece di Firenze il centro intellettuale d’Italia con l’apertura nel 1820 di un Gabinetto scientifico–letterario. Lo Stato pontificio ritornò al sistema politico–amministrativo caratterizzato dal governo di un ristretto numero di alti prelati per lo più attenti alla repressione dei moti liberali che si andavano formando principalmente nella zona della Romagna. Il Regno delle Due Sicilie risultava contraddistinto da una profonda arretratezza nell’economia agricola che non aveva subito nessuna sostanziale trasformazione nonostante la privatizzazione delle terre feudali ed ecclesiastiche compiuta nel decennio francese. Questo principalmente per il disinteresse da parte dei grandi proprietari a compiere investimenti per il miglioramento delle colture, condannando i contadini affittuari ad un progressivo impoverimento. Si trattava evidentemente di una situazione fortemente instabile, sottolineata dai numerosi tentativi di insurrezione animati dalla volontà di giungere ad un rinnovamento delle costituzioni, all’istituzione di parlamenti dotati di reali poteri, all’indipendenza del potere giudiziario dal governo, alla libertà di stampa ed associazione nonché all’unità nazionale come liberazione dal dominio straniero. Il nuovo Stato unitario italiano nacque il 17 marzo 1861 come espansione del Piemonte sabaudo, in stretta continuità di ordinamenti legislativi e indirizzi politici. Fu mantenuto lo Statuto concesso nel 1848 che prevedeva un Parlamento costituito da una Camera eletta a suffragio ristretto sulla base del censo e da un Senato di nomina regia. 41 L’unificazione del paese risultava ancora incompleta: mancavano l’annessione del Veneto e di Roma. Il Veneto passò al Regno d’Italia nel 1866, mentre la questione romana fu risolta nel 1870 quando un plebiscito decise l’annessione del Lazio, a cui seguì la proclamazione di Roma capitale nel 1871. Il Papa Pio IX, al quale fu garantita la libertà di esercizio del potere spirituale e l’extraterritorialità dei palazzi vaticani oltre ad una consistente rendita annua, non accettò la nuova situazione, vietando ai cattolici ogni partecipazione alla vita politica dello Stato. Per quanto riguarda i provvedimenti amministrativi e finanziari presi nei primi 15 anni, durante il governo della Destra, al potere fino al 1876, questi miravano principalmente al tentativo di organizzare lo Stato in maniera unitaria. A tal fine fu istituita la figura del prefetto, nominato in ogni provincia dal Ministero degli Interni, il cui ruolo era il controllo politico ed economico delle amministrazioni comunali e provinciali, e di tutte le articolazioni locali dello Stato, dall’erario al provveditorato agli studi. In campo militare fu unificato l’esercito con l’estensione a tutta la penisola della coscrizione obbligatoria. Per quanto riguarda la pubblica istruzione fu sancita la gratuità della scuola elementare della durata quadriennale; l’onere finanziario era affidato ai Comuni che però non sempre erano in grado di corrispondere, specialmente nelle aree più povere. L’unificazione doganale, realizzata estendendo a tutto il pese le basse tariffe piemontesi, stimolò le capacità imprenditoriali ma provocò anche la crisi dei nuclei industriali del Mezzogiorno, sorti grazie ai dazi imposti dal protezionismo borbonico alle merci estere. In campo finanziario il nuovo paese nasceva con l’eredità del debito pubblico degli antichi Stati e per farvi fronte furono inasprite le imposte indirette e furono messe in vendita enormi quantità di beni ecclesiastici. La misura più importante fu l’erogazione da parte della Banca Nazionale di un prestito allo Stato senza copertura aurea, provvedimento che provocò la svalutazione della lira, il che 42 favorì le esportazioni italiane ma generò una contrazione dei consumi interni. La depressione economica iniziata nei primi anni del 1870 e la convinzione che questa fosse dovuta all’eccessivo liberismo operato dal governo portò nel 1876 alla caduta della Destra. Da questo momento in avanti, fino alla fine del secolo, il potere restò in mano alla Sinistra che tra l’altro varò un importante riforma elettorale caratterizzata dall’abbassamento del limite di età da 25 a 21 anni e dalla riduzione del censo minimo necessario per partecipare al voto da 40 a 20 lire di prelievo fiscale annuo. Questo generò un sensibile incremento degli elettori politici, che passarono dal 2% al 6,9% della popolazione. Furono adottate tariffe doganali protezionistiche al pari degli altri paesi europei, creando le premesse per un generalizzato decollo industriale. Decollo industriale che fu arrestato, a fine secolo, da una nuova crisi economica, che interessò anche il settore agricolo. Una vera ripresa si verificò solo nel secondo dopoguerra. 2.2 Gli Osservatori La situazione degli studi astronomici in un dato paese è in larga parte determinata dalle condizioni in cui versano i suoi istituti di ricerca, tanto più nell’epoca moderna e contemporanea in cui l’impatto tecnologico risulta di importanza decisiva. In Italia, in un secolo percorso da innumerevoli vicissitudini, le incertezze politiche si ripercuotevano in modo negativo sull’attività scientifica, alla quale venivano meno i mezzi economici ed il personale necessario a tenere il passo di altri paesi, come gli Stati Uniti d’America e gli stati europei quali Francia e Inghilterra; anche questi ultimi interessati dai moti rivoluzionari, ma con una situazione di unità già affermata che permetteva un più efficace indirizzamento e distribuzione delle risorse. In Italia esistevano già prima dell’inizio del XIX secolo una decina di osservatori che vennero mantenuti anche dopo 43 l’Unificazione, il che comportava una sostanziale dispersione di fondi, tanto più che al contrario degli altri paesi europei qui non esisteva un importante osservatorio centrale. All’inizio del secolo i principali Osservatori astronomici italiani erano quelli di Bologna, Parma, Brera in Milano, Padova, Torino, Firenze, del Collegio Romano, di Palermo e di Capodimonte in Napoli. A questi se ne aggiunsero altri degni di nota nel corso del secolo. Nel 1848 fu fondato l’Osservatorio del Campidoglio in Roma, realizzato a partire dalla Specola Scarpellini da Ignazio Calandrelli (1792–1866), a cui seguirono nella direzione, in successione, Lorenzo Respighi (1824–1889), e Alfonso Di Legge (1847–1938). Nel 1863, con la direzione di Piero Maria Garibaldi (1823–1902), presso l’Osservatorio meteorologico di Genova iniziarono ad essere compiute sistematiche osservazioni astronomiche, per lo più relative allo studio delle macchie solari. L’Osservatorio di Catania sull’Etna fu fondato ad opera di Tacchini nel 1880 con preciso indirizzo astrofisico, e nel 1885 fu affiancato da una sede nella città per poter proseguire le osservazioni nei periodi invernali. La Specola Vaticana fu fondata nel 1888 per sopperire alla mancanza di un osservatorio nei territori Papali. Con la morte di padre Angelo Secchi, infatti, anche l’Osservatorio del Collegio romano era passato sotto il diretto controllo del Governo italiano. Si tentò allora di unificare i due istituti romani offrendo la direzione di entrambi a Respighi. Poiché Respighi rifiutò l’offerta, per rendere più indolore la soppressione dell’Osservatorio venne istituito l’Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica con sede al Collegio Romano. La direzione del nuovo ente fu affidata a Tacchini, il quale delegò al vice–direttore Elia Millosevich (1848– 1919) le cure dell’Osservatorio, nel quale furono continuate le serie di osservazioni solari iniziate da Secchi. Ricordiamo al riguardo le parole di Schiaparelli, preoccupato delle sorti dell’Osservatorio del Collegio Romano rimasto orfano del suo insigne direttore, rivolte al 44 Ministro della Pubblica Istruzione Coppino: “…in quell’Osservatorio si era iniziata e si veniva continuando serie di osservazioni della più alta importanza, specialmente quelle sul Sole e sugli spettri dei corpi celesti e sul magnetismo della terra, la cui continuazione anzi non solo è desiderata, ma è necessaria…” 66. La fusione dei due Osservatori romani fu attuata nel 1923 ed in seguito fu scelta come sede del nuovo Istituto la collina di Monte Mario. Nel 1891 Vincenzo Cerulli (1859–1927) fondò una Specola privata su di una collina presso Teramo, collina che da allora fu chiamata “Collurania”, Specola che nel 1917 fu donata allo Stato. La stazione astronomica di Carloforte posta nell’isola di San Pietro in Sardegna fu realizzata su iniziativa della Commissione Geodetica Internazionale e dell’Associazione Geodetica Italiana nel 1899. Dotata di un telescopio zenitale e di un orologio a pendolo di precisione aveva lo scopo di misurare i movimenti del polo e le conseguenti variazioni delle latitudini. Si pensava di poter inquadrare rapidamente, nel corso di cinque od al più dieci anni, le leggi che regolano le migrazioni del polo, ma in realtà il fenomeno si presentò più complesso del previsto e, in considerazione della necessità di continuare le attività di osservazione, la stazione fu inclusa nel ruolo degli Osservatori astronomici statali nel 1911. L’Osservatorio astronomico di Trieste nacque nel 1898 dall’Osservatorio marittimo risalente al 1866, ma passò sotto il controllo italiano solo nel 1919, al termine della prima guerra mondiale, in seguito dell’annessione di Trieste all’Italia; all’epoca fu nominato nuovo direttore Luigi Carnera (1875–1962). 67 66 SCHIAPARELLI, G. V.: “Lettera al Ministro Coppino del 08/03/1878”, G. V. Schiaparelli A. Secchi Corrispondenza (1861 – 1878), a cura di Buffoni L., Manara A., Tucci P., Edi.Artes, Milano, 1991, p. 256. 67 Per una trattazione più ampia sulla storia delle Specole italiane si rimanda ai seguenti volumi: ABETTI, G.: Storia dell’Astronomia, Vallecchi Editore, Firenze, 1963. BAIADA, E. BÒNOLI, F. BRACCESI, A.: Museo della Specola. Catalogo, Bologna University Press, Bologna, 1995. 45 In una lettera indirizzata a Secchi del 1868, Schiaparelli, allora già direttore dell’Osservatorio di Milano, dichiara molto apertamente che “qui non si può mai ottenere nulla, e la causa sono i troppi osservatori che abbiamo, per i quali il Governo spende una somma ragguardevole, senza che perciò in nessuno (salvo forse a Palermo) si possa fare qualche lavoro importante di osservazione” 68. Le lamentele di Schiaparelli non passarono senza ascolto. Nel 1878 fu stanziata dal Governo una somma di 250.000 lire per la costruzione di un grosso equatoriale presso l’Osservatorio di Brera. L’ottica fu realizzata da Merz, a Monaco, la parte meccanica da Repsold, a Amburgo. Lo strumento di 487 millimetri di apertura e 695 centimetri di focale fu pronto nel 1886. Si trattò del più importante finanziamento italiano ottocentesco destinato alla ricerca astronomica. Ma torniamo indietro di qualche anno, al momento in cui si verificò una, se pur moderata, inversione di tendenza nelle attenzioni nei confronti degli Istituti astronomici italiani da parte del Governo. Nel 1874, prima della sua partenza per le Indie dove avrebbe seguito l’eclisse totale di Sole del 6 aprile 1875, Tacchini presentò BALESTRIERI, R.: “Francesco Porro e l’Osservatorio Meteorologico e astronomico dell’Università di Genova”, Memorie della S.A.It., 1997, vol. 68, n. 3, p. 597, (Appendice 2.V); CALISI, M: Storia e strumenti del Museo astronomico e copernicano di Roma, Roma, 2000; GAMBIOLI, D.: “Appendice II”, Storia dell’Astronomia, a cura di A. Berry, Dante Alighieri, Roma – Milano, 1907, p. 557; MAYER, M. G.: L’Universo Stellato, Unione Tipografico–Editrice, Torino, 1900, p. 735; MONACO, G.: L’Astronomia a Roma, Osservatorio Astronomico di Roma, 2000; RAYET, G.: L’Astronomie Pratique et les Observatoires en Europe et en Amérique – V Partie, Observatoires d’Italie, Gauthier Villars, Paris, 1878; SABINO MAFFEO: “I Cento Anni della Specola Vaticana”, La Civiltà Cattolica, 1991, n. 1, p. 469 – 480; Specola Vaticana – Nove Papi una Missione, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2001; TUCCI, P. e VALOTA, R.: Da Brera a Marte, Nuovo Banco Ambrosiano, Novara, 1983; Osservatori Astrofisici – Astronomici e Vulcanologici Italiani, Ministero della Pubblica Istruzione, Roma, 1956; Coelum, bologna, annate 1981–1983. 68 SCHIAPARELLI, G. V.: “Lettera a Secchi del 28/06/1868”, G. V. Schiaparelli A. Secchi Corrispondenza (1861–1878), a cura di Buffoni L., Manara A., Tucci P., Edi.Artes, Milano, 1991, p. 175. 46 al Ministero della Pubblica Istruzione una prima relazione sullo stato degli osservatori astronomici italiani 69. Questa relazione si apre con un interessante confronto tra i costi di gestione degli Istituti astronomici italiani e quello dei principali osservatori europei, ovvero quello di Parigi, di Greenwich e di Pulkova. Un solo dato risulta sufficientemente esaustivo: la spesa complessiva annua per l’esercizio delle dieci specole italiane era pari a 100.452,42 lire, contro la spesa annua per il solo Osservatorio di Pulkova in lire di 220.800. Questo dato fa risultare ancora di più l’importanza dell’acquisto dell’equatoriale di Mertz per Brera, con una cifra pari a due volte e mezzo il bilancio annuo complessivo per l’astronomia nazionale. Tacchini poi, continuando con l’indicazione della strada da seguire per favorire la rinascita dell’astronomia italiana, escludeva la possibilità della costruzione di un nuovo ed importante osservatorio centrale e proponeva una precisa riorganizzazione di quelli già esistenti, dividendoli in osservatori destinati all’astronomia pratica, per i quali auspicava un miglioramento della strumentazione e del personale, e osservatori destinati principalmente all’istruzione, quindi dipendenti dalle università. Alla prima categoria avrebbero dovuto far parte gli Osservatori di Palermo, Napoli, Milano e Firenze, per i quali Tacchini produsse una dettagliata lista delle spese da sostenere necessarie al rilancio delle attività di ricerca. Per quanto riguarda gli altri osservatori egli affermava che quelli di Bologna, Modena e Parma si trovavano già da molti anni ridotti a semplici stazioni meteorologiche e consigliava che venissero soppressi come osservatori astronomici. Annessi alle università sarebbero rimasti solo gli Osservatori del Campidoglio in Roma, di Padova e di Torino, che non necessitavano di particolari interventi. 69 TACCHINI, P: “Sulle Attuali Condizioni degli Osservatori Astronomici in Italia”, Memorie degli Spettroscopisti Italiani, Palermo, 1875, appendice al vol. 4, p. 1. (Appendice 2.III ) 47 A questa relazione fece seguito una riunione tra i principali astronomi italiani, tenutasi a Palermo nel 1875 su invito del Ministro Bonghi, per giungere ad una proposta pratica e collettiva d’intervento 70. In questo incontro fu deciso di seguire le linee indicate da Tacchini; qualche riserva rimaneva solamente in relazione all’Osservatorio di Bologna, a causa della mancanza in commissione di un qualche rappresentante di questo istituto, dove dal ‘73 era vacante la carica di direttore. Si deliberò comunque che l’organico di Bologna non avrebbe dovuto eccedere quello degli Osservatori meteorologici di Parma e Modena, ma si lasciò libertà di avvalersi degli strumenti astronomici già presenti a sussidio dell’insegnamento universitario, qualora si fosse provveduto alla cattedra di astronomia. L’impegno di Tacchini e le successive consultazioni si concretizzarono nel varo del decreto Bonghi del 1876, con il quale finalmente si riordinavano gli osservatori astronomici mantenuti dallo Stato, distinguendoli in tre categorie 71. Nella sostanza si prevedeva di potenziare gli Osservatori di Milano, Firenze, Napoli e Palermo come osservatori di ricerca, annettere gli Osservatori di Torino, Padova, Bologna e quello romano del Campidoglio alle rispettive Università e declassare gli Osservatori di Parma e Modena a semplici osservatori meteorologici. Si fa poi riferimento a future indicazioni per la determinazione della classe dell’Osservatorio del Collegio Romano. Il decreto seguiva le indicazioni di Tacchini tranne che per il mancato declassamento a semplice osservatorio meteorologico della Specola di Bologna. Nel 1876 infatti era stata nuovamente istituita la cattedra di astronomia presso l’Università di quella città, cattedra assegnata a Antonio Saporetti (1821–1900), il quale assunse anche 70 CACCIATORE, G.: “Nuovo Ordinamento degli Osservatorii Italiani”, Memorie, Memorie degli Spettroscopisti Italiani, Palermo, 1875, appendice al vol. 4, p. 37. (Appendice 2.IV) 71 BONGHI, R.: “Regio Decreto col quale si Riordinano gli Osservatori Astronomici…, 12 Marzo 1876”, Atti del Governo, 1876, vol. 86. (Appendice 2.I) 48 la direzione dell’Osservatorio astronomico annesso all’Università stessa. In un altro rapporto del 1883 72, relativo alla visita compiuta in America agli osservatori astronomici più importanti ed indirizzato sempre al Ministro della Pubblica Istruzione con l’intenzione di “richiamare l’attenzione di V. E. stessa sugli Osservatorii astronomici d’Italia”, Tacchini dichiara “che in America il diametro delle lenti dei cannocchiali astronomici varia fra 40 e 90 centimetri, mentre in Italia siamo ancora fra i 10 ed i 40 centimetri…. Riguardo ai cerchi meridiani… alcuni… hanno cannocchiali della forza di quelli dei nostri maggiori equatoriali…. In quei paesi, con somme relativamente modeste, si possono avere grandi ed eccellenti istrumenti”, questo grazie alle numerose ordinazioni che hanno permesso ai costruttori americani di sviluppare rapidamente grande abilità e che hanno generato una certa concorrenza tale da consentire un abbassamento dei prezzi. Egli aggiunge che “quasi tutti gli Osservatori americani sono di fondazione privata e non solo continuano ma migliorano la loro vita mercè nuove offerte di privati…. Ora se paragoniamo lo stato attuale dell’astronomia pratica in America… con quello in Italia… la differenza è enorme, quasi direi sconfortante…. Da noi… non abbiamo che 4 cannocchiali in esercizio dell’apertura massima di soli 35 centimetri, siamo cioè nel limite di quei cannocchiali, che in America e persino nella vicina Francia si chiamano piccoli, essendovene due in costruzione di 70 centimetri, uno per Nizza… l’altro… per Parigi, ed un altro consimile funziona già a Vienna. In tal modo la nostra inferiorità in questa parte dell’astronomia d’osservazione si sente non solo rispetto al nuovo, ma di fronte anche al vecchio mondo. Non parlerò poi di tutti gli altri mezzi e 72 TACCHINI, P.: “Rapporto a S. E. il Ministro della Pubblica Istruzione sugli Osservatorii Visitati in America e Considerazioni sull’Astronomia Pratica in Italia e sulla Meteorologia, Roma 18/09/1883”, Eclissi Totali di Sole del Dicembre 1870, del Maggio 1882–83 e dell’Agosto 1886 – 87, Roma, 1888, p. 103; anche in appendice alla Tesi di Laurea in Fisica di Ileana Chinnici: Pietro Tacchini (1838 – 1905) Ingegnere, Astrofisico, Meteorologo. Una Prima Ricostruzione Biografica, A.A. 1991–1992. 49 vantaggi accordati agli astronomi in America, dove si è compreso che se un astronomo deve dedicarsi unicamente all'astronomia, deve anche venire retribuito e favorito nei comodi della vita in modo da non sentire il bisogno di dedicare l’opera sua fuori della propria specola…. Qui da noi l’E. V. sa benissimo quali meschine risorse presenti la carriera astronomica, e per conseguenza quanto pochi siano disposti a percorrerla”. Poi conclude sostenendo che comunque “le condizioni della maggior parte dei nostri Osservatorii vennero assai migliorate, in base al decreto 1876 e per opera dei direttori…. Rammenteremo come l’Osservatorio di Palermo abbia di recente ottenuto un notevole miglioramento del personale… così che ora tutti gli strumenti sono convenientemente utilizzati…. Sull’Etna… sorge una stazione astronomica per un equatoriale di 12 pollici… analoga stanza equatoriale si sta costruendo in Catania per utilizzare lo stesso obiettivo nei mesi in cui sull’Etna sarebbe difficile di lavorare…. A Napoli il chiarissimo senatore De Gasparis, tenendo saggiamente in vista l’astronomia di precisione, pensò anzitutto e riuscì di recente ad avere pel suo Osservatorio un magnifico cerchio meridiano di Repsold, il migliore oggi in Italia…. A Roma l’Osservatorio universitario del Campidoglio ebbe rinnovato il proprio organico come Osservatorio destinato principalmente all’istruzione, ciò non impedisce al chiarissimo direttore di eseguire bellissime e numerose osservazioni in seguito ai miglioramenti da lui apportati al materiale scientifico di quella specola. Per l’Osservatorio di Padova può dirsi altrettanto. La Specola di Brera in Milano ha pure conseguite analoghe migliorie, e di recente quel distinto direttore ottenne dal Governo i mezzi per l’acquisto di un grande refrattore di 49 centimetri di apertura…. L’Osservatorio di Torino è esso pure in via di notevole miglioramento…. L’Osservatorio di Genova della regia marina ha pure in questi ultimi anni preso quell’indirizzo che richiede lo scopo cui è destinato…. Gli Osservatori di Modena e Parma convertiti in Osservatori meteorici, vennero pure sistemati conforme alla deliberazioni prese nel congresso di Palermo…. Al Cimone si 50 sta pure costruendo un edificio… non solo riescirà utilissima alla meteorologia ma perché anche gli astronomi potranno valersene per speciali ricerche…. Riguardo alla Specola di Bologna l’esperienza di otto anni ha dimostrato, come meglio sarebbe stato il rispettare il voto di Palermo… mentre per quella di Firenze, debbo dire che è proprio cosa che fa disonore a quella città e all’Italia il vederla così abbandonata e cadente…. Per ciò che riguarda poi il concorso dei privati a vantaggio dell’astronomia, non posso tacere della nobile iniziativa dei Reggiani dell’Emilia, che per onorare la memoria del loro illustre concittadino, il compianto professore Angelo Secchi, decisero di innalzargli un monumento scientifico, consistente in un grandioso cannocchiale astronomico di 70 centimetri di apertura”. Per quanto riguarda quest’ultima opera, Tacchini era consapevole che la realizzazione non sarebbe stata conclusa in tempi brevi a causa delle generali condizioni economiche del paese, anche se comunque auspicava che un giorno l’impresa potesse essere portata a termine. In realtà ciò non avvenne, il già cospicuo capitale raccolto risultò fortemente svalutato a seguito dei conflitti mondiali tanto da non essere più neanche lontanamente sufficiente alla realizzazione del progetto originario, “così che nel 1970, alla distanza di 90 anni dalla pubblicazione del famoso manifesto a cui ebbero a rispondere con slancio, sottoscrivendo, studiosi d’Europa e d’America, la dote per il Monumento scientifico sale a circa L. 900.000, buona appena non per costruire e corredare di strumenti un Istituto scientifico, ma solamente un casotto meteorologico. Eppure, neanche il casotto è stato varato” 73. Al decreto del 1876 fece seguito un nuovo ordinamento solamente cinquant’anni dopo, nel 1923, in cui si stabiliva che “i Regi osservatori astronomici hanno sede in Catania, Milano, Napoli, Padova, Roma, Teramo (Collurania), Torino e Trieste. È conservata in Carloforte (isola di S. Pietro) la stazione astronomica istituita 73 FINZI, R.: “Il Mancato Monumento Scientifico al Padre Angelo Secchi”, Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi, Aedes Muratoriana, Modena, 1971, p. 137. 51 con la legge 8 giugno 1911, n. 539” 74. È da notare come a questo punto gli Osservatori astronomici di Bologna e Firenze non vengano più neppure menzionati; ricordiamo a riguardo le negative considerazioni di Tacchini del 1883, sopra riportate. Nell’articolo 13 del suddetto decreto si puntualizza che “Entro un anno dall’entrata in vigore del presente decreto gli Osservatori astronomici attualmente esistenti, non compresi tra quelli elencati all’art. 1, potranno, su richiesta delle università interessate, essere trasformati in gabinetti di astronomia, annessi alle corrispondenti cattedre delle università stesse.” All’articolo 16 si decreta poi la fusione degli Osservatori del Collegio Romano e del Campidoglio in un unico Osservatorio, come già ricordato i precedenza. In questo contesto si capisce come nel campo dell’astronomia tradizionale, ovvero l’astronomia di posizione strettamente legata alla meccanica celeste, per gran parte del XIX secolo, non fosse possibile ottenere risultati particolarmente significativi, a causa, non tanto del basso salario riservato agli astronomi, costretti in alcuni casi ad abbandonare le proprie ricerche per svolgere altre attività, quanto dell’assoluta inadeguatezza della strumentazione di cui disponevano gli osservatori italiani. La grande novità stava però nella nascente “astronomia fisica”, della quale agli inizi non fu compresa la reale importanza da parte della maggioranza degli astronomi, tra i quali parecchi ricercatori operanti negli osservatori più importanti dell’intero globo. Fu così che quel settore di ricerca da molti mal considerato divenne il fiore all’occhiello della nostra astronomia agli inizi della seconda metà del secolo. Lo spettroscopio era uno strumento relativamente economico e la strumentazione in dotazione agli osservatori italiani ben si adattava ai primi studi astrofisici, che non richiedevano una esasperata precisione nelle misure di posizione o massime capacità di ingrandimento. 74 GENTILE: “Ordinamento dei Regi Osservatori Astronomici”, Gazzetta Ufficiale, 11 Febbraio 1924. (Appendice 2.II) 52 2.3 Astronomia di posizione. Per tutta la prima metà del secolo i lavori che venivano svolti negli osservatori astronomici erano unicamente legati all’astronomia di posizione: fu solamente dopo il 1860 che a questa tradizionale attività furono affiancati studi di astrofisica. L’importanza delle osservazioni delle posizioni degli astri risiedeva nella possibilità di una sempre migliore comprensione dei fenomeni propri della meccanica celeste, ovvero dei moti dei pianeti e dei loro satelliti, delle comete all’interno del Sistema solare e delle stelle attorno al comune centro di massa nei sistemi multipli; ciò a dimostrazione della generale validità della legge di gravitazione newtoniana, e più in grande nel sempre maggior interesse che veniva riposto nello studio dei movimenti delle stelle. La misura dello spostamento apparente parallattico annuo, dovuto alla rivoluzione della Terra attorno al Sole, consentiva di risalire direttamente alla distanza della stella in esame dal Sole stesso, mentre la conoscenza dei moti propri delle stelle rendeva sempre più chiaro il quadro riguardante il Sistema stellare che ci ospita. La strumentazione utilizzata per questo tipo di ricerche sin dagli inizi del secolo precedente consisteva in un cannocchiale meridiano, chiamato così perché montato in modo tale da potersi muovere soltanto nel piano del meridiano, e in un micrometro costituito da un sistema di fili sottilissimi, di norma fili di ragno, posti al fuoco dell’obiettivo del cannocchiale stesso. Sebbene il principio di utilizzo fosse sempre lo stesso, il cannocchiale meridiano fu affinato nel corso degli anni nella struttura portante e nei materiali utilizzati per la fabbricazione. Nell’Ottocento si utilizzava il circolo o cerchio meridiano, chiamato così perché dotato di una struttura circolare di grandi dimensioni sulla quale era riportata la gradazione in modo tale da consentire misure più accurate 75. Tale strumentazione permetteva di determinare l’istante preciso (ascensione retta) in cui l’astro passava al meridiano e la sua altezza 75 KING, H. C.: The History of the Telescope, Charles Griffin & Company Limited, London, 1955. 53 (declinazione) in quel momento sull’orizzonte. Queste misure dovevano essere realizzate con estrema precisione per poter rivelare gli spostamenti delle stelle che risultano di lieve entità a causa della distanza. A tal fine era necessario eseguire diverse prove per poter calcolare gli errori sistematici indotti dalle imperfezioni strumentali, sempre presenti benché la strumentazione fosse costruita con grande accuratezza; si trattava di piccoli errori di fabbricazione dello strumento, ad esempio nella gradazione dei cerchi di riferimento o nel passo della vite micrometrica, e di collocazione, come ad esempio l’asse di rotazione non esattamente diretto da Est a Ovest o non esattamente orizzontale. Questo non bastava: il risultato delle osservazioni andava poi corretto per lo spostamento apparente dovuto ai movimenti di precessione e nutazione dell’asse terrestre, nonché per l’aberrazione, causata dalla composizione della velocità della luce con quella della Terra nel moto di rivoluzione attorno al Sole, e per la rifrazione atmosferica. Le dimensioni relativamente piccole dei cannocchiali meridiani, dettate dalla necessità di limitare al massimo le inevitabili flessioni e deformazioni causate dal peso degli strumenti stessi in virtù della precisione, permettevano di osservare solamente stelle abbastanza luminose; queste vennero scelte poi come stelle di riferimento quando, dopo l’introduzione della fotografia in campo astronomico, e più precisamente negli ultimi due decenni del secolo, si iniziarono a realizzare cataloghi astrografici. L’astrografo, ovvero un’equatoriale fotografico, permette di fissare su di una lastra numerose stelle minori, le cui coordinate vanno poi misurate sulla lastra stessa con l’ausilio di un micrometro facendo riferimento alle stelle fondamentali. La pubblicazione del primo grande catalogo stellare italiano risale proprio ai primi dell’Ottocento ad opera di Giuseppe Piazzi 76. Si tratta di un catalogo visuale contenente 6748 stelle, basato sulle 76 PIAZZI, G.: Praecipuarum Stellarum Inerrantium Positiones Mediae, Ineunte Saeculo XIX, ex Observationibus Habitis in Specula Panormitana ab Anno 1792 ad 1802, Palermo, 1803. 54 osservazioni eseguite presso l’Osservatorio di Palermo a partire dal 1792, anno successivo alla fondazione dell’Osservatorio stesso, e concluse nel 1802. Nel 1814 apparve una seconda edizione del catalogo palermitano, risultato di una nuova riduzione delle stelle presenti nella precedente, sulla base di nuove ricerche relative alla posizione di 220 stelle fondamentali 77. Entrambe le pubblicazioni ricevettero il Gran Premio d’Astronomia dell’Istituto di Francia a testimonianza della fondamentale importanza di questo genere di lavori. Il secondo grande catalogo stellare italiano fu realizzato presso l’Osservatorio di Padova. Questo si compone di diversi cataloghi parziali, due comprendenti complessivamente 4098 stelle della zona compresa tra 10° di latitudine boreale e 10° di latitudine australe pubblicati nel 1840 da Giovanni Santini (1787–1877), direttore dell’Osservatorio dal 1817; due cataloghi di stelle australi sempre del Santini, il primo del 1858 78 relativo alla zona compresa fra 10° e 12°30’ ed il secondo del 1862 79 per la zona compresa fra 12°31’ e 15° realizzato sulla base delle osservazioni condotte da Virgilio Trettenero (1822–1868); Trettenero stesso realizzò un quinto catalogo nel 1870 80. Le procedure di osservazione prevedevano misure di posizione di ogni stella almeno per due sere distinte allo stesso circolo meridiano: lo strumento utilizzato in prevalenza era il circolo di Starke collocato a Padova nel 1836. Il significato e l’importanza di questi lavori risiedeva nello “…stabilire in ogni punto del firmamento delle stelle ben determinate, abbastanza prossime in declinazione, perché rivolgendo un cannocchiale verso un nuovo pianeta, od una nuova cometa… rendessero più facile e 77 PIAZZI, G.: Praecipuarum Stellarum Inerrantium Positiones Mediae, Ineunte Saeculo XIX, ex Observationibus Habitis in Specula Panormitana ab Anno 1792 ad 1814, Palermo, 1814. 78 SANTINI, G.: Posizioni Medie di 2696 Stelle pel 1° Gennaio 1860, tipografia G. Antonelli, Venezia, 1858. 79 SANTINI, G.: Posizioni Medie di 2246 Stelle Dedotte dalle Osservazioni Fatte dal Sig. Trettenero nell’Osservatorio di Padova negli Anni 1857 – 61, tipografia G. Antonelli, Venezia, 1862. 80 TETTENERO, V.: Posizioni Medie di 1425 Stelle del Principio del 1860, tipografia G. Antonelli, Venezia, 1870. 55 sicura la osservazione mediante l’uso degli ordinari micrometri”, come è sottolineato dal Santini nelle pagine introduttive del suo primo catalogo di stelle australi. Menzioniamo il catalogo dell’Osservatorio Astronomico di Brera pubblicato nel 1860, contenente 661 stelle australi, frutto delle osservazioni dell’assistente Giovan Battista Capelli (1801–1877); quello di Tacchini 81 realizzato a Palermo nel 1869, in cui sono riportate le posizioni di mille stelle australi; quello di Elia Millosevich (1848–1919), all’epoca vicedirettore dell’Osservatorio del Collegio Romano, e Domenico Peyra (1871–1898) eseguito con il grande circolo meridiano di Salmoiraghi nel 1896, comprendente 2491 stelle australi di magnitudine compresa tra 9,1 e 9,5 82. Ricordiamo poi il grande catalogo dell’Osservatorio del Campidoglio che richiese ben 35 anni di lavoro, dal 1875 al 1910, ed al quale lavorarono Respighi 83, direttore dello stesso Osservatorio dal 1865, ed i suoi assistenti Di Legge e Francesco Giacomelli (1849–1936), i quali si incaricarono di portare a termine l’opera dopo la morte di Respighi. Si trattò di un lavoro molto accurato, ogni stella fu osservata più volte sia direttamente che riflessa in una vasca di mercurio, inoltre ogni osservazione fu ripetuta rovesciando lo strumento: questo per ottenere dei valori medi del tutto privi di errori dovuti ad imperfezioni strumentali. Ciò che accomuna tutti questi cataloghi è la tecnica puramente visuale utilizzata per realizzarli. L’introduzione della fotografia, come già accennato, portò enormi vantaggi permettendo, tra l’altro, di estendere i cataloghi in magnitudine. 81 TACCHINI, P.: “Osservazioni di Stelle Australi Eseguite al Cerchio Meridiano”, Bullettino Meteorologico del Reale Osservatorio di Palermo, 1869, vol. 5. 82 ARMELLINI, G.: “Astronomia”, Un Secolo di Progresso Scientifico Italiano 1839– 1939, Società Italiana per il Progresso delle Scienze – Roma, Hoepli, Milano, 1939, vol. 1, p. 440. 83 RESPIGHI, L.: “Catalogo delle Declinazioni Medie pel 1875, o di 1463 Stelle Comprese fra i Paralleli 20° e 64° Nord”, Atti della Regia Accademia dei Lincei Memorie, 1879–1886, serie 3a, vol. III; “Catalogo delle Declinazioni Medie pel 1880, o di 1004 Stelle Comprese fra 0° e 20° Nord, 64°, 90° Nord”, Atti della Regia Accademia dei Lincei - Memorie, 1884–1885, serie 4a, vol. I. 56 Ben due Osservatori italiani parteciparono alla grande impresa internazionale per la realizzazione di una carta ed un catalogo fotografici dell’intera volta celeste: l’Osservatorio di Catania e la Specola Vaticana 84. Un ruolo fondamentale nell’organizzazione dei lavori per la “Carte du Ciel” fu svolto dalla Francia, in modo particolare dall’Osservatorio di Parigi e dal suo direttore Mouchez, che invitò alla prima conferenza internazionale tenutasi a Parigi nel 1887 sia Tacchini che Schiaparelli. Quest’ultimo non convinto del progetto non partecipò, lasciando Tacchini come unico rappresentate italiano 85. Pietro Tacchini, all’epoca direttore dell’Osservatorio del Collegio Romano, era ben consapevole che la posta in gioco per la partecipazione a tale impresa era l’acquisizione di grande prestigio internazionale. Proprio l’intenzione di valorizzare l’Osservatorio astrofisico di Catania, fondato nel 1885 e non certo votato all’astronomia di posizione, spinse il grande astronomo italiano a proporre di assegnare una parte del lavoro al nuovo centro di ricerca. Fin da subito vi furono problemi legati ai finanziamenti, i fondi stanziati non erano sufficienti all’acquisto della strumentazione necessaria: l’equatoriale fotografico realizzato dai fratelli Henry. Si optò allora per la fabbricazione in Italia dei pezzi più costosi, tra i quali la montatura e la cupola girevole, l’obiettivo fu realizzato a Monaco da Steinheil e solo i telai porta lastre furono acquistati a Parigi da Gautier per uniformarsi agli altri osservatori. La partecipazione alla realizzazione della Carta rimase comunque incerta fino al 1890, anno in cui si decise di nominare direttore dell’Osservatorio di Catania Annibale Riccò 86 (1844–1919), che fino ad allora aveva condotto studi spettroscopici presso 84 CHINNICI, I.: “Il Contributo Italiano all’Impresa Internazionale della “Carte du Ciel””, Giornale di Astronomia, 1995, vol. 21, n. 3, p. 11. 85 “Lettera del Ministro della Pubblica Istruzione a Mouchez, 14 Febbraio 1987”, La Carte du Ciel, a cura di Chinnici I., Observatoire de Paris – Osservatorio Astronomico di Palermo G. S. Vaiana, 1999. 86 RICCÒ, A.: Catalogo Astrofotografico della Zona di Catania, Catania, 1907. 57 l’Osservatorio di Palermo, con l’intento di scongiurare l’abbandono dell’orientamento astrofisico dell’Osservatorio. I problemi non finirono qui, l’equatoriale era stato costruito in maniera da poter essere mosso in declinazione da – 45° a + 45°, questo per contenere i costi di fabbricazione alla luce del fatto che la zona assegnata inizialmente a Catania era compresa tra + 6° e + 12° di declinazione. Nel 1891 vi fu una nuova suddivisione dei lavori e a Catania fu assegnata la regione di cielo compresa tra + 47° e + 54°. Le complesse modifiche necessarie per adeguare lo strumento al nuovo lavoro ritardarono notevolmente l’inizio delle attività: le fotografie per il Catalogo iniziarono nel 1896 e quelle per la Carta solo nel 1898. Problemi vi furono anche relativamente al lavoro di riduzione delle coordinate, inizialmente sempre di tipo economico. Superati questi e nominato Giovanni Boccardi (1859– 1936) responsabile di tale opera ci si accorse che il catalogo fornito dall’Osservatorio di Pulkovo conteneva spesso stelle di riferimento troppo deboli; quindi era opportuno riosservare circa mille stelle, operazione che l’Osservatorio di Catania non poteva svolgere a causa dell’assenza della strumentazione necessaria, ricordiamo che si trattava di un Osservatorio astrofisico, e del personale in numero insufficiente. La soluzione fu quella di chiedere la collaborazione degli altri osservatori italiani: l’operazione di riosservazione delle stelle di riferimento fu condotta dagli Osservatori di Arcetri, Padova, Palermo, del Collegio Romano, del Campidoglio e dall’Osservatorio privato di Collurania (Teramo). Il lavoro di fotografia delle 1008 lastre per il Catalogo fu comunque terminato nel 1908, mentre quello relativo alla Carta procedeva con estrema lentezza, anche a causa dello svolgersi contemporaneo delle ricerche astrofisiche e della redazione delle Memorie della Società degli Spettroscopisti che dal 1899 venivano pubblicate a Catania 87. 87 RICCÒ, A.: “Lavoro della Stazione Internazionale nell’Osservatorio di Catania per la Carta Fotografica del Cielo”, Memorie della Società degli Spettroscopisti Italiani, Catania, 1901, vol. 30, p. 179; “Seconda Relazione”, Memorie della Società degli Spettroscopisti Italiani, Catania, 1903, vol. 32, p. 25. 58 L’ultimazione delle pubblicazioni relative al Catalogo avvenne nel 1948, mentre i lavori relativi alla Carta non vennero più ripresi dopo l’ultima guerra, anche in considerazione del fatto che le lastre precedentemente impressionate risultavano molto deteriorate e quindi inservibili. Quando nel 1970, a quasi un secolo di distanza dall’inizio dell’impresa, a Brighton, la Commissione internazionale dichiarò conclusi i lavori, l’Osservatorio di Catania assieme a quelli di Oxford, Hyderabad e Perth non avevano ancora portato a termine il loro incarico, lasciando le loro quattro regioni di cielo definitivamente scoperte. Il fallimento dell’impresa da parte dell’Osservatorio di Catania assume ancor maggior peso se si pensa che l’impegno comunque profuso in questa direzione tolse risorse agli studi astrofisici, originale orientamento di ricerca dello stesso Osservatorio, contribuendo al declino in Italia di quella disciplina che aveva visto il nostro paese protagonista grazie al lavoro dei membri della Società degli Spettroscopisti Italiani. Il passaggio dell’Osservatorio del Collegio Romano, istituito dai Gesuiti, al governo italiano, dopo la morte di Secchi nel 1878, privava il Vaticano di un suo centro autonomo ove portare avanti le proprie ricerche. Padre Francesco Denza (1834–1894) in occasione del Giubileo Sacerdotale di Papa Leone XIII nel 1888 organizzò un’esposizione scientifica, al termine della quale propose a Leone XIII la costruzione di una nuova Specola. Essendo a conoscenza del progetto francese della “Carte du Ciel” egli pensò di cogliere l’occasione per rilanciare l’astronomia vaticana fondando un osservatorio specificatamente indirizzato verso la fotografia celeste. Nel 1889 Denza 88 scrisse a Mouchez esprimendo l’intenzione di partecipare alla Carta e commissionando la strumentazione: l’equatoriale fotografico fu acquistato dagli Henry e da Gautier e la cupola da Gilon, altro costruttore francese. 88 DENZA, F.: “Lettera a Mouchez del 20 settembre 1889”, La Carte du Ciel, a cura di Chinnici I., Observatoire de Paris – Osservatorio Astronomico di Palermo G. S. Vaiana, 1999. 59 Nel 1891 fu possibile eseguire le prime prove fotografiche ed i lavori veri e propri ebbero inizio già l’anno seguente. Alla morte di padre Denza nel 1894 le attività furono portate avanti dall’assistente padre Giuseppe Lais 89 (1845–1921), mentre la carica di direttore della Specola rimase vacante per quattro anni fino alla nomina dello spagnolo padre Angelo Rodríguez nel 1898. Gli interessi di Rodríguez erano maggiormente indirizzati verso la meteorologia più che l’astronomia e per questo motivo fu sostituito nel 1906 da padre Johann Georg Hagen (1847–1930), di origini austriache, precedentemente impegnato nella direzione dell’Osservatorio Astronomico dei Gesuiti a Georgetown nello stato di Washington. Grazie ad Hagen vi fu una rapida ripresa della riduzione delle misure che portò alla conclusione e pubblicazione dei 10 volumi del Catalogo già nel 1928. Una battuta d’arresto nei lavori relativi alla Carta si registrò solamente nel 1930 con la morte di Padre Hagen. Nel 1935 l’Osservatorio fu spostato a Castelgandolfo a causa delle crescenti difficoltà generate dalla sempre maggiore illuminazione notturna; le attività furono riprese nel 1938 sotto la guida del nuovo direttore padre Johan Stein (1871–1951) e l’opera fu completata nel 1955 90. Come già accennato, l’astronomia di posizione si interessa anche della determinazione delle posizioni relative che le stelle costituenti un sistema binario assumono nel loro moto di rivoluzione attorno al comune centro di massa. Queste misurazioni venivano eseguite attraverso un cannocchiale polare con l’ausilio di un micrometro filare, determinando, al momento dell’osservazione, le coordinate di una delle due stelle rispetto all’altra: di norma veniva scelta come origine del sistema di riferimento quella avente massa maggiore. Era necessario ripetere queste misure diverse volte nell’arco di 89 LAIS, G.: Rapporto sui Lavori Fotografici del Catalogo e Carta Stellari in Corso di Esecuzione alla Specola Vaticana nel Novennio 1891–1900, Roma, 1900. 90 MAFFEO, S.: “I Cento Anni della Specola Vaticana”, La Civiltà Cattolica, 1991, vol. 1, quaderno n. 3377, p. 469–480. 60 alcuni anni per poter calcolare l’ellisse apparente percorsa dalla stella satellite, ellisse di proiezione della vera orbita alla quale era poi possibile risalire; la conoscenza della distanza del sistema permetteva inoltre di calcolare immediatamente l’asse maggiore di tale orbita e la massa delle due stelle. Il maggiore osservatore italiano di stelle doppie dell’Ottocento fu Ercole Dembowski 91 (1812–1881), nato a Milano, il quale, dopo aver prestato servizio per alcuni anni nella Marina, nel 1844 si trasferì a San Giorgio a Cremano presso Napoli dove a sue spese costruì una piccola Specola e dove verso il 1851, utilizzando un rifrattore equatoriale di Plössl di circa 13 centimetri di apertura, iniziò regolari osservazioni astronomiche; proseguì dopo il 1860 in un altro osservatorio di sua costruzione presso Gallarate dotato di uno strumento più potente, un rifrattore equatoriale di Merz di circa 18 centimetri di apertura. Il programma di ricerca di Dembowski consisteva nel rimisurare tutte le doppie del catalogo degli Struve per determinare i movimenti che le stelle satelliti avevano compiuto in circa quarant’anni attorno alle compagne principali. Inoltre egli riponeva particolare attenzione nelle osservazioni delle doppie strette e delle doppie dotate di rapido movimento orbitale eseguendo annualmente ripetute misure. Solo una piccola parte dei suoi vasti lavori –si trattò di quasi 21000 misurazioni micrometriche di grande precisione– fu pubblicata prima della sua morte meritandogli nel 1878 la medaglia d’oro della Royal Astronomical Society. Il grande catalogo italiano di stelle doppie venne pubblicato in due grossi volumi solo nel 1884 a Roma negli Atti dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Tra gli altri cataloghi italiani di stelle doppie ricordiamo quello di Secchi comprendente 1321 stelle, realizzato presso l’Osservatorio del Collegio Romano con l’ausilio di un rifrattore equatoriale di Merz di 25 centimetri di apertura, come revisione del catalogo di 91 ARMELLINI, G.: “Astronomia”, Un Secolo di Progresso Scientifico Italiano 1839– 1939, Società Italiana per il Progresso delle Scienze – Roma, Hoepli, Milano, 1939, vol. 1, p. 443. 61 Dorpat, con l’intento di verificare i movimenti orbitali avvenuti nel frattempo (pubblicata a Roma nel 1860) 92. Ogni doppia veniva osservata più volte durante diverse notti ed ogni misura comprendeva almeno tre osservazioni dell’angolo di posizione e della distanza tra la stella satellite e quella principale. Il catalogo di stelle doppie realizzato da Giovanni Schiaparelli si compone di due parti: la prima comprende 465 stelle misurate dal 1875 al 1885 con il rifrattore equatoriale di Merz di 20 centimetri di apertura 93, mentre la seconda contiene 636 doppie misurate con il rifrattore equatoriale di 50 centimetri di diametro dal 1886 al 1890 94; anno in cui si accorse di vedere curvilinei i fili del reticolo a causa di problemi alla vista che non gli permettevano più di eseguire questo tipo di osservazioni. Tra i cataloghi minori di stelle doppie ricordiamo quello di Giacomelli, astronomo titolare presso l’Osservatorio del Campidoglio, contenente duecento stelle le cui accurate osservazioni –ripetute in diverse notti– consistevano in tre misure dell’angolo di posizione e quattro della distanza per ogni osservazione. Fu pubblicato nel 1890/91 nei Rendiconti dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Per quanto riguarda le osservazioni di comete e pianetini 95 anche queste venivano eseguite con l’ausilio del cerchio meridiano o, in alternativa, con un cannocchiale equatoriale munito di micrometro in modo tale da poter misurare la loro posizione in riferimento a 92 SECCHI, A.: “Catalogo di 1321 Stelle Doppie Misurate col Grande Equatoriale di Merz, Osservate all’Osservatorio del Collegio Romano e Comparate colle Misure Anteriori”, Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, London, 1861, vol. 21, p. 83. 93 SCHIAPARELLI, G.: Misure di Stelle Doppie Eseguite nel Regio Osservatorio di Brera in Milano col Refrattore di 8 Pollici di Merz negli Anni 1875 – 1885, U. Hoepli, Milano, 1888. 94 SCHIAPARELLI, G.: Osservazioni sulle Stelle Doppie - Serie Seconda Comprendente le Misure di 636 Sistemi, Eseguite negli Anni 1886 – 1900, U. Hoepli, Milano, 1909. 95 ARMELLINI, G.: “Astronomia”, Un Secolo di Progresso Scientifico Italiano 1839– 1939, Società Italiana per il Progresso delle Scienze – Roma, Hoepli, Milano, 1939, vol. 1, p. 446. 62 quella di qualche stella vicina nota. La tecnica fotografica, entrata a far parte della pratica astronomica nella seconda metà del secolo, si rivelò di grande aiuto nella ricerca di nuovi pianetini ma fu applicata con successo a tal fine solo dagli inizi del XX secolo. Il primo pianetino ad essere stato scoperto, come già ricordato nel precedente capitolo, fu Cerere 96 ad opera dell’italiano Giuseppe Piazzi presso l’Osservatorio di Palermo nella notte del 1° gennaio 1801. Ben nove pianetini furono scoperti tra il 1849 ed il 1865 da Annibale De Gasparis 97 (1819–1892) presso l’Osservatorio di Capodimonte a Napoli, del quale divenne direttore nel 1864: Igea, Egeria, Irene, Eunomia, Psiche, Massalia, Themis, Ausonia e Beatrice. Si tratta di un lavoro degno di nota soprattutto in considerazione del fatto che le osservazioni venivano fatte visualmente confrontando le posizioni di ogni stella con quelle riportate sulle carte celesti. Qualora si fosse scoperto un oggetto non riportato sulle carte era necessario ripetere le osservazioni dopo alcuni giorni per avere la certezza del moto proprio dell’astro e poterne determinare l’orbita; un errore nel calcolo degli elementi orbitali poteva voler dire non essere più in grado di individuare l’astro. De Gasparis quindi non fu solo attento osservatore ma anche grande studioso di matematica e meccanica celeste nella ricerca della soluzione approssimata al problema dei tre corpi e di nuovi metodi per semplificare il calcolo delle orbite dei pianeti e delle stelle doppie 98. Nel 1861 fu la volta del pianetino Esperia, scoperto da Schaparelli a Milano con l’ausilio di un cannocchiale di Plossl di dieci centimetri di apertura e nel 1891 Millosevich a Roma ne scopriva due: Josephina e Unitas. 96 FODERÀ SERIO, G. e CHINNICI, I.: “Cerere Ferdinandea”, Giornale di Astronomia, 2001, vol. 27, n. 1. 97 LONGO, G.: “Annibale De Gasparis”, Giornale di Astronomia, 2001, vol. 27, n. 1. 98 NOBILE, V.: “Meccanica Celeste”, Un Secolo di Progresso Scientifico Italiano 1839– 1939, Società Italiana per il Progresso delle Scienze – Roma, Hoepli, Milano, 1939, vol. 1, p. 537. 63 Diverse furono le comete individuate da astronomi italiani. Cominciamo con p. De Vico, predecessore di p. Secchi alla direzione dell’Osservatorio del Collegio Romano, il quale a Roma tra il 1844 ed il 1846 scoprì sei comete; una fu scoperta nel 1847 da Antonio Colla, direttore dell’Osservatorio di Parma; Secchi ne scoprì tre nel biennio 1852–53; cinque furono scoperte tra il 1855 ed il 1864 da Giovan Battista Donati, direttore dell’Osservatorio di Firenze dal 1859, nonché responsabile del trasferimento della Specola presso la attuale sede di Arcetri avvenuto nel 1872; Lorenzo Respighi, durante la direzione dell’Osservatorio di Bologna, scoprì tre comete e più precisamente una nel 1862 e due nel 1863; una cometa fu scoperta nel 1890 da Temistocle Zona (1848–1910), direttore dell’Osservatorio di Palermo dal 1890 al 1898. Uno dei compiti fondamentali dell’astronomia di posizione era quello di determinare il valore dell’unità astronomica 99, ovvero la distanza media tra la Terra ed il Sole, il che offre una scala di riferimento per le dimensioni del sistema planetario che ci ospita. In realtà è sufficiente misurare la distanza dalla Terra di un qualsiasi pianeta o pianetino, dalla quale è poi possibile risalire a tutte le distanze planetarie, essendo noti i loro rapporti grazie alla terza legge di Keplero ed alla conoscenza dei rispettivi periodi di rivoluzione. Come già accennato nel capitolo precedente, il metodo più efficace consisteva nella determinazione della distanza di un pianetino per via trigonometrica partendo dalla misura della sua parallasse durante le opposizioni del pianetino stesso. Si prestava molto bene a tali ricerche il pianetino Eros, scoperto fotograficamente nel 1898, caratterizzato da un’orbita molto eccentrica e da una distanza minima dalla Terra pari ad appena un settimo dell’unità astronomica. L’astronomo italiano Millosevich si 99 ARMELLINI, G.: “Astronomia”, Un Secolo di Progresso Scientifico Italiano 1839– 1939, Società Italiana per il Progresso delle Scienze – Roma, Hoepli, Milano, 1939, vol. 1, p. 451. 64 accorse che una favorevole opposizione si sarebbe verificata nel 1900, conseguentemente si impegnò per calcolare l’orbita del pianetino con la massima esattezza. A tal fine cercò tracce di Eros sulle prime lastre realizzate per la “Carta du Ciel”, precedenti alla scoperta del pianetino stesso. Il piccolo pianeta fu individuato in alcune fotografie prese nel 1896, grazie alle quali, in aggiunta alle posizioni rilevate all’atto della scoperta, fu possibile calcolare l’orbita definitiva, opera che valse a Millosevich il premio dell’Accademia dei Lincei e che metteva a disposizione dei ricercatori effemeridi molto precise per l’opposizione del 1900. Chi fece buon uso del lavoro di Millosevich fu Antonio Antoniazzi (1872–1925), prima allievo, poi assistente ed infine, nel 1913, direttore dell’Osservatorio di Padova. Antoniazzi, grazie alle osservazioni su Eros, giunse ad un valore della distanza media Terra–Sole pari a 149,5 milioni di chilometri (in buona approssimazione il valore ancor oggi accettato) contro la stima precedente di 152 milioni di chilometri. 2.4 Astronomia planetaria. L’Italia ha una ricca tradizione in questo ramo della ricerca astronomica che si occupa dello studio delle caratteristiche dei corpi del Sistema solare, a cominciare dalle scoperte di Galileo dei primi quattro satelliti di Giove –primo vero scossone al mondo superlunare– e delle fasi di Venere, fino ad arrivare al secolo oggetto del nostro studio con Giovanni Schiaparelli 100. Ricordiamo innanzitutto le ricerche riguardanti il pianeta Venere eseguite a Roma tra il 1839 ed il 1841 presso l’Osservatorio del Collegio Romano ad opera di Clemente Palomba (1819–1891), il quale, con l’ausilio di un equatoriale di 16 centimetri di apertura, fu in grado di realizzare numerosi disegni subito utilizzati da Francesco De Vico, direttore dell’Osservatorio, per dedurre la 100 ARMELLINI, G.: “Astronomia”, Un Secolo di Progresso Scientifico Italiano 1839– 1939, Società Italiana per il Progresso delle Scienze – Roma, Hoepli, Milano, 1939, vol. 1, p. 454. 65 durata della rotazione del pianeta, ottenendo un risultato errato pari a 24 ore. Ciò che trasse in inganno gli astronomi dell’epoca fu il fatto che le macchie osservate non riguardavano la superficie del pianeta ma erano legate alla densa e turbolenta atmosfera che lo circonda. Il valore oggi ritenuto corretto è di circa 243 giorni in senso retrogrado, lentezza di rotazione già intuita dallo stesso Schiaparelli come vedremo. Interessanti studi furono condotti anche da Secchi e da Tacchini, rispettivamente su Marte e Giove, ma l’opera più importante in questo campo, come già accennato, fu di Schiaparelli relativa al pianeta Marte. Egli condusse le prime ricerche in occasione dell’opposizione marziana del 1877 101, servendosi del rifrattore equatoriale di Merz di 22 centimetri di apertura in dotazione presso l’Osservatorio di Milano, dove ricopriva la carica di direttore. Le difficoltà maggiori che si incontrano nello svolgere questo tipo di lavori sono legate al tenue contrasto di colore tra i diversi rilievi sulla superficie del pianeta, la quale risulta suddivisa in “terre”, che ricoprono circa i tre quarti dell’intera superficie e che si presentano con una colorazione rossastra estremamente luminosa, e in “mari”, zone lievemente ombreggiate. Le difficoltà rimangono pressoché inalterate anche all’aumentare delle dimensioni dello strumento utilizzato, nel caso di superfici estese come i pianeti: infatti la luminosità superficiale non varia all’aumentare degli ingrandimenti. Già diversi studiosi avevano realizzato disegni approssimativi del pianeta rosso ma nessuno prima di Schiaparelli aveva tentato di delineare una carta esatta di Marte, basata sulla determinazione geometrica delle coordinate di un gran numero di punti fondamentali. Per questo motivo egli eseguì innanzitutto una nuova e più esatta determinazione della direzione dell’asse di rotazione del pianeta e, conseguentemente, della posizione dei poli ed equatore 101 SCHIAPARELLI, G. V.: “Osservazioni Astronomiche e Fisiche sull’Asse di Rotazione e sulla Topografia del Pianeta Marte, Fatte nella R. Specola di Brera in Milano coll’Equatoriale di Merz Durante l’Opposizione del 1877 – Memoria Prima”, Le Opere di G. V. Schiaparelli, Tomo I, a cura della R. Specola di Brera, U. Hoepli, Milano, 1929. 66 marziani. In secondo luogo scelse come primo meridiano di Marte, origine delle latitudini, quello passante per il “Vertice di Aryn”, estremità di un promontorio diretto verso sud e facilmente individuabile. Stabiliti l’equatore ed il meridiano fondamentale fu possibile determinare le coordinate di ogni posizione sulla superficie marziana ed in modo particolare, attraverso scrupolose misure micrometriche, quelle di sessantadue punti scelti come riferimento. Per interpolazione egli poi ottenne la configurazione esatta delle terre e dei mari, stabilendo in modo rigoroso le loro dimensioni e posizioni relative. Fu così che nel 1878 Schiaparelli presentò la prima carta di Marte, che in seguito arricchì di nuovi dettagli grazie ai continui studi eseguiti in occasione delle successive opposizioni 102. Egli riponeva estrema cura nella preparazione delle osservazioni: ad esempio frapponeva tra l’occhio e l’oculare un vetro giallo, in modo da filtrare la luce marziana tagliando quelle frequenze alle quali le lenti obiettivo, realizzate per l’osservazione visuale, non erano perfettamente acromatiche. Inoltre, era solito illuminare debolmente l’interno del tubo ottico per evitare il forte contrasto tra il grande splendore del pianeta e l’oscurità circostante. Tra i dettagli di Marte messi in luce dalle ricerche di Schiaparelli, uno merita particolare attenzione per il grande interesse che suscitò: si tratta dei così detti “canali”. I canali marziani, lunghe e sottili linee oscure che sembrano tagliare le terre marziane congiungendo i mari, svolgendosi quasi lungo cerchi massimi a volte intersecandosi, risultavano maggiormente visibili durante la primavera marziana e, grande curiosità, furono visti alcune volte da Schiaparelli “geminati” ovvero sdoppiati, accompagnati da canali secondari. Egli riteneva che fossero grandi 102 SCHIAPARELLI, G. V.: “Osservazioni Astronomiche e Fisiche sull’Asse di Rotazione e sulla Topografia del Pianeta Marte, Fatte nella R. Specola di Brera in Milano coll’Equatoriale di Merz – Memoria Seconda (Opposizione 1879–1880)” e “Osservazioni Astronomiche e Fisiche sull’Asse di Rotazione e sulla Topografia del Pianeta Marte, Fatte nella R. Specola di Brera in Milano coll’Equatoriale di Merz – Memoria Terza (Opposizione 1881–1882), Le Opere di G. V. Schiaparelli, Tomo I, a cura della R. Specola di Brera, U. Hoepli, Milano, 1929. 67 avvallamenti della superficie sulla cui origine non era in grado e non voleva pronunciarsi. Questa scoperta generò un gran numero di critiche ed obiezioni che a loro volta diedero vita a nuovi studi. Le ipotesi su quale fosse la natura dei canali di Marte erano tre: poteva trattarsi di un reticolato artificiale (il ché presupponeva l’esistenza di ingegnosi abitanti marziani), di semplici spaccature naturali della superficie del pianeta (ipotesi sostenuta dallo stesso Schiaparelli) o semplicemente di un’illusione ottica. La prima ipotesi, quella più fantasiosa, fu fortemente sostenuta dal ricco statunitense Percival Lowell (1855–1916), il quale, sicuro dell'origine artificiale dei canali, nel 1894 fece costruisce un osservatorio personale, vicino a Flagstaff in Arizona, dotato di un rifrattore da 38 cm di apertura, poi sostituito da uno di 61 cm, interamente dedicato alla osservazione del pianeta rosso. Le idee di Lowell sull’esistenza di forme di vita intelligente su Marte, espresse nella sua opera “Mars” del 1896, ebbero enorme risonanza tra il pubblico. Sebbene Schiaparelli non abbia mai voluto prendere una posizione esplicita su quale fosse l’origine dei canali marziani, nel 1909 scrisse che “Un altro passo importante è stato fatto dal signor Lowell, inaugurando lo studio spettroscopico dell’atmosfera di Marte. Egli dimostrò che questa atmosfera comprende, fra i suoi componenti, il vapor d’acqua e l’ossigeno. Con queste scoperte egli ha trovato un importante argomento in favore dell’ipotesi da lui con molto ingegno e con gran copia di osservazione sostenuta, che Marte sia pur sede della vita come la Terra; e che i fenomeni di variazione osservati sul pianeta sian dovuti principalmente alla vegetazione razionalmente governata da esseri intelligenti” 103. La terza ipotesi, quella più interessante, si basa sulla supposizione che l’occhio umano esaminando piccoli dettagli al limite della risoluzione, come nel caso delle osservazioni planetarie, tende a integrare e allineare quelle che in realtà sono piccole immagini distinte. Era un fatto assodato sin dai tempi di 103 Tratto da Da Brera a Marte, a cura di P. Tucci e R. Valota, Nuovo Banco Ambrosiano, Novara, 1983, p. 126. 68 Schiaparelli che due punti molto vicini –più vicini della risoluzione dell’occhio dell’osservatore, caratterizzata dalla dimensione dei coni e dei bastoncelli (corpuscoli sensibili alla luce situati nella retina)– sono visti come un unico punto. Egli stesso ne era ben a conoscenza e sapeva che alcune conformazioni marziane potevano quindi essere in realtà costituite da macchie minori molto vicine. Per quanto riguarda la supposizione che l’occhio tende ad allineare e geometrizzare in figure regolari punti disposti a caso, questa risultava difficilmente accettata. Lo stesso Tacchini, allora direttore dell’Osservatorio del Collegio romano, sosteneva che esperimenti condotti sulla Luna osservata con un piccolo binocolo, in modo tale da presentare le stesse dimensioni apparenti di Marte visto attraverso un buon telescopio, smentivano l’eventualità di una illusione ottica. Precisamente scriveva “Resta così dimostrato che con occhio sano, armato di binocolo sia pure modestissimo, sulla Luna non si vedono affatto canali anche lontanamente paragonabili a quelli scoperti da Schiaparelli sul Pianeta Marte” 104. Al contrario nel 1900 Vincenzo Cerulli (1866 - 1927), fondatore dell'osservatorio di Collurania a Teramo nel 1890, pubblicò un articolo dal titolo "Saggio di un'interpretazione ottica delle sensazioni areoscopiche" in cui interpretava la visione dei canali di Marte come dovuta alla visione di dettagli troppo piccoli per essere riconosciuti per quello che effettivamente sono. Osservazioni condotte nello stesso periodo con i telescopi più potenti confermarono questa ipotesi, dimostrando che i canali non hanno nulla di regolare e geometrico da potersi considerare artificiali e che anzi con tali strumenti venivano risolti in dettagli più minuti, non alla portata dei telescopi più piccoli. Lo stesso Schiaparelli dovette rimanere sorpreso quando, entrato in possesso del nuovo rifrattore di 50 centimetri di apertura di Merz – Repsold, si accorse che con uno strumento più potente era più faticoso scorgere i canali. 104 tratto da ARMELLINI, G.: “Astronomia”, Un Secolo di Progresso Scientifico Italiano 1839–1939, Società Italiana per il Progresso delle Scienze – Roma, Hoepli, Milano, 1939, vol. 1, p. 460. 69 In seguito Eugenios Michael Antoniadi (1870–1944), nella sua famosa opera "La planète Mars" pubblicata nel 1930, demolì definitivamente i canali di Marte mostrando come non rispettassero le leggi della diffrazione: si trattava di illusioni ottiche create dal cervello nel tentativo di interpretare i deboli dettagli del disco di Marte. Ironia della sorte, le recenti missioni spaziali su Marte hanno confermato la presenza sulla superficie del pianeta di strutture a forma di canali di dimensioni considerevoli ma comunque troppo piccole per poter essere osservate dalla Terra. Secondo studi molto recenti, la modificazione delle striature scure che si intersecano sulla superficie sabbiosa di Marte potrebbe essere generata da turbini di sabbia, analoghi alle trombe d’aria terrestri, i quali rimuovono lo strato superficiale di sabbia facendo apparire il sottosuolo più scuro. Veniamo ora alle ricerche riguardanti Mercurio che già in precedenza era stato oggetto di numerosi studi. Il pianeta presentava fasi simili a quelle lunari, inoltre era possibile scorgere sulla sua superficie certe macchie la cui variazione di posizione aveva permesso di dedurre una rotazione simile a quella terrestre di circa 24 ore. Nel 1889 Schiaparelli rese noti nei Rendiconti della Reale Accademia dei Lincei i risultati delle sue osservazioni del pianeta intraprese nel 1881: Mercurio ruota attorno al Sole come la Luna attorno alla Terra, rivolgendogli sempre la medesima faccia, quindi il tempo di rotazione doveva essere pari a quello di rivoluzione di 88 giorni 105 (in realtà il periodo di rotazione è di circa 58 giorni). L’anno successivo dimostrò, sulla base di vecchie osservazioni, che anche Venere doveva avere una rotazione molto lenta 106. 105 SCHIAPARELLI, G. V.: “Sulla Rotazione di Mercurio”, Memorie degli Spettroscopisti Italiani, 1890, vol. 19, p. 9. 106 SCHIAPARELLI, G. V.: “Considerazioni sul Moto Rotatorio del Pianeta Venere”, Memorie degli Spettroscopisti Italiani, 1890, vol. 19, p. 220. 70 Torniamo indietro al 1868, anno in cui Schiaparelli ricevette dalla “Académie des Sciences” il premio Lalande per le sue ricerche sulla relazione tra comete e meteore. Era noto già da tempo il fatto che le stelle cadenti risultano molto più numerose in particolari epoche dell’anno e che la densità varia anche di anno in anno; inoltre si era notato che le traiettorie descritte in cielo dalle meteore di un determinato periodo sembrano divergere tutte da un ben preciso punto della sfera celeste, chiamato “radiante”. Ciò lasciava supporre che le varie famiglie di meteore si muovessero attorno al Sole in sciami, generando le piogge meteoriche quando la Terra nel suo moto di rivoluzione incontra le loro orbite; il radiante quindi non è altro che un effetto di prospettiva dovuto al parallelismo delle traiettorie dei singoli corpuscoli. Un altro elemento che si andava ad aggiungere era la periodicità regolare del massimo di intensità, periodo pari al tempo di rivoluzione dei corpuscoli attorno al Sole. Fu quest’ultima deduzione ad incuriosire maggiormente Schiaparelli, il quale decise di studiare attentamente il fenomeno delle Perseidi, le stelle cadenti più popolari in Italia che si presentano sempre attorno al 10 d’agosto. Attraverso complicate ricerche su antichi cataloghi, in modo particolare quello cinese di Biot e quello di Quetelet, egli fu in grado di risalire al periodo di rivoluzione dello sciame in esame che risultò pari a 108 anni circa. Dell’orbita ellittica delle Perseidi si conosceva un punto, la posizione occupata dalla Terra il 10 agosto, e la tangente in esso, determinata dalla direzione delle velocità nota dalla posizione del radiante in cielo; inoltre si conosceva ovviamente il fuoco dell’orbita, ovvero la posizione occupata dal Sole, ed il semiasse maggiore, ottenuto direttamente dal periodo di rivoluzione. Si poteva calcolare quindi l’orbita descritta dallo sciame, cosa che venne fatta da Schiaparelli tra il 1866 ed il 1867 107: la sorpresa fu 107 SCHIAPARELLI, G. V.: Lettere a Secchi sulle Stelle Cadenti del 25/08/1866, 16/09/1866, 15/11/1866 (due), 02/02/1867, G. V. Schiaparelli A. Secchi Corrispondenza (1861 – 1878), a cura di Buffoni L., Manara A., Tucci P., Edi.Artes, Milano, 1991, p. 68, 86, 106, 126, 145. 71 quella di trovare incredibile somiglianza con gli elementi dell’orbita della cometa di Tuttle, anch’essi da poco calcolati. Le conclusioni a cui giunse Schiaparelli erano che le stelle cadenti non sono altro che avanzi della disgregazione delle comete. Partendo dall’ipotesi che la cometa ha dimensioni abbastanza estese e quindi essendo le particelle che la compongono caratterizzate da diverse distanze dal Sole, cioè diversa accelerazione, Schiaparelli dimostrò, attraverso il calcolo, che tale ammasso tende a disgregarsi lentamente lungo tutta l’orbita. Egli calcolò poi l’orbita delle Leonidi che risultò coincidere con quella della cometa di Tempel caratterizzata da un periodo di rivoluzione di 33 anni, a conferma della sua teoria. 2.5 “Nuova astronomia”. Come già descritto nel capitolo precedente, fu l’introduzione nelle indagini astronomiche della tecnica spettroscopica per lo studio della chimica e fisica dei corpi a generare nel corso del XIX secolo una svolta decisiva. La ricerca italiana si trovava nella seconda metà del secolo all’avanguardia nel campo della nascente astronomia fisica: la Società degli Spettroscopisti Italiani, prima associazione al mondo ad essere fondata unicamente con l’intento di promuovere e raggruppare studi relativi alla nuova branca astronomica, godeva infatti di grande considerazione a livello internazionale 108. I primi studi astrofisici si possono racchiudere principalmente in due grandi gruppi: astronomia solare ed astronomia siderale. Gli astronomi italiani che maggiormente si distinsero nel campo dell’astronomia solare, furono Secchi, Respighi, Tacchini e Riccò. Ricordiamo che, per tutta la prima metà dell’Ottocento, l’opinione più diffusa riguardo la costituzione fisica del Sole era quella di un corpo solido e freddo circondato da un’atmosfera calda e luminosa, la cui superficie, similmente alla Terra, si pensava 108 CHINNICI, I.: “Nascita e sviluppo dell’Astrofisica in Italia nella Seconda Metà dell’Ottocento”, Atti del XVIII Congresso Nazionale di Storia della Fisica e dell'Astronomia, Como, 1998. 72 potesse addirittura essere abitata. Tale modello si rivelò in tutta la sua inesattezza solamente in seguito alle prime grandi scoperte spettroscopiche. L’occasione per un deciso passo avanti nella conoscenza della nostra stella si presentò con le eclissi totali verificatesi tra gli anni 1860 – 1870 109. Infatti, solo durante un’eclisse totale era possibile scorgere e studiare l’atmosfera solare e solo in quegli anni il progresso nelle tecniche d’osservazione aveva reso disponibili decisive apparecchiature spettroscopiche e fotografiche. Abbiamo già parlato nel precedente capitolo della spedizione condotta da Secchi in Spagna in occasione dell’eclisse totale del 18 luglio 1860, i cui risultati fugarono ogni dubbio sulla reale appartenenza al Sole delle protuberanze e della corona. Ciò che caratterizzò le osservazioni dell’eclisse totale del 1868 in India fu l’analisi degli spettri delle protuberanze della cromosfera, che apparvero costituiti da righe di emissione; da qui l’idea di Janssen e di Lockyer della possibilità di studiarli anche in pieno Sole (come descritto nel capitolo precedente). Quando Respighi, allora direttore della Specola del Campidoglio, venne a conoscenza della nuova tecnica iniziò sin da subito osservazioni quotidiane del bordo del Sole 110, operazione che continuò tenacemente per tutto il periodo della sua attività. Inoltre, egli perfezionò il metodo d’osservazione allargando la fenditura dello strumento, in modo tale da poter avere una visione completa dei fenomeni, ed adoperando un vetro rosso come ulteriore filtro per la luce del cielo. Nello stesso periodo Secchi, dopo aver condotto un’analisi relativa alla forma ed alle dimensioni delle protuberanze, fu in grado di dividere queste ultime in due grandi classi: protuberanze eruttive, simili a sottili getti caratterizzati da uno sviluppo molto rapido e dalla presenza di vapori metallici, e protuberanze 109 CHINNICI, I.: “Eclissi Totali di Sole 1860 - 1870: la Nascita della Fisica Solare”, Giornale di Astronomia, 2000, vol. 26, n. 1, p. 40. 110 RESPIGHI, L.: “Osservazioni Spettroscopiche del Bordo e delle Protuberanze Solari”, Atti della Accademia dei Lincei, Roma, vol. XXIII, 1869–1870. 73 quiescenti, grosse nubi che si elevano lentamente dalla cromosfera contenenti semplicemente idrogeno e vapori di calcio. Altre caratteristiche che contraddistinguono le protuberanze eruttive sono la maggior altezza che possono raggiungere, dell’ordine di diverse centinaia di migliaia di chilometri, ed una evidente connessione con le macchie solari. Sempre lo stesso Secchi fu in grado di dimostrare che la temperatura delle macchie solari è inferiore a quella della fotosfera analizzando le varie regioni dell’immagine del Sole proiettata su di uno schermo attraverso una pila termoelettrica. La pila termoelettrica non è altro che un rivelatore di radiazione infrarossa che si basa sull’effetto termoelettrico. Respighi, nel periodo che va dal 1868 al 1869, fu il primo ad osservare le deformazioni e lo sdoppiamento delle righe spettrali nelle regioni occupate dalle macchie, fenomeno spiegato in seguito da Hale e riconducibile all’intenso campo magnetico che risiede in tali zone. Tra le diverse teorie che furono formulate per spiegare quale fosse la natura delle macchie, due erano le linee di pensiero predominanti. Secondo l’idea di Hervé Faye (1814–1902) le macchie erano voragini presenti sulla superficie del Sole: la depressione generata dalla caduta di materiale sarebbe dovuta giungere agli strati più freddi che sormontano la fotosfera, aspirandoli; tali sostanze poi cadendo all’interno della voragine avrebbero causato l’oscurità assorbendo la radiazione proveniente dagli strati più bassi 111. L’altra opinione diffusa, invece, proponeva le macchie come vere e proprie nubi di materiale assorbente situate ad una certa altezza dalla superficie solare. Questo argomento creò forti divisioni tra gli studiosi dell’epoca, tanto più che entrambe le posizioni risultavano plausibili in ordine alle esigue conoscenze sino ad allora maturate. 111 TACCHINI, P.: “Intorno alla Teoria del Signor Faye sulla Formazione delle Macchie Solari. Considerazioni del Prof. P. Tacchini e del P. Secchi”, Memorie degli Spettroscopisti Italiani, 1873, app. vol. 2, p. 5. 74 In modo particolare ricordiamo la disputa generatasi tra Secchi e Respighi. Entrambi gli astronomi italiani erano contrari all’idea dell’esistenza di vere e proprie nubi assorbenti, ma mentre Respighi concordava con l’ipotesi di Faye 112, Secchi aveva formulato una propria teoria secondo la quale le macchie sarebbero generate dall’eruzione di materiale sotto forma di facole e protuberanze, materiale che ricadendo raffreddato sulla superficie del Sole oscurerebbe le zone che va a ricoprire 113. Ricordiamo che, solamente con la comprensione dei meccanismi di produzione e di trasporto dell’energia dagli interni stellari alla superficie della stella e introducendo nelle teorie gli effetti del campo magnetico, è stato possibile avere un quadro più chiaro dei fenomeni solari; ma questa è storia del XX secolo. Il crescente interesse nei confronti della fisica solare stimolò in alcuni l’idea di realizzare un organo di organizzazione e di raccolta dei lavori riguardanti questo tipo di ricerche. L’occasione che determinò l’avvicinamento tra gli studiosi italiani interessati nelle nuove pratiche spettroscopiche fu la prima spedizione scientifica nazionale finanziata dal governo per l’osservazione dell’eclisse del 22 dicembre 1870 in Sicilia. Per scongiurare il rischio di fallimento dell’impresa causa maltempo, si pensò di organizzare due postazioni, una ad Augusta e l’altra a Gela (allora Terranova), la qual cosa rese necessaria la partecipazione di parecchi ricercatori provenienti dagli Osservatori di Padova, Firenze, Roma, Napoli e Palermo, dotati di strumenti spettroscopici. Per quanto riguarda i risultati ottenuti dalla spedizione, questi furono solo parzialmente soddisfacenti: infatti il cielo, a tratti nuvoloso, non permise di fotografare la corona durante la totalità, ma fu comunque possibile osservare la riga coronale notata per la prima volta l’anno precedente. Quale fosse la posizione e quindi quale elemento chimico si celasse dietro tale riga restava comunque 112 RESPIGHI, L.: “Notes sur les Cyclones Solaires; avec une Réponse de M. Respighi à MM. Vicaire et Secchi”, Memorie degli Spettroscopisti Italiani, 1873, app. vol. 2, p. 62. 113 SECCHI, A.: Il Sole, Tipografia della Pia Casa di Patronato, Firenze, 1884. 75 un mistero. Ricordiamo che il primo ad osservare la riga coronale fu Young, il quale eseguì nuove osservazioni nel ’70 in Spagna, ma solo nel 1876 determinò con una certa esattezza la posizione della riga principale: essa non corrispondeva a nessuna riga di Fraunhofer, doveva quindi essere prodotta da un elemento sconosciuto che fu chiamato coronio. Solo negli anni ‘40 del secolo successivo sulla base della teoria quantistica fu possibile identificare le più intense righe coronali come righe del ferro altamente ionizzato. Il risultato più importante della spedizione italiana fu comunque quello di aver posto le basi per la realizzazione della già citata Società degli Spettroscopisti Italiani, fondata nel 1871 ad opera di Tacchini, Secchi, Respighi, Giuseppe Lorenzoni (1834–1914), direttore dell’Osservatorio di Padova, e Arminio Nobile (1838– 1897), direttore dell’Osservatorio di Napoli. Le Memorie della Società, nelle quali venivano pubblicati anche articoli di astronomi stranieri, godettero di grande diffusione e considerazione. A conferma di questo, lo stesso Hale vi si ispirò, cercando la collaborazione di Tacchini nel fondare nel 1895 “The Astrophisical Journal” 114. Il carattere internazionale della Società era tanto più sottolineato dalla presenza a fianco dei trenta membri italiani di altrettanti membri stranieri. Sul finire del secolo il maggiore, per non dire unico, continuatore in Italia degli studi riguardanti l’attività solare fu Annibale Riccò alla direzione dell’Osservatorio di Catania. Importanti furono le ricerche da lui condotte relative ai cicli delle macchie e delle protuberanze, che misero in luce una diretta correlazione fra i due fenomeni e che trovano ampio spazio nelle Memorie degli Spettroscopisti. Egli fu il primo ad utilizzare in Italia lo spettroeliografo, strumento di cui abbiamo parlato nel capitolo 114 CHINNICI, I.: “La Società degli Spettroscopisti Italiani e la Fondazione di “The Astrophysical Journal” nelle lettere di G. E. Hale a P. Tacchini”, Atti del XVI Congresso di Storia della Fisica e dell’Astronomia, Como, 1996. 76 precedente, ideato da Hale, che permette di esaminare l’intera cromosfera fuori eclisse. Dai primi due decenni di grande fermento e brillante attività si passò rapidamente ad un periodo di crisi delle ricerche astrofisiche italiane, profondo cambiamento che corrispose alla scomparsa dei principali fautori di quella rivoluzione astronomica che non tutti accettarono, considerando ancora scopo esclusivo dell’astronomia la determinazione e comprensione del movimento dei corpi celesti. Da un’analisi degli articoli pubblicati sulle Memorie degli Spettroscopisti, si evince che già dall’inizio degli anni ’90 vi fu un calo di attenzione nei confronti delle problematiche solari in favore di un rinato interesse verso l’astronomia classica. Ricordiamo che, proprio per dare spazio all’astronomia classica, i prime otto volumi delle Memorie erano accompagnati da un’appendice destinata ad accogliere lavori non strettamente attinenti alla astronomia fisica. Tali appendici, però, ospitavano sempre in larga parte articoli riguardanti il Sole o la spettroscopia in genere e per questo motivo vennero assorbite dai normali volumi. Chi pubblicò in larga misura il maggior numero di articoli furono Tacchini e Secchi: articoli essenzialmente di fisica solare. Alla scomparsa dei due astronomi corrispose un deciso calo delle pubblicazioni. La quasi totale assenza di ricercatori in grado di continuare il lavoro dei due illustri predecessori testimonia come in Italia, nonostante la presenza della Società, non si fosse diffuso un profondo interesse verso la nuova astronomia e come i successi ottenuti in questo campo fossero soltanto frutto di singoli. Non si può sostenere che, ancora una volta, la causa prima andasse ricercata nelle scarse possibilità economiche degli istituti italiani in un’epoca di rapido sviluppo tecnologico. Anche se, come già accennato, il mutamento di indirizzo delle Memorie si era già notato dalla fine del secolo, si sottolinea come dal trentesimo volume (relativo all’anno 1901) in avanti si sia ridotta considerevolmente il numero e l’importanza degli articoli di astrofisica, mentre sono diventati sempre più numerosi gli articoli 77 relativi all’astronomia di posizione, al magnetismo terrestre, alla geodesia ed anche alla meteorologia. Altro dato interessante è la quasi totale scomparsa di articoli di astronomi stranieri, che in precedenza avevano trovato ampio spazio sulle Memorie, indice del diminuito interesse internazionale verso la pubblicazione italiana e forse di una chiusura dell’astronomia italiana nei confronti delle ricerche compiute all’estero, chiusura che in seguito diventerà esplicita. Il nuovo corso portò quindi a vedere pubblicati un maggior numero di articoli di astronomia tradizionale rispetto a quelli di spettroscopia, facendo venir meno alle Memorie il ruolo per il quale erano nate e lasciando già intravedere la futura trasformazione della Società degli Spettroscopisti Italiani in Società Astronomica Italiana avvenuta nel 1920. A maggiore testimonianza del periodo di crisi in cui versava l’astronomia italiana, nella prefazione del secondo volume delle Memorie della Società Astronomica Italiana, il presidente Cerulli, indicando le linee guida della rinnovata pubblicazione, scrive che “Di fronte alla vertiginosa e qua e là frettolosa produzione astronomica odierna, si va sentendo ogni giorno più il bisogno di un organo di Critica, e sarebbe un gran meritare della scienza se esso potesse venirsi formato in Italia. Una impresa simile… non troverebbe impedimenti nella scarsità dei mezzi ottici. La nostra attività… potrebbe quindi non tanto consistere nell’accumular scoperte in base a criteri e metodi in voga, quanto nell’accurata disamina di tali criteri…” 115. Pare quindi che gli astronomi italiani, secondo Cerulli, non possano far altro che criticare il lavoro e le ricerche compiute negli altri paesi senza poter portare avanti una propria linea di ricerca magari in collaborazione con astronomi stranieri. In realtà questa posizione fu ben presto modificata e le nuove Memorie diventarono organo di pubblicazione di qualunque scritto riguardante ricerche condotte da astronomi italiani, purché 115 CERULLI, V.: “Prefazione”, Memorie della Società Astronomica Italiana, vol. 2, Roma, 1921, p. 4. 78 costituisse un reale contributo al progresso delle conoscenze astronomiche. Il primo a compiere accurati studi sugli spettri stellari nel 1860 fu il già ricordato Donati, il quale ebbe il merito di perfezionare la tecnica strumentale in collaborazione con il suo predecessore nella direzione della Specola fiorentina Giovan Battista Amici (1786– 1863), anch’egli ricordato per la sua grande abilità nella costruzione di strumenti astronomici 116. La novità stava nel convogliare la luce da analizzare attraverso una fenditura, frapponendo tra questa ed il prisma una lente collimatrice in modo da restituire al prisma stesso un fascio di raggi paralleli. Donati utilizzava un prisma a visione diretta, che produce una buona dispersione del fascio di luce senza deviare la linea di vista 117. Egli però non fu in grado o non volle cogliere il significato astrofisico che si celava dietro le informazioni che andava scoprendo. Ricordiamo le difficoltà incontrate da parte di parecchi astronomi nel riconoscere la nuova astronomia come campo di ricerca autonomo dalle enormi potenzialità: l’interesse di Donati era semplicemente diretto allo studio della rifrazione finalizzato ad una migliore determinazione della declinazione delle stelle. Ricordiamo anche il contributo dell’astronomo fiorentino allo studio delle aurore boreali, che consentì di evidenziare il legame tra tali fenomeni e l’attività solare, smentendo quella che fino a quel momento era l’opinione comune e cioè che si trattasse di fenomeni meteorologici. Lo strumento messo in opera da Donati, primo a consentire un’esatta misura micrometrica delle righe spettrali, aveva lo svantaggio di poter essere utilizzato solamente con le stelle più brillanti. Per poter compiere un’analisi diffusa anche alle stelle più 116 CHINNICI, I.: “19th Century Spettroscopic Instruments in Italian Astronomical Observatories”, Nuncius, 2000, n.2, p. 671. 117 DONATI, G. B.: “Intorno alle Strie degli Spettri Stellari”, Annali del Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze, vol. 1, Firenze, 1866, p. 1–20. 79 deboli era necessario tornare all’utilizzo di un prisma semplice, tecnica che però fino a quel momento non aveva dato risultati soddisfacenti. Respighi, all’epoca già direttore dell’Osservatorio del Campidoglio, immaginò che il problema fosse insito nell’angolo rifrangente troppo grande, pari a 60°, dei prismi allora in uso. Ottenuti i fondi necessari commissionò all’ottico di Monaco, Merz, uno spettroscopio dotato di prisma caratterizzato da un angolo rifrangente di soli 12°, strumento che si rivelò di straordinaria efficacia nel mostrare con estrema chiarezza e distinzione gli spettri stellari. Già nello stesso anno, il 1869, Secchi ordinò uno strumento analogo per la Specola del Collegio Romano da lui diretta. Un ulteriore innovazione stava nell’utilizzo del prisma obiettivo, caratterizzato dalla sistemazione dell’elemento disperdente davanti all’obiettivo anziché in prossimità dell’oculare. Tale tecnica, ripresa da Pickering presso l’Osservatorio di Harvard, accoppiata alla fotografia, offriva il grosso vantaggio di ottenere contemporaneamente più spettri stellari con singole pose del campo celeste. Nell’applicazione dello spettroscopio allo studio delle stelle, decisivo fu il contributo portato da Respighi nel decifrare il fenomeno della scintillazione stellare 118. Ciò che si pensava della scintillazione prima degli studi dell’astronomo italiano era che la rapida ed irregolare variazione di colore ed intensità della luce emessa dalle stelle fosse dovuta alla interferenza dei raggi rifratti dall’atmosfera terrestre. Respighi, attraverso esperimenti eseguiti sostanzialmente ruotando il prisma dello spettroscopio, dimostrò che la scintillazione non poteva essere dovuta all’interferenza o riflessione bensì alla dispersione dei raggi luminosi nei diversi strati atmosferici. Dai suoi studi risultò poi che la scintillazione è influenzata dal moto di rotazione della Terra: egli mostrò che le bande scure proprie del fenomeno si muovono nello spettro delle stelle dal rosso al violetto se la stella è situata ad ovest, dal violetto 118 MONACO, G.: “Lorenzo Respighi and Star Scintillation”, Memorie della Società Astronomica Italiana, 1990, vol. 61, n. 4, p. 819. 80 al rosso se la stella si trova ad est, mentre il movimento è oscillante o stazionario se la stella si trova a nord oppure a sud; non vi è quindi nessuna correlazione tra la scintillazione e i movimenti di correnti d’aria in senso ascensionale o discendente 119. Secchi dal canto suo aveva iniziato ad occuparsi di spettri stellari sin dal 1862. Già da subito egli si rese conto che il comportamento delle righe spettrali era in stretta relazione col colore dell’astro esaminato e che tutti gli spettri stellari potevano ridursi a pochi tipi fondamentali. In una memoria del 1867 Secchi pubblicò una prima classificazione spettrale delle stelle, che egli divise in tre classi. Nel primo tipo sono racchiuse le stelle bianche, caratterizzate da alta temperatura e dalla prevalenza nello spettro delle righe dell’idrogeno; del secondo tipo fanno parte le stelle gialle, caratterizzate da spettri sottili ed in cui è evidente la presenza di vapori metallici; il terzo tipo è quello delle giganti rosse caratterizzate da uno spettro a bande 120. Nel 1869 venne pubblicata una continuazione della precedente memoria con l’introduzione di una quarta classe di stelle piccole e rossastre il cui spettro è caratterizzato dalla presenza delle bande molecolari del carbonio 121. Il lavoro di classificazione fu ulteriormente ampliato dall’esame di oltre quattromila stelle, condotto con il nuovo strumento, riguardo al quale Secchi entrò in polemica con Respighi sulla priorità a servirsi di un tale dispositivo nello studio degli spettri stellari 122. Tale classificazione fu poi sostanzialmente ripresa e ampliata dall’equipe di Harvard. 119 RESPIGHI, L.: “Applicazioni dello Spettroscopio alla Scintillazione delle Stelle”, Nota I e Nota II, Atti della Pontificia Accademia dei Lincei, 1868 e 1869, vol. 21 e vol. 22. 120 SECCHI, A.: “Sugli Spettri Prismatici delle Stelle Fisse”, Memorie della Società Italiana delle Scienze, vol. 1, Firenze, 1867. 121 SECCHI, A.: “Sugli Spettri Prismatici delle Stelle Fisse, Memoria II”, Memorie della Società Italiana delle Scienze, vol. 1, Firenze, 1869. 122 SECCHI, A.: “Sugli Spettri Prismatici de’ Corpi Celesti”, Atti dell’Accademia Pontificia dei Nuovi Lincei, anno XXV, vol. 4, Roma, 1872. 81 2.6 L’astronomia italiana ed i periodici internazionali. A conclusione di questa analisi dello stato della ricerca astronomica italiana nel secolo in questione, si è ritenuto opportuno verificare quale fosse lo spazio riservato agli articoli degli studiosi italiani nei maggiori periodici internazionali dell’epoca; indice non solo di quale fosse la considerazione in cui venivano tenute le ricerche condotte nel nostro paese, ma anche della reale diffusione ed utilità che queste avevano nel progresso delle conoscenze astronomiche. I periodici presi in esame sono: “Astronomische Nachrichten”, pubblicato dal 1823 a Altona, “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society”, pubblicato dal 1827 a Londra, “Astronomical Journal”, pubblicato dal 1849 a Cambridge, “Astrophysical Journal”, pubblicato dal 1895 a Chicago. Iniziamo col dire che l’Astronomische Nachrichten presenta quasi unicamente articoli di astronomia classica di posizione. Ampio spazio è riservato ai lavori di astronomi italiani sin dalla fondazione del giornale, almeno fino al 1860. Numerosi sono i contributi di De Gasparis, Santini, Trettenero, De Vico, Plana, Carlini, Donati, Schiaparelli, Respighi e Secchi relativi principalmente alle osservazioni ed al calcolo degli elementi dell’orbita di comete e pianetini. Il numero di articoli italiani si riduce progressivamente nel corso degli ultimi decenni del secolo, così che agli inizi del ventesimo secolo gli articoli di astronomi italiani si contano sulle dita di una mano. Anche l’Astronomical Journal presenta principalmente articoli di astronomia di posizione, ma nessuno di questi è opera di ricercatori italiani. Caso a parte sono i lavori relativi alle osservazioni di stelle variabili e dell’eclisse di Sole del 1892 realizzati da padre Hagen, dal 1906 direttore della Specola Vaticana ma allora ancora direttore dell’Osservatorio di Georgetown. Per quanto riguarda l’Astrophysical Journal abbiamo già detto delle consultazioni di Hale con Tacchini, aggiungiamo che ben otto 82 dei dieci “associate editors” del giornale erano anche membri della Società degli Spettroscopisti Italiani; nessuno però, tranne ovviamente Tacchini stesso, era di nazionalità italiana 123. Gli unici articoli di astronomi italiani sono costituiti da pochi lavori di Tacchini e Riccò relativi ad osservazioni solari, oltre ai lavori sulle stelle variabili di Hagen, sempre però del periodo americano, come nel caso dell’Astronomical Journal. L’andamento delle pubblicazioni nelle Monthly Notices della R.A.S. non fa altro che confermare quanto già visto nelle Memorie degli Spettroscopisti per i lavori di astrofisica e nell’Astronomische Nachrichten per i lavori di astronomia classica. Fino agli anni ’60 sono piuttosto numerose le notizie di studi relativi all’astronomia di posizione, al solito principalmente osservazione e calcolo di elementi orbitali di comete e pianetini, compiuti da De Gasperis, Donati, Plana, Santini e Secchi. Dal 1865 al 1880 troviamo poche notizie riguardanti gli studi di Schiaparelli sulle stelle cadenti e su Marte, di Denza sempre sulle stelle cadenti, di Respighi sulla scintillazione delle stelle, di Secchi e Tacchini sul Sole. Dopo il 1890 troviamo soltanto il necrologio di Tacchini e Riccò oltre, nel caso di Riccò, alla precedente notizia di elezione a membro associato. Da questa analisi emerge una inarrestabile caduta di valore delle ricerche astronomiche italiane durante il XIX secolo, ad eccezione delle vicende che portarono alla nascita e sviluppo –al pari se non in anticipo rispetto agli stati più avanzati del mondo– delle ricerche di astrofisica, attività però ben presto arenatasi. L’impressione è che, nonostante la fama e l’importanza raggiunta a livello internazionale nel campo della nuova astronomia da personaggi quali Secchi, Tacchini, Respighi, Riccò, non sia mai esistita una base dalla quale potessero sorgere nuovi individui in grado di portare avanti questo tipo di ricerche con la stessa determinazione, 123 CHINNICI, I.: “La Società degli Spettroscopisti Italiani e la Fondazione di “The Astrophysical Journal” nelle lettere di G. E. Hale a P. Tacchini”, Atti del XVI Congresso di Storia della Fisica e dell’Astronomia, Como, 1996. 83 ma che si sia trattato soltanto dell’iniziativa di singoli illuminati scienziati, terminata con la fine della loro vita. Forse il fallimento della Società degli Spettroscopisti Italiani, sempre che si possa parlare di fallimento, si cela proprio dietro alla mancata diffusione e affermazione tra i ricercatori italiani della consapevolezza della grande importanza degli studi spettroscopici come mezzo di indagine fisica dei corpi celesti. Sintomo di questa difficoltà si ritrova nel fatto che spesso le sedi di pubblicazione, anche di importanti lavori, restavano i periodici di diffusione provinciale, al più regionale o nazionale, fatte salve alcune eccezioni, come le Memorie della Società degli Spettroscopisti nel periodo di maggior circolazione. La conclusione dell’esperienza della Società degli Spettroscopisti corrispose al tentativo di tornare agli “antichi” studi di astronomia classica, studi che tanta gloria avevano portato all’Italia, ma che negli osservatori italiani non era più possibile compiere in maniera proficua, a causa, come già detto, della strumentazione oramai superata e del tutto inadeguata. Facilmente si può sostenere –lo si fa anche quando si parla dell’attuale stato della ricerca italiana– che questa situazione fosse il risultato di una politica della scienza errata, politica probabilmente dettata dalle condizioni economiche del nostro paese senz’altro infelici, se paragonate a quelle degli altri stati all’avanguardia nella ricerca scientifica. Una chiave di lettura più critica della crisi dell’astrofisica italiana viene da Luigi Puccianti, il quale svolgeva all’inizio del Novecento studi spettroscopici sulla costituzione della materia. Egli, riferendosi alle scoperte effettuate da Hale, sostiene che “alcune osservazioni bene appropriate e con mezzi convenientemente rinnovati” hanno rivelato sulle macchie solari più di quanto si fosse dedotto da una “infinita ripetizione sopra un enorme numero di casi particolari delle solite osservazioni metodiche” 124. Si trattava di una aperta polemica nei confronti delle 124 PUCCIANTI, L.: “I Progressi Recenti dell’Analisi Spettrale”, I Progressi Recenti della Fisica Teorica, Sperimentale ed Applicata, a cura di A. Garbasso, Milano – Roma – 84 ricerche condotte dall’ultimo erede della Società degli Spettroscopisti, Riccò, il quale aveva da poco pubblicato i risultati di quarant’anni di ricerche solari impostate proprio su osservazioni metodiche finalizzate alla formazione di statistiche, ritenute necessarie per compiere una successiva opera interpretativa. Aggiunge “mentre tutti i ricercatori si lamentano della scarsezza dei mezzi, molti di loro si troverebbero poi terribilmente impacciati e delusi se ne ottenessero di così grandiosi”. Puccianti vedeva come elemento determinante per un rapido accumulo di successi l’approccio dinamico alle ricerche adottato dal gruppo di Hale, più che la dotazione di strumentazione all’avanguardia. Nonostante le sconfortanti vicende passate, al termine del primo conflitto mondiale l’Italia svolgeva ancora un certo ruolo a livello organizzativo e come punto di incontro tra le varie comunità astronomiche, forse per la fama delle antiche conquiste che ancora resisteva e per il merito di scienziati a cui non era data la possibilità di intraprendere ricerche avanzate e che in questo modo davano il loro contributo al progresso scientifico. La prima Assemblea Generale dell’“International Astronomical Union” si tenne a Roma nel maggio del 1922, cinque mesi prima della marcia su Roma 125. Gli scopi della I.A.U. erano di facilitare le relazioni tra gli astronomi delle diverse nazioni, specialmente quando la cooperazione internazionale era utile o necessaria, e di promuovere gli studi astronomici in tutti i settori. I paesi aderenti all‘Unione erano 19, tra i quali i più impegnati nelle ricerche astronomiche restavano Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti. Napoli, Dante Alighieri, 1911, p. 109–137; per una più ampia trattazione: CANZI, M. P.: “L’Evoluzione della Spettroscopia in Italia”, Atti del XIV e del XV Congresso Nazionale di Storia della Fisica, Lecce, 1994, p. 277. 125 “First General Assembly”, Transactions of the International Astronomical Union, vol. 1, 1922. (Appendice 2.VI ) 85 La rappresentanza italiana nel comitato esecutivo era composta da Cerulli (con la nomina di vice–presidente), Bianchi, Antonio Abetti, Bemporad, Garbasso e Volterra. Su 32 commissioni, una per ogni settore di ricerca, 17 avevano al loro interno membri italiani. È curioso notare che le commissioni prive di membri italiani erano proprio quelle legate a campi di ricerca astrofisica, alla cui nascita e sviluppo tanto avevano contribuito gli studi condotti in Italia. Di tre commissioni di fisica solare solo in una erano presenti G. Abetti e Bemporad; nella commissione per la classificazione spettrale delle stelle non era presente nessun esponente italiano a continuare l’opera di Secchi; nella commissione poi per le stelle cadenti risulta incredibile la totale assenza di astronomi italiani in considerazione di quanto era stato fatto da Schiaparelli nel portare alla luce la reale natura di tale fenomeno. Al contrario la presenza di astronomi italiani si ritrova nelle commissioni che si occupavano di astronomia di posizione e geodetica, ad ulteriore conferma della strada intrapresa dalla ricerca astronomica in Italia sin dal finire del secolo precedente. 86 Capitolo 3 L’Astronomia a Bologna nel XIX Secolo Non solo la città di Bologna non fu risparmiata dai moti rivoluzionari che attraversarono tutta la Penisola trasformandone lo status politico e territoriale, ma anzi fu uno dei principali centri di rivolta. Bologna si trovava sotto il diretto controllo dello Stato pontificio sin dal 1447, anno in cui fu stipulata una convenzione tra la Repubblica bolognese di allora e la Santa Sede. Tale convenzione, mantenuta fino al 1796, anno di cessazione provvisoria del governo pontifico, accordava parecchi privilegi alla città, tra i quali la possibilità di mantenere i suoi legati alla Corte di Roma al pari di qualunque potenza cattolica, di far risiedere –insieme al legato pontificio– il gonfaloniere nel pubblico palazzo, di coniare monete con il proprio stemma, di vincolare la pubblicazione degli editti pontifici all’assenso dei magistrati bolognesi 126. Tale situazione consentì la nascita e lo sviluppo di importanti iniziative culturali, tra le quali l’Osservatorio astronomico, fondato nel 1726 per opera del conte Marsigli e di Manfredi. Per tutto il corso del XVIII secolo presso la Specola bolognese vennero compiuti lavori di indubbio valore, primo fra tutti la compilazione e la stampa delle “Ephemerides Bononienses”, rimaste per vari decenni le più estese e complete tra quelle circolanti in tutta Europa, la qual cosa ne determinò una vasta diffusione e contribuì alla notorietà dell’Osservatorio in cui venivano prodotte. Le vicende politiche ed economiche che si susseguirono nel corso del XIX secolo modificarono sostanzialmente questo stato di cose, 126 BARTOLINI, F.: “Bologna nella storia del Risorgimento italiano”, Annuario della Regia Università di Bologna, 1887/88. 87 relegando la Specola sin dai primissimi anni della nuova epoca ad una situazione di quasi totale abbandono. 3.1 Il periodo napoleonico Con l’ingresso in Bologna delle truppe francesi, il 16 giugno 1796 iniziò per la città un periodo di continue agitazioni e rivolgimenti che si concluse solamente dopo il definitivo crollo del regime pontificio e l’annessione al Regno d’Italia. Negli anni dell’età napoleonica, che vanno dal 1796 al 1815, la città passò attraverso diverse forme di governo: è possibile distinguere tre fasi. Tra il 1796 ed il 1799 si ha il primo periodo repubblicano, iniziato con l’indipendenza del Senato a cui fece seguito l’istituzione della Federazione delle quattro provincie, nominata Repubblica Cispadana e conglobata nel 1897 nella Repubblica Cisalpina. Questa prima fase non fu segnata da particolari trasformazioni, se non per il varo del nuovo Statuto universitario la cui applicazione fu momentaneamente sospesa. Il periodo di riforme napoleoniche fu infatti interrotto nel 1799 dalla breve Reggenza austriaca, durante la quale fu ripristinata la costituzione pontificia. Dal 1800 al 1815, tornato il dominio francese, Bologna entrò a far parte della Repubblica italiana, poi Regno d’Italia dal 1804. In campo culturale furono richiamate in vigore le leggi della Repubblica Cisalpina, compreso il piano di riforma dell’Ateneo. La particolare attenzione che veniva riposta al progresso scientifico, si concretizzava nel tentativo di dare importanza centrale all’Istituto Nazionale delle Scienze di Bologna. L’interesse che veniva riposto nei gabinetti scientifici dal nuovo pensiero repubblicano illuminista non fu sufficiente a compensare la fine dei finanziamenti provenienti dallo Stato pontificio, che tanto avevano favorito il progresso delle ricerche astronomiche nei secoli precedenti. 88 Nel 1796 la carica di direttore dell’Osservatorio astronomico era ricoperta da Petronio Matteucci (?–1800) 127, ruolo che gli era stato assegnato nel 1782 assieme alla cattedra di Astronomia all’Università. È interessante sottolineare come la direzione della Specola e l’insegnamento siano sempre stati intimamente legati: quasi sempre le due nomine corrispondevano alla stessa persona. È facile quindi comprendere come la crisi nel settore delle ricerche andava di pari passo al declino nel campo dell’insegnamento. L’impegno di Matteucci era principalmente rivolto alla compilazione delle effemeridi astronomiche ed alla raccolta dei dati meteorologici. Anzi, egli fu il primo a compiere questo tipo di lavoro come prosecuzione dei registri tenuti privatamente sin dal 1714 dal fisico Bartolomeo Beccari. Quest’ultima occupazione diventerà nel corso del XIX secolo, come vedremo, quasi l’unica ragion d’essere della Specola. Pare che il periodo di decadenza dell’Osservatorio astronomico bolognese sia iniziato proprio con la direzione di Matteucci, non altrettanto abile quanto il suo predecessore Eustachio Zanotti (1709–1782), con il quale pure aveva lavorato in qualità di assistente. Questo è ciò che sostiene Francesco Bertelli (1793– 1844) 128, dal 1835 astronomo aggiunto presso l’Osservatorio, nella conferenza tenuta all’Accademia delle scienze il 2 marzo 1837 sull’attività svolta alla Specola di Bologna fino al 1832. Egli inoltre aggiunge che “non fu nel Matteucci eguale a quello del Manfredi e dello Zanotti l’ingegno nella rettificazione degli strumenti, né punto si occupò della ricerca della ragione de piccoli errori” 129. 127 BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 193. 128 BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 209. 129 BERTELLI, F.: “Sull’attività della Specola di Bologna dal 1723 al 1832”, Conferenza tenuta all’Accademia delle scienze il 02/03/1837, Archivio storico della Specola di Bologna, scatola 25. 89 Tale asserzione è avvalorata dal materiale conservato in Archivio della Specola, piuttosto ricco solo per il periodo in cui Matteucci collaborava alle attività svolte da Zanotti 130. Le osservazioni per le effemeridi, a quanto risulta dai registri, vennero condotte fino al 1799 principalmente dall’assistente, nonché professore di fisica, Sebastiano Canterzani (1734–1819) 131. In questi anni l’Osservatorio si arricchì di nuovi strumenti tra i quali quello che più verrà utilizzato nelle successive osservazioni e misure per il calcolo delle effemeridi è l’orologio a pendolo compensato di Ellicott (ancora conservato al Museo della Specola di Bologna) 132. Nel 1801 si susseguirono alla direzione Girolamo Saladini (1731–1813) 133, che rinunciò all’incarico per passare alla cattedra di Calcolo sublime, e Giovan Battista Guglielmini (1760–1817) 134 che, probabilmente per ragioni di salute, preferì passare alla cattedra di Introduzione al calcolo. L’opera più importante di Guglielmini riguarda l’esperimento di verifica del moto diurno di rotazione della Terra realizzato nel 1790 presso la torre dell’Osservatorio, oltre che alla torre degli Asinelli. Egli avrebbe già dovuto fare parte del personale della Specola come astronomo aggiunto tra il 1796 ed il 1799, ma la nomina ricevuta durante la Repubblica Cisalpina non fu riconosciuta dal direttore, l’abate Matteucci. Le vicende di Guglielmini, astronomo prima non riconosciuto, poi privato della carica dalla Reggenza austriaca, ed infine addirittura nominato direttore al rientro dei francesi in Bologna, lasciano già intravedere quanto gli sconvolgimenti politici abbiano influito anche sulla vita dell’Osservatorio e, conseguentemente, sul progresso delle ricerche. 130 Congiunzioni occultazioni Urano, Cometa 1744, E. Zanotti e P. Matteucci, Archivio storico della Specola di Bologna, scatola 15. 131 Archivio storico della Specola, Registri delle osservazioni astronomiche. 132 BAIADA, E. BÒNOLI, F. BRACCESI, A.: Museo della Specola. Catalogo, Bologna University Press, Bologna, 1995. (Appendice III) 133 BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 201. 134 BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 202. 90 È significativo che già nel 1802 Barnaba Oriani (1752–1832), direttore dell’Osservatorio di Milano, trovava a Bologna “l’Astronomia quasi abbandonata” 135. La direzione della Specola e la cattedra di Astronomia passarono, con decreto napoleonico, a Ludovico Ciccolini (1767–1854) 136, che fu destituito dagli incarichi nel 1815 in seguito alla Restaurazione del governo pontificio 137. Presso l’Archivio dell’Osservatorio non sono conservati documenti di Ciccolini, il quale –scrive sempre Bertelli nella relazione citata– “non molte osservazioni proprie eseguì, impedito come fu, dalla occupazione delle effemeridi, e da detrimento sofferto nell’organo della vista”. Sin dal 1803 la Specola era frequentata dall’alunno Pietro Caturegli (1786–1833) 138, che diverrà il principale artefice delle Effemeridi bolognesi nel loro ultimo periodo di pubblicazione. Ricordiamo che, fino al 1812, nel registro delle osservazioni astronomiche venivano annotati anche i rilevamenti meteorologici, mentre dal 1813 si tenevano due registri separati. 3.2 Il periodo pontificio Nel passaggio dal Governo napoleonico a quello pontificio si ebbe un anno di transizione in cui, a causa dell’indebolimento delle forze francesi, la città si trovò in balia, alternativamente, delle truppe napoletane capitanate da Murat, ispirato da ideali di libertà ed indipendenza, e delle milizie austriache, precorritrici nel ristabilire i legami con la cultura ecclesiastica. 135 RAJNA, M.: Sulle Condizioni dell’Osservatorio della R. Università di Bologna e idee fondamentali per il progetto di una nuova Specola da stabilirsi sulla collina dell’Osservanza presso Bologna, Relazione al Rettore della R. Università di Bologna, Tip. Monti, Bologna, 1906, p. 6. 136 BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 205. 137 SIMEONI, L.: Storia dell’Università di Bologna, Zanichelli, Bologna, 1947, vol. II, p. 181. 138 BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 206. 91 Secondo i trattati stipulati al Congresso di Vienna in seguito alla caduta dell’Impero napoleonico, nel 1815 la Legazione di Bologna veniva restituita allo Stato pontificio. Dal 1815 al 1824 l’Ateneo fu sottoposto ad un regime provvisorio: si apriva così un epoca di transizione in cui, più che a modificare l’assetto consolidatosi nel corso dei due decenni di dominio francese, si pensava ad allontanare quanti fossero sospettati di simpatizzare con le ideologie rivoluzionarie repubblicane. Come già ricordato, tra gli insegnanti dimessi c’era anche Ludovico Ciccolini. Una vera riforma dell’Università si avrà solamente nel 1824. Questa riforma non comportò nessuna sostanziale modifica delle cattedre istituite nel periodo francese, ma ebbe ugualmente un forte impatto sull’insegnamento e sulle idee che circolavano all’interno dell’Ateneo bolognese. La novità maggiore risiedeva nella ricostituzione dei Collegi, i cui membri, nominati direttamente dal Pontefice, avevano il compito di scegliere i professori, oltre che vigilare sull’operato di questi ultimi e degli studenti. A causa di un atteggiamento diffidente nei confronti di ogni novità, chiunque mostrasse troppa originalità di pensiero o volesse mantenere relazioni scientifiche con l’estero non aveva alcuna possibilità di essere incaricato dell’insegnamento. Questo causò un sensibile calo di valore dei professori e dei corsi, a tal punto che “l’Università bolognese di studio europeo che era, fu ridotta pur troppo a università provinciale, da bastare a pena, con ogni più ridicola limitazione della scienza, alle Legazioni della Romagna” 139. Il malumore degli studenti si concretizzò nei tumulti del 1831–32 che portarono alla caduta del governo pontificio, ma la libertà dalle imposizioni papali ebbe vita breve a causa dell’intervento austriaco. 139 CARDUCCI, G.: Lo Studio bolognese, Discorso per l’ottavo centenario, Bologna, Zanichelli, 1888; discusso in: SIMEONI, L.: Storia dell’Università di Bologna, Zanichelli, Bologna, 1947, vol. II; VARNI, A.: “L’Università nel periodo napoleonico”, Lo Studio e la Città – Bologna 1888-1988, a cura di W. Tega, Nuova Alfa, Bologna, 1987, p. 181. 92 Bologna fu nuovamente percorsa da importanti agitazioni nel 1848–49, controllate da una nuova invasione austriaca che diede inizio a dieci anni di duro governo militare sotto la bandiera asburgica. Con la Restaurazione pontificia, le cariche di direttore dell’Osservatorio e professore di Astronomia passarono all’astronomo aggiunto Caturegli, il quale si dedicò con grande impegno alle osservazioni necessarie alla compilazione delle effemeridi, coadiuvato da Gaetano Ceschi (?–1845) 140. Negli archivi della Specola sono conservate ben tre scatole relative ad osservazioni e calcoli eseguiti da Caturegli dal 1807 al 1833. In queste si trovano manoscritti riguardo osservazioni e calcolo degli elementi dell’orbita del pianetino Vesta, delle comete di Oriani ed Encke, oltre alle tavole necessarie alla riduzione dei dati relativi a Sole, Luna e pianeti. Meritano particolare menzione le delicate osservazioni condotte contemporaneamente dalle principali specole dell’Italia centro– settentrionale tra il 1822 ed il 1825 per la determinazione delle rispettive longitudini, alle quali partecipò anche la Specola di Bologna, nonché le osservazioni della stella Polare condotte dallo stesso Caturegli con il circolo ripetitore di Reichenbach (oggi esposto al Museo della Specola) per determinare con la massima precisione la latitudine geografica. In quest’epoca fu acquistato uno strumento dei passaggi di Reichenbach e Utzschneider, che andò a sostituire quello di Sisson nella Sala Meridiana 141. La cura con la quale venivano condotte le osservazioni spinse ad una costante ricerca delle cause dei piccoli errori che affliggevano le effemeridi calcolate a Bologna. Nei registri delle osservazioni si trovano diverse annotazioni relative alla rettifica degli strumenti, 140 BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 210. 141 BAIADA, E. BÒNOLI, F. BRACCESI, A.: Museo della Specola. Catalogo, Bologna University Press, Bologna, 1995. (Appendice III) 93 compresa la rideterminazione delle mire meridiane. Il problema però persisteva in quanto causato dalle deformazioni del fabbricato della Specola dovute all’azione del calore del Sole, come era stato messo in evidenza da due memorie di Antonio de Cesaris, pubblicate nelle Effemeridi di Milano del 1813 e 1816, “sul movimento oscillatorio e periodico delle Fabbriche” 142. Dalla corrispondenza di Caturegli, conservata nella scatola 39 dell’Archivio, si trovano indicazioni riguardo difficoltà economiche incontrate per il restauro delle opere murarie della torre, la rettifica degli strumenti e la pubblicazione delle effemeridi. Caturegli fu astronomo di indubbio valore e fu anche membro della Royal Astronomical Society, nomina avvenuta nel 1832, anno precedente alla sua morte. Come successore fu proposto Fabrizio Mossotti (1791–1863) 143, il quale aveva passato i suoi anni di formazione presso l’Osservatorio di Milano, e che al momento si trovava in Argentina, presso l’Università di Buenos Aires. Nel 1823, infatti, era stato costretto ad espatriare in quanto ricercato per aver partecipato ai moti del ’21. La nomina di Mossotti era dettata dalla volontà di fornire all’Osservatorio bolognese un “vero astronomo osservatore e calcolatore”; a questa designazione però si oppose l’Austria, per i passati rivoluzionari del prescelto, costringendo la Curia bolognese ad annullarla 144. Le sorti dell’Osservatorio diventavano così sempre più buie, tant’è che per ben dodici anni la direzione fu data solo come incarico provvisorio. Nel “Prospetto di Regolamento e di organizzazione per la Specola Astronomica della Pontificia Università di Bologna” 145 del 142 BERTELLI, F.: Op. citata. BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 207. 144 HORN D’ARTURO, G.: “Astronomia e Politica”, Coelum, Bologna, 1936, vol. 31, p. 105; tale vicenda è ben documentata dalle lettere conservate nell’Archivio storico della Specola. 145 Conservato presso l’Archivio storico della Specola, scatola 30. 143 94 1 luglio 1835, firmato dall’arcicancelliere Card. Opizzoni e dal rettore Minarelli, si dice che il personale dell’Osservatorio era composto da tre astronomi aggiunti, tre allievi o collaboratori ed un custode. Ceschi era incaricato della direzione, ovvero doveva presiedere alle osservazioni ed era responsabile del corretto funzionamento di tutto quanto fosse presente nell’Istituto astronomico; Moratti era responsabile della stampa delle effemeridi; Bertelli era tenuto a dare un corso pubblico di Astronomia teorica della durata di due anni scolastici. Ad ogni astronomo era assegnato come collaboratore uno dei tre allievi, e precisamente Amadei a Bertelli, Evangelisti a Moratti e Bagni a Ceschi. Vi è poi riportata una suddivisione dei calcoli per la compilazione delle effemeridi tra i tre astronomi aggiunti: a Bertelli toccavano le eclissi, congiunzioni di stelle e pianeti con la Luna, occultazioni ed accostamenti che hanno luogo specificatamente per Bologna; a Moratti la Luna, i pianeti superiori, i satelliti di Giove; a Ceschi il Sole, i pianeti inferiori e la cronometria. È curioso come fosse stabilito che ogni astronomo aveva diritto ad un giorno alla settimana di dispensa dall’eseguire calcoli. In un altro interessante documento del 1835 viene riportata una descrizione delle Osservazioni astronomiche che denota come i lavori fossero tutti finalizzati alla compilazione delle effemeridi ed alla rilevazione dei dati meteorologici 146. Nella scatola 32 dell’Archivio è presente una riflessione scritta del primo febbraio 1836 riguardante le Effemeridi bolognesi, inviata da Bertelli al Rettore dell’Università. In questa traspare la consapevolezza dell’inferiorità nella precisione, e quindi inutilità, delle effemeridi calcolate a Bologna rispetto a quelle di Berlino, Milano e Parigi –aggiungiamo anche Londra–, essendo queste ultime “seguite da più anni notabili cangiamenti diretti ad amplificarle e perfezionarle: cangiamenti de’ quali Caturegli 146 CESCHI, G: Descrizione delle Osservazioni Astronomiche ed indicazione delle relative occupazioni degli Astronomi, Archivio storico della Specola, scatola 30. (Appendice 3.IV) 95 nell’ultimo volume e quadriennio delle sue Effemeridi non poteva farvi carico, essendo stati ammessi dagli altri stabilimenti astronomici posteriormente all’epoca in cui quel volume venne calcolato”. In particolare egli insiste sui nuovi metodi introdotti da Encke a Berlino nel 1830 per calcolare le posizioni lunari, inoltre sostiene “che il disaccordo emerso fra i dati di Luna delle Effemeridi di Berlino, e gli altri delle Effemeridi di Bologna –che raggiunge in taluni casi i 13”– dipendon dal calcolarsi nelle prime i decimi di secondo per tutti i molti argomenti, la cui somma algebrica costituisce il dato che si ricerca a mezzodì medio di ciascun giorno; ed in quelle di Bologna dal non mettere a calcolo rigoroso tali decimi, ed invece sopprimendoli”. Un altra causa d’errore consisteva nel calcolare le effemeridi di Luna per più anni a venire, e non di anno in anno come si faceva per il Sole. Egli conclude auspicando di poter ricondurre le Effemeridi di Bologna al grado di precisione, se non di quelle di Berlino, almeno di quelle milanesi e parigine. Sempre relativamente alle effemeridi, ed ai problemi connessi alla loro realizzazione, nella scatola 40 relativa alle lettere scritte e ricevute da Ceschi, troviamo una lettera di Bertelli del 1836 in cui si richiede l’impegno di tutti gli astronomi nelle osservazioni per poter compiere un lavoro più accurato; in seguito vi è un’altra lettera datata 31/08/1837, in cui Ceschi rimprovera Bertelli per la presenza di errori e lacune nella copia delle Effemeridi consegnata allo stampatore. La situazione dell’Osservatorio in questo periodo viene descritta dall’astronomo viennese Karl Littrow (1811–1877) in un articolo pubblicato sul numero 180 del 8 agosto 1840 della “Gazzetta privilegiata di Venezia”, in seguito ad una visita alle specole italiane. Egli scrive che “La Specola di Bologna si trova sopra un’antica torre la quale, a cagione della sua grande altezza, manca affatto di stabilità. In un piano inferiore della torre vi sono due locali aggiunti al fabbricato principale e di data più recente: l’uno contiene un piccolo strumento dei passaggi di Reichenbach, sopra 96 pilastri non isolati; nell’altro si trova, sotto un tetto girevole, una macchina parallattica di Dollond [esposta nel Museo della Specola], e con sorpresa si vede lì accanto un quadrante mobile. L’edifizio principale poi s’innalza di qualche piano ancora al di sopra del tetto girevole, e in una larghezza di circa 10 tese [19,5 m], di modo che all’equatoriale rimane osservabile appena mezzo cielo. Eccettuato un cerchio ripetitore di Reichenbach, un piccolo cannocchiale di Fraunhofer [ora scomparso] e un telescopio a specchi di Amici [esposto al Museo della Specola], non si trova cosa rimarchevole nella Specola. In generale il tutto è paragonabile a un antico edifizio, il quale offre più oggetto di studio all’archeologo che all’astronomo. Dopo la morte di Caturegli, avvenuta molti anni sono (1833), non si è ancora potuto decidere quale dei tre aggiunti debba essere il suo successore. In tali circostanze non è da biasimarsi se questi si limitano a dare qualche lezione di astronomia popolare e a pubblicare le effemeridi, da molto tempo rese inutili da quelle di Berlino, Londra e Parigi” 147. Certamente Littrow non era a conoscenza della reale precisa organizzazione, sebbene provvisoria, dei compiti degli astronomi bolognesi; cosa peraltro rinfacciata dallo stesso Ceschi, risentito del duro giudizio, nella risposta pubblicata il 19 ottobre dello stesso anno. Sta di fatto che il quadro della situazione della Specola sopra esposto risulta concordare con quanto trapela dagli altri documenti dell’epoca. Che la situazione locale non cambi molto negli anni a venire, come vedremo, nonostante il doveroso rammarico di Ceschi, è anche dimostrato dalle affermazioni, non molto dissimili a quelle di Littrow, che nel 1876 farà Rayet (direttore dell’Osservatorio di Boedeaux) a seguito di una visita a tutti gli Osservatori italiani: “l’Osservatorio non è più che una specie di Museo dove la polvere e la ruggine corrodono alcuni strumenti storici” 148. 147 Archivio storico della Specola di Bologna, scatola 30. RAYET, G.: L’Astronomie Pratique et les Observatoires en Europe et en Amérique – V Partie, Observatoires d’Italie, Gauthier Villars, Paris, 1878, p. 84. 148 97 Nel 1845, in seguito alla morte di Ceschi, preceduto l’anno prima da Bertelli, venne nominato direttore dell’Osservatorio e professore di Astronomia e Ottica Ignazio Calandrelli (1792–1866) 149, nipote di Giuseppe Calandrelli fondatore dell’Osservatorio del Collegio Romano. Già dal 1837 operava nella specola Domenico Piani (1782– 1870) 150 incaricato del calcolo delle effemeridi negli ultimi anni di pubblicazione, dal 1838 al 1844. Calandrelli diede nuova spinta alle attività della Specola, ottenendo dal Governo pontificio i mezzi per poter acquistare un cerchio meridiano di Ertel & Sohn 151 (esposto al Museo della Specola, pur se ampiamente incompleto), e svolgendo numerose osservazioni su pianeti e pianetini. In particolare ricordiamo la relazione tenuta nel 1846 presso l’Accademia delle Scienze di Bologna sul pianeta Urano e le sue anomalie orbitali, prova di un probabile influsso gravitazionale di un pianeta ancora sconosciuto 152. Lo stesso anno Galle, sulla base dei calcoli di Le Verrier, fu in grado di individuare il nuovo pianeta, Nettuno. Calandrelli lasciò Bologna all’alba delle agitazioni del 1848–49 per tornare a ricoprire la cattedra di Astronomia presso l’Università La Sapienza a Roma. In quell’anno l’incarico della direzione passò a Piani, il quale continuò le osservazioni strettamente legate all’astronomia di posizione. In particolare, nella scatola 21 in cui sono conservate la maggior parte delle sue carte, si trovano processi di calcolo per le effemeridi anche dopo il 1845, nonostante le Effemeridi di Bologna non venissero più stampate dall’anno precedente. 149 BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 211. 150 BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 212. 151 BAIADA, E. BÒNOLI, F. BRACCESI, A.: Museo della Specola. Catalogo, Bologna University Press, Bologna, 1995. (Appendice III) 152 CALANDRELLI, I.: “Sul Pianeta Urano”, Atti dell’Accademia delle Scienze, Bologna, 1846. 98 Dal 1849 al 1853 fu incaricato alla direzione della Specola Antonio Saporetti (1821–1900) 153, incarico che mantenne in seguito per altri due periodi. In questa fase non si hanno materiali che documentino le attività della Specola, che probabilmente si limitavano a normali lavori di routine, soprattutto relativamente alle osservazioni meteorologiche. Nella scatola 60 si trova uno scritto di Calandrelli del 24/10/1851 in cui egli afferma di essere ritornato a Bologna per collocare il cerchio di Ertel, probabilmente su invito di Saporetti. Per ospitare questo strumento fu appositamente costruita una stanza (restaurata nel 1985), accanto alla grande sala della torretta, a 37 metri dal suolo, in una situazione di precaria stabilità che comprometteva la precisione dello cerchio stesso. Nella scatola 28 si trova un preventivo di spesa, datato 05/05/1848, per la costruzione della suddetta camera astronomica sulla prima terrazza della torre; il costruttore era l’ing. arc. Carlo Parmeggiani ed il prezzo era fissato a £ 524,34. Nel 1851 la cattedra di Ottica e Astronomia, vacante dal 1848 per il trasferimento di Calandrelli, fu assegnata a Lorenzo Respighi 154, pioniere dell’astrofisica italiana, di cui abbiamo avuto modo di parlare già nei capitoli precedenti circa gli importanti lavori di spettroscopia che egli condusse dopo il 1865 durante il periodo di direzione dell’Osservatorio romano del Campidoglio. Nel 1853 Respighi fu nominato direttore dell’Osservatorio di Bologna e sin da subito mostrò maggiore vivacità dei suoi recenti predecessori. I suoi interessi spaziavano dall’astronomia, alla fisica, all’ottica ed alla meteorologia. L’elenco delle sue opere comprende gli argomenti più vari: egli era un tenace osservatore, tant’è che scoprì tre nuove comete, assiduo calcolatore, il suo interesse si spingeva sino a ricerche di matematica pura, studioso della spettroscopia nello svelare i fenomeni della scintillazione stellare e 153 BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 213. 154 BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 214. 99 della fisica solare. Queste ultime ricerche furono però condotte solamente dopo l’allontanamento da Bologna. Egli inoltre compì studi sul magnetismo terrestre, calcolò il valore della declinazione di Bologna e si interessò anche alla meteorologia. Quasi tutti i lavori del periodo bolognese si trovano pubblicati nelle Memorie dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna 155. Nelle lettere scritte da Respighi, conservate nella scatola 42 dell’Archivio, si nota il pressante desiderio di risollevare le sorti dell’Osservatorio. In una lettera del 10/08/1857 indirizzata a tutti i direttori delle principali Specole italiane, egli dichiara di trovarsi “aggravato dall’obbligo di migliorare le condizioni di questo stabilimento che sfavorevoli circostanze hanno già da molti anni reso quasi del tutto inerte e dimenticato. Pertanto nel mentre che io, animato da vivissimo desiderio di rimettere l’Osservatorio suddetto in grado di concorrere anch’esso in conformità delle sue forze ai progressi della scienza, sono con tutto l’animo intento a procurarmi dal superiore Governo i mezzi materiali che sono a ciò indispensabili , mi credo in dovere di procurare innanzitutto il conseguimento delle relazioni coi principali Osservatori”, ed aggiunge “che io ricorro alla S.a V.a Chiar.ma pregandola caldamente a volere annoverare anche l’Osservatorio di Bologna fra quelle che hanno l’onore e il vantaggio di essere in relazione col celebre Osservatorio da Lei tanto luminosamente diretto, comunicandogli gli importantissimi lavori che in esso a profitto della scienza si vanno ognora compiendo”. Il primo passo da compiere secondo Respighi era quindi porre fine all’isolamento da quanto veniva compiuto nelle ricerche astronomiche a livello nazionale, isolamento generato dai troppi anni passati continuando ad eseguire sempre le stesse osservazioni, sempre allo stesso modo, senza preoccuparsi dei progressi che si stavano compiendo altrove. 155 SADOWSKY, C.: L’opera di Lorenzo Respighi, Piacenza, 1934. 100 Sempre del 1857 è una richiesta, indirizzata direttamente al papa Pio IX, di aiuti economici per l’aggiornamento della strumentazione. In questa lettera si fa riferimento all’acquisto “del più essenziale strumento astronomico e cioè di una macchina equatoriale proporzionata alle attuali esigenze della scienza”: si tratta probabilmente del rifrattore di Steinheil 156 (presente ancor oggi al Museo della Specola, ma da restaurare), dotato di obiettivo di 16 centimetri di diametro e 2,6 metri di lunghezza focale, utilizzato da Tacchini per osservare il passaggio di Venere sul disco solare nel 1874 e ritenuto, assieme al cerchio di Ertel, unico strumento di un certo valore posseduto dall’Osservatorio fino ai primi decenni del nuovo secolo. Giungiamo così al 1859, anno in cui Bologna si liberò dell’oppressione austriaca e del controllo pontificio, entrando a far parte del Regno sabaudo. 3.3 Il processo di unificazione nazionale. L’alleanza militare franco–piemontese aveva costretto nel 1859 l’avversaria Austria a richiamare tutte le proprie guarnigioni all’altezza di Verona. La città di Bologna si trovava finalmente libera e dopo un breve Governo provvisorio furono unificati i ducati di Modena e Parma assieme al governo bolognese e della Romagna, terre che assunsero il nome di Emilia. Con le votazioni plebiscitarie ed il decreto reale del marzo 1860, Bologna entrava a far parte del nuovo Regno piemontese. L’Università, grazie al nuovo clima di serenità ed al rinnovato corpo docenti, riacquistò validità ed importanza. Prova di questo è l’accresciuto numero di studenti che passò da 485 dell’anno 1862– 63 a 1391 nel 1887–88 157. 156 BAIADA, E. BÒNOLI, F. BRACCESI, A.: Museo della Specola. Catalogo, Bologna University Press, Bologna, 1995. (Appendice III) 157 SIMEONI, L.: Storia dell’Università di Bologna, Zanichelli, Bologna, 1947, vol. II, p. 225. (Appendice 3.V) 101 Il mutare delle condizioni politiche non fu sufficiente a distogliere Respighi dallo svolgere le sue attività di ricerca ed insegnamento. Solo nel 1860 gli fu momentaneamente sospesa la carica di professore; con regio decreto del 16 ottobre 1861 veniva confermato professore di Ottica e Astronomia e nel 30 gennaio del 1862 direttore dell’Osservatorio. Una lettera del 29/01/1861 informa della nomina a secondo assistente di Alessandro Urbani, sostituito poi, con comunicazione del 30/04/1863, da A. Silvani. Nel 1863 Respighi scoprì tre nuove comete (della seconda si trova comunicazione datata 16/04/1863) denominate, secondo la cometografia di Galle, IV 1862, III 1863 e V 1863. Servendosi del circolo di Ertel come strumento zenitale ed utilizzando una bacinella di mercurio per l’osservazione riflessa, compilò un catalogo delle declinazioni di 2534 stelle 158. Ma veniamo ora all’esperimento forse più interessante realizzato da Respighi durante la sua permanenza a Bologna, l’unico che può considerarsi antesignano dei successivi lavori di astronomia fisica condotti a Roma, anche se in realtà si tratta ancora di uno studio finalizzato alla meccanica celeste 159. “L’influenza esercitata dal moto dei mezzi rifrangenti sulla direzione dei raggi luminosi interessa la scienza dei fenomeni celesti, per determinare le modificazioni prodotte sulla direzione dei raggi luminosi provenienti dagli astri dai movimenti della terra, a cui partecipano i mezzi rifrangenti attraverso cui riceviamo tali raggi; per caratterizzare compiutamente il fenomeno dell’aberrazione delle stelle, e per vedere se si può ragionevolmente sperarsi di ottenere alla superficie della terra fenomeni ottici comprovanti il moto di rivoluzione del nostro globo attorno al sole, e il moto di traslazione del nostro sistema solare”. L’esperimento consisteva nell’osservare 158 RESPIGHI, L.: “Sulle osservazioni circumzenitali delle stelle”, Memorie dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna, 1863, serie 2, vol. 2. 159 RESPIGHI, L.: “Intorno all’influenza del moto dei mezzi rifrangenti sulla direzione dei raggi luminosi”, Memorie dell’Accademia delle Scienze, serie 2, vol. 2, 1862, serie II, vol. 2, p. 278. 102 il moto dei raggi luminosi attraverso mezzi diversi, quali l’aria e l’acqua, cercando di osservare le eventuali variazioni nella posizione apparente della sorgente luminosa osservata, causate dall’azione del movimento dei mezzi stessi attraverso cui si propaga la luce. Per compiere l’esperimento descritto nell’articolo Respighi fece fabbricare una lastra di vetro in cui erano presenti piccole bolle d’aria, della quale si trovano ancora le ricevute d’acquisto nella scatola 42 dell’Archivio, e la cui funzione era quella di dar luogo alle piccole sorgenti puntiformi in questione con l’ausilio di un lume posto dietro la lastra stessa. Il risultato dell’esperimento fu negativo, nel senso che non si evidenziò alcun movimento significativo della posizione apparente della sorgente luminosa; per quanto riguarda le conclusioni a cui giunse Respighi, queste risultano piuttosto complesse e poco chiare. Grande impegno fu profuso anche verso le problematiche proprie della meteorologia e l’analisi dei dati che ne derivavano 160. È riportata comunicazione, datata 07/01/1864, dell’istituzione a Torino di una Commissione con l’incarico di raccogliere giornalmente le osservazioni meteorologiche compiute in diverse località del Regno, a cui fa seguito una lettera di ringraziamento all’Osservatorio di Bologna per l’adesione al progetto. Nel periodo di direzione di Respighi si segnala anche la ripresa, se pur momentanea dal 1859 al ’65, della stampa delle effemeridi sotto forma di un annuario, attività della quale è possibile trovare la nota spese sempre all’interno della scatola 42 dell’Archivio. Respighi, nel dicembre del 1864, fu destituito dalle cariche di direttore e professore perché non volle prestare giuramento di fedeltà al Re ed allo Statuto. Le ragioni che lo spinsero a questa scelta così decisiva non sono ben chiare, tanto più che fino a quella data non aveva manifestato alcun tipo di turbamento per il cambio di governo avvenuto cinque anni prima. Il rettore Montanari, in una lettera datata 20 gennaio 1865, scrisse: “Ella ripetè sempre che le 160 RESPIGHI, L.: “Sul clima bolognese”, Memorie dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna, 1857, vol. 7, 1862, vol. 11. 103 difficoltà non derivavano da ostilità al Re ed allo Statuto, ma bensì da motivi di coscienza” 161. Respighi, cattolico osservante, anticipava così di quasi dieci anni il divieto papale ad ogni partecipazione alla vita politica dello Stato liberale che sarebbe stato imposto a tutti i cattolici nel 1874, in seguito alla proclamazione nel 1871 di Roma capitale, che sanciva il termine del potere temporale della Chiesa. Come già ricordato più volte, la carriera scientifica di Respighi fu costellata da importanti conquiste nel campo delle ricerche spettroscopiche, ricerche che iniziavano a diffondersi un po’ in tutti gli stati maggiormente impegnati nel progresso delle scienze proprio negli anni del trasferimento all’Osservatorio del Campidoglio. Era quindi ragionevole attendersi di trovare tra i fogli manoscritti appartenuti all’astronomo, e conservati nell’Archivio della Specola, qualche lavoro che introducesse ai futuri interessi astrofisici. Così non è stato, probabilmente egli portò via con se tutto quanto documentava le ricerche compiute negli anni di permanenza a Bologna, lasciando in questa città soltanto ciò che riguardava l’amministrazione dell’Istituto. Dopo la perdita di un così illustre astronomo, la Specola di Bologna ripiombò nel completo abbandono, almeno fino all’avvento di Rajna e Horn. Nell’anno accademico 1864–65 fu incaricato della direzione Alessandro Palagi (1811–1889) 162, laureato in matematica e medicina e pro–reggente dell’Università dal 1859 al 1865. A lui si alternò Saporetti per gli anni che vanno dal 1865 al ’67; dal ’67 al ’70 l’incarico fu nuovamente affidato a Palagi. Nella scatola 41, relativa ai documenti del periodo che va dal 1865 al ’76, si trova una fitta corrispondenza tra Saporetti e Domenico Ragona (1820–1892), direttore dell’Osservatorio meteorologico di Modena. I due, per nulla interessati all’astrofisica, 161 HORN D’ARTURO, G.: Op. citata. BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 217. 162 104 concordano sulla strada migliore da seguire per risollevare la ricerca astronomica italiana. In una lettera del 29/08/1865 Ragona sosteneva che l’astronomia classica era poco coltivata in Italia “dove vi è una scuola moderna intenta nello studio delle macchie solari, strie delle stelle, polarizzazione della luce degli astri, forza riflettente delle superfici”. Egli auspica la formazione di osservatori dove si coltivi solo l’astronomia teorica matematica. Questo è proprio quello che cercherà di fare Saporetti presso l’Osservatorio di Bologna nell’ultimo quarto di secolo, senza, purtroppo, riuscire a compiere alcun tipo di lavori significativi. Un argomento ricorrente degli scambi epistolari era la meteorologia, praticamente unico impegno svolto con precisione e regolarità durante gli anni della direzione di Saporetti. Si trovano infatti parecchi documenti che comprovano un certo sforzo profuso in tale direzione, riguardanti l’acquisto di nuovi strumenti e di regolari comunicazioni relative al bollettino meteorologico ed alle previsioni climatiche. Nella scatola 31 è conservato un ordine di lavoro per gli anni 1866–67 scritto di pugno da Saporetti. Si trovano indicazioni riguardo alla gestione della stazione meteorologica, si fa riferimento alla “rivista meteorica decadica”, alla tenuta regolare degli orologi e delle osservazioni solari meridiane con relativo segnale telegrafico del mezzodì per l’orologio comunale. Si parla anche del calcolo delle effemeridi di Sole e Luna, e della compilazione di un calendario annuale. Nella scatola 41 dell’Archivio sono conservate diverse comunicazioni del 1870 per l’impianto presso l’Osservatorio di un orologio al tempo medio di Roma, collegato elettricamente con l’ufficio dei Telegrafi di Stato di Bologna. Nel 1870 fu nominato direttore Iacopo Michez (1839–1873) 163, il quale scomparve prematuramente nel 1873; l’incarico della direzione rimase vacante, mentre il personale della Specola era 163 BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 218. 105 composto solamente dall’astronomo aggiunto Palagi e dal custode Calegari; questo fino al 1876, anno in cui fu nominato direttore Saporetti, che mantenne la direzione ininterrottamente fino al 1900. Si tratta di un periodo importante per l’astronomia italiana: la fondazione nel 1871 della Società degli Spettroscopisti, permetteva agli studi compiuti nella penisola di varcare i confini nazionali, ed il riordino degli osservatori mantenuti dallo Stato poneva le basi per un concreto rilancio della ricerca astronomica (ricordiamo che osservatori privati di spicco non ne esistevano). L’allontanamento di Respighi da Bologna impedì di fatto alla Specola bolognese la partecipazione alla nuova vita scientifica che andava delineandosi in altri osservatori italiani. Le vicende dell’Osservatorio bolognese, ed in generale dell’astronomia italiana, nell’Ottocento dimostrano come, al di là delle difficoltà economiche e politiche, il miglioramento o peggioramento dello stato di cose era fortemente determinato dalla presenza, od assenza, di singoli e rari astronomi. Ciò che viene da chiedersi è per quale ragione questi grandi scienziati non siano riusciti a trasmettere ai loro collaboratori la capacità di proseguire ed ampliare autonomamente gli studi intrapresi con grandi risultati, non solamente nel campo delle ricerche spettroscopiche ma anche, ad esempio, nel campo dell’astronomia planetaria ad opera di Schiaparelli. Probabilmente ciò che non permise lo sviluppo di una vera e moderna scuola astronomica italiana fu il disinteresse di chi era fortemente impegnato nelle attività di ricerca nei confronti della formazione e istruzione dei nuovi astronomi, lasciati alle lezioni di matematici secondo i quali “astronomia” voleva dire unicamente “meccanica celeste”. La cosa era poi ulteriormente aggravata dagli accesi contrasti che dividevano gli astronomi più illustri, ricordiamo ad esempio quelli tra Secchi e Respighi, che causarono la scarsa partecipazione di quest’ultimo alla Società degli Spettroscopisti. Tornando all’Osservatorio di Bologna, nessuno di questo istituto partecipò alle riunioni ed ai comitati di ricerca astrofisica che portarono alla fondazione della Società; bisognerà attendere il 106 nuovo secolo perché un astronomo bolognese, Michele Rajna (1854–1920), direttore dell’Osservatorio di Bologna durante i primi due decenni del XX secolo, pubblichi un articolo sulle Memorie della Società degli Spettroscopisti. Il fatto che Michez non abbia partecipato al progetto attuato da Tacchini si spiega probabilmente con una sua marcata propensione ai lavori di meccanica celeste e con lo scarso interesse che riponeva nelle ricerche spettroscopiche. Di lui però non è conservato quasi nulla nell’Archivio, a parte poca corrispondenza di carattere privato, e quindi non è stato possibile verificare se ci fu mai stato un invito esplicito da parte di Tacchini. All’epoca del riordino degli osservatori italiani, avvenuto tra il 1874 ed il 1876, la carica di direttore della specola era vacante, da quanto riportato sugli Annuari dell’Università. Questa è la ragione della mancata partecipazione di un rappresentate dell’Osservatorio bolognese alla commissione, composta dai direttori delle principali Specole italiane riunitasi a Palermo nel 1875, che decise la riorganizzazione degli Istituti di ricerca astronomici italiani. Nella relazione del 1874 (citata nel capitolo precedente e riportata in appendice 2.III) Tacchini sosteneva che gli Osservatori “di Bologna, Modena e di Parma trovansi già nel fatto da molti anni ridotti a semplici stazioni meteorologiche; e tenendo conto dello scarso ed infelice materiale di cui sono forniti e degli infelicissimi locali in cui si trovano, io credo, che essi possono addirittura venir soppressi come osservatorii astronomici e conservati soltanto come stazioni meteoriche”. Nella nota relativa alla riunione del 1875, Cacciatore scriveva “che il governo voglia decretare che l’Osservatorio astronomico dell’Università di Bologna sia convertito in Osservatorio meteorologico fisico dell’Università di Bologna, seguitando a valersi degli strumenti astronomici che attualmente possiede per gli studi di astronomia fisica, ed a sussidio dell’insegnamento universitario, qualora sarà provveduto in quell’Università alla cattedra di astronomia”. 107 L’Osservatorio di Bologna, con il decreto Bonghi del 1876, non fu però declassato ad osservatorio meteorologico ma rientrò nella categoria degli osservatori astronomici annessi alle università. Le ragioni di questo cambiamento probabilmente risiedono nella volontà di non privare Bologna, almeno sulla carta, del suo Osservatorio astronomico che tanta gloria aveva portato alla città. È da escludersi un legame tra il mancato declassamento e la decisione di tenere nel 1888 i festeggiamenti per l’ottavo centenario dalla fondazione dell’Università di Bologna, semplicemente perché tale decisione fu presa solo nel 1887, undici anni dopo la stampa del decreto in questione. Nel tentativo di trovare qualche documento che potesse aver rappresentato la spinta verso la nuova valutazione, è stata rinvenuta una lettera del Ministero della Pubblica Istruzione al rettore Giovanni Capellini del 20/01/1876, in cui si dice che “codesto Rettorato faceva osservare al Ministero che l’Osservatorio astronomico non funzionava più per la parte che riguarda l’astronomia, e che i lavori in esso eseguiti si limitano solo a poche osservazioni meteorologiche. Consta pure d’altra parte a questo Ministero che il lavoro è veramente limitato come sopra è detto. Per la qual cosa il Ministro sottoscritto deve dichiarare che non può essere il caso di concedere remunerazioni alle persone addette all’Osservatorio. Si riserva poi il Ministero di far conoscere alla S.V. le deliberazioni che saranno prese in ordine alla sistemazione dell’Osservatorio medesimo”. Informato di questa, Palagi rispose al rettore in data 21/01/1876 scrivendo che “non posso non respingere energicamente il giudizio del Ministero dell’Istruzione trascritto da lei S.V. e a me trasmesso… intorno ai lavori scientifici che si fanno in questo R. Osservatorio. Il Ministro è assai male informato, e con malizia, di ciò che si fa giornalmente, mensilmente e annualmente in questo astronomico e meteorologico stabilimento. In esso si eseguiscono tutti i lavori che vi si eseguivano dalla sua fondazione, eccettuata la pubblicazione delle annue Effemeridi astronomiche dell’Annuario astronomico–statistico; ma in sua vece sono assunti 108 mille e più lavori di meteorologia. Di tutto questo mi riserbo di rendere informato il futuro rettore, non appena sia nominato… e lo pregherò di voler venire esso stesso a vedere ocularmente questi lavori o di mandare persone competenti al fine di informarne il Ministro” 164. L’invito di Palagi fu accettato dal nuovo rettore Luigi Calori, e a tale visita fece seguito una dettagliata ed interessante relazione sui lavori che venivano svolti presso la Specola 165. Il motivo di questo scambio era, in realtà, semplicemente una richiesta di aumento del compenso riservato al custode inviata da Palagi al Rettore in data 23/03/1874, in cui si dice che “aggravato di tutto ciò dovrebbero fare gli altri tre individui mancanti o per morte o per essere stati chiamati ad altri onorevoli uffici, in tale stato di cose ha dovuto lo scrivente incaricare il custode Giuseppe Calegari e il figlio di lui Pietro, che lo coadiuva, ad eseguire lunghi e laboriosi calcoli aritmetici, per riduzioni di media meteorologici”. Può essere che l’impegno di Palagi, che essendo stato pro–reggente dell’Università doveva godere di una certa considerazione, nel difendere l’importanza dell’Osservatorio, abbia comunque favorito la scelta di non declassare quest’ultimo a semplice stazione meteorologica. Nella relazione citata di Palagi si fa riferimento alla partecipazione alle osservazioni dell’eclisse parziale di Sole del 29/09/1875 presso la Specola, di Quirico Filopanti, al secolo Giuseppe Barilli (1818–1894). “Dopo la partenza del Respighi l’astronomia rimase, si può quasi dire, rappresentata in Bologna dall’ingegno potente, originale (se non del tutto calmo e ordinato) e dalla vasta dottrina di Quirico Filopanti, il quale non appartenne mai all’Osservatorio e dopo il 1864 non ebbe più, per motivi politici che gli fanno onore, una posizione ufficiale nell’Università” 166; 164 Palagi Alessandro – busta 112, Archivio storico dell’Università di Bologna. Scatola 41, Archivio storico della Specola di Bologna. (Appendice 3.VI) 166 RAJNA, M.: Sulle Condizioni dell’Osservatorio della R. Università di Bologna e idee fondamentali per il progetto di una nuova Specola da stabilirsi sulla collina dell’Osservanza presso Bologna, Relazione al Rettore della R. Università di Bologna, Tip. Monti, Bologna, 1906, p. 12. 165 109 questo era quanto scriveva Rajna, nel ripercorrere la storia della Specola bolognese, su questo particolare personaggio, grande divulgatore e professore di Meccanica applicata dal 1860 al 1864, anno del suo collocamento a riposo in seguito al rifiuto di prestare giuramento al Re; sorte identica a quella toccata a Respighi 167. Con decreto del 13/12/1876 viene assegnata la direzione della Specola e la cattedra di Astronomia a Saporetti. Parecchi sono i documenti conservati nella scatola 43 dell’Archivio, relativi a questo lungo periodo di direzione che terminerà solo con la fine del secolo. Gli inizi sembrano promettenti: con una lettera del 15/12/1876 al Ministro della Pubblica Istruzione si richiedeva l’assegnazione di un altro astronomo aggiunto da affiancare a Palagi, ed inoltre si “fa un’istanza affinché l’istrumento consegnato all’astronomo Tacchini [il telescopio di Steinheil] sia restituito all’Osservatorio di Bologna, notando che questo eccellente telescopio del nostro illustre astronomo Respighi può servire specialmente per le osservazioni spettroscopiche”. Il rifrattore di Steinheil fu restituito perfettamente funzionante nel 1877. In data 03/05/1878, Tacchini scriveva: “un tempo Palagi mi disse che aveva intenzione di fare delle osservazioni spettroscopiche solari con lo Steinheil: ne hanno fatte? Sareste disposti a farne?”. È significativo che non sia documentata risposta a questa lettera. Da questo momento in avanti sembra che non vi sia stato altro interesse se non la meteorologia. Vi è un documento del 1881 che certifica l’adesione dell’Istituto astronomico bolognese al progetto di erigere un monumento scientifico al p. Angelo Secchi. Ricordiamo la relazione del 1883, citata nel capitolo precedente, in cui Tacchini dichiarava che la situazione dell’Osservatorio di 167 BÒNOLI, F. e PARMEGGIANI, G.: “Quirico Filopanti: una singolare figura di astronomo nella Bologna dell’Ottocento”, Memorie della S.A.It., 1995, vol. 66, n. 4, p. 861. 110 Bologna si era ulteriormente aggravata, a tal punto da ritenersi un errore non averlo declassato a stazione meteorologica. In una nuova relazione scritta nel 1887 per incarico del rettore dell’Università, Tacchini constatava che oramai tutti gli strumenti erano inservibili e proponeva la fabbricazione di una nuova cupola sul tetto della torre della Specola per alloggiare il buon rifrattore di Steinheil. Il progetto però rimase incompiuto, almeno fino ai primi del Novecento 168. In questa stessa relazione veniva proposto il completo rinnovamento del personale: “si tratta di persone che per l’età avanzata e per le diverse cariche coperte per tanti anni prima di venire destinati all’Osservatorio, non hanno alcuna delle qualità volute per eseguire o far eseguire osservazioni; anche a questo riguardo dunque occorre una riforma radicale perché sarebbe inutile migliorare il locale e gli strumenti per lasciarli nelle mani di chi è incapace di servirsene”. Furono queste parole che probabilmente spinsero il Ministro della Pubblica Istruzione al tentativo di sostituzione del direttore della Specola, vicenda documentata presso l’Archivio storico universitario (busta 153, Antonio Saporetti). Nella lettera del ministro al rettore del 14/12/1889 si legge: “L’insegnamento dell’astronomia in codesta università non è dato ora con quello sviluppo e con quella forma sperimentale che si richiede dai progressi della scienza, e non riesce profittevole ai giovani in quella misura che si conviene. Ora perché un così importante ramo di studio non abbia a restare negletto è necessario che vi sia in chi l’insegna tutta la forza e la vigoria per sostenere le fatiche di lunghe e difficili osservazioni. Né questa attività parmi si possa richiedere dal professore Saporetti che da molti anni tiene l’Insegnamento, perché ormai avanzato in età”. Saporetti, all’epoca sessantottenne, non volle chiedere il collocamento a riposo, sostenendo che “esso ha fatto sempre e fa sempre quanto il suo dovere gli impone, con 168 TACCHINI, P.: Lettera al Rettore Giovanni Capellini dell’Università di Bologna 22/06/1887, Archivio storico della Specola, scatola 60. (Appendice VII) 111 continua attività e quanto si può mai sperare in un osservatorio puramente dedicato alla istruzione delle matematiche pure”. La completa chiusura di Saporetti verso le novità della ricerca astronomica, non soltanto relative all’astrofisica, viene ulteriormente sottolineata da un articolo pubblicato nella “Gazzetta dell’Emilia” del 29 novembre 1891, in cui egli sosteneva che “non ammettiamo che si possa prevedere qualsiasi pioggia di fuoco… le stelle così dette stelle cadenti o filanti anche secondo quanto si è espresso ultimamente all’Accademia delle Scienze di Francia, non sarebbero che fenomeni passeggeri dell’elettricità, e giammai corpi né solarici, né cometari, né di nessun pianeta”. Schiaparelli aveva dimostrato il contrario ben 25 anni prima! Tra le parecchie comunicazioni conservate nell’Archivio, che certificano l’esecuzione di svariati lavori “minori” e di routine dal personale della Specola, si trova una lettera datata 01/11/1893 inviata dagli Uffici delle Poste e Telegrafi che richiedevano l’aggiornamento quotidiano dell’ora esatta non più al tempo medio di Roma ma a quello dell’Europa centrale: ne risultava un avanzamento di 10’ e 4,5”. Nel 1896 furono compiuti lavori di ristrutturazione della torre relativi più che altro alla sostituzione di vetri e cristalli alle finestre, niente quindi di particolarmente incisivo, come invece sperava lo stesso Saporetti. L’anno seguente fu provveduto dalla Commissione Geodetica Internazionale all’impianto provvisorio di una stazione geodetica presso l’Osservatorio bolognese. Con la scomparsa di Saporetti nell’anno 1900 serpeggiò l’idea della soppressione della cattedra di Astronomia e dell’Osservatorio astronomico. A questa idea si oppose Schiaparelli, all’epoca il più anziano degli astronomi italiani, con una lettera indirizzata al Ministro della Pubblica Istruzione nella quale si imputa lo stato di quasi completa inattività ed abbandono della Specola al personale e si sostiene che “L’Osservatorio di Bologna potrà ancora brillare di 112 viva luce, quando vi si collochi un giovane attivo che abbia fatto le sue prove: e di questi in Italia ne sono parecchi” 169. È significativo che nell’appendice relativa ai principali osservatori italiani, alla traduzione in italiano di Ottavio Zanotti Bianco de “L’Universo stellato” di M. G. Mayer andata alle stampe nel 1900, non vi sia alcun riferimento alla Specola di Bologna né, tra le lettere ricevute da Saporetti negli anni precedenti a quello di pubblicazione del volume, si ritrova una richiesta di informazioni da parte dello stesso Zanotti Bianco, riguardanti l’Osservatorio bolognese. Dal 1900 al 1903 fu incaricato della direzione Bernardo Dessau (1863–?), il quale si adoperò con successo per la risistemazione della stazione meteorologica. In questo periodo la cattedra di Astronomia era affidata al matematico Federigo Enriques (1871– 1946) 170. Nel 1903, con il conferimento della nomina di direttore a Michele Rajna 171, iniziò la tanto attesa rinascita dell’Osservatorio astronomico di Bologna. La carriera astronomica di Rajna era iniziata presso l’Osservatorio di Milano sotto la guida di Schiaparelli; probabilmente fu proprio quest’ultimo a proporre il suo allievo alla nomina presso la Specola bolognese. Rajna cercò sin da subito di richiamare l’attenzione di quanti in Italia si adoperavano per la crescita e lo sviluppo del progresso scientifico, sulle condizioni disastrose in cui si trovava questa Specola che in passato aveva reso all’astronomia tanti servigi. Proprio per dare il maggiore eco possibile alla sua prolusione 169 SCHIAPARELLI, G. V.: Lettera al Ministro Guido Bacelli 15/04/1900, Archivio storico della Specola, scatola 60. (Appendice VIII) 170 BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 225. 171 BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 226. 113 intitolata “L’Astronomia a Bologna”, questa venne pubblicata anche sulle Memorie degli Spettroscopisti Italiani 172. Fece seguito nel 1906 una nuova relazione, nella quale si sottolineava nuovamente lo stato di completa inutilità dell’Istituto astronomico così come allora si trovava e, piuttosto che risistemare –secondo il progetto di Tacchini del 1887– la vecchia torre, afflitta da problemi di insufficiente stabilità in funzione del grado di precisione raggiunto nelle ricerche e di inquinamento luminoso, proponeva la costruzione di una nuova stazione astronomica sul colle dell’Osservanza presso la Villa Aldini, alla periferia della città 173. Tale lavoro venne prontamente inserito nel progetto di bilancio preventivo per il 1907 del Comune di Bologna dove si riporta che “Sono finalmente impostate L. 100000 quale concorso del Comune ad un nuovo Osservatorio Astronomico, sempreché il Governo, riconoscendo in massima l’utilità del progetto, voglia concorrere, con un congruo contributo, alla spesa necessaria. Il Comune, oltre alla sua quota, porrebbe a disposizione la villa Aldini ed i terreni annessi” 174. Nello stesso anno Rajna fece pervenire al rettore una lettera di richiesta di una dotazione straordinaria per i lavori di restauro più urgenti della Specola, lavori ridotti al minino in vista dell’auspicato trasferimento nella nuova sede 175. Ben cinque anni dopo, in data 20/06/1911 dal Ministero della Pubblica Istruzione fu inviata una lettera al rettore, nella quale si 172 RAJNA, M.: “L’Astronomia a Bologna, Prolusione letta il 28 marzo 1903 nella R. Università di Bologna”, Memorie della Società degli Spettroscopisti, Catania, 1903, vol. 32, p. 241. 173 RAJNA, M.: Sulle Condizioni dell’Osservatorio della R. Università di Bologna e idee fondamentali per il progetto di una nuova Specola da stabilirsi sulla collina dell’Osservanza presso Bologna, Relazione al Rettore della R. Università di Bologna, Tip. Monti, Bologna, 1906. 174 Relazione sul Progetto di bilancio preventivo per il 1907, Comune di Bologna, Tip. F.lli Merlani, Bologna, 1906. 175 RAJNA, M.: Lettera al Rettore del 27/06/1906, Archivio storico della Specola di Bologna, scatola 60. 114 comunicava l’accettazione dei lavori di restauro e si assegnavano L. 3970 per serrande in ferro e L. 1450 per lavori restauro urgenti 176. Il progetto di trasferimento dell’Osservatorio presso la villa Aldini non fu portato a compimento per la mancanza dei finanziamenti: problema amplificato dall’ingresso in guerra dell’Italia e per la scomparsa del principale promotore, Rajna, poco dopo il termine del conflitto. I costi elevati, in tutto circa 140.000 lire, non erano in realtà questa enormità se confrontati con il finanziamento che fu concesso nel 1878 dal Ministero della Pubblica Istruzione per la costruzione del grande rifrattore di 487 millimetri di apertura di Brera, completato nel 1886 e costato 250.000 lire. Risultano invece cospicui se confrontati con il finanziamento complessivo per gli Osservatori statali del 1920, pari a 53.068,28 lire 177. Rajna lasciava in dotazione all’Osservatorio un nuovo strumento dei passaggi di Bamberg, destinato alla nuova stazione mai più realizzata, del cui acquisto se ne trova traccia in una lettera del 08/08/1910 di Giuseppe Lorenzoni (1843–1914), direttore dell’Osservatorio di Padova, indirizzata a Rajna stesso 178. L’idea del trasferimento fu poi ripresa e concretizzata, se pur sulla base di un progetto interamente nuovo, dal successore Guido Horn (1879–1967) 179 con l’inaugurazione nel 1936 della succursale di Loiano sul Monte Orzale, a 37 Km da Bologna. 176 Archivio storico della Specola di Bologna, scatola 28. Appendice 2.V 178 Archivio storico della Specola di Bologna, scatola 28. 179 BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001, p. 228. 177 115 116 Conclusioni Se lo stato di una istituzione scientifica può misurarsi dal numero e dagli argomenti delle pubblicazioni ad essa correlate, l’unico momento durante il XIX secolo in cui l’Osservatorio di Bologna fu animato da una certa attività, si verificò nel decennio della direzione di Respighi, e cioè dal 1854 al 1864. Sfogliando poi gli Annuari della R. Università di Bologna, pubblicati dall’anno 1859/60, salta subito all’occhio il passaggio tra l’epoca della direzione di Saporetti, durante la quale venivano pubblicati solamente bollettini meteorologici e qualche articolo di meccanica celeste, e l’epoca della direzione di Rajna, ove erano presenti –nei limiti della strumentazione di cui si disponeva– lavori di ogni genere, dall’astronomia di posizione all’astrofisica, compresi articoli di divulgazione nei giornali locali; le differenze diventano ancora più evidenti nel momento in cui inizia a frequentare l’Osservatorio l’astronomo aggiunto Horn, in seguito direttore. Sembra dunque che ciò che caratterizzò negativamente la vita della Specola di Bologna, ancor più delle difficoltà economiche, fu l’assenza di personaggi illuminati in grado di gestire al meglio sia gli aspetti propri della ricerca, che quelli più organizzativi e diplomatici di promozione delle necessità dell’osservatorio nei confronti delle istituzioni competenti. In questo senso gli sconvolgimenti politici sono stati senza dubbio fortemente negativi, causando l’allontanamento di due personaggi, Calandrelli prima e Respighi poi (i quali in seguito si avvicendarono alla direzione dell’Osservatorio del Campidoglio), di indubbio valore. Come approfondimento sarebbe quindi interessante consultare gli scritti di Respighi relativi al periodo romano, qualora ci fosse qualche riferimento a ricerche svolte in precedenza, per capire se già a Bologna egli aveva iniziato a compiere studi spettroscopici, 117 cosa che non è emersa dai documenti conservati nell’Archivio della Specola. Dall’analisi delle dotazioni annue per le spese ordinarie relative allo svolgimento delle attività dell’Osservatorio e degli stipendi annui degli astronomi, risulta d'altronde che le possibilità economiche concesse alla ricerca astronomica erano senza dubbio molto modeste. Nel 1887 Tacchini proponeva al rettore dell’Università di incrementare lo stipendio dell’astronomo aggiunto a 3000 lire, nel 1906 Pirazzoli (1° astronomo aggiunto a Bologna in quell’anno) percepiva ancora soltanto 2000 lire. Per quanto riguarda la dotazione annua ordinaria dell’Osservatorio di Bologna, questa ammontava a 1800 lire nel 1906 contro le 4000 ritenute necessarie, sempre dal Tacchini, nel 1887. Nella tabella riprodotta in Appendice 2.V è riportato a confronto l’ammontare delle dotazioni annue di ogni singolo osservatorio statale nel 1920. Per la Specola di Bologna si è arrivati a 3460 lire: non molto se si pensa che agli Osservatori di Milano e Torino spettavano più di 5000 lire ognuno, agli Osservatori romani, prossimi alla fusione, 8000 lire (5000 per il Collegio Romano e 3000 per il Campidoglio) e ben 11000 lire per quello di Napoli. Anche quest’ultimo dato è comunque modesto se confrontato con quanto spendevano gli altri stati maggiormente impegnati negli studi astronomici, come si legge nella relazione di Tacchini riportata in Appendice 2.III. In generale quindi l’astronomia italiana nell’Ottocento segnò una forte battuta d’arresto a causa della scarsa importanza riservatale da parte di chi governava ed aveva la possibilità di finanziare questo tipo di ricerca scientifica. L’Osservatorio di Bologna fu uno dei più penalizzati da questa crisi economica, se non altro in considerazione dell’alto livello raggiunto dagli studi nel secolo precedente. 118 Sempre riguardo all’importanza, ovvia, dei finanziamenti, ricordiamo che la costruzione della succursale di Loiano nel 1936, dotata di un riflettore Zeiss di 60 centimetri di apertura, fu possibile solo grazie ad una donazione privata; si trattava di un congruo lascito ad opera della vedova Merlani (il marito Adolfo Merlani, già assistente alla cattedra di Analisi Matematica dell’Università di Bologna, era stato assistente onorario dell’Osservatorio dal 1915). Nonostante tutto, l’Osservatorio di Bologna svolse anche nel corso del XIX secolo un ruolo importante nella vita della città e della regione. Il fatto che non siano stati compiuti studi d’avanguardia non significa che la sua presenza fosse inutile. A riprova di questo si trovano numerosissime lettere di richieste di consulenza, seguite da lettere di ringraziamento per i servigi svolti, da parte di persone ed istituzioni più disparate: dagli avvocati e tribunali che necessitavano di conoscere le condizioni meteorologiche o le fasi lunari del giorno in cui era stato commesso il tal crimine, ai Comuni che chiedevano le effemeridi lunari per l’anno seguente per poter programmare l’illuminazione notturna, evidentemente per risparmiare durante le notti di Luna piena, ecc.. I dati meteorologici venivano richiesti regolarmente da parte del Ministero dell’Agricoltura e Commercio, dal Ministero dei Lavori Pubblici, dalla Clinica Medica, dal Dipartimento Militare, dagli Uffici delle Strade Ferrate. Le osservazioni quotidiane del passaggio al meridiano del Sole permettevano poi di preparare i tempi per il segnale del mezzogiorno preciso, prima al tempo medio di Bologna, poi al tempo medio di Roma, all’orologio pubblico, all’Ufficio dei telegrafi e a tutti coloro che avevano interesse a conoscere l’ora esatta, primi fra tutti gli orologiai della città. Nonostante non fossero più stampate dopo il 1844, le effemeridi venivano comunque calcolate con una certa completezza ed erano fornite a chiunque ne facesse richiesta. 119 Si tratta forse di poca cosa per un osservatorio astronomico che fu di primo piano, ma difficilmente sarebbe stato possibile ottenere molto di più senza un aumento del numero del personale preposto e dei finanziamenti. Come si è detto nell’introduzione, lo scopo di questa tesi è stato quello di fornire dei primi contributi allo studio dell’astronomia bolognese nell’Ottocento e alle sue attività nel quadro della ricerca astronomica nazionale ed internazionale, avendo riconosciuto la quasi completa assenza, fino ad oggi, di studi di tal genere. A conclusione del lavoro svolto, ci si sente di poter sostenere la fondamentale importanza che il lavoro iniziato in questa tesi possa essere proseguito in più direzioni. Si è visto, in modo molto rapido, come le vicende istituzionali abbiano influito sullo stato dell’astronomia bolognese e anche su quello dell’astronomia nazionale. Sicuramente uno dei principali sviluppi dovrebbe essere quello di analizzare in modo più approfondito tali vicende. Parimenti, il mutare delle questioni accademiche legate all’insegnamento delle discipline scientifiche, dell’astronomia in particolare, nel periodo in esame, è senz’altro un argomento che merita di essere approfondito, insieme a quella che doveva essere all’epoca lo stato degli studenti in astronomia: p.e. numero complessivo e percentuale riguardo alle altre discipline scientifiche e no. Argomenti questi ultimi che sono stati appena ricordati in questa tesi. Gli statuti degli studi, i programmi dei corsi, i testi utilizzati sono ugualmente importanti al fine di ricostruire lo stato delle conoscenze. Infine, le pubblicazioni scientifiche degli astronomi bolognesi, soprattutto in relazione a quelle degli altri osservatori italiani e internazionali, meritano una accurata analisi, qui solo iniziata. E non solo le pubblicazioni scientifiche, ma anche quelle di divulgazione, essendo questo ultime lo specchio delle conoscenze di chi scrive, del livello culturale di chi legge e del paradigma scientifico che il divulgatore intende diffondere. 120 Bibliografia ABETTI, G.: Storia dell’Astronomia, Vallecchi Editore, Firenze, 1963. Annali della Scienza e della Tecnica, Edizioni Scientifiche Mondadori. Archivio storico della Specola, Registri delle osservazioni astronomiche; ARMELLINI, G.: “Astronomia”, Un Secolo di Progresso Scientifico Italiano 1839–1939, Società Italiana per il Progresso delle Scienze – Roma, Hoepli, Milano, 1939, vol. 1. BAADE, W.: “Problems in the Determination of the Distance of Galaxies”, Astronomical Journal, 1958, n. 63, p.207; BAIADA, E. BÒNOLI, F. BRACCESI, A.: Museo della Specola. Catalogo, Bologna University Press, Bologna, 1995; BALESTRIERI, R.: “Francesco Porro e l’Osservatorio Meteorologico e astronomico dell’Università di Genova”, Memorie della S.A.It., 1997, vol. 68, n. 3, p. 597; BARTOLINI, F.: “Bologna nella storia del Risorgimento italiano”, Annuario della Regia Università di Bologna, 1887/88; BELLONE, E.: Storia della Fisica, UTET, Torino, 1998; BENNETT, J. A.: ““On the Power of Penetrating into Space”: The Telescopes of William Herschel”, Journal for the History of Astronomy, 1976 (2), p. 75–108; BERGIA, S.: Dal Cosmo Immutabile all’Universo in Evoluzione, Bollati Boringhieri, Torino, 1995; BERRY, A.: Storia dell’Astronomia, Dante Alighieri, Roma – Milano, 1907; BERTELLI, F.: “Sull’attività della Specola di Bologna dal 1723 al 1832”, Conferenza tenuta all’Accademia delle scienze il 02/03/1837, Archivio storico della Specola di Bologna, scatola 25; BESSEL, F. W.: “Bestimmung der Entfernung des 61sten Sterns des Schwans”, Astronomiche Nachrichten, Altona, 1838, vol. 16, n. 365– 366, p. 64; 121 BESSEL, F. W.: “Fernere Nachricht von der Bestimmung der Entfernung von 61 Cygni”, Astronomische Nachrichten, Altona, 1840, vol. 17, n. 402, p. 272; BESSEL, F. W.: “On the Variations of the Proper Motions of Procyon and Sirius”, Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, 1843, vol. 6, p. 136; BESSEL, F. W.: “Vorläufige Nachricht von Einem auf der Königsberger Sternwarte Befindlichen Grossen Heliometer”, Astronomiche Nachrichten, Altona, 1831, vol. 8, n. 189, p. 396. BOHM, C. A.: Le Chiavi del Cosmo, Franco Muzzio, Padova, 1989; BONGHI, R.: “Regio Decreto col quale si Riordinano gli Osservatori Astronomici…, 12 Marzo 1876”, Atti del Governo, 1876, vol. 86; BÒNOLI, F. (a cura di): L’Astronomia in Italia, SAIt, 1998; BÒNOLI, F. e PARMEGGIANI, G.: “Quirico Filopanti: una singolare figura di astronomo nella Bologna dell’Ottocento”, Memorie della S.A.It., 1995, vol. 66, n. 4, p. 861; BÒNOLI, F. e PILIARVU, D: I Lettori di Astronomia presso lo Studio di Bologna dal XII al XX secolo, Clueb, Bologna, 2001; BRACCESI, A.: Esplorando l’Universo, Zanichelli, Bologna, 1988; BREWSTER, D.: More Worlds than One: the Creed of the Philosopher and the Hope of the Christian, R. Charter & Brothers, New York, 1854; CACCIATORE, G.: “Nuovo Ordinamento degli Osservatorii Italiani”, Memorie, Memorie degli Spettroscopisti Italiani, Palermo, 1875, appendice al vol. 4, p. 37; CALANDRELLI, I.: “Sul Pianeta Urano”, Atti dell’Accademia delle scienze, Bologna, 1846; CALISI, M: Storia e strumenti del Museo astronomico e copernicano di Roma, Roma, 2000; CANZI, M. P.: “L’Evoluzione della Spettroscopia in Italia”, Atti del XIV e del XV Congresso Nazionale di Storia della Fisica, Lecce, 1994, p. 277; CARDUCCI, G.: Lo Studio bolognese, Discorso per l’ottavo centenario, Bologna, Zanichelli, 1888; CERULLI, V.: “Prefazione”, Memorie della Società Astronomica Italiana, vol. 2, Roma, 1921, p. 4; 122 CESCHI, G: Descrizione delle Osservazioni Astronomiche ed indicazione delle relative occupazioni degli Astronomi, Archivio storico della Specola, scatola 30; CHAPMAN, A.: “The Accuracy of Angular Measuring Instruments Used in Astronomy between 1500 and 1850”, Journal for the History of Astronomy, 1983 (2), p. 133–137; CHINNICI, I.: “19th Century Spettroscopic Instruments in Italian Astronomical Observatories”, Nuncius, 2000, n.2, p. 671; CHINNICI, I.: “Eclissi Totali di Sole 1860 - 1870: la Nascita della Fisica Solare”, Giornale di Astronomia, 2000, vol. 26, n. 1, p. 40; CHINNICI, I.: “Il Contributo Italiano all’Impresa Internazionale della “Carte du Ciel””, Giornale di Astronomia, 1995, vol. 21, n. 3, p. 11; CHINNICI, I.: “La Società degli Spettroscopisti Italiani e la Fondazione di “The Astrophysical Journal” nelle lettere di G. E. Hale a P. Tacchini”, Atti del XVI Congresso di Storia della Fisica e dell’Astronomia, Como, 1996; CHINNICI, I.: “L'Impresa Internazionale della Carte du Ciel: Origine, Sviluppi ed Esiti”, XLIV Congresso della Società Astronomica Italiana, Monte Porzio (Roma), 2000; CHINNICI, I.: “Nascita e sviluppo dell’Astrofisica in Italia nella Seconda Metà dell’Ottocento”, Atti del XVIII Congresso Nazionale di Storia della Fisica e dell'Astronomia, Como, 1998; CHINNICI, I.: La Carte du Ciel, Observatoire de Paris – Osservatorio Astronomico di Palermo G. S. Vaiana, 1999; CHINNICI, I.: Pietro Tacchini (1838 – 1905) Ingegnere, Astrofisico, Meteorologo. Una Prima Ricostruzione Biografica, Tesi di Laurea in Fisica, Università di Palermo, A.A. 1991–1992; CIOTTI, Luca e Maria Novella: “Johann Carl Friedrich Gauss e la “Theoria Motus Corporum Coelestum in Sectionibus Conicis Solem Ambientium”, Giornale di Astronomia, 2001, vol. 27, n. 1, p. 24; CLERKE, A. M.: History of Astronomy During the Nineteenth Century – A Popular History of Astronomy, A&C Black, London, 1902; 123 CLERKE, A. M.: Problems in Astrophysics, A&C Black, London, 1903; Congiunzioni occultazioni Urano, Cometa 1744, E. Zanotti e P. Matteucci, Archivio storico della Specola di Bologna, scatola 15. DENZA, F.: “Lettera a Mouchez del 20 settembre 1889”, La Carte du Ciel, a cura di Chinnici I., Observatoire de Paris – Osservatorio Astronomico di Palermo G. S. Vaiana, 1999; DEVORKIN, D. H.: “Michelson and the Problem of Stellar Diameters”, Journal for the History of Astronomy, 1975 (1), p. 1–18; DEVORKIN, D. H.: “Stellar Evolution and the Origin of the Hertzsprung– Russell Diagram”, Astrophysics and Twentieth-Century Astronomy to 1950 (part A), edited by O. Gingerich, Cambridge University Press, 1984, p. 90–108; DEWHIRST, D. W.: “The Rosse Spirals”, Journal for the History of Astronomy, 1991 (4), p. 257–266; DICK, S. J.: ”Simon Newcomb, William Harkness and the Nineteenthcentury American Transit of Venus”, Journal for the History of Astronomy, 1998 (3), p. 221 – 255; DONATI, G. B.: “Intorno alle Strie degli Spettri Stellari”, Annali del Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze, vol. 1, Firenze, 1866, p. 1–20. DRAGO, A.: “La Geometria Adeguata alla Teoria Astronomica: il “Convenzionalismo” di Poincaré”, Atti 9° Convegno Annuale di Storia dell’Astronomia, SAIt, Napoli, 1997; DRAKE, S. e KOWAL, T.: “L’Osservazione di Nettuno fatta da Galileo”, Le Scienze, Febbraio 1981, n. 150, p. 20–27; FEHRENBACH, C.: “Twentieth-Century Instrumentation”, Astrophysics and Twentieth-Century Astronomy to 1950 (part A), edited by O. Gingerich, Cambridge University Press, 1984, p. 166; FINZI, R.: “Il Mancato Monumento Scientifico al Padre Angelo Secchi”, Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi, Aedes Muratoriana, Modena, 1971, p. 137; “First General Assembly”, Transactions of the International Astronomical Union, vol. 1, 1922; 124 FODERÀ SERIO, G. e CHINNICI, I.: “Cerere Ferdinandea”, Giornale di Astronomia, 2001, vol. 27, n. 1, p. 8. FODERÀ SERIO, G. e RANDAZZO, D.: Astronomi italiani dall’unità d’Italia ai nostri giorni: un primo elenco, SAIt, 1997; FODERÀ SERIO, G.: “Dalla Società degli Spettroscopisti Italiani alla Società Astronomica Italiana”, L’Astronomia in Italia, a cura di F. Bónoli, SAIt, 1998; FODERÀ SERIO, G.: “Giuseppe Piazzi and the Discovery of the Proper Motion of 61 Cygni”, Journal for the History of Astronomy, 1990 (3), p. 275–282; FONTENROSE, R.: ”In Search of Vulcan”, Journal for the History of Astronomy, 1973 (3), p. 145–158; FORBES, E. G.: “Gauss and the Discovery of Ceres”, Journal for the History of Astronomy, 1971 (3), p. 195–199; FOUCAULT, L.: L’institut, 1849, p. 45; GAMBIOLI, D.: “Appendice II”, Storia dell’Astronomia, a cura di A. Berry, Dante Alighieri, Roma – Milano, 1907, p. 557; GAMBIOLI, D.: “Prefazione del Traduttore” in Compendio di Storia dell’Astronomia di A. Berry, società editrice Dante Alighieri, Roma – Milano, 1907, p. XX; GENTILE: “Ordinamento dei Regi Osservatori Astronomici”, Gazzetta Ufficiale, 11 Febbraio 1924; GODOLI, G.: Le Sfere Armoniche, UTET, Torino, 1993; HARRISON, E.: Darkness at Night: a Riddle of the Universe, Harvard University Press, Cambridge, 1987; HEARNSHAW, J. B.: The Analysis of Starlight, Cambridge University Press, Cambridge, 1986; HEARNSHAW, J. B.: The measurement of starlight, Cambridge University Press, Cambridge, 1996; HERMANN, D. B.: “An Exponential Law for the Establishment of Observatories in the Nineteenth Century”, Journal for the History of Astronomy, 1973 (1), p.57–58; HERSCHEL, W.: “On the Construction of the Heavens”, Philosophical Transaction, London, 1785; 125 HERSCHEL, W.: “On the Parallax of the Fixed Stars”, Philosophical Transaction, London, 1782; HINGLEY, P. D.: “First Photographic Eclipse?”, Astronomy & Geophysics, February 2001, vol. 42, p. 18; HORN D’ARTURO, G. e TEMPESTI, P.: Piccola enciclopedia astronomica, Bologna, 1960; HORN D’ARTURO, G.: “Astronomia e Politica”, Coelum, Bologna, 1936, vol. 31, p. 105; HOSKIN, M.: “Herschel’s Determination of the Solar Apex”, Journal for the History of Astronomy, 1980 (3), p. 153–163; HOSKIN, M.: “The Discovery of Uranus, the Titus–Bode Law, and the Asteroids”, Planetary Astronomy from Renaissance to the Rise of Astrophysics (part B), edited by R. Taton and C. Wilson, Cambridge University Press, 1995, p. 169–180; HOSKIN, M.: Stellar Astronomy, Science History Publications, Cambridge, 1982; HUGGINS, W.: Analyse Spectrale del Corps Celestes, Gauthier–Villars, Paris, 1866; HUGGINS, W.: On the Spectrum of the Great Nebula in the Sword-handle of Orion, Strangeways & Walden, London, 1865; JAKI, S. L.: The Paradox of Olbers’ Paradox, Herder and Herder, New York, 1969; JONES, D.: Norman Pogson and the Definition of Stellar Magnitude, Astronomical Society of the Pacific Leaflets, 1968, n. 469; KANT, I.: Storia Universale della Natura e Teoria del Cielo, 1755, trad. S. Velotti e G. Scarpelli, Edizioni Theoria, Roma–Napoli, 1987; KAPTEYN, J. K.: “First attempt at a Theory of the Arrangement and Motion of the Sideral Sistem”, The Astrophysical Journal, 1922, n.55, p. 302; KING, H. C.: The History of the Telescope, Charles Griffin & Company Limited, London, 1955; KRAGH, H.: Introduzione alla Storiografia della Scienza, Zanichelli, Bologna, 1990; 126 LACCHINI, G. B.: “Fotografia Astronomica”, Annuario 1940 Osservatorio Astronomico di Trieste, 1939, vol. 18, p. 39; LAIS, G.: Rapporto sui Lavori Fotografici del Catalogo e Carta Stellari in Corso di Esecuzione alla Specola Vaticana nel Novennio 1891–1900, Roma, 1900; LANKFORD, J.: “The Impact of Photography on Astronomy”, Astrophysics and Twentieth-Century Astronomy to 1950 (part A), edited by O. Gingerich, Cambridge University Press, 1984, p. 16–39; LANKFORD, J.: History of Astronomy – an Encyclopedia, Garland, New York – London. 1997; “Lettera del Ministro della Pubblica Istruzione a Mouchez, 14 Febbraio 1987”, La Carte du Ciel, a cura di Chinnici I., Observatoire de Paris – Osservatorio Astronomico di Palermo G. S. Vaiana, 1999; LONGO, G.: “Annibale De Gasparis”, Giornale di Astronomia, 2001, vol. 27, n. 1; MAFFEO, S.: “I Cento Anni della Specola Vaticana”, La Civiltà Cattolica, 1991, n. 1, p. 469 – 480; MAFFEO, S.: Specola Vaticana – Nove Papi una Missione, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2001; MARSDEN, B. G.: “Eighteenth- and Nineteenth-century Development in the Theory and Practice of Orbit Determination”, Planetary Astronomy from the Renaissence to the Rise of Astrophysics (part B), edited by R. Taton and C. Wilson, Cambridge University Press, 1995, p. 181–190; MAYER, M. G.: L’Universo Stellato, Unione Tipografico–Editrice, Torino, 1900, p. 735; MEADOWS, A. J.: “The New Astronomy”, Astrophysics and TwentiethCentury Astronomy to 1950 (part A), edited by O. Gingerich, Cambridge University Press, 1984, p. 59–72; MEADOWS, A. J.: “The Origins of Astrophiyics”, Astrophisycs and Twentieth-Century Astronomy to 1950 (part A), edited by O. Gingerich, Cambridge University Press, 1984, p. 3–15; MONACO, G.: “Lorenzo Respighi and Star Scintillation”, Memorie della Società Astronomica Italiana, 1990, vol. 61, n. 4, p. 819; 127 MONACO, G.: L’Astronomia a Roma, Osservatorio Astronomico di Roma, 2000; MORANDO, B.: “The Golden Age of Celestial Mechanics”, Planetary Astronomy from the Renaissance to the Rise of Astrophysics (part B), edited by R. Taton and C. Wilson, Cambridge University Press, 1995, p. 211–239; MORANDO, B.: “Three Centuries of Lunar and Planetary Ephemerides and Table”, Planetary Astronomy from the Renaissence to the Rise of Astrophysics (part B), edited by R. Taton and C. Wilson, Cambridge University Press, 1995, p. 251–259; MOTZ, L. e WEAVER, J. H.: La storia della Fisica, Cappelli Editore, Bologna, 1991; NOBILE, V.: “Meccanica Celeste”, Un Secolo di Progresso Scientifico Italiano 1839–1939, Società Italiana per il Progresso delle Scienze – Roma, Hoepli, Milano, 1939, vol. 1, p. 537; NUMBERS, R. L.: “The American Kepler: Daniel Krikwood and his Analogy”, Journal for the History of Astronomy, 1973 (1), p. 13–21; Osservatori Astrofisici – Astronomici e Vulcanologici Italiani, Ministero della Pubblica Istruzione, Roma, 1956; PANNEKOEK, A.: A History of Astronomy, Dover, New York, 1989; PARINI, E.: “…e il Buio della Notte Divenne un Mistero: Breve Storia del Paradosso di Olbers”, Giornale di Astronomia, 2001, vol. 27, n. 2, p. 2. PARINI, E.: La Storia del Paradosso di Olbers, Tesi di Laurea in Astronomia, Università di Bologna, 3° sessione, anno accademico 1996/97; PEISINO, G.: “I cataloghi stellari attraverso le tappe più importanti della loro evoluzione”, Annuario 1940 Osservatorio Astronomico di Trieste, 1939, vol. 18, p. 26; PIAZZI, G.: Praecipuarum Stellarum Inerrantium Positiones Mediae, Ineunte Saeculo XIX, ex Observationibus Habitis in Specula Panormitana ab Anno 1792 ad 1802, Palermo, 1803; 128 PIAZZI, G.: Praecipuarum Stellarum Inerrantium Positiones Mediae, Ineunte Saeculo XIX, ex Observationibus Habitis in Specula Panormitana ab Anno 1792 ad 1814, Palermo, 1814; PICKERING, E. e LEAVITT, H.: “Periods of 25 Variable Stars in the Small Magellanic Cloud”, Harvard Circular, n. 173, 1912; PLOTKIN, E.: “Edward Charles Pickering”, Journal for the History of Astronomy, 1990 (1), p. 47–58; POGSON, N.: “Catalogue of 53 Known Variable Stars”, Results of Astronomical and Meteorological Observations Made at the Radcliffe Observatory, Oxford, 1854, vol. 15, p. 281; POGSON, N.: “Magnitudes of Forthy Minor Planets”, Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, 1857, vol. 18, p. 47; POGSON, N.: “Magnitudes of Thirty-six Minor Planets”, Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, 1856, vol. 17, p. 12; POINCARÉ, H.: Les Methodes Nouvelles de la Mécanique Céleste, Gauthier–Villars, Paris, 1892–1899; PUCCIANTI, L.: “I Progressi Recenti dell’Analisi Spettrale”, I Progressi Recenti della Fisica Teorica, Sperimentale ed Applicata, a cura di A. Garbasso, Milano – Roma – Napoli, Dante Alighieri, 1911, p. 109–137; RAJNA, M.: “L’Astronomia a Bologna, Prolusione letta il 28 marzo 1903 nella R. Università di Bologna”, Memorie della Società degli Spettroscopisti, Catania, 1903, vol. 32; RAJNA, M.: Lettera al Rettore del 27/06/1906, Archivio storico della Specola di Bologna, scatola 60; RAJNA, M.: Sulle Condizioni dell’Osservatorio della R. Università di Bologna e idee fondamentali per il progetto di una nuova Specola da stabilirsi sulla collina dell’Osservanza presso Bologna, Relazione al Rettore della R. Università di Bologna, Tip. Monti, Bologna, 1906; RAYET, G.: L’Astronomie Pratique et les Observatoires en Europe et en Amérique – V Partie, Observatoires d’Italie, Gauthier Villars, Paris, 1878; Relazione sul Progetto di bilancio preventivo per il 1907, Comune di Bologna, Tip. F.lli Merlani, Bologna, 1906. 129 RESPIGHI, L.: “Applicazioni dello Spettroscopio alla Scintillazione delle Stelle”, Nota I e Nota II, Atti della Pontificia Accademia dei Lincei, 1868 e 1869, vol. 21 e vol. 22; RESPIGHI, L.: “Catalogo delle Declinazioni Medie pel 1875, o di 1463 Stelle Comprese fra i Paralleli 20° e 64° Nord”, Atti della Regia Accademia dei Lincei - Memorie, 1879–1886, serie 3a, vol. III; RESPIGHI, L.: “Catalogo delle Declinazioni Medie pel 1880, o di 1004 Stelle Comprese fra 0° e 20° Nord, 64°, 90° Nord”, Atti della Regia Accademia dei Lincei - Memorie, 1884–1885, serie 4a, vol. I; RESPIGHI, L.: “Intorno all’influenza del moto dei mezzi rifrangenti sulla direzione dei raggi luminosi”, Memorie dell’Accademia delle Scienze, serie 2, vol. 2, 1862, serie II, vol. 2, p. 278. RESPIGHI, L.: “Notes sur les Cyclones Solaires; avec une Réponse de M. Respighi à MM. Vicaire et Secchi”, Memorie degli Spettroscopisti Italiani, 1873, app. vol. 2, p. 62; RESPIGHI, L.: “Osservazioni Spettroscopiche del Bordo e delle Protuberanze Solari”, Atti della Accademia dei Lincei, Roma, vol. XXIII, 1869–1870; RESPIGHI, L.: “Sul clima bolognese”, Memorie dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna, 1857, vol. 7, 1862, vol. 11; RESPIGHI, L.: “Sulle osservazioni circumzenitali delle stelle”, Memorie dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna, 1863, serie 2, vol. 2; RICCÒ, A.: “Lavoro della Stazione Internazionale nell’Osservatorio di Catania per la Carta Fotografica del Cielo”, Memorie della Società degli Spettroscopisti Italiani, Catania, 1901, vol. 30, p. 179; RICCÒ, A.: “Seconda Relazione – lavoro della Stazione Internazionale nell’Osservatorio di Catania per la Carta Fotografica del Cielo”, Memorie della Società degli Spettroscopisti Italiani, Catania, 1903, vol. 32, p. 25; RICCÒ, A.: Catalogo Astrofotografico della Zona di Catania, Catania, 1907; RUSSELL, H. N.: “Relation between the Spectra and Other Characteristics of Stars”, Popular Astronomy, 1914, n. 22, p. 275; 130 SADOWSKY, C.: L’opera di Lorenzo Respighi, Piacenza, 1934; SANTINI, G.: Posizioni Medie di 2246 Stelle Dedotte dalle Osservazioni Fatte dal Sig. Trettenero nell’Osservatorio di Padova negli Anni 1857 – 61, tipografia G. Antonelli, Venezia, 1862; SANTINI, G.: Posizioni Medie di 2696 Stelle pel 1° Gennaio 1860, tipografia G. Antonelli, Venezia, 1858; SAVARY, F.: “Sur la Détermination des Orbites que Décrivent autor de leur Cebtre de Gravité deux Étoiles très Rapprochées l’Une de l’Autre”, Connaissance des Tems ou des Mouvemens Célestes à l’Usage des Astronomes et des Navigateurs pour l’An 1830, Bureau des Longitudes, Paris, 1827, p. 56, p. 163; SAWYER HOGG, H. e DUNLAP, D.: “Variable Stars", Astrophysics and Twentieth-Century Astronomy to 1950 (part A), edited by O. Gingerich, Cambridge University Press, 1984, p. 73–89; SCHIAPARELLI, G. V.: “Considerazioni sul Moto Rotatorio del Pianeta Venere”, Memorie degli Spettroscopisti Italiani, 1890, vol. 19, p. 220; SCHIAPARELLI, G. V.: “Lettera a Secchi del 28/06/1868”, G. V. Schiaparelli A. Secchi Corrispondenza (1861–1878), a cura di Buffoni L., Manara A., Tucci P., Edi.Artes, Milano, 1991, p. 175; SCHIAPARELLI, G. V.: “Lettera al Ministro Coppino del 08/03/1878”, G. V. Schiaparelli A. Secchi Corrispondenza (1861–1878), a cura di Buffoni L., Manara A., Tucci P., Edi.Artes, Milano, 1991; SCHIAPARELLI, G. V.: “Osservazioni Astronomiche e Fisiche sull’Asse di Rotazione e sulla Topografia del Pianeta Marte, Fatte nella R. Specola di Brera in Milano coll’Equatoriale di Merz Durante l’Opposizione del 1877 – Memoria Prima”, Le Opere di G. V. Schiaparelli, Tomo I, a cura della R. Specola di Brera, U. Hoepli, Milano, 1929; SCHIAPARELLI, G. V.: “Osservazioni Astronomiche e Fisiche sull’Asse di Rotazione e sulla Topografia del Pianeta Marte, Fatte nella R. Specola di Brera in Milano coll’Equatoriale di Merz – Memoria Seconda (Opposizione 1879–1880)” e “Osservazioni Astronomiche e Fisiche sull’Asse di Rotazione e sulla Topografia del Pianeta Marte, Fatte nella R. Specola di Brera in Milano coll’Equatoriale di Merz – 131 Memoria Terza (Opposizione 1881–1882), Le Opere di G. V. Schiaparelli, Tomo I, a cura della R. Specola di Brera, U. Hoepli, Milano, 1929; SCHIAPARELLI, G. V.: “Sulla Rotazione di Mercurio”, Memorie degli Spettroscopisti Italiani, 1890, vol. 19, p. 9; SCHIAPARELLI, G. V.: Lettera al Ministro Guido Bacelli 15/04/1900, Archivio storico della Specola, scatola 60; SCHIAPARELLI, G. V.: Lettere a Secchi sulle Stelle Cadenti del 25/08/1866, 16/09/1866, 15/11/1866 (due), 02/02/1867, G. V. Schiaparelli A. Secchi Corrispondenza (1861 – 1878), a cura di Buffoni L., Manara A., Tucci P., Edi.Artes, Milano, 1991, p. 68, 86, 106, 126, 145; SCHIAPARELLI, G.: Misure di Stelle Doppie Eseguite nel Regio Osservatorio di Brera in Milano col Refrattore di 8 Pollici di Merz negli Anni 1875 – 1885, U. Hoepli, Milano, 1888; SCHIAPARELLI, G.: Osservazioni sulle Stelle Doppie - Serie Seconda Comprendente le Misure di 636 Sistemi, Eseguite negli Anni 1886 – 1900, U. Hoepli, Milano, 1909; SCHMEIDLER, F.: “Astronomy and the Theory of Errors: from the Method of Averages to the Method of Least Squares”, Planetary Astronomy from Renaissance to the Rise of Astrophysics (part B), edited by R. Taton and C. Wilson, Cambridge University Press, 1995, p. 198– 207; SECCHI, A.: “Catalogo di 1321 Stelle Doppie Misurate col Grande Equatoriale di Merz, Osservate all’Osservatorio del Collegio Romano e Comparate colle Misure Anteriori”, Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, London, 1861, vol. 21, p. 83; SECCHI, A.: “On the Spectrum of the Nebula of Orion”, Monthly Notices of the Royal Astronmical Society, 1864, vol. 25, p. 153; SECCHI, A.: “Sugli Spettri Prismatici de’ Corpi Celesti”, Atti dell’Accademia Pontificia dei Nuovi Lincei, anno XXV, vol. 4, Roma, 1872; SECCHI, A.: “Sugli Spettri Prismatici delle Stelle Fisse, Memoria II”, Memorie della Società Italiana delle Scienze, vol. 1, Firenze, 1869; 132 SECCHI, A.: “Sugli Spettri Prismatici delle Stelle Fisse”, Memorie della Società Italiana delle Scienze, vol. 1, Firenze, 1867; SECCHI, A.: Il Sole, Tipografia della Pia Casa di Patronato, Firenze, 1884; SECCHI, A.: Le Stelle, F.lli Dumolard, Milano, 1878; SECCHI, A.: Relazione delle Osservazioni Fatte in Spagna Durante l’Eclisse Totale del 18 Luglio 1860, Tipografia delle Belle Arti, Roma, 1860; SIMEONI, L.: Storia dell’Università di Bologna, Zanichelli, Bologna, 1947, vol. II; STRUVE, F. W. G.: Études d’Astronomie Stelleire, St. Petersbourg, 1847; STRUVE, O: “Notice of Etudes d’Astronomie Stellaire”, Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, 1847, vol. 8, p. 91; TACCHINI, P.: “Intorno alla Teoria del Signor Faye sulla Formazione delle Macchie Solari. Considerazioni del Prof. P. Tacchini e del P. Secchi”, Memorie degli Spettroscopisti Italiani, 1873, app. vol. 2, p. 5; TACCHINI, P.: “Osservazioni di Stelle Australi Eseguite al Cerchio Meridiano”, Bullettino Meteorologico del Reale Osservatorio di Palermo, 1869, vol. 5; TACCHINI, P.: “Rapporto a S. E. il Ministro della Pubblica Istruzione sugli Osservatorii Visitati in America e Considerazioni sull’Astronomia Pratica in Italia e sulla Meteorologia, Roma 18/09/1883”, Eclissi Totali di Sole del Dicembre 1870, del Maggio 1882–83 e dell’Agosto 1886 – 87, Roma, 1888, p. 103; TACCHINI, P.: Il Passaggio di Venere sul Sole dell’8 – 9 Dicembre 1874 Osservato a Muddapur nel Bengala, Palermo, 1875; TACCHINI, P.: Lettera al Rettore Giovanni Capellini dell’Università di Bologna 22/06/1887, Archivio storico della Specola, scatola 60; TACCHINI, P: “Sulle Attuali Condizioni degli Osservatori Astronomici in Italia”, Memorie degli Spettroscopisti Italiani, Palermo, 1875, appendice al vol. 4, p. 1; TETTENERO, V.: Posizioni Medie di 1425 Stelle del Principio del 1860, tipografia G. Antonelli, Venezia, 1870; TUCCI, P. e VALOTA, R.: Da Brera a Marte, Nuovo Banco Ambrosiano, Novara, 1983; 133 VAN HELDEN, A.: “Measuring Solar Parallax: the Venus Transit of 1761 and 1769 and their Nineteenth-century Sequels”, Planetary Astronomy from the Renaissence to the Rise of Astrophysics (part B), edited by R. Taton and C. Wilson,Cambridge University Press, 1995, p. 153–168; VARNI, A.: “L’Università nel periodo napoleonico”, Lo Studio e la Città – Bologna 1888-1988, a cura di W. Tega, Nuova Alfa, Bologna, 1987; VERDET, J. P.: Storia dell’Astronomia, Longanesi, Milano, 1995; WRIGHT, T.: An Original Theory or New Hypothesis of the Universe, 1750; 134 Appendice 2.I Decreto Bonghi, 12/03/1876 (continua) i (continua) ii (Atti del Governo, 1876, vol. 86) iii Appendice 2.II Decreto Gentile, 31/12/1923. (continua) iv (continua) v (continua) vi (continua) vii Estratto dal decreto n.2395 a cui si fa riferimento nel decreto precedente viii ix Appendice 2.III Relazione di P. Tacchini del 1874 (continua) x (continua) xi (continua) xii (continua) xiii (continua) xiv (continua) xv (continua) xvi (continua) xvii (continua) xviii (continua) xix (continua) xx (continua) xxi (continua) xxii (continua) xxiii (continua) xxiv (continua) xxv (continua) xxvi (continua) xxvii (continua) xxviii (Mem. Società degli Spettroscopisti Italiani, Palermo, 1875, app. vol. 4, p. 1) xxix Appendice 2.IV Nota di Cacciatore del 1875 (continua) xxx (continua) xxxi (continua) xxxii (continua) xxxiii (continua) xxxiv (continua) xxxv (continua) xxxvi (Mem. Società degli Spettroscopisti, Palermo, 1875, app. vol. 4, p. 37) xxxvii Appendice 2.V Finanziamenti agli Osservatori astronomici italiani al 1920. (da: “Francesco Porro e l’Osservatorio meteorologico e astronomico dell’Università di Genova”, di R. Balestrieri, Mem. S.A.It., 1997, vol.68, n.3, p.597) xxxviii Appendice 2.VI International Research Council International Astronomical Union (Union Astronomique Internationale) (Rome, Mai 1922) COMMISSIONS (con indicazione delle proposte di ricerca italiane) 1. Commission de la relativité. Italy – Verifica della teoria della relatività nel campo di Giove: Spostamento di stelle in vicinanza del disco di Giove (Zappa); Moto apsidale del 5° satellite da accertarsi mediante misure di posizione del satellite e misure dello schiacciamento di Giove (Armellini). 2. Commission de réédition d’ouvrages anciens. 3. Commission des notations, des unités et de l’économie des pubblications. 4. Commission des éphémérides. Italy – Unificazione delle effemeridi stellari (Carnera). 5. Commission des analyses de travaux et de bibliographie. 6. Commission des télégrammes astronomiques. 7. Commission de l’astronomie dynamique et des Tables astronomiques 8. Commission de l’astronomie méridienne (y compris l’étude de la réfraction). Italy – Partecipazione dell’Unione nella nuova esecuzione del catalogo stellare della A.G.; Catalogo generale dei moti propri (Carnera). 9. Commission des instruments astronomiques. 10. Commission de la radiation solaire. Italy – Prosecuzione delle osservazioni pireliometriche italiane in località adatte (Bemporad); Studio sitematico della “scariche” o “Intrusi” che si notano nelle comunicazioni radio–telegrafiche in relazione al magnetismo terrestre e solare (Abetti). 11. Commission du spectro–enregistreur des vitesses. 12. Commission de l’atmosphére solaire. Italy – (see Commission n. 10) 13. Commission des expéditions astronomiques. 14. Commission des étalons de longueur d’onde et tables de spetres solaires. 15. Commission de la rotation solaire. 16. Commission des observations physiques de planétes. xxxix 17. Commission de nomenclature lunaire. 18. Commission des longitudes par télégraphie sans fil. Italy – Partecipazioni dell’Italia all’opera della determinazione radiotelegrafica delle longitudini attorno alla terra (Abetti). 19. Commission de la variations des latitudes. Italy – Modificazione del programma internazionale di latitudini di Kimura, allungando i gruppi invernali ed accorciando gli estivi, o almeno anticipando di 10 giorni l’inizio di ciascun gruppo (Bianchi e Volta); Determinazioni della variazione delle latitudini col metodo delle coppie in primo verticale (Zappa). 20. Commission des petites planétes. Italy – Distribuzione di lavoro nelle osservazioni fotometriche dei piccoli pianeti (Bianchi). 21. Commission des comètes. 22. Commission des étoiles filentes. 23. Commission de la carte du ciel. Italy – Prosecuzione dei lavori di riduzione del catalogo fotografico catanese (Bemporad). 24. Commission des parallaxes stellaires. Italy – Distribuzione di lavoro nelle misure di parallassi stellari trigonometriche e spettroscopiche (Abetti); Catalogo generale delle parallassi stellari (Carnera); Determinazione delle parallassi delle stelle della classe spettrale M tra la settima e l’ottava grandezza (Zappa). 25. Commission de photométrie stellaire. Italy – Distribuzione di lavoro nelle osservazioni fotometriche stellari (Bemporad). 26. Commission des étoiles doubles. 27. Commission des étoiles variables. 28. Commission des nébuleuses. 29. Commission de classification spectrale des étoiles. 30. Commission des vitesses radiales stellaires. 31. Commission de l’heure. 32. Commission de la réforme du calendrier. Lista dei Membri Italiani della I.A.U. (1922) Abetti (Prof. Antonio), Professore emerito, R. Osservatorio Astrofisico, Arcetri – Firenze. Abetti (Prof. Giorgio), Direttore incaricato del R. Osservatorio Astrofisico, Arcetri – Firenze. xl Armellini (Prof. G.), Professore di Meccanica nella R. Università, Pisa. Balbi (Dr. V.), Direttore incaricato nel R. Osservatorio Astrofisico di Catania. Bardeloni (Col. Cesare), Ispettorato del Genio, via Degli Astalli, 15, Roma. Bemporad (Prof. A.), Direttore dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, Napoli. Bianchi (Prof. Emilio), Direttore dell’Osservatorio Astronomico di Brera, Milano. Carnera (Prof. Luigi), Direttore dell’Osservatorio Astronomico, Trieste. Cerulli (Prof. Vincenzo), Vice–President of the International Astroniomical Union, via Palermo, 8, Roma. Contarino (Dr. F.), Astronomo nel R. Osservatorio di Capodimonte, Napoli. Di Legge (Prof. A.), Direttore del R. Osservatorio Astronomico al Campidoglio, Roma. Favaro (Prof. G. A.), Astronomo nel R. Osservatorio Astrofisico di Catania. Ferri (Col. Francesco), R. Istituto Geografico Militare, Firenze. Hagen (Rev. J. G., S. J.), Direttore della Specola Vaticana, Roma. Horn d’Arturo (Prof. G.), Direttore Incaricato nel R. Osservatorio Astronomico della R. Università, Bologna. Levi – Civita (Prof. T.), Professore di Meccanica nella R. Università, via Sardegna, 50, Roma. Occhialini (Prof. A. R.), Istituto Fisico di Arcetri, Firenze. Padova (Dr. E.), Assistente nel R. Osservatorio Astronomico, Padova. Silva (Prof. G.), Professore di Geodesia nella R. Università, Torino. Viaro (Prof. B.), Astronomo nel R. Osservatorio Astronomico, Padova. Zappa (Prof. G.), Direttore del R. Osservatorio al Collegio Romano, Roma. Membro della Commissione delle Longitudini: Antoniazzi (Antonio), Direttore dell’Osservatorio Astronomico dell’università di Padova. (Transaction of the International Astronomical Union, London, 1922, vol. 1) xli Appendice 3.I Nota d’osservazioni 1803 – 1840, Archivio della Specola di Bologna, scatola 30. 1803 satelliti di Giove (personale: Caturegli, Canterzani, custode Uccelli) 1804 idem, occult. π Scorp. 1805 idem, occult. h Gemin. e π Leon. 1806 eclissi di Sole del 16 giugno, occult. Τ Tauri. (Caturegli, Canterzani) 1807 verifica divisione quadrante murale, Saturno, comete, satelliti di Giove, aurora boreale, occult. Stellari (Ciccolini, Caturegli, Canterzani, Moratti, custode Angiolino) 1808 prova micrometro romboidale d’invenzione di Caturegli, si rimettono i fili allo strumento dei passaggi, idem (Caturegli, Canterzani, Contri, barone di Zach) 1809 oggetti terrestri alla parallattica, Cerere, Idem (Caturegli, Canterzani, Contri) 1810 rettifica strumento dei passaggi, Urano, Giove e satelliti, occult. Marte, Vesta (Caturegli, Canterzani, Contri, Angiolino) 1811 rettifica micrometro romboidale, comete, eclisse di Luna (Caturegli, Moratti, Contri, Ceschi, Angiolino) 1812 comete, Cerere, Pallade, Giunone, Vesta (Caturegli, Contri, Vannini, Emiliani, Moratti) 1813 prova telescopio di Amici, eclisse di Sole del 1 febbraio, idem (Ciccolini, Caturegli, Canterzani, Contri, Moratti, Vannini) 1814 rettifica strumento dei passaggi, 15 novembre nuovo strumento dei passaggi, eclisse di Sole del 17 luglio, prime oss. della Polare con il circolo ripetitore (Caturegli, Canterzani, Moratti, Emiliani, Angiolino) 1815 2 giugno si leva lo strumento dei passaggi di Sisson, rettifica nuovo strumento dei passaggi e circolo ripetitore, oss. alla meridiana di San Petronio (Caturegli, Moratti, Canterzani, Contri, Angiolino) 1816 10 novembre si rimonta lo strumento dei passaggi e si ridetermina la mira meridiana nel Casino Stoffer (Caturegli, Moratti, Ceschi, Angiolino) 1817 … 1818 20 aprile eclissi di Luna, 5 maggio eclissi di Sole, cometa (Caturegli, Moratti, Ceschi, Uccelli) 1819 sistemazione mira meridiana, comete, occult. Marte (Caturegli, Moratti, Ceschi) 1820 7 settembre eclisse anulare del Sole, occult. Giove, Pleiadi (Caturegli, Moratti, Ceschi Calegari custode) xliii 1821 Pleiadi, idem 1822 segnali dati sul Monte Cimone, inutile risistemazione dello strumento dei passaggi isolando le colonne, sistemazione delle mire nel Casino Stoffer, Pleiadi, idem 1823 segnali sul Monte Cimone, si staccano dalla volta le colonne che sostengono lo strumento dei passaggi al fine di togliere il difetto di cambiare orizzontalmente la direzione visuale del filo meridiano, (Caturegli, Ceschi, Moratti Dal Vecchio, Calegari) 1824 segnali su Monte Baldo, idem 1825 ispezione mira, idem 1826 determinazione deviazione azimutale, idem 1827 idem 1828 idem 1829 idem 1830 idem 1831 idem 1832 idem 1833 scomparsa di Caturegli, agli astronomi aggiunti Moratti e Ceschi si sono associati alle oss. Guidalotti, Neri, Badetti, il figlio Massimiliano di Caturegli, oss. eclissi Luna e Sole, pianeti e pianetini 1834 rettifica quadrante murale, terremoto del 4 ottobre tronca le colonne dello strumento dei passaggi e il 15 novembre viene rimesso in opera, idem 1835 idem (Ceschi, Moratti, Rebello, Amadei, Bagni, Badetti, Evangelisti, Bertelli) 1836 idem (Ceschi, Moratti, Bertelli, Amadei, Bagni, Evangelisti, Badetti) 1837 idem 1838 cometa Encke, idem 1839 idem 1840 confronto strumenti meteorici con quelli di Schultz, idem xliv Appendice 3.II Personale della Specola dal 1859–60 al 1919–20. (tratto da: Annuari della Regia Università di Bologna) 1859–60 Lorenzo Respighi – direttore Alfonso Colognesi – astronomo aggiunto Giulio Casoni – assistente Giuseppe Calegari – custode 1860–61 idem 1861–62 Lorenzo Respighi – direttore … – astronomo aggiunto Giulio Casoni – assistente Giuseppe Calegari – custode 1862–63 Lorenzo Respighi – direttore … – astronomo aggiunto Giulio Casoni – 1° assistente Antonio Silvani – 2° assistente Giuseppe Calegari – custode 1863–64 idem 1864–65 Alessandro Palagi – direttore incaricato … – astronomo aggiunto … – 1° assistente Giuseppe Sassi – 2° assistente Giuseppe Calegari – custode 1865–66 Antonio Saporetti – direttore incaricato … – astronomo aggiunto … – 1° assistente Giuseppe Sassi – 2° assistente Giuseppe Calegari – custode 1866–67 Antonio Saporetti – direttore incaricato … – astronomo aggiunto … – 1° assistente Cesare Lunardi – 2° assitente Giuseppe Calegari – custode 1867–68 Alessandro Palagi – direttore incaricato ed astronomo aggiunto … – 1° assistente Cesare Lunardi – 2° assitente xlv Giuseppe Calegari – custode 1868–69 Alessandro Palagi – direttore incaricato ed astronomo aggiunto Giacomo Michez – 1° assistente Cesare Lunardi – 2° assitente Giuseppe Calegari – custode 1869–70 idem 1870–71 Giacomo Michez – direttore incaricato e 1° assistente Alessandro Palagi – astronomo aggiunto Cesare Lunardi – 2° assistente Giuseppe Calegari – custode 1871–72 Giacomo Michez – direttore incaricato e 1° assistente Alessandro Palagi – astronomo aggiunto … – 2° assistente Giuseppe Calegari – custode 1872–73 idem 1873–74 … – direttore incaricato Alessandro Palagi – astronomo aggiunto … – 1° assistente … – 2° assistente Giuseppe Calegari – custode 1874–75 idem 1875–76 … – direttore incaricato Alessandro Palagi – astronomo aggiunto … – 1° assistente … – 2° assistente Pietro Calegari – custode 1876–77 Antonio Saporetti – direttore Alessandro Palagi – astronomo aggiunto … – 1° assistente … – 2° assistente Pietro Calegari – custode 1877–78 idem 1878–79 idem 1879–80 idem 1880–81 Antonio Saporetti – direttore Alessandro Palagi – astronomo aggiunto Carlo Fronzi – 1° assistente xlvi Pietro Calegari – custode 1881–82 idem 1882–83 idem 1883–84 idem 1884–85 Antonio Saporetti – direttore Alessandro Palagi – astronomo aggiunto Carlo Fronzi – astronomo aggiunto per la meteorologia Pietro Calegari – custode 1885–86 idem 1886–87 idem 1887–88 idem 1888–89 Antonio Saporetti – direttore … – astronomo aggiunto Carlo Fronzi – astronomo aggiunto per la meteorologia Pietro Calegari – custode 1889–90 Antonio Saporetti – direttore Rinaldo Pirazzoli – astronomo aggiunto Pietro Calegari – custode 1890–91 Antonio Saporetti – direttore … – 1° astronomo aggiunto Rinaldo Pirazzoli – 2° astronomo aggiunto Pietro Calegari – custode 1891–92 Antonio Saporetti – direttore Rinaldo Pirazzoli – 1° astronomo aggiunto Cesare Lunardi – 2° astronomo aggiunto Pietro Calegari – custode 1892–93 idem 1893–94 idem 1894–95 idem 1895–96 idem 1896–97 idem 1897–98 idem 1898–99 idem 1899–00 idem 1900–01 Bernardo Dessau – direttore incaricato Rinaldo Pirazzoli – 1° astronomo aggiunto Cesare Lunardi – 2° astronomo aggiunto xlvii Pietro Calegari – custode 1901–02 idem 1902–03 idem 1903–04 Michele Rajna – direttore Bernardo Dessau – direttore incaricato Rinaldo Pirazzoli – 1° astronomo aggiunto Cesare Lunardi – 2° astronomo aggiunto Pietro Calegari – custode 1904–05 Michele Rajna – direttore Rinaldo Pirazzoli – 1° astronomo aggiunto Alberto Masini – 2° astronomo aggiunto Giuseppe Campalastri – custode 1905–06 idem 1906–07 idem 1907–08 idem 1908–09 idem 1909–10 idem 1910–11 Michele Rajna – direttore Rinaldo Pirazzoli – astronomo … – assistente Giuseppe Campalastri – custode 1911–12 Michele Rajna – direttore Rinaldo Pirazzoli – astronomo Guido Horn – astronomo aggiunto Giuseppe Campalastri – custode 1912–13 idem 1913–14 idem 1914–15 idem 1915–16 idem (Adolfo Merlani assistente onorario, Antonio La Mattina e Arturo Pirazzoli assistente volontario) 1916–17 … 1917–18 … 1918–19 … 1919–20 Michele Rajna – direttore Rinaldo Pirazzoli – astronomo … – astronomo aggiunto Giuseppe Campalastri – custode xlviii Appendice 3.III Strumenti utilizzati nelle osservazioni durante il periodo delle Effemeridi bolognesi dall’inizio dell’Ottocento. Meridiana a tempo civile [ristrutturata nel 1741] Meridiana a tempo medio [ristrutturata nel 1741] Strumento dei passaggi di Reichenbach e Utzschneider [1815] Quadrante murale di Gionata Sisson Inglese [1742] Quadrante mobile di Gionata Sisson Inglese [1739] Parallattica di Dollond [1787] Equatoriale di Adams Inglese [1790] Circolo Ripetitore di Reichenbach e Utzschneider [~1810] Orologio a Cicloide costruito in Inghilterra da Graham, regolato a tempo siderale [1757] Orologio a Cicloide costruito da Ellicot Inglese, regolato a tempo medio [1787] Orologio a Cicloide costruito da Rinaldo Gandolfi Cerchio di Ertel & Sohn [1851] Rifrattore di Steinheil [1857] [in parentesi la data di costruzione o di inizio dell’utilizzo nella Specola] (Registri osservazioni astronomiche, Archivio; Inventario degli Oggetti che a tutto l’Ottobre 1843 costituiscono il Gabinetto Astronomico della Pontificia Università di Bologna, redatto da G. Ceschi, Archivio, scatola 25; Annotazioni fatte da Saporetti nel 1849 nella revisione dell’Inventario del Ceschi del 1843, Archivio, scatola 25; Museo della Specola. Catalogo, a cura di E. Baiada, F. Bònoli, A Braccesi, Bologna University Press, Bologna, 1995) xlix Appendice 3.IV Descrizione delle Osservazioni Astronomiche ed indicazione delle relative occupazioni degli Astronomi, Ceschi, 19/02/1835. Il principale oggetto di una Specola riguarda le osservazioni astronomiche. Queste possono dividersi in ordinarie e starordinarie. Osservazioni ordinarie sono I passaggi del Sole al Meridiano per determinare l’istante del mezzodì. I passaggi di alcune delle 47 principali stelle di Bessel al meridiano, onde avere determinato colla maggior possibile esattezza il tempo astronomico di ciascun momento. I passaggi al meridiano tanto della Luna che delle Stelle circolunari per servire di corrispondenza alle consimili osservazioni, proposte nelle Effemeridi di Berlino, che si eseguiscono dalla massima parte degli Astronomi. I passaggi al meridiano dei pianeti nuovi. Le opposizioni dei pianeti. Le eclissi di Sole e Luna. Le occultazioni delle stelle fisse, e dei pianeti dietro la Luna. Le occultazioni dei Satelliti di Giove. Molte di queste osservazioni che diconsi meridiane si fanno allo Strumento dei passaggi, ed al quadrante murale; quindi la necessità di avere sempre fissata la rigorosa posizione di tali macchine onde le loro deviazioni di cui si tien conto nei calcoli delle osservazioni siano esattamente conosciute. Molte delle osservazioni meridiane servono a conoscere l’andamento degli orologi, quindi la necessità di tenere regolati questi onde mostrino più prossimamente che sia possibile il vero tempo Astronomico. Tali osservazioni meridiane vogliono calcolate subito eseguite a fine di ricavarne quei risultati per cui sono fatte, o di determinare l’istante del mezzodì, o di far conoscere le deviazioni dei pendoli che per effetto delle diversità di temperatura sono pure diverse nelle diverse parti del giorno. Quando o per innazione delle macchine Meridiane, o dei pendoli ai quali si appoggiano le osservazioni fatte a tali macchine si mancasse dei mezzi di eseguirle, bisogna ad esse supplire con altre osservazioni, come sarebbero le altezze corrispondenti, o le altezze assolute; necessita quindi che le macchine a ciò opportune siano sempre tenute in un perfettissimo stato di azione: quindi una pratica essenzialmente sicura dei loro usi, dei diversi metodi di osservazione, e dei relativi calcoli. l Nelle osservazioni ordinarie extrameridiane l’impiego di molte e diverse macchine destinate ai diversi generi di risultati che dalle osservazioni ricercansi: quindi l’impiego dei diversi micrometri obietivi ed oculari, e conoscenza è fatta dei loro rispettivi valori. Osservazioni straordinarie sono Le osservazioni delle comete tanto relative ai loro moti, quanto a determinare le diverse loro apparenze e di forma, e di luce. Le osservazioni delle nebulose, delle stelle doppie, dei pianeti nuovi quando apparissero. Qualunque genere di osservazioni potessero essere proposte da accademie astronomiche o relative alla formazione di cataloghi, o relative a molti altri oggetti scientifici. Qualunque genere di osservazioni potessero essere proposte da altri Osservatori, od Accademie geografiche per la relativa posizione di luoghi terrestri, o per la determinazione od estensione di un qualche meridiano terrestre. L’oggetto quindi delle osservazioni Astronomiche richiede una direzione unica, metodica, e non interrotta, e quello che ne verrà incaricato dovrà necessariamente mantenere una corrispondenza coi principali Astronomi; dovrà procurarsi la conoscenza delle nuove scoperte di macchine, e di tutte le opere astronomiche, all’oggetto di conoscere tutto ciò che può concorrere all’andamento e perfezionamento della scienza. Sarebbe difetto grave se più oltre ancora in questo nostro Osservatorio si tralasciasse di fare ogni genere di osservazioni, e se fatte rimanesse sepolte nei registri di questa Specola, e non si producessero per concorrere per quanto sia possibile a somministrare ai conoscitori della scienza i mezzi di ricavare degli utili risultamenti a vantaggio universale. Fra tutti i stabilimenti che possono interessarsi della meteorologia un grande profitto han luogo certo gli Osservatori astronomici, nei quali pure sono indispensabili molte osservazioni Barometriche e Termometriche, e dello stato dell’Atmosfera onde giudicare del grado di esattezza che può ripromettersi nelle osservazioni Astronomiche, dipendentemente dall’influenza della temperatura, e dello stato atmosferico. È quindi desiderabile che tali osservazioni si facciano completamente, e sotto tutti i rapporti per cui possono contribuire a stabilire i fondamenti di una scienza ancora nascente. Queste osservazioni possono formare argomento di un occupazione distinta, e le deduzioni che possono ricavarsi dai confronti di tali osservazioni, devono essere regolate dal criterio più giusto. Perciò tali osservazioni devono farsi da uno dei principali impiegati della Specola, devonsi quindi procurare tutti li strumenti necessari; e devonsi rediggere le osservazioni a comodo pubblico, assieme alle considerazioni più utili che se ne possono ricavare. (Archivio storico della Specola di Bologna, scatola 30) li Appendice 3.V Numero di iscritti all’Università 1862–1888 [si sottolinea che nell’anno 1874–75 vi fu la separazione della facoltà di Scienze da quella di Matematica] (Storia dell’Università di Bologna, di L. Simeoni, Bologna, 1947, vol. 2, p. 225) lii Appendice 3.VI Descrizione dei lavori svolti presso la Specola in una lettera di Palagi al rettore dell’Università di Bologna, 08/04/1876. Esporrò in succinto e per sommi capi i lavori che si fanno in questo Osservatorio nel corso dell’anno, e particolarmente ogni giorno, sia in ordine all’Astronomia, sia in ordine alla Meteorologia e questo in conformità del desiderio manifestato dalla S.V.Illma nel partire da questo Osservatorio, dopo la visita fattavi in compagnia del Prof. Ferdinando Ruffini –professore di Meccanica razionale dal 1875 al 1906–, il giorno 12 marzo ultimo scorso. Astronomia – Ogni giorno, niuno escluso, alle ore 11.45 antimeridiane si è in due Impiegati nel Gabinetto del gran Circolo meridiano di Ertel per dare telegraficamente il segnale del mezzogiorno preciso, al tempo medio di Roma, all’Orologio pubblico e all’Ufficio del Telegrafo, e colla bandiera alla popolazione e in ispecie agli Orologiai della Città. Quando sia sereno si osserva il passaggio del sole al Circolo meridiano predetto, o alla Meridiana unifilare che si trova nella sala meridiana o dei passaggi, e questo per regolare gli orologi dell’Osservatorio, dell’andamento dei quali si tiene regolare registro. Ottenuti gli appulsi e segnatene i tempi, si fanno i calcoli opportuni per preparare i segnali del giorno appresso. Si forma nei primi tre mesi dell’anno il Calendario astronomico per l’anno venturo, che consta delle seguenti tabelle, ultimo risultato di calcoli minuti e laboriosi: 1°. Tabella del tempo medio di Bologna a mezzodì vero, un’altra del tempo medio di Roma a mezzodì vero di Bologna, calcolato per ogni giorno. Due di queste Tabelle a comodo del pubblico, che regola gli Orologi colla meridiana di San Petronio, si veggono appese ai lati del bel orologio del Fiorini, deva dire Fanalini, che si ammira in detta Chiesa. Due di quelle tabelle si danno all’Orologiaro del Comune, Sig. Franchini, molte se ne danno poi alle persone che ne fanno richiesta. 2°. Tabella del nascere e tramontare del Sole e della Luna per ciascun giorno dell’anno; le quali Tabelle sono dimandate da diversi Comuni, Cesena, Ferrara, Ravenna, etc., non che da molti privati, come si fa manifesto dalle lettere di dimanda e ringrziamento dei Comuni stessi, che si conservano in questo nostro Archivio. 3°. Tabella delle Epoche differenti, secondo i diversi periodi storici ed ecclesiastici 4°. Tabella dell’Eclissi di sole e di luna, che possono avvenire, visibili o no, in quell’anno; se visibili, si fanno i calcoli voluti per fissare i tempi delle diverse fasi, se invisibili, si danno i tempi generali delle quattro fasi principali e si notano i Paesi ed i Luoghi ove quelle Eclissi sono visibili. liii 5°. Tabella delle Feste mobili, delle quattro tempora, delle Reogazioni, etc.. 6°. Tabella delle Lunazioni e delle maggiori e minori distanze della Luna dalla Terra, co’ tempi relativi. 7°. Tabella degli Ingressi del Sole nei segni dello Zodiaco e dell’epoca delle quattro stagioni dell’anno in ore e minuti primi. 8°. Tabella degli Aspetti Planetari, ossia, delle maggiori e minori distanze dei pianeti dal Sole, delle loro opposizioni, congiunzioni e quadrature. 9°. Tabella del Calendario Ebraico, loro feste, loro digiuni e mesi si cavi che pieni. Queste Effemeridi non si stampano più, come si faceva prima del 1845 e come si è fatto coll’Annuario dal 1859 al 1865; ma si danno a chi ne fa dimanda e vengono stampate nei diversi Diarii, tanto civili, che ecclesiastici. Se avvengono degli Eclissi di Sole e di Luna, si osservano, determinando i tempi delle fasi principali e confrontandoli co’ tempi già calcolati in precedenza e pubblicati. Nell’ultima Eclissi anulare di Sole, visibile in parte a bologna, avvenuto il 29 Settembre 1875, si ebbe la compiacenza di avere presenti il Prof. Quirico Filopanti e Prof. Pietro Gamberini, e si potè constatare le esattezza de’ tempi già calcolati e dati ai pubblici diari. Se sul nostro orizzonte appariscono Comete od altri Astri, che meritino di essere osservati, si osservano, si notano le posizioni loro, le fasi diverse, cui vanno soggetti, e se ne dà conto con appositi articoli né pubblici Giornali, come si è fatto molte volte. Se avvengono dei fenomeni di astronomia fisica, come p. es. delle aurore boreali, della luce zodiacale, delle stelle cadenti, o dei bolidi, etc., se ne tiene nota nei Registri, determinando i tempi di loro comparsa, di loro durata e della loro importanza ed entità, e se ne dà ragguaglio al pubblico nei predetti Periodici. E così se vi hanno delle osservazioni astronomiche a fare, le si fanno, e di tutte, che interessino il pubblico, glie se ne dà contezza. Meteorologia – Si fanno ogni giorno a tempi determinati quattro osservazioni a tutti gli strumenti meteorici, che sono posti in luoghi diversi dell’Osservatorio. Di queste osservazioni si tiene Registro, che ogni mese si prepara, e vi si aggiungono le opportune annotazioni. Di dieci in dieci giorni si fanno quattro specchi che diconsi Decadi contenenti tutti i dati meteorici e rispettive annotazioni e si mandano al Ministero di Agricoltura e Commercio, alla Clinica Medica, al Dipartimento Militare ed una copia si conserva nel nostro Ufficio. Ogni mese si fanno 2 specchi contenenti tutte le Osservazioni meteorologiche, co’ medie generali e parziali e debite riduzioni e annotazioni per il Giornale di Agricoltura e per l’Osservatorio di Moncalieri. Al terminar di tre mesi si fa uno specchio contenete tutte le osservazioni meteorologiche sia in esteso che riepilogate per lo spedale Militare di questa Città. liv Ogni sette giorni, per lo passato, ogni mese al presente, si compila uno specchio meteorologico per il Municipio di Bologna, che si vede già alle stampe unito alla Statistica generale del nostro Comune. In quello Specchio vi si fa un confronto coi due anni precedenti, che riesce alquanto indaginoso. Nel nostro Archivio si conservano tutte le lettere di ringraziamento, e sono molte, che i diversi dicasteri hanno creduto di mandare per la puntualità e precisione colla quale si spediscono tutti questi lavori. Oltre alle quattro osservazioni giornaliere predette se ne fa una speciale ogni giorno alle ore 1.30 pomeridiane per l’Osservatorio di Washington, negli Stati Uniti di America, e si spediscono ogni dieci giorni, colle rispettive riduzioni a Roma al Ministero di Agricoltura e Commercio, che le manda in America. Si deve poi stare attenti ogni istante del giorno per le meteore, che possono avvenire straordinariamente e accade che spesso si dà contezza co’ pubblici fogli o a uragani, o di terremoti o di altro, che possa interessare o alla Scienza o l’utile pubblico. Avviene di sovente che i Tribunali, i Ministeri di Agricoltura e Commercio e de’ Lavori Pubblici, gli Uffici delle Strade Ferrate, dei Municipi, dei Consorzi di Scoli e molti privati facciano dimanda per avere notizie meteorologiche dei tempi andati o per avere degli Specchi riassuntivi i dati meteorologici ed i medii delle piogge, delle temeprature, delle nevi, etc. lungo i 64 anni di Osservazioni meteorologiche di che si compone il nostro Archivio. Ed è avvenuto qualche volta che per le notizie da noi date a tempo debito siansi salvati dei prevenuti e degli accusati alla punitiva giustizia, e sempre poi si è fatta palese la verità, che prima rimaneva oscura ed incerta. Molte sono le lettere di ringraziamento, che si conservano, in relazione all’esattezza e sollecitudine con che si soddisfa sempre a questo servigio. Io spero che la utilità di questo R. Osservatorio Astronomico e Meteorologico siasi fatta palese facilmente e sono convinto che Ella, Sig. Rettore, vorrà sostenere le difese contro chi ingiustamente volesse denigrarne la fama o disconoscere la importanza. E coi sensi del più profondo rispetto mi pregio dell’onore di raffermarmi della S.V.Illma Devotissimo Palagi Alessandro Astronomo Aggiunto Incaricato della Direzione All’Illmo Signore Luigi Calori Rettore della R. Università di Bologna (Archivio storico della Specola di Bologna, scatola 41) lv Appendice 3.VII Progetto di recupero della Specola proposto da Pietro Tacchini al Rettore dell’Università di Bologna, R. Osservatorio del Collegio Romano, Roma, 22/06/1887. Conforme all’invito fattomi da V.S. Illma espongo nella presente nota tutto quanto ritengo necessario a farsi per togliere l’Osservatorio Astronomico di codesta R. Università dalle deplorevolissime condizioni in cui ora sitrova. Non occorre che io spenda qui parola per descrivere lo stato attuale di quell’Istituto, perché la S.V. lo ha meco visitato di recente, riportando da quella visita la convinzione che pel decoro dell’Università e per l’interesse della scienza occorre prendere una misura radicale, e impedire così che nel prossimo anno non si abbiano non solo a riconoscere vere ma anche miti le parole stampate nel 1875 dall’Astronomo francese Rayet a proposito dell’Osservatorio bolognese. Quell’Illustre scienziato dopo riassunta la storia della Specola, tanto lusinghiera per l’Italia, dalla fondazione fino ai tempi di Respighi, conclude poi colle seguenti parole: “L’Observatoire de Bologne n’est plus qu’une sorte de Musée où la poussière et la rouille rogent quelques appareils historiques”. Dal 1875 in poi l’Osservatorio astronomico andò sempre peggiorando cosicché non vi sono che due vie da scegliere, o chiudere addirittura l’Osservatorio dichiarandolo soppresso, od ottenere i mezzi necessari per farlo prontamente rivivere. Come era naturale la S.V. saggiamente prescelse di tentare la seconda via e non è da mettere in dubbio che un sì nobile proposito verrà largamente secondato dal Governo e dalle locali Amministrazioni. Per riescire completamente nell’intento occorre però una riforma radicale tanto nei mezzi di osservazione come nel personale di quello stabilimento. Dal 1874 a questa parte l’abbandono delle macchine ed il disordine sempre crescente in quell’Istituto han fatto sì che in oggi tutti gli strumenti sono inservibili per vere osservazioni astronomiche. Fortunatamente però si può arrivare ancora in tempo a salvare il cerchio meridiano e l’equatoriale di Steinheil, i due strumenti che dovranno servire di base alle riforme vagheggiate da V.S.. Perché a Bologna si possa fare uso di un equatoriale occorre di provvedere alla relativa stanza a cupolo mobile che si dovrà costruire intieramente di nuovo. Ora , se si dovesse conservare intatto l’attuale stanzone A.B. fig.I, è chiaro che la nuova stanza equatoriale dovrebbe alzarsi su questo, sorgere cioè dal terrazzo più elevato dell’Osservatorio; ma tenuto conto delle pessime condizioni in cui trovasi ora detta parte di fabbricato, a chiunque visiti quel locale non isfuggirà la convenienza che vi sarebbe sotto ogni rapporto nel demolire lo stanzone A.B. per far sorgere la nuova stanza dell’equatoriale dal piano del primo terrazzo indicato nella figura I dalla linea E.F.. Per proporre ciò occorreva anzitutto interrogare la lvi Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, che mi rispose in data 8 Aprile e 13 giugno 1887 nei seguenti termini: “8 Aprile 1887 – La Commissione conservatrice di Bologna, da me interpellata circa la demolizione dell’ultimo ordine superiore della torre della R. Università bolognese, non si è dimostrata aliena dal consentirla, ma preoccupandosi, nel rapporto della estetica, di sapere se e quale altro manufatto si intenda sostituire alla porzione di torre da abbattersi, a concluso di rimettere il parere che le veniva chiesto, e di domandare il progetto dei lavori eventuali che dovrebbero essere eseguiti. Tento comunico alla S.V. per sua norma mentre restituisco il lucido presentatomi – IL MINISTRO”. “13 Giugno 1887 – Questo Ministero, intesa la commissione conservatrice dei monumenti e degli oggetti di belle arti per la provincia di Bologna, consente definitivamente alla demolizione del corpo superiore della torre della R. Università di Bologna, e dalla sostituzione di una camera nel modo indicato nel foglio cui rispondo. Per ogni ulteriore accordo potrà essere sentita direttamente la Commissione suddetta alla quale mi rimetto – IL MINISTRO”. Risoluta favorevolmente questa questione si può dunque stabilire di dovere sostituire allo stanzone A.B. una stanza circolare a cupolo girante che permetta di utilizzare l’equatoriale di Steinheil. Sarà però conveniente di dare alla nuova stanza dimensioni tali da potere un giorno accogliere un equatoriale più grande di quello ero posseduto; perciò proporrei che la stanza circolare dovesse avere un diametro di 6 metri e ½ ed eguale diametro il relativo cupolo girante in ferro. Allora la parte superiore della torre liberata dallo stanzone attuale A.B. e rappresentata dal contorno E.F.D.H. nella figura 2 e la nuova stanza circolare a cupolo mobile da A.B.G.C.I. nella stessa figura di cui la parte A.G.B.I. verrebbe costruita in muratura e la cupola girante I.C.G. in ferro. Il cannocchiale di Stenheil fu montato equatorialmente nel 1874 e la montatura fu eseguita dall’abile meccanico di Padova Sig. Cavignato in modo da rendere lo strumento facilmente trasportabile in occasione di spedizioni astronomiche e perciò da potersi adattare a latitudini diverse. Sebbene anche così montato il cannocchiale di Steinheil si trovasse in condizioni sufficienti per fare buone osservazioni anziché tenerlo inoperoso e soggetto ad ogni male trattamento, come la S.V. ha potuto accertare, pure io credo che si debba ristorare la montatura attuale per conservarla per uso di spedizione e provvedere ad una nuova montatura tutta in metallo da fissarsi nella nuova stanza circolare di cui parlammo prima. Riguardo al cerchio meridiano, esso dovrebbe rimanere al posto dove si trova ora e solo occorrerà una generale pulitura alla macchina ed un ristauro generale della stanza meridiana. lvii Tutti gli altri piccoli strumenti dell’Osservatorio, molti dei quali sono esposti ad un contino deterioramento, dovrebbero raccogliersi in stanze asciutte, separando quelli che possono servire per qualche osservazione e per l’istruzione ai giovani dagli altri che hanno solo un valore storico. Ed a questo riguardo ricorderò qui come la S.V. in occasione della visita fatta alla Specola rimanesse sorpreso del disordine e danni avvenuti già, e in parte non riparabili, in questa vecchia suppellettile scientifica della Specola Bolognese, cosicché anche a questo riguardo si manifesta necessario un immediato provvedimento. Tutta questa roba potrebbe forse mettersi con vantaggio nelle stanze ove trovansi presentemente gli antichi modelli di navi che dovrebbero trovare il posto, che ad essi veramente spetta, nel Museo Civico di Bologna. La spesa occorrente per fare eseguire quanto sopra si è proposto può venire calcolata come segue: 1) Demolizione del vecchio stanzone L. 3000 2) Costruzione in muratura della parte A.B.G.I. della nuova stanza circolare L. 5000 3) Costruzione del cupolo in ferro I.C.G. L. 12500 4) Montatura nuova per il cannocchiale Steinheil L. 6500 5) Riparazione al cerchio meridiano e relativa stanza L. 3000 6) Sistemazione dei piccoli strumenti delle stanze dell’Osservatorio L. 2000 7) Acquisto di un cronografo, di uno spettroscopio e di qualche altro accessorio per l’equatoriale L. 3000 -----------TOTALE L. 35000 Se la S.V. avesse ora disponibile detta somma la sistemazione dei locali e macchine della Specola, nel modo proposto, potrebbe benissimo essere compiuta per la primavera del 1888. Se poi i mezzi posti a disposizione di V.S. per preparare degnamente l’Università di Bologna alla grande festa scientifica non permettessero di disporre della somma suddetta per l’Osservatorio, allora io la consiglierei a fare di tutto per avere almeno quel tanto necessario per far vedere che anche la Specola non fu dimenticata evitando così un confronto scandaloso fra l’Osservatorio e gli altri Gabinetti della Università. Un tale scopo verrebbe raggiunto colle spese indicate ai numeri 1,2 e 5 per l’ammontare di lire 20.500. La spesa è così tenue di fronte al nobile intento cui V.S. mira che è ben lecito il ritenere che tanto il Governo che le locali Amministrazioni accoglieranno le proposte di V.S. stessa per il desiderato miglioramento dell’Osservatorio. Resterebbe ora la questione del personale, questione invero per me abbastanza delicata; ma una volta che V.S. insiste perché il mio progetto di riforma sia completo, non esito a lviii dichiarare che il personale dovrebbe venire intieramente rinnovato occorrendo persone attive e capaci per l’Astronomia pratica. Al presente si spendono 12200 lire ogni anno senza alcun profitto non solo ma con danno della istituzione, perché si tratta di persone che per l’età avanzata e per le diverse cariche coperte per tanti anni prima di venire destinati all’Osservatorio, non hanno alcuna delle qualità volute per eseguire o far eseguire osservazioni; anche a questo riguardo dunque occorre una riforma radicale perché sarebbe inutile migliorare il locale e gli strumenti per lasciarli nelle mani di chi è incapace di servirsene. Ora, tenendo presente il Decreto del 1876 che pone l’Osservatorio di Bologna fra quelli destinati principalmente alla istruzione dei giovani e tenendo presente le buone condizioni in cui può ridursi l’Osservatorio per l’Astronomia pratica egli è evidente che il personale dovrebbe comporsi di: 1 Astronomo direttore 1 Astronomo aggiunto 2 Assistenti 1 Custode Il direttore dovrà essere il professore di Astronomia dell’Università e perciò oltre allo stipendio di professore dovrà avere anche l’indennità di lire 700 come è fissato già in bilancio. L’astronomo aggiunto dovrebbe avere uno stipendio di L. 3000 e gli assistenti 1500 e finalmente il custode 1200. La dotazione annua dell’Osservatorio che ora è di 2000 lire, dovrebbe portarsi a lire 4000; in tutto dunque fra personale e dotazione si ha la cifra di L. 11900. Nell’interesse della scienza astronomica e per il decoro della Università di Bologna io mi auguro che queste mie proposte possano trovare col mezzo di V.S. Illma accoglienza favorevole presso tutti quanti sono interessati a che l’Università di Bologna si presenti agli Italiani ed agli Stranieri nel miglior modo possibile nella prossima primavera; dopo tanti miglioramenti apportati all’Ateneo Bolognese molti dei quali dovuti all’opera solerte ed intelligente di V.S. sarebbe grandemente deplorevole che il solo Osservatorio Astronomico venisse dimenticato e lasciato nello stato indecente in cui ora si trova. Il Direttore dell’Osservatorio del Collegio Romano Pietro Tacchini lix (Archivio storico della Specola di Bologna, scatola 60) lx Appendice 3.VIII Lettera al Ministro della Pubblica Istruzione Guido Baccelli da parte di Giovanni V. Schiaparelli, 15/04/1900. Eccellenza Corre voce non so quanto fondata che la Facoltà matematica di Bologna intenda di proporre all’E.V. la soppressione definitiva della Cattedra d’Astronomia e dell’Osservatorio astronomico a quella Università appartenenti. E da più parti mi sento dire che a me spetti di far tutto il possibile per impedire che una tale proposta sia approvata dal Governo di S.M.. Io veramente non so di avere altra autorità in questa materia se non quella forse che può venirmi dall’essere io oggi per mia sventura il più anziano degli astronomi italiani. Ammesso per vero che una tale qualità possa darmi qualche diritto di esprimeresulla disegnata soppressione il mio parere, io lo esprimerò con tutto il rispetto dovuto ad un superiore che venero non tanto pe dovere gerarchico quanto per l’alta fama che egli si è meritato nella scienza. L’Osservatorio di Bologna è il più antico di quanti esistano in Italia e si può dire che abbia cominciato alla metà del sec. Decimosettimo, non molto dopo la morte di Galileo, quando la scienza astronomica era rappresentata all’Università dai grandi nomi di D. Cassini e di Gem. Montanari. Quella scuola di astronomi fiorì per quasi un secolo, e la fama di E. Manfredi di E. Zanotti era, non meno che quella dei loro predecessori divulgata in tutta l’Europa. Io qui non farò la rassegna dei loro successori che con maggior o minor fortuna si studiarono di camminare sulle orme di quei valenti. Subito verrò agli ultimi tempi e all’anno 1851 in cui a prof. D’Ottica e Astronomia fu nominato Lorenzo Respighi, di cui tutti noi astronomi italiani veneriamo la memoria. Con gli scarsi mezzi allora esistenti nel quasi abbandonato Osservatorio e con gli altri che seppe presto procurarsi, subito trovò modo il Respighi di fare importanti scoperte: tre comete portano il suo nome e le sue ricerche teoretiche sull’Ottica, le sue osservazioni sulla scintillazione, i suoi cataloghi stellari mostrarono quanto si possa fare con poca suppellettile da un uomo veramente animato da spirito scientifico. Il contrasto col Respighi non poteva essere più stridente né più manifesta la dimostrazione del fatto che il valore di una Istituzione scientifica dipenda soprattutto ed anzitutto dal sapere e dal carattere delle persone chiamate a dirigerla. Non ascolti dunque V.E. chi volesse farle credere che l’Osservatorio di Bologna non è più all’altezza dei tempi, che esso non può concorrere ai progressi della scienza. L’Osservatorio di Bologna potrà ancora brillare di viva luce, quando vi si collochi un giovane attivo che abbia fatto le sue prove: e di questi in Italia ne sono parecchi lxi E non ascolti neppure coloro che vorrebbero sopprimere l’Osservatorio di Bologna in nome della concentrazione degli studi. La concentrazione degli studi richiederebbe che i mezzi dell’Osservatorio e della Cattedra di Bologna fossero sottratti a quell’Università e portati ad un’altra Università dove tali mezzi si sappia e si voglia far uso. Se ciò si volesse veramente fare e l’Università di Bologna vi consentisse, il male sarebbe assai minore: tuttavia il mondo astronomico sempre vedrebbe con meraviglia e con dispiacere, che la più antica Specola italiana e un tempo la più famosa è stata abolita da chi dovrebbe anzi far tutto il possibile per renderla più florida e più adatta allo stato presente della scienza. Ma io non so persuadermi che i valenti nomi di cui si compone la Facoltà di Matematica di Bologna pensino seriamente a sopprimere un’istituzione che da due secoli e mezzo figura con onore negli Annali dell’Astronomia e che sapientemente condotta e trattata con cura amorosa da chi presiede all’Università potrebbe continuare a far altrettanto per l’avvenire. G. V. Schiaparelli (Archivio Storico della Specola di Bologna, scatola 60) lxii Appendice 3.IX Proposta in favore dell’Osservatorio e del personale al rettore dell’Università di Bologna da parte di Michele Rajna, 27/06/1906. In risposta alla pregiata lettera sopra citata con la quale V.S. Illma in nome di S.E. il Ministro della Istruzione Pubblica mi invita a formulare le proposte reputate necessarie per un migliore funzionamento di questo Osservatorio, ho l’onore di esporre quanto segue: A comune conoscenza, in Bologna e fuori, sono le condizioni deplorevoli in cui si trova da molti anni l’Osservatorio. Il Prof Rayet (direttore dell’Osservatorio di Bordeaux) il quale nel 1876, per incarico del Governo Francese, visitò gli Osservatori d’Italia e ne riferì ampiamente in un volume speciale pubblicato nel 1878 a Parigi dall’Editore Gauthier Villars, chiudeva il capitolo relativo alla Specola di Bologna con queste parole: “l’Osservatorio non è più che una specie di Museo dove la polvere e la ruggine corrodono alcuni strumenti storici”. Tale sentenza così sconfortante, ma purtroppo vera, fu ribadita più tardi da un uomo di pari autorità e competenza, il compianto Prof. Pietro Tacchini. In una sua relazione avente la data del 22/06/1887, scritta per incarico del Rettore e che esiste all’originale nell’Archivio dell’Università e molto probabilmente in copia anche presso il Ministero dell’Istruzione, il Tacchini constatava che “dal 1874 a questa parte l’abbandono delle macchine e il disordine sempre crescente nell’Osservatorio han fatto si che in oggi tutti gli strumenti sono inservibili per vere osservazioni astronomiche” ed esprimeva l’augurio che “l’Osservatorio non venisse dimenticato e lasciato nello stato indecente in cui ora si trova”. Ma le proposte di riforme, di restauri e di nuovi impianti, formulate in quell’occasione rimasero, come si sa, fatto sterile e così le condizioni della Specola seguitarono a peggiorare per altri 13 anni. Nel triennio da Marzo 1900 a Febbraio 1903 fu provveduto ai bisogni più urgenti e suscettibili di essere soddisfatti coi mezzi ordinari della piccola dotazione dell’Osservatorio (L. 1800 annue), per cura del Prof. B. Dessau allora incaricato della Direzione. Così la specola fu almeno messa in grado di adempiere lodevolmente alle funzioni di Osservatorio meteorologico appartenente alla Rete governativa. Ma riguardo agli strumenti astronomici e alle condizioni generali dell’edifizio nessuna miglioria fu potuta introdurre, per mancanza di mezzi finanziari. Nominato io sottoscritto titolare della cattedra di Astronomia in Febbraio 1903, e studiate in appresso attentamente le condizioni dell’Osservatorio, ho riconosciuto che esso può aspirare a risorgere, nel senso di diventare un buon Istituto astronomico universitario. A tale scopo, tuttavia, occorrerebbe una spesa piuttosto forte, che stimo dover salire a più di centomila lire. Si tratta di un progetto ampio, da studiarsi bene da tutti i lati con calma e lxiii ponderazione e che a tempo debito richiederà l’intervento del R. Ufficio del Genio Civile. Ma nel momento attuale mi limito a questo semplice accenno, avuto riguardo anche alle condizioni dell’Erario rammentate nella lettera di V.S. Illma. Per ora i bisogni più sentiti e più urgenti riguardano: 1) la biblioteca 2) l’archivio 3) alcuni restauri all’edifizio 4) l’impianto di una piccola officina meccanica 5) la dotazione ordinaria 6) l’organico del personale -----------------1) BIBLIOTECA – Riguardo alla biblioteca, purtroppo le condizioni in cui io la trovai non erano meno deplorevoli di quelle del materiale scientifico. In una relazione del Gennaio 1902, presentata al Sig. Bibliotecario della R. Università dal funzionario delegato alle operazioni di riscontro e registrazione dei libri esistenti nell’Osservatorio, è detto che il DISORDINE ERA AL MASSIMO GRADO E CHE GRANDE FU L’INCURIA E LA TRASCURATEZZA. È indispensabile riordinare la biblioteca, completare le opere incomplete e le collezioni di periodici rimaste interrotte o mancanti del tutto, e inoltre rimediare nei limiti del possibile, mediante acquisti di opere moderne, allo stato di abbandono in cui la biblioteca stessa rimase dopo la partenza del Prof. Respighi, cioè dal 1865 al 1900, esclusi gli anni 1870–73 durante i quali tenne la direzione della Specola il Prof. Michez. Sia per gli scopi dell’insegnamento e dello studio da parte del personale, sia come punto di partenza e materiale di lavoro per l0attività scientifica del personale stesso, è indispensabile un corredo piuttosto ampio di pubblicazioni speciali che non si trovano nella biblioteca universitaria. Nei decorsi due anni furono spese per acquisto di libri circa due mila lire, ma i bisogni sono ancora grandi. Inoltre occorrono nuovi scaffali e bisogna provvedere alla formazione di uno schedario e di un catalogo sistematico. 2) ARCHIVIO – Un’altra parte che richiede un ordinamento è l’archivio, il quale molti anni addietro disgraziatamente subì manomissioni come risulta da un’altra relazione presentata in Febbraio 1902 al Sig. Bibliotecario della R. Università, ma che contiene ancora documenti pregevoli per la storia della scienza. Per l’Archivio bisognerebbe adattare un locale apposito, con poca spesa di scaffali. 3) RESTAURI ALL’EDIFIZIO – Secondo l’opinione di me sottoscritto, corroborata dalle consuetudini vigenti presso altre Specole italiane, l’Osservatorio dovrebbe provvedere coi lxiv propri mezzi solamente alla manutenzione e ai restauri di quelle parti dell’edifizio che hanno una destinazione speciale in relazione con gli strumenti scientifici, mentre altre riparazioni all’edifizio sarebbero da comprendersi fra quelle ordinarie del palazzo della R. Università. Ma ora non è il caso di sollevare una tale questione. Ciò che importa di far conoscere alle superiori Autorità è che tutto l’edifizio della Specola avrebbe bisogno di un restauro generale cominciando dalle scale che hanno i gradini consumati dal lungo uso e terminando alle coperture dei cupolini e ai serramenti delle finestre, tutte parti che sono molto deteriorate e in certi punti minacciano rovina. Tuttavia, in vista del già accennato progetto di una riforma generale della Specola, ritengo che ora si debba provvedere soltanto ai lavori assolutamente indispensabili per impedire che l’edifizio ed il materiale scientifico continuino a essere danneggiati, come ora succede, dalle intemperie. 4) IMPIANTO DI UNA PICCOLA OFFICINA MECCANICA – Non occorre spendere parole per dimostrare quanto sia necessario in una Specola un laboratorio per le piccole riparazioni e modificazioni degli strumenti e per assicurare la loro buona conservazione. Nulla di simile esiste finora nella Specola di Bologna, benché vi sia il locale opportuno per tale impianto, qualora lo si mantenga, com’è naturale, in proporzioni modeste. 5) DOTAZIONE ANNUA – L’esperienza di due anni mi ha dimostrato essere affatto insufficiente le dotazione attuale, stabilita normalmente in L. 2000 e ridotta da parecchi anni a L. 1800. Come far fronte con questa somma a tutte le spese necessarie? Tali spese sono di varia natura: illuminazione e riscaldamento del locale, manutenzione del materiale scientifico e di quelle parti dell’edifizio che hanno una relazione più stretta con gli strumenti, acquisto e legatura di libri e pubblicazioni periodiche speciali, corrispondenza, stampa e distribuzione di lavori eseguiti nell’Osservatorio, ecc. 6) ORGANICO DEL PERSONALE – L’organico è ancora quello stabilito con Decreto Reale 6 Luglio 1884, n.2683, cioè come segue: Direttore L. 700 1 Astronomo aggiunto per la Meteorologia L. 2000 1 Astronomo aggiunto L. 1200 1 Custode L. 1100 Queste cifre potevano parer sufficienti vent’anni addietro, ma oggi è manifesto che bisogna aumentarle, in conseguenza dei prezzi tanto cresciuti delle derrate e se si vuole che il personale non si trovi costretto a cercare fuori della Specola qualche supplemento di mezzi per vivere. lxv Qui bisogna notare che il direttore, il 1° astronomo aggiunto e il custode hanno inoltre l’abitazione nel palazzo della R. Università, in vicinanza della Specola. Ma da tale benefizio è rimasto escluso, non si sa il perché, il 2° astronomo aggiunto. Con lettera in data del 9 Luglio 1904 io mi permisi di richiamare su questo fatto l’attenzione di V.S. Illma, facendo notare che il servizio diurno e notturno di un Osservatorio esige che il personale abbia le proprie abitazioni in prossimità dell’Osservatorio stesso, e allora pregai V.S. di volere esaminare se non era possibile di concedere l’alloggio anche al titolare del suddetto posto di 2° astronomo aggiunto. Oggi rinnovo tale preghiera, aggiungendo che per informazioni a me prevenute, le quali ritengo facilmente controllabili da V.S. Illma, anticamente l’abitazione ora goduta dal Sig. Bibliotecario dell’Università era anch’essa destinata al personale della Specola e più precisamente ai due assistenti o astronomi aggiunti; mentre il custode occupava tutti i locali attualmente divisi fra lui e il 1° astronomo aggiunto. Tale notabile riduzione neglialloggi destinati al personale astronomico pare che sia avvenuta fra il 1873 e il 1875, quando resse la direzione della Specola il Prof. Palagi. A me pare evidente la necessità di aumentare di qualche poco lo stipendio del 1° astronomo aggiunto, togliendoli la destinazione speciale di meteorologista, e di accrescere pure di qualche cosa lo stipendio del custode, onde poter avere a tale posto un abile meccanico. Più sensibile dovrebbe poi essere, a parer mio, l’aumento di stipendio del 2° astronomo aggiunto, anche nel caso che gli si potesse trovare un alloggio nel palazzo della R. Università. --------------------Riassumendo e tutto considerato, io ho l’onore di chiedere al Ministero, in favore dell’Osservatorio di Bologna, le seguenti somme: I) Un fondo straordinario di L. 6000 (seimila) destinate a provvedere alle esigenze della Biblioteca e dell’archivio, ai restauri più strettamente necessari e all’impianto di una piccola officina meccanica; II) Un aumento di annue L. 2000 (duemila) sulla dotazione normale che da L. 2000 dovrebbe portarsi a L. 4000; III) Un aumento di annue L. 1400 (mille quattrocento) sugli stipendi degli astronomi aggiunti e del custode, stabilendo che quest’ultimo debba essere in pari tempo il meccanico dell’Osservatorio. Ciò in conformità della seguente tabella: PROPOSTA DI NUOVO ORGANICO Somma attuale Proposta Aumento Direttore L. 700 L. 700 ------- 1° Astronomo agg. L. 2000 L. 2400 L. 400 2° Astronomo agg. L. 1200 L. 1800 L. 600 lxvi Custode mecc. TOTALI IV) L. 1100 L. 1500 L. 400 --------- --------- --------- L. 5000 L. 6400 L. 1400 La concessione dell’alloggio anche la 2° astronomo aggiunto e in caso di insormontabili difficoltà materiali, la concessione al medesimo di un assegno annuo di L. 400 (quattrocento) a titolo di indennità d’alloggio. ------------------------- Parte delle circostanze di fatto sopra rammentate furono da me già esposte in una lettera che ebbi l’onore di dirigere a V.S. Illma in data 7 Giugno 1904, con la quale chiedevo al Governo un fondo straordinario non minore di L. 3000 (tremila) da spendersi a benefizio della biblioteca e dell’archivio della Specola. Ma tale domanda non sortì esito favorevole. Con la speranza che per l’Osservatorio di Bologna abbia finalmente a spuntare presto un’alba di tempi migliori, prego V.S. Illma di volere appoggiare col di Lei voto autorevole le mie proposte presso S.E. il Ministero. Il Direttore – Rajna (Archivio storico della Specola di Bologna, scatola 60) lxvii Appendice X ARCHIVIO STORICO DELL’OSSERVATORIO ASTRONOMICO DI BOLOGNA Serie: - Fondo Guido Horn d'Arturo - Osservazioni Astronomiche - Osservazioni Meteorologiche - Scatole1: A - Horn B - Fondo manoscritti di biblioteca C - Meteorologia 1782/1936 D - Ottavio Fabrizio Mossotti 1. Giornali d'osservazione E. Manfredi e V.F. Stancari 1697-1727 2. Osservazioni nelle specole Marsigli, Davia, Montalto 1696-1725 3. Osservazioni alla meridiana di San Petronio 1697-1709 e 1733-1735 4. Orbite ed effemeridi E. Manfredi 5. Congiunzioni Transiti Occultazioni 6. Calendario E. Manfredi 7. Ricerche E. Manfredi 8. Autografi d'opere edite ed inedite E. Manfredi 9. Biografia V.F. Stancari 10. Ecclissi solari e lunari E. Manfredi ed E. Zanotti 11. Ecclissi solari e lunari E. Manfredi ed E. Zanotti 12. Effemeridi E. Manfredi ed E. Zanotti 13. Satelliti di Giove 1715-1810 14. Transiti lunari E. Manfredi ed E. Zanotti 1726-1782 15. Congiunzioni Occultazioni Urano Cometa 1744 E. Zanotti e P. Matteucci 16. Effemeridi. Tavole di Cassini. Carte varie 17. Transiti planetari 1716-1786 18. Osservazioni e calcoli P. Caturegli 1811-1833 19. Osservazioni e calcoli P. Caturegli 1811-1833 20. Osservazioni e calcoli P. Caturegli 1811-1833 21. Osservazioni e calcoli G. Ceschi 1834-1835. Carte D. Piani 1845-1849 22. Meteorologia A. Saporetti M. Rajna 23. Calendari manoscritti 1833-1873 24. Calendari manoscritti 1874-1894; 1902-1928 25. Inventari P. Matteucci, G. Ceschi, A. Saporetti 26. Inventari Pichi 1902 27. Acquisti di libri 28. Strumenti e cupole 29. Progetti di nuovi istituti 30. Personale della Specola 31. A. Saporetti, J. Michez 32. Calandrelli, Moratti, Bertelli, Amadei, Respighi, Palagi 33. Miscellanea 34. Contabilità M. Rajna 1903-1920 35. Contabilità G. Horn D'Arturo 1921- (ma: 1846-1938) 36. Lettere scritte e ricevute E. Manfredi 1698-1734 37. Lettere ricevute V.M. Stancari 38. Lettere P.Salvago ad E. Manfredi 1703-1722 39. Lettere scritte e ricevute P. Caturegli 1806-1833. G. Moratti 1826-1829 40. Lettere scritte e ricevute G. Ceschi 1833-1844 41. Lettere scritte e ricevute D. Piani 1845-1847; I. Calandrelli 1846-1847; A. Saporetti 18491854 e 1865-1867; A.Palagi 1865-1869 e 1873-1876; J.Michez 1870-1872 1 Sono evidenziate le scatole relative al periodo in esame lxviii 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50. 51. 52. 53. 54. 55. 56. 57. 58. 59. 60. 61. Lettere scritte e ricevute L. Respighi 1854-1865 Lettere scritte e ricevute A. Saporetti 1876-1900 Stazioni termoudometriche A. Saporetti 1880-1898 Lettere M. Rajna 1903-1906 Lettere M. Rajna 1907-1908 Lettere M. Rajna 1909-1911 Lettere M. Rajna 1912-1920 Corrispondenza meteorologica R. Pirazzoli 1900-1911 Corrispondenza meteorologica R. Pirazzoli 1912-1926 Corrispondenza meteorologica F. Flora 1926-1928; F. Dominco 1930-1931; L. Jacchia 19281938 Lettere spedite G. Horn D'Arturo 1921-1933, 1929-1934, 1935-1949 Lettere ricevute G. Horn D'Arturo 1921-1930 Lettere ricevute G. Horn D'Arturo 1931-1934, 1935-1938 Lettere ricevute G. Horn D'Arturo 1945-1950 Lettere ricevute G. Horn D'Arturo 1950-1954 Lettere spedite G. Horn D'Arturo 1950-1954 Zagar 1939-1945 Zagar 1939-1945 Materiali per la storia della Specola (non numerato) Registri fatture fino al 1957 (ma: fino al 1958) Serie: Osservazioni Astronomiche 52 registri dal 1723 al 1844; in origine sono numerati i registri da 1 a 12. Dal vol.e 7 al vol. 12 compare una doppia numerazione, riferita all'uso dei nuovi strumenti inglesi. Dal 1808 i volumi sono relativi ad un anno di osservazioni, astronomiche ed anche meteorologiche; a partire dal 1813 le osservazioni meteorologiche vengono registrate a parte, dando luogo ad una serie autonoma. Nel corso dell'Ottocento varia la denominazione dell'ente, che diviene Regio Osservatorio di Bologna nel 1808, Specola di Bologna nel 1817, Specola Pontificia di Bologna nel 1819 e di nuovo Specola di Bologna nel 1829. Ne conseguono formulazioni diverse della denominazione della serie: Registri delle osservazioni da farsi nell'Osservatorio Astronomico dell'Istituto delle Scienze di Bologna dal 1723 al 1807; Giornale delle Osservazioni Astronomiche e Meteorologiche, che si fanno nel Regio Osservatorio di Bologna dal 1808 al 1812; Giornale delle Osservazioni Astronomiche, che si fanno nel Regio Osservatorio di Bologna dal 1813 al 1816; Giornale delle osservazioni Astronomiche, che si fanno nella Specola di Bologna dal 1817 al 1818; Giornale delle Osservazioni Astronomiche che si fanno nella Specola Pontificia di Bologna dal 1819 al 1828; Osservazioni astronomiche fatte nella Specola di Bologna dal 1829 al 1844. Serie: Osservazioni Meteorologiche (I dati presenti nei registri sono disponibili nel sito dell'ISAO/CNR di Bologna). 127 registri dal 1813 al 1987. Dal 1808 al 1812 i dati meteorologici sono riportati nei registri delle osservazioni astronomiche; i registri meteorologici cessano nel 1987 in occasione del pensionamento del Sig. Orfeo Fusi Pecci. Fino al 1894 e per il 1901, 1986 e 1987 ogni registro è relativo ad un anno di osservazioni; dal 1895 i volumi sono biennali. Non compare numerazione; sul dorso dei registri è riportato l'anno cui si riferiscono. Dal 1830 al 1875 la serie è denominata Giornale delle osservazioni meteorologiche fatte nella Specola di Bologna. Dal 1876 al 1894 il nome diviene Osservazioni meteoriche presso il R. Osservatorio di Bologna, per poi tornare Osservazioni meteorologiche fino alla conclusione. La serie è accompagnata da: 1. tre registri di Effemeridi meteorologiche relativi agli anni 1851, 1852 e 1853, che nella targhetta sul dorso riportano la dizione Osservazioni meteorologiche; 2. tre registri di Quadri meteorologici mensili, relativi rispettivamente agli anni 1875-1876, 18771888, 1889-1900; 3. due registri di Decadi meteorologiche manoscritte, relativi rispettivamente agli anni 1926-1937 e 1914-1925. lxix Dal 1949 al 1985 corre parallela alle Osservazioni meteorologiche la serie delle Osservazioni meteorologiche brute, in 35 registri. Serie: Scatole Scatola C - Meteorologia 1782/1936 • Osservazioni meteo precedenti l'anno 1813. Ranuzzi 1782/1790. Altri osservatori 1796/1808 (in particolare Paolo Veratti 1804/1814) • Cartellina verde con: 1. Medie temperature 1903-1915 2. Temperature dall'8 febbraio al 2 marzo 1836 3. Piogge 1866/75 firmate Palagi. Piogge 1810/1822. Temperature mezzodì 1808/1817. Media piogge per 63 anni dal 1813 al 1875. Osservazioni meteo vento-temperaturepiogge 1809/1818 4. Temperature e stato del cielo di Agram in ottobre e novembre 1893/1897 5. Riassunto meteorico 2a e 3a decade gennaio 1867 [la 2a compare due volte] 6. Osservazioni meteo per 12 mesi dal 1854 al 1880. Variazioni positive e negative. Osservazioni meteo 1869/78 7. Piogge 1844/1890 [saltando alcuni anni]. Minuta di risposta al Resto del Carlino su siccità 8. Temperature rilevate a Francoforte, Augusta, Monaco e Norimberga in gennaio e febbraio 1830 dal prof. Marcke 9. Grandine 1903/1916 10. Piogge 1885/1894 11. Piogge 1814/1874 e 1869/1878 12. Distinta delle dirotte piogge cadute 1862/1872, firma Palagi 13. Ora d'inizio delle 4 stagioni nel 1874 14. Piogge 1814/1853 15. Epoche per la luna e Tavole lunari di Parigi, Burckardt, 1812, ms., paragonate al meridiano di Bologna • Ms. con media delle temperature medie mensili 1903/1915 • Temperature medie e massime anni 1913/1936 • Dati raccolti novembre 1814 col termometrografo esposto al Nord • Temperature mezzodí col Termom. di Reaumur esposto al Nord, nei 12 mesi, dal 1818 al 1828 • Frequenza temporali 1903/1916 e precipitaz. 1908/1914 • Altezza in mm. dell'acqua ottenuta per fusione dalla neve caduta in Bologna e altezza media in cm. dello strato di neve corrispondente misurata sul terrazzo della Torre di Palazzo Poggi. Dal 1893 a tutto gennaio 1914 • Piogge su 12 mesi dal 1842 al 1880 • Neve in Bologna dal 1893 a tutto gennaio 1914 • Bollettino meteorico del Ministero della Marina, ms. dal 10 al 30 dicembre, senza anno • Tre decadi di dicembre 1866: osservazioni meteoriche • Elettricità atmosferica (Palagi ?) • Saporetti: decadi meteoriche 1866 e inizi 1867 • Spoglio della piovosità del 1823 e 1824 e dal 1834 al 1839 • Osservazioni ozonometriche dal novembre 1857 al 1860. Considerazioi decadiche di Saporetti, 1877 • Osservazioni ozonometriche 1877 (tranne agosto-settembre-ottobre) • Temporali osservati da Saporetti 1880-81, Pirazzoli 1900-1921. Busta che contiene: • Quaderno con i temporali 1914-1921; • Quaderno con i temporali 1910-1913; • Quaderno con i temporali 1904-1909; • Quaderno con i temporali 1900-1903 e lista di 34 stazioni termoudometriche del territorio bolognese; • Opuscolo Norme per le osservaz. termo-udometriche e dei temporali Roma, Tipografia Eredi Botta, 1883; lxx • • • Cartolina datata 1890 indirizzata all'Osservatorio Astronomico di Bologna dalla stazione di Castiglione dei Pepoli (BO), che comunica la sospensione della trasmissione delle osservazioni termoudometriche; Norme per gli osservatori di temporali del Regio Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica al Collegio Romano, marzo 1891; Mss. con osservazioni di temporali nella provincia di Bologna 1880-81 (Saporetti); Scatola D - Ottavio Fabrizio Mossotti: In questa scatola è contenuto materiale documentario di provenienza esterna all'Osservatorio e al Dipartimento. Si tratta di 4 cartelle (numerate come 1a, 2a, 3a, 3b) acquistate dalla libreria antiquaria Gonnelli & figli di Firenze. All'interno di queste cartelle la numerazione data ai singoli documenti è continua. 1. Lettera 4-5-1834 del Prof.Antonio Bertoloni al Prof.Giuseppe Giacinto Moris. Oggetto: mancata nomina di Mossotti alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna. 2. Lettera 7-5-1834 di G. Plana a Mossotti. Oggetto: mancata nomina di Mossotti alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna. 3. Lettera 10-5-1834 dell'ing.Bruschetti a Mossotti, trascrivendo anche in parte la lett. 4-5-1834 di Bertoloni a Moris e del 7-5-1834 di Plana a Bruschetti. Oggetto: mancata nomina di Mossotti alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna. 4. Lettera 14-5-1834 del Prof.A.Baruffi all'ing. Bruschetti. Oggetto: mancata nomina di Mossotti alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna. 5. Duplicato di lettera di Mossotti al card. Oppizzoni, s.d. [1834]. Oggetto: mancata nomina di Mossotti alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna. 6. Lettera 6-7-1834 di A.Bellani all'ing. Bruschetti. Oggetto: mancata nomina di Mossotti alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna. 7. Promemoria dell'ingegner Giuseppe Bruschetti al conte Alberghetti, s.d., ma post genn.1835. Oggetto: mancata nomina di Mossotti alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna. 8. Lettera 2-3-1835 di Angelo Bellani alla Sig.ra Giovannina Crotti. Oggetto: mancata nomina di Mossotti alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna. 9. Lettera 23-3-1835 di A.Bellani a G. Belli. Oggetto: mancata nomina di Mossotti alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna. 10. Lettera 4-4-1835 di A.Bellani all'ing. Bruschetti. Oggetto: mancata nomina di Mossotti alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna. 11. Trascrizione ms. coeva, da Buenos Ayres, di quotidiani in data 6-3-1835, in inglese e spagnolo. Oggetto: partenza di Mossotti per l'Italia 12. Lettera 7-6-1835 di A. Bellani all'ing. Bruschetti. Oggetto: Mossotti. 13. Lettera 31-7-1835 di A. Bellani all'ing. Bruschetti. Oggetto: Mossotti. 14. Minuta [?] di lettera, s.d. [ago./sett. 1835] di Mossotti a mons. Soglia. Oggetto: mancata nomina di Mossotti alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna. 15. Lettera 8-10-1835 dell'ing. Bruschetti al prof. G. Plana. Oggetto: mancata nomina di Mossotti alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna. 16. Lettera 30-12-1835 di G. Plana a Mossotti. 17. Relazione ms. intitolata Fabrizio Ottavio Mossotti sospetto di 'carbonarismo' e la mancata cattedra di astronomia alla pontificia università di Bologna di anonimo, s.d. [fine 1835] 18. b. Lettera s.d. di Mossotti. Oggetto: mancata nomina alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna Lettera 26-1-1836 di Giovanni Plana a Mossotti. Oggetto: mancata nomina alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna 19. Lettera 5-2-1836 del conte Solaro della Margherita a Mossotti. Oggetto: mancata nomina alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna 20. Lettera 1-3-1836 di Mossotti a Solaro della Margherita. Oggetto: mancata nomina alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna 21. Lettera s.d. [1836] di Mossotti al marchese Crosa di Vergano, ministro di Carlo Alberto presso la S.Sede. Oggetto: mancata nomina alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna 22. Lettera s.d. [1836] di Mossotti a Crosa. Oggetto: mancata nomina alla cattedra di Astronomia dell'Università di Bologna lxxi 23. Lettera 21-4-1836 di Mossotti ad un ignoto amico a Londra. Oggetto: cattedra in Matematica o Fisica presso l'Università di Corfù. In francese 24. 9-7-1836. Bozza di una procura ove si nominano i card. Lambruschini e Opizzoni, relativa ad un'indennità concessa a Mossotti 25. Lettera 16-7-1836 Mossotti al card. Lambruschini. Lettera (copia conforme coeva e timbrata ) 26-7-1836 del card. Lambruschini a Mossotti. Oggetto: indennità a favore di Mossotti 26. Diploma di Mossotti di Socio Corrispondente dell'Accademia dei Lincei. Data 17-7-1836 27. Lettera 22-7-1836 di G. Plana a Mossotti. Oggetto: indennità a favore di Mossotti 28. Minuta di lettera s.d. [1836] di Mossotti a ignoto. Oggetto: ringraziamento. In francese 29. Lettera 2-11-1836 del caval. Maffei a ignoto. Oggetto: Mossotti • Fotocopie dai Novi Commentarii Academiae Scientiarum Instituti Bononiensis, tomus VIII, Bologna 1846 (frontespizio e pp.570-571) • Lettere 23-12-1833 e 10-10-1835 di F. Carlini a G. Ceschi. Oggetto: Mossotti • Lettera 10-6-1963 di A. Gabba a G. Horn. Oggetto: Mossotti • Ricevuta 26-11-1934 ad A. Cacciari da parte della Cassa Comunale di Bologna per lavori di sistemazione della linea di segnalazione per lo sparo del cannone di mezzogiorno • 3 opuscoli : • a) De Benedetti, Salvatore. Elogi a O.F. Mossotti ed interpretazioni del medesimo ai versi astronomici della Divina Commedia. Pisa, Nistri, 1867 • b) Gabba, Luigi. Una lettera inedita di Ottaviano Fabrizio Mossotti a Giacomo Ciani. Novara, Cattaneo, 1941 • c) Gabba, Luigi. Bibliografia degli scritti di Ottaviano Fabrizio Mossotti. Novara, Cattaneo, 1942 Fuori dalle cartelle : • Lettera 8-2-1985 di M. Nagari a A. Braccesi per ringraziare dell'invio di documenti su Mossotti • Appunto dattiloscritto di Horn che cita bibliografia su Mossotti • Cartolina postale 13-6-1963 del prof. Savelli dell'Orto Botanico a G. Horn, escludendo che nella corrispondenza Bertoloni (distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale) ci fossero lettere di Mossotti [parte della corrispondenza Bertoloni sarebbe stata acquistata dalla Biblioteca Universitaria] Scatola 26 - Inventari recenti. Pichi 1902 1. post 1848 Registro cm 21,5x31, coperta in quarto di pergamena e carta marmorizzata marrone, cc. n.n. 59. Catalogo di libri alfabetico per autore. 2. 1855-1864 Fascicoli con elenchi di libri e beni mobili. 3. 1868 Fogli sciolti e fogli tipo protocollo. Elenchi di libri 4. 1886 n. 5 fogli tipo protocollo. Inventario delle proprietà mobili esistenti al 1886. Dal nr. d'inventario 1 al 78. 5. 1899-1904 n. 3 fogli. Ricapitolazione inventariale dal 1/7/1899 al 26/4/1900; dal 26/4/1900 al 31/12/1902; dal 1/7/1903 al 5/2/1904. 6. 1902 Registro cm 21,5x31,5, coperta di plastica verde. Riscontro e verifica dei 1996 volumi in ordine alla Ministeriale del 16 ottobre 1901 n. 14167. Relazione e allegati. Registro cm 21,5x31,5, coperta di plastica verde. Parte III. Manoscritti. Relazione. Allegato E lxxii Scatola 27 - Acquisti di libri (ma anche strumenti). N. 16 carpette dal 1705 al 1938. 27/I 1705-1707. Libri e strumenti. Fascicolo originariamente numerato ed intitolato: `N. 7. Carte diverse e di poco conto.'. Horn: "Libri". Contiene: • `Catalogo de libri impressi nella stamperia del Seminario di Padova, fino all'anno 1705. E che si trovano appresso Giovanni Manfre' in Venezia all'insegna della Fenice Risorta, e nel Seminario medesimo'. [S.l., s.n.], [post 1705]; • `Catalogo de'libri la maggior parte da lui stampati. Esistenti nella libraria di Girolamo Albrizzi libraro veneto, in Campo della Guerra a' S. Giuliano all'insegna del Nome di Dio'. [S.l, s.n.], 1707 (2 copie); • elenchi manoscritti di libri (n. 14 documenti dal 27/I/1 al 27/I/14); • note manoscritte e a stampa relative a volumi di effemeridi presenti nelle biblioteche del Monastero di S. Michele in Bosco - Bologna, dei Padri di Galliera - Bologna (n. 6 documenti dal 27/I/15 al 27/I/20); • stralcio di minuta di lettera proveniente dalla capsula S (n. 1 documento 27/I/21). 27/II 1831-1844. Contabilita'. Fascicolo originariamente numerato: `N. 5'. Contiene: • `Rendiconto delle spese minute fatte nella Specola di Bologna', 01/01/1831-02/01/1834 (1 registro); • `Conti della Specola', 1834-1835 (2 registri annuali); • `Rendiconti per l'amministrazione economica dell'Osservatorio Astronomico' (4 registri); Horn: "Conti vecchi degli anni 1833-1844. Epoca di Ceschi (1834-1844)": • 1- 1835-1838 + n. 31 documenti allegati (dal 27/II/1 al 27/II/31); • 2- 1838-1840 + n. 6 documenti allegati (dal 27/II/32 al 27/II/37); • 3- 1840-1844 + n. 13 documenti allegati (dal 27/II/38 al 27/II/50); • 1 fascicolo spese in economia, 1833-1844 (n. 21 documenti dal 27/II/51 al 27/II/71). 27/III 1845-1899. Libri e strumenti. Horn: "Fatture libri" (ma anche strumenti). Contiene: • Ms. `Memorie ed Annotazioni sui Giornali della Specola di Bologna fatte nella rivista dell'Ottobre 1855'. • Ricevute varie: • ricevuta per la somma di tre scudi per lavori di calcoli, firma Giuseppe Calegari. Bologna, 14/01/1845; • ricevuta per la somma di quattordici lire e cinquanta centesimi per riparazioni di strumenti, firma Luigi Boschi. Bologna, 25/04/1866; • ricevuta per la somma di quattro lire e cinquanta centesimi per riparazioni di strumenti, firma Benigno Franchini. Bologna, 22/02/1867; • cinque ricevute per acquisto dall'Osservatorio di vario materiale (carta, legno, ferro, rame). Bologna, 1867-1868 (n. 5 documenti dal 27/III/1 al 27/III/5); • ricevuta per la somma di trentadue lire per supporti termometrici, firma Ferdinando Vignocchi. Bologna, 27/11/1881. • Fatture di cartolerie e tipografie (19/09/1855 - 13/03/1872): • Carteria e Tipografia della Colomba, BO 19/09/1855 • Carteria e Tipografia della Colomba, BO 21/05/1856 • Carteria e Tipografia della Colomba, BO 12/08/1856 • Carteria e Tipografia della Colomba, BO 25/11/1856 • Carteria e Tipografia della Colomba, BO 01/04/1857 lxxiii • • • • • Carteria e Tipografia della Colomba, BO 18/05/1857 • Carteria e Tipografia della Colomba, BO ../../1865 • Carteria e Tipografia della Colomba, BO ../../1865 • Stabilimento Litografico Thumb, Bologna 13/03/1872 Fatture di varie librerie (16/05/1863 - 17/04/1873): • Libreria Ermanno Loescher, Torino 16/05/1863 (data in nota manoscritta) • Libreria Ermanno Loescher, Torino 01/04/1865 • Libreria Ermanno Loescher, Torino 01/07/1865 • Libreria Ermanno Loescher, Torino 01/07/1865 • Libreria Marsigli e Rocchi, Bologna Dicembre 1865 • Libreria Marsigli e Rocchi, Bologna 1865 • Libreria Ermanno Loescher, Torino [1865] • Libreria Ermanno Loescher, Torino 01/01/1866 • Libreria Ermanno Loescher, Torino 01/04/1866 • Libreria Ermanno Loescher, Torino 26/04/1866 • Libreria Ermanno Loescher, Torino 29/05/1866 • Libreria Paravia, Torino 31/12/1866 • Libreria Marsigli e Rocchi, Bologna Dicembre 1866 • Libreria Marsigli e Rocchi, Bologna Dicembre 1866 • Libreria Marsigli e Rocchi, Bologna Dicembre 1866 • Libreria Ermanno Loescher, Torino e Firenze 01/01/1867 • Libreria Ermanno Loescher, Torino e Firenze 20/04/1967 • Libreria Ermanno Loescher, Torino e Firenze 30/04/1867 Corrispondenza di librerie in entrata e in uscita: • Tipografia e Libreria Paravia, Firenze 06/11/1865 • Luigi De Maurizi, [?] 05/11/1865 • Tipografia e Libreria Paravia, Torino 31/12/1866 • [Pistorelli?] 23/01/1869 • Rosenberg & Sellier, Torino 14/12/1899 Minuta di lettera inviata da Antonio Saporetti alla Libreria Loescher in data 16/12/1876 Ricevute posta celere in entrata e in uscita, 1865-1873 (n. 5 documenti dal 27/III/6 al 27/III/10). Preventivo per la sostituzione dell'anemoscopio, firma Gaetano Calegari. 03/05/1866. Fattura ditta Tecnomasio Italiano (Milano). 31/12/[post 1865] (2c.). Nota manoscritta dei volumi irreperibili, senza data. • • • 27/IV 1928-1934. Fatture di librerie e legatorie. Estratti conto di librerie. Contiene: • Fatture di librerie (13/04/1928 - 21/09/1931) • Libreria Antiquaria Gandolfi, Bologna 13/04/1928 • Libreria Antiquaria Gandolfi, Bologna 13/04/1928 (copia) • Libreria Lombarda, Milano 21/09/1931 • Fatture di legatorie • Legatoria Carati Costa & C., Bologna 1929 (2 c.) • Legatoria Carati Costa & C., Bologna 30/12/1933 (2 c.; saldo) • Estratti conto di librerie • Libreria Zanichelli, Bologna 25/06/1934 (2 c.) • Libreria Zanichelli, Bologna 25/10/1934 (2 c.) • Libreria Zanichelli, Bologna 12/11/1934 (2 c.) • Conto spese manoscritto, s.d. (n. 1 documento 27/IV/1). 27/V 1932-1933. lxxiv Fatture di librerie. Horn: "Fatture di librai sostituite con un'unica fattura dell'antiquario Landi. Gennaio 1932". Contiene: • Libreria `Aldo Manuzio', Milano 29/09/1932 • Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 04/11/1932 • Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 08/11/1932 • Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 23/11/1932 • Libreria `Aldo Manuzio', Milano 02/12/1932 • Libreria Oreste Gozzini, Firenze 19/12/1932 • Libreria Pregliasco, Torino 21/12/1932 • Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 23/12/1932 • Libreria Lombarda, Milano 09/01/1933 • Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 12/01/1933 27/VI 1933. Fatture di librerie. Horn: "Fatture parziali di libri pagate da me e riscosse con una fattura di complessive Lire 652,90 esibita da Mario Landi. Luglio 1933". Numerazione attribuita da Horn. Contiene: • 1 - Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 08/02/1933 • 2 - Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 28/01/1933 • 3 - Libreria Lombarda, Milano 09/03/1933 • 4 - Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 24/03/1933 • 5 - Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 26/05/1933 • 6 - Libreria Antiquaria U. Saba, Trieste 01/06/1933 • 7 - Libreria Antiquaria Finzi, Milano 21/02/1933 • 8 - Libreria `Aldo Manuzio', Milano 07/02/1933 • 9 - Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 08/03/1933 • 10 - Libreria Antiquaria U. Saba, Trieste 08/03/1933 • 11 - Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 15/03/1933 • 12 - Libreria Lombarda, Milano 25/03/1933 • 13 - Libreria Oreste Gozzini, Firenze 29/03/1933 • 14 - Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 04/05/1933 • 15 - Libreria Antiquaria Perrella, Milano 08/05/1933 • 16 - Libreria Antiquaria Molinari, Modena 04/07/1933 27/VII 1933-1934. Fatture di librerie. Horn: "Fatture riscosse con una fattura unica di M. Landi. 23/03/1934". Contiene: • Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 11/07/1933 • Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 11/07/1933 • Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 21/07/1933 • Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 12/09/1933 • Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 04/10/1933 • Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 07/11/1933 • Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 27/11/1933 • Libreria Antiquria `Mediolanum', Milano 30/11/1933 • Libreria Oreste Gozzini, Firenze 16/12/1933 • Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 12/02/1934 • Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 22/02/1934 • Libreria Lombarda, Milano 02/03/1934 • Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 08/03/1934 • Libreria `Aldo Manuzio', Milano 19/03/1934 27/VIII 1934. lxxv Fatture di librerie. Horn: "Libri comperati a tutto ottobre 1934. Fattura complessiva di Landi". Contiene: • Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 25/03/1934 • Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 04/04/1934 • Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 13/04/1934 • Libreria Oreste Gozzini, Firenze [04]/06/1934 • Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 06/06/1934 • Libreria Aniquaria Gustavo Molinari, Modena 18/06/1934 • Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 18/07/1934 • Libreria `Aldo Manuzio', Milano 20/07/1934 • Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 02/08/1934 • Libreria Romeo Prampolini, Catania 28/08/1934 (cartolina postale) • Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 19/09/1934 • Libreria Oreste Gozzini, Firenze 29/09/1934 • Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 04/10/1934 • Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 15/10/1934 • Libreria Mario Landi, Bologna [s.d.] (conto spesa) 27/IX 1934-1935. Fatture di librerie antiquarie. Ricevute. Horn: "Libri comperati da diversi antiquari fino al 25/02/1935; somma riscossa con una fattura cumulativa del libraio Mario Landi. Cifre arrotondate ma somma identica. Lire 760." Contiene: • Libreria Antiquaria Cavalieri d'Oro, Bologna 16/11/1934 • Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 20/11/1934 • Libreria Romeo Prampolini, Catania 22/11/1934 (cedola per commissioni librarie) • Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 10/12/1934 • Soc. Ant. It. `La Bibliofila', Milano 12/11/1934 • Libreria del Polifilo, Milano 24/12/1934 • Libreria Bruno Danti, Firenze 01/01/1935 • Libreria `Aldo Manuzio', Milano 17/01/1935 • Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 23/01/1935 • Libreria del Polifilo, Milano 24/01/1935 • Libreria Antiquaria Romeo Prampolini, Catania 25/01/1935 (ricevuta di pagamento) • Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 06/02/1935 • Libreria Oreste Gozzini, Firenze 13/02/1935 • Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 19/02/1935 • Libreria del Polifilo, Milano 20/02/1935 • Osservatorio Astronomico di Napoli [s.d.] (ricevuta di pagamento; n. 1 documento 27/IX/1) • Elenco manoscritto di libri [s.d.] (n. 1 documento 27/IX/2) 27/X 1935. Fatture di librerie. Ricevute. Horn: "Saldata la somma spesa con una fattura complessiva del Libraio Landi per Lire 570.80. Li' 14/6/1935". Contiene: • Libreria S. Lattes & C., Genova 25/02/1935 • Libreria Bruno Danti, Firenze 04/03/1935 • Libreria Antiquaria Finzi, Milano 05/03/1935 • Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 13/03/1935 • Libreria del Polifilo, Milano 18/03/1935 • Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 28/03/1935 • Libreria Romeo Prampolini, Catania 08/04/1935 • Libreria Oreste Gozzini, Firenze 11/04/1935 • Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 11/05/1935 • Libreria del Polifilo, Milano 14/05/1935 lxxvi • Libreria Antiquaria Perrella, Milano 18/05/1935 • `Il Manoscritto' (Libreria Gandolfi), Bologna 20/05/1935 • Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 01/06/1935 • Libreria del Broletto, Milano 08/06/1935 • Libreria Mario Landi, Bologna 12/06/1935 (cartolina postale) • Libreria `C. Colombo', Genova [s.d.] (ricevuta di pagamento) 27/XI 1935-1936. Fatture di librerie. Horn: "Libreria Mario Landi, Bologna; fino al 01/01/1936. Rimborsate con una fattura cumulativa di Landi per Lire 868.20. Landi ha aggiunto l'avere suo". Contiene: • Libreria Luigi Perrella, Milano 03/07/1935 • Libreria Antiquaria Ernesto Martelli, Bologna 18/07/1935 • Libreria `Aldo Manuzio', Milano 22/07/1935 • Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 22/07/1935 • Libreria Antiquaria Bourlot, Torino 22/07/1935 • Libreria Bruno Danti, Firenze 26/07/1935 • Libreria del Polifilo, Milano 30/09/1935 • Libreria Antiquaria Finzi, Milano 01/10/1935 • Libraria Antiquaria Perrella, Milano 15/10/1935 • Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 17/10/1935 • Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 20/10/1935 • [Libreria del Polifilo, Milano] 09/11/1935 • Libreria Bruno Danti, Firenze 11/11/1935 • Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 13/11/1935 • Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 26/11/1935 • Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 04/12/1935 • Libreria del Polifilo, Milano 14/06/1936 • Libreria Oreste Gozzini, Firenze 17/06/1936 27/XII 1935-1936. Fatture di librerie. Horn:"Riscossa la somma di Lire 876,90 con una fattura cumulativa di Landi del 29 aprile 1936". Contiene: • Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 13/12/1935 • Libreria Lombarda, Milano 07/01/1936 • Libreria del Polifilo, Milano 11/01/1936 • Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 14/01/1936 • Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 16/01/1936 • Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 22/01/1936 • Libreria `Aldo Mnuzio', Milano 08/02/1936 • Libreria Antiquaria C. E. Bourlot, Torino 08/02/1936 • Libreria Antiquaria Ernesto Martelli, Bologna 08/02/1936 • Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 10/02/1936 • Libreria Antiquaria Mediolanum, Milano 12/02/1936 • Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 12/02/1936 • Libreria del Polifilo, Milano 14/02/1936 • Libreria Dolcetti, Venezia 24/02/1936 • Libreria Antiquaria Finzi, Milano 26/02/1936 • Libreria Bruno Danti, Firenze 01/03/1936 • Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 02/03/1936 • Libreria del Polifilo, Milano 11/03/1936 • Libreria `Aldo Manuzio', Milano 18/03/1936 • Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 20/03/1936 • Libreria del Polifilo, Milano 07/04/1936 lxxvii • Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 20/04/1936 • Libreria Oreste Gozzini, Firenze 20/04/1936 • Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 24/04/1936 27/XIII 1936. Fatture di librerie e case editrici. Horn: "Fatture di librai dall'11 maggio 1936. Liquidate con fattura cumulativa di Landi nel novembre 1906 [ma 1936] per Lire 855.70". Contiene: • Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 08/05/1936 • Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 11/05/1936 • `L'italica', Milano 01/06/1936 • Libreria `Aldo Manuzio', Milano 02/06/1936 • Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 02/06/1936 • Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 04/06/1936 • Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 08/06/1936 • Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 25/06/1936 • Libreria Lombarda, Milano 25/06/1936 • Casa Editrice Monanni, Milano 27/06/1936 • Libreria Antiquaria C.E. Bourlot, Torino 02/07/1936 • `L'Italica', Milano 03/07/1936 • Libreria Oreste Gozzini, Firenze 07/07/1936 • Libreria Francesco Perrella, Milano 07/07/1936 • Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 07/07/1936 • Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 16/07/1936 + 27/07/1936 • Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 29/07/1936 • Libreria Dolcetti, Venezia 31/07/1936 • Libreria Oreste Gozzini, Firenze 18/08/1936 • Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 03/09/1936 • Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 09/09/1936 • Libreria Antiquaria Finzi, Milano 19/09/1936 • Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 30/09/1936 • Libreria Lombarda, Milano 10/10/1936 27/XIV 1936-1937. Fatture di librerie. Horn: "Fatture di librai rimborsate con una fattura unica di M. Landi per Lire 713,70. 28/04/1937". Contiene: • Libreria Bruno Danti, Firenze 02/11/1936 • Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 09/11/1936 • Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 14/11/1936 • Libreria Lombarda, Milano 20/11/1936 • Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 30/11/1936 • Libreria Antiquaria Hoepli, Roma 01/12/1936 • `L'Italica', Milano 01/12/1936 • Librerie Italiane Riunite, Bologna 05/12/1936 • Libreria Vincenzi & Nipotim Modena 07/12/1936 • Libreria Cavalieri d'Oro, Comacchio (FE) 28/12/1936 • `L'Italica', Milano 29/01/1937 • Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 10/02/1937 • Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 20/02/1937 • Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 01/03/1937 • Libreria Lombarda, Milano 05/04/1967 • Libreria Antiquaria Hoepli, Roma 20/04/1937 • Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 22/04/1937 • Libreria Giuseppe Certani, Bologna [s.d.] lxxviii 27/XV 1937. Fatture di librerie. Horn: "Saldato con una fattura cumulativa del novembre 1937. Fatture di librai dell'aprile 1937". Contiene: • Libreria Ferrante Gonnelli, Firenze 15/05/1937 • Libreria Internazionale Treves, Genova 02/06/1937 • Libreria Oreste Gozzini, Firenze 08/06/1937 • Libreria Pregliasco, Torino 11/06/1937 • Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 17/06/1937 • Libreria Lombarda, Milano 17/06/1937 • Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 22/06/1937 • Libreria `Aldo Manuzio', Milano 24/06/1037 • `L'Italica', Milano 25/06/1937 • Libreria Ferrante Gonnelli, Firenze 04/07/1937 • Libreria Oreste Gozzini, Firenze 23/07/1937 • Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 28/07/1937 • Libreria Dolcetti, Venezia 05/08/1937 • Libreria Antiquaria Finzi, Milano 28/09/1937 • Libreria Antiquaria `C. Van-Riel', Roma 09/10/1937 • Libreria Nironi & Prandi, Reggio Emilia 12/10/1937 • Libreria Antiquaria `Mediolanum', Milano 20/10/1937 • Libreria Antiquaria Hoepli, Roma 21/10/1937 • Libreria Antiquaria Hoepli, Roma 21/10/1937 • Libreria Antiquaria Gustavo Molinari, Modena 22/10/1937 • Libreria Giuseppe Certani, Bologna [s.d.] • N. 3 documenti dal 27/XV/1 al 27/XV/3. 27/XVI 1937-1938. Fatture di librerie. Horn: "Fatture di libri dal novembre 1937 al maggio 1938" [ma 29/09/193711/04/1938]. Contiene: • `L'Italica', Milano 29/09/1937 • Libreria Antiquaria Umberto Saba 18/11/1937 • Libreria Antiquaria Augusta, Milano 25/11/1937 (copia commissione) • `L'Italica', Milano 27/11/1937 • Soc. An. It. `La Bibliofila', Milano 06/12/1937 • Libreria Lombarda, Milano 14/12/1937 • Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 20/12/1937 • Libreria Antiquaria Finzi, Milano 03/01/1938 • Libraria Vincenzi & Nipoti, Modena 11/01/1938 • `L'Italica', Milano 24/01/1938 • Libreria `Aldo Manuzio', Milano 26/01/1938 • Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 12/02/1938 • Libreria Antiquaria Umberto Saba, Trieste 21/02/1938 • Libreria `Aldo Manuzio', Milano 01/03/1938 • Libreria Antiquaria Finzi, Milano 05/03/1938 • Libreria Lombarda, Milano 08/03/1938 • Libreria Vincenzi & Nipoti, Modena 10/03/1938 • Libreria Antiquaria Ernesto Martelli, Bologna 16/03/1938 • Libreria Pregliasco, Torino 22/03/1938 • Libreria Teatrale Fiorentina, Firenze 30/03/1938 • Libreria `Aldo Manuzio', Milano 05/04/[1938] • Libreria Nironi & Prandi, Reggio Emilia 06/04/1938 • Libreria Vincenzi & Nipoti 06/04/1938 lxxix • • • `Il libro d'occasione', Milano 11/04/1938 Libreria Antiquaria Ernesto Martelli, Bologna [s.d.] (ricevuta di pagamento) `L'Italica', Milano [post 27/11/1937] (sollecito) Scatola 28 - Strumenti e cupole. 1788-1996 28/I 1788 05/10/1788 Nota spese degli ottici Rubini per la fabbricazione, su ordine di Petronio Matteuzzi, di strumenti ottici a Londra presso il Dollond e per il loro trasporto a Bologna. Nota: sul verso nota manoscritta: "1788. Affari economici dell'istituto" 28/II 1807 Busta con nota dattiloscritta di Horn: "Modello di tetto mobile della Specola di Brera mandato a Bologna da Francesco Carlini. Era accompagnato ed illustrato da una lettera di data 14 ottobre 1807 che si conserva fra le altre lettere". N. 4 documenti dal 28/II/1 al 28/II/4, inclusa la lettera di Carlini. 28/III 1807-1927 Carpetta con nota manoscritta: "Modello di tetto mobile (cupola) nella terrazza inferiore della Torre della Specola, costruita l'anno 1807, e ristaurata l'anno 1927". Contiene: • fascicolo "Economia. Tetto mobile" (n. 16 documenti dal 28/III/1 al 28/III/16); • fotografia raffigurante tetto mobile (sul retro: Foto Novelli - Busto Arsizio); • tavola raffigurante cupolino per cannocchiale (nota dattiloscritta di Horn: "Cupola del Watson & Conradi riparata dal meccanico Righini di Firenze"); • fascicolo con nota manoscritta "Tetto mobile. Carte relative" (n. 11 documenti dal 28/III/17 al 28/III/27). 28/IV [post 1815] Tavola raffigurante colonne per Strumento dei Passaggi di Reichenbach, Utzschneider und Liebherr, in Sala Meridiana. Nota di M. Zuccoli: - dal 1977 il disegno, incorniciato, e' stato esposto nel Museo della Specola di Bologna fino al 1995; - vedi riferimento in Registri Specola al 31/05/1815. 28/V 1815-1829 Fascicolo "Calcolo de' Mezzodi' osservati a' vari Fili dello str.o de' Pass. [Strumento dei Passaggi] negli anni 1818-23. Determinazione della Distanza de' Fili" N. 6 documenti manoscritti dal 28/V/1 al 28/V/6. Nota: con riferimento ai Registri delle osservazioni astronomiche in 28/V/3 si fa cenno alla messa in opera del nuovo Strumento dei Passaggi in data 12/07/1815. 28/VI [ante 1824] Fascicolo "Calcolo del tempo che doveva impiegare il Sole a valicar gl'intervalli de'Fili dello Str.o Pass. [Strumento dei Passaggi] nel 1824, e che si rese inutile, per essere stati cangiati i Fili al principio di Febbraio del 1824." Contiene doc. manoscritto, cc. 2, incipit "Le Stelle fisse si presentano al Meridiano ...". 28/VII 1835 Fascicolo "Mira Meridiana" con nota manoscritta "Caturegli e Ceschi 1835". N. 8 documenti dal 28/VII/1 al 28/VII/8. 28/VIII 1836-1837 Fascicolo "Economia. Nuove Serraglie della Sala d'Osservaz." con nota manoscritta: "Ceschi 1837". N. 21 documenti dal 28/VIII/1 al 28/VIII/21. lxxx 28/IX 1842-1843 "Ispezioni relative alla determinazione di una seconda Mira Meridiana al Settentrione della Camera Meridiana". Registro cm 21x31, cc. 18 + 7 documenti allegati dal 28/IX/1 al 28/IX/7. 28/X 1848 "Preventivo della spesa per erigere in uno dei quattro triangoli della prima Terrazza della Specola di Bologna, una nuova Camera Astronomica, da collocarvi il Circolo Meridiano di Ertel", Bologna, 1848 (progetto redatto dall'Ing. Carlo Parmeggiani). Registro cm 21x30, cc. 4, 3 c. di tavv. ripiegate. Nota: nota dattiloscritta di Horn relativa all'affidamento dell'incarico di montare il Circolo meridiano di Ertel nel 1851 ad Ignazio Calandrelli, trasferito a Roma nel 1848. Vedi Atti della Pontificia Accademia dei Lincei, tomo V, anno V (1851-52), pp. 162-seg. 28/XI 1851 CALANDRELLI, Ignazio "Uso del Circolo Meridiano", Bologna, 1851. [10] c, cm 22x32. Nota: L'esemplare e' definito 'copia conforme'. 28/XII 1910 2 preventivi della ditta Ermete Maccaferri in data 06/07/1910 e 04/10/1910 per il restauro del tetto della sala meridiana + 1 documento numerato 28/XII/1. 28/XIII 08/08/1910, Padova LORENZONI, G. a [Rajna, Michele] 1 c. italiano, manoscritto. oggetto: progettata sistemazione dello strumento dei passaggi di Bamberg nella sala meridiana; morte del Prof. Schiaparelli. 28/XIV 1910-1912 Carpetta con nota manoscritta: "Progetti di Rajna per la sala meridiana". N. 6 doc. dal 28/XIV/1 al 28/XIV/6. 28/XV 1911 Carpetta con nota manoscritta: "Il Rettore trasmette una lettera ministeriale relativa a lavori di restauro alla torre dell'Osservatorio (perizia del Genio Civile per L. 3970 e per L. 1450". Contiene: - 22/06/1911 PUNTONI, Vittorio (Rettore dell'Universita' di Bologna) a Rajna, Michele 2 c. italiano, dattiloscritto. oggetto: trasmissione in allegato di copia di lettera ministeriale relativa a lavori di restauro alla torre dell'Osservatorio. 28/XVI 1912-1940 Carpetta con nota dattiloscritta di Horn: "Progetti di Cooke". Contiene: • 09/10/1912, Londra T. COOKE & SONS Ltd. a Horn Esquire, Guido (Assistente astronomo, Osservatorio Astronomico della R. Universita' di Bologna) 2 c. + 1 riproduzione fotografica di strumento per la fotografia astronomica (doc. 28/XVI/1). lxxxi • Inglese, dattiloscritto. oggetto: definizione di macromicrometro e varie questioni tecniche. 08/11/1912, York GRAY, J. (T. Cooke & Sons Ltd.) a Horn D'Arturo, Guido 4 c. Inglese, dattiloscritto. oggetto: invio di disegni, specifiche e preventivi per: montatura equatoriale con camera fotografica, tetto dell'osservatorio, micrometro di i posizione, prismi obiettivi per fotografia spettroscopica con camera', 'Star Plate Measuring Machine'. Allegati: • A: "Specification of an equatorially mounted astro-photographic telescope" (2 c.); • B: "Specification of an equatorially mounted astro-photographic telescope with complete circumpolar motion" (2 c.); • C: "Specification of an 18 feet rev[ors]ing dome with double shutter" (2 c.); • D: "Specification of a position micrometer" (1 c.); • E: "Specification of objective prism" (1 c.); • F: "Specification of star plate measuring machine" (1 c.); • G: "Specification of small plate-holder attachment for back of camera" (1 c.); • H: "Specification of a visual attachment for camera" (1 c.); • J: "Specification of a finder fitted with a achromatic prism" (1 c.) • T. Cooke & Sons "Illustrated catalogue of objectives, telescopes, equatorials, observatories, transit instruments, driving clocks, chronographs, micrometers, and other astronomical and scientific instruments", York, Coultas & Volans, 1908 Nota: Al catalogo e' allegata la seguente corrispondenza: • 29/08/1912, Teramo TAFFARA, Luigi a Horn D'arturo, Guido 2c. Italiano, manoscritto oggetto: informazioni sui telescopi Cooke degli osservatori di Collurania (Teramo) e Catania. • 18/09/1912, Teramo CERULLI, Vincenzo (Direttore dell'Osservatorio di Collurania - Teramo) a Horn D'Arturo, Guido 2c. Italiano, manoscritto oggetto: suggerimenti per richiedere alla ditta T. Cooke & Sons progetto e preventivo di spesa per telescopio e accessori. • 21/09/1920, Teramo CERULLI, Vincenzo (Direttore dell'osservatorio di Collurania - Teramo) a Horn D'Arturo, Guido cartolina postale Italiano, manoscritto. oggetto: invio fascicolo relativo al telescopio Cooke. • 04/03/1921, Bologna HORN D'ARTURO, Guido a Merlani Adolfo 2 c. Minuta, italiano, dattiloscritto oggetto: acquisto di telescopio Watson-Conrady dalla Sig.ra Benn di Firenze. Nota: la lettera e' contenuta in busta con nota dattiloscritta di Horn: "Telescopio di WATSON-CONRADY comperato per 150 sterline dalla Signora BENN" (allegato doc. 28/XV/2)). • Progetti: lxxxii • • • • • • • • • "Attachment of 10°objective prism. 16 in. astrophotographic camera" (Drg. No. 2862 T); • "16 in. Cooke astrophotographic mounting & 18 ft. dome" (Drg. No. 2860 T); • "16 in. Cooke astrophotographic mounting with complete circumpolar motion" (Drg. No. 2861 T). • Busta contenente 4 riproduzioni fotografiche e 1 disegno di micrometro dai cataloghi T. Cooke & Sons (dal doc. 28/XVI/3 al 28/XVI/7). 21/11/1912, York TAYLOR, Alfred (amministratore delegato T. Cooke & Sons) a Horn D'Arturo, Guido 1 c. Inglese, dattiloscritto oggetto: dettagli tecnici sulla montatura equatoriale. 21/04/1913, York TAYLOR, Alfred (amministratore delegato T. Cooke & Sons) a Horn D'Arturo, Guido 1 c. Inglese, dattiloscritto oggetto: offerta di consulenza. 09/01/1929 Progetto della ditta Cooke, Throughton & Simms "Parallactic mounting for 10" camera" (Drg. No. T-630). 10/01/1929, Londra SIMMS DITRON, T. (amministratore delegato Cooke, Troughton & Simms) a Horn D'Arturo, Guido 1 c. Inglese, dattiloscritto. oggetto: aggiornamento del preventivo per lente fotografica da 16 pollici. Suggerimenti per montatura di dispositivo. 25/03/1929, Londra SIMMS DITRON, J. (amministratore delegato Cooke, Troughton & Simms) a Osservatorio Astronomico della R. Universita' di Bologna 1 c. Inglese, dattiloscritto. oggetto: viene suggerita la ditta Parson's Optical Works (Little Chester, Derby) per l'acquisto di lenti per obiettivi fotografici. 04/04/1929, Saint-Cloud ..., Henri a Horn D'Arturo, Guido 1 c. Francese, manoscritto. oggetto: costo stimato per l'installazione in Francia di un telescopio Ritchey-Chretien da 75-80 cm. Nota: la lettera e' contenuta in una busta con nota dattiloscritta di Horn "Telescopio RitcheyChretien" e reca la nota manoscritta "Presches, vedi le Transact. IAU." 22/04/1929, Rio de Janeiro DA GAMA, Sodre' (direttore dell'Osservatorio Nazionale di Rio de Janeiro) a Horn D'Arturo, Guido 2 c. Portoghese, dattiloscritto. oggetto: invio informazioni su telescopio equatoriale Cooke & Sons di 46 cm in funzione presso l'Osservatorio Naionale di Rio de Janeiro dal marzo 1922. Allegato: nota informativa curata da Domingos Costa (doc. 28/XVI/8a,b). [23/12]/1940 [BORSARI, Guido] (Direttore amministrativo dell'Universita' di Bologna) a Zagar, Francesco lxxxiii • • cartolina Italiano, manoscritto oggetto: auguri natalizi. [s.d.] Busta con nota manoscritta di Horn: "Cupole di Conte", contenente 2 riproduzioni fotografiche della cupola dell'Osservatorio di Trieste recanti ciascuna sul retro la nota manoscritta: "Cupola dell'Osservatorio di Trieste eseguita dalla Ditta Carlo Conte di Trieste". [s.d.] 2 cataloghi commerciali della ditta Cooke, Troughton & Simms: 1. "Price list of astronomical and terrestrial object glasses, astro-photographic lenses, objective, prisms, silvered mirrors, etc.", London and York, Cooke, Troughton & Simms, S.d. (Publ. No. 560) + "Price list and codewords for publication 560"; Nota: a pag. 3 si annuncia la fusione tra le ditte T. Cooke & Sons di Londra, York e Citta' del Capo e Troughton & Simms di Londra e la conseguente nascita della Cooke, Troughton & Simms per la produzione di strumenti ottici e scientifici di alta qualita'. 2. "Astronomical instruments and observatory equipment", London and York, Cooke, Troughton & Simms, S.d. (Publ. No. 570). 28/XVII 1913 Carpetta con nota manoscritta: "1913, 4 luglio. No. 32.- M. Rajna al Rett. per richiedere l'intervento del R. Uff. del Gen. civ. allo scopo di restaurare la copertura del tetto della Sala merid.". Contiene: - 04/07/1913 RAJNA, Michele a Rettore dell'Universita' di Bologna 1 c. italiano, minuta, manoscritto. oggetto: richiesta dell'intervento del R. Ufficio del Genio Civile per il restauro della copertura del tetto della sala meridiana. 28/XVIII 1921 Nota manoscritta datata 17/09/1921 su foglio recante timbro ovale dell'Osservatorio della R. Universita' di Bologna in cui si dichiara l'installazione di un padiglione di forma ottagonale con copertura a tronco di cono nell'angolo sud-ovest della terrazza superiore dell'Osservatorio. 28/XIX 1934 Duplice copia per uso amministrativo di fattura della ditta La Meccanoptica (Milano) datata 01/11/1934 per lente conica di vetro Flint F 2. 28/XX 1988 Copia fotostatica del frontespizio e della tavola raffigurante la facciata principale della Specola di Bologna di: CERATO, Domenico "Specule diverse delle piu' celebri di Europa Umiliate agl'illustrissimi et eccellentissimi signori Alvise Vallaresso, Francesco Morosini, Girolamo Grimani, senatori prestantissimi riformatori dello studio di Padova da D. Domenico Cerato, Maestro della Pubblica Scuola di Architettura Civile Pratica in detta citta' delineate dalli Giovani delle Arti de' Marangoni, Muratori, e Tagliapietra..., Allievi della detta Scuola", S.l., s.n., 1777. Nota manoscritta di A. Braccesi: "Dall'Archivio Storico Specola di Padova 17/03/1988". 28/XXI 1996 Carpetta con nota manoscritta di Marina Zuccoli: "Ritrovati in vari luoghi dal Prof. Braccesi e consegnati in archivio il 12/09/1996". Contiene: • 9 litografie numerate I-IX raffiguranti strumenti (sulle tav. III, VI "Lith. de N. Broese et Ph. Euler., grande rue des Ecuries maison Kouchansky N° 15, St. Petersb."; sulle tav. VIII, IX "Lith. de N. Broese. grande Mestchanskaia maison Glasounoff N° 8, St. Petersbourgh."); • 3 tavole originariamente allegate al N° 1650 (1867) del periodico Astronomische Nachrichten ("Schreiben des Herrn Staatsraths Moritz, Directors des magnetisch-meteorologischen Observatoriums in Tiflis"); lxxxiv • 31 tavole numerate I-XXIX (la serie comprende XIIbis e una seconda copia della XXIX) raffiguranti strumenti, opera di vari incisori e disegnatori (G. Biasiello, R. Vastola, L. Ricci, G. Semeraro, R. Zannotti). Nota: sulle tavole sono evidenti i fori della legatura. 28/XXII [s.d.] Carpetta con nota manoscritta "Dati del tempo" contenente: • tavola di osservazioni manoscritte "Ortus et Occasus Solis tempore vero pro Bononia, supputata Refractione horiz.=31'."; • carte di osservazioni e tavole per il calcolo manoscritte (dal doc. 28/XXII/1 al 28/XII/9). 28/XXIII [s.d.] Schema dell'anemografo universale Fuess. 28/XXIV [s.d.] Tavola raffigurante anemometro. Scatola 33 - Miscellanea 1. 1844. Descrizione del telescopio di Lord Rosse. 2. Materiale miscellaneo: • s.d. Appunti e disegni • 1706. Relazione di incontro tra Gesuiti e Imperatore di Cina • s.d. Disegno delle Pleiadi • 1732. Francesco Algarotti: problema geometrico • s.d. Versi poetici • 1720. Iacopo Riccati: Discesa de' corpi solidi ne' mezzi fluidi • s.d. Nicolò degli Albizzi: Ratio proportionis • 1730. Nicasio Grammatico: trisezione dell'angolo e duplicazione del cubo • 1728. Capitano Marchesi: disegni geometrici 3. sec. XIX. Carte di Antonio Silvani 4. sec. XIX. Materiale pubblicitario 5. 1666; sec. XIX. Avvisi e manifesti 6. 1820-1847. Estratti da giornali 7. Tavole pasquali e tavola del nascere e tramontare della Luna 8. 1864. Storia cronologica dell'astronomia e delle scienze affini (10 cc. mss.) 9. Materiale miscellaneo: • 1807-1865. Meteorologia • [1823?] Poligoni regolari • sec. XIX o XX. Transazione fra la comunità di Lequio e la città di Bene (pp. 5-8) • 1828. Giovan Francesco Regis: Orazione per il 500^ anno di possesso della Parrocchia di Carrù, diocesi di Mondovì, da parte di Gian Luigi Ocelli Scatola 34 - Contabilita' M. Raina 1903 (ma 1902) - 1920. Nella busta, suddivisa in 33 carpette, sono presenti corrispondenza di Michele Rajna in entrata e in uscita e due registri contabili. Dei restanti documenti, alcuni sono ordinati per tipologia contabile e, all'interno di ogni tipo, per ordine cronologico. Dal 1909 al 1920 la documentazione e' suddivisa per esercizio finanziario, suddivisione che si sovrappone per un breve arco cronologico a quella tipologica. Vi sono inoltre tre carpette, due delle quali suddivise per arco cronologico non corrispondente all'esercizio finanziario, contenenti documenti vari. Il materiale rimanente, qualora possibile, e' stato ricondotto alla tipologia o all'esercizio finanziario corrispondente e individuato come `Documenti sciolti'; altrimenti, e' stato catalogato autonomamente (si tratta dei `Documenti collocati nella busta, ma non ordinati da Horn all'interno dell'esercizio finanziario o della tipologia corrispondenti'). 34/I lxxxv CORRISPONDENZA • • • • 13/06/1913, Bologna RAJNA, Michele a Presidente della Societa' Italiana di Aviazione, Milano 1 c. italiano, minuta, manoscritto. oggetto: richiesta rimborso spese sostenute per la trasmissione dei dati meteorologici in occasione del volo dell'aviatore Deroy da Milano a Roma (maggio 1913). 21/06/1913, Milano Presidente della Societa' Italiana di Aviazione, Milano a RAJNA, Michele [cartolina postale.] italiano, dattiloscritto. oggetto: rimborso spese sostenute dall'Osservatorio di Bologna in occasione del `raid MilanoRoma' e richiesta di ricevuta. 22/06/1913 Ricevuta manoscritta di M. Rajna per ottenuto rimborso spese. [I precedenti documenti erano originariamente collocati nella busta 27.] 24/07/1917, Pistoia RAJNA, Michele a PIRAZZOLI, Rinaldo 1 c. italiano, manoscritto. oggetto: invio certificato richiesto dal Dott. La Mattina. REGISTRI E ALTRI DOCUMENTI CONTABILI 34/II 01/07/1902 - 30/06/1908 `Rendiconto sommario dote governativa'. 2 c, manoscritto. 34/III 09/05/1903 - 07/02/1946 `Pagamenti sul fondo Dote Governativa. Gestione Prof. M. Raina'. 1 registro. + n. 3 documenti allegati numerati 34/III/1 - 34/III/3. 34/IV 02/07/1910 - 29/08/1915 `Registro delle piccole spese'. + n. 2 documenti allegati dal 34/IV/1 al 34/IV/2. 34/V 03/07/1911 - 09/02/1914 • Note di spese per conto dell'Osservatorio. • 03/07/1911 - 11/03/1912 + n. 2 documenti allegati dal 34/V/1 al 34/V/2 ; • 01/07/1912 - 05/02/1913 (spese M. Rajna); • 12/02/1913 - 30/06/1913 + n. 2 documenti allegati dal 34/V/3 al 34/V/4 (spese M. Rajna e R. Pirazzoli); • 01/07/1913 - 09/02/1914 + n. 10 documenti allegati dal 34/V/5 al 34/V/14 (spese M. Rajna e R. Pirazzoli). • Documenti sciolti • 02/12/1903 - 22/03/1904 (spese M. Rajna); • 31/05/1905 - 27/06/1905 (spese M. Rajna); • 20/05/1906 - 11/06/1906; • 18/06/1906 - 27/11/1906 (spese R. Pirazzoli); • 03/10/1906 - 05/05/1907 (nota manoscritta M. Rajna); • 30/11/1907 - 17/06/1908 (nota manoscritta M. Rajna + 1 documento allegato n. 34/V/15); • 20/11/1012 - 20/05/1014. 34/VI 17/11/1912 - 16/04/1913 Elenco delle note di spese e dei conti pagati. • 12/11/1912 - 02/1913 + n. 6 documenti allegati dal 34/VI/1 al 34/VI/6; • 17/03/1913 - 27/03/1913 + n. 3 documenti allegati dal 34/VI/7 al 34/VI/9; lxxxvi • 27/03/1913 - 16/04/1913 + n. 6 documenti allegati dal 34/VI/10 al 34/VI/15 . Documenti sciolti • 02/02/1905 - 02/06/1905 + n. 2 documenti allegati dal 34/VI/16 al 34/VI/17; • 14/05/1907 - 15/05/1907 (nota manoscritta di M. Rajna). 34/VII ESERCIZIO FINANZIARIO 1909-1910. Documenti sciolti: • 23/01/1910 - 02/07/1910 1 fascicolo contenente 17 documenti dal 34/VII/1 al 34/VII/17. Nota manoscritta: "7 gg 1910. Quietanze gia' rimborsate a M. Rajna. Esercizio 1909-910". 34/VIII ESERCIZIO FINANZIARIO 1910-1911. Nota spese 31/12/1910 - 30/12/1911 + n. 16 documenti allegati dal 34/VII/1 al 34/VIII/16. Documenti sciolti: • 03/06/1911 - 28/06/1911 1 fascicolo contenente 3 documenti dal 34/VIII/17 al 34/VIII/19. Nota manoscritta: "Note vecchie". 34/IX ESERCIZIO FINANZIARIO 1912-1913. Documenti sciolti • 28/02/1913 - 06/06/1913 1 fascicolo contenente 15 documenti dal 34/IX/1 al 34/IX/15. Horn: "Esercizio 1912-13. Fatture superflue". 34/X ESERCIZIO FINANZIARIO 1913-1914. 4 fascicoli: • 02/07/1913 - 28/11/1913 Nota manoscritta: "Luglio 1913. Copie per uso interno della Specola dei conti gia' pagati da M. Rajna e di cui egli aspetta il rimborso nell'esercizio 1913-914". Correzione di Horn: "Rimborsato". N. 14 documenti dal 34/X/1 al 34/X/14; • 01/06/1914 Nota manoscritta: "I giugno 1914. Conto Zanichelli di L. 500.- pagato sul fondo straordinario `Maggior provento tasse'. Documento n. 34/X/15; • 31/07/1913 - 30/06/1914 Nota manoscritta: "Esercizio 1913-14. Conti pagati il 30 gg 1914". N. 4 documenti dal 34/X/16 al 34/X/19; • 06/05/1914 - 08/05/1914 Nota manoscritta: "Esercizio 1913-14". N. 4 documenti dal 34/X/20 al 34/X/23. 34/XI ESERCIZIO FINANZIARIO 1914-1915. 7 fascicoli: • 15/10/1914 - 23/10/1914 Nota manoscritta: "Esercizio 1914-15. I. Conti pagati il 27 ottobre 1914". N. 6 documenti dal 34/XI/1 al 34/XI/6 (il doc. 34/XI/5 e' un fascicolo di 3 c); • 01/07/1914 - 21/12/1914 Nota manoscritta: "Esercizio 1914-15. II. Conti pagati il 21 dicembre 1914". N. 4 documenti dal 34/XI/7 al 34/XI/10; • 11/11/1914 - 30/12/1914 Nota manoscritta: "Esercizio 1914-915. III. Conti pagati il 30 dicembre 1914". N. 4 documenti dal 34/XI/11 al 34/XI/14; • 05/07/1915 - 31/12/1915 N. 3 documenti dal 34/XI/15 al 34/XI/17; lxxxvii • 22/12/1914 - 26/06/1915 Nota manoscritta: "24 mz 1915. Nota parziale delle piccole spese. Non pagata all'Economato per mancanza di fondi." N. 6 documenti dal 34/XI/18 al 34/XI/23; • 11/01/1915 - 22/03/1915 Nota manoscritta: "Ministero Istruzione Pubblica. Stato di previs. 1914-15, parte straordinaria, cap. 268. Nota provvisoria dei pagamenti". N. 5 documenti dal 34/XI/24 al 34/XI/28; • 26/12/1913 - 18/12/1915 Nota manoscritta: "30 gg 1915. Conti finali dell'esercizio 1914-15". N. 9 documenti dal 34/XI/29 al 34/XI/37 (il doc. 34/XI/29 e' un fasc. di 3 c; il 34/XI/34 di 8 c; il 34/XI/37 di 6 c). Documenti sciolti: • 31/07/1914 - 29/12/1914 Nota manoscritta: "Conti del Sig. R. Pirazzoli (rimborsati)." N. 6 documenti dal 34/XI/38 al 34/XI/43. 34/XII ESERCIZIO FINANZIARIO 1915-1916. 1 carpetta contenente 2 fascicoli: • 30/03/1915 - 17/04/1916 Nota manoscritta: "Nota dei conti vistati e ammessi al pagamento presso l'Economato. 28 dc 1915 ... 10 gg [1915]". N. 13 documenti dal 34/XII/1 al 34/XII/12; • 17/04/1916 - 05/1916 Nota manoscritta: "1916. Maggio - Giugno. Copie di conti pagati. ... 15 gg 1916". 4 documenti dal 34/XII/13 al 34/XII/16; • 01/07/1915 - 26/06/1916 note di spese per conto dell'Osservatorio N. 35 documenti allegati dal 34/XII/17 al 34/XII/51 (il doc. 34/XII/17 e' un fasc. di 2 c; il 34/XII/19 di 2c). Documenti sciolti: • 01/07/1915 - 24/02/1916 appunti manoscritti relativi alla stesura del bilancio consuntivo 1915-1916 (documento n. 34/XII/52); • 15/06/1916 nota manoscritta: "15 gg 1916. Situaz. finanziaria della Specola". 34/XIII ESERCIZIO FINANZIARIO 1916-1917. Documenti sciolti • 01/07/[1916] - 06/[1917] nota spese (doc. 34/XIII/1); • 05/07/1916 - 09/06/1917 nota spese postali (doc. 34/XIII/2, 4 c); • note di spese per conto dell'Osservatorio: • 08/07/1916 - 21/03/1917 (spese R. Pirazzoli); • 24/03/1917 - 26/06/1917 (spese M. Rajna). 34/XIV ESERCIZIO FINAZIARIO 1917-1918. • 28/11/1917 - 21/06/1918 `Pro memoria' manoscritto (doc. 34/XIV/1); • 06/12/1917 - 22/05/1918 fatture: n. 5 documenti dal 34/XIV/2 al 34/XIV/6; - note di spese: • 08/02/1918 - 19/06/1918 (spese M. Rajna) • 16/07/1918 - 18/12/1918 (spese M. Rajna) 34/XV ESERCIZIO FINANZIARIO 1918-1919. lxxxviii Documenti sciolti • 14/04/1919 - 18/06/1919 copia manoscritta conto Zanichelli (doc. 34/XV/1); • 16/06/1919 copia manoscritta conto Zanichelli (doc. 34/XV/2). 34/XVI ESERCIZIO FINANZIARIO 1919-1920. 1 fascicolo: • 02/03/1920 - 24/06/1920 Nota manoscritta: "Esercizio 1919 - 920". N. 14 documenti dal 34/XVI/1 al 34/XVI/14; • 03/07/1919 - 29/06/1920 N. 8 documenti dal 34/XVI/15 al 34/XVI/22. CARPETTE 34/XVII 30/11/1906 - 27/03/1911 Carpetta originariamente datata: `1903-1911 circa'. Contiene: • 10/06/1907 - 27/03/1911 N. 14 documenti dal 34/XVII/1 al 34/XVII/14. • Elenco delle note di spese e dei conti pagati: • 30/11/1907 - 16/06/1908 + n. 4 documenti allegati dal 34/XVII/15 al 34/XVII/18; • 01/07/1908 - 30/12/1908 + n. 4 documenti allegati dal 34/XVII/19 al 34/XVII/22; • 20/01/1909 - 03/06/1909 + n. 6 documenti allegati dal 34/XVII/23 al 34/XVII/28; • 13/05/1909 - 14/05/1909 + n. 3 documenti allegati dal 34/XVII/29 al 34/XVII/31; • 28/05/1909 - 30/06/1909 + n. 6 documenti allegati dal 34/XVII/32 al 34/XVII/37; • 24/09/1909 - 18/11/1909 + n. 6 documenti allegati dal 34/XVII/38 al 34/XVII/43; • 30/09/1909 - 13/01/1910 + n. 3 documenti allegati dal 34/XVII/44 al 34/XVII/46; • [30/09/1909] - 04/06/1910 + n. 10 documenti allegati dal 34/XVII/47 al 34/XVII/56; • 26/04/1910 + 1 documento allegato n. 34/XVII/57; • 20/06/1910 - 30/06/1910 + n. 5 documenti allegati dal 34/XVII/58 al 34/XVII/62. • 04/07/1910 - 14/12/1910 Nota spese (esercizio finanziario 1910-1911) + n. 8 documenti allegati dal 34/XVII/63 al 34/XVII/70. 34/XVIII 21/04/1904 - 17/01/1909 Carpetta originariamente datata "1906-1909". Contiene 5 fascicoli: • 21/04/1904 - 31/05/1905 Nota manoscritta "Conti originali della libreria Zanichelli": n. 6 documenti dal 34/XVIII/1 al 34/XVIII/6. • 05/07/1904 - 24/11/1911 Nota manoscritta "Illuminazione elettrica": n. 10 documenti dal 34/XVIII/7 al 34/XVII/16. • 11/03/1905 - 18/12/1906 Nota manoscritta "Copia per uso interno della Specola dei conti della Libreria Zanichelli messi nella forma occorrente per la presentazione alla Biblioteca e all'Economato": n. 8 documenti dal 34/XVIII/17 al 34/XVIII/24. • 25/04/1906 - 14/07/1906 Nota manoscritta "Note di commissioni alla Libreria Zanichelli": n. 10 documenti dal 34/XVIII/25 al 34/XVIII/34. • 01/07/1907 - 30/11/1907 Nota manoscritta "Osservatorio. Conti pagati": n. 4 documenti dal 34/XVIII/35 al 34/XVIII/38. • 18/12/1906 - 17/01/1909 N. 4 documenti dal 34/XVIII/39 al 34/XVIII/42. 34/XIX 18/12/1906 - 10-05-1909 Carpetta contenente materiale relativo al rapporto con la Libreria Zanichelli suddiviso in due fascicoli: lxxxix • • • 18/12/1906 - 10/05/1909 N. 23 documenti dal 34/XIX/1 al 34/XIX/23 (il doc. 34/XIX/1 e' un fascicolo di 4 c). 18/12/1907 - 06/06/1910 N. 7 documenti dal 34/XIX/24 al 34/XIX/30 (il doc. 34/XIX/25 e' un fascicolo di 6 c). 20/03/1908 - 05/1909 N. 2 documenti dal 34/XIX/31 al 34/XIX/32 (il doc. 34/... e'un fascicolo di 4 c). DOCUMENTI COLLOCATI NELLA BUSTA, MA NON ORDINATI DA HORN ALL'INTERNO DELL'ESERCIZIO FINANZIARIO O DELLA TIPOLOGIA CORRSISPONDENTI 34/XX 16/05/1903 - 22/06/1903 Nota manoscritta di M. Rajna: "Conti dei restauri eseguiti in maggio 1903 nell'Osservatorio di Bologna e pagati con la dotazione ordinaria. ... Bologna, 22 giugno 1903." N. 5 documenti dal 34/XX/4 al 34/XX/5. 34/XXI 17/09/1903 - 17/12/1905 Nota manoscritta: "17 Sett 1903. Commissione di libri al libraio Koehler di Lipsia." N. 28 documenti dal 34/XXI/1 al 34/XXI/28. 34/XXII 04/12/1903 - 11/03/1907 Nota manoscritta: "Ricevute varie gia' rimborsate". N. 119 documenti dal 34/XXII/1 al 34/XXII/119. 34/XXIII 03/03/1904 - 18/11/1911 Nota manoscritta: "Annotazioni vecchie relative a periodici esteri in abbonamento. ... 6 nov. 1912". N. 15 documenti dal 34/XXIII/1 al 34/XXIII/15. 34/XXIV 18/12/1906 - 01/07/1910 Nota manoscritta: "Ricevute non ancora rimborsate". Correzione di Horn: "Ricevute gia' rimborsate". N. 18 documenti dal 34/XXIV/1 al 34/XXIV/18. 34/XXV 21/03/1908 - 05/07/1909 Nota manoscritta: "Quietanze gia' rimborsate a M. Rajna". Horn: "1908-09". N. 44 documenti dal 34/XXV/1 al 34/XXV/44. 34/XXVI 08/12/1911 - 08/02/1912 Nota manoscritta: "Da ordinare e in parte da distruggere". Horn: "Osservatorio. Conti esercizi scaduti". N. 14 documenti dal 34/XXVI/1 al 34/14. 34/XXVII 1911-1914 Nota manoscritta: "Ricevute Osservatorio gia' rimborsate a M.Rajna". N. 40 documenti dal 34/XXVII/1 al 34/XXVII/40. 34/XXVIII 23/02/1912 - 17/05/1920 Fatture e ricevute. N. 20 documenti dal 34/XXVIII/1 al 34/XXVIII/20. 34/XXIX 31/03/1912 - 14/06/1913 1 fascicolo contenente n. 23 documenti dal 34/XXIX/1 al 34/XXIX/23. 34/XXX 20/03/1913 - 10/04/1916 Preventivi. N. 7 documenti dal 34/XXX/1 al 34/XXX/7. 34/XXXI 15/12/1913 - 11/04/[1920] Corrispondenza libreria Zanichelli. N. 5 documenti dal 34/XXXI/1 al 34/XXXI/5. 34/XXXII 02/1915 - 03/1915 Pratica Adelmo Serenari (elettricista). N. 6 documenti dal 34/XXXII/1 al 34/XXXII/6. 34/XXXIII N. 3 documenti non datati dal 34/XXXIII/1 al 34/XXXIII/3 xc Scatola 35 - Contabilita' G. Horn-D'Arturo 1921- [ma 1846-1938]. 15 carpette contenenti prevalentemente documenti contabili. Ad eccezione della carpetta 35/I, contenente documenti dal 1846 al 1854, l'arco cronologico coperto va dal 1917 al 1938. 35/I 20/05/1846 - 22/03/1854 Ricevute e note manoscritte. Horn: "Piccole spese 1846-1854". N. 5 documenti dal 35/I/1 al 35/I/5. 35/II 07/07/1917 - 23/02/1923 Fatture, ricevute, rendiconti e note spese. Horn: "Spese 1921, 1923". N. 66 documenti dal 35/II/1 al 35/II/66, di cui il 35/II/26 e il 35/II/27 di due carte. 35/III 12/04/1923 - 02/01/1924 Fatture, ricevute, note spese. Horn: "Fatture dal 26 marzo al 5 gennaio 1924. Saldate con una fattura complessiva di Taffara per lire 410.40". N. 14 documenti dal 35/III/1 al 35/III/14. 35/IV 17/12/1923 - 04/07/1932 Fatture, ricevute, rendiconti, note spese, 1 progetto. Horn: "Conti vecchi dell'Osservatorio". N. 40 documenti dal 35/IV/1 al 35/IV/40, di cui il 35/IV/5, 35/IV/17, 35/IV/19, 35/IV/20, 35/IV/21 di due carte. 35/V 21/02/1924 - 16/10/1924 Fatture,ricevute, note spese. Horn: "Piccole spese 1924". N. 12 documenti dal 35/V/1 al 35/V/12. 35/VI 12/07/1924 - 30/12/1934 Fatture, ricevute, note spese. Horn: "Piccole spese vecchie dell'Osservatorio". N. 37 documenti dal 35/VI/1 al 35/VI/37. 35/VII 05/12/1924 - 31/10/1928 Fatture, ricevute, note spese, 1 certificato. Horn: "Fatture di piccole spese dell'Osservatorio fino a tutto il 1925-26 e 1926-27". Contiene 2 fascicoli: • nota manoscritta: "Fino al 4 aprile 1925". N. 11 documenti dal 35/VII/1 al 35/VII/11; • nota manoscritta: "1926-27 gia' rimborsate". N. 12 documenti dal 35/VII/12 al 35/VII/23; + n. 31 documenti dal 35/VII/24 al 35/VII/54. 35/VIII 20/04/1925 - 26/12/1931 Ricevute. Horn: "Ricevute di vaglia e di raccomandate". N. 47 documenti dal 35/VIII/1 al 35/VIII/47. Note: i documenti n. 35/VIII/2 a e b sono la ricevuta della sottoscrizione per un monumento a G. Domenico Cassini in Perinaldo e l'estratto da "L'eco della Riviera di Imperia" del 02/04/1927 contenente l'elenco dei sottoscrittori. 35/IX 03/11/1925 - 06/05/1926 Fatture, ricevute, rendiconti e note spese. Horn: "Per il rendiconto del sussidio di Lire 50000. Eclisse Oltregiuba". N. 24 documenti dal 35/IX/1 al 35/IX/24, di cui il 35/IX/1e il 35/IX/13 di due carte, il 35/IX/2 e il 35/IX/3 di 3 carte. 35/X 05/05/1926 - 03/02/1927 Fatture, ricevute, rendiconti e note spese. Horn: "Oltregiuba". N. 11 documenti dal 35/X/1 al 35/X/11. 35/XI xci 01/03/1928 - 30/02/1933 Fatture, ricevute, estratti conto. Nota dattiloscritta di Horn: "Conti vecchi di Zanichelli e vecchie disposizioni riguardanti i proventi straordinari dell'Osservatorio". N. 18 documenti dal 35/XI/1 al 35/XI/18, di cui il 35/XI/3, il 35/XI/6 e il 35/XI/12 di 2 carte. 35/XII 29/02/[192?] - 02/08/1929 Preventivo e nota manoscritta. Horn: "Fatture di piccole spese". N. 2 documenti dal 35/XII/1 al 35/XII/2. 35/XIII 06/11/1931 - 07/05/1932 Fatture e ricevute. Horn: "Piccole spese dell'esercizio 1931-32. Fatture duplicate e gia' riscosse il 27 giugno 1932". N. 11 documenti dal 35/XIII/1 al 35/XIII/11. 35/XIV 21/08/1933 - 25/08/1933 Fatture, ricevute, note spese. Horn: "Piccole spese da rimborsare sul conto di Cacciari 134.10". N. 7 documenti dal 35/XIV/1 al 35/XIV/7. 35/XV 31/05/1934 - 27/06/1938 Fatture, ricevute, rendiconti, note spese. Nota dattiloscritta di Horn: "Conti vecchi". N. 21 documenti dal 35/XV/1 al 35/XV/21, di cui il 35/XV/21 di 3 carte. Scatola 41 - Lettere scritte e ricevute D. Piani 1845-1847; I. Calandrelli 1846-1847; A. Saporetti 1849-1854 e 1865-1867; A. Palagi 1865-1869 e 1873-1876; J. Michez 1870-1872 1845 • [1845] AMADEI, A. a PIANI, Domenico • 08/01/1845 Bologna PIANI, Domenico al Card. Oppizzoni (+ risposta del cardinale in data 9/1/45) • 13/01/1845 Bologna PIANI, Domenico all'Arcicancelliere [Card. Oppizzoni] • 04/02/1845 [Bologna] [PIANI, Domenico] all'Arcicancelliere [Card. Oppizzoni] • 14/02/1845 Bologna PIANI, Domenico al Vicerettore • 14/02/1845 Bologna PIANI, Domenico a COOPER, Eduardo di Napoli • 22/04/1845 Bologna Card. Oppizzoni circolare ai professori direttori • 07/05/1845 Bologna PIANI, Domenico all'Arcicancelliere [Card. Oppizzoni] • 14/06/1845 Padova ...? a ... • 15/07/1845 P. Donino AMADEI, A. a PIANI, Domenico • 22/08/1845 Catania C.H.Z. Peters al prof. Erman (copia di una lettera trascritta da Beltrami) • 06/09/1845 Bologna BARBIERI, Francesco (avvocato) al Card. Arcivescovo di Bologna • 09/09/1845 Bologna PIANI, Domenico a BARBIERI, Francesco • 31/10/1845 Bologna PIANI, Domenico a MONARI AMADEI, Anna 1846 • 16/01/1846 Bologna Nota acquisto libri 1847 xcii • • • • • 1866 • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • ...1847 [Bologna] ? a MONTANARI, Francesco (risposta alla lettera sopra) 14/06/1847 Argenta LIVIZZANI, Ercole (Avvocato) al Sig. Presidente 17/06/1847 Bologna MASETTI, Pacifico (Avvocato) all'Arcicancelliere [Card. Oppizzoni] 23/06/1847 Bologna PIANI, Domenico a MASETTI, Pacifico .../07/1847 ..... MONTANARI, Francesco (Avvocato) a FARINI, Pellegrino (Rettore) e da questi trasmesso a PIANI, D. il 15/07/1847 14/02/1866 Milano SALVIANI, Cesare a ... 11/03/1866 Torino BELLUCCI, G. a SAPORETTI, Antonio 30/03/1866 Di Capo (?) DELLA CAPO, L. (?) a ... 08/04/1866 Torino BELLUCCI, G. a SAPORETTI, Antonio 30/04/1866 Forli' MERLINI a SAPORETTI, Antonio 04/05/1866 Forli' MERLINI a SAPORETTI, Antonio 30/05/1866 Torino LOESCHER, Ermanno a SAPORETTI, Antonio 09/07/1866 Modena RAGONA a [SAPORETTI, Antonio] 25/01/1866 Modena RAGONA a SAPORETTI, Antonio 18/05/1866 ... ... ,Francesco a ... 17/05/1866 Milano SALI...? a ... 06/.../1866 Imola SOGLIA, a SAPORETTI, Antonio 05/04/1866 Torino PARA..., G.O. a SAPORETTI, Antonio 25/06/1866 Bologna LENZI, G. a SAPORETTI, Antonio 16/10/1866 Bologna ... al Reggente 28/06/1866 Bologna Per il Reggente a SAPORETTI, Antonio 06/01/1866 Imola Il Sindaco a SAPORETTI, Antonio 17/02/1866 Bologna MONTANARI, A. (Reggente) a SAPORETTI, Antonio 14/06/1866 Bologna BACCHI DELLA LEGA, L. a SAPORETTI, Antonio 27/07/1866 Bologna MONTANARI, A. (Reggente) a SAPORETTI, Antonio 01/06/1866 Firenze Il Direttore del Ministero Agricoltura, Industria e Commercio a SAPORETTI, Antonio 1867 xciii • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 18/01/1867 Bologna ...? a ...? 30/07/1867 Ancona DE BORIS, a SAPORETTI, Antonio 31/11/1867 Rimini URBANI, G. a SAPORETTI, Antonio 17/05/1867 Bologna FRANCHINI, C. a ... 06/07/1867 Ancona DE BORIS, a SAPORETTI,Antonio 10/01/1867 Siena Prof. TOSCANI a ... 10/01/1867 Jesi Istituto di Agronomia e Agrimensura a SAPORETTI, Antonio 16/01/1867 Firenze MEUCCI, F. a ... 12/04/1867 Firenze MEUCCI, F. a SAPORETTI, Antonio 18/01/1867 Modena RAGONA, a SAPORETTI, Antonio 04/...?/1867 Modena RAGONA a SAPORETTI, Antonio 01/02/1867 Modena RAGONA a SAPORETTI, Antonio ... Modena RAGONA a SAPORETTI, Antonio 10/02/1867 [Modena] RAGONA a SAPORETTI, Antonio 14/02/1867 Modena RAGONA a SAPORETTI, Antonio 06/01/1867 Torino LOESCHER, Ermanno a SAPORETTI, Antonio 30/04/1867 Torino LOESCHER, Ermanno a SAPORETTI, Antonio 05/04/1867 Bologna Per il Procuratore Generale (BARTERI ?) a SAPORETTI, Antonio ... Bologna DI TECCA, (Medico Capo Osp.Militare) a SAPORETTI, Antonio 18/03/1867 Milano Ditta LONGONI a SAPORETTI, Antonio 04/01/1867 Bologna Il Reggente (MONTANARI, A.) a SAPORETTI, Antonio 14/01/1867 Bologna Il Procuratore Generale a SAPORETTI, Antonio 24/01/1867 Bologna Per il Reggente (...?) a SAPORETTI, Antonio 09/05/1867 Bologna Il Reggente (MONTANARI, A. ?) a SAPORETTI, Antonio 18/02/1867 Bologna Il Reggente (MONTANARI, A. ?) a SAPORETTI, Antonio 09/05/1867 Bologna SAFEDRI, Enrico (Assessore) a SAPORETTI, Antonio 07/06/1867 Bologna BELLENI, L. (Direttore Telegrafi) all' Osservatorio Astronomico 13/06/1867 Bologna BELLENI, L. (direttore Telegrafi) all' Osservatorio Astronomico xciv • • • • • • • • • • • • • 1868 • • • • • • • • • • • • • • 12/07/1867 Bologna CHIARINI, L. a ... 21/06/1867 Bologna BELLENI, L. (direttore Telegrafi)L.Belleni a SAPORETTI, Antonio 06/09/1867 Bologna PIRROLIS a SAPORETTI, Antonio 11/07/1867 Bologna Il Reggente (MONTANARI, A.) a SAPORETTI, Antonio 19/06/1867 Bologna SAPORETTI, Antonio al Reggente 08/09/1867 ... MUSCONI, a SAPORETTI, Antonio 06/10/1867 Bologna TESLA, (Medico Capo Osp. Militare) a SAPORETTI, Antonio 16/10/1867 Bologna Per il Reggente (...?) a SAPORETTI, Antonio 28/11/1867 Milano Ditta LONGONI a SAPORETTI, Antonio 22/12/1867 Cesena Per il Sindaco L'Assessore ... a SAPORETTI, Antonio 26/12/1867 Imola Il Sindaco ... a SAPORETTI, A 30/12/1867 Firenze Il Direttore del Ministero Agricoltura, Industria e Commercio all' Osservatorio Meteorologico 11/10/1867 Bologna Il Reggente (MONTANARI, A.) a PALAGI, Alessandro 13/11/1868 Rimini URBANI, G. a PALAGI, Alessandro 10/01/1868 Bologna Prof. CHIERICI a PALAGI, Alessandro 11/01/1868 Bologna ZAVATTARO, A. (Direttore Medico Osp. Militare) a PALAGI, Alessandro 16/01/1868 Rimini Ing. SCHIEDI, Biagio Schiedi a PALAGI, Alessandro 10/02/1868 Bologna Il Sindaco a PALAGI, Alessandro 14/02/1868 Bologna Il Reggente [MONTANARI, A.] a PALAGI, Alessandro 16/02/1868 Firenze Per il Ministro dell' Istruzione Pubblica a ...? 18/02/1868 Bologna Il Reggente [MONTANARI, A.] a PALAGI, Alessandro 16/04/1868 Bologna ZAVATTARO (Direttore Medico Osp.Militare) a PALAGI, Alessandro 16/04/1868 Bologna CHIERICI, Luigi a PALAGI, Alessandro 30/06/1868 Bologna CHIERICI, Luigi a PALAGI, Alessandro 01/06/1868 Cesena Per il Sindaco l'Assessore (...?) a PALAGI, Alessandro 15/07/1868 Bologna ZAVATTARO (Direttore Medico Osp.Militare) a PALAGI, Alessandro 13/10/1868 Bologna ZAVATTARO (Direttore Medico Osp.Militare) a PALAGI, Alessandro xcv • • 1869 • • • • • • • • • • • • • • 1870 • • • • • • • • • • • 16/12/1868 Bologna GIRLA, (Giudice Istruttore ) a PALAGI, Alessandro FOGLIO RIASSUNTIVO CORRISPONDENZA anno 1868 10/11/1869 Rimini URBANI, G. a PALAGI, Alessandro 20/12/1869 Imola Il Sindaco a PALAGI, Alessandro 12/01/1869 Firenze Il Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio. CICCONE ai Prefetti 02/01/1869 Bologna L'Assessore Anziano (C. CASSINI ?) a PALAGI, Alessandro 14/01/1869 Bologna ZAVATTARO (Direttore Medico Osp.Militare) a PALAGI, Alessandro 31/01/1869 Bologna Per il Prefetto SORAGNI a PALAGI, Alessandro 15/02/1869 Bologna ERCOLANI, Giambattista (Rettore) a PALAGI, Alessandro 14/07/1869 Bologna Il Prefetto (...?) a PALAGI, Alessandro 14/08/1869 Ancona Per il Direttore dell' Oss., l'Assistente PAOLUCCI a ... 06/10/1869 Bologna Ing. PASQUI, Tito Pasqui a PALAGI, Alessandro 07/11/1869 Modena Prof. RAGONA, a PALAGI, Alessandro 18/10/1869 Bologna Il Capo Scalo (MERIASSI?) a PALAGI, Alessandro 21/11/1869 Rimini PARIGI, Giulio a PALAGI, Alessandro 08/12/1869 Bologna Per il Capo Scalo SACCHETTI a PALAGI, Alessandro .../03/1870 Paris DELAUNAY, Charles Eugene (Direttore dell' Oss. Astronomico) a MICHEZ, Jacopo 09/01/1870 Perugia BELLUNI, G. a MICHEZ, Jacopo 12/07/1870 Firenze CANTONI, G. a MICHEZ, Jacopo 10/06/1870 Firenze MULLER, Diamilla (circolare ; 2 copie) a ... 10/12/1870 Palermo MULLER, Diamilla a MICHEZ, Jacopo 15/08/1870 Bologna NARDI, M. (telegrafi) a MICHEZ, Jacopo 15/09/1870 Cevina (?) TIBALDI, C. controllore dell' Economato a MICHEZ, Jacopo 24/11/1870 Bologna STORDI (Giudice Istruttore) a MICHEZ, Jacopo 01/12/1870 Rimini URBANI, G. a MICHEZ, Jacopo 09/12/1870 Firenze CANTONI, G. a MICHEZ, Jacopo 25/12/1870 Imola Il Sindaco a MICHEZ, Jacopo xcvi • 1871 • • • • • • 1872 • • • • • • • • • • • 1873 • • • • • • • • 20/12/1870 Forlimpopoli ARTUSI, Dr. Giuseppe a MICHEZ, Jacopo 04/03/1871 Bologna BARBIERI Dr. Gian Battista a PALAGI, Alessandro 10/11/1871 Bologna C...? (Collega dell' Universita') a MICHEZ, Jacopo 04/05/1871 Crevalcore Il Sindaco STAGNI a PALAGI, Alessandro 24/11/1871 Bologna SACCHETTI, M. (Capo Scalo) a MICHEZ, Jacopo 05/12/1871 Imola Per il Sindaco l'Assessore Delegato a MICHEZ, Jacopo 06/12/1871 Rimini URBANI, G. a MICHEZ, Jacopo 02/06/1872 Perugia Per il Direttore dell' Oss.Astronomico (BELLUNI) a MICHEZ, Jacopo 15/01/1872 Bologna GOSFETTI (?) (Direttore Medico Ospedale Militare) a MICHEZ, Jacopo 12/04/1872 Bologna Per il Direttore Medico Ospedale Militare a MICHEZ, Jacopo 26/06/1872 Bologna SACCHETTI, M. (Capo Scalo) al Direttore dell' Oss.Meteorologico 06/07/1872 Bologna GOSFETTI (?) (Direttore Medico Ospedale Militare) a MICHEZ, Jacopo 05/10/1872 Bologna SACCHETTI, M. (Capo Scalo) al Direttore del Gabinetto Meteorologico ... Bologna GOSFETTI (?) (Direttore Medico Ospedale Militare) a MICHEZ, Jacopo 09/11/1872 Bologna Ing. VITALI, Giuseppe a MICHEZ, Jacopo 08/12/1872 Rimini URBANI, Ing. G. a MICHEZ, Jacopo 14/11/1872 Roma Il Ministro dell' Istruzione Pubblica a MICHEZ, Jacopo 22/12/1872 Bologna FESTAI, Paolo a MICHEZ, Jacopo 19/01/1873 Roma D'ordine del Ministro (BODIO ?) alla Direzione dell' Oss.Meteorologico 28/01/1873 Bologna Direttore Ospedale Militare al Direttore della Specola Astronomica 11/01/1873 Bologna Direttore Ospedale Militare al Direttore della Specola Astronomica 05/02/1873 Roma Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio al Direttore dell' Osservatorio Meteorologico 15/03/1873 Perugia DAL PORRO, E. a ... 15/03/1873 Urbino Osservatorio a ... 15/04/1873 Bologna Direttore Ospedale Militare al Direttore della Specola Astronomica 26/04/1873 Roma Per il Ministro (RACIOPPI, G.) di Agricoltura, Industria e Commercio a PALAGI, Alessandro xcvii • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 28/04/1873 Bologna PALAGI, Alessandro al Ministero Agricoltura, Industria e Commercio 03/05/1873 Rimini PARIGI, Giulio a PALAGI, Alessandro 15/05/1873 Roma RACIOPPI all' Osservatorio Meteorologico 21/05/1873 Roma RACIOPPI a PALAGI, Alessandro 23/03/1873 [Bologna] PALAGI, Alessandro a ALBICINI, Cesare (Rettore) 13/06/1873 ... ... a [PALAGI, Alessandro ?] 25/05/1873 Roma Direttore del Ministero dei Lavori Pubblici a MICHEZ, Jacopo 18/06/1873 Bologna PALAGI, Alessandro al Ministro dei Lavori Pubblici 16/06/1873 Bologna Il Segretario dell' Accademia delle Scienze a PALAGI, Alessandro 18/06/1873 Bologna ALBICINI, Cesare (Rettore) a PALAGI,Alessandro 18/07/1873 Bologna PALAGI, Alessandro al Ministro dei Lavori Pubblici 10/07/1873 Bologna Direttore Ospedale Militare al Direttore dell' Osservatorio Astronomico 12/07/1873 Roma Direttore Ministero dei Lavori Pubblici al Direttore dell' Osservatorio astronomico 25/07/1873 Roma Direttore Generale del Ministero dei Lavori Pubblici al Direttore dell' Osservatorio Astronomico 09/08/1873 Bologna Capo Scalo Ferrovie alla Direzione del Gabinetto Meteorologico [PALAGI, Alessandro} 09/08/1873 Bologna PALAGI, Alessandro alle Ferrovie 13/08/1873 Bologna Capo Scalo Ferrovie alla Direzione del Gabinetto Meteorologico [PALAGI, Alessandro] 13/08/1873 Bologna PALAGI, Alessandro alle Ferrovie 30/08/1873 Bologna ALBICINI, Cesare (Rettore) a PALAGI, AlessandroAlbicini ad A.Palagi 20/09/1873 Bologna Segretario Accademia delle Belle Arti a PALAGI, Alessandro 24/09/1873 Bologna PALAGI, Alessandro a ALBICINI, Cesare (Rettore) 04/10/1873 Bologna Direttore Ospedale Militare al Direttore dell' Osservatorio Astronomico 31/10/1873 Bologna Assessore Municipale al Direttore dell' Oss.Astronomico 07/11/1873 Bologna PALAGI, Alessandro al Municipio 16/11/1873 Bologna Capo Scalo delle Ferrovie al Direttore dell' Osservatorio Meteorologico [PALAGI, Alessandro] 17/11/1873 Bologna PALAGI, Alessandro [alle Ferrovie] 23/12/1873 Rimini URBANI, G. al Direttore dell'Osservatorio Astronomico xcviii • 1874 • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 17/09 (?)/1873 Bologna URBANI, V. (Ispettore Ferrovie) al Direttore dell' Oss.Astronomico 03/01/1874 Rimini URBANI, G. a PALAGI, Alessandro 07/01/1874 Bologna Il Tenente Colonello Medico Direttore di Sanita' Militare a PALAGI, Alessandro 8/(?)/1874 ... a PALAGI, Alessandro 14/01/1874 Bologna Capo Scalo Ferrovie a PALAGI, Alessandro 15/01/1874 Rimini URBANI, G. a PALAGI, Alessandro 17/01/1874 Cesena L'Assessore Anziano per il Sindaco a PALAGI, Alessandro 27/01/1874 Cesena L'Assessore Anziano per il Sindaco a PALAGI, Alessandro 25/02/1874 Palermo TACCHINI, Pietro a [PALAGI, Alessandro] 04/03/1874 Bologna PALAGI, Alessandro a TACCHINI, Pietro 12/03/1874 Ravenna CAREGA DI MURI, Francesco (Direttore del Giornale Agraria Italiana) a [PALAGI, Alessandro] 19/03/1874 Bologna PALAGI, Alessandro a CAREGA DI MURI, Francesco 13/03/1874 Bologna Presidente della Corte d'Assise (PIZZOLI) a PALAGI, Alessandro 20/04/1874 Ravenna CAREGA DI MURI, Francesco (Direttore del Giornale Agraria Italiana) a [PALAGI, Alessandro] 09/04/1874 Bologna ..., Luigi a PALAGI, Alessandro 06/05/1874 Bologna Per la Commissione Comunale a PALAGI, Alessandro 11/05/1874 Firenze VECCHI, E. a PALAGI, Alessandro 09/06/1874 Bologna L'Assessore anziano per il Sindaco a PALAGI, Alessandro 04/07/1874 Bologna Il Colonnello Medico Direttore di Sanita' Militare a PALAGI, Alessandro 12/07/1874 Bologna Il Prefetto a PALAGI, Alessandro 17/10/1874 Bologna Il Capo Scalo delle Ferrovie a PALAGI, Alessandro 20/10/1874 [Bologna] PALAGI, Alessandro al [Capo Scalo delle Ferrovie] 09/11/1874 Roma CANTONI, Gio' a PALAGI, Alessandro 13/11/1874 Roma BETTI a PALAGI, Alessandro 14/11/1874 Roma BETTI a PALAGI, Alessandro 11/12/1874 Bologna Assessore Sup. (?) a PALAGI, Alessandro xcix • • • • • • 1875 • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 14/12/1874 Rimini URBANI, G. a PALAGI, Alessandro 18/12/1874 Bologna Assessore Anziano F.F. Di Sindaco a PALAGI, Alessandro 20/12/1874 Bologna Capo Stazione Ferrovie a PALAGI, Alessandro 17/12/1874 Roma D'Ordine del Ministro (DODIO?) a PALAGI, Alessandro 31/12/1874 Rimini URBANI, G. a PALAGI, Alessandro 23/03/1874 Bologna PALAGI, Alessandro al Rettore ...1875 Bologna a [PALAGI, Alessandro] 07/01/1875 Bologna Il Direttore Compartimentale Telegrafi a PALAGI, Alessandro 07/01/1875 Bologna Il Colonnello Medico Direttore di Sanita' Militare a PALAGI, Alessandro 13/01/1875 Roma Per il Ministro (...?) a PALAGI, Alessandro 16/01/1875 Roma D'Ordine del Ministro (...?) a PALAGI, Alessandro 16/01/1875 Roma BETTI (per il Ministro) a PALAGI, Alessandro 08/02/1875 Rimini Municipio a PALAGI, Alessandro 10/02/1875 Ravenna Il ...? ... di Sindaco Guerrini a CAPELLINI, Giovanni (Rettore) 15/02/1875 Ravenna GUERRINI (f.f. di Sindaco) a PALAGI, Alessandro 25/02/1875 Bologna FORLANI, P. a PALAGI, Alessandro 08/03/1875 Bologna CAPELLINI, Giovanni (Rettore) a PALAGI, Alessandro 22/03/1875 Bologna COSCI (Giudice Istruttore) a PALAGI, Alessandro 22/03/1875 Bologna BERNARDI, A. a PALAGI, Alessandro 04/04/1875 Bologna Colonnello Medico Direttore di Sanita' Militare a PALAGI, Alessandro 07/04/1875 Bologna L'Ispettore Delegato delle Ferrovie a PALAGI, Alessandro 31/05/1875 Pavia CANTONI, Gio' a PALAGI, Alessandro 02/06/1875 Bologna PALAGI, Alessandro a CANTONI, Gio' 08/07/1875 Bologna Il Colonnello Medico Direttore di sanita' Militare a PALAGI, Alessandro 22/07/1875 ... a PALAGI, Alessandro 05/10/1875 Bologna Per il Rettore a PALAGI, Alessandro 07/10/1875 Bologna DE AIDA, (Colonnello M. Direttore di Sanita' Militare) a PALAGI, Alessandro c • • • • • • 1876 • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • 21/11/1875 Bologna BOVIANI, Giuseppe a PALAGI, Alessandro 30/11/1875 Rimini URBANI, G. (Ing. Comunale G.Urbani) a PALAGI, Alessandro 03/12/1875 Bologna CURCI (Giudice Istruttore) a PALAGI, Alessandro 24/12/1875 Bologna FORLANI, P. a PALAGI, Alessandro 08/02/1875 [Bologna] PALAGI, Alessandro a CAPELLINI, Giovanni (Rettore) 03/04/1875 [Bologna] ... a CAPELLINI, Giovanni (Rettore) ... Wien SELINETTI, Carlo (Direttore dell'Istituto Centrale Meteorologico di Vienna) a PALAGI,Alessandro 08/01/1876 Bologna Per il Rettore [Segretario dell'Accademia delle Scienze?] a PALAGI, Alessandro 09/01/1876 Bologna Colonnello Medico Direttore di Sanita' a PALAGI, Alessandro 20/01/1876 Bologna Ispettore Delegato delle Ferrovie a PALAGI, Alessandro 20/01/1876 Bologna Per il Rettore [Segretario dell'Accademia delle Scienze] a PALAGI, Alessandro 21/01/1876 Bologna PALAGI, Alessandro al Rettore 22/01/1876 Bologna NARDI, E. (Direttore dei Telegrafi Compartimento di Bologna ) a PALAGI, Alessandro 03/07/1876 Bologna Il Segretario dell'Accademia delle Scienze a PALAGI, Alessandro 23/11/1876 Bologna SARDI, (Direttore del Nuovo Alfiere) a PALAGI, Alessandro 20/12/1875 Bologna NARDI, E. (Direttore Compartimentale dei Telegrafi) a PALAGI, Alessandro 01/02/1876 Bologna Il Sindaco a PALAGI, Alessandro 18/02/1876 Bologna LIPPARINI, F. (dal Municipio) a PALAGI, Alessandro ... Bologna Il Direttore di Sanita' Militare a PALAGI, Alessandro 08/04/1876 Bologna PALAGI, Alessandro a CALORI, Luigi (Rettore) 08/03/1876 Bologna ALESSANDRINI (Il Segretario Capo dell' Universita') a PALAGI, Alessandro 08/04/1876 Bologna PASINATI, Luigi a PALAGI, Alessandro 08/04/1876 Bologna PALAGI, Alessandro a PASINATI, Luigi 10/04/1876 London WESLEY, W.H. all' Osservatorio di Bologna 13/04/1876 Bologna LIPPARINI, F. (dal Municipio) a PALAGI, Alessandro 22/04/1876 Bologna Ufficio di Istruzione presso il Tribunale a PALAGI, Alessandro 28/04/1876 Bologna SANI, Giovanni a PALAGI, Alessandro ci • • • • • • • • • • • 28/04/1876 [Bologna] PALAGI, Alessandro SANI, Giovanni 18/05/1876 Ferrara CURCIO [Reggente ?] a PALAGI, Alessandro 22/05/1876 Bologna PALAGI, Alessandro a CURCIO 07/07/1876 Comacchio Ing. Comunale a PALAGI, Alessandro 05/06/1876 Bologna Per il Rettore (CIACCIO ) a PALAGI, Alessandro 24/07/1876 Bologna FORNARI, S. (Ing. del Genio Civile) a PALAGI, Alessandro 30/10/1876 Bologna Capo Scalo Merci delle Ferrovie a PALAGI, Alessandro 09/11/1876 Bologna MONTANARI, P. a PALAGI, Alessandro 25/11/1876 Rimini URBANI, G. a PALAGI, Alessandro 11/12/1876 Bologna FORLANI, P. a ... 15/12/1876 Bologna dall' Osservatorio a CALORI, Luigi (Rettore) Scatola 42 - Lettere scritte e ricevute L. Respighi 1854-1865 1854 • 06/11/1854 Roma SCARPELLINI, E. F. a RESPIGHI, Lorenzo 1855 • 14/04/1855 Roma SCARPELLINI, E. F. a RESPIGHI, Lorenzo • 16/04/1855 Roma SCARPELLINI, E. F. a RESPIGHI, Lorenzo • 30/04/1855 Roma SCARPELLINI, E. F. a RESPIGHI, Lorenzo • 22/05/1855 Roma SCARPELLINI, E. F. a RESPIGHI, Lorenzo • 12/06/1855 Mirandola BERNARDI, A. a RESPIGHI, Lorenzo • 19/06/1855 Bologna Commissario Pontificio Straordinario a RESPIGHI, Lorenzo • 28/06/1855 Roma SCARPELLINI, E. F. a RESPIGHI, Lorenzo • 19/07/1855 Bologna TROMBETTI, P. a RESPIGHI, Lorenzo • 17/08/1855 Roma SCARPELLINI, E. F. a RESPIGHI, Lorenzo • 11/09/1855 Bologna GIOVANNARDI, Corelli M. a RESPIGHI, Lorenzo • 18/09/1855 Bologna Pontificia Università di Bologna a RESPIGHI, Lorenzo • 05/10/1855 Bologna TROMBETTI, P. a RESPIGHI, Lorenzo • 05/10/1855 e 07/10/1855 Paris GOLDSCHMIDT, Hermann Comunicazione di un pianeta. cii • • • • • • • • • 1856 • • • • • • • • • • • • • • • • • 05/10/1855 Bilk LUTHER, R. Comunicazione di un pianeta. 10/10/1855 Bologna TROMBETTI, P. a RESPIGHI, Lorenzo 16/10/1855 Roma SCARPELLINI, E. F. a RESPIGHI, Lorenzo 22/10/1855 Bologna Pontificia Università di Bologna a RESPIGHI, Lorenzo 12/11/1855 Berlin BRUHNS, Karl Christian Comunicazione di una cometa (due copie). 16/11/1855 Bologna SECCHI, M. P. a RESPIGHI, Lorenzo 23/11/1855 Roma SCARPELLINI, E. F. a RESPIGHI, Lorenzo (ottobre, novembre, dicembre) 1855 ... RUMKER, Georg Friedrich Wilhelm e BRUHNS, Karl Christian Effemeridi. 17/12/1855 Parma COLLA, Antonio Comunicazione di una cometa (Estratta dalla disp. ult. del 1855 dell'Enciclopedia Contemporanea di Fano) 01/01/1856 Berlin BRUHNS, Karl Christian; WINNECKE, Friedrich August Theodor Comunicazione di un pianeta. 01 e 02/01/1856 Berlin BRUHNS, Karl Christian; WINNECKE, Friedrich August Theodor Comunicazione di un pianeta (due copie). 12/01/1856 Paris CHACORNAC, Jean Comunicazione di un pianeta (due copie). 28/01/1856 Parma COLLA, Antonio Estratto. (gennaio, febbraio) 1856 Berlin BRUHNS, Karl Christian; PAPE, Karl Ferdinand Effemeridi (due copie). 02/02/1856 Roma SCARPELLINI, E. F. a RESPIGHI, Lorenzo [../02/1856] Bologna [RESPIGHI, Lorenzo] a SECCHI 22/02/1856 Bologna Commissario Pro Legato a RESPIGHI, Lorenzo 10/03/1856 Bologna Presidente del Tribunale Civile e Criminale a RESPIGHI, Lorenzo [../03/1856] Bologna [RESPIGHI, Lorenzo] al Presidente del Tribunale Civile e Criminale. 19/05/1856 Bologna Commissario Pontificio Straordinario a RESPIGHI, Lorenzo (maggio, giugno) 1856 Oxford JOHNSON, Manuel John; POGSON, Norman Robert Comunicazione di un pianeta 28/05/1856 Altona GOLDSCHMIDT, Hermann Comunicazione di un pianeta (due copie). 24/06/1856 Bologna RESPIGHI, Lorenzo a TROMBETTI, Pietro (Rettore) 18/07/1856 Bologna Presidente del Tribunale Civile e Criminale a RESPIGHI, Lorenzo [../07/1856] Bologna RESPIGHI, Lorenzo al Presidente del Tribunale Civile e Criminale. 26/07/1856 Roma Ministro del Commercio e dei Lavori Pubblici a RESPIGHI, Lorenzo ciii • • • • • • • 1857 • • • • • • • • • • • • • 1858 • • • • • • • 30/07/1856 Roma ... a RESPIGHI, Lorenzo 20/08/1856 Roma SCARPELLINI, E. F. a RESPIGHI, Lorenzo 23/09/1856 Bologna RESPIGHI, Lorenzo a TROMBETTI, Pietro (Rettore) 14/10/1856 Bologna Presidente del Tribunale Civile e Criminale a RESPIGHI, Lorenzo [../10/1856] Bologna RESPIGHI, Lorenzo al Presidente del Tribunale Civile e Criminale. 04/12/1856 Bologna CALEGARIS, F. a RESPIGHI, Lorenzo 09/12/1856 Bologna RESPIGHI, Lorenzo al Cardinale VIALE PRELA', Michele ... 1857 Bologna RESPIGHI, Lorenzo a Papa Pio IX. Altona 26/02/1857 D' Arrest Comunicazione di una cometa (due copie). Altona 20/03/1857 C. Bruhns Comunicazione di una cometa. Altona 24/06/1857 Klinkerfues Comunicazione di una cometa. 10/08/1857 Bologna RESPIGHI, Lorenzo ai Direttori di altri Osservatori Astronomici. Torino 25/08/1857 Ministero dei Lavori Pubblici (Direzione Generale dei Telegrafi) a RESPIGHI, Lorenzo 17/11/1857 Bologna Segretario della Società Medico Chirurgica a RESPIGHI, Lorenzo Roma 2/12/1857 Annunzio Scientifico per l' anno 1858. Firenze 11/11/1857 G. B. Donati Comunicazione di una cometa. Firenze 30/07/1857 G. B. Donati Comunicazione di una cometa. Firenze 8/03/1857 G. B. Donati; D' Arrest Comunicazione di una cometa (Estratto dal Monitore Toscano). Firenze 29/03/1857 G. B. Donati; Bruhns Comunicazione di una cometa (Estratto dal Monitore Toscano nr. 72). Firenze 29/06/1857 G. B. Donati Comunicazione di una cometa (Estratto dal Monitore Toscano nr. 148). 12/07/1858 Bologna Giuseppe ... a RESPIGHI, Lorenzo [luglio 1858] Bologna RESPIGHI, Lorenzo a Giuseppe ... . 30/07/1858 Bologna G. B. Bonetti a RESPIGHI, Lorenzo 24/08/1858 Bologna RESPIGHI, Lorenzo a P. Trombetti. Comacchio 24/10/1858 G. Cavalieri Cromaziano a RESPIGHI, Lorenzo 14/12/1858 Bologna Berti a RESPIGHI, Lorenzo 17/12/1858 Bologna [RESPIGHI, Lorenzo] a Berti. civ • • • • 1859 • • • • • • • • • 1860 • • • • • • • • • 1861 • • • • Modena 20/12/1858 A. Bernardi Malfitto a RESPIGHI, Lorenzo Altona 13/01/1858 C. Bruhns Comunicazione di una cometa. Firenze 9/06/1858 G. B. Donati Comunicazione di una cometa (Estratto dal Monitore Toscano nr. 130). ... 1858 Angelo Agnoli a RESPIGHI, Lorenzo 21/01/1859 Bologna Enrico Frati [?] a RESPIGHI, Lorenzo 22/03/1859 Bologna L. Bacchi della Lega a RESPIGHI, Lorenzo 24/10/1859 Bologna ... a RESPIGHI, Lorenzo [ottobre 1859] Bologna [RESPIGHI, Lorenzo] a ... . Castelmaggiore 12/12/1859 T. Salvatori a RESPIGHI, Lorenzo [dicembre 1859] Bologna [RESPIGHI, Lorenzo] a T. Salvatori. [Archiginnasio] 18/12/1859 Bologna Gabriele Storni a RESPIGHI, Lorenzo Faenza 30/12/1859 Carboni a RESPIGHI, Lorenzo Loreto 1859 Pacifico Rossi a ... . 31/01/1860 Bologna PALAGI, Alessandro a RESPIGHI, Lorenzo 1/05/1860 Bologna PALAGI, Alessandro a RESPIGHI, Lorenzo Cento 26/03/1860 P. Balboni a L. Pizzardi che la inoltra a RESPIGHI, Lorenzo Parma 24/06/1860 Bigorini [?] a RESPIGHI, Lorenzo 25/09/1860 Bologna RESPIGHI, Lorenzo al Reggente dell' Università (A. Montanari). 17/10/1860 Bologna PALAGI, Alessandro a RESPIGHI, Lorenzo 01/11/1860 Santarcangelo CARLINI, A. a ... . 22/11/1860 Bologna BERTOLOTTI a RESPIGHI, Lorenzo 25/11/1860 Bologna RESPIGHI, Lorenzo a BERTOLOTTI Bologna 29/06/1861 A. Montanari a RESPIGHI, Lorenzo Bologna [giugno 1861] [RESPIGHI, Lorenzo] a A. Montanari. Bologna 6/04/1861 RESPIGHI, Lorenzo a ... (invito del Collegio Matematico). Bologna 20/06/1861 RESPIGHI, Lorenzo a ... . cv • • • • • 1862 • • • • • • • • • • • • • • • • 1863 • • • • • • Bologna 9/07/1861 A. Montanari a RESPIGHI, Lorenzo Bologna 20/09/1861 A. Montanari a RESPIGHI, Lorenzo Bologna 21/02/1861 [RESPIGHI, Lorenzo] al Pro Rettore [A. Palagi]. Bologna 26/11/1861 RESPIGHI, Lorenzo al Direttore dell'Osservatorio Astronomico di Parigi [de Vesrier ?]. Altona 2/07/1861 T. Niebour Comunicazione di una cometa (due copie). Bologna 17/01/1862 PALAGI, Alessandro a RESPIGHI, Lorenzo Torino 21/04/1862 Brioschi ai dipendenti della Pubblica Istruzione. Bologna 31/05/1862 A. Montanari a RESPIGHI, Lorenzo Bologna 18/06/1862 A. Montanari a RESPIGHI, Lorenzo Washington 2/07/1862 J. Henry (Smithsonian Institute). Bologna 6/08/1862 RESPIGHI, Lorenzo a A. Montanari. Bologna [agosto 1862] [RESPIGHI, Lorenzo] a ... . Bologna 8/08/1862 A. Montanari a RESPIGHI, Lorenzo Bologna 9/08/1862 Balboni a RESPIGHI, Lorenzo Bologna 24/09/1862 A. Palagi a RESPIGHI, Lorenzo Bologna 30/10/1862 RESPIGHI, Lorenzo (preventivo spese anno 1862). Bologna 17/10/1862 Balboni a RESPIGHI, Lorenzo Bologna 27/11/1862 [RESPIGHI, Lorenzo] a A. Montanari. Bologna ... [RESPIGHI, Lorenzo] a A. Montanari. ... Convocazioni del Collegio Matematico e testi consigliati per gli studenti. Leipzig / Berlin (novembre - dicembre) 1862 Bruhns Comunicazione di una cometa. Bologna 4/01/1863 [RESPIGHI, Lorenzo] Resoconto della Seduta della Facolta' Matematica. Torino 2/02/1863 Ministero dell'Istruzione Pubblica a A. Montanari. Bologna 24/02/1863 Direttore dei Telegrafi a RESPIGHI, Lorenzo Firenze 16/04/1863 Donati a RESPIGHI, Lorenzo Bologna 30/04/1863 A. Montanari a RESPIGHI, Lorenzo Bologna 16/06/1863 RESPIGHI, Lorenzo a Barattini. cvi • • • • • • • • • • • 1864 • • • • • • • • • • • • • • • Palermo 15/07/1863 Sforza a S. di Salvo di Giuseppe. Bologna 11/09/1863 [RESPIGHI, Lorenzo] a A. Montanari. Bologna 18/09/1863 [RESPIGHI, Lorenzo] a A. Montanari. Bologna 26/12/1863 F. L. Botter a ... . Livorno ... F. Del Buono a ... . Bilk 13/04/1863 R. Luther Effemeridi. Gottingen 11/04/1863 Klinkerfues Comunicazione di una cometa. Altona 18/04/1863 Winnecke Comunicazione di una cometa. Altona 13/10/1863 Bruhns Comunicazione di una cometa. Altona 9/11/1863 W. Tempel Comunicazione di una cometa. .... luglio 1863 [F. Fumero a Larsi ?] Bologna 7/01/1864 A. Palagi a RESPIGHI, Lorenzo Bologna 8/01/1864 [RESPIGHI, Lorenzo] a A. Palagi. ... gennaio 1864 Osservazioni meteorologiche. Bologna 3/02/1864 Presidente della Corte d' Assise a RESPIGHI, Lorenzo Bologna [febbraio 1864] RESPIGHI, Lorenzo al Presidente della Corte d' Assise. Bologna 6/02/1864 RESPIGHI, Lorenzo a A. Montanari. Torino 8/02/1864 Rezaseo a A. Montanari. Bologna 18/02/1864 A. Palagi a RESPIGHI, Lorenzo ... febbraio 1864 Segreteria della Corte d' Appello a ... . Bologna 15/02/1864 A. Montanari a RESPIGHI, Lorenzo Bologna 19/02/1864 Curcio a RESPIGHI, Lorenzo Bologna 22/02/1864 [RESPIGHI, Lorenzo] a Curcio. Firenze 29/07/1864 G.B. Donati all'Osservatorio di Bologna Trasmissione di dati e coordinate della cometa del luglio 1864. Telegramma. Bologna 5/08/1864 A. Palagi a RESPIGHI, Lorenzo Bologna 25/08/1864 A. Montanari a RESPIGHI, Lorenzo cvii • • • • Firenze 11/09/1864 G.B. Donati ai direttori degli Osservatori di Bologna e Milano Oggetto: Coordinate Cometa Bologna 3/12/1864 A. Palagi a RESPIGHI, Lorenzo Bologna 10/12/1864 A. Palagi a RESPIGHI, Lorenzo Bologna 27/12/1864 Il Sindaco a RESPIGHI, Lorenzo 1865 • Bologna 16/01/1865 L. Respighi al Capo della Corte d' Appello. • Bologna 1/03/1865 Marsigli Mocchi a L. Respighi. • Napoli 22/05/1865 A. de Gasparis a ... . • Modena 2/10/1865 G. Goldoni a ... . • Bologna 11/02/1865 F. Fumero [?] a Larsi. • Torino [1865] Rivista Italiana di Scienze, Lettere ed Arti a L. Respighi. • Altona 23/12/1865 W. Tempel Comunicazione di una cometa. • Leipzig 22/12/1865 W. Tempel Comunicazione di una cometa. • Napoli 26 e 27/04/1865 A. de Gasparis Comunicazione di un pianeta. Senza Data • ... ... ... a L. Respighi. • ... ... ... a L. Respighi. • ... [post 1859] [L. Respighi] al Reggente. • ... ... [L. Respighi] a Stenheil [?] • ... ... [L. Respighi] al Procuratore. • Torino ... C. Cerruti ai Comandanti dei Porti. • ... ... L. Respighi a Padre Angelo Kreil [?] • ... ... [L. Respighi] a Scarpellini. • ... ... [L. Respighi] a Scarpellini. • ... [post 1859] I Membri del Collegio Matematico al Reggente. • Ferrara 17/09/18[?] A. Urbani a L. Respighi. • Bologna ... [L. Respighi] al Reggente. • ... [post 1864] ... ... . cviii • .... Roma SCARPELLINI, E. F. all'Osservatorio Scatola 60 - Materiali per la storia della Specola ==>Busta in corso di catalogazione / Work in progress!<== 1. 1951 "Storia dell'Oss. richiesta dal Ministero" Busta contenente 11 pp., ms. e dattiloscritte. Chiose di Guido Horn d'Arturo e di altra mano. 2. s.d. "Ritratti di astronomi" Busta contenente foto di Jacopo Michez, del busto di Copernico all'Università di Bologna, due foto di Lorenzo Respighi (con i relativi 5 negativi); foto di Bernardo Dessau. 3. s.d. "Restauri alla Specola e nuovo osserv." Carpetta contenente: • 01/03/1904 "Materiali per la storia della Specola" appunti di Michele Rajna • Coordinate di Bologna e di Loiano. Foglietto manoscritto. • 13/05/1909 "Indicazioni ... comunicate dal Cav. Ing. Arturo Carpi dell'Ufficio di Edilità ed Arte del Comune di Bologna": si tratta di altitudini sull'orizzonte delle gradinate della Chiesa di San Petronio e di Porta Galliera. • 22/06/1887 da Pietro Tacchini, Direttore del Collegio Romano (Tratto da: Archivio della Specola di Bologna, pagine web del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Bologna - http://www.bo.astro.it/~biblio/Archives, testi a cura di Marina Zuccoli, Laura Peperoni, Fiorella Foscarini) cix Appendice XI CRONOTASSI DEI DIRETTORI Eustachio Manfredi (Bologna, 1674-1739), direttore dal 1711 al 1739. Eustachio Zanotti (Bologna, 1709-1782), direttore dal 1739 al 1782. Petronio Matteucci (Bologna, ?-1800), direttore dal 1782 al 1800. Girolamo Saladini (Lucca, 1731-1813), direttore nel 1801; rinunciatario. G. Battista Guglielmini (Bologna, 1740-1817), rinunciatario nel 1802. Ludovico Ciccolini (Macerata, 1767-1854), direttore dal 1803 al 1815; dimissionario. Pietro Caturegli (Lucca, 1786-1833), direttore dal 1815 al 1833. Gaetano Ceschi (Bologna), direttore dal 1834 al 1845; incaricato. Ignazio Calandrelli (Roma, 1792-1866), direttore dal 1845 al 1848. Domenico Piani (Faenza, 1782-1870), direttore dal 1848 al 1849; incaricato. Antonio Saporetti (Ravenna, 1821-1900), direttore dal 1849 al 1853; incaricato. Lorenzo Respighi (Cortemaggiore, Parma, 1824-1889), direttore dal 1853 al 1864. Alessandro Palagi (Bologna, 1811-1889), direttore nel 1865; incaricato. Antonio Saporetti, direttore dal 1865 al 1867; incaricato. Alessandro Palagi (Bologna, 1811-1889), direttore dal 1867 al 1869; incaricato. Jacopo Michez (Padova, 1839-1873), direttore dal 1870 al 1873. Alessandro Palagi, direttore dal 1873 al 1876; incaricato. Antonio Saporetti, direttore dal 1876 al 1900. Bernardo Dessau (Offenbach am Main, Germania, 1863-?), direttore dal 1900 al 1903; incaricato. Michele Rajna (Sondrio, 1854-1920), direttore dal 1903 al 1920. Guido Horn d'Arturo (Trieste, 1879 - Bologna, 1967), direttore dal 1921 al 1938. Francesco Zagar (Pola, Istria, 1900 - Milano, 1976), direttore dal 1939 al 1945. Guido Horn d'Arturo, direttore dal 1945 al 1954. cx Alcuni dei principali astronomi della Specola di Bologna del periodo trattato (dall’alto a sinistra: Matteucci, Canterzani, Caturegli, Mossotti, Respighi, Palagi, Michez, Enriques, Horn). [Archivio fotografico dell’Osservatorio astronomico di Bologna] Spettro della luce solare pubblicato da Fraunhofer nel 1817 [Denkschriften der München Accademie, 1814–1815]. Diversi tipi di spettri stellari e di spettri “celesti” osservati da padre A. Secchi. [SECCHI, A.: Le stelle, F.lli Dumolard, Milano, 1878] Astronomi italiani riuniti ad Augusta per l’osservazione dell’eclisse del 22 dicembre 1870 (Archivio storico dell’Osservatorio Astronomico di Palermo G. S. Vaiana). Sono riconoscibili al centro della foto, seduti, A. Secchi e G. Cacciatore; a destra, seduto, G. B. Donati; secondo a sinistra, seduto, p. F. Denza. Sui tavoli alcuni strumenti utilizzati per le osservazioni. [BÒNOLI, F.: L’astronomia in Italia, SAIt, 1995; CHINNICI, I: “Eclissi totali di Sole 1860–1870: la nascita della Fisica Solare”, Giornale di Astronomia, Bologna, 2000, n.1, p. 40] Protuberanze solari osservate a Palermo da P. Tacchini nel 1871 (Bullettino Meteororlogico del R. Osservatorio di Palermo, vol. VII, 1871) [CHNNICI, I.: Op. citata] Carta topografica di Marte disegnata da Schiaparelli tra il 1883 e il 1884. Disegno autografo raffigurante le osservazioni Il piccolo telescopio equatoriale di Mertz dei canali da parte di Schiaparelli da 22 centimetri, usato da Schiaparelli a Brera (IV Memoria su Marte) per le osservazioni di Marte dal 1874. [TUCCI, P. e VALOTA, R.: Da Brera a Marte, Nuovo Banco Ambrosiano, Novara, 1983] Orologio a cicloide di J. Ellicot, Londra, seconda metà del XVIII secolo. Telescopio parallattico da 3 piedi con obiettivo acromatico di Dollond, Londra, 1787. [BAIADA, E. BÒNOLI, F. BRACCESI, A.: Museo della Specola. Catalogo, Bologna University Press, Bologna, 1995] Cerchio meridiano di Ertel & Sohn, Monaco, 1847. [BAIADA, E. BÒNOLI, F. BRACCESI, A.: Museo della Specola. Catalogo, Bologna University Press, Bologna, 1995] Strumento dei passaggi di Reichenbach, Utzschneider und Liebherr, Monaco, 1814. Cerchio ripetitore di Reichenbach, Utzschneider und Liebherr, Monaco, 1802. [BAIADA, E. BÒNOLI, F. BRACCESI, A.: Museo della Specola. Catalogo, Bologna University Press, Bologna, 1995] Telescopio rifrattore di C. A. Steinheil, Monaco, 1857. [BAIADA, E. BÒNOLI, F. BRACCESI, A.: Museo della Specola. Catalogo, Bologna University Press, Bologna, 1995] I principali periodici del periodo in questione. (Astronomische Nachrichten, Altona, 1823; Monthly Notices of the R.A.S., Londra, 1827; Memorie degli Spettroscopisti italiano, Palermo, 1872; Astrophysical Journal, Chicago, 1895) [L’Ottocento: i periodici, pagine web della Biblioteca del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Bologna – http://www.bo.astro.it/~biblio/Cis/frame.html, a cura di Marina Zuccoli] Riflettore Zeiss entrato in funzione nel 1936 presso la succursale di Loiano dell’Osservatorio astronomico di Bologna. [Archivio fotografico dell’Osservatorio astronomico di Bologna]