Un focus sulle attività di ricondizionamento degli abiti civili

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Un focus sulle attività di ricondizionamento degli abiti civili
SECONDO RAPPORTO
dell’osservatorio economico
EBLI:
Il sistema industriale integrato di beni e servizi
tessili e medici affini
Un focus sulle attività di ricondizionamento degli abiti civili nel sistema industriale delle lavanderie 2012
A cura di Clemente Tartaglione e Mauro Di Giacomo in collaborazione con
Marco Ricchetti, Giuliano Ferrucci, Elio Montanari, Veronica Eusepi;
Gianmarco Guazzo
SOMMARIO
1. Introduzione: le lavanderia industriali verso il ricondizionamento degli abiti civili 2. Dimensioni e dinamica del potenziale mercato delle strutture residenziali 3. Innovazione tecnologica e prospettive di sviluppo del ricondizionamento industriale degli abiti civili 4. Il caso Gemeinschaftswäscherei Hildesheim (GWH): un esempio di gestione industriale del ricondizionamento di abiti civili 5. Scenario 2015 ed indicazioni di policy per alimentare lo sviluppo del ricondizionamento industriale degli abiti civili 6. Approfondimento : la trasformazione del sistema delle tinto‐
lavanderie e dinamiche emergenti di razionalizzazione produttiva 2
1. Introduzione: le lavanderia industriali verso il
ricondizionamento degli abiti civili
Il settore del ricondizionamento degli abiti civili per le imprese di lavanderia industriale rappresenta un segmento di mercato ancora solo in parte esplorato. L’attività di lavanderia industriale per gli indumenti degli ospiti di comunità di cura e assistenza, il principale ambito su cui attualmente si sviluppa questo specifico servizio di ricondizionamento, pur avendo già assunto contorni definiti appare, infatti, lungi dall’aver ancora corrisposto a tutta la sua domanda potenziale. Sembrano, poi, aprirsi possibili nuovi spazi e nuove aree di business per le lavanderie industriali anche nell'attività di ricondizionamento per la clientela retail, segmento di mercato su cui è in corso da anni un processo di razionalizzazione che sta trasformando il polverizzato sistema di offerta di tinto‐
lavanderie al dettaglio in un mercato più concentrato con nuovi modelli di produzione e distribuzione che potrebbero interessare anche il segmento industriale. Limitandosi ad una lettura del già sperimentato mercato dei servizi di lavanderia per gli ospiti delle strutture residenziali di cura e assistenza, va osservato, che le ragioni di una ancora bassa capacità di penetrazione possono essere rintracciate sia sul fronte della domanda che ancora oggi è per una sua parte importante organizzata secondo modalità tradizionali che penalizzano di fatto le scelte di outsourcing, sia sul fronte dell’offerta dove si registrano ritardi nell’accesso a quelle nuove tecnologie di sorting e tracciabilità dei capi capaci di garantire modelli di servizio efficaci e vantaggiosi in questo segmento di mercato. Queste nuove tecnologie, considerata la domanda ancora incerta per questa tipologia di servizi, sono, infatti ancora parzialmente diffuse, col risultato di assistere ad un razionamento dell’offerta che finisce necessariamente per limitare ulteriormente lo sviluppo del mercato. Diverse imprese di lavanderia stanno, comunque, già cimentandosi in questa attività di ricondizionamento di abiti civili degli ospiti di strutture assistenziali di tipo residenziale, e sebbene spesso lo facciano con metodi di lavoro e tecnologie più tradizionali, riescono comunque ad affrontare e superare i problemi organizzativi assai complessi che questa tipologia di attività implica. 3
Si tratta di esperienze pilota che però si inseriscono in modo coerente all’interno di uno scenario che sta prendendo forma negli ultimi anni di crescita della domanda di assistenza residenziale anche in termini qualitativi. In altri termini, si va delineando in modo sempre più evidente, una crescente domanda di servizi di accoglienza che parte dagli stessi ospiti delle strutture residenziali e delle loro famiglie, che avanzano una specifica richiesta di servizi più evoluti di lavanderia e guardaroba spostando il mercato verso modelli simili a quelli dell’ospitalità alberghiera. Questa dinamica, considerati anche i costi per le elevate professionalità e livello di investimenti che sarebbero necessari per attrezzare un servizio di lavanderia, sta alimentando una nuovo impulso all’outsourcing da parte delle strutture residenziali, un mutamento di prospettiva che sta dando forma sempre più netta ad un nuovo mercato a cui il sistema delle lavanderie industriali potrà dare una risposta concreta nella misura in cui sarà in grado di adottare quelle nuove e più perfezionate tecnologie di sorting, trattamento e tracciabilità che oggi sono state sviluppate per la gestione massiva ed automatizzata di pezzi individuali, tecnologie che per ora sono applicate principalmente all’estero. L’acquisizione di queste nuove tecnologica di sorting e trattamento di capi individuali, potrebbe contribuire ad aprire, peraltro, come già accennato nella prima parte di questo paragrafo, nuovi spazi anche in quel mercato della clientela privata retail, oggi in profonda trasformazione, ma ancora di esclusivo appannaggio del frammentato settore delle tinto‐lavanderie. Nei paragrafi che seguono si concentrerà l’attenzione sul mercato dei servizi di lavanderia per gli ospiti di strutture residenziali e assistenziali mentre il tema dei possibili ambiti di business per le lavanderie industriali anche nel mercato retail sarà trattato nel capitolo 6 dedicato agli approfondimenti. 2. Dimensioni e dinamica del potenziale mercato
delle strutture residenziali
Il mercato del ricondizionamento di abiti civili per gli ospiti di strutture residenziali fa riferimento ad un insieme di enti che nella prassi italiana si dividono fra strutture residenziali di tipo “sociale” , tra cui Strutture Protette, Case di Riposo, 4
Case Albergo, Comunità Alloggio, Centri Diurni (altrimenti dette Residenze Assistenziali ‐ RA) e strutture con peculiarità di tipo sanitario (o Residenze Sanitarie Assistenziali ‐ RSA) come ad esempio Residenze Protette e Comunità alloggio per anziani. Le Residenze Assistenziali (RA) descrivono quindi presidi residenziali destinati prevalentemente ad anziani autosufficienti. All’interno di queste strutture gli ospiti beneficiano di prestazioni assistenziali, ricevono un servizio di tipo alberghiero completo e sono stimolati a prendere parte ad attività ricreative e culturali. Nelle RSA l’assistenza fornita prevede invece un livello medio di assistenza sanitaria, integrato da un elevato livello di assistenza tutelare e alberghiera. In linea generale, le RSA si differenziano dalle “case di cura” e, più in generale, dagli ospedali, poiché non sono rivolte ai pazienti colpiti da malattie e patologie “acute”. Generalmente, in una RSA vengono garantite: l'assistenza medica e infermieristica, l'assistenza riabilitativa, l'aiuto per lo svolgimento delle attività quotidiane, l'attività di animazione e socializzazione, le prestazioni alberghiere, di ristorante, di lavanderia, di pulizia. Normalmente, le spese di funzionamento di queste strutture, sulla base di accordi con il Comune di riferimento, sono in parte a carico del Servizio Sanitario Nazionale, in parte a carico del Comune e in parte a carico dell'utente e della sua famiglia, a seconda dei livelli di reddito. Entrando nel merito di questo sistema di servizi, va subito precisato che non esiste un censimento unico ed aggiornato, come per le strutture ospedaliere, in grado di fornire un quadro completo e chiaro sulla diffusione delle RSA o delle RA e quindi in generale sulle residenze per anziani. Una delle principali cause della mancanza di un dato univoco deriva soprattutto dalle diverse modalità di classificazione di queste strutture che ogni Regione ha adottato. Le statistiche sulle Case di riposo variano quindi a seconda delle varie fonti, ufficiali e non, che si occupano delle strutture residenziali. Fatta questa premessa, gli elenchi regionali (parziali) restituiscono una prima indicazione con un ammontare pari 3.374 strutture, che riguarda in modo 5
particolare le residenze sanitarie assistenziali (RSA), strutture pubbliche e private che operano in regime di convenzione. L’ultimo censimento delle “strutture residenziali di accoglienza per anziani” (che comprende RSA e RA ) effettuato dal Ministero dell’Interno nel 2008, individuava, invece, 5.858 strutture ‐ pubbliche e private ‐ di cui 3.409 anche per anziani non autosufficienti. I posti letto complessivi ammontavano a circa 287.532, di cui 100.282 garantiti dalla gestione pubblica e 171.445 gestiti privatamente. In base alle statistiche elaborate invece dalla Agenzia nazionale Agenas1 (su dati del Ministero della Salute), nel 2007 il numero delle RSA risultava, pari a 2.475 unità, dotate di 152.745 posti letto, con un numero di utenti pari a 220.720 di cui circa il 34 % concentrati nella sola Lombardia . L‘Auser l’associazione di volontariato e di promozione sociale in un rapporto specifico2 presentato all’inizio del 2011 oltre a raccogliere i dati ufficiali sul settore ha anche effettuato una autonoma ricognizione individuando, invece, ben 6.715 strutture residenziali (al 28 febbraio 2011) tra residenze assistenziali (RA) e Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA). La prima tipologia di strutture (RA) è stata quantificata in circa 3.750 unità. Rispetto alle consistenze del Ministero dell’Interno (riferite al dicembre 2008) e agli albi regionali sono emerse almeno 700 strutture socio‐assistenziali o case di riposo private (profit) di cui si conosce molto poco: non sono presenti negli elenchi regionali e comunali di competenza, non operano sicuramente in regime di accreditamento, non sono in possesso di autorizzazione che peraltro in diversi casi non è neppure necessaria, tenuto conto che una parte delle Regioni ha introdotto il regime di autorizzazione e accreditamento solo per le strutture pubbliche e convenzionate con il pubblico. 1
2
Agenzia Nazionale per i Servizi sanitari regionali “LE CASE DI RIPOSO IN ITALIA” Prima Ricerca Nazionale Auser 2011 6
Distribuzione Regionale di tutte le strutture residenziali (RA e RSA) in % Umbria; 1,5
Basilicata; 0,6
Valle d'Aosta; 0,3
Molise; 0,5
Abruzzo; 2,1
Calabria; 2,3
Trentino A.A; 2,4
Sardegna; 2,6
Lombardia; 13,7
Marche; 2,8
Friuli V.G.; 3,4
Campania; 3,6
Sicilia; 12,7
Puglia; 4,2
Liguria; 4,8
Piemonte; 12,2
Toscana; 5,8
Veneto; 6,7
Emilia Romagna; 9,8
Lazio; 7,8
Fonte:elaborazione Hermes Lab / Ares 2.0 su dati Auser 2011 Partendo da questa ricognizione, per cogliere la dimensione del potenziale mercato dei servizi di lavanderia industriale nell’ambito del sistema delle case di riposo e delle altre strutture assistenziali si può fare riferimento ancora una volta alle stime Auser sul tasso di istituzionalizzazione degli anziani (ultrasessantacinquenni) al 2010, ovvero sulla quota di anziani stabilmente inseriti in case di riposo o in un presidio socio‐assistenziale. 7
Secondo la stima Auser l’indice è pari a 23 anziani ogni mille, con una crescita netta rispetto al 2006 quando la stessa quota era ari al 20 per mille. Questa stima dell’Auser aumenta, in realtà, sensibilmente se si prendono a riferimento anche le residenze socio‐sanitarie, tanto da portare il tasso di istituzionalizzazione sempre nel 2010 pari a 32 anziani residenti in comunità ogni mille cittadini ultra sessantacinquenni. I tassi si presentano, in ogni caso, estremamente variabili da regione a regione con valori che oscillano da 84 anziani ogni mille ultrasessantacinquenni residenti in Friuli Venezia Giulia, ai 68 anziani ogni mille nella provincia di Trento, sino agli 11 anziani istituzionalizzati ogni mille ultrasessantacinquenni residenti in Sicilia (che pure è la regione con il più alto tasso di diffusione di presidi residenziali socio‐assistenziali). Popolazione di 65 anni e oltre per macroripartizione stima utenti istituzionalizzati Maschi Femmine Totale Anziani Istituzionalizzati
Incidenza % Nord Occ. 1445545 2023010 3468555 149148 4,3 Nord Orient. 1028091 1423113 2451204 122560 5,0 Centro 1083941 1485710 2569651 84798 3,3 Sud 1026232 1388269 2414501 26560 1,1 Isole 541713 720485 1262198 13884 1,1 Totale 5125522 7040587 12166109 389315 3,2 Fonte: elaborazioni Hermes Lab / Ares 2.0 su dati Istat e Auser 2011 Tenuto conto della distribuzione per età della popolazione e dell’incidenza stimata di anziani presso le residenze socio‐assistenziali, gli ultrasessantacinquenni istituzionalizzati risulterebbe in Italia aggirarsi attorno a 390 mila. Il dato sull’utenza stimata dei servizi residenziali è ovviamente il punto di partenza per stimare anche il valore di mercato del settore del ricondizionamento degli abiti civili degli ospiti di questa tipologia di strutture. 8
Su questi presupposti, una prima valutazione del mercato potenziale è effettuabile a partire da una valutazione del costo unitario giornaliero per ospite. Tale valore, che è stato individuato attraverso l’esame di capitolati di gara disponibili, ha come soglia minima di costo per ospite un importo pari a circa 1 ‐ 1,5 euro giornalieri. Si tratta di un corrispettivo di riferimento utilizzato in alcuni capitolati per fissare le basi d’asta tenendo conto del costo forfetario per ospite omnicomprensivo dei servizi di lavaggio, stiratura e manutenzione di tutti gli indumenti personali. A partire da questo valore unitario è ovviamente possibile individuare il valore totale della domanda potenziale che considerando i 390 mila ospiti delle residenze assistenziali dovrebbe attestarsi tra 140 e 210 milioni di euro annui. Si tratta ovviamente di un valore corrispondente ad una ipotesi di esternalizzazione completa di questa tipologia di servizi. In realtà, i modelli organizzativi effettivamente sperimentati per la gestione del guardaroba degli ospiti variano molto, e le alternative scelte dipendono molto anche da elementi strutturali quali le dimensioni o la natura privatistica o meno della struttura, nonché da elementi più soggettivi o qualitativi, quali : la tipologia prevalente di ospiti, rispetto al loro stato di salute o autonomia, o in ragione della tipologia di servizio offerto, anche in relazione ai costi per la permanenza3. Nel dettaglio, le esperienze disponibili descrivono situazioni in cui le strutture gestiscono internamente il lavaggio, l'asciugatura e la stiratura degli indumenti personali degli ospiti occupandosi anche della loro manutenzione con l'esecuzione di piccoli rammendi, affidando all’esterno il lavaggio e la stiratura della biancheria piana (lenzuola, asciugamani, teli, tovaglie), oppure, strutture in cui anche la gestione della biancheria piana è interna e viene richiesto agli ospiti di provvedere autonomamente anche eventualmente con l’ausilio di familiari/badanti al 3
L’impegno economico richiesto alle famiglie per la permanenza degli anziani autosufficienti in una Casa di riposo è molto elevato. Le tariffe medie si attestano attorno ai 1.400‐1.500 euro, ma le soglie massime possono spesso oltrepassare i 2.500‐3.000 euro, fino ad arrivare a 4.200 euro. Questi differenziali dipendono molto dalla tipologia di casa di riposo, ma anche dalla presenza o meno di convenzioni con la Regione e altri enti pubblici. Nel Sud Italia e nelle Isole le tariffe mensili si attestano mediamente attorno ai 1.224 euro, valore più contenuto rispetto alla media nazionale (1.482 euro), che risulta principalmente influenzata dai valori registrati nel Nord Italia (Nord‐Est 1.604 euro e Nord‐Ovest 1.682 euro). Anche nel Centro, infatti, i “prezzi” medi, seppur in taluni casi sfiorino i 2.500 euro mensili, appaiono più contenuti rispetto al Nord. 9
ricondizionamento di tutti gli indumenti personali, fino a casi di strutture che invece prevedono l’esternalizzazione del servizio di ricondizionamento della biancheria e la possibilità di attivare reti di fornitori per le esigenze personali degli ospiti anche con rapporti diretti fornitore ospite. Rispetto a questa pluralità di modelli, sulla base di una prima ricognizione effettuata su gruppo di circa 100 strutture sia RSA che RA di diversa tipologia e natura, finalizzata a scandagliarne i modelli di gestione dei servizi di lavanderia, è risultato che l’outsourcing è previsto in non più di una struttura residenziale su 3, mentre solo sporadicamente si individuano prassi gestionali che prevedono la stipula di una convenzione con ditte esterne di lavanderia al fine di organizzare un servizio on demand di lavaggio della biancheria personale degli ospiti. Ciò che prevale ancora oggi (in tutto circa i 2/3 delle RA‐RSA esaminate) è quindi un modello di gestione con personale interno del servizio di lavanderia/guardaroba per il vestiario dell'ospite. In altri casi, molto limitati, il servizio, ancorché realizzato all’interno della struttura e con macchinari dell’ente, è gestito con personale distaccato da ditte esterne a cui è stata appaltata l’attività. Assumendo quindi questa articolazione di scelte organizzative delle RA‐RSA, è possibile stimare che il mercato attuale dovrebbe avere un valore pari a circa 45 ‐ 70 milioni di euro, ossia, una dimensione ben distante da quella che potenzialmente potrebbe essere raggiunta attraverso una evoluzione, sia dal lato della domanda rispetto alla qualità dei servizi e numerosità degli ospiti, sia dal lato dell’offerta rispetto alla possibilità di investire in tecnologie che consentirebbero di migliorare il rapporto qualità costo di gestione del servizi determinando per questa via un progressivo superamento del vantaggio economico di una gestione interna del servizio. 3. Innovazione tecnologica e prospettive di
sviluppo del ricondizionamento industriale degli
abiti civili
Tutte le strutture residenziali di cura o assistenza devono preoccuparsi di garantire il servizio guardaroba del corredo personale degli ospiti. L’esigenza 10
individuale di ciascun ospite di disporre di capi di abbigliamento puliti nel corso della giornata si sposa, del resto, con la necessità per i responsabili di ciascuna comunità di garantire una decorosa permanenza nella struttura a tutti gli ospiti, anche a tutela dell’igiene e del benessere collettivo. Il modello organizzativo per la gestione del guardaroba degli ospiti di questa tipologia di enti varia, come osservato, in funzione di elementi strutturali quali: dimensioni, natura privatistica o meno della struttura, nonché di elementi più soggettivi e qualitativi come la tipologia prevalente di ospiti anche rispetto al loro stato di salute o autonomia. A questo prima serie di fattori determinanti ne vanno aggiunti infine altri che riguardano la capacità dei fornitori esterni di corrispondere alle esigenze delle strutture con un rapporto qualità del servizio e costo sostenibile ed economicamente vantaggioso. In ogni caso, come anticipato nel paragrafo precedente, attualmente alle condizioni date sia lato domanda che lato offerta, circa un terzo delle strutture residenziali di assistenza esternalizzano o organizzano attraverso convenzioni il lavaggio, asciugatura, stiratura e manutenzione degli indumenti personali degli ospiti. Il mercato dunque già esprime una domanda di una certa significatività ed alcune lavanderie industriali già da tempo si sono attrezzate diversificando la loro offerta nella direzione di un servizio di ricondizionamento di abiti civili per gli ospiti delle strutture residenziali, e oggi sono in grado di affrontare e superare le numerose difficoltà che questo servizio genera soprattutto a partire dal problema di gestire capi differenziati, con i conseguenti costi connessi alla maggiore intensità di lavoro e minor produttività degli impianti a cui si associa un problema più esteso di smarrimenti o ritiri ritardati. Alcune lavanderie industriali sono quindi ‐ almeno in parte‐ già attrezzate per fare fronte a questa domanda garantendo molteplici servizi, dal solo lavaggio, al lavaggio, stiro e confezionamento, adottando talvolta anche sistemi che prevedono la marcatura di ciascun articolo con codice a barre o più di recente introducendo sistemi Chip Rfid, tecnologie che consentono di organizzare una complessa gestione di capi, che pur subendo il tipico processo di ricondizionamento, necessitano di una modalità di tracciabilità certamente molto più sofisticata. 11
Se questo fronte tecnologico, la marcatura o tagging è stato un primo salto determinate per l’avvio di un business della gestione industriale anche degli abiti civili, i nuovi macchinari per il sorting realizzati negli ultimi anni sembrerebbero rappresentare quel secondo passaggio tecnologico che dovrebbe offrire condizioni sufficienti di produttività/redditività tali da rendere percorribili un allargamento di questa area di business. Cominciano infatti a diffondersi impianti automatici di stoccaggio giornaliero, di pre‐sorting e sorting per biancheria di singoli ospiti che consentono alle lavanderie di gestire anche sino a 2.500 capi/ora, comprendendo tutti i generi di abbigliamento e biancheria per singolo ospite. Come vedremo in modo più dettagliato nelle pagine successive, i nuovi impianti di sorting automatico permettono di rilevare tramite scanner la biancheria ritirata dai vari clienti nel lot giornaliero di consegna all’ingresso, smistare questa biancheria secondo i criteri di lavaggio e finissaggio previsti per ciascun capo, per poi gestire con lo stesso sistema di tracciabilità e trasporto automatico il confezionamento e successivamente la consegna. E’ evidente quindi che nei servizi di lavanderia per gli ospiti dove i capi sono tutti personalizzati, molto più di quanto sia necessario per i capi anonimi (articoli da pool) e soprattutto quando si vuole operare su grandi quantitativi, il vincolo dell’automazione e della tracciabilità diventa uno spartiacque perché si possa effettivamente accedere ad un livello di gestione industriale del servizio. Su questi presupposti, la reale prospettiva di un allargamento del mercato degli abiti civili è inscindibilmente legata alla capacità dell’attuale apparato produttivo non solo di investire su quei nuovi macchinari che già oggi hanno caratteristiche adatte al ricondizionamento su pezze singole, ma anche di alimentare costantemente un processo di innovazione tecnologica nella direzione di sistemi sempre più efficienti di gestione automatica di gradi quantitativi di singole pezze. 12
4. Il caso Gemeinschaftswäscherei Hildesheim
(GWH): un esempio di gestione industriale del
ricondizionamento di abiti civili4
Una società che ha fatto propria l’opportunità di sviluppare il servizio di lavanderia industriale anche nella direzione degli abiti civili è la Gemeinschaftswäscherei Himmelsthür GmbH Hildesheim (GWH). Si tratta di una realtà imprenditoriale fondata nel 1977 che nel corso degli anni ha sviluppato la sua attività nella direzione di tre mercati: quello sanitario, offrendo un servizio integrato di lavanolo; quello degli abiti da lavoro e DPI; ed infine, quello delle case di cura e di riposo, trattando sia la biancheria sia i capi individuali degli ospiti delle stesse strutture. Attraverso queste tre aree di business GWH opera per oltre 100 grandi clienti tra i quali 25 ospedali, 70 case di riposo e case di cura, strutture per persone diversamente abili, strutture mediche di pronto soccorso, corpi dei vigili del fuoco e laboratori. Sul fronte degli abiti civili, GWH, grazie ad un impianto di sorting automatico combinato con sistema di chip avanzato di controllo e tracciabilità del capo5, sviluppato in collaborazione con la Kannegiesser, oggi è diventata leader europeo nel comparto, disponendo di un sistema logistico/tecnologico capace di soddisfare il fabbisogno di servizi di ricondizionamento dei circa 9000 ospiti delle comunità di riposo e cura che serve. A questo risultato, come racconta l’amministratore delegato della stessa società 6
Johann Liegl si giunge dopo un lungo lavoro di collaborazione con la Kannegiesser (Vlotho), iniziato con il montaggio di un impianto di sorting per indumenti da lavoro. Partendo da questa esperienza è stato proposto un percorso di sviluppo finalizzato ad un sistema di sorting che, riadattando la tecnologia messa a punto per gli abiti da lavoro, fosse in grado di gestire il trattamento di capi individuali per ospiti delle comunità. Avviato il progetto, dopo circa due anni è nato il primo impianto a livello mondiale che consente di superare il sistema tradizionale di 4
Per approfondimenti: www.gwh‐hildesheim.de/ www.kpitalia.it/homepage.htm Ciascun capo dei residenti è dotata di un codice a matrice permanente GWh. Così, il sistema di informazioni dettagliate per il lavaggio di tutte le parti di tutti i residenti nel nostro sistema informatico conservato e aggiornato ad ogni ciclo di lavorazione. Danneggiamento o la perdita di biancheria residenti sono praticamente impossibili. 6
Le dichiarazioni dell’amministratore delegato Johann Liegl ,sono disponibili sul sito www.kpitalia.it/homepage.htm 5
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smistamento degli abiti civili, che aveva il limita di una elevato utilizzo di lavoro ed un livello di produttività giornaliera insufficiente per la gestione di numeri particolarmente elevati di clienti individuali. Nel dettaglio tecnico, l’impianto della GWH consiste di tre aree, quella di stoccaggio giornaliero con un totale di 16 linee, quella di pre‐sorting e quella di sorting degli ospiti; ed ha una capacità di stoccaggio di 30.000 capi di biancheria, con un rendimento di sorting di 2.500 capi per ora, smistando tutti i capi personali degli ospiti ‐ da biancheria intima e calze, a tutti i tipi di abbigliamento fino alla biancheria da letto ad uso personale, ecc. ‐ secondo clienti, gruppo di abitazione, ospite. Il raggiungimento di questo risultato, secondo il responsabile del progetto ed Amministratore Delegato della Kannegiesser Dirk Littmann è stato possibile anche grazie allo sviluppo di un sistema di supporto (appendiabiti), capace di trasportare in modo sicuro i più diversi capi (tra cui calze, biancheria intima e anche tovaglie personali dell’ospite) attraverso tutta la lavanderia. Seguendo sempre le indicazioni dei principali protagonisti di questa esperienza, l’introduzione di questa nuova tecnologia di sorting ha offerto l’opportunità di realizzare un miglioramento dell’efficienza dell’intero sistema di lavorazione: “Oggi tutti i capi degli ospiti vengono letti più volte tramite codice a barre oppure chip durante il ciclo completo di lavorazione ‐ iniziando con l’ingresso della biancheria sporca fino alla consegna della biancheria”; a questo va aggiunto un sistema di smistamento secondo i criteri di lavaggio e finissaggio che ha aumentato il livello di carico per le linee di lavaggio nonché ha migliorato la capacità di impiegare procedimenti idonei per il trattamento dei capi”; inoltre, il sistema ha comportato l’ottimizzazione dell’intera logistica compreso il confezionamento e la spedizione. Un complesso di interventi che ha garantito una drastica diminuzione degli errori, l’innalzamento del livello di qualità del servizio ed un miglioramento del rendimento del lavoro. 14
E’ evidente che con questo impianto, il cui vantaggio economico ‐ secondo l’Amministratore Delegato Johann Liegl ‐ si realizza a partire da un volume di 20.000 capi settimanali, è stato fatto un importante passo avanti nell’applicazione di una tecnologia che dovrebbe rendere concretamente percorribile in modo diffuso una gestione industriale del servizio di ricondizionamento di abiti civili, aprendo in questo modo la strada ad un mercato che va dal trattamento dei capi di ospiti di comunità e case di riposo fino al trattamento dei capiti delle lavanderie al dettaglio. 15
5. Scenario 2015 ed indicazioni di policy per
alimentare lo sviluppo
Una valutazione dei possibili scenari attraverso l’analisi
dell’evoluzione dei principali driver del mercato dell’assistenza
residenziale
La stima sul numero degli anziani ospiti di residenze socio‐assistenziali ovvero sul numero di ultrasessantacinquenni “istituzionalizzati”, come osservato, individua in Italia circa 390 mila persone. Il dato in realtà appare in forte crescita sia in ragione dell’evoluzione attesa in termini di invecchiamento della popolazione italiana, con il numero di anziani di età maggiore di 65 che aumenterà significativamente nei prossimi decenni, 16
arrivando ad un tasso di oltre il 27% entro il 2030 rispetto al 20% attuale, sia per effetto della crescita della speranza di vita che determinerà sempre più la presenza di un crescente numero di persone molto anziane (ultra‐
ottantacinquenni) con una corrispondente crescita delle persone, che rispetto ad oggi, avranno bisogno di cure ad alta intensità a causa della perdita o della riduzione della loro indipendenza. Partendo da questo scenario, l’Istat stima che il gruppo degli ultra ottantacinquenni è destinato quasi a raddoppiare nel periodo 2010‐2030. Queste dinamiche evidenziano in modo inequivocabile come l’analisi sulla domanda di servizi di lavanderia per gli ospiti di questo tipo di strutture non può non tener conto anche delle prospettive di crescita attese nell’arco del prossimo decennio che saranno almeno pari alla crescita demografica . Struttura per età della popolazione incidenza popolazione anziana previsioni al 2020 2030 Incidenza % 65+ Incidenza % 85+ 2010 20,5 2,8 2020 23,2 3,9 2030 27,0 4,7 Fonte: elaborazioni Hermes Lab / Ares 2.0 su dati Demo ISTAT 2011 Ma a determinare l’intensità della crescita non saranno solo gli andamenti demografici che descrivono un accelerazione nei livelli di invecchiamento della popolazione, ma anche la crescita attesa della domanda di servizi residenziali per effetto di uno spostamento dalla cura e assistenza familiare dalla cura e assistenza istituzionalizzata. Le famiglie infatti saranno sempre meno in grado di risolvere il problema dell’assistenza degli anziani (in particolare delle persone molto anziane), anche a fronte di una progressiva crescita dei tassi di attività femminile, sempre più donne dovranno, infatti, inserirsi nel mercato del lavoro per contribuire a sostenere le economie familiari, e di conseguenza si amplierà la domanda per tutte le forme residenziali assistite per gli anziani. 17
E‘ evidente allora che il settore dell’assistenza residenziale continuando a manifestare una forte tendenza alla crescita comincerà ad attirare sempre più soggetti imprenditoriali. I dati del sistema delle Camere di Commercio (banca dati Cerved) mostrano, del resto, come questo fenomeno negli ultimi anni si sia già evidenziato, come attesta la crescita rilevante del numero delle Case di riposo di tipo profit. Lo studio dell’Auser su questa tipologia di Case di riposo “profit” prendendo a riferimento il settore relativo a quello dell’“Assistenza Sociale 7
Residenziale” di cui al codice Ateco 85.31.0 ha individuato nel 2009 oltre 2.900 strutture commerciali contro le 2.555 già individuate nel 2005. In questo tipo di aziende nel 2009 si è registrata anche una crescita dei ricavi piuttosto sostenuta (+18%) rispetto al periodo precedente, ad indicare il significativo cambio di passo che il sistema sta conoscendo negli ultimi anni con progressi anche più rilevanti per alcuni margini del conto economico che spiegano il miglioramento della redditività (R.O.E.). Risulta interessante evidenziare rispetto a questo ambito di analisi come il settore stia evidenziando anche processi di integrazione orizzontale (presenza di gruppi in forte sviluppo capaci di investimenti e di acquisizione delle strutture meno redditizie ed in difficoltà ed anche capaci di reperire risorse finanziarie volte a perseguire precise strategie ed obiettivi di lungo periodo) ma anche processi di integrazione verticale (soprattutto nell’ambito dei gruppi; rispetto ai quali le società controllanti offrono alle strutture controllate svariati servizi compresi quelli manutentivi, pulizie). La crescita del settore sta innescando quindi dinamiche di cambiamento nei modelli gestione improntandoli ai principi di economicità, di efficienza ed efficacia con l’obiettivo di garantire la redditività economica. 7
Questa codifica accoglie le seguenti attività : ‐ attività di assistenza sociale continua e favore dell’infanzia, degli anziani e di particolari categorie di persone non completamente autosufficienti, in cui le componenti cure mediche e istruzione rivestono carattere marginale; ‐ attività di orfanotrofi, convitti e centri residenziali per l’infanzia abbandonata; ‐ attività di istituti per handicappati fisici o mentali, istituti per ciechi, sordi e muti; ‐ attività di centri di riabilitazione (senza trattamento medico) per tossicodipendenti e alcolizzati; ‐ attività di istituti di ricovero per anziani; ‐ attività di ricoveri per i senzatetto, istituti di assistenza a favore di madri nubili, dei loro figli, ecc; 18
In questa prospettiva, un crescente ricorso all’outsourcing anche dei servizi ricondizionamento di abiti civili potrebbero conoscere una accelerazione in quanto riposta efficace ad un problema di garantire maggior qualità del servizio e maggior controllo dei costi. Al di la delle decise dinamiche di crescita legate a fattori demografici e sociali profondi va comunque osservato come sul settore della residenza assistenziale pesino, in realtà, ancora molti fattori di arretratezza strutturale tipicamente osservabili nel sistema terziario nazionale: sottodotazione di capitale, sottodimensionamento, scarsa concorrenza e ridotti controlli, con il corollario delle dinamiche di irregolarità nel lavoro che abbattendo i costi del lavoro riducono anche il vantaggio nel ricorso ad esternalizzazioni. Continuano in questo settore ad essere diffuse pratiche per l’aggiramento delle autorizzazioni e degli stessi controlli, col risultato di trovare ancora molte strutture che offrono un’assistenza inadeguata ed evidenziano carenze igienico‐sanitarie inaccettabili e che ovviamente non sono neanche in grado di esprimere una domanda di servizi avanzati di lavanderia industriale. Un ulteriore elemento critico che almeno in una certa misura potrà condizionare lo sviluppo di questo settore è da rinvenire nella mancanza di una visione complessiva e articolata sull’organizzazione dei servizi per gli anziani da parte del settore pubblico, come attesta la stessa difficoltà nel classificare e censire queste strutture, già evidenziata nelle pagine precedenti . Il principale driver in grado di condizionare le dinamiche di crescita nel medio periodo sarà però rappresentato certamente dalle scelte di spesa pubblica in materia di welfare. E’ evidente cioè che le dinamiche di mercato dei servizi residenziali per cura e l’assistenza nei prossimi anni dipenderanno dalla capacità dei sistemi di welfare territoriali di continuare a garantire trasferimenti anche in un contesto di vincoli di bilancio pubblico sempre più stringenti Il razionamento della spesa pubblica con i tagli che con il 2012 cominceranno ad interessare anche questo tipo di spese di assistenza, produrrà certamente politiche di razionamento dei finanziamenti delle Regioni che contribuiscono per le strutture in convenzione alle spese di gestione. Il Fondo nazionale per le 19
politiche sociali sceso dai 697,6 milioni di euro del ai 218 milioni nel 2011 da una chiara indicazione della riduzione in atto. Allo stesso modo anche le famiglie già costrette a grandi sacrifici per il pagamento delle rette a loro carico, spesso troppo alte e non ponderate rispetto al contributo del servizio sanitario regionale, potrebbero non essere più in grado (soprattutto se il welfare ridurrà il sostegno alla spesa delle famiglie per gli anziani) di sostenere la domanda dei servizi di assistenza residenziale, ripiegando, invece, su forme di assistenza domiciliare improprie, facendo leva ancora una volta su un esteso ricorso la lavoro nero nel badantato. Sulle dinamiche di mercato di medio periodo incideranno quindi anche le politiche di riduzione delle agevolazioni fiscali che potranno ridurre sgravi e incentivi fiscali. In particolare le scelte del governo Monti nell’ottica di una razionalizzazione della spesa dovrebbero discriminare gli sgravi in base al bisogno effettivo. La prevista revisione del sistema dell'ISEE (stabilita dall'art. 5 della Manovra Salva‐Italia legge 214/2011 ) mira a consentire l'accesso ad alcune prestazioni sociali agevolate, sancendo il principio che gli interventi pubblici per la non autosufficienza siano rivolti solo a chi ha bassi redditi (assistenza sociale per i meno abbienti) e non costituiscono diritti per tutti i cittadini che vivono tale condizione. Il risultato sarà quello di produrre una ulteriore possibile contrazione della domanda di servizi residenziali e sanitari almeno nel medio periodo. Sulle dinamiche di breve periodo incideranno anche le prossime scelte pubbliche in materia di allocazione delle risorse che saranno presto proposte dal governo Monti in un emanando piano complessivo sulla non autosufficienza, che partendo dai bisogni effettivi degli anziani dovrà contribuire a ridurre anche la disparità territoriale di spesa per le politiche sociali ad oggi fortemente sbilanciata e polarizzata : basti pensare alla distanza che separa il livello di spesa sociale media pro‐capite dei comuni dell’Emilia Romagna che arriva a 170 euro rapportata ai 30 euro della Calabria. Se il tema del bisogno effettivo informerà le prossime scelte pubbliche, ciò in realtà potrebbe prodursi quindi anche una crescita della capacità di offerta in quelle regioni ad oggi svantaggiate con un crescita conseguente della domanda di servizi residenziali mentre non dovrebbe prodursi necessariamente un effetto spiazzamento in quelle regioni in cui oggi il livello di spesa è più elevato ed in cui 20
la presa in carico del cittadino da parte dei servizi sociali ed assistenziali è effettiva. Poiché la scelta del governo per esplicita dichiarazione dei ministri e sottosegretari al welfare sarà quella di ridurre le detrazioni fiscali (che peraltro non sono d’aiuto a un quarto dei contribuenti che sono incapienti), per portare avanti invece un intervento strutturale, che elimi il fai da te assistenziale e invece all’opposto responsabilizzi chi invece deve organizzare risposte pubbliche sul territorio garantendo la presa in carico e l'attivazione di una rete di servizi adeguata, è ipotizzabile immaginare una crescita di un sistema di offerta di servizi in grado di offrire una risposta effettiva ai bisogni dell’utenza garantendo nello stesso tempo una massima efficienza gestionale con possibili razionalizazioni dell’offerta ed estensioni dei modelli di outsourcing. Al di là delle esigenze di contenimento della spesa pubblica e delle contrazioni e decise razionalizzazioni attese, il livello di impegno dell’Italia per questa tipologia di spese resta comunque piuttosto contenuto. I margini di crescita rimangono dunque in assoluto elevati nel medio periodo. La spesa per servizi domiciliari, semi‐residenziali, residenziali degli anziani non autosufficienti è pari allo 0,64% del PIl (2010, RGS), ma ciò che più rileva è che Il nostro paese spende per le politiche sociali collegate alla non autosufficienza degli anziani e degli adulti disabili oltre il 30% in meno rispetto alla media Ue. Questa tipologia di spesa rappresenta infatti in Italia una quota pari all’1,6% del Pil contro il 2,1 % registrato in media in Europa. Se dunque la prospettiva a breve termine è di un aggravamento delle difficoltà da parte di chi organizza sistemi di assistenza con un vero e proprio rischio crisi dei servizi , le dinamiche di più lungo periodo, le stesse che nell’ultimi decennio hanno alimentato una forte crescita dell’offerta di servizi poterebbero ricominciare ad alimentare un aumento della domanda in direzione di un riequilibrio della spesa e del livello di prestazioni con il resto dei paesi europei. 21
6. Approfondimento : la trasformazione del
sistema delle tinto-lavanderie e dinamiche
emergenti di razionalizzazione produttiva
Per quanto riguarda le dinamiche delle tinto‐lavanderie occorre in primo luogo osservare come sul segmento delle imprese al dettaglio continuano a gravare approfondendosi le dinamiche di trasformazione di un mercato che tende sempre più a razionalizzarsi con una forte accelerazione negli ulti anni per effetto della grave crisi economica e finanziaria ancora in atto, che, contraendo la domanda da parte delle famiglie ha iniziato a imporre drastiche scelte di trasformazione o decisioni di uscita dal mercato. L’ambito delle tinto‐lavanderie è infatti un sistema che da almeno 10 anni sta subendo una profonda trasformazione che continua senza peraltro registrare segnali di attenuazione. Dal 2001 si assiste, infatti, ad un progressivo assottigliamento dell’offerta con circa mille lavanderie in meno ogni anno in Italia: le tinto‐lavanderie sono passate, infatti, dalle 22.600 aziende del 2001 alle 19.000 del 2007, scendendo infine a 14.500 nel 2010, ossia, una contrazione del 36% che descrive inequivocabilmente un processo di ristrutturazione del comparto. Il calo degli esercizi di tinto‐lavanderia al dettaglio ha determinato inevitabilmente anche una diminuzione del numero degli addetti, che sono scesi drasticamente passando da 45.200 nel 2001 a circa 30.000 unità nel 2010. Nonostante questo processo di razionalizzazione il comparto delle tinto‐
lavanderie continua ad essere caratterizzato da microimprese che non impiegano più di 2 addetti (87%), a conduzione prettamente familiare (con il 79% dei titolari donne). Configurazione che continua a attribuire all’Italia uno dei primi posti al mondo per numero d’imprese di lavanderia rispetto alla popolazione: nel nostro paese c’è una tintoria ogni 4.000 abitanti, contro una sola lavanderia ogni 7.400 abitanti negli Usa, e addirittura una impresa ogni 16.000 abitanti in Germania. Il numero totale delle tinto‐lavanderie italiane è in pratica equivalente a quello della Francia, Germania e Regno Unito messe insieme, paesi dove evidentemente il processo di gestione industriale è sicuramente molto più avanzato di quanto lo sia nel nostro paese. 22
In ogni modo, le dinamiche di razionalizzazione del sistema delle tinto‐lavanderie che sono tutt’ora in corso in Italia, sono alimentate prima di tutto dai profondi mutamenti nella domanda che esprime in modo sempre più netto l’esigenza di coniugare una riduzione della spesa con un crescente bisogno di un servizi di tinto‐lavanderia che per velocità di risposta, orari e qualità del servizio consenta di conciliare meglio le diverse esigenze di lavoro, familiari e tempo libero. Sullo scenario competitivo del settore al dettaglio interagiscono poi altri fattori diversi e contrastanti, tra i quali: crescente complessità dei capi da trattare; evoluzione tecnica e tecnologica, sia sui prodotti di consumo, sia sugli impianti; complessa legislazione di gestione degli impatti ambientali delle attività e relativi costi. A fronte di questi scenari le tinto‐lavanderie che generalmente si trovano ad operare in modo isolato servendo piccole nicchie di mercato riescono al massimo a difendere la propria posizione e clientela, senza riuscire ad attivare percorsi di crescita significativi, non potendo nemmeno contare su politiche di investimento trovandosi molto spesso sottocapitalizzate e troppo piccole per affrontare un salto dimensionale. L’attuale dinamica del mercato dei servizi per la clientela al dettaglio non è più in
grado di garantire una redditività adeguata e molte imprese marginali anche a
fronte dei
costi ingenti per la gestione delle attività spesso si trovano in
difficoltà, per non parlare di quelle imprese che devono adeguare e sostituire le
attrezzatture e che a fronte dei costi decisamente
elevati si trovano di fatto
costrette a chiudere l’attività.
La difficoltà è, poi, evidentemente ancora maggiore per chi addirittura decide di
entrare nel mercato.
Con una spesa nell’ordine di almeno 70 mila euro per
avviare una piccola attività sono pochi i nuovi competitor che decidono di
entrare.
Questa dinamica di grave difficoltà per chi opera nel settore e di contrazione
continua della domanda e dell’offerta sottenderà probabilmente lo scenario
evolutivo del settore nei prossimi anni con una crescita
delle chiusure nei
prossimi anni nella considerazione che per molte piccole strutture con attrezzature ormai vetuste l’adeguamento dei macchinari equivarrà ad una condanna a cessare le attività. 23
A fronte delle dinamiche in atto emergono, in realtà, anche nuovi modelli organizzativi che appaiono delineare nuovi modelli produttivi a network capaci di garantire una offerta competitiva sul mercato e di realizzare buoni risultati, dischiudendo peraltro nuove opportunità per le imprese industrialmente organizzate. Le esperienze più innovative vedono concretizzarsi il modello reticolare dove di fatto si sviluppa un network costituito da soggetti indipendenti che organizzano l’attività core attraverso una azienda capofila in grado di effettuare investimenti e che tende ad assumere una forma industrialmente organizzata per la gestione della fase di lavaggio, che viene quindi centralizzata. Le piccole tinto‐lavanderie restano autonome mantenendo al proprio interno solo lo stiro e la confezione del capo al cliente, potendo garantire la necessaria capillarità e personalizzazione del servizio. Dai contatti con i piccoli imprenditori emergono prime esperienze di imprese a rete con nuclei variabili di aziende al dettaglio ( 5‐8) che hanno rinunciato ad investire o che sono riuscite a suddividere la spesa per i macchinari di lavaggio che vengono concentrati su una tinto‐lavanderia di riferimento, in grado di operare su un territorio ampio ma non troppo, al fine di non pregiudicare tempestività e contenere i costi di trasporto, riuscendo a realizzare un network logistico e produttivo per la raccolta ed il trattamento dei capi della clientela finale. La costruzione di una rete attorno ad struttura centrale capace di offrire le attività di lavaggio costituirà probabilmente l’unica soluzione per molte imprese minori e non, anche a fronte della pressione competitiva delle lavanderie automatiche da un lato e della nuova imprenditoria etnica emergente dall’altro che alimenteranno, favorite anche da un calo della domanda delle famiglie, una dinamica di forte contenimento dei costi. Per le imprese di tinto‐lavanderia consorziate la necessità principale è quella di ottimizzare i cicli di lavaggio riuscendo ad ottenere una massa critica di raccolta che deve avvicinarsi ad ameno 500‐600 capi giornalieri in modo da alimentare cicli di lavaggio efficienti potendo contare su pieni carichi delle macchine, anche con capi colorati, con l’obiettivo di ottimizzare i costi unitari sulla base di una corretta distribuzione dei costi di ammortamento e dei costi di lavaggio per energia, additivi, detersivi, acqua e scarichi. 24
In questa prospettiva dunque potrebbe essere opportuno per le imprese industrialmente organizzate governare questi processi trasformando la debolezza connessa alla polverizzazione e capillarità della micro‐impresa di tinto‐lavanderia in opportunità, valorizzandone il ruolo di terminale territoriale di raccolta in un sistema di reti di impresa organizzato attorno ad una impresa capofila (di tipo industriale) in grado di accentrare la lavorazione. Alcune ulteriori esperienze in corso sembrano evidenziare come alcune lavanderie industriali hanno già assunto il ruolo di terminali di rete riuscendo a gestire in modo efficiente ampi volumi di capi individuali mantenendo al contempo bassi i costi, facendo leva, peraltro, solo in parte sulle nuove tecnologie di rete e sulle nuove tecnologie di sorting. Questa innovazione tecnologica, che come osservato già oggi è in parte disponibile, potrebbe contribuire a dischiudere nuove possibilità di business oltre l’ambito residenziale e di assistenza, connesse al trattamento della biancheria di clienti privati nell’ambito del mercato al dettaglio, ampliando ancora di più i volumi di produzione. Le nuove possibilità di gestione di grandi volumi di capi individuali, che le tecnologie dell’automazione e tracciabilità hanno già il larga parte messo a disposizione, potrebbero infatti permettere alle lavanderie industriali di inserirsi bene nel frammentato settore delle tinto‐lavanderie, intercettando in questo modo una nuova domanda di servizi da parte del pubblico finale direttamente o per il tramite delle stesse lavanderie al dettaglio o di altre strutture di servizio anche connesse a nuove piattaforme on line, che agirebbero come nodi di prossimità per la raccolta e la distribuzione dei capi. Per il momento si tratta di una dinamica ancora di tipo prospettico con pochissime esperienze consolidate, se si eccettuano i servizi di lavanderia industriale prestati alle lavanderie al dettaglio per capi particolari (ad esempio tappeti o piumini). Come già evidenziato tuttavia gli spazi potenziali per questo tipo di attività sembrano aprirsi sempre di più, tenuto conto delle dinamiche inesorabili di razionalizzazione e ristrutturazione interne al settore delle tinto‐lavanderie. 25
La portata di possibili sperimentazioni di nuovi servizi industriali in questo comparto non può quindi essere sottovalutata. Il peso dell’intero settore retail pari a circa 7‐800 milioni di Euro, evidenzia tutta la strategicità e significatività di possibili iniziative sviluppate all’interno del sistema delle lavanderie industriali finalizzate a intercettare, nel medio periodo, almeno una parte della ampia (e complessa) domanda che promana dal pubblico al dettaglio. 26