111004_Verbale Forum ASMN - Provincia di Reggio Emilia

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111004_Verbale Forum ASMN - Provincia di Reggio Emilia
FORUM PROVINCIALE DELLE DONNE
SEDUTA 4 OTTOBRE 2011 ORE 17,00
Sala del Consiglio Provinciale
Corso Garibaldi, 59 – Reggio Emilia
VERA ROMITI, Coordinatrice del Forum Provinciale delle Donne
Buongiorno, vorrei innanzi tutto ricordare ai presenti gli obiettivi del forum, che è un luogo di
scambio, di incontro e di rielaborazione delle idee, per mettere in circolo degli stimoli che possano
essere utili alla comunità, a chi è chiamato a prendere delle decisioni, a chi fa politica, al
volontariato, alle imprese. Oggi trattiamo di un tema molto sentito e che ci era anche stato suggerito
più volte nel corso dei nostri incontri. Il progetto che oggi andiamo a discutere, la cosiddetta “Casa
Ospedale della Donna e del Bambino”, è a tutti gli effetti inserito in un percorso che ci ha portate a
discutere nel corso dei mesi su temi come l’educazione, la maternità… E’ un filo conduttore che
vorremmo fosse retto direttamente dalle donne, per questo vorremmo oggi condividere con le
presenti l’importanza di questo progetto ed invitarle a fornire in proposito la propria visione delle
donne e dell’ottica di genere. L’ottica di genere sarebbe certamente rilevante per affrontare molte
tematiche del nostro presente, per questo progetto è ancora più importante e necessaria poiché è un
progetto che ci riguarda da vicino. Vogliamo dunque manifestare la nostra presenza, il nostro
desiderio di partecipazione, accompagnando il percorso che porterà a concretizzare questo progetto
così lungimirante, che potrà divenire concreto solo se collaboreremo tutti insieme tenendo presente
il bene comune. In una terra come la nostra, in cui molte hanno lavorato per le donne nei decenni
passati, noi sentiamo oggi il dovere di portare avanti certi discorsi e certi valori.
Abbiamo sicuramente molte cose da dire, per cui passo subito la parola alla presidente Sonia Masini
che da tempo si interessa di questo progetto.
SONIA MASINI, Presidente della Provincia
Buonasera, questo è un progetto assolutamente da realizzare ed occorre capire insieme come farlo e
con che tempi tenendoci collegati e lavorando insieme. Abbiamo da tempo una discussione in corso
su questa proposta che arriva dall’ospedale Santa Maria, che coinvolge l’ostetricia e la ginecologia
e che parte anche dal discorso importante sulla fecondazione assistita, tenendo conto delle necessità
di attenzione e di assistenza verso le donne. Un progetto discusso varie volte e che ancora non ha
trovato canali giusti per essere finanziato.
Aprendo questo incontro, vorrei essere chiara sull’impostazione che darei. Oggi è anche una
giornata di ascolto e di confronto, che non vuol essere conclusiva, ma che intende lasciare spazio
alle opinioni delle donne che devono giocare una partita importante, chiaramente con gli uomini al
loro fianco, e tra questi ovviamente i professionisti, tenendo insieme l’aspetto scientifico, medico,
della qualità e dell’eccellenza, e l’aspetto che riguarda la tutela dei diritti delle donne, della loro
sensibilità, del loro ruolo nel generare ed il legame che si instaura tra le donne e i figli. Ciò significa
anche tutela della genitorialità, un concetto molto delicato che va ripreso, insieme ad altri come la
scelta della maternità o dell’interruzione della gravidanza, la tutela di fattori non solo sanitari e la
questione del dopo parto. E’ questo un progetto che riguarda certamente il Santa Maria Nuova, ma
che interessa anche altri soggetti, come l’azienda USL e la Regione. Verrà certamente il tempo per
ragionare anche con loro.
Le condizioni economiche dei prossimi anni non saranno certamente favorevoli ed è necessario
oggi ragionare su un progetto complessivo, da realizzare eventualmente per stralci, ma che
ricomprenda l’insieme territorio – ospedali – percorso nascita – tutela della genitorialità –
protezione dei diritti – e anche la prevenzione dell’aborto.
Vorrei ripartire oggi da chi ha ideato il progetto e che vi sia una riflessione da parte delle donne
presenti, con lo scopo di costruire tutti insieme un’alleanza per costruire una realtà nuova che
qualifichi tutti i livelli, che abbia momenti di collaborazione con altre realtà vicine, senza farci
troppe illusioni perché non ci sono grandi finanziamenti dietro l’angolo. Però, ad esempio, abbiamo
qui con noi la signora Deanna Veroni, che tutti conoscerete come Miss Deanna, un’imprenditrice
che ha onorato la storia di Reggio Emilia e che ha costruito un pezzo della storia delle donne di
Reggio. Lei ora ha dato vita ed è presidente di un’associazione che si muove con l’ottica di
sostenere questo progetto e di raccogliere fondi, potremo quindi integrare i fondi pubblici con fondi
privati. E’ anche presente la consigliera Roberta Mori che ha presentato su questo argomento una
risoluzione in Consiglio Regionale, ci auguriamo che la Regione si possa comportare in modo
conseguente. Abbiamo anche il consigliere Giuseppe Pagani che ha sostenuto questa iniziativa ed il
dott. La Sala, il dott. Abrate ed il dott. Trenti, direttore generale dell’Arcispedale. Saluto inoltre
anche gli altri medici e dirigenti presenti. So che ci sono anche rappresentanti dell’AUSL, che sono
qui soprattutto come donne iscritte al Forum.
IVAN TRENTI, Direttore generale ASMN
Quando ci muoviamo in forze non è tanto per mostrare i muscoli, ma per dimostrare l’interesse nei
confronti dell’opinione dei nostri interlocutori. Essere stati invitati qui e presentarci solo con la
figura del Direttore generale avrebbe significato per noi la perdita di un’occasione. Al mio fianco
c’è il dott. Abrate Direttore del Dipartimento Materno Infantile, il prof. La Sala Direttore
dell’Ostetricia, i componenti della direzione generale (Direttore amministrativo avv. Boni e
Direttore sanitario dott. Mazzi), il dott. Della Giustina Direttore della Neuropsichiatria infantile, il
dott. Gargano Direttore della Neonatologia, il dott. Amarri Direttore della Pediatria, la direttrice
delle professioni sanitarie dott.sa Marina Iemmi e la dirigente ostetrica dott.sa Borgognoni.
Farei un excursus molto rapido su quello che è stato il percorso del progetto Materno Infantile (nel
sottolineare che riteniamo superata la precedente denominazione), precisando altresì che, insieme al
progetto del Centro Oncoematologico (CO-RE), le due strutture completeranno le esigenze
logistiche dell’Ospedale Santa Maria Nuova. Riteniamo infatti l’area ospedaliera si completerà
grazie alla realizzazione di queste strutture, sia grazie agli spostamenti che potranno essere
realizzati, nonché al mantenimento della proprietà dello stabile Spallanzani, utilizzato già oggi in
modo integrato con l’azienda territoriale.
Riteniamo infatti che, con il completamento delle opere, l’ASMN possa far fronte alle esigenze
della città, ma anche della provincia per i prossimi almeno 20 anni. Il progetto della struttura
Materno Infantile viene da lontano e fino ad oggi non è stato possibile realizzarlo. Nel 2006 lo
propose il prof. La Sala, ne parlai con l’Assessore regionale Bissoni, il quale diede parere positivo
purché il progetto fosse in armonia con le strutture materno infantili della provincia. Mostrammo il
progetto pubblicamente e fu riconosciuto dalla Direzione quale progetto strategico, come avvenuto
per il Centro Oncoematologico (CO-RE). Fin dall’inizio fu presentato come progetto del Santa
Maria, con la consapevolezza però che dovesse essere il progetto di un’intera provincia e di
un’intera comunità, dunque in armonia con i servizi territoriali e con gli altri ospedali.
Un primo finanziamento era previsto grazie all’alienazione dello Spallanzani alla az. USL; doveva
essere completato con finanziamenti della Regione o dello Stato. L’azienda territoriale ha fatto però
altre, comprensibili e condivisibili, scelte. Nel frattempo anche le risorse inizialmente provenienti
da finanziamenti statali furono orientate prioritariamente all’oncologia. Le risorse a disposizione
furono pertanto destinate al Centro Oncoematologico ed il progetto del materno infantile è rimasto
senza finanziamenti dedicati.
Nel frattempo sono avvenuti fatti importanti, come ad esempio, da un punto di vista politicoistituzionale, è stata la risoluzione approvata dal Consiglio della Regione Emilia Romagna. La
risoluzione, approvata all’unanimità a prescindere dalla provenienza politica e geografica dei
consiglieri, riconosce al progetto una rilevanza di livello regionale ed impegna la Giunta a
realizzarlo. Questo è un atto significativo a testimonianza del pieno consenso sul progetto
dell’istituzione regionale.
Come diceva la Presidente, non abbiamo davanti un orizzonte in cui si può essere ottimisti, ma
qualcosa possiamo fare: investire sul progetto, oggi ancora al livello di studio di fattibilità, puntando
sulla “capacità di elaborazione” della comunità reggiana sui temi della maternità e dell’infanzia,
dunque non solo coinvolgendo i professionisti interessati e gli ingegneri. Come si realizzerà questo
progetto dovrà essere frutto di una discussione e dovrà essere arricchito di contenuti e sensibilità
diffuse come può essere il contributo del forum delle donne, luogo di dibattito e discussione. Su
questo abbiamo ben presente l’esperienza positiva del GrADE. Anche per questo si è arrivati alla
decisione di costituire la Onlus CuraRE, che potrà agevolare il confronto sul tema e creare
condizioni per trovare finanziamenti e progettisti validi. Abbiamo poi avviato una collaborazione
con Reggio Children che ci potrà essere d’aiuto sia dal punto di vista architettonico - strutturale che
educativo.
Chiarito che il progetto va realizzato, come direzione aziendale siamo impegnati a sistemare la
Pediatria, riqualificando l’attuale sede entro il 30 giugno del 2011. Inoltre, quando si sposterà la
Rianimazione, che verrà ricollocata nei primi mesi del 2012, riqualificheremo i locali liberati per
spostarvi la Neonatologia, prevedendo di completare tutto entro il 2012. Ciò fatto, si creeranno le
condizioni affinché le sale parto del secondo piano corpo B dell’ospedale possano estendersi nei
locali lasciati dalla Neonatologia; tutto questo entro il 2013.
Chiudo dicendo che non c’è dubbio che la situazione del dipartimento materno infantile deve essere
migliorata. A fronte di questa necessità siamo consapevoli che, dal punto di vista delle
professionalità presenti nel Dipartimento Materno Infantile, il nostro ospedale è altamente
qualificato. Aggiungiamo che abbiamo il centro pubblico più attivo in Italia per la procreazione
medicalmente assistita.
DOTT. MARTINO ABRATE
Grazie per averci invitato, ne siamo contenti, siamo venuti in forza perché siamo abituati a lavorare
insieme. Il nostro è un dipartimento complesso, ci sono sei unità operative, alcune di queste sono
piccole, ma con grande qualità professionale: la neuropsichiatria infantile che pochissimi ospedali
possono avere in Regione, una genetica clinica che forse nessuno ha e che svolge numerose
consulenze in ambiti universitari, una unità sulla riabilitazione delle gravi disabilità infantili, unico
centro di terzo livello in Italia. E questo giusto per partire dalle unità numericamente più piccole.
Un’ostetricia e una ginecologia di rilievo, una pediatria che in questi anni è cresciuta moltissimo.
La crescita dei reparti è dovuta in primo luogo all’incremento demografico straordinario nell’ultimo
decennio, abbiamo una delle natalità più alte d’Italia. Sono arrivato a Correggio nel 1999 dopo una
fusione complessa. Fino all’anno scorso nascevano circa 1300 bambini, dall’anno scorso ne sono
nati 2550. Ciò è dovuto in gran parte all’aumento della popolazione migrante, che porta con sé
rilevanti complessità sanitarie che, insieme ai numeri crescenti, ci hanno messo alla prova. C’è una
maggiore complessità (grandi prematuri, bambini sottopeso) che si è riversata sulla neonatologia,
ma anche nell’ambito della cura alle donne, per cui abbiamo visto raddoppiare l’attività chirurgica –
il tutto nello stesso contenitore.
L’esigenza di una nuova struttura nasce dunque innanzi tutto da una contingenza, ma non solo da
questo. Quando Giovanni La Sala ha presentato inizialmente questo progetto ne abbiamo capito tutti
il potenziale innovativo, che non poteva essere solo un trasloco in ambienti più nuovi o belli. Siamo
consapevoli che per fare innovazione occorra collaborare, occorra avere le capacità dell’ascolto e
della creatività.
Quello che noi vorremmo progettare e realizzare è un ospedale da fare con e per le donne e per e
con i bambini. Da qui anche la collaborazione con Reggio Children. Voi sarete dunque parte di un
percorso per noi necessario, non solo protagoniste, ma anche giudici di quello che sapremo
realizzare. L’innovazione passa poi anche dalle professionalità che sapremo esprimere, protagonisti
saranno la qualità e la ricerca, anche grazie al fatto di essere divenuti IRCCS.
Altra caratterizzazione che potrebbe diventare molto forte è quella dell’aspetto oncologico, con una
visione dell’oncologia al femminile – abbiamo organizzato per la prossima settimana proprio un
convegno su questo tema – e lo sviluppo del tema della conservazione della fertilità all’interno della
terapia del tumore. Il fatto di avere un centro per la procreazione medicalmente assistita fa sì che
tale collaborazione possa divenire un carattere distintivo. Se ne possono poi trovare altri in ambito
pediatrico.
Importanti poi i rapporti con gli altri ospedali, rapporti che devono essere sempre più stretti con il
territorio, con la realtà dei consultori, con i pediatri di famiglia. L’ospedale rappresenta il momento
dell’intensità della cura, che vorremmo diventasse sempre più intensivo e breve, momento di
emergenza, di sofferenza, disagio e di difficoltà, ma è poi il territorio che rappresenta la vera rete di
supporto per le esigenze della quotidianità.
PROF. GIOVANNI BATTISTA LA SALA
Anche io ringrazio coloro che hanno lavorato per creare questo incontro. Dopo l’evento tenutosi al
Malaguzzi il 20 novembre 2010, il Forum delle Donne di oggi è la seconda occasione nella quale il
progetto viene discusso pubblicamente.
Quali sono le caratteristiche del nuovo progetto materno - infantile di tutta la Provincia di Reggio
Emilia? In primo luogo, per superare le vecchia denominazione, dobbiamo cercare e trovare
un’altra denominazione che sia più consona alla sostanza del progetto e che abbia più appeal. Il
nuovo progetto materno - infantile non è un bel sogno, ma vuole essere la risposta alla domanda
contemporanea e futura dei cittadini in tema di salute della donna, della gestante e del bambino. In
medicina non succede diversamente da ciò che succede in economia: chi parte prima, prima arriva.
A mia conoscenza, nella nostra Regione nessun’altra provincia ha ideato un tale progetto che sappia
sintetizzare gli interessi del territorio e dell’ospedale mettendo insieme assistenza, formazione e
ricerca. Un progetto ambizioso, lo dico apertamente e ricordo che nella risoluzione votata
all’unanimità dal nostro Consiglio Regionale è scritto a chiare lettere anche nella risoluzione che
questo è un progetto a rilevanza regionale. Io credo che, se realizzato bene, possa avere rilevanza
anche nazionale ed internazionale. Questo è un progetto che deve raggiungere gli obiettivi
dell’eccellenza. E’ un progetto non solo per la Città di Reggio Emilia, ma per tutta la nostra
Provincia. Tra gli obiettivi prioritari del progetto c’è quello di ottimizzare l’integrazione tra gli
ospedali e le strutture del territorio, come i consultori familiari. Un aspetto peculiare del progetto è
che deve essere pensato e realizzato con il contributo non solo dei tecnici e degli operatori sanitari
ma anche dei cittadini e, in primis, delle donne. C’è certamente il problema delle risorse
economiche che, nella nostra Regione come in tutto il Paese, in questo momento sono
particolarmente esigue rispetto ai bisogni. Sono contento che il carro sia partito, ma ritengo che, per
non restare nella vaghezza e per realizzare qualcosa di concreto, occorra porsi dei limiti cronologici,
dei tempi entro i quali costruire realmente il nuovo progetto materno - infantile. A riguardo, il mio
parere personale è che esso debba diventare operativo entro il 2015.
BARBARA CANTARELLI, Vicesindaco di Novellara
Io sono un’amministratrice, ma in prima persona sono donna e mamma di tre maschi, ho partorito in
tre ospedali diversi, in tre province diverse e tre regioni diverse per motivi sia sostanziali che
emozionali. La scelta dell’ospedale è data non solo per ragioni sanitarie, ma anche da una ricerca
umana con chi ci sta intorno, oltre ai macchinari disponibili e la qualità del reparto è importante
anche l’approccio umano, sia prima che dopo il parto. Nel mio ideale, nel mio sogno, vedo un
reparto con delle figure anche non ospedalizzate che accompagnino la donna in questo momento
cosi importante della vita. Vedo un lavoro incentrato sulla donna, sulla figura femminile nella sua
identità. E’ importante coinvolgere anche la figura dell’uomo, con un’inclusione che avvenga però
giorno per giorno e passo dopo passo. Importante è anche cercare di capire le altre culture e come
nelle diversità possano essere colti degli elementi migliorativi.
Un fenomeno molto negativo che sta prendendo piede è quello della ricerca di società private
all’estero per la conservazione delle staminali, per le quali non ritengo opportuno che venga fatta
pubblicità nelle strutture pubbliche.
Per il mio ultimo parto sono andata a partorire a Mantova, a Pieve di Coriano, dove mi sono
associata a una Onlus che mi ha permesso fare il prelievo in una struttura pubblica pagando il ticket
e conservando le mie staminali a Mantova per i miei bambini. Credo sia importante e doveroso che
ci sia anche questa opportunità per le mamme.
Rilevo infine anche l’aspetto del “turismo” all’estero per effettuare certe pratiche legate
all’infertilità o alla selezione ormonale, pratiche che mettono in difficoltà anche economica le
famiglie.
Dal momento in cui ritengo che la maternità rappresenti un momento di felicità, di continuità, di
gioia, di sfida e di allegria, mi unisco ai vostri sforzi di riflessione e mi rendo disponibile in questo
gruppo di lavoro.
IONE BARTOLI, Donne Insieme
Questa è una grande occasione perché stiamo parlando di maternità in un momento in cui diventare
madre sta diventando un privilegio. Se siamo attenti alle teorie più recenti, vediamo che ci sono
alcuni economisti che, parlando di PIL, ne mettono in discussione le caratteristiche, arricchendolo
con una visione di carattere sociale, in cui la maternità assume un valore per la comunità.
Dalle parole del Dott. Abrate ho vinto alcune difficoltà che avevo a capire ed approvare questo
progetto. Il mio timore derivava dal fatto che credo non si debba fare distinzione tra il momento
ospedaliero e quello dell’assistenza territoriale. In questo, è certamente importante anche
l’esperienza di Reggio Children. E credo che sia il pubblico debba anche avere il compito di capire
i cambiamenti psico fisici che si hanno quando si decide di diventare madre. Più della metà delle
donne reggiane in gravidanza si servono del servizio pubblico, molte di queste però sono migranti.
Come mai? O le donne chiedono troppo o il servizio pubblico non sa dare risposte adeguate. Perché
le donne chiedono più del necessario?
Una delle eccellenze che abbiamo è la garanzia dei servizi territoriali, non vorrei che perdessimo
questa eccellenza. Se non uniamo i due momenti (ospedaliero e territoriale) noi perdiamo la sfida
che ci stiamo ponendo. E’ da chiarire dunque se si parli di un dipartimento dell’ospedale, di un suo
reparto e non di qualcosa che abbia la sua autonomia. Vorrei capire meglio anche come va il
Percorso Nascite nel territorio.
GIGLIOLA VENTURINI, consigliera comunale di Reggio Emilia
Le cose che ho sentito sono molto confortanti e possono essere in parte risposta alle domande con
cui sono arrivata qui. Sono anche certa che avremo un secondo step di confronto tra ASMN e
AUSL.
Sappiamo delle normative relative al numero dei parti necessari per mantenere i punti nascita, che
certezze possiamo avere nella nostra provincia, anche rispetto al futuro utilizzo delle risorse ed al
rapporto di questo progetto in un circuito possibilmente virtuoso col territorio?
Si è parlato del rapporto con i servizi territoriali, tutela, prevenzione e vicinanza alle persone. In
questo credo vada preso in considerazione il lungo percorso ed il tempo di una nascita, dal
concepimento ai primi anni di vita del bambino. Torno quindi al tema del rapporto tra ASMN – ed
AUSL: a Reggio Emilia il consultorio è formalmente separato dall’ospedale, ciò rappresenta un
problema in più, mentre nei territori questa integrazione c’è già. Ci sarà spazio per una riflessione in
merito?
Chiedo inoltre se tutte le 6 unità che fanno parte del dipartimento siano davvero integrate nel
progetto in essere. Mi risulta che alcune non siano integrate. Che ipotesi ci sono da questo punto di
vista?
ANNA MARIA MARZI, Hospice Casa Madonna dell’Uliveto
Vorrei sottolineare alcune priorità come esigenze della base: i cambiamenti strutturali della
ginecologia e ostetricia (malgrado ci siano le condizioni di sicurezza mancano oggi le situazioni di
sollievo e intimità), l’investimento nel personale non medico ed infine: si può partorire a Reggio
senza dolore? Senza dover fare per forza il cesareo o andare in altre strutture, come a Guastalla?
ELENA BERTOLINI, LEGACOOP – COOPERATIVA 90
Sono anche io una delle turiste del parto, sono infatti andata a partorire a Parma con l’epidurale.
Per mestiere mi occupo di educazione ed è un aspetto che segna molto il lavoro di un’impresa.
Molte delle persone che sono presenti qui hanno segnato la mia vita, come i medici dell’ospedale, e
questo progetto coinvolge davvero la vita di tutte noi. In particolare, ci deve interessare molto come
membri di una comunità che educa ciò che si può fare in termini di educazione e prevenzione:
l’approccio al tema della maternità, la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili (in
particolare con i giovani). Spesso, in una società che fa ancora troppo poco ricorso alla prevenzione.
l’ospedale è un filtro che sostituisce i consultori. I servizi territoriali devono essere conosciuti di
più, anche se in tema di educazione e sensibilizzazione è importante anche l’ospedale.
Il progetto è bello, ma ritengo sia davvero ambizioso e visionario pensare di investire così tanto in
questo momento.
DOTT. MARTINO ABRATE
Rubo un po’ il mestiere alla dott.sa Messori, che è in sala, sul tema dei consultori e del rapporto con
l’ospedale. Si tratta infatti di due aziende diverse, se capitano interruzioni nel percorso è certamente
una responsabilità, ma è quello che finora abbiamo cercato di evitare.
Rispetto al tema della valorizzazione dei professionisti non medici, i consultori hanno avuto un
ruolo molto importante, vediamo ad esempio il ruolo che vi ha l’ostetrica.
Credo che ci sia e ci sia stata la volontà di unire gli intenti e di mettere tranquillità alle donne
nell’approcciare una struttura ospedaliera che appare complessa.
Condividiamo anche il fatto che si debba avere una visione complessiva della salute della donna,
tenendo anche conto nelle nostre strutture di una risposta al dolore del parto ed alla presenza di
figure non mediche in grado di dare quella sensazione di tranquillità e sicurezza che possa far vivere
in modo diverso anche la sensazione del dolore.
PROF. GIOVANNI BATTISTA LA SALA
Grazie a chi è intervenuto, si tratta di osservazioni utili.
Sul fatto che l’ospedale debba integrarsi col territorio non vi è alcun dubbio, anche se occorre capire
cosa significhi nei particolari. Sul tema delle cellule staminali del sangue del cordone ombelicale mi
trovo d’accordo con il Vicesindaco di Novellara. A livello nazionale è stata fatta la scelta, che
condivido, di stoccare il sangue cordonale in una sola sede regionale in ciascuna delle Regioni e,
escluse le dovute eccezioni, di utilizzare le cellule staminali ai fini “pubblici” e non “privati”. La
sentenza del 2009 della Corte Costituzionale è stata una vera picconata alla Legge 40 in quanto,
rifacendosi alla Legge 194 sulla Interruzione Volontaria di Gravidanza, ha messo al primo posto la
difesa della tutela fisica e psicologica della donna. Nei primi mesi del 2012, la Corte Costituzionale
si esprimerà sul quesito di costituzionalità del divieto dell’eterologa contenuto nella legge 40. Se la
Corte Costituzionale dichiarerà incostituzionale il suddetto divieto dell’eterologa, allora potremo
affermare che, difatti, la Legge 40 sarà stata abolita.
DOTT. IVAN TRENTI
Sono d’accordo sul fatto che il nome del progetto sia infelice e sia da cambiare.
Chiarisco inoltre che si tratta di un Dipartimento del Santa Maria e non di una struttura esterna.
I temi che sono stati posti sono l’architrave di una futura discussione, nella consapevolezza della
necessità di collaborare e di integrarci con le altre strutture presenti nella provincia, territoriali e
ospedaliere.
In merito al parto senza dolore, in azienda stiamo iniziando a praticarlo, ma sia per questioni
logistiche che di personale nonché di sostenibilità economica non saremo in grado di rispondere a
tutte le richieste.
Ciò che ha detto Bertolini in merito all’educazione è condivisibile, come è vero che l’ospedale
rappresenta parte dell’identità della città e della comunità locale.
So bene anche che questo è un sogno. Fino a poco tempo fa si parlava di sogno anche riguardo al
centro oncoematologico: oggi, lo stiamo realizzando. L’importante è avere progettualità per il
futuro dell’ospedale e dotarci di progetto che sia pronto quando saranno disponibili risorse e altre
opportunità.
Nei prossimi giorni è stato convocato il Dipartimento Materno Infantile, allargato alla Direzione e a
professionisti dell’AUSL di RE, al fine di individuare i componenti di un gruppo di lavoro al quale
sarà affidato il compito di elaborare un primo quadro di riferimento progettuale, avente natura
interaziendale ed interprofessionale. Ciò consentirà di realizzare un primo documento utile alla
discussione futura e consentirà alla Onlus di far conoscere a tutti il progetto e, se possibile, consensi
e sostegni economici.
PRESIDENTE SONIA MASINI
Prima di chiudere la riunione, rimaniamo d’accordo in qualche modo per non far sfilacciare i nostri
legami.
Ringrazio i professionisti che hanno partecipato e chiarito diversi aspetti.
Mi permetterei di dire due cose per mantenere il dibattito: condivido l’impostazione del prof. La
Sala rispetto ai tre temi “assistenza – procreazione – ricerca”, ma ne aggiungerei un quarto: quello
della prevenzione (delle malattie, del disagio…), che va inserito nel progetto in modo esplicito.
Penso anche sia importantissima l’unità dei professionisti e non solo delle aziende.
Chiederei, dal momento che le aziende cominciano a lavorare insieme alla definizione della
strategia, che si possa avere al più presto una concreta stesura del progetto; di arrivare tra qualche
mese a una traccia, magari non il dettaglio delle sale e degli studi, ma il senso del progetto, cosa
faranno l’ospedale e gli ospedali, cosa farà il territorio, il rapporto con l’università, cosa voglia dire
investire nella salute delle donne, dei bambini e delle famiglie, riprendendo il concetto di
genitorialità. Tutto ciò unendo tutti i nostri saperi, tornando a una sintesi perché c’è stata molta
frammentazione.
La signora Deanna non ha potuto parlare stasera, ma so che aspetta anche lei qualcosa di concreto
per lavorare. Ci ridiamo appuntamento tra un mese – quaranta giorni.
IL PROF. LA SALA PRENDE L’IMPEGNO SU UNA BOZZA DI PROGETTO PER LA
PRIMA META’ DI NOVEMBRE.