nascita di bambini sani dopo transferimento in utero
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nascita di bambini sani dopo transferimento in utero
NASCITA DI BAMBINI SANI DOPO TRANSFERIMENTO IN UTERO DI EMBRIONI CON AEUPLOIDIE A MOSAICO Abstract Gli embrioni con aneuploidie “a mosaico”, caratterizzati da un corredo cromosomico costituito da una combinazione di cellule aneuploidi e cellule euploidi, solitamente non vengono considerati per un trasferimento intrauterino in donne che si sottopongono a fecondazione assistita, ma congelati o, in altri Paesi, eliminati. Lo studio si propone di valutare il potenziale d’impianto degli embrioni con aneuploidie a mosaico, e se questi possano generare una gravidanza e dare origine alla nascita di bambini sani. A tale scopo si è proceduto alla messa a punto di un nuovo protocollo di diagnosi genetica preimpianto in grado di analizzare gli embrioni a mosaico e determinare la quantità di cellule aneuploidi in essi presenti rispetto a quelle euploidi. Successivamente sono state analizzate 3.800 blastocisti, il 5% delle quali circa sono risultate aneuploidi a mosaico. Il trasferimento di un embrione a mosaico è stato effettuato in 18 donne che, sottoponendosi ad un trattamento di fecondazione assistita con diagnosi genetica preimpianto delle aneuploidie cromosomiche (PGS), avevano a disposizione un embrione a mosaico ma nessun embrione euploide. Sono stati trasferiti 18 embrioni a mosaico, 8 dei quali hanno dato origine ad una gravidanza (+hCG). In 6 (33.3%) pazienti la gravidanza è andata a termine con la nascita di 6 bambini sani. Lo studio ha dimostrato, che gli embrioni con aneuploidie “a mosaico” sono in grado di “auto-correggersi” una volta impiantati in utero, dando origine alla nascita di bambini sani. Questa “correzione” avviene attraverso un processo che determina un “confinamento” delle cellule embrionali con assetto cromosomico aneuploide in tessuti extraembrionali. Le anomalie cromosomiche di tipo numerico, conosciute anche come aneuploidie, sono caratterizzate dalla presenza in una cellula di un numero maggiore o minore di cromosomi rispetto al numero standard. La presenza di aneuploidie cromosomiche negli embrioni è una delle principali cause di fallimento di impianto o di aborto spontaneo a seguito di trattamenti di procreazione medicalmente assistita (PMA). Lo studio dell’assetto cromosomico degli embrioni mediante diagnosi genetica preimpianto delle aneuploidie cromosomiche (Preimplantation Genetic Sreening - PGS) è stato introdotto con la finalità di aumentare le probabilità di successo nei trattamenti di PMA. La PGS permette di identificare gli embrioni euploidi, e quindi con una N Engl J Med 2015; 373:2089-2090; November 19, 2015 maggiore potenzialità di impianto, e selezionarli per il trasferimento in utero. Nonostante l’efficacia della PGS sia stata dimostrata da diversi studi clinici, portando a un significativo aumento delle nascite rispetto ai trattamenti senza PGS, l’analisi non ha raggiunto fino a oggi i risultati sperati. Infatti, trasferendo in utero embrioni senza aneuploidie ci si aspetterebbe che questi embrioni siano tutti, o quasi, in grado di impiantarsi. Le recenti pubblicazioni, seppur dimostrando un significativo successo della PGS, riportano che solo il 50-60% degli embrioni euploidi danno origine a gravidanze che vengono portate a termine. 1 Le cause per cui un embrione diagnosticato euploide possa non impiantarsi o non proseguire nello sviluppo di una gravidanza, sono ancora poco note. Alcune potrebbero essere attribuibili alla presenza, tra gli embrioni ottenuti dopo IVF, di embrioni con un corredo cromosomico non uniforme, cioè formati da una combinazione di cellule aneuploidi e cellule euploidi. Questi embrioni vengono definiti aneuploidi “a mosaico”. Il mosaicismo cromosomico è un fenomeno molto diffuso sia negli embrioni ottenuti da fecondazione spontanea che in quelli ottenuti mediante fertilizzazione in vitro e coinvolge circa il 15-90% degli embrioni allo stadio di clivaggio ed il 30-40% di quelli allo stadio di blastocisti. La presenza di questi embrioni è considerata una delle maggiori cause di insuccesso dei trattamenti di IVF. Infatti è stato ipotizzato che questi embrioni, contenendo una percentuale variabile di cellule aneuploidi, potrebbero presentare una ridotta potenzialità di impianto. Ad oggi, il ruolo del mosaicismo cromosomico e le reali potenzialità di impianto e di sviluppo di questi embrioni sono poco note e non ci sono studi che dimostrino le capacità vitali di questi embrioni. Per questo motivo nei centri che effettuano la PMA gli embrioni a mosaico vengono diagnosticati come aneuploidi e come tali esclusi dal trasferimento in utero nelle donne che si sottopongono a trattamenti di IVF. Recenti studi sull’incidenza delle aneuploidie negli embrioni ottenuti mediante IVF hanno dimostrato che la percentuale degli embrioni a mosaico diminuisce con il progressivo sviluppo dell’embrione. Inoltre, la bassa incidenza di mosaicismo cromosomico riscontrata nelle gravidanze evolutive (1-2% dei liquidi amniotici) e nei nati (0.2-0.3% dei feti analizzati), in confronto con le alte incidente riscontrate negli embrioni ai primi stadi di sviluppo (50-90%), suggerisce che una piccola parte degli embrioni a mosaico, sia in grado di “auto-correggersi” una volta impiantati in utero, dando origine alla nascita di bambini sani. Questa “correzione” avverrebbe attraverso un processo che determina un “confinamento” delle N Engl J Med 2015; 373:2089-2090; November 19, 2015 cellule embrionali con assetto cromosomico aneuploide in tessuti extraembrionali durante lo sviluppo dell’embrione, mentre le cellule embrionali euploidi verranno “selezionate” per costituire il feto. Di conseguenza, l’esclusione a priori dal trasferimento in utero di questi embrioni potrebbe comportare un’eliminazione di embrioni potenzialmente normali. Mentre per le pazienti giovani, con a disposizione altri embrioni euploidi, l’esclusione di un embrione a mosaico non influenza la possibilità di successo del trattamento di PMA, per le donne con una riserva ovarica ridotta o con una età materna avanzata (>35 anni), in cui il numero di embrioni euploidi è molto ridotto, l’esclusione di un embrione a mosaico riduce la possibilità per queste pazienti di ottenere una gravidanza. Poiché il numero di donne che sottopongono a trattamenti di PMA ad età avanzata è in continuo aumento, diventa importante comprendere se questi embrioni possano avere o meno potenzialità di impianto e di sviluppo. Questo consentirebbe non soltanto di evitare l’eliminazione non etica di embrioni potenzialmente vitali, ma anche di non ridurre le chances di successo per pazienti che si sottopongono a trattamenti di IVF. A questo scopo il direttore di Genoma Group, il Dott. Fiorentino, insieme al suo team di ricerca, coordinato dalla Dott.ssa Spinella ed al team del prof. Ermanno Greco, autore dello studio e direttore del Centro di medicina e biologia della riproduzione dello European Hospital di Roma, ha intrapreso uno studio rivolto a donne che, a seguito di un trattamento di PMA, avevano ottenuto embrioni a mosaico ma nessun embrione euploide. Lo studio è stato condotto in due fasi: la prima fase ha previsto la realizzazione di un modello sperimentale che simulasse il mosaicismo cromosomico e la messa a punto di una metodologia per la PGS, basata sull’array-CGH e sulle più moderne tecnologie di sequenziamento Next Generation Sequencing. Questa analisi ha permesso di determinare la percentuale di 2 mosaicismo per ciascun embrione precedentemente diagnosticato a mosaico. Nella seconda fase, dopo un’appropriata consulenza da parte della dr.ssa Marina Baldi, genetista del centro Genoma, in cui è stato discusso il risultato della PGS, è stata offerta la possibilità alle pazienti di effettuare un transfer dell’embrione a mosaico. Diciotto donne hanno deciso di trasferire l’unico embrione a mosaico disponibile ottenuto durante il trattamento di PMA. In seguito al trasferimento sono state ottenute 8 gravidanze cliniche (+hCG), di cui 6 sono state portate a termine e concluse con la nascita di un bambino. In queste pazienti, l’analisi dei villi coriali, ha confermato la presenza di un cariotipo fetale normale (Tabella 1). La maggior parte degli embrioni che hanno dato origine ad una gravidanza, aveva una percentuale di mosaicismo inferiore del 50%, e presentava una singola monosomia o doppia monosomia. Nonostante questo rappresenti uno studio pilota, effettuato su un piccolo campione di donne, è possibile ipotizzare che la percentuale ed il tipo di aneuploidia influenzi l’esito del trasferimento dell’embrione a mosaico. Analisi future, su un più ampio numero di casi, ci permetteranno di offrire maggiori informazioni in grado di migliorare le nostre conoscenze sulle potenzialità di impianto e di sviluppo degli embrioni a mosaico. Proporre il trasferimento in utero degli embrioni con aneuploidie a mosaico, a pazienti in cui sono stati riscontrati embrioni euploidi a seguito di PGS, consente di raggiungere due principali obiettivi, di fondamentale importanza nell’ambito delle medicina della riproduzione: 1. Evitare l’eliminazione degli embrioni con aneuploidie a mosaico che, nonostante una minore potenzialità d’impianto rispetto agli embrioni euploidi, hanno comunque la possibilità di generare una gravidanza e dare origine alla nascita di bambini sani; 2. Evitare la riduzione le percentuali di successo cumulative delle tecniche di PMA per quelle pazienti in cui non sono stati identificati embrione euploidi. Questo studio, inoltre, mette in risalto l’importanza dell’adozione di tecnologie diagnostiche avanzate nell’ambito della diagnosi genetica preimpianto di aneuploidie cromosomiche (PGS), quali le tecniche Array-CGH e Next Generation Sequencing (NGS), che consentono di identificare gli embrioni con aneuploidie a mosaico, rispetto ad altre tecniche di minore sensibilità, incapaci di rilevare questo genere di aneuploidie. Le tecnologie meno avanzate, infatti, diagnosticherebbero tali embrioni come aneuploidi, quindi escludendoli a priori dalla possibilità di essere trasferiti in utero. Le tecnologie avanzate di PGS, inoltre, permettono di dare priorità al transfer degli embrioni euploidi, che presentano le migliori potenzialità d’impianto, con conseguente miglioramento delle percentuali di successo delle tecniche di PMA. Tabella1: Esiti clinici dopo trasferimento di blastocisti con aneuploidie a mosaico. Caso N° Composizione cromosomica Mosaicismoa (%) Cariotipo (CVS) Esito clinico 1 arr(4)x1,(10)x1 40 46,XX Nato 2 arr(6)x1,(15)x1 50 46,XX Nato 3 arr(2)x1 40 46,XX Nato 4 arr(2)x1 35 46,XY Nato 5 arr(5)x1 50 46,XX Nato 6 arr(5)x1,(7)x1 40 46,XX Nato N Engl J Med 2015; 373:2089-2090; November 19, 2015 3 7 arr(11)x1,(20)x3,(21)x3 30 N/A bHCG negative 8 arr(1)x1,(6)x3,(10)x3,(12)x3,(13)x3,(14)x3,(21)x3 50 N/A bHCG negative 9 arr(3)x1,(10)x3,(21)x3 35 N/A bHCG negative 10 arr(1)x3 50 N/A Gravidanza biochimica 11 arr 9p21.2q34.3(26,609,645-140,499,771)x3 45 N/A Gravidanza biochimica 12 arr(15)x3 30 N/A bHCG negative 13 arr(18)x1 50 N/A bHCG negative 14 arr(18)x1 50 N/A bHCG negative 15 arr(18)x1 40 N/A bHCG negative 16 arr(4)x1 50 N/A bHCG negative 17 arr(5)x3 40 N/A bHCG negative 18 arr 10q21.3q26.3(67,216,644-134,326,648)x3 50 N/A bHCG negative a Percentuale approssimativa di cellule aneuploidi CVS: Chorionic villi sampling N/A: Not Available N Engl J Med 2015; 373:2089-2090; November 19, 2015 4