Archivio_2008_files/Enogea IIS 19 Taurasi
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48 ENOGEA - II SERIE - N. 19 TAURASI territorio e aziende di riferimento Il punto su un rosso dalle straordinarie risorse territoriali ed espressive esplorate - - ancora solo parzialmente e un manipolo di produttori che meriterebbero maggiore notorietà. di Jean Paul Gravina Prologo a bordo campo Immaginate una domenica mattina di tardo autunno, grigia e intorpidita quanto basta per indovinare che non pioverà e non farà freddo. E immaginate un malcapitato cronista del vino, calciatore della domenica, appunto, che si allaccia a bordo campo gli scarpini faticando a nascondere i chili di troppo. Facciamo una partitella coi produttori irpini, gli aveva detto con tono laconico quel suo collega avellinese, simulando un clima amichevole, un’atmosfera rilassata, un agonismo bonario da quarantenni fuori forma. E invece era un torneo in piena regola, con tanto di prete a benedire il campo e di sindaco a dispensare inviti alla sportività. Sportività una sega! Bastava uno sguardo per capire come sarebbe andata a finire. Bastava un colpo d’occhio ai polpacci di Raffaele Troisi, al tocco di palla di Sabino Loffredo, al fraseggio dei fratelli Urciuolo. Ma soprattutto bastava cogliere i loro sorrisi per indovinare che su quel campo, al di là del trofeo dell’Anteprima Taurasi, si stava per riaffermare senza margini di equivoco una questione di supremazia territoriale. I retroscena di questo articolo sono tutti lì: nei preliminari di quella partita a calcetto, nell’imminenza di quella catastrofe. E nella consapevolezza, maturata in seguito, che l’unico modo per riscattare quell’umiliazione era di tornare in campo. Ma con altri fraseggi. Identificazione di una docg Taurasi è un piccolo comune irpino di circa tremila abitanti, che può vantare la prima Docg conferita a un vino dell’Italia meridionale (1993). Ma basta guardarsi intorno per capire che questo è un Sud decisamente atipico: siamo in alta collina, dove la vigna convive con un paesaggio di boschi (castagni e faggi) e frutteti (pesche, nocciole e fichi) a un’altitudine che varia dai 350 ai 700 metri sul livello del mare. Il clima offre una varietà di situazioni non così consueta a queste latitudini, con forti escursioni termiche tra la notte e il giorno come tra le diverse stagioni, tanto che la neve, spesso di casa in Irpinia, raggiunge non di rado picchi sorprendenti (nel 2005 ce n’erano 70 cm a inizio marzo!). Nei terreni – per quanto è possibile generalizzare: vedremo più avanti i dettagli di una più articolata trama di differenziazioni interne – una particolare mescolanza di argille interseca sedimenti alluvionali e l’onnipresente matrice vulcanica, ricchissima di componenti minerali. A raccogliere i favori di queste condizioni pedoclimatiche è essenzialmente l’uva aglianico (l’apporto di altri vitigni è previsto dal disciplinare di produzione fino a un massimo del 15 %, ma la loro effettiva presenza in zona è decisamente episodica e marginale): la sua maturazione è qui più lenta e graduale, con vendemmie generalmente condotte nella seconda metà di ottobre, ma non di rado spinte fino a inizio novembre, proprio come accade nel non lontano Vulture, altra terra d’elezione per questo vitigno. Ed è proprio un aglianico per così dire “di montagna”, ben diverso da quello coltivato sul Massico o a Roccamonfina, così come sul Taburno o nel Cilento, a conferire al Taurasi carattere e longevità, vitalità e freschezza, oltre al consueto corredo strutturale (gran parte dell’area della Docg rientra nel territorio della Comunità Montana del Terminio Cervialto). Marchiamo a zona Se torniamo al territorio, e proviamo a dare uno sguardo più ravvicinato alla sua interna configurazione, siamo tentati di proporre una prima distinzione in tre macrozone, che raggruppano aree viticole con suoli riconducibili a matrici piuttosto comuni: un primo gruppo coinvolge i vigneti nei comuni di Pietradefusi, Torre le Nocelle e Venticano, con giaciture intorno ai 350 metri di altitudine e terreni in cui la componente argillosa convive con strati calcareo marnosi e tessiture più sciolte. Sono zone in cui le vendemmie vengono generalmente completate entro fine ottobre, e dove lo stress idrico di queste ultime estati torride si è fatto sentire di più: benché non siano pertanto considerate tra le aree più vocate della Docg, capita tuttavia di imbattersi in qualche vecchia vigna di sicuro interesse (come il Campoceraso di Struzziero, o la vici- Questioni di stile Il tentativo di una prima (benché piuttosto sommaria e sbrigativa) distinzione in zone, se da un lato può offrire qualche argomento in più nell’esplorazione del frastagliato panorama vinicolo della denominazione, non deve però alimentare equivoci: come vedremo, infatti, non sempre è facile associare a queste zone il nome delle diverse etichette e quindi ritrovare nei vini quei caratteri distintivi che abbiamo provato a mettere in relazione con le rispettive aree viticole. Accade infatti sempre più spesso che un singolo Taurasi finisca per derivare dall’assemblaggio di aglianico di diverse zone, che vanno così ad integrare tra loro caratteri peculiari e specificità per comporne il profilo in sintonia con lo stile aziendale. E accade soprattutto che questo benedetto stile aziendale, lungi dal corrispondere a una visione d’insieme interiorizzata e coerente, sia il più delle volte un orizzonte mobile, in continuo divenire, la cui definizione non è insensibile agli orientamenti del mercato. Ecco perché, a questo punto della riflessione, sarà il caso di spostare i riflettori dalle vigne alle cantine, per dare spazio alle aziende e considerarne più nel dettaglio limiti e potenzialità. Tanto per mettere le mani avanti e prevenire alcune possibili (e legittime) obiezioni, va detto che quello che si è scelto di proporre in questo numero è solo una parte del mio approfondimento su Taurasi: una prima ricognizione della denominazione che ne esplora il profilo territoriale e passa in rassegna taurasi vitalità tannica di più lunga e intrigante gittata. Inutile nascondere dunque che proprio in questi comuni si stiano giocando alcune delle partite viticole di maggiore interesse dell’intera denominazione: lo dimostra tra l’altro la lungimirante acquisizione da parte di Piero Mastroberardino di 6 ettari di vigneto in località Cortecorbo, a Montemarano, poco distante dalla celebrata Vigna Cinque Querce di Salvatore Molettieri; ma lo dimostra con ancor più persuasiva eloquenza il lavoro sull’aglianico di alcuni dei più autentici vigneron irpini, viticoltori da sempre, imbottigliatori da poche vendemmie: sono voci talvolta fuori dal coro ma dalla timbrica quanto mai nitida e riconoscibile, da Michele Perillo a Luigi Tecce, dai fratelli Boccella a Soccorso Romano - okkio che qui Soccorso va inteso come nome proprio, non come pratica di irrigazione ;-) 49 na vigna dei Favati); interesse che poi si rafforza se consideriamo a corollario di questa zona i vigneti piantati nel territorio dei comuni di Montemiletto e Montefalcione, dove l’altimetria si innalza intorno a quota 500 metri e l’aglianico tende a guadagnarci in termini di complessità (come dimostra il Fatica Contadina di Terredora, specie nell’ispirata vendemmia 2001). Più eterogenea nelle altimetrie e più discontinua negli esiti è la seconda zona in questione, che raggruppa i comuni di Mirabella Eclano, Fontanarosa, Sant’Angelo all’Esca e lo stesso Taurasi: qui le argille convivono tanto con strati di pietre (come a Fontanarosa, intorno a quota 500 metri, nel vigneto di Pasqualino Di Prisco), quanto con strati più sabbiosi e sciolti (come a Mirabella Eclano, intorno ai 350 metri, nei due ettari del vigneto quasi quarantenne del Naturalis Historia di Mastroberardino), a comporre un quadro d’insieme più marcatamente diversificato. Analogamente alle diverse modulazioni della vigoria dei terreni, si fa più sensibile in questi Taurasi l’orientamento stilistico dei singoli produttori, e i salti da uno all’altro dei diversi registri espressivi possono talvolta creare disorientamento e perplessità: non sono forse le differenze, piuttosto che le analogie, a prevalere nel confronto tra il Vigna Macchia dei Goti di Antonio Caggiano e il Don Ciriaco di Giacomo Pastore? O tra il Taurasi Riserva Piano di Montevergine dei Feudi, e la Riserva di Emilio Di Placido? Eppure le contrade dei rispettivi vigneti di provenienza distano solo poche centinaia di metri l’una dall’altra … Ritroviamo maggiore compattezza nell’espressione del carattere territoriale se consideriamo infine la terza di queste macrozone, in cui ricadono i vigneti situati nei comuni di Castelvetere sul Calore, Paternopoli, Castelfranci e Montemarano (benché le esposizioni di quest’ultimo comprensorio siano spesso più problematiche, essendogli pressoché precluso tutto il versante sud). Terreni di più intensa vigoria argillosa, molto ricchi in piroplastiti; altimetrie quasi sempre superiori ai 500 metri; vendemmie condotte spesso a novembre inoltrato: è qui che si definisce il profilo più vibrante e selvatico dell’aglianico di alta collina, in virtù di un’energia motrice che sembra animare dall’interno i vini e consegnare al Taurasi il mandato di una ENOGEA - II SERIE - N. 19 Per uno sguardo più ravvicinato alla reale consistenza vinicola di questa denominazione, però, non bisogna tacerne i ritardi e le contraddizioni: va infatti ricordato che questa Docg, pur potendo contare sul territorio di ben 17 diversi comuni della provincia di Avellino, annovera ancora poco più di 750 ettari di superficie vitata iscritta all’albo, di cui neanche la metà effettivamente utilizzati, per una produzione media annua che supera di poco i 10.000 ettolitri e non arriva al milione e mezzo di bottiglie (i dati sono relativi alla vendemmia 2004, che si affaccia sul mercato in questi mesi). Relativamente pochi anche gli imbottigliatori, e assai diversi tra loro i modelli stilistici ed espressivi, a riprova di una delicata fase di passaggio, specie per ciò che concerne le pratiche colturali e le tecniche di cantina: si passa infatti da un certo arcaismo di fondo, rivolto a vini di impianto tannico piuttosto essenziale, spesso austeri e non privi di un certo fascino, ma anche un po’ rigidi nel tannino e non sempre impeccabili sotto il profilo della pulizia, ad approdi fin troppo “moderni”, soprattutto per quanto riguarda le scelte delle modalità estrattive e delle concentrazioni, così come dei legni e delle strategie di affinamento. Ma quante denominazioni, anche tra le Docg cosiddette “storiche”, riescono oggi a sfuggire alla regola di offrire al degustatore un panorama stilisticamente del tutto frastagliato se non addirittura confuso e contraddittorio? taurasi 50 ENOGEA - II SERIE - N. 19 il lavoro dei produttori più importanti. Non ci troverete se non in minima parte quel corredo fondamentale di punteggi e valutazioni con cui il lettore di Enogea è abituato a confrontarsi a ogni numero. Niente paura, però, l’appuntamento è soltanto rimandato: abbiamo infatti pensato di inserire quelle scorribande alfanumeriche in un supplemento d’indagine (se il Masna gli troverà un po’ di spazio, potrebbe uscire già nel prossimo numero), dove entrare più nel vivo degli assaggi, verificare le indicazioni dell’ultima Anteprima, nonché raccontare il lavoro delle aziende qui assenti e degli outsider, per provare a suggerire qualche novità e anticipazione. Sbilanciandosi anche un po’. LE AZIENDE ANTONIO CAGGIANO Taurasi Vigna Macchia dei Goti E Campi Taurasini Salae Domini D Irpinia Aglianico Taurì C Tel. 0827.74723 Tra i produttori del comune di Taurasi, un posto di primo piano spetta senz’altro ad Antonio Caggiano e al suo Vigna Macchia dei Goti, uno dei Taurasi che alla metà degli anni ’90 ha sollevato con più slancio ed energia le sorti della neonata Docg. L’ambizione di Caggiano e il perfezionismo del suo consulente enologico Luigi Moio sono evidenti tanto nella gestione della bella vigna esposta a sud-ovest, che nell’allestimento di cantina (una cantina singolarissima, dove tra un presepe e un gioco di fontane Caggiano mette in mostra anche il suo talento di fotografo); e la sequenza dei suoi Taurasi dal ’94 a oggi ha pochi analoghi per continuità di rendimento ad alto livello. Detto questo, però, non posso nascondere qualche perplessità relativamente alla parabola stilistica degli ultimi anni: nei miei assaggi recenti, infatti, Caggiano ha insolitamente faticato a restare nel gruppo dei migliori, come se quello slancio e quell’energia restassero ora un po’ compressi, e la confezione del vino ne frenasse la piena espansione. Benché annunciata da assaggi in cantina molto promettenti (segnalati anche dal Masna nel suo speciale di giugno 2005), l’annata 2003 riflette a mio giudizio questa esitazione, e le prime impressioni del 2004 non aiutano a superarla. COLLI DI CASTELFRANCI Taurasi Gagliardo Aglianico Candriano Greco di Tufo Grotte D C B Tel. 0827.72392 Viticoltori da sempre, imbottigliatori da pochi anni, Giuseppe Gregorio e suo cognato Gerardo Colucci si affacciano sulla scena produttiva del Taurasi nel 2002: dopo un paio di versioni interlocutorie, l’annata 2004 assaggiata in anteprima a dicembre colpisce nel segno. E più ancora della forza estrattiva, cui il nome Gagliardo potrebbe far pensare, è qui la freschezza del frutto a dare risalto alla trama, un frutto saporito e per nulla scontato, innervato da una bella vitalità acida e molto succoso. Da un vigneto tra i più alti della denominazione, piantato intorno a quota 700 metri, un Taurasi molto reattivo che rivela un’oculata gestione del legno grande. Insolitamente nutrita per un produttore di Castelfranci anche la pattuglia dei bianchi, benché ancora in cerca di una più definita fisionomia stilistica. COLLI DI LAPIO Taurasi Vigna Andrea E Fiano di Avellino Colli di Lapio C Tel. 0825.982184 Anche chi nutre pochi dubbi (io non ne ho nessuno!) che il Fiano di Clelia Romano e Angelo Pizzi vada considerato tra le espressioni più felici e risolte della sua tipologia, sarà rimasto un po’ spiazzato quando nel 2000 la prima apparizione sul mercato dei rossi targati Colli di Lapìo non sembrava poter attingere alle stesse risorse di slancio e mineralità. Ma tant’è, Venticano non è Arianello, e avvicinarsi al Taurasi Vigna Andrea con l’unico parametro della verticalità sarebbe certo un errore. Provare per credere l’annata 2004 in arrivo: il carattere speziato e piccante del rovere appare ora al servizio del frutto, e la polposità meno larga e monocorde, bensì più risolta sotto il profilo dolce/sapido. CONTRADE DI TAURASI Taurasi Riserva Taurasi Irpinia Grecomusc’ E D C Tel. 0827.74704 A dieci anni dalla fondazione del marchio Contrade di Taurasi, il sodalizio tra la famiglia Lonardo e l’enologo Maurizio De Simone raccoglie i frutti di un investimento intelligente: con uve da diversi vigneti in località Case d’Alto, San Martino, Macchia dei Goti e Costa Morante, tutti nel comune di Taurasi, si è andato consolidando il carattere di un aglianico che rifugge dalle prove di forza, cercando piuttosto la sua cifra nel registro sapido/ minerale. Così il Taurasi, specie nella versione Riserva, sfoggia una materia succosa e viva che si declina in un gusto molto saporito e infiltrante. D’ANTICHE TERRE Taurasi Fiano di Avellino Coda di Volpe D C A Tel. 0825.675689 Il vigneto di aglianico nella tenuta Vertecchia, piantato alla fine degli anni ’80 intorno ai 500 metri, gode di una bella esposizione a sud-ovest e rappresenta una delle realtà viticole più apprezzabili del comprensorio di Pietradefusi. Promettenti gli assaggi in anteprima del Taurasi 2004, che rinnova quel senso di naturalezza già suggerito dal 2001, ma garantisce uno sviluppo al palato più equilibrato e meno penalizzato dalle note di riduzione. Buone potenzialità anche con i bianchi, tra cui emerge il Fiano dalle vigne di Chianchera di Serra, delicato e floreale ma di coinvolgente sapidità. La cantina di Gaetano Ciccarella si conferma indirizzo affidabile. DI MEO Taurasi Riserva Don Generoso E F Tel. 0825.981419 Colori molto saturi, densità interna, ricchezza estrattiva: gli Aglianico di D C A Tel. 0825.475738 “La migliore uva rossa che ho mai lavorato”, dice Pasqualino Di Prisco a proposito della vendemmia 2007. E se lo dice lui, che sembra un monumento alla timidezza, viene spontaneo di crederci. Affermatosi negli ultimi anni con una sequenza di vini di straordinaria intensità, Di Prisco sembra avere ancora margini di progressione e di crescita, come testimoniano gli assaggi in cantina di tutta la batteria (ottimi anche i bianchi, con una sapidissima versione di Greco Pietrarosa e con la Coda di Volpe scattante e contrastata). Ma il suo fiore all’occhiello resta il Taurasi, di cui Pasqualino interpreta le potenzialità espressive in una chiave energica e coinvolgente a un tempo, proponendosi già da qualche anno come il nome di riferimento del comprensorio di Fontanarosa. Chi ricorda il calore e la personalità del 2001 non verrà deluso da queste ultime annate in commercio, con un 2003 intenso e sanguigno, appena frenato sul finale, e un 2004 ancora in debito di amalgama ma dalla materia sontuosa. In attesa dei prevedibili exploit di 2006 e 2007, ce n’è per non annoiarsi. FEUDI DI SAN GREGORIO Taurasi Riserva Piano di Montevergine Taurasi Dubl Greco Metodo Classico E D E Tel. 0825.986611 Negli ultimi tempi si è soliti parlare dei Feudi in termini di “stagione interlocutoria”. Il che sarà anche vero, visti i rivolgimenti che hanno modificato così in profondità l’organigramma aziendale (da aprile ha lasciato anche Cotarella). Però ho come l’impressione che que- GMG VINICOLA TAURASI Taurasi Riserva Campi Taurasini Aglianico D A Tel. 0827.74061 Veneranda età del vigneto e tempi di affinamento molto più lunghi della media fanno del Taurasi di Emilio Di Placido un vino di nicchia, ma nel senso buono del termine. Dove cioè il chiaroscuro dei toni evoluti e uno sviluppo al palato molto rilassato non pregiudicano la tensione gustativa né la succosità. In attesa di una promettente selezione “vieilles vignes”, la Riserva 2001 che esce ora in commercio riannoda i legami con l’intrigante carattere (quasi lirico!) del ’99, in un contesto di maggior vigore tannico. Se poi siete in cerca di un Aglianico base saporito e a buon mercato, dietro la rusticità del tratto ne trovate qui una versione dal rapporto qualità prezzo difficilmente battibile. MASTROBERARDINO 96E Taurasi Riserva Radici 1999 molettieri 95F Taurasi Riserva Vigna Cinque Querce 2001 mastroberardino 93E Taurasi Riserva Radici 2001 gmg vinicola taurasi 88D Taurasi Riserva 1999 MARIANNA 88D Taurasi Riserva 2001 contrade di taurasi 88E Taurasi Riserva 2001 taurasi 2001 VS 2003 TERREDORA 94E Taurasi CampoRe 2001 di prisco 92D Taurasi 2001 TERREDORA 92D Taurasi Fatica Contadina 2001 tenuta ponte 91E Taurasi 2003 perillo 91E Taurasi 2003 urciolo 90D Taurasi 2003 molettieri 90E Taurasi Vigna Cinque Querce 2001 PER SAPERNE DI PIù Luciano Pignattaro Guida completa ai grandi vini dell'Irpinia Edizioni dell'Ippogrifo - 10 euro Una ricostruzione storica della viticoltura in Irpinia dalle origini ai giorni nostri con l’anagrafica delle cantine e le schede di tutti i vini in commercio: un manuale indispensabile per appassionati e operatori del settore, il più completo mai pubblicato fin qui. www.anteprimataurasi.com www.lucianopignataro.it taurasi Taurasi Greco di Tufo Pietra Rosa Coda di Volpe PIù CHE RISERVE, TITOLARI 51 DI PRISCO sta strategia comunicativa così ellittica tradisca una certa reticenza: e se, più semplicemente, si registrasse un po’ di confusione? Io, in tutta franchezza, devo confessare che faccio fatica a stare appresso a tutti questi cambiamenti, anche perché nelle ultime tre visite in azienda a spiegarmi la "rava e la fava" ho trovato sempre persone diverse, ma tutte accomunate da un identico atteggiamento, più assertivo che problematico, più retorico che interrogativo. Ma tant’è: vi risparmio il pistolotto pseudo-filosofico sulla differenza che separa lo spiegare dal comprendere, e restiamo sui vini. Ecco, stando ai vini, benché la situazione riveli per certi aspetti un’atmosfera “frizzante” e aperta al nuovo (velata allusione alle nuove etichette della linea Dubl, frutto di un sodalizio con Anselme Selosse e la sua méthode ancestrale, ndr), non mi pare che le note più stimolanti arrivino dal fronte del Taurasi. Anzi, a guardar bene, sia tornando ad assaggiare le vecchie annate, sia provando a interpretare le più recenti, c’è da fare i conti con un senso di incompiutezza: più un buon rosso che un buon Taurasi, quello dei Feudi. Incompiutezza che diventa poi insoddisfazione se si pensa al Piano di Montevergine e alla distanza che separa questo Taurasi, anche nelle sue migliori riuscite, da un grande “vino di vigna”. ENOGEA - II SERIE - N. 19 Roberto Di Meo hanno optato per uno stile di più esplicito ascendente moderno. Ma l’esuberanza inchiostrata sembra più congeniale al Don Generoso, mentre la Riserva di Taurasi aspetta forse ancora un disegno più calibrato. I CAPITANI Taurasi Bosco Faiano Aglianico Jumara Emé MACCHIALUPA D C C ENOGEA - II SERIE - N. 19 52 taurasi Tel. 0825.969182 Dal nucleo vitato che si raccoglie intorno al corpo aziendale, su un versante del territorio di Torre le Nocelle che fronteggia Taurasi, i rossi di Ciriaco Cefalo e della sua famiglia esprimono un carattere caldo e mediterraneo. E sembrano convincenti tanto nella polposa pervasività del Taurasi, quanto nel succoso blend di aglianico, piedirosso e sangiovese del rosso Emé, che si segnala per un’apprezzabile naturalezza della beva. Di immediata espressività anche lo Jumara, il cui intrigante profilo di erbe aromatiche (rosmarino, origano) suggerisce buona versatilità negli abbinamenti a tavola. I FAVATI Taurasi Terzo Tratto D Campi Taurasini Cretarossa C Fiano Pietramara Etich. Bianca C Tel. 0825.666898 Rosanna Petrozziello fa parte di quel drappello di produttori che il destino voleva bancari, ma che hanno preso il coraggio a due mani (e di questi tempi non deve essere una scelta facile) e rinunciato al posto fisso, per reinventarsi un ruolo nell’azienda di famiglia. Il recente arrivo di Vincenzo Mercurio (ex Mastroberardino) ha coinciso con una ridefinizione del disegno produttivo che si concretizza subito con una nuova etichetta di Fiano: una selezione della bella vigna Pietramara in zona Feudi (tra Atripalda e Sorbo Serpico), che finirà in bottiglia dopo una rivisitazione del protocollo centrata su una vendemmia posticipata ma non tardiva e su macerazioni prolungate. Anche al Taurasi Terzo Tratto (dallo storico nome del segmento di Appia Antica all’altezza del vigneto di San Mango) Mercurio rivolge attenzioni meticolose, vinificando separatamente le uve dalle tre diverse contrade (oltre a San Mango, vigne anche a Venticano e Montemarano) e meditando una futura possibile opzione di imbottigliamento per singoli cru. E gli assaggi in cantina della vendemmia 2007 sembrano dargli ragione. Taurasi Le Surte Greco di Tufo E B Tel. 0825.996396 Ancora troppo poche le annate disponibili per giudicare il Taurasi che Angelo Valentino, enologo formato alla scuola di Luigi Moio e consulente di diverse realtà irpine, realizza nella sua azienda di proprietà: molto buono il 2002, nitidissimo e coinvolgente nel succoso richiamo alla visciola; più largo e meno risolto il 2003, segnato da un contributo del rovere non del tutto integrato. Più numerose per contro le vendemmie disponibili a valutare lo stile dei bianchi, tra cui si fa notare un Greco dal piglio agrumato ottenuto da vigne di proprietà sui terreni tufacei della zona di Chianche. MANIMURCI Taurasi Poema Campi Taurasini Rossocupo Aglianico 4 Contrade D C B Tel. 0827.771012 Intensità, energia, polpa e sapore: impossibile non riconoscere al Taurasi di Manimurci una ricca dotazione di simili qualità estrattive. Equilibrio e bevibilità restano però ancora risorse da affinare, così come il contributo del rovere può senz’altro aspirare a una più efficace registrazione. Tanto più che l’azienda può contare su un patrimonio di vigne di tutto rispetto, tra cui brilla la vecchia raggiera in contrada Casale, nel territorio di Paternopoli. MARIANNA Taurasi Riserva Aglianico Moro di Pietra Sciascinoso D B A Tel. 0825.627252 Intanto una precisazione: il progetto vitivinicolo Dedicato a Marianna non nasce dalla deriva di sentimentalismo di un irsuto pirata malese, come qualche lettore distratto avrà certamente pensato, bensì dall’intraprendenza di Ciriaco Coscia, ex sindacalista irpino col bernoccolo del vino. E il riferimento della dedica non è dunque all’algida perla di Labuan, bensì a uno dei più importanti simboli della Francia repubblicana, una sorta di personificazione dell’idea di libertà che campeggia su piazze, monete e francobolli transalpini (e contende il primato al povero galletto). Quanto al Taurasi, quello di Marianna racchiude tutto il fascino del vino dall’evoluzione controllata, sussurrato nel tannino e garbatamente decadente nel disegno, benché innervato da screziature sapido-terrose che ne fanno un rosso tutt’altro che stanco. Di ascendente minerale anche il 2004 assaggiato in anteprima, che a dispetto della consueta essenzialità della trama conserva lo slancio e la naturalezza dei migliori. Nel portafoglio dell’azienda, che ha recentemente lasciato la storica sede avellinese della ex filanda fondata dai Caracciolo nel ‘700 (sede dove si è ora insediato il nuovo progetto vinicolo di Enzo Ercolino: “A Casa”), per trasferirsi a Grottolella, anche una versione di sciascinoso in purezza, da raccomandare sui polipetti affogati (Luciano Pignataro dixit). MASTROBERARDINO Taurasi Taurasi Taurasi Taurasi Riserva Radici Riserva Centotrenta Naturalis Historia D • E F E Tel. 0825.614111 Ogni volta che devo scrivere del vino irpino, Mastroberardino è il primo contatto che prendo, ma anche l’ultima scheda cui metto mano. E onestamente non saprei spiegare perché. Si potrebbe pensare a un inizio in forma di conclusione, essendo questo il luogo dove nel 1878 cominciò l’avventura del vino irpino, con l’iscrizione alla Camera di Commercio e l’etichetta della prima vendemmia. Ai 130 anni che separano (e uniscono) la vita aziendale da/a quella data, Piero Mastroberardino dedica oggi una Riserva, un “unicum” in cui una selezione della vendemmia 1999 viene ora proposta dopo 5 anni di affinamento in bottiglia, secondo il costume di certi Gran Reserva riojani. Così, in un colpo solo, le etichette dei Taurasi sono raddoppiate, con il passaggio alla Docg anche del Naturalis Historia, dai 2 ettari del vigneto di Mirabella Eclano, su terreni sciolti dove è molto forte la matrice vulcanica: un vino questo MOLETTIERI Taurasi Vigna Cinque Querce E Taurasi Ris. Vigna Cinque Querce F Aglianico Ischia Piana C Tel. 0827.63722 Consapevole di aver giocato un ruolo importante nella consacrazione del Taurasi come denominazione elettiva per i rossi da uva aglianico, Salvatore Molettieri continua a puntare sulla sua vigna Cinque Querce, in quel di Montemarano, autentico cru di riferimento della Docg. Come è stato più volte ribadito, per entrare in sintonia con i vini di Molettieri bisogna affrancarsi dalla formazione un po’ scolastica che ci porta a vedere la performance di un vino come l’esito della sommatoria dei suoi ingredienti: a rigore, infatti, tanto l’esposizione della vigna e la sua gestione in termini di potature e diradamenti, quanto lo stile di vinificazione e l’ortodossia alla grammatica enologica non fanno del Taurasi di Molettieri propriamente un vino esemplare. Ma tant’è, parafrasando Totò qui non è la somma che fa il totale, e a dispetto di schemi e pregiudizi, si impone nel Cinque Querce un’energia scalpitante e un’irresistibile accelerazione al palato. Fedele a questo registro espressivo, Molettieri è andato di anno in anno potenziando il corredo strutturale dei suoi Taurasi: così la Riserva 2002 non fa segnare nessun arretramento rispetto all’ottimo Taurasi E Tel.0827.72252 Se all’Anteprima Taurasi dello scorso dicembre mi avessero chiesto un nome, uno solo, su cui scommettere tutto, avrei fatto quello di Michele Perillo. Il suo Taurasi 2004, infatti, reclama un credito impegnativo in virtù di un carattere ricco di sfumature, e di un palato reattivo e irraggiante di frutto; buonissimo del resto anche il 2003, la cui tridimensionalità dello sviluppo è amplificata da una certa timbrica territoriale. E il territorio di Perillo è di quelli buoni, con parte del vigneto intorno alla casa/cantina, in contrada Valle a Castelfranci, e parte dislocato tra Montemarano (vicino a Molettieri) e Baiano, dove su terreni pietrosi resiste una vecchia raggiera degli anni ’30. Gli assaggi in cantina confermano l’eccellenza della materia prima: specie il 2007 di Baiano, assaggiato da botte grande, declina con estrema nonchalance un’impressionante scorta di frutto e tannini saporitissimi. PIETRACUPA Taurasi Fiano di Avellino Greco di Tufo D C C Tel. 0825.670177 Con una partigianeria da tifoso dei bianchi irpini ho sempre rivolto estremo interesse e ammirazione al lavoro di Sabino Loffredo: lui e Raffaele Troisi (Vadiaperti) sono ai miei occhi non solo vinificatori di sicuro talento, ma anche produttori di rara passione e consapevolezza critica, di quelli con cui la dinamica del confronto è più schietta e stimolante. Proprio per questo non ho mai nascosto a Sabino le mie perplessità relativamente al suo Taurasi, che non ha ancora raggiunto a mio giudizio quei livelli di intensità e di definizione cui ci hanno invece abituati Fiano e Greco, che ritroviamo puntuali già da anni ai vertici delle rispettive tipologie. L’assaggio in STRUZZIERO Taurasi Campoceraso Taurasi Greco di Tufo Villa Giulia E D C Tel. 0825.965025 Se guardiamo ai soli numeri, con oltre 200mila bottiglie prodotte tra base e selezioni, Mario Struzziero è oggi la più grossa realtà del Taurasi e raccoglie i frutti del pionieristico lavoro che il nonno Elisario prima e il padre Giovanni poi hanno dedicato alla produzione dell’aglianico irpino. Il grosso del vigneto è a Venticano, nelle contrade Campoceraso e Santafosca; lo stile della vinificazione è tradizionale e conserva ai vini un profilo di ruvida essenzialità che continua ad avere i suoi fan. E tuttavia confrontare le ultime annate con il meglio della produzione locale non è facile, tanto poco interesse l’azienda sembra mostrare all’indirizzo di degustazioni, giornalisti e anteprime. TECCE Taurasi Poliphemo E Tel. 0827.71375 Incontrato nella sua cantina sulla vecchia statale di Paternopoli, Luigi Tecce mi ha subito comunicato l’impressione di una scarsa confidenza coi cerimoniali del marketing: nessun atteggiamento seduttivo, nessun elenco di onorificenze ricevute, nessuna tecnologia da esibire con fierezza. Solo il pudore dei vignaioli autentici e un pizzico di visionarietà (che non guasta). Fermentati in tini tronco-conici di castagno, i suoi Taurasi provengono da vigneti esposti a sud, su terreni argillo-sabbiosi dalle forti pendenze, ricchi in piroplastiti. L’età delle viti supera in alcuni casi gli 80 anni, gli impianti sono per la maggior parte a raggiera e i vini hanno un taurasi PERILLO anteprima dell’annata 2004, però, mi smentisce clamorosamente. E anche l’aglianico che Sabino vinifica a partire da vigne nel comune di Taurasi, sembra ora poter attingere alla semplice ma persuasiva eloquenza del grande rosso: carnoso e insieme slanciato, coniuga energia e sapore e conserva un’ottima dinamica gustativa per tutto l’arco dello sviluppo al palato. 53 risultato del 2001, anzi. Più complicata la lettura del 2004, almeno in questa fase un po’ ingrata dell’evoluzione in bottiglia: ne riparleremo a fine estate. ENOGEA - II SERIE - N. 19 da giudicare con attenzione, visti i progressi fatti registrare dagli assaggi nell’Anteprima di dicembre a oggi. E tuttavia il mio Taurasi di riferimento resta ancora il Radici Riserva, la mitica etichetta bianca che ha fatto la storia del vino italiano: una memorabile degustazione verticale con 22 annate dal 1934 mi ha offerto lo scorso anno la possibilità di considerarne l’evoluzione lasciando emergere numerose eccellenze, sparse in diversi decenni (e anche la 2003 oggi in commercio non sembra lontana dalla complessità delle tre precedenti). Negli ultimi tempi, poi, l’arrivo di un consulente come Denis Dubourdieu, a collaborare prima con Vincenzo Mercurio e ora con Massimo Di Renzo e Antonio Dente, corrobora gli sforzi produttivi imprimendo alla gestione del vigneto e alla definizione stilistica dei vini un'ulteriore accelerazione. ENOGEA - II SERIE - N. 19 54 taurasi fascino arcaico, che rifugge da ogni scorciatoia. Già mi vedo le smorfie di certe maestrine della penna rossa travestite da degustatori, a rimarcare la riduzione o la volatile alta. Ma questi non sono vini da degustare a lezione: provateli a tavola, magari con un piatto di mugliatielli irpini (interiora di agnello ripiene) e poi ne riparliamo. TENUTA CAVALIER PEPE • Taurasi D Aglianico Santo Stefano C Coda di Volpe Bianco di Bellona B Tel. 0827.73766 Esordisce con l’annata 2004 il Taurasi di Milena Pepe, una giovane enologa cresciuta tra Belgio e Francia (esperienze in Borgogna e Alsazia) e poi approdata in Irpinia a prendersi cura dell’importante investimento paterno (Angelo Pepe, cavaliere del lavoro e ristoratore irpino di successo a Bruxelles). La vigna piantata sulle argille della Carazita è tenuta con estrema cura, così come scrupolose sono le vinificazioni e incoraggianti i primi risultati. Lungimirante poi la scommessa sulla Coda di Volpe, già oggi tra le più riuscite della regione. TENUTA PONTE Taurasi Greco di Tufo Fiano di Avellino E B B Tel. 0827.73564 La Tenuta Ponte di Luogosano è uno di quegli indirizzi difficili da raggiungere ma altrettanto difficili da dimenticare, tanto buona appare oggi la la gamma delle etichette prodotte. Taurasi in primis: già annunciata dal Masna nello speciale di tre anni fa, la versione 2003 colpisce nel segno, riuscendo a coniugare una superiore energia motrice con il consueto timbro minerale; e anche il 2004 sembra mettere la propria ricchezza al servizio di una vitalità senza smancerie. Quanto ai bianchi, paiono tutti in decisa crescita, e a fronte di profumi più composti e talvolta reticenti, colpisce l’accelerazione al palato in virtù di una vibrazione sapida che dà profondità allo sviluppo, e garantisce a tutti i vini un finale rinfrescante di buona definizione. TERREDORA Taurasi CampoRe E Taurasi Fatica Contadina D Fiano di Avellino Terre di Dora C Tel. 0825.968215 Il racconto più o meno colorito della separazione dei fratelli Antonio e Walter Mastroberardino ha distolto molti scribacchini del vino dall’impegno interpretativo fondamentale: quello cioè rivolto a cogliere in quale direzione stilistica si andassero riconfigurando i rispettivi percorsi produttivi. A qualche anno di distanza dall’evento, devo confessare però, in tutta franchezza, che anch’io che per vizio di formazione tendo istintivamente a preferire la metafisica al pettegolezzo, non sono del tutto sicuro di aver ancora saputo cogliere l’orientamento di Terredora. Intendiamoci, i buoni vini non mancano. Anzi, proprio i Taurasi hanno sfoggiato nel 2001 due versioni di grande profondità e maturità tannica, ma anche di rilassata e persuasiva armonia, centrate su un elemento stilistico – la grazia – che non mi sentirei di definire di casa a Taurasi. Al punto che qualche critico ispirato ha evocato (a proposito del CampoRe) la complessità di un Barolo di Giacosa dell’82. E tuttavia a quel magico exploit fa oggi seguito un’anticipazione sull’annata 2004 che collego davvero con molta fatica (una fatica non contadina, s’intende, ma pur sempre con fatica) a simili opzioni di stile e di misura, tanto i vini mi sono apparsi tramortiti da una speziatura quasi caricaturale del rovere. Supplemento d’indagine quanto mai necessario, dunque e appuntamento con le valutazioni rinviato alla prossima puntata. URCIUOLO Taurasi Fiano di Avellino Faliesi Greco di Tufo D C B Tel. 0825.761649 Verticalizzare è il verbo dei fratelli Urciuolo: tanto lo era sul campo di calcio, quando con due passaggi te li ritrovavi in porta, quanto pare esserlo in vinificazione, dove il loro aglianico (complici i vigneti a Castelfranci e Montemarano) possiede lo slancio e la dinamica dei migliori Taurasi. Tra le idee guida, la convinzione che l’aglianico si esprima al meglio sopra i 500 metri, il proposito di non lasciar svolgere le fermentazioni malolattiche e conservare quindi un potenziale di freschezza acida da valorizzare nel tempo, nonché un pizzico di curiosità all’indirizzo dei tonneaux di castagno, realizzati a partire da legname dei boschi vicini, che potrebbe maturare nei prossimi anni in una chiave non più soltanto sperimentale (gli assaggi in cantina del 2007 lasciano impressioni convincenti). In bottiglia il 2003 si conferma rosso sanguigno e caratteriale, con note di cenere e carne frollata, e una freschezza in decisa controtendenza rispetto agli esiti standard dell’annata; dal 2004 è lecito attendersi una prova altrettanto intensa, forse appena più severo nell’espressione, ma con un lato di terra umida già molto seducente. In attesa dell’entrata a regime del vigneto recentemente acquistato a Mirabella Eclano, non vanno trascurati però neanche i bianchi, che sfoggiano la grinta sapida e il contrasto dei migliori. VILLA RAIANO Taurasi Riserva Cretanera Taurasi Fiano di Avellino Ripa Alta H E C Tel. 0825.595663 Il Taurasi di Sabino Basso è un vino che chiede di essere atteso: la struttura e il calore (anche alcolico: vigne a Venticano) non gli fanno certo difetto, ma l’apporto del rovere, sulle prime piuttosto vistoso, sembra aver bisogno di tempo per essere integrato. Se rileggo le note del Masna nell’articolo di tre anni fa, registro un parziale dissenso, e la ricerca di concentrazione mi impedisce di cogliere quell’armonia di cui parlava lui (anche se il riferimento era lì alla Riserva 2001). Per contro, mi trovo a preferire l’eleganza dei bianchi, che si confermano espressivi e dotati di sicura personalità nonostante il profilo tecnico molto stilizzato: su tutti una selezione di Fiano vendemmiato tardivamente, il Ripa Alta, dall’originale silhouette aromatica, con rimandi quasi balsamici e mentolati e uno sviluppo polposo e seduttivo.