Archivio_2008_files/Enogea IIS 19 Taurasi

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Archivio_2008_files/Enogea IIS 19 Taurasi
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ENOGEA - II SERIE - N. 19
TAURASI
territorio e aziende di riferimento
Il
punto su un rosso dalle straordinarie risorse
territoriali ed espressive
esplorate
-
-
ancora solo parzialmente
e un manipolo di produttori che
meriterebbero maggiore notorietà.
di Jean Paul Gravina
Prologo a bordo campo
Immaginate una domenica mattina
di tardo autunno, grigia e intorpidita
quanto basta per indovinare che non
pioverà e non farà freddo. E immaginate un malcapitato cronista del vino,
calciatore della domenica, appunto,
che si allaccia a bordo campo gli
scarpini faticando a nascondere i chili
di troppo. Facciamo una partitella coi
produttori irpini, gli aveva detto con
tono laconico quel suo collega avellinese, simulando un clima amichevole,
un’atmosfera rilassata, un agonismo
bonario da quarantenni fuori forma.
E invece era un torneo in piena regola,
con tanto di prete a benedire il campo
e di sindaco a dispensare inviti alla
sportività. Sportività una sega! Bastava
uno sguardo per capire come sarebbe
andata a finire. Bastava un colpo d’occhio ai polpacci di Raffaele Troisi, al
tocco di palla di Sabino Loffredo, al fraseggio dei fratelli Urciuolo. Ma soprattutto bastava cogliere i loro sorrisi per
indovinare che su quel campo, al di
là del trofeo dell’Anteprima Taurasi, si
stava per riaffermare senza margini di
equivoco una questione di supremazia
territoriale.
I retroscena di questo articolo sono
tutti lì: nei preliminari di quella partita
a calcetto, nell’imminenza di quella
catastrofe. E nella consapevolezza,
maturata in seguito, che l’unico modo
per riscattare quell’umiliazione era
di tornare in campo. Ma con altri
fraseggi.
Identificazione di una docg
Taurasi è un piccolo comune irpino di circa tremila abitanti, che può
vantare la prima Docg conferita a un
vino dell’Italia meridionale (1993). Ma
basta guardarsi intorno per capire che
questo è un Sud decisamente atipico:
siamo in alta collina, dove la vigna
convive con un paesaggio di boschi
(castagni e faggi) e frutteti (pesche,
nocciole e fichi) a un’altitudine che
varia dai 350 ai 700 metri sul livello
del mare. Il clima offre una varietà di
situazioni non così consueta a queste
latitudini, con forti escursioni termiche
tra la notte e il giorno come tra le diverse stagioni, tanto che la neve, spesso
di casa in Irpinia, raggiunge non di
rado picchi sorprendenti (nel 2005 ce
n’erano 70 cm a inizio marzo!).
Nei terreni – per quanto è possibile
generalizzare: vedremo più avanti i
dettagli di una più articolata trama di
differenziazioni interne – una particolare mescolanza di argille interseca
sedimenti alluvionali e l’onnipresente
matrice vulcanica, ricchissima di componenti minerali. A raccogliere i favori
di queste condizioni pedoclimatiche è
essenzialmente l’uva aglianico (l’apporto di altri vitigni è previsto dal disciplinare di produzione fino a un massimo
del 15 %, ma la loro effettiva presenza
in zona è decisamente episodica e
marginale): la sua maturazione è qui
più lenta e graduale, con vendemmie
generalmente condotte nella seconda
metà di ottobre, ma non di rado spinte
fino a inizio novembre, proprio come
accade nel non lontano Vulture, altra
terra d’elezione per questo vitigno. Ed
è proprio un aglianico per così dire “di
montagna”, ben diverso da quello coltivato sul Massico o a Roccamonfina,
così come sul Taburno o nel Cilento,
a conferire al Taurasi carattere e longevità, vitalità e freschezza, oltre al
consueto corredo strutturale (gran
parte dell’area della Docg rientra nel
territorio della Comunità Montana del
Terminio Cervialto).
Marchiamo a zona
Se torniamo al territorio, e proviamo
a dare uno sguardo più ravvicinato alla sua interna configurazione,
siamo tentati di proporre una prima
distinzione in tre macrozone, che
raggruppano aree viticole con suoli
riconducibili a matrici piuttosto comuni: un primo gruppo coinvolge i vigneti
nei comuni di Pietradefusi, Torre le
Nocelle e Venticano, con giaciture
intorno ai 350 metri di altitudine e
terreni in cui la componente argillosa
convive con strati calcareo marnosi e
tessiture più sciolte. Sono zone in cui
le vendemmie vengono generalmente
completate entro fine ottobre, e dove
lo stress idrico di queste ultime estati
torride si è fatto sentire di più: benché
non siano pertanto considerate tra le
aree più vocate della Docg, capita
tuttavia di imbattersi in qualche vecchia vigna di sicuro interesse (come il
Campoceraso di Struzziero, o la vici-
Questioni di stile
Il tentativo di una prima (benché piuttosto sommaria e sbrigativa) distinzione
in zone, se da un lato può offrire qualche argomento in più nell’esplorazione del frastagliato panorama vinicolo
della denominazione, non deve però
alimentare equivoci: come vedremo,
infatti, non sempre è facile associare
a queste zone il nome delle diverse
etichette e quindi ritrovare nei vini quei
caratteri distintivi che abbiamo provato
a mettere in relazione con le rispettive
aree viticole. Accade infatti sempre più
spesso che un singolo Taurasi finisca
per derivare dall’assemblaggio di aglianico di diverse zone, che vanno così
ad integrare tra loro caratteri peculiari
e specificità per comporne il profilo in
sintonia con lo stile aziendale. E accade soprattutto che questo benedetto
stile aziendale, lungi dal corrispondere
a una visione d’insieme interiorizzata
e coerente, sia il più delle volte un
orizzonte mobile, in continuo divenire,
la cui definizione non è insensibile agli
orientamenti del mercato. Ecco perché, a questo punto della riflessione,
sarà il caso di spostare i riflettori dalle
vigne alle cantine, per dare spazio alle
aziende e considerarne più nel dettaglio limiti e potenzialità.
Tanto per mettere le mani avanti e
prevenire alcune possibili (e legittime)
obiezioni, va detto che quello che si è
scelto di proporre in questo numero è
solo una parte del mio approfondimento su Taurasi: una prima ricognizione
della denominazione che ne esplora il
profilo territoriale e passa in rassegna
taurasi
vitalità tannica di più lunga e intrigante
gittata. Inutile nascondere dunque che
proprio in questi comuni si stiano giocando alcune delle partite viticole di
maggiore interesse dell’intera denominazione: lo dimostra tra l’altro la lungimirante acquisizione da parte di Piero
Mastroberardino di 6 ettari di vigneto
in località Cortecorbo, a Montemarano,
poco distante dalla celebrata Vigna
Cinque Querce di Salvatore Molettieri;
ma lo dimostra con ancor più persuasiva eloquenza il lavoro sull’aglianico
di alcuni dei più autentici vigneron
irpini, viticoltori da sempre, imbottigliatori da poche vendemmie: sono voci
talvolta fuori dal coro ma dalla timbrica
quanto mai nitida e riconoscibile, da
Michele Perillo a Luigi Tecce, dai fratelli
Boccella a Soccorso Romano - okkio
che qui Soccorso va inteso come nome
proprio, non come pratica di irrigazione
;-)
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na vigna dei Favati); interesse che poi
si rafforza se consideriamo a corollario di questa zona i vigneti piantati nel
territorio dei comuni di Montemiletto
e Montefalcione, dove l’altimetria si
innalza intorno a quota 500 metri e
l’aglianico tende a guadagnarci in termini di complessità (come dimostra il
Fatica Contadina di Terredora, specie
nell’ispirata vendemmia 2001).
Più eterogenea nelle altimetrie e più
discontinua negli esiti è la seconda zona in questione, che raggruppa i comuni di Mirabella Eclano,
Fontanarosa, Sant’Angelo all’Esca
e lo stesso Taurasi: qui le argille
convivono tanto con strati di pietre (come a Fontanarosa, intorno
a quota 500 metri, nel vigneto di
Pasqualino Di Prisco), quanto con
strati più sabbiosi e sciolti (come
a Mirabella Eclano, intorno ai 350
metri, nei due ettari del vigneto quasi
quarantenne del Naturalis Historia
di Mastroberardino), a comporre un
quadro d’insieme più marcatamente diversificato. Analogamente alle
diverse modulazioni della vigoria dei
terreni, si fa più sensibile in questi
Taurasi l’orientamento stilistico dei
singoli produttori, e i salti da uno
all’altro dei diversi registri espressivi
possono talvolta creare disorientamento e perplessità: non sono forse
le differenze, piuttosto che le analogie, a prevalere nel confronto tra
il Vigna Macchia dei Goti di Antonio
Caggiano e il Don Ciriaco di Giacomo
Pastore? O tra il Taurasi Riserva
Piano di Montevergine dei Feudi, e la
Riserva di Emilio Di Placido? Eppure
le contrade dei rispettivi vigneti di
provenienza distano solo poche centinaia di metri l’una dall’altra …
Ritroviamo maggiore compattezza
nell’espressione del carattere territoriale se consideriamo infine la terza
di queste macrozone, in cui ricadono i vigneti situati nei comuni di
Castelvetere sul Calore, Paternopoli,
Castelfranci e Montemarano (benché
le esposizioni di quest’ultimo comprensorio siano spesso più problematiche,
essendogli pressoché precluso tutto il
versante sud). Terreni di più intensa
vigoria argillosa, molto ricchi in piroplastiti; altimetrie quasi sempre superiori ai 500 metri; vendemmie condotte
spesso a novembre inoltrato: è qui
che si definisce il profilo più vibrante e
selvatico dell’aglianico di alta collina,
in virtù di un’energia motrice che sembra animare dall’interno i vini e consegnare al Taurasi il mandato di una
ENOGEA - II SERIE - N. 19
Per uno sguardo più ravvicinato alla
reale consistenza vinicola di questa
denominazione, però, non bisogna
tacerne i ritardi e le contraddizioni: va
infatti ricordato che questa Docg, pur
potendo contare sul territorio di ben
17 diversi comuni della provincia di
Avellino, annovera ancora poco più
di 750 ettari di superficie vitata iscritta all’albo, di cui neanche la metà
effettivamente utilizzati, per una produzione media annua che supera di
poco i 10.000 ettolitri e non arriva
al milione e mezzo di bottiglie (i dati
sono relativi alla vendemmia 2004,
che si affaccia sul mercato in questi
mesi). Relativamente pochi anche gli
imbottigliatori, e assai diversi tra loro i
modelli stilistici ed espressivi, a riprova
di una delicata fase di passaggio, specie per ciò che concerne le pratiche
colturali e le tecniche di cantina: si
passa infatti da un certo arcaismo di
fondo, rivolto a vini di impianto tannico
piuttosto essenziale, spesso austeri
e non privi di un certo fascino, ma
anche un po’ rigidi nel tannino e non
sempre impeccabili sotto il profilo della
pulizia, ad approdi fin troppo “moderni”, soprattutto per quanto riguarda le
scelte delle modalità estrattive e delle
concentrazioni, così come dei legni
e delle strategie di affinamento. Ma
quante denominazioni, anche tra le
Docg cosiddette “storiche”, riescono
oggi a sfuggire alla regola di offrire
al degustatore un panorama stilisticamente del tutto frastagliato se non
addirittura confuso e contraddittorio?
taurasi
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ENOGEA - II SERIE - N. 19
il lavoro dei produttori più importanti.
Non ci troverete se non in minima
parte quel corredo fondamentale di
punteggi e valutazioni con cui il lettore di Enogea è abituato a confrontarsi
a ogni numero. Niente paura, però,
l’appuntamento è soltanto rimandato: abbiamo infatti pensato di inserire quelle scorribande alfanumeriche
in un supplemento d’indagine (se
il Masna gli troverà un po’ di spazio, potrebbe uscire già nel prossimo
numero), dove entrare più nel vivo
degli assaggi, verificare le indicazioni
dell’ultima Anteprima, nonché raccontare il lavoro delle aziende qui assenti
e degli outsider, per provare a suggerire qualche novità e anticipazione.
Sbilanciandosi anche un po’.
LE AZIENDE
ANTONIO CAGGIANO
Taurasi Vigna Macchia dei Goti E
Campi Taurasini Salae Domini D
Irpinia Aglianico Taurì C
Tel. 0827.74723
Tra i produttori del comune di Taurasi,
un posto di primo piano spetta senz’altro ad Antonio Caggiano e al suo Vigna
Macchia dei Goti, uno dei Taurasi che
alla metà degli anni ’90 ha sollevato
con più slancio ed energia le sorti
della neonata Docg. L’ambizione di
Caggiano e il perfezionismo del suo
consulente enologico Luigi Moio sono
evidenti tanto nella gestione della bella
vigna esposta a sud-ovest, che nell’allestimento di cantina (una cantina singolarissima, dove tra un presepe e
un gioco di fontane Caggiano mette
in mostra anche il suo talento di fotografo); e la sequenza dei suoi Taurasi
dal ’94 a oggi ha pochi analoghi per
continuità di rendimento ad alto livello. Detto questo, però, non posso
nascondere qualche perplessità relativamente alla parabola stilistica degli
ultimi anni: nei miei assaggi recenti,
infatti, Caggiano ha insolitamente faticato a restare nel gruppo dei migliori,
come se quello slancio e quell’energia
restassero ora un po’ compressi, e
la confezione del vino ne frenasse la
piena espansione. Benché annunciata
da assaggi in cantina molto promettenti (segnalati anche dal Masna nel
suo speciale di giugno 2005), l’annata
2003 riflette a mio giudizio questa
esitazione, e le prime impressioni del
2004 non aiutano a superarla.
COLLI DI CASTELFRANCI
Taurasi Gagliardo Aglianico Candriano Greco di Tufo Grotte D
C
B
Tel. 0827.72392
Viticoltori da sempre, imbottigliatori da
pochi anni, Giuseppe Gregorio e suo
cognato Gerardo Colucci si affacciano
sulla scena produttiva del Taurasi nel
2002: dopo un paio di versioni interlocutorie, l’annata 2004 assaggiata
in anteprima a dicembre colpisce nel
segno. E più ancora della forza estrattiva, cui il nome Gagliardo potrebbe
far pensare, è qui la freschezza del
frutto a dare risalto alla trama, un frutto
saporito e per nulla scontato, innervato da una bella vitalità acida e molto
succoso. Da un vigneto tra i più alti
della denominazione, piantato intorno
a quota 700 metri, un Taurasi molto
reattivo che rivela un’oculata gestione
del legno grande. Insolitamente nutrita per un produttore di Castelfranci
anche la pattuglia dei bianchi, benché
ancora in cerca di una più definita
fisionomia stilistica.
COLLI DI LAPIO
Taurasi Vigna Andrea E
Fiano di Avellino Colli di Lapio C
Tel. 0825.982184
Anche chi nutre pochi dubbi (io non
ne ho nessuno!) che il Fiano di Clelia
Romano e Angelo Pizzi vada considerato tra le espressioni più felici
e risolte della sua tipologia, sarà
rimasto un po’ spiazzato quando nel
2000 la prima apparizione sul mercato dei rossi targati Colli di Lapìo non
sembrava poter attingere alle stesse
risorse di slancio e mineralità. Ma
tant’è, Venticano non è Arianello, e
avvicinarsi al Taurasi Vigna Andrea
con l’unico parametro della verticalità sarebbe certo un errore. Provare
per credere l’annata 2004 in arrivo:
il carattere speziato e piccante del
rovere appare ora al servizio del frutto, e la polposità meno larga e monocorde, bensì più risolta sotto il profilo
dolce/sapido.
CONTRADE DI TAURASI
Taurasi Riserva Taurasi Irpinia Grecomusc’ E
D
C
Tel. 0827.74704
A dieci anni dalla fondazione del marchio Contrade di Taurasi, il sodalizio
tra la famiglia Lonardo e l’enologo
Maurizio De Simone raccoglie i frutti
di un investimento intelligente: con
uve da diversi vigneti in località Case
d’Alto, San Martino, Macchia dei Goti
e Costa Morante, tutti nel comune di
Taurasi, si è andato consolidando il
carattere di un aglianico che rifugge
dalle prove di forza, cercando piuttosto la sua cifra nel registro sapido/
minerale. Così il Taurasi, specie nella
versione Riserva, sfoggia una materia
succosa e viva che si declina in un
gusto molto saporito e infiltrante.
D’ANTICHE TERRE
Taurasi Fiano di Avellino Coda di Volpe D
C
A
Tel. 0825.675689
Il vigneto di aglianico nella tenuta
Vertecchia, piantato alla fine degli
anni ’80 intorno ai 500 metri, gode di
una bella esposizione a sud-ovest e
rappresenta una delle realtà viticole
più apprezzabili del comprensorio di
Pietradefusi. Promettenti gli assaggi
in anteprima del Taurasi 2004, che
rinnova quel senso di naturalezza già
suggerito dal 2001, ma garantisce
uno sviluppo al palato più equilibrato
e meno penalizzato dalle note di riduzione. Buone potenzialità anche con i
bianchi, tra cui emerge il Fiano dalle
vigne di Chianchera di Serra, delicato
e floreale ma di coinvolgente sapidità.
La cantina di Gaetano Ciccarella si
conferma indirizzo affidabile.
DI MEO
Taurasi Riserva
Don Generoso E
F
Tel. 0825.981419
Colori molto saturi, densità interna,
ricchezza estrattiva: gli Aglianico di
D
C
A
Tel. 0825.475738
“La migliore uva rossa che ho mai
lavorato”, dice Pasqualino Di Prisco a
proposito della vendemmia 2007. E se
lo dice lui, che sembra un monumento
alla timidezza, viene spontaneo di
crederci. Affermatosi negli ultimi anni
con una sequenza di vini di straordinaria intensità, Di Prisco sembra avere
ancora margini di progressione e di
crescita, come testimoniano gli assaggi in cantina di tutta la batteria (ottimi
anche i bianchi, con una sapidissima
versione di Greco Pietrarosa e con la
Coda di Volpe scattante e contrastata). Ma il suo fiore all’occhiello resta il
Taurasi, di cui Pasqualino interpreta le
potenzialità espressive in una chiave
energica e coinvolgente a un tempo,
proponendosi già da qualche anno
come il nome di riferimento del comprensorio di Fontanarosa. Chi ricorda
il calore e la personalità del 2001 non
verrà deluso da queste ultime annate
in commercio, con un 2003 intenso e
sanguigno, appena frenato sul finale,
e un 2004 ancora in debito di amalgama ma dalla materia sontuosa. In
attesa dei prevedibili exploit di 2006 e
2007, ce n’è per non annoiarsi.
FEUDI DI SAN GREGORIO
Taurasi Riserva
Piano di Montevergine Taurasi Dubl Greco Metodo Classico E
D
E
Tel. 0825.986611
Negli ultimi tempi si è soliti parlare dei
Feudi in termini di “stagione interlocutoria”. Il che sarà anche vero, visti i
rivolgimenti che hanno modificato così
in profondità l’organigramma aziendale
(da aprile ha lasciato anche Cotarella).
Però ho come l’impressione che que-
GMG VINICOLA TAURASI
Taurasi Riserva Campi Taurasini Aglianico D
A
Tel. 0827.74061
Veneranda età del vigneto e tempi
di affinamento molto più lunghi della
media fanno del Taurasi di Emilio Di
Placido un vino di nicchia, ma nel
senso buono del termine. Dove cioè
il chiaroscuro dei toni evoluti e uno
sviluppo al palato molto rilassato non
pregiudicano la tensione gustativa
né la succosità. In attesa di una promettente selezione “vieilles vignes”,
la Riserva 2001 che esce ora in
commercio riannoda i legami con
l’intrigante carattere (quasi lirico!) del
’99, in un contesto di maggior vigore
tannico. Se poi siete in cerca di un
Aglianico base saporito e a buon mercato, dietro la rusticità del tratto ne
trovate qui una versione dal rapporto
qualità prezzo difficilmente battibile.
MASTROBERARDINO
96E Taurasi Riserva Radici 1999
molettieri
95F Taurasi Riserva
Vigna Cinque Querce 2001
mastroberardino
93E Taurasi Riserva Radici 2001
gmg vinicola taurasi
88D Taurasi Riserva 1999
MARIANNA
88D Taurasi Riserva 2001
contrade di taurasi
88E Taurasi Riserva 2001
taurasi 2001 VS 2003
TERREDORA
94E Taurasi CampoRe 2001
di prisco
92D Taurasi 2001
TERREDORA
92D Taurasi
Fatica Contadina 2001
tenuta ponte
91E Taurasi 2003
perillo
91E Taurasi 2003
urciolo
90D Taurasi 2003
molettieri
90E Taurasi Vigna
Cinque Querce 2001
PER SAPERNE DI PIù
Luciano Pignattaro
Guida completa ai grandi
vini dell'Irpinia
Edizioni dell'Ippogrifo - 10 euro
Una ricostruzione storica della viticoltura in
Irpinia dalle origini ai giorni nostri con l’anagrafica delle cantine e le schede di tutti i vini
in commercio: un manuale indispensabile
per appassionati e operatori del settore, il più
completo mai pubblicato fin qui.
www.anteprimataurasi.com
www.lucianopignataro.it
taurasi
Taurasi Greco di Tufo Pietra Rosa Coda di Volpe PIù CHE RISERVE, TITOLARI
51
DI PRISCO
sta strategia comunicativa così ellittica
tradisca una certa reticenza: e se, più
semplicemente, si registrasse un po’
di confusione? Io, in tutta franchezza,
devo confessare che faccio fatica a
stare appresso a tutti questi cambiamenti, anche perché nelle ultime tre
visite in azienda a spiegarmi la "rava
e la fava" ho trovato sempre persone
diverse, ma tutte accomunate da un
identico atteggiamento, più assertivo
che problematico, più retorico che
interrogativo. Ma tant’è: vi risparmio il
pistolotto pseudo-filosofico sulla differenza che separa lo spiegare dal comprendere, e restiamo sui vini. Ecco,
stando ai vini, benché la situazione
riveli per certi aspetti un’atmosfera
“frizzante” e aperta al nuovo (velata
allusione alle nuove etichette della
linea Dubl, frutto di un sodalizio con
Anselme Selosse e la sua méthode
ancestrale, ndr), non mi pare che le
note più stimolanti arrivino dal fronte
del Taurasi. Anzi, a guardar bene, sia
tornando ad assaggiare le vecchie
annate, sia provando a interpretare le
più recenti, c’è da fare i conti con un
senso di incompiutezza: più un buon
rosso che un buon Taurasi, quello dei
Feudi. Incompiutezza che diventa poi
insoddisfazione se si pensa al Piano
di Montevergine e alla distanza che
separa questo Taurasi, anche nelle
sue migliori riuscite, da un grande
“vino di vigna”.
ENOGEA - II SERIE - N. 19
Roberto Di Meo hanno optato per uno
stile di più esplicito ascendente moderno. Ma l’esuberanza inchiostrata sembra più congeniale al Don Generoso,
mentre la Riserva di Taurasi aspetta
forse ancora un disegno più calibrato.
I CAPITANI
Taurasi Bosco Faiano Aglianico Jumara Emé MACCHIALUPA
D
C
C
ENOGEA - II SERIE - N. 19
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taurasi
Tel. 0825.969182
Dal nucleo vitato che si raccoglie intorno al corpo aziendale, su un versante
del territorio di Torre le Nocelle che
fronteggia Taurasi, i rossi di Ciriaco
Cefalo e della sua famiglia esprimono
un carattere caldo e mediterraneo. E
sembrano convincenti tanto nella polposa pervasività del Taurasi, quanto
nel succoso blend di aglianico, piedirosso e sangiovese del rosso Emé,
che si segnala per un’apprezzabile
naturalezza della beva. Di immediata
espressività anche lo Jumara, il cui
intrigante profilo di erbe aromatiche
(rosmarino, origano) suggerisce buona
versatilità negli abbinamenti a tavola.
I FAVATI
Taurasi Terzo Tratto D
Campi Taurasini Cretarossa C
Fiano Pietramara Etich. Bianca C
Tel. 0825.666898
Rosanna Petrozziello fa parte di quel
drappello di produttori che il destino
voleva bancari, ma che hanno preso il
coraggio a due mani (e di questi tempi
non deve essere una scelta facile) e
rinunciato al posto fisso, per reinventarsi un ruolo nell’azienda di famiglia.
Il recente arrivo di Vincenzo Mercurio
(ex Mastroberardino) ha coinciso con
una ridefinizione del disegno produttivo che si concretizza subito con una
nuova etichetta di Fiano: una selezione della bella vigna Pietramara in zona
Feudi (tra Atripalda e Sorbo Serpico),
che finirà in bottiglia dopo una rivisitazione del protocollo centrata su
una vendemmia posticipata ma non
tardiva e su macerazioni prolungate.
Anche al Taurasi Terzo Tratto (dallo
storico nome del segmento di Appia
Antica all’altezza del vigneto di San
Mango) Mercurio rivolge attenzioni
meticolose, vinificando separatamente le uve dalle tre diverse contrade
(oltre a San Mango, vigne anche a
Venticano e Montemarano) e meditando una futura possibile opzione di
imbottigliamento per singoli cru. E gli
assaggi in cantina della vendemmia
2007 sembrano dargli ragione.
Taurasi Le Surte Greco di Tufo E
B
Tel. 0825.996396
Ancora troppo poche le annate disponibili per giudicare il Taurasi che
Angelo Valentino, enologo formato
alla scuola di Luigi Moio e consulente
di diverse realtà irpine, realizza nella
sua azienda di proprietà: molto buono
il 2002, nitidissimo e coinvolgente nel
succoso richiamo alla visciola; più
largo e meno risolto il 2003, segnato
da un contributo del rovere non del
tutto integrato. Più numerose per contro le vendemmie disponibili a valutare
lo stile dei bianchi, tra cui si fa notare
un Greco dal piglio agrumato ottenuto
da vigne di proprietà sui terreni tufacei
della zona di Chianche.
MANIMURCI
Taurasi Poema Campi Taurasini Rossocupo Aglianico 4 Contrade D
C
B
Tel. 0827.771012
Intensità, energia, polpa e sapore:
impossibile non riconoscere al Taurasi
di Manimurci una ricca dotazione di
simili qualità estrattive. Equilibrio e
bevibilità restano però ancora risorse
da affinare, così come il contributo del
rovere può senz’altro aspirare a una
più efficace registrazione. Tanto più
che l’azienda può contare su un patrimonio di vigne di tutto rispetto, tra cui
brilla la vecchia raggiera in contrada
Casale, nel territorio di Paternopoli.
MARIANNA
Taurasi Riserva Aglianico Moro di Pietra Sciascinoso D
B
A
Tel. 0825.627252
Intanto una precisazione: il progetto
vitivinicolo Dedicato a Marianna non
nasce dalla deriva di sentimentalismo
di un irsuto pirata malese, come qualche lettore distratto avrà certamente
pensato, bensì dall’intraprendenza di
Ciriaco Coscia, ex sindacalista irpino
col bernoccolo del vino. E il riferimento
della dedica non è dunque all’algida
perla di Labuan, bensì a uno dei più
importanti simboli della Francia repubblicana, una sorta di personificazione
dell’idea di libertà che campeggia su
piazze, monete e francobolli transalpini (e contende il primato al povero
galletto). Quanto al Taurasi, quello di
Marianna racchiude tutto il fascino
del vino dall’evoluzione controllata,
sussurrato nel tannino e garbatamente
decadente nel disegno, benché innervato da screziature sapido-terrose che
ne fanno un rosso tutt’altro che stanco.
Di ascendente minerale anche il 2004
assaggiato in anteprima, che a dispetto
della consueta essenzialità della trama
conserva lo slancio e la naturalezza
dei migliori. Nel portafoglio dell’azienda, che ha recentemente lasciato la
storica sede avellinese della ex filanda
fondata dai Caracciolo nel ‘700 (sede
dove si è ora insediato il nuovo progetto vinicolo di Enzo Ercolino: “A Casa”),
per trasferirsi a Grottolella, anche una
versione di sciascinoso in purezza,
da raccomandare sui polipetti affogati
(Luciano Pignataro dixit).
MASTROBERARDINO
Taurasi
Taurasi
Taurasi
Taurasi
Riserva Radici Riserva Centotrenta Naturalis Historia D
•
E
F
E
Tel. 0825.614111
Ogni volta che devo scrivere del vino
irpino, Mastroberardino è il primo contatto che prendo, ma anche l’ultima
scheda cui metto mano. E onestamente non saprei spiegare perché.
Si potrebbe pensare a un inizio in
forma di conclusione, essendo questo il luogo dove nel 1878 cominciò
l’avventura del vino irpino, con l’iscrizione alla Camera di Commercio e
l’etichetta della prima vendemmia. Ai
130 anni che separano (e uniscono) la
vita aziendale da/a quella data, Piero
Mastroberardino dedica oggi una
Riserva, un “unicum” in cui una selezione della vendemmia 1999 viene ora
proposta dopo 5 anni di affinamento in
bottiglia, secondo il costume di certi
Gran Reserva riojani. Così, in un colpo
solo, le etichette dei Taurasi sono raddoppiate, con il passaggio alla Docg
anche del Naturalis Historia, dai 2
ettari del vigneto di Mirabella Eclano,
su terreni sciolti dove è molto forte
la matrice vulcanica: un vino questo
MOLETTIERI
Taurasi Vigna Cinque Querce E
Taurasi Ris. Vigna Cinque Querce F
Aglianico Ischia Piana C
Tel. 0827.63722
Consapevole di aver giocato un ruolo
importante nella consacrazione del
Taurasi come denominazione elettiva
per i rossi da uva aglianico, Salvatore
Molettieri continua a puntare sulla
sua vigna Cinque Querce, in quel di
Montemarano, autentico cru di riferimento della Docg. Come è stato
più volte ribadito, per entrare in sintonia con i vini di Molettieri bisogna
affrancarsi dalla formazione un po’
scolastica che ci porta a vedere la
performance di un vino come l’esito
della sommatoria dei suoi ingredienti:
a rigore, infatti, tanto l’esposizione
della vigna e la sua gestione in termini
di potature e diradamenti, quanto lo
stile di vinificazione e l’ortodossia alla
grammatica enologica non fanno del
Taurasi di Molettieri propriamente un
vino esemplare. Ma tant’è, parafrasando Totò qui non è la somma che fa
il totale, e a dispetto di schemi e pregiudizi, si impone nel Cinque Querce
un’energia scalpitante e un’irresistibile
accelerazione al palato. Fedele a questo registro espressivo, Molettieri è
andato di anno in anno potenziando
il corredo strutturale dei suoi Taurasi:
così la Riserva 2002 non fa segnare
nessun arretramento rispetto all’ottimo
Taurasi E
Tel.0827.72252
Se all’Anteprima Taurasi dello scorso dicembre mi avessero chiesto un
nome, uno solo, su cui scommettere
tutto, avrei fatto quello di Michele
Perillo. Il suo Taurasi 2004, infatti,
reclama un credito impegnativo in virtù
di un carattere ricco di sfumature, e di
un palato reattivo e irraggiante di frutto; buonissimo del resto anche il 2003,
la cui tridimensionalità dello sviluppo
è amplificata da una certa timbrica
territoriale. E il territorio di Perillo è
di quelli buoni, con parte del vigneto
intorno alla casa/cantina, in contrada
Valle a Castelfranci, e parte dislocato
tra Montemarano (vicino a Molettieri) e
Baiano, dove su terreni pietrosi resiste
una vecchia raggiera degli anni ’30.
Gli assaggi in cantina confermano
l’eccellenza della materia prima: specie il 2007 di Baiano, assaggiato da
botte grande, declina con estrema
nonchalance un’impressionante scorta
di frutto e tannini saporitissimi.
PIETRACUPA
Taurasi Fiano di Avellino Greco di Tufo D
C
C
Tel. 0825.670177
Con una partigianeria da tifoso dei
bianchi irpini ho sempre rivolto estremo interesse e ammirazione al lavoro
di Sabino Loffredo: lui e Raffaele Troisi
(Vadiaperti) sono ai miei occhi non
solo vinificatori di sicuro talento, ma
anche produttori di rara passione e
consapevolezza critica, di quelli con
cui la dinamica del confronto è più
schietta e stimolante. Proprio per questo non ho mai nascosto a Sabino le
mie perplessità relativamente al suo
Taurasi, che non ha ancora raggiunto
a mio giudizio quei livelli di intensità
e di definizione cui ci hanno invece
abituati Fiano e Greco, che ritroviamo puntuali già da anni ai vertici
delle rispettive tipologie. L’assaggio in
STRUZZIERO
Taurasi Campoceraso Taurasi Greco di Tufo Villa Giulia E
D
C
Tel. 0825.965025
Se guardiamo ai soli numeri, con oltre
200mila bottiglie prodotte tra base e
selezioni, Mario Struzziero è oggi la
più grossa realtà del Taurasi e raccoglie i frutti del pionieristico lavoro
che il nonno Elisario prima e il padre
Giovanni poi hanno dedicato alla produzione dell’aglianico irpino. Il grosso
del vigneto è a Venticano, nelle contrade Campoceraso e Santafosca; lo
stile della vinificazione è tradizionale
e conserva ai vini un profilo di ruvida
essenzialità che continua ad avere
i suoi fan. E tuttavia confrontare le
ultime annate con il meglio della produzione locale non è facile, tanto poco
interesse l’azienda sembra mostrare
all’indirizzo di degustazioni, giornalisti
e anteprime.
TECCE
Taurasi Poliphemo E
Tel. 0827.71375
Incontrato nella sua cantina sulla vecchia statale di Paternopoli, Luigi Tecce
mi ha subito comunicato l’impressione
di una scarsa confidenza coi cerimoniali del marketing: nessun atteggiamento
seduttivo, nessun elenco di onorificenze ricevute, nessuna tecnologia da
esibire con fierezza. Solo il pudore dei
vignaioli autentici e un pizzico di visionarietà (che non guasta). Fermentati
in tini tronco-conici di castagno, i suoi
Taurasi provengono da vigneti esposti
a sud, su terreni argillo-sabbiosi dalle
forti pendenze, ricchi in piroplastiti.
L’età delle viti supera in alcuni casi gli
80 anni, gli impianti sono per la maggior parte a raggiera e i vini hanno un
taurasi
PERILLO
anteprima dell’annata 2004, però, mi
smentisce clamorosamente. E anche
l’aglianico che Sabino vinifica a partire
da vigne nel comune di Taurasi, sembra ora poter attingere alla semplice
ma persuasiva eloquenza del grande
rosso: carnoso e insieme slanciato,
coniuga energia e sapore e conserva
un’ottima dinamica gustativa per tutto
l’arco dello sviluppo al palato.
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risultato del 2001, anzi. Più complicata
la lettura del 2004, almeno in questa
fase un po’ ingrata dell’evoluzione in
bottiglia: ne riparleremo a fine estate.
ENOGEA - II SERIE - N. 19
da giudicare con attenzione, visti i
progressi fatti registrare dagli assaggi
nell’Anteprima di dicembre a oggi. E
tuttavia il mio Taurasi di riferimento
resta ancora il Radici Riserva, la mitica
etichetta bianca che ha fatto la storia del vino italiano: una memorabile
degustazione verticale con 22 annate
dal 1934 mi ha offerto lo scorso anno
la possibilità di considerarne l’evoluzione lasciando emergere numerose
eccellenze, sparse in diversi decenni
(e anche la 2003 oggi in commercio
non sembra lontana dalla complessità delle tre precedenti). Negli ultimi
tempi, poi, l’arrivo di un consulente
come Denis Dubourdieu, a collaborare prima con Vincenzo Mercurio e
ora con Massimo Di Renzo e Antonio
Dente, corrobora gli sforzi produttivi
imprimendo alla gestione del vigneto e
alla definizione stilistica dei vini un'ulteriore accelerazione.
ENOGEA - II SERIE - N. 19
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taurasi
fascino arcaico, che rifugge da ogni
scorciatoia. Già mi vedo le smorfie
di certe maestrine della penna rossa
travestite da degustatori, a rimarcare
la riduzione o la volatile alta. Ma questi
non sono vini da degustare a lezione:
provateli a tavola, magari con un piatto
di mugliatielli irpini (interiora di agnello
ripiene) e poi ne riparliamo.
TENUTA CAVALIER PEPE
•
Taurasi D
Aglianico Santo Stefano C
Coda di Volpe Bianco di Bellona B
Tel. 0827.73766
Esordisce con l’annata 2004 il Taurasi
di Milena Pepe, una giovane enologa cresciuta tra Belgio e Francia
(esperienze in Borgogna e Alsazia)
e poi approdata in Irpinia a prendersi cura dell’importante investimento
paterno (Angelo Pepe, cavaliere del
lavoro e ristoratore irpino di successo
a Bruxelles). La vigna piantata sulle
argille della Carazita è tenuta con
estrema cura, così come scrupolose
sono le vinificazioni e incoraggianti
i primi risultati. Lungimirante poi la
scommessa sulla Coda di Volpe, già
oggi tra le più riuscite della regione.
TENUTA PONTE
Taurasi Greco di Tufo Fiano di Avellino E
B
B
Tel. 0827.73564
La Tenuta Ponte di Luogosano è uno
di quegli indirizzi difficili da raggiungere
ma altrettanto difficili da dimenticare,
tanto buona appare oggi la la gamma
delle etichette prodotte. Taurasi in primis: già annunciata dal Masna nello
speciale di tre anni fa, la versione
2003 colpisce nel segno, riuscendo
a coniugare una superiore energia
motrice con il consueto timbro minerale; e anche il 2004 sembra mettere
la propria ricchezza al servizio di una
vitalità senza smancerie. Quanto ai
bianchi, paiono tutti in decisa crescita,
e a fronte di profumi più composti e talvolta reticenti, colpisce l’accelerazione
al palato in virtù di una vibrazione
sapida che dà profondità allo sviluppo,
e garantisce a tutti i vini un finale rinfrescante di buona definizione.
TERREDORA
Taurasi CampoRe E
Taurasi Fatica Contadina D
Fiano di Avellino Terre di Dora C
Tel. 0825.968215
Il racconto più o meno colorito della
separazione dei fratelli Antonio e
Walter Mastroberardino ha distolto
molti scribacchini del vino dall’impegno interpretativo fondamentale:
quello cioè rivolto a cogliere in quale
direzione stilistica si andassero riconfigurando i rispettivi percorsi produttivi. A qualche anno di distanza
dall’evento, devo confessare però, in
tutta franchezza, che anch’io che per
vizio di formazione tendo istintivamente a preferire la metafisica al pettegolezzo, non sono del tutto sicuro
di aver ancora saputo cogliere l’orientamento di Terredora. Intendiamoci, i
buoni vini non mancano. Anzi, proprio
i Taurasi hanno sfoggiato nel 2001
due versioni di grande profondità e
maturità tannica, ma anche di rilassata e persuasiva armonia, centrate
su un elemento stilistico – la grazia
– che non mi sentirei di definire di
casa a Taurasi. Al punto che qualche
critico ispirato ha evocato (a proposito del CampoRe) la complessità di un
Barolo di Giacosa dell’82. E tuttavia
a quel magico exploit fa oggi seguito un’anticipazione sull’annata 2004
che collego davvero con molta fatica
(una fatica non contadina, s’intende,
ma pur sempre con fatica) a simili
opzioni di stile e di misura, tanto i vini
mi sono apparsi tramortiti da una speziatura quasi caricaturale del rovere.
Supplemento d’indagine quanto mai
necessario, dunque e appuntamento
con le valutazioni rinviato alla prossima puntata.
URCIUOLO
Taurasi Fiano di Avellino Faliesi Greco di Tufo D
C
B
Tel. 0825.761649
Verticalizzare è il verbo dei fratelli
Urciuolo: tanto lo era sul campo di
calcio, quando con due passaggi te li
ritrovavi in porta, quanto pare esserlo
in vinificazione, dove il loro aglianico
(complici i vigneti a Castelfranci e
Montemarano) possiede lo slancio e
la dinamica dei migliori Taurasi. Tra
le idee guida, la convinzione che
l’aglianico si esprima al meglio sopra
i 500 metri, il proposito di non lasciar
svolgere le fermentazioni malolattiche
e conservare quindi un potenziale di
freschezza acida da valorizzare nel
tempo, nonché un pizzico di curiosità
all’indirizzo dei tonneaux di castagno,
realizzati a partire da legname dei
boschi vicini, che potrebbe maturare nei prossimi anni in una chiave
non più soltanto sperimentale (gli
assaggi in cantina del 2007 lasciano
impressioni convincenti). In bottiglia
il 2003 si conferma rosso sanguigno
e caratteriale, con note di cenere e
carne frollata, e una freschezza in
decisa controtendenza rispetto agli
esiti standard dell’annata; dal 2004
è lecito attendersi una prova altrettanto intensa, forse appena più severo nell’espressione, ma con un lato
di terra umida già molto seducente.
In attesa dell’entrata a regime del
vigneto recentemente acquistato a
Mirabella Eclano, non vanno trascurati però neanche i bianchi, che sfoggiano la grinta sapida e il contrasto
dei migliori.
VILLA RAIANO
Taurasi Riserva Cretanera Taurasi Fiano di Avellino Ripa Alta H
E
C
Tel. 0825.595663
Il Taurasi di Sabino Basso è un vino
che chiede di essere atteso: la struttura e il calore (anche alcolico: vigne
a Venticano) non gli fanno certo difetto, ma l’apporto del rovere, sulle
prime piuttosto vistoso, sembra aver
bisogno di tempo per essere integrato. Se rileggo le note del Masna
nell’articolo di tre anni fa, registro
un parziale dissenso, e la ricerca
di concentrazione mi impedisce di
cogliere quell’armonia di cui parlava
lui (anche se il riferimento era lì alla
Riserva 2001). Per contro, mi trovo a
preferire l’eleganza dei bianchi, che
si confermano espressivi e dotati di
sicura personalità nonostante il profilo tecnico molto stilizzato: su tutti
una selezione di Fiano vendemmiato
tardivamente, il Ripa Alta, dall’originale silhouette aromatica, con rimandi
quasi balsamici e mentolati e uno
sviluppo polposo e seduttivo.