580.29 KB - Tamburi Investment Partners SpA
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Uk £ 3,40 - Ch fr. 10,00 Francia € 6,00 www.milanofinanza.it PMI FONDI & C, CHI LE FINANZIA DAVVERO € 4,20* Sabato 25 Febbraio 2017 Anno XXVIII - Numero 040 Wall Street fa record su record, le borse Ue ancora SORPRESA Mentre languono. Ma, nonostante tensioni politiche ed elettorali, ora le grandi case di investimento consigliano di rientrare. Ecco perché e dove Buy Europa Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano *Offerta indivisibile con MF Fashion (Milano Finanza € 3,80 + MF Fashion € 0,40) DIETROFRONT Generali ORSI & TORI di Paolo Panerai È più importante per l’Italia la notizia che il presidente di Vivendi, Vincent Bolloré, è indagato dalla procura di Milano per il reato di aggiotaggio in riferimento agli accordi con Fininvest per Mediaset e Mediaset Premium, oppure le dichiarazioni a Class Cnbc di Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, secondo cui, nonostante la crescita del sentimento populista, la zona euro non sarà in discussione? Ovviamente, la decisione della procura della Repubblica di Milano di indagare Bolloré su una specifica operazione interessa in primo luogo Fininvest e quindi la famiglia Berlusconi, che nei mesi scorsi, con la scalata di Vivendi a Mediaset, ha vissuto per la prima volta la possibilità di non essere più l’azionista di comando della società televisiva fondata dal patriarca, Silvio. Ma in realtà la notizia ha rilievo anche per l’Italia in generale perché: 1) certifica che non vi è una congiura permanente della magistratura contro Berlusconi e che anzi, quando è il caso, la magistratura finisce per difendere oggettivamente il più volte ex presidente del Consiglio; 2) perché dimostra che la procura di Milano è particolarmente attenta ai reati finanziari, avendo ora un procuratore capo, Francesco Greco, che in materia è un maestro, prova ne sia che abbia già in passato indagato, e poi fatto condannare, per lo stesso reato il bretone Bolloré. Quella condanna era passata quasi inosservata ed è stato mesi fa il Corriere della Sera, grazie alla bravura di Mario Gerevini, a rivelare che Bolloré è stato definitivamente condannato e sanzionato con una senza Intesa Chi ci guadagna? Carlo Messina, Intesa Philippe Donnet, Generali Alberto Nagel, Mediobanca Mettere al primo posto i tuoi progetti ci ha fatto meritare il primo posto. L’attenzione che dedichiamo ai progetti di vita delle famiglie italiane ci ha fatto meritare la fiducia di un milione di risparmiatori* e ci motiva ogni giorno a fare sempre meglio. Questo impegno si riflette nella qualità delle nostre soluzioni di investimento, che hanno ricevuto numerosi e prestigiosi riconoscimenti. Dai più valore ai tuoi risparmi con ANIMA. NUOVO www.animasgr.it Istituto Tedesco di Qualità e Finanza Fondi italiani BIG Miglior gestore MF – Annuario dell’investitore Miglior gestore di fondi Italia Big nel 2016 1° classificato Migliore media rating nella propria categoria** 800-388876 * Fonte: ANIMA. ** Società italiane con almeno 30 fondi con rating MF. Per maggiori informazioni consultare l’Annuario dell’investitore 2016 e i siti www.istituto-qualita.com e www.ilsole24ore.com/altorendimento. Prima dell’adesione leggere il KIID, che il proponente l’investimento deve consegnare prima della sottoscrizione nonché il Prospetto pubblicato e disponibile presso la sede della società, i soggetti incaricati della distribuzione e sul sito internet www.animasgr.it. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. Il collocamento del prodotto è sottoposto alla valutazione di appropriatezza o adeguatezza prevista dalla normativa vigente. Il valore dell’investimento e il rendimento che ne deriva possono aumentare così come diminuire e, al momento del rimborso, l’investitore potrebbe ricevere un importo inferiore rispetto a quello originariamente investito. Messaggio pubblicitario. MILANO FINANZA INCHIESTA 14 25 Febbraio 2017 FINANZIARE LA CRESCITA Un tesoro per le pmi C di Stefania Peveraro i sono almeno 9,4 miliardi di euro di liquidità pronti per essere investita in piccole e medie imprese italiane. Il dato è calcolato per difetto, visto che tiene conto soltanto dei capitali raccolti di recente dai fondi di private equity, di venture capital, di private debt e di infrastrutture con focus principale sull’Italia, molti dei quali hanno solo annunciato un closing parziale del fundraising. Per esempio, Quadrivio sgr, guidata da Walter Ricciotti, è in raccolta con tre fondi per un target complessivo di 600 milioni, mentre Eos Investment Management punta a 550 milioni per tre fondi. L’elenco, compilato attingendo dal database di BeBeez, non include poi i fondi aperti gestiti da sgr che dedicano una quota del patrimonio agli investimenti illiquidi. E, se è vero che un fondo come Investindustrial IV di Andrea Bonomi, che lo scorso febbraio ha annunciato il closing della raccolta a 2 miliardi, non investirà tutta la dotazione in Italia, visto che il focus è anche su Spagna e Regno Unito, è anche vero che avrà un occhio particolarmente attento per il mercato tricolore. Ipotizzando che in Italia possa andare un quarto di tale dotazione, il calcolo della potenza di fuoco complessiva dei fondi per investimenti in Italia scenderebbe a 8,9 miliardi. Cifra alla quale andrebbe però aggiunta la quota di patrimonio di fondi chiusi esteri che hanno comunque nel radar l’Italia. In raccolta, tanto per fare un esempio, oggi c’è anche il nuovo fondo di Alpha Private Equity che ha un target di 1 miliardo e investe in Francia, Germania, Svizzera e Italia. Ma fondi di private equity paneuropei come Cvc Capital Partners, Carlyle Europe o Permira, oppure fondi di credito come Tikeau Capital hanno costantemente nel radar il mercato italiano. Il tutto senza considerare che i tre fondi nei quali è stato scisso il vecchio Fondo Italiano d’Investimento avevano ancora 500 milioni da investire che non sono stati contabilizzati nei 9,4 miliardi citati, perché si tratta di capitali raccolti negli anni passati. Inoltre in casa Cassa Depositi e Prestiti c’è sempre il progetto del fondo destinato alle ristrutturazioni aziendali con target di raccol- I VEICOLI DI PRIVATE CAPITAL CON FOCUS SULL'ITALIA ATTUALMENTE IN RACCOLTA Dati in mln di euro Veicolo di investimento ◆ Fondo Italiano d'Invest. F. di F. di private debt ◆ Quadrivio III ◆ Fondo Armonia ◆ Principia Healthcare III ◆ Next Power II ◆ Ipo Club ◆ Quadrivio private debt ◆ Italian Green Bond Fund ◆ Aksìa Capital IV ◆ Italian Hybrid Capital Fund ◆ Antares AZ1 ◆ Fondo Italiano d'Invest. F. di F. di Venture Cap. ◆ Ver Capital Credit Italia V ◆ Equita Private Debt Fund ◆ Fondo Venture Capital Partners ◆ Quadrivio energia e infrastrutture ◆ Eos private equity ◆ Supply Chain Fund ◆ Credimi ◆ Panakès Fund I ◆ Barcamper Ventures ◆ Siparex Investimenti 2 ◆ Fondo italiano per l’efficienza energetica ◆ 4Aim Sicaf ◆ Fondo di private debt ◆ Assietta IV ◆ Finint Classis Credit Value ◆ EOS energia e infrastrutture ◆ EOS fondo di fondi ◆ Equinvest Investment Fund ◆ Fondo per le Imprese II ◆ Ver Capital Distressed ◆ Club Digitale 2 ◆ Crescita Fonte: BeBeez Società di gestione/ promotore Fondo Italiano d'Investimento sgr Quadrivio sgr Armonia sgr Principia sgr Next Energy Capital Azimut sgr ed Electa Quadrivio sgr Foresight Group Aksìa Group sgr RiverRock European Capital Partners Futurimpresa sgr e Antares Fondo Italiano d'Investimento sgr Ver Capital sgr Lemaniik Asset Management e Equita sim Venture Capital Part. sgr (Quadrivio sgr-Intesa) Quadrivio sgr Eos Investment Management Groupama sgr Anima sgr, Anthilia Capital Partners sgr, BG Fund Management Lux (gr. B. Generali) e Tikehau Capital Panakés Primomiglio sgr Siparex Fondo italiano per l’efficienza energetica sgr 4Aim Sicaf Advam Part. sgr e Frigiolini & Partn. Merchant Assietta sgr Finint Investment sgr e Classis sim Eos Investment Management Eos Investment Management Equinvest Duemme sgr Ver Capital sgr Siamo Soci M. Armanini, C. D’Ippolito, M. Drago, A.Tazartes e A. Toffoletto Direct lending Private debt Private equity Private debt Private debt Venture capital Private debt Private debt Venture capital Private infrastructure Private equity Direct lending (fatture) Piattaf. web trading fatture Target di raccolta 500 250 450 250 300 150 250 200 125 150 200 150 150 150 120 100 150 200 n.d. Capitale già raccolto 380 200 200 185 150 120 120 120 108 90 80 80 70 70 70 60 55 50 50 Venture capital Venture capital Private equity Private infrastructure Private equity (am) Minibond Private equity Minibond Private infrastructure Private equity generalista Venture capital e priv. equity Private debt Private debt distressed Venture capital Spac 100 50 35 150 50 100 65 150 150 250 20 150 n.d. 5 100 40 30 30 25 6 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. 4.230 2.389 Tipo di veicolo Private debt Private equity Private equity Venture capital Private infrastructure ◆ TOTALE GRAFICA MF-MILANO FINANZA ta a 1,3-1,5 miliardi, mentre il Nuovo Fondo Strategico d’Investimento punterebbe a raccogliere 2 miliardi, di cui 500 milioni che saranno messi a disposizione dalla stessa Cdp. Insomma, si sta parlando di una montagna di soldi. D’altra parte gli investitori che si possono permettere di piazzare i loro quattrini in questi veicoli sono ben contenti di farlo, visto che i mercati obbligazionari oggi rendono poco o niente. Non si tratta però certo di investimenti alla portata di tutti, perché essendo illiquidi in genere vengono proposti soltanto a investitori istituzionali o a privati cosiddetti professionali, cioè i family office che agiscono per le grandi famiglie imprenditoriali o per i cosiddetti high-net worth individual. Si sta infatti parlando di tagli minimi di investimento di 500 mila euro. «La quota di investimenti in asset illiquidi sta aumentando tra i nostri clienti; diciamo che oggi la media è del 30-40% sul totale degli investimenti, mentre uno o due anni fa eravamo sul 2030%», dice a Milano Finanza Roberto Tronci, chief investment officer di Albacore Wealth Management, multifamily office con base a Lugano che gestisce il patrimonio di molte famiglie italiane e che in precedenza era il family office della famiglia de Benedetti. « Noi però investiamo a livello globale e quindi posso dire che l’Italia al momento pesa per l’1 o 2% nei portafogli illiquidi dei nostri clienti», ha precisato Tronci. «In genere investiamo in veicoli di investimento alternativi, ma capita anche di coinvestire direttamente nelle singole aziende. In questo modo i portafogli illiquidi che abbiamo iniziato a investire nel 2006 oggi hanno fruttato un Irr (il tasso interno di rendimento, ndr) del 14,7% al netto delle commissioni, quelli con vintage 2011 un Irr del 14% e quelli che partono ora hanno un obiettivo del 12-14%». Non stupisce quindi che nell’ultimo anno in sede di ipo all’Aim, il mercato di Piazza Affari dedicato alle pmi, le aziende abbiano raccolto una percentuale significativa dei capitali proprio da privati professionali. «In ipo le società che sbarcano sull’Aim raccolgono mediamente il 75% dei capitali tra gli investitori istituzionali, ma c’è comunque un 25% di investitori privati classificati come retail che partecipano alla raccolta», sottolinea Giulio Bastia, condirettore generale di Banca Finnat, che l’anno scorso ha portato sul mercato quattro società (Energica, Smre, Vetrya e 4Aim Sicaf) e che negli ultimi due anni ne ha affiancate sette per un totale di circa 26 milioni di euro raccolti. C’è poi chi sceglie di investire in gruppo costituendo i cosiddetti club deal. Antesignano di questo approccio all’investimento che coinvolge più imprenditori è Tamburi Investment Partners. Tip lo scorso luglio è andato anche oltre e ha costituito il veicolo Asset Italia per raccogliere in anticipo la disponibilità degli imprenditori interessati a partecipare ai club deal che saranno di volta in volta proposti dal gruppo di investimento quotato a Piazza Affari e fondato da Gianni Tamburi. A proposito di club deal, secondo quanto risulta a Milano Finanza, nelle scorse settimane si è chiusa la raccolta Ethica Investment Club, società di investimento che ha raccolto un capitale di 50 milioni tra 18 soci. Questi ultimi sono gli stessi di Ethica Corporate Finance, boutique di advisory fondata da Cosimo Vitola e partecipata da nomi noti dell’imprenditoria ita- MILANO FINANZA 15 I VEICOLI DI PRIVATE CAPITAL CON FOCUS SULL'ITALIA CHE HANNO CHIUSO LA RACCOLTA DI RECENTE Dati in mln di euro Veicolo di investimento ◆ Investindsutrial IV ◆ Pillarstone Italy ◆ Clessidra capital Partners III ◆ Asset Italia ◆ 21 Investimenti ◆ Muzinich Italia Private Debt ◆ Idea Ccr (Corporate credit recovery) ◆ Idea Taste of Italy ◆ Wisequity IV ◆ Oxy Capital ◆ Europa Investimenti spa ◆ Mandarin Capital Partners II ◆ Alcedo IV ◆ Space 3 ◆ Tenax Italian Credit Fund ◆ Innova Italy 1 ◆ Innogest Capital II ◆ Progetto Minibond Italia ◆ Fondo Euregio minibond ◆ United Ventures ◆ P101 ◆ Industrial Stars of Italy 2 ◆ Digital Magics ◆ LVenture Group ◆ TOTALE Fonte: BeBeez Società di gestione/ promotore Investindustrial Pillarstone Clessidra sgr Tamburi Investment Partners 21 Investimenti sgr Muzinch&Co Idea Capital Funds sgr Idea Capital Funds sgr Wise sgr Oxy Capital e Attestor Capital Europa Investimenti spa e Avenue Capital Mandarin Capital Partners sgr Alcedo sgr Space Holding Tenax Capital F. Conti, M. Costaguta, P.Ferrario, F. Gianni e A. Pansa Innogest sgr Zenit sgr PensPlan Invest sgr United Ventures sgr P101 sgr Attilio Arietti e Giovanni Cavallini Digital Magics Lventure Group Tipo di veicolo Private equity Private equity/debt turnaround Private equity Private equity Private equity Private debt Private equity/debt turnaround Private equity Private equity Private equity turnaround* Private equity turnaround* Private equity Private equity Spac Private debt Spac Closing raccolta 2016 2015 2016 2016 2016 2016 2016 2016 2016 2016 2016 2016 2016 2016 2016 2016 Totale raccolto 2.000 1.000 600 500 343 286 260 218,1 215 200 150 200 195 152 100 100 Venture capital Private debt Private debt Venture capital Venture capital Spac Seed e venture capital Seed capital 2015 2016 2016 2016 2016 2016 2016 2016 85 80 70 70 70 50,5 4,9 4 7.004 GRAFICA MF-MILANO FINANZA liana, da Alberto Aspesi a Pietro Negra (Pinko) fino alla famiglia Poppi (North Sails). La società potrà organizzare investimenti diretti in club deal in pmi e farsi promotrice di Spac (Special Purpose Acquisition Company). Le Spac infatti sono diventate molto di moda in Italia e hanno raccolto capitali in larga parte proprio tra family office e investitori-imprenditori, attraendoli con il fatto che al momento della scelta della società target sulla quale la Spac andrà a investire i soci della Spac potranno dire la loro e soprattutto avranno sempre in mano un titolo abbastanza liquido, perché in genere quotato all’Aim. Vista questa sensibilità agli investimenti in economia reale e pmi da parte dei loro clienti privati più facoltosi, le società di asset management e i private banking si stanno avvicinando molto più di prima al mondo degli asset alternativi, proprio per proporre ai clienti investimenti con prospettive di rendimento più soddisfacenti. Così si spiegano le scelte di Azimut, che già nel 2014 ha lanciato il progetto Libera Impresa, nel quale rientrano gli investimenti nella piattaforma dedicata agli investimenti in start-up Siamo Soci, nel fondo di venture capital P101, nella società di gestione di fondi di private equity e di private debt Futurimpresa sgr, in Azimut Global Counceling e in Ipo Challenger, veicolo di investimento strutturato come evoluzione della Spac da Simone Strocchi, fondatore di Electa, che aveva collocato ob- bligazioni convertibili anche presso clienti dell’sgr presieduta da Pietro Giuliani. Proprio con Electa ora Azimut è invece in raccolta per Ipo Club, veicolo che investirà in obbligazioni emesse da cosiddette pre-booking company, società costituite per convogliare capitali nell’acquisizione di quote di società target da quotare in borsa. Di quelle pre-booking company Ipo Club sarà il principale investitore con il 30%, ma il resto sarà raccolto presso terzi. «Si tratta di una struttura aperta», com- menta Strocchi. «Il modello delle Spac sta evolvendo e trovare alleanze con grandi asset manager che possano assicurare un flusso costante di capitali da investire è un grande vantaggio». Intanto Azimut ha già raccolto 120 milioni su un target di 150, coinvolgendo circa 100 investitori, di cui 70 imprenditori. Tra i grandi asset manager anche Banca Generali ha lanciato il prodotto alternativo 3Y Income Coupon, che prevede una quota tra il 15-20% del patrimonio investita in comparti alternativi di specialisti nel credito corporate come Muzinich, M&G, T. Rowe Price e Jb Asset Management. La gestione comprende anche il nuovo fondo Astrea che opera nella gestione di cartolarizzazioni di crediti verso le Asl ed è gestito da Cfe, operatore europeo specializzato nel trade-finance. Anche sul fronte degli investimenti in fatture, infine, gli asset manager iniziano a essere molto sensibili. Groupama sgr ha lanciato nei mesi scorsi il fondo Supply Chain per acquistare fatture da pmi italiane, con un target di raccolta di 200 milioni, di cui 50 investiti dalla casa madre, mentre la piattaforma di invoice trading Credimi, fondata da Ignazio Rocco di Torrepadula, ha siglato un accordo con Anima sgr, Anthilia Capital Partners sgr, BG Fund Management Lux (Banca Generali) e Tikehau Capital, che hanno messo a disposizione 50 milioni di euro da investire in fatture offerte sulla piattaforma (Credimi che coinveste per una quota del 5%). (riproduzione riservata) INCHIESTA 25 Febbraio 2017 Con Mikro Capital anche in Italia parte il business del microcredito di Ettore Mazzotti «I l fattore chiave? Finanziare i little follower, i piccoli imprenditori, quelli che poi ti seguiranno quando diventano grandi. È la ricetta di Amadeo Giannini, l’uomo che agli inizi del ‘900 ha creato la Bank of America, facendo credito agli emigrati italiani in California». Al battesimo della sua nuova attività di microcredito in Italia, Vincenzo Trani, 43 anni, una carriera di successo in Russia prima con la Bers, poi con Intesa e quindi con il suo fondo di microfinanza, Mikro Kapital, racconta i suoi progetti dopo che il 14 febbraio scorso ha ricevuto la licenza della Banca d’Italia, la prima a società private per l’esercizio del microcredito. Argomento di cui discuteranno a Milano il 28 febbraio, nella sede della Borsa italiana, Maurizio Dallocchio, professore di corporate finance alla Bocconi, Nikolas Drude, senior banker alla Bers e Mario Baccini, presidente dell’Ente nazionale per il Microcredito proprio su iniziativa di Mikro Kapital Domanda. Dottor Trani, su che base ritiene che in Italia ci sia spazio per un’attività maturata nelle econo- mie in via di sviluppo? Risposta. Nei Paesi più sviluppati ci sono fasce crescenti di popolazione emarginate dal sistema finanziario tradizionale che non riescono ad avere accesso al credito, non per demeriti individuali, ma semplicemente perché non sono censiti dalla centrale rischi del sistema bancario, soprattutto tra i giovani. Sono persone che una volta inserite nel circuito, producono valore per sé e per gli altri. D. Anche in Italia? R. L’Italia arriva ultima, nonostante metà della popolazione, soprattutto nella parte bassa, sia sotto finanziarizzata. Al Sud viene rifiutata molto spesso anche l’apertura di un conto corrente bancario a chi la chiede per la prima volta senza avere redditi accertati o sicuri. D. Con il microcredito, invece? R. Punteremo a finanziare con un massimale di 25mila euro attività di piccoli imprenditori, artigiani e professionisti, guardando soprattutto ai giovani che, non trovando lavoro, si impegnano nel crearsi un’occupazione per se e per gli altri. D. Può essere più preciso? R. Nel business plan si parla di microimprese con fatturati sotto il milione, ditte individuali e anche srl da poco in attività e poi i professionisti delle partite Iva. Pensiamo ai giovani medici in associazione o agli architetti. Un caso emblematico è quello di un dentista che voglia aggiungere allo studio un’altra poltrona, che Vincenzo oggi mediamente costa Trani 20mila euro. I costi di finanziamento saranno intorno a un tasso massimo complessivo (taeg) tra il 13 e il 14%. D. Quindi superiori di almeno 4-5 punti al credito al consumo tradizionale. Come pensa di essere concorrenziale? R. La realtà è che i tassi reali del credito al consumo sono intorno al 14%, ben più alti di quelli reclamizzati, considerando spese di assicurazione e registrazione, nel caso di automezzi. Spesso poi il cliente, se è nella fascia a cui accennavo prima, non viene affidato. Noi abbiamo tempi di risposta molto rapidi e non chiediamo coperture collaterali. D. Come pensate di abbassare il rischio? R. I micro imprenditori sono i migliori pagatori, come diceva Giannini. In questo business la diversificazione del rischio è la miglior garanzia di successo. E noi siamo conservativi sulla crescita. D. Da dove partirete? R. Da Milano e cominceremo a lavorare in Lombardia, per aprire poi in Emilia Romagna e nel sud, Campania, Calabria e Sicilia. Il primo anno apriremo 4-5 filiali. Partiamo dalla regione più dinamica e abituata all’innovazione finanziaria. Qui punteremo molto sul micro leasing. D. Come finanzierete quest’attività? R. Tutta con equity, cioè il capitale di Mikro Kapital spa che è di 5 milioni. (riproduzione riservata)