Dal 2 al 31 dicembre 2006 - Giornate di ritiro ed esercizi spirituali

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Dal 2 al 31 dicembre 2006 - Giornate di ritiro ed esercizi spirituali
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PICCOLO CALENDARIO MARIANO LANTERIANO
Dal 2 al 31 dicembre 2006
SABATO 2 DICEMBRE 2006. SUGGERIMENTI PER L’AVVENTO: VIVERLO GUARDANDO A MARIA
La pietà popolare è sensibile al tempo di Avvento: mese di preparazione alla venuta del Messia.
Nel tempo di Avvento vi è una particolare attenzione a Maria. E’ “un tempo particolarmente adatto
per il culto alla Madre del Signore” (Marialis cultus).
Questo è attestato inequivocabilmente dai vari pii esercizi, soprattutto le novene dell’Immacolata
e del Natale.
Il recente testo intitolato Direttorio su pietà popolare e liturgia, scritto dalla Congregazione per il
culto divino e la disciplina dei Sacramenti, invita a tenere presente che nella Liturgia Romana le
quattro settimane di Avvento costituiscono un tempo mariano armonicamente inserito nell’Anno
liturgico. I fedeli devono essere aiutati dai ministri a valorizzare convenientemente i numerosi
riferimenti alla Madre del Signore offerti da questo intero periodo.
Lanteri invitò a meditare l’evento straordinario per cui il Dio della gloria si è fatto bambino nel
grembo di una donna vergine, umile e povera. A tale scopo suggerì delle pratiche di pietà
mariane. In «Indirizzo per una religiosa» Lanteri consigliò questa pratica:
“In ogni domenica di Avvento si tirerà a sorte un biglietto in cui avremo la nostra pratica di virtù per tutta
la settimana. Oltre le 40 Ave Maria che si dicono in comune diremo con particolare sentimento l'Angelus
Domini (l’Angelo del Signore), baciando a riverenza del gran Mistero umilmente la terra al Verbum Caro
(Il Verbo si è fatto carne)”.
DOMENICA 3 DICEMBRE 2006. INIZIO AVVENTO
In un’istruzione sulla Comunione, che utilizzò in tempo di esercizi spirituali, il ven. Lanteri diede
alcuni consigli per l’opportuna preparazione. In essi rimandò a Maria, quale Madre:
“Gesù viene in me per riempirmi di grazie,
come fece sempre.
Viene come in Maria,
come nel Presepio per illuminarmi, per purificarmi,
come in quei luoghi in cui Egli passava.
Viene a moderare le mie passioni,
a distruggere le cattive abitudini,
a sostenere la debolezza, la mia tiepidezza,
a raddrizzare i miei passi,
ad addolcire le mie pene.
Viene come nel Limbo
a riempirmi di contentezza e di speranza.
Questo è il motivo per cui Egli viene.
Questo è ciò che Egli opera in me venendo.
Con che confidenza, con che amore Lo accoglierò? Spero”.
LUNEDÌ 4 DICEMBRE 2006. SUGGERIMENTI PER LE PRIME DUE SETTIMANE DI AVVENTO
Il ven. Lanteri nell’indicare dei suggerimenti per come santificare l’Avvento affermò:
“L'Avvento ci porta l'amabile notizia della venuta del Salvatore e ci porge un dolce e salutare annuncio di
prepararsi a ricevere lo Spirito che è venuto a distribuire e a comunicare agli uomini. La preparazione dei
figli sarà quella della Madre: “piacque per la verginità, concepì per l’umiltà”.
Per quanto riguarda le prime due settimane, il ven. Lanteri, appoggiandosi sull’espressione di
san Bernardo di Chiaravalle, invitò a crescere innanzi tutto nella virtù della castità, che “modera
tutti gli affetti sregolati verso i piaceri del senso in conformità alla legge divina e alla ragione”:
“La virtù della castità prepara il corpo per ricevere il Figlio d'una Vergine […] I motivi di mirare ad ottenere
l'acquisto di questa virtù, caratteristica dei figli della Vergine, si prendono dall'esempio di coloro che
riconosciamo per nostri patroni”.
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Ecco che Lanteri invitò a prendere come esempio san Giuseppe e la Madonna:
“San Giuseppe, che per la sua castità meritò di essere sposo di una Vergine […] Maria, che non volle
essere Madre di Dio se doveva rinunciare di essere Vergine, non vuole dei figli che non siano casti”.
Gesù propende per questa amabile virtù ed era conveniente che Sua Madre fosse una
Vergine: “conviene che sia una vergine per riceverlo in terra ed essere Sua Madre”.
Il ven. Lanteri invitò il discepolo a:
“Riflettere come si possa comparire davanti a Gesù, Maria, Giuseppe e agli angeli custodi con uno spirito
turbato da cattive immaginazioni e con una volontà attaccata alla carne e al sangue, mentre essi non
sono che purezza”.
“Vivere alla presenza continua, ma rispettosa ed affettuosa di Gesù, di Maria e degli angeli custodi, i
quali hanno sempre gli occhi fissi su voi per osservare i vostri pensieri, parole ed affetti e soffrono di
vedere prostituire quel cuore e quello spirito che è unicamente destinato a Dio”.
GIOVEDÌ 7 DICEMBRE 2006. SANT’AMBROGIO
Ambrogio nacque a Treviri nelle Gallie, dove suo padre era prefetto, fra il 334 e il 339. Studiò e
insegnò retorica. Verso il 370 fu nominato governatore della Liguria e dell’Emilia, con sede a
Milano. Uomo integro e coscienzioso, dopo la morte del vescovo ariano Assenzio, ancor catecumeno fu acclamato vescovo da tutto il popolo di Milano, sia da parte ortodossa sia da parte
ariana. Fu battezzato e otto giorni dopo consacrato ve-scovo, il 7 dicembre 374. Sotto la guida del
dotto sacerdote Simpliciano si dedicò infaticabilmente allo studio della Bibbia, della Tradizione
eccle-siastica, dei Padri latini e specialmente greci. Cele-bre predicatore, esercitò un influsso
determinante nella situazione ecclesiastica e politica del suo tempo. La sua teologia, attinta a fonti
sicure, ha timbro e finalità eminentemente pastorali: Ambro-gio infatti ebbe un’acuta
consapevolezza del suo ufficio di pastore. Morì a Milano il 4 aprile 397.
Il ven. Lanteri conobbe e stimò il pensiero di sant’Ambrogio, in particolare nel suo legame con il
papa e nella difesa del primato. Più volte citò la “regola” ambrosiana: “Dove è Pietro, lì è la
Chiesa”.
Sant’Ambrogio é considerato il fondatore della mariologia occidentale. Egli nutrì un’ammirazione
sconfinata per la madre di Gesù e trattò molto di lei nei suoi scritti per la precisa coscienza del suo
posto singolare nel mistero della salvezza: posto singolare per cui diventa modello altrettanto
singolare per tutti. L’approfondimento dei rapporti tra Maria e la Chiesa, operato recentemente
dal Concilio Vaticano II, si fonda spesso, in maniera esplicita, sui testi del vescovo di Milano.
Ambrogio è il primo autore che definisce Maria tipo della Chiesa.
Sant’Ambrogio, come sant’Atanasio, intuì che la Madre di Gesù svolge un ruolo esemplare
(norma vivendi, exemplar virtutum) ed esercita un peculiare magistero (magistra) nella Chiesa,
soprattutto nei confronti delle vergini consacrate.
Il ven. Lanteri in una novena in preparazione alla festa mariana della Purificazione invitò ad
avere un cuore generoso, come quello di Maria santissima, che non ebbe limitazioni nell’operare
e nel patire: “la sua vita poté dirsi, secondo il sentimento di sant’Ambrogio, un modello
perfettissimo di tutte le virtù”. E aggiunse un brano tratto dal testo Le vergini di sant’Ambrogio:
“Tale in verità fu Maria la cui vita da sola basta ad ammaestrare tutti: vergine tra le pareti
domestiche, compagna a chi serve (adempie un ministero), madre nel tempio”.
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VENERDÌ 8 DICEMBRE 2006
IMMACOLATA CONCEZIONE
Il ven. Lanteri trasse da un testo di Jean-Baptiste Massillon (1663-1742), sacerdote della
Congre-gazione dell’Oratorio queste considerazioni per la festa della Concezione di Maria:
“Maria ci dona l’esempio di una duplice fedeltà alla grazia ricevuta.
a) Esempio di una fedeltà di precauzione che le fece temere ogni minimo pericolo. Tre ostacoli sono da
temersi per le anime che cominciano a servire Dio: 1) la propria fragilità che li travolge; 2) il mondo con il
quale vogliono ancora mantenere dei rapporti; 3) infine l’oblio della grazia che hanno ricevuto.
b) Maria è esempio di una fedeltà di corrispondenza. Quali sono le cause più ordinarie delle nostre
ricadute? 1) Di non seguire tutta la forza e la vastità della grazia; 2) di uscire dalla via per cui ci voleva
condurre”.
Dai sermoni del gesuita Guillaume de Segaud (Parigi 1675-1748) il ven. Lanteri trasse questi
spunti di riflessione:
“La gloria della Concezione di Maria la libera dai dolori del peccato ed ella vi si sottomette di cuore. 1) Il
peccato è la sorgente di tutti i mali che ci opprimono sulla terra. 2) Il disonore della nostra nascita ci
sottomette alle pene del peccato e noi cerchiamo di sottrarcene. La felice concezione premunisce
sufficientemente Maria contro il peccato, che ella evitò con tutte le sue facoltà. La sfortuna della nostra
nascita ci obbliga a precauzionarci contro il peccato e ci espone ad esso in ogni occasione”.
Da un testo del gesuita Henri Griffet (Moulins 1698-Bruxelles 1771) si appuntò queste
considerazioni:
“La grazia che Maria ricevette al momento della sua concezione, deve far comprendere tutto l’orrore che
merita il peccato. La fedeltà di Maria a conservare questa grazia, toglie qualsiasi pretesto per
giustificare le loro ricadute e la perseveranza nel peccato. Aggiungo che se qualche volta siete ricorsi
alla preghiera, voi la rendete sterile pregando male … Perché? In primo luogo voi pregate senza
attenzione, senza affetto, senza discernimento, senza sincerità, senza umiltà, senza confidenza, senza
perseveranza”.
Da un omelia per l’avvento del gesuita Charles Frey De Neuville. (1693-1774) il ven. Lanteri si
appunto le seguenti considerazioni in merito all’Im-macolata Concezione di Maria:
“La felicità e la gloria di Maria concepita senza peccato vi insegnano a conoscere e a temere il peccato.
1) Dio volendosi scegliere una madre, non può consentire che colei che destina all’ono-re della
maternità divina sia concepita nel peccato. 2) Dio che volendo amare sempre Sua madre, è obbligato a
cominciare con il preservarla dal peccato. 3) Dio volendo donare a Sua madre un pegno del Suo Amore,
le dona il privilegio di essere preservata dal peccato.
La condotta e l’esempio di Maria concepita senza peccato vi insegnano a condannare il peccatore e le
scuse del peccato. Io sostengo che se noi ci comportiamo come Maria, riceveremo grazie abbondanti
per diventare grandi santi”.
Il ven. Lanteri evidenzia come dall’inizio della storia dell’umanità Dio ha pensato a Maria. In
una “Meditazione dei Castighi del peccato” così il ven. Lanteri si rivolse a Maria:
“Maria Santissima, tu che sin da quando peccò Adamo, anzi fin da tutta l'eternità fosti predestinata
Madre del Verbo Incarnato a concorrere alla Passione del Verbo e alla Redenzione degli uomini; tu che
fosti ai piedi della Croce spettattrice del doloroso spettacolo di giustizia del Padre Eterno; tu che
conoscesti i dolori di tuo Figlio; tu che partecipasti ai Suoi dolori anche a causa del peccato di me
peccatore; tu –dunque- imprimici bene nella mente l'odio che Dio porta al peccato, e ottienici le grazie
necessarie per mai più offenderLo. Così sia”.
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DOMENICA 10 DICEMBRE 2006. MADONNA DI LORETO
A Loreto c’è un santuario in cui si venera quella che fu la casa della Madonna a Nazarateh. Era
caduta in mano musulmana, ma nel medioevo venne traslata in Dalmazia, poi nella selva di
Recanati e infine a Loreto. Le cancellate delle cappelle di questa basilica sono state realizzate
fondendo le catene degli schiavi cristiani liberati a Lepanto.
Il ven. Lanteri, in occasione del viaggio di ritorno da Roma a Torino, progettò di visitare con il
confratello Loggero, il santuario di Loreto allo scopo di soddisfare il voto che aveva fatto per
ottenere dalla Madonna il buon esito della sua pratica a Roma. Non risulta però che ci sia potuto
andare.
Non si deve comunque dimenticare che a Torino, presso la chiesa di San Dalmazzo si trova la
cappella dedicata alla Madonna di Loreto, costruita tra il 1629 e il 1631, per volontà di padre
Ottavio Asinai in adempimento di un voto fatto mentre infuriava la peste del 1630. Essa venne
edificata a imitazione della Sacra Casa di Loreto.
Non è improbabile che Lanteri, tornato a Torino, abbia onorato Maria visitando tale cappella.
Oggi la Beata Maria Vergine di Loreto è la patrona dell’aeronautica militare e la festa è il 10
dicembre.
DOMENICA 17 DICEMBRE 2006. FIL 4,4-7
Il ven. Lanteri consigliò di prendere parte, nei giorni festivi, alla recita del-l’Ufficio Divino
cantato dai ministri sacri e di partecipare nel seguente modo:
“possiamo unirci ancora noi, accompagnando quei Divini Uffici, oppure occupandoci in altre preghiere,
come la recita della corona e simili. Non però macchinalmente, con mille distrazioni volontarie ed anche
con irriverenza, ma “in ogni necessità”, dice san Paolo, “esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere,
suppliche e ringraziamenti” (Fil 4,6), cioè conviene nel tempo stesso che si recita la corona, per esempio,
ora esporre mentalmente a Dio i nostri bisogni, con umiltà da povero, con fiducia da figlio, ora con
richiamarsi alla mente i divini benefici e rendergliene grazia, poiché “soprattutto in questo consiste il culto
reso a Dio: che l’anima non Gli sia ingrata”, come ha detto sant’Agostino”.
Il ven. Lanteri propose una forma di preghiera particolare: la “petizione”, intesa nel senso di
richiesta. Gesù ci ha insegnato una preghiera, il Padre Nostro, che è modello di petizioni.
Il ven. Lanteri evidenziò l’invito di san Paolo: “in ogni necessità esponete a Dio le vostre
richieste (petitiones), con preghiere, suppliche e ringraziamenti” (Fil 4,6).
Trascurando le petizioni, “quanto bene perduto finora” notò il ven. Lanteri. Gesù diceva: “Finora
non avete chiesto nulla (non petistis) nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia
sia piena” (Gv 16,24).
Il ven. Lanteri fu convinto dell’importanza di elevare a Dio e a Maria Vergine preghiere frequenti;
il modo di pregare delle petizioni aiuta in questo.
Una forma di petizione particolare è anche quella che il ven. Lanteri suggerì in una Novena
dell’Assunta: «Levare qualche volta gli occhi al cielo ed interrogare Nostra Signora chiedendo con
lacrime: “ci sarà Paradiso per me?”».
Questo ricorrere a Maria mediante le petizioni, fu abbondantemente utilizzato dal ven. Lanteri in
occasione degli esercizi spirituali e della meditazione.
LUNEDÌ 18 DICEMBRE 2006. SUGGERIMENTI PER LE ULTIME DUE SETTIMANE DI AVVENTO
Nella terza e quarta settimana dell’Avvento, il ven. Lanteri invitò a crescere nell’umiltà, imparando: “Dagli abbassamenti di Maria che non vuole che il titolo di serva, mentre l'Angelo le
presenta l'augusto titolo di Madre di Dio”.
E per attuare ciò si può partire dalle seguenti considerazioni:
“1) Dalle umiliazioni profonde ed annientamenti interiori che praticava Gesù nel seno della Vergine ed
alla vista delle grandezze di Dio.
2) Dai sentimenti della Vergine considerando il suo Figlio ed il suo Dio, così abbassato e così umi-liato
nel suo seno.
Solo coloro che sono stranamente avidi della gloria e dell'onore, non si umiliano alla presenza delle Vere
Grandezze così abbassate”.
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MARTEDÌ 19 DICEMBRE 2006. SALMO 70,3-6.16-17
In un’istruzione sulla Comunione, che utilizzò in tempo di esercizi spirituali, il ven. Lanteri diede
alcuni consigli per l’opportuna preparazione. In essi rimandò a Maria:
“Io devo ricevere un Grande Ospite… In me vuole rinnovare il mistero dell'Incarnazione… Viene in me
Colui che riempì di molte grazie Maria Vergine … i pastori… i magi… Colui che percorreva paesi per
fare del bene a tutto il mondo. Colui che cambiò il Limbo in Cielo per la visita e la libertà che loro
arrecò… Il desiderato dalle genti… Ti si può conoscere senza desiderarTi? … aspettare senza pregarTi
d'anticipare? … Vieni, non tardare (Sal 40,18; 70,6). Credo”.
MERCOLEDÌ 20 DICEMBRE 2006. IS 7,14; LC 1,26
Il ven. Lanteri accennò a come Maria facesse tesoro del silenzio: esempio per chi vuole
fare ritiro, vuole esercitarsi nello spirito e trarre nutrimento dalla Parola o da un buon libro
di meditazione. Affermò: «Maria Vergine ebbe quella grande ambasciata e concepì il Verbo
Divino quando solitaria contemplava».
Presso i gesuiti era messo in luce l’amore di Maria per la solitudine. Il gesuita Francisco Arias
(1533-1605), non citato dal ven. Lanteri, nella Imitazione di Maria la descrisse con queste parole:
“La beata Vergine conduceva una vita la più solitaria possibile, e non si mostrava in pubblico se non
per urgenti necessità, e solo per la maggior gloria di Dio e per il servizio del prossimo. Fuggendo quindi
la contagiosa compagnia del mondo, ritornava nella sua solitudine, che le era sempre cara. Ecco il
significato delle parole di Isaia profeta quando disse: “Una vergine concepirà” (Is 7,14). Si esprime qui
con un termine ebraico che, secondo san Girolamo, non indica semplice-mente una vergine, ma una
vergine solitaria,1 una vergine che ama la solitudine. Anche quando l’angelo saluta Maria, la trova sola,
in una stanza appartata e in orazione”.
Padre Lanteri spiegò, così, il significato dell’espressione «piena di grazia»:
“È piena di grazia, secondo tutta la sua capacità, la quale era proporzionata alla dignità di madre di Dio;
l'ha detto l'Arcangelo (Lc 1,28).
Radunate tutte le virtù dei santi che fiorirono sulla terra, tutta la bellezza degli angeli, questo è poco in
Maria.
In Maria sola è radunato quanto di bello, di buono, di grande possono essere capaci tutte le creature
passate, future possibili. Iddio l'ha colmata di beni (“piena di grazia”, Lc 1,28). Quindi Maria è in
possesso di una gloria sublime fra tutte le creature, sopra le Vergini, i Confessori, i Martiri, gli Apostoli, i
Patriarchi, sopra tutta la Gerarchia celeste. E’ insomma elevata sopra tutto ciò che non è Dio, ha sotto di
sé tutto ciò che è inferiore a Dio”.
Maria è sublime in grazia e in gloria.
Lanteri suggerì di pregare con le parole di Maria: “Ecco la serva del Signore, avvenga di me
secondo la tua parola” (Lc 1,38).
Considerando la prontezza usata da Maria a rispondere agli inviti celesti, il ven. Lanteri invitò
una religiosa a rivolgersi a Maria affinché ottenesse la grazia di renderla sua imitatrice nella
prontezza ad abbracciare le occasioni di vincere se stessa e a seguire le sante ispirazioni.
GIOVEDÌ 21 DICEMBRE 2006. LC 1,44
Il ven. Lanteri in un’istruzione sul mistero della vita nascosta in Dio, invitò a considerare nel
silenzio e nella pace del cuore, come la nostra vita sia nascosta in Dio mediante Gesù. Il Dio della
Gloria si nascose sotto il velo di una natura mortale. Tutti i tesori della saggezza e della scienza
sono in Lui, ma nascosti. Gesù cominciò con il nascondersi nel seno di una Vergine. Così la
meraviglia della Sua concezione verginale restò nascosta sotto il velo del matrimonio. Giovanni
Battista comprese che vi era il Dio-Bambino, grazie alla voce di Maria: “Appena la voce del tuo
saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo” (Lc 1,44). Come
fece notare il ven. Lanteri, il mistero si rese percepibile a Giovanni grazie alla voce di Maria. Maria
è testimone; Giovanni accoglie la testimonianza ed esulta.
1
E’ il discusso termine alma. Cfr. GIROLAMO, Liber hebraicarum quaestionum in Genesim 24, PL 23, 1024.
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VENERDÌ 22 DICEMBRE 2006. ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI PADRE DIESBACH
Nikolaus Albert von Diesbach nacque a Berna da una nobile famiglia calvinista, di diplomatici e
di guerrieri. Secondo la tradizione familiare fu avviato alla carriera militare. Presto perse la fede,
anche per le molte letture di libri di qualunque genere.
A 22 anni fu toccato dalla grazia: si persuase della verità del cattolicesimo. Dopo l’abiura,
divenne un modello di pratica cristiana. Sposò la figlia del console di Spagna. Ebbe una figlia, ma
mentre era di guarnigione ad Alessandria, morì la moglie.
A 27 anni chiese di entrare tra i Gesuiti. Terminati gli studi filosofici e teologici, venne ordinato
sa-cerdote. Si dedicò alla catechesi e alle missioni popolari, al ministero della confessione e della
direzione spirituale.
Anche padre Diesbach sentì chiare le parole di Gesù sulla croce: «Ecco la tua madre» (Gv
19,27) e nella sua conversione non le equivocò; da allora accolse Maria tra gli affetti suoi più
profondi.
Purtroppo spesso si disprezza Maria e la de-vozione verso di lei. Diesbach comprese molto
bene l’importanza della riparazione. Egli da giovane militare, persa la fede protestante, si era
trovato in condizione spirituale di aridità e di disprezzo verso la religiosità. Un giorno prese
alloggio in una locanda sul cui muro esterno era dipinta un’im-magine della Vergine. Verso sera
davanti all’edi-cola votiva si radunò gente del popolo per recitare il canto delle litanie. Quella
devozione infastidì tal-mente l’ufficiale che, chiamato l’oste, con minacce, lo costrinse ad
allontanare la piccola folla che pregava. Ma la vita è piena di imprevisti e il cuore dell’uomo è
inquieto e in ricerca! Successivamente, divenuto sacerdote gesuita e dedicatosi alla predicazione
di missioni popolari, Diesbach ebbe occasione di ripassare per quella locanda e ricordò il suo
gesto di intolleranza. Si presentò davanti ai padroni, si fece riconoscere e lasciandoli stupefatti,
implorò con umiltà perdono dello scandalo che in passato aveva dato. Quindi, rovesciatosi giù
dalle spalle la veste, si diede a man ben calcata una severa disciplina auto-fustigandosi “per
riparare lo scandalo”.
Alla soppressione della Compagnia di Gesù, Diesbach proseguì nell’intenso lavoro apostolico,
consacrandosi ad organizzare i cattolici nella grande lotta contro l’incredulità moderna. La
direzione spirituale di Diesbach ebbe un effetto decisivo nell’orientamento spirituale di Lanteri, il
quale, mentre continuava i suoi corsi di teologia all’Università, veniva contemporaneamente
iniziato alle opere di apostolato più diverse.
Diesbach cercò di scuotere i cristiani attraverso libri ricchi di contenuto, tra cui Il zelo meditativo
di un pio solitario cristiano e cattolico espresso in una serie di riflessi e di affetti (Torino 1774). In
esso evidenziò molti motivi di speranza che un cristiano può fare propri per muovere la propria
volontà e tra questi sottolineò il dono che Dio ci ha fatto dandoci Maria quale madre. Infatti invitò a
guardare a Lei:
“Considera quale Inclita Vergine eccelsa, potente, pietosa, Egli ti abbia data per protettrice e madre …
Ella è Madre di Dio e tua madre. [..] Perché temere? Avrò sempre al fianco chi mi aiuta e sarò nel
cuore di un Dio che sa e vuole sopportare la mia de-bolezza, rafforzare la mia fragilità, intenerirsi
ai miei sospiri, reggere i miei passi vacillanti, condor-mi a un termine avventuroso”.
E’ proprio così: una mamma ricca di amore è ancora più tenera verso il figlio malato, più debole,
che trova più difficoltà. Diventa il centro dei suoi pensieri e delle sue attenzioni.
In tale testo padre Diesbach, nonché maestro del ven. Lanteri, evidenziò come la lettura diventa
frut-tuosa se viene fatta nella solitudine e dopo avere chiesto aiuto a Maria Santissima, «Madre
dell’In-creata Sapienza Umanata».
Sulla fine del 1779 o molto più probabilmente nell’anno 1780, Diesbach fondò a Torino
l’Amicizia Cristiana, o semplicemente A.C. come si abbrevia nelle fonti, gruppo ristretto di
persone, con l’aspira-zione confessata di estendere il proprio influsso ai centri nevralgici d’Europa.
Diesbach si propose di creare in tali luoghi circoli ristretti (non per nulla siamo nel secolo dei clubs
e dei salotti) con funzione di fermento, circoli nei quali il cristia-nesimo integralmente praticato e
lontano dai compromessi, fosse garanzia contro eventuali deviazioni dottrinali.
In un appunto il ven. Lanteri scrisse:
«Diesbach era eruditissimo e al corrente di tutti gli avvenimenti osservando subito il rapporto che
avevano con la gloria di Dio. Aveva il dono della parola e il suo conversare era dolce, di belle maniere,
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cordiale, riservato e prudente. Sapeva guadagnarsi i cuori di tutti, per cui tutti lo ricercavano e lo
gradivano».
Sulla base di esperienze già acquisite nel-l’apostolato concreto e nella linea di una rigida
organizzazione, il sacerdote svizzero compose nel 1780 lo statuto dell’Amicizia Cristiana
contenuto in due documenti: “Leggi dell’Amicizia Cristiana” e “Seguito delle Leggi dell’Amicizia
Cristiana”.
L’Amicizia Cristiana venne posta da padre Diesbach sotto la protezione della Vergine Maria e di
san Giuseppe, le creature più vicine alla fonte del divino Amore. Alla vigilia delle quattro feste
principali della Madonna e delle feste di san Giuseppe si osservava il digiuno, possibilmente a
pane ed acqua.
Diesbach morì a Vienna, il 22 dicembre del 1798, all’età di 66 anni.
VENERDÌ 22 DICEMBRE 2006. LUCA 1,48-52
Negli scritti conservati in AOMV, la preghiera del Magnificat risulta essere una preghiera poco
citata negli scritti del ven. Lanteri. Nelle occasioni in cui ciò avviene il riferimento è, per lo più,
all’umiltà.
Viene menzionata nella novena di preparazione alla festa della Purificazione di Maria
Santissima; al settimo giorno ricordò come Maria:
“si diede all'acquisto e all'esercizio della più fina umiltà, ed infatti questa fu la calamita che trasse nella
sua anima tanta abbondanza di doni e favori celesti, questo il fondamento di quel magnifico edificio di
santità che essa innalzò: “poiché ha guardato l’umiltà della sua serva (Lc 1,48) [..] grandi cose ha fatto
in me l’Onnipotente (Lc 1,49)”.
In un testo di riflessione sul decalogo notò come l’onore appartiene a Dio. Egli odia la superbia
ed è insopportabile ai suoi occhi. Ed aggiunge: “Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore”
(Lc 1,51).
In un testo sulla misericordia di Dio, il ven. Lanteri notò che l’indole della misericordia è di
inclinare dove più grande è la miseria. Ed aggiunge: «Ha rovesciato i potenti dai troni e ha
innalzato gli umili» (Lc 1,52).
DOMENICA 24 DICEMBRE 2006. MEZZANOTTE. LUCA 2,7-19
Il ven. Lanteri invitò a riflettere sulle sofferenze di Gesù prima di nascere:
“Considerate gli esempi di pazienza che ci diede Gesù prima di nascere, soffrendo di essere rigettato da
cit-tadini e parenti di Betlemme (cfr. Lc 2,7), e imparate a non colpevolizzarvi, qualora sarete schivata o
sotto-valutata”.
In «Indirizzo per una religiosa» Lanteri diede dei suggerimenti per prepararsi al Natale, con la
recita di una novena e in particolare all’ottavo giorno consigliò:
“Guardate il Santo Bambino (cfr. Lc 2,12) che sospira, trema e lacrima e considerate quale sia l'oggetto
dei Suoi sospiri […]
Considerate quale fosse la causa del Suo tremore: non era il freddo della stagione, era il freddo del
nostro amore […]
Considerate il motivo delle Sue lacrime, non erano per sfogo di passione, erano lacrime di devozione,
erano sugo di amore per noi.
I vostri occhi per chi ne hanno sparse di più? Sopra le disgrazie dell'anima o sopra cose temporali?
Furono sfoghi di pietà oppure di passione disordinata?
In questo giorno recitate tre volte la Salve Regina fermandovi alquanto su quelle parole: a te sospiriamo
gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Chiedete a Maria per le lacrime che ella mescolò a quelle
del Santo Bambino di fare in avvenire migliore uso delle vostre.
Rinnovate più del solito, e con più calore, la contrizione delle vostre colpe. La giaculatoria sia: fammi
veramente piangere con te, fin che io viva”.
Nelle indicazioni che il ven. Lanteri diede per partecipare con le convenienti disposizioni alla
Santa Messa, suggerì:
“Essendo la Santa Messa, tra le azioni della nostra religione, la più augusta da cui noi possiamo trarre i
frutti più grandi, occorre assistervi nella maniera che lo richiedono la santità dell’azione e il nostro
interesse. Occorre parteciparvi con le disposizioni convenienti. Per facilitarne maggiormente la pratica si
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potrebbe -alla preghiera del Gloria- avere i sentimenti degli Angeli alla Natività di Nostro Signore (Lc
2,9-19)”.
LUNEDÌ 25 DICEMBRE 2006. GIOVANNI 1,1-5,14 SANTO NATALE
Il ven. Lanteri, nel pensare al Verbo che si fa carne, si fece anch’egli piccolo e pensò alla
necessità di essere umile. Infatti il Salvatore mortificò i Suoi sensi mentre era nel grembo di Maria,
come scrisse il ven. Lanteri in una meditazione sull’Incarnazione di Gesù Cristo:
“Il mistero dell'Incarnazione fu un prodigio di abbassamento (cfr. Gv 1,1-5,14) […] riguardo alla dimora
che volle fare nel casto seno di Maria Vergine Santissima. Un Dio così grande si degnò di farsi bambino;
la gioia del Paradiso si degnò di piangere per nostro amore; il terrore dell'Inferno di stare ignorato;
l'immenso di stare rinchiuso nel seno di Maria santissima”.
Lanteri invitò a crescere nell’umiltà considerando le «umiliazioni profonde e annientamenti
interiori che praticava Gesù nel seno della Vergine» e i «sentimenti della Vergine considerando il
suo Figlio ed il suo Dio, così abbassato e così umiliato nel suo seno». Per cui concluse:
«Converrebbe essere stranamente avidi della gloria e dell'onore per non umiliarsi alla presenza
delle vere grandezze così abbassate».
Parlando dell’Unione Ipostatica del Verbo di Dio, il ven. Lanteri notò come Gesù nacque da
Maria santissima senza intaccarne la Verginità, come la luce che viene effusa attraverso il vetro.
Gesù è la luce del mondo (cfr. Gv 1,4,5,9): questo è vero sia nel mistero dell’Incarnazione sia nel
mistero della nascita.
MARTEDÌ 26 DICEMBRE 2006. ANDARE AL PRESEPIO
Come è noto, oltre alle rappresentazioni del presepio betlemita, esistenti fin dall’antichità nelle
chiese, a partire dal secolo XIII si diffuse la consuetudine, influenzata senza dubbio dal presepe
allestito a Greccio da san Francesco d’Assisi nel 1223, di costruire piccoli presepi nelle abitazioni
domestiche. In questo modo, con la preparazione del presepe, vi è l’occasione per porsi in
contatto con il mistero del Natale e raccogliendosi per un momento di preghiera o di lettura di
pagine riguardanti la vita di Gesù.
Non sappiamo se il ven. Lanteri avesse un pre-sepe in casa o se invitasse altri a farlo.
Sappiamo che presso la chiesa di san Filippo, vicino alla sua abitazione di via santa Maria degli
Angeli, vi era già al suo tempo un bel presepe, che ancora oggi, nel periodo tra Natale ed
Epifania, viene esposto dai sacerdoti dell’Oratorio. Il gruppo si compone di una trentina di
manichini in gesso e paglia, raffiguranti, oltre alla sacra Famiglia, alcune figure in costume tipico
del tempo.
Secondo lo storico dell’arte Hans Sedlmayr, l’influenza nordica protestante e borghese, ha
ridotto il Natale a “festa della famiglia” e la religiosità a un fatto superficialmente interiore. Il Natale
è il giorno in cui bisogna essere buoni.
Lanteri non cadde in questa banalità ed educò ad avvicinarsi con uno spirito profondo. Suggerì,
per il periodo che va da Natale alla Purificazione, di andare davanti alla stalla di Betlemme
meditando che:
“Gli Angeli ci invitano, Maria e Giuseppe ci ricevono e ci condurranno al Trono di questo Bambino Dio
per renderGli i nostri rispetti e le nostre adorazioni”.
Esortò, inoltre, ad «ascoltare attentamente quel che si dice nella stalla»:
“Tutti parlano. Parlano Maria e Giuseppe, e figuratevi quali sentimenti manifestano a Gesù, all'Eterno
Padre, allo Spirito Santo, e quali cose direbbero ancora a ciascuno di noi. Impariamo con riconoscenza
da Maria e da Giuseppe i nostri doveri verso Gesù”.
Invitò ad ascoltare come parla lo Spirito Santo:
“Parla lo Spirito Santo e si compiace con Gesù della grande opera del Suo Amore; si compiace con
Maria Sua sposa; si compiace con Giuseppe degno sposo di Maria e custode di Gesù; si compiace con
gli angeli che collaborano con Lui e con Gesù per salvare il genere umano. Parla a ciascuno di noi e
vorrebbe impossessarsi del cuore di ciascuno per presentarlo a Gesù”.
http://www.villaschiari.it/CalendarioLanteriano/0612CalendarioDicembre.htm
All’ascolto fece seguire il ringraziamento:
“Ringraziare tutti quelli che abbiamo trovato nella stalla […] La Beatissima Vergine Maria per aver
accettato di essere Madre di Dio e di avere parto-rito il nostro Fratello primogenito, ed essere divenuta
per questo anche nostra Madre”.
Al ringraziamento seguono le richieste:
“Avvicinarsi più da vicino al presepio con l'inter-cessione di Maria e chiedere a Gesù grazie per tutti.
Per noi la remissione dei peccati, quanto alla colpa e quanto alla pena, un continuo avanzamento nella
virtù e nella santità. EsporGli tutte le nostre necessità sia spirituali sia temporali.
Per i nostri parenti ed amici, raccomandandoli secondo i loro bisogni sia spirituali sia temporali.
Per la Chiesa: la diminuzione del numero dei peccatori, la conversione degli infedeli, ebrei, eretici,
scismatici, l'umiliazione dei suoi nemici. Chiedere che si moltiplichino i grandi santi, che conceda ai suoi
ministri gran santità e gran zelo, affinché attirino a Gesù molte anime con le loro parole e con i loro
esempi.
Per le anime del Purgatorio, affinché provino anch'esse del sollievo e vengano liberate da quel car-cere
in virtù della nascita di Gesù, e raccomandar-Gli più particolarmente le anime dei parenti e conoscenti”.
Gesù ci dà lezione di povertà:
“Bisogna studiarla [la povertà] con la considerazi-one di tutte le circostanze che la rendono amabile e
imitabile.
Bisogna consultare Maria e Giuseppe sui senti-menti che ne hanno, e pregarli di farcene parte.
Dirò, ritornando da questa amabile dimora ed entrando in casa: “Dio non aveva per casa che una stalla,
ed ancora comune alle bestie”. Dirò vestendomi: “Il mio Dio, il mio Maestro è tutto nudo, e io suo misero
servo cerco la pompa e la vanità negli abiti”. Dirò coricandomi: “O Dio, voi siete sulla paglia esposto ai
rigori dell'aria e io non voglio soffrire niente”.
Il Ven. Lanteri si domandò:
“Quale maggiore povertà poteva mai praticare Gesù Cristo nel Suo nascere? […] chi più povero di Lui
nel Suo nascere, poiché nasce da povera madre fuori di casa Sua, in una spelonca, senza avere il
necessario per ripararsi dai rigori del freddo”.
Lanteri vide il tempo di Natale come un tempo di grazia per riflettere sulla povertà. La Natività
getta luce sulla «Povertà nel disprezzo dei beni della terra opposto o contro la stima che se ne ha;
nel distacco del cuore contro l'amore che si ha alle ricchezze». Con grande tenerezza invitò a
rivolgere i seguenti interrogativi:
“Oh Maria, oh Giuseppe, ditemi quanto abbia patito il mio Bambino Gesù per la povertà, il quale perché
amante di essere povero, perfino la Provvidenza volle che Egli nascesse fuori dal proprio -benché anche
povero- albergo? Guarda, dunque, o anima mia, quale sia l'Amore di Gesù verso la vera povertà, quanto
il distacco dalla roba del mondo […]
Il mondo si inganna, e con esso io mi inganno, a stimare le ricchezze e ad attaccarvi il cuore, a
disprezzare, a sopportare malvolentieri la povertà e gli incomodi del mondo, sapendo che “beati i poveri
e guai ai ricchi” (cfr. Lc 6,20,24), e vedendo che Gesù, Maria e Giuseppe e i santi tutti, ebbero il cuore
del tutto distaccato dalle ricchezze. Le disprezzavano e non le curavano, e si gloriavano nell'essere
poveri di spirito e nel vedere che i primi a visitare il nato Bambino Gesù non furono i ricchi di Betlemme,
ma i poveri pastori (cfr. Lc 2,16-18)”.
Questo evidenzia un grande amore alla povertà.
MERCOLEDÌ 27 DICEMBRE 2006. SAN GIOVANNI EVANGELISTA
In una “Novena per l’Assunzione di Maria Vergine” il ven. Lanteri invitò a: “Vivere tale festa con i
santi apostoli e discepoli che furono i favoriti di Maria. Imparare da essi ad amarla; trattenersi
particolarmente con san Giovanni Evangelista e san Luca”.
San Giovanni ricorda in particolare agli Oblati il comandamento dell’amore, da viversi tra i
confratelli e con il prossimo.2
2
Cfr. Org,262:T5; Capo V del Direttorio, “Dell’Unione reciproca”.
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GIOVEDÌ 28 DICEMBRE 2006. MATTEO 2,13-15
A causa della persecuzione di Erode, Maria e Giuseppe si stabilirono in Egitto (cfr. Mt 2,13-14).
Anche in questo episodio il ven. Lanteri evidenziò come Maria agisse da madre nostra anche:
“quando Gli conservò la vita perché Erode non L'uccidesse”.
In «Pratiche di pietà durante l’anno liturgico», considerando la fuga in Egitto il ven. Lanteri
suggerì di apprendere la: “Prudenza a fuggire le occasioni di peccato”.
Per quanto riguarda la dimora in Egitto (cfr. Mt 2,15) Lanteri invitò a pensare allo “Zelo come
tollerare i peccatori e vivere in mezzo ai cattivi”. La base della tolleranza verso i peccatori è lo zelo
nei confronti di Dio.
VENERDÌ 29 DICEMBRE 2006. LUCA 2,22-35
Alla vigilia dell’ordinazione sacerdotale il ven. Lanteri -in merito alla preparazione alla Santa
Messa- si prefisse quanto segue:
“Per la preparazione penserò a cosa succederà sull'altare tra me, il Padre Eterno e il Suo Unigenito.
Farò tre colloqui con le Tre Persone. Chiederò perdono dei miei peccati. Chiederò le virtù di cui ho
bisogno. Pregherò Maria e Giuseppe di insegnarmi la maniera di trattare con Gesù e l'Angelo Custode ad
assistermi all'altare. Formerò l'intenzione e l'applicazione della Messa. Mi vestirò attento alle orazioni
prescritte e nell'andare all'altare, mi immaginerò di vedere Simeone che andava al Tempio “mosso dallo
Spirito” (Lc 2,27) per la presentazione e circoncisione di Gesù, o mi immaginerò di vedere qualche altro
santo fervente”.
Dai sermoni del gesuita Guillaume de Segaud (Parigi 1675-1748) il ven. Lanteri trasse
questi spunti di riflessione sulla Purificazione di Maria Santissima:
“Maria, nonostante tutte le ragioni che l’esentano dalla purificazione, si sottomette senza restrizione.
Con ciò ella ci insegna a osservare la Legge alla lettera. 1) Interpretazioni favorevoli. 2) Titoli di esenzione
e di privilegio. 3) Ostacoli apparenti all’osservanza della Legge: pretesto abusivo quanto i primi due. Maria,
non contenta di compiere esteriormente l’oblazione di suo Figlio, vi conforma i suoi sentimenti. 1) Lo
spirito di pietà. 2) Lo spirito di carità. 3) Lo spirito di austerità”.
SABATO 30 DICEMBRE 2006. 1 GV 2,12-17
Nel clima in fermento del suo tempo, nel luglio 1790, il ven. Lanteri scrisse “Lumi ricavati e
risoluzioni fatte nel tempo del ritiramento di otto giorni”; tra le altre cose si trova il proposito di
edificare un santuario nel proprio cuore.
Nel testo precisò:
“Tanto è sempre stato ed è perverso il mondo, che fu sempre ed è compatito da tutti i buoni, essendo
pieno di pericoli, specialmente a causa di quei tre mali descritti da san Giovanni: la concupiscenza della
carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita (1 Gv 2,16). E’ per questo che tanti lo
fuggirono e si nascosero per farsi santi. Ma non chiamando Dio tutti allo stesso stato, anzi volendo che
alcuni debbano lavorare con fatica per la salvezza degli altri o della propria, vi sono caratteristiche
necessarie da avere nel mondo per non lasciarsi ingannare. Queste si riduco-no principalmente a
quattro: solitudine, raccogli-mento, vigilanza ed orazione. Queste cose io debbo praticare nel mondo
per vivere bene.
Io dovrò, quando mi sarà possibile, ritirarmi in solitudine come ora per conoscere come progredisco nella
virtù, conoscere di nuovo i miei doveri e prendere forza e vigore.
Dopo l'esempio di Cristo, così praticarono sempre i santi. Ma non potendo essere sempre in solitudine, vi
si dovrà aggiungere il raccoglimento, il quale debbo sempre procurare di tenere con me, per non
lasciarmi troppo dissipare lo spirito. Per questo dovrò fuggire quei luoghi, quelle persone e quei discorsi
che mi potranno farlo perdere.
Come insegna san Francesco di Sales, farò un santuario nel mio cuore per ritirarmi sovente al
giorno. Basta osservare i santi e si vede in tutti l'esatta pratica”.
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DOMENICA 31 DICEMBRE 2006. SACRA FAMIGLIA. LUCA 2,41-52
In una “Meditazione della vita privata di Gesù Cristo” il ven. Lanteri considerò:
“La vita solitaria ed occupata, se non è anche devota, poco giova, poco dura e non può essere vita molto
tranquilla e contenta. Per questo Gesù nella Sua vita nascosta e occupata c'insegnò anche a condurre
una vita devota. Andavano Giuseppe e Maria tutti gli anni a Gerusalemme al tempo che si solennizzava
la Pasqua. Aveva Gesù 12 anni, quando nuovamente tutti insieme s'incamminarono verso Gerusalemme
(Lc 2,42). Secondo la consuetudine vi passarono i giorni della festa (Lc 2,43)”.
Il ven. Lanteri ne approfondì il significato:
“[Maria e Giuseppe] temettero di andare a Gerusalemme quando vi regnava Archelao, figlio di Erode […]
Trattandosi di culto da prestarsi a Dio, erano solleciti di osservare perfettamente ogni legge, anche quelle
che erano introdotte da una santa consuetudine. Andavano a Gerusalemme nel Tempio e tutti gli anni
pure Gesù andava con loro (cfr. Lc 2,41). Quando compì i dodici anni, cioè quando comunemente
comincia a manifestarsi il giudizio negli uomini, anch'Egli volle manifestarci più particolarmente la Sua
condotta, per insegnarci quale deve essere la nostra sin dai primi anni. Andato nel Tempio, vi passò otto
giorni in esercizi pubblici di religione, per insegnare a noi quale deve essere la nostra stima e l'assiduità
per tutte le pratiche pubbliche di religione, come: il frequentare i sacramenti, l'udire la messa, l'intervenire
alla Parola di Dio. Vi passò otto giorni secondo la consuetudine, affinché facessimo anche conto e
praticassimo, quando lo stato ce lo permette, quegli esercizi che introdussero pie abitudini, come: le
benedizioni, le processioni, le contraternite, le compagnie.
Gesù era continuamente unito con il Padre, non aveva bisogno di recarsi al Tempio, né di altri mezzi
esteriori. Continuamente adorava il Suo Eterno Padre. Si offriva a Lui per il genere umano. Lo supplicava
per noi. Eppure si recò al Tempio per adorarLo e supplicarLo in maniera più speciale. Vi passò lì otto
giorni e, secondo la consuetudine, li passò in esercizi pubblici di religione”.
“Dite ora, dopo l'esempio del Figlio di Dio, se ci sarà lecito criticare e trascurare alcuna di quelle consuete
pratiche pubbliche di religione.
Passati gli otto giorni della festa, vi si fermò ancora tre giorni. Non considerò un ostacolo quello di dover
fare da Nazaret a Gerusalemme un viaggio di 30 leghe a piedi per recarsi al Tempio. Non si accontentò
di otto giorni di festa, ma vi aggiunse altri tre giorni. Non si legge né dove si ritirò in quel tempo né se
prese cibo alcuno. Probabilmente la Sua dimora fu il Tempio o qualche luogo vicino, e il Suo cibo era
fare la volontà del Padre celeste, come era solito dire. Il fervore Gli fece superare ogni ostacolo, Lo rese
industrioso a trovare nuove pratiche di pietà.
E se il Figlio di Dio, Colui che è uguale al Padre, si comportò così, dite cosa dovrebbe fare una
miserabile creatura verso Dio, verso il Padrone del Cielo e della Terra. Su, facciamo anche noi per
l'avvenire dell'Oratorio3 o della Chiesa nostra, di-mora ordinaria ogni qualvolta non ce lo impediscano gli
obblighi dello stato. Siamo anche noi solleciti ed industriosi a ritrovare e praticare esercizi di pietà
particolari e privati, come sarebbero l'orazione, la lettura spirituale, l'esame di coscienza e simili, e d’ora
innanzi mai più ci lamentiamo dei passi e delle pene che ci conviene sostenere per conversare con Dio.
Soffriamo anzi con piacere”.
In un esame di coscienza utile come esercizio di preparazione alla buona morte il ven.
Lanteri invitò a esaminarsi anche su quanto segue:
“Onoro Dio con gli atti esterni di religione quali sono: inchini profondi al Divin Sacramento, agli altari,
stare il più che posso in ginocchio, e quando non si può sedendo in chiesa, modestia di occhi,
compostezza della persona, capo velato, intervenire agli atti pubblici di religione, processioni,
benedizioni, quaranta ore, vespri? Accompagno questi atti con spirito di religione, godendo di onorare
con tutti il comune Signore e di edificare il mio prossimo con il buon esempio nel lodare e onorare,
guardandomi di non essere di quelle persone che non sanno essere devote, se non in segreto, e
quasi si vergognano di comparire tali in pubblico?”
Il ven. Lanteri si segnò alcune considerazioni tratte da un testo del gesuita Cesare Calino
(Brescia 1670 – Bologna 1749) in merito all’episodio di Gesù tra i dottori nel Tempio: “Maria e
Giuseppe Lo cercano. In questo mistero si consideri: 1° quanto debba essere grande il nostro
dolore, se perdiamo Gesù; 2° quanto dobbiamo essere solleciti nel ricercarlo”.
In merito a Gesù ubbidiente a Maria e a Giuseppe, il ven. Lanteri trasse da Calino questi spunti:
“Si consideri: 1° Quale sia la soggezione biasimevole4 verso i nostri genitori e il dovere di rifiutarla;
2° Quale sia invece quella lodevole ed il dovere di soffrirla”.
3
4
Nel senso di luogo di preghiera (Cappella) e non di sala giochi (“giocatorio”).
Che merita di essere disapprovata mostrandone i difetti, criticabile, censurabile.
http://www.villaschiari.it/CalendarioLanteriano/0612CalendarioDicembre.htm
TE DEUM DI RINGRAZIAMENTO
Il ven. Lanteri meditò su un’espressione contenuta nella preghiera del Te Deum e riferita a
Maria Santissima. Notò come la Chiesa prova meraviglia davanti a Cristo, re della gloria, eterno
Figlio del Padre, che nacque dalla Vergine Maria, affermando in latino: quod non horruisti virginis
uterum.