Untitled - Galerie Didier Guedj

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Untitled - Galerie Didier Guedj
GIOIELLI da LINDA LARDURNER
A PARIGI, AL 32 RUE DE SEINE, DIDIER GUEDJ INAUGURA LA SUA NUOVA GALLERIA, DEDICATA AL
GIOIELLO D’ARTISTA. PRIMA ESPOSIZIONE ESCLUSIVA DEI GIOIELLI DI LINDA LADURNER, UNA RIFLESSIONE
QUEST’ ANNO NEL CUORE DELLE CITTÀ. UN TEMA CHE PRENDE FORMA DI GIOIELLI ESCLUSIVI.
Esposti per la prima volta questi gioielli esprimono tutta la forza di una ricerca
straordinaria, nei processi e nell’ispirazione: ricerca che si realizza in suggestivi bracciali
manchette d’ oro, argento e pietre preziose. L’arte di Linda Ladurner evoca città mitiche
prendendo in prestito dal cinema il procedimento del piano-sequenza: un panorama urbano si
sviluppa al polso come una storia mai svelata dietro l’angolo nascosto. Forse. Così si incarna un
invito a esperire, o meglio abitare, un mondo immaginario. Indossare il bracciale significa
entrare, risiedere nel cerchio di un urbanistica lirica.
È sotto il nome di “Manchette Travelling” che le sue opere attraggono l’interesse dei
professionisti del gioiello e della moda. La prima opera, come il primo verso di una lunga e
visionaria ode alla città, Linda Ladurner la dedica nel 2006 al Paris-New-York, in omaggio al
Concorde. È l’inizio di un viaggio che da segno grafico al polso, si amplifica in racconto
ininterrotto grazie alla donna che lo indossa. È l’inizio di un tema. Una giovane donna veneziana
immediatamente sedotta da quell’opera chiede all’artista di creare una “Manchette-Travelling”
celebrando la relazione intima tra donna e città, dove l’una finisce per confondere i tratti
dell’altra.
Mentre l’opera-gioiello muove i volumi attraverso uno sbalzo morbido, un sorta di bassorilievo che non si limita a farsi sfiorare dallo sguardo, ma cattura l’osservatore guidandolo sul
cammino scivoloso del ricordo o piuttosto del desiderio del viaggio, è la donna l’ attrice
presente nel testo lirico dell’arte che segna le nostre menti. Tra tecnica perfettamente
padroneggiata e poesia, si disegna un panorama lirico urbanistico. Un segno, un simbolo, un
movimento aprono le porte della città dove trovano spazio immagini consuete e altre molto più
intime. “Ero presente” sembra sussurraci Linda Ladurner.
La Galleria presenta i gioielli degli anni precedenti al 2000, i primi che hanno coniugato e
prolungato gli intenti della scultura, del design e delle arti applicate. Come in questo caso,
cullata e diventata arte, la creazione suscita una rete di emozioni ed interpretazioni ritrovate
quando semplicemente appoggiata, sempre altrettanto volubile, Il gioiello viene contemplato.
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LA MOSTRA
LE DONNE SONO CITTA‘
L’ esposizione “Le donne sono città” è nata da un’idea semplice condivisa da Linda Ladurner
e Didier Guedj: l’intima relazione tra le città, il viaggio e la donna. Il loro primo incontro risaliva
al 1999 ed era stato tutto incentrato su un magico pendente-spilla che rappresentava un piccolo
paese. La sensibilità che ne derivava poteva attribuirlo ad un quadro espressionista tedesco,
rivelando una luce nera uscita da un incantesimo.
Poi seguì la tragica attualità del 25 luglio 2000 che colpì le menti: il naufragio di uno degli
ultimi grandi ammiragli: il Concorde, il volatile gigante che raccordava Parigi a New-York in solo
3 ore, come in un sogno ad occhi aperti. ”Il Concorde non verrà mai accantonato dall’immaginario
dell’uomo” dichiarava Jean-Cyril Spinetta, presidente Air France e permane un simbolo
dell’aeronautica moderna.
“Concorde” al tappeto, “Titanic” annegato, “Normandie” incendiato, “France”
dimenticata, “Zeppelin” in fiamme… la sorte si accanisce sui viaggi come sulle storie d’ amore
“che mal finiscono, in genere”. Esplorare il mondo in cui la passione esalta i sogni, s’innescano
rimpianti e leggende ancora più presenti delle nostre stesse invenzioni. Un omaggio alle più
spettacolari flotte dell’era industriale s’impone. Didier Guedj si rivolge a Linda Ladurner e le
chiede di esprimere il fascino provato per quelle assolute icone del viaggio.
Devota essenzialmente all’astrazione, pure l’artista accetta la sfida e si prepara ad
un’emozionante incursione nell’universo figurativo. Nasce così una manchette particolarmente
larga in cui Parigi e Manhattan coniugano i loro paesaggi per celebrare lo spazio aperto nel quale
aveva dominato il Concorde. Questo gioiello appassionato ottenne il Premio dipartimentale
SEMA 2009.
Le sue esplorazioni che l’allontanano sia da un’astrazione radicale come da un figurativo
metrico, avvicinano Linda Ladurner ad un lirismo dove si svelano delle visioni-sequenze. In una
semiotica di riprese, nel “travelling” e nella narrativa del viaggio, si rigenera un carattere poetico
e beatnik in cui l’unica lettura possibile è quella successiva, incessante. Inoltre, lascia frasi
incompiute con un’ altrettanta gestualità incompiuta che servono a posizionare l’ osservatore
sognatore allo spazio più opportuno per il suo slancio – per fondersi in un tempo sconosciuto.
Entrare nell’opera con un tuffo emotivo. Trovare quindi la propria guida tra il lustro di un
risalto e il nero senza superficie, scoprire il piano del tesoro: la relazione ideale nella città
ideale. L’ appello alla geometria interviene come lo spazio di contemplazione, come ogni
architettura che inizia dall’osservazione delle stelle. Si protrae l’idea di ritmo atemporale, quello
della gemma minerale che lungamente si distende. Il pensiero diventato paesaggio raccoglie l’
incontro, impronta, matrice. Una donna nella città, la città in sé…
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LINDA LADURNER
Artista italiana, originaria di Merano, nell’ Alto Adige, Linda Ladurner è cresciuta in una famiglia
numerosa. La sue ambizioni si rivolgono presto alla carriera artistica. Una cittadina ove confluiscono
tradizioni ed esperienze artistiche diverse provenienti da altri paesi, Francia, Svizzera, Austria e Germania, e
dove si ritrovano gli eredi di un’arte, quella orafa e gioielliera, materica e ricca di influenze pittoriche e
scultoree. L’esperienza scolastica sarà presto integrata dalla frequenza degli Ateliers di Anton Frühauf prima,
di Eusebius Gamper poi e infine di Hans Tischler. Già a 15 anni, Linda Laurner crea i suoi primi modelli,
apprezzati e presentati allora dai suoi maestri.
Accolta giovanissima dal fascino della pittura e del colore, tutt’ ora apprendista e nel rispetto delle
proprie aspirazioni, segue l’insegnamento del pittore Corneille presso l’Accademia estiva di Salisburgo nel
1970, la cui astrazione spontanea del maestro, impregnata dai colori di una natura viva e vibrante, segna
profondamente la sua arte. Presto gli interessi dell’artista si rivolgono anche alla litografia e nel 1972 ottiene a
Bolzano il certificato di gioielleria.
Entra prestissimo all’Atelier di Tischler che, fin da subito e per qualche anno, divenne il suo Maestro. E
sarà proprio Tischler che le consentirà di approfondire la sua tecnica dell’argento annerito, dell’oro
martellato e delle pietre preziose, straordinario carnet di materie e tecniche a cui sempre fanno eco le
incomparabili cromie delle Dolomiti che li circonda.
Con il suo bagaglio di competenze e talento per la creazioni di gioielli esclusivi, Linda Ladurner si
trasferisce a Londra per imparare la lingua. Si diploma con il Cambridge Proficiency nel 1978 e durante quel
soggiorno, veste di costumi di scena teatrale gli artisti dell’English National Opera nel corso di una “tournée”
del Covent Garden Royal Opera House. Nel corso di una “tournée” del Royal Opera in Corea e nel
Giappone, acquista una macchina fotografica che non lascerà mai più: viaggiare e comporre. Entusiasta
dall’esperienza londinese, della quale conserva lo spirito libero e originale, raggiunge Parigi nel 1980
ricercando l’incontro con ancora un nuovo universo creativo. Imparare una lingua nuova, tuffarsi in una nuova
cultura l’affascina, è decisa ad aggiungere una nuova sfaccettatura alla sua personalità. Uno studio di fotografia
di moda le propone un lavoro di assistente: notevole osservatorio dal quale innumerevoli importanti fotografi
completano il suo approccio all’inquadratura e alla composizione.
Dopo un periodo trascorso allo stretto contatto con il mondo della moda, Linda Ladurner decide di
aprire il proprio atelier di gioielleria a Parigi nel 1982, che poi, nel 1985, sposterà a Montigny-sur-Loing. Vi si
producono esclusivamente pezzi unici, per esposizioni o su ordinazione, vengono elaborate composizioni di
forme ritagliate, astratte e in rilievo, una geometria affrancata da eccessivi rigori, nella quale l’artista è libera di
creare. Quando una donna le commissiona un gioiello, Linda attinge agli elementi più unici e caratteristici di
quella personalità, scava, interpreta, comprende, al punto che poi sarebbe difficile immaginare quella stessa
creazione indossata da un’altra. Senza alcuna dipendenza a nessuna scuola, fuori dal trend e risolutamente
atemporali, i suoi gioielli assumono perennemente la ricerca di forme inedite. Espone in Francia e Germania
in innumerevoli eventi.
Nel 2001 acquisisce lo statuto di Artigiano d’Arte. Quella data coincide con l’incontro con Didier
Guedj. Immediatamente toccato dal suo linguaggio, dalla carica simbolica delle sue opere e dal loro forte
espressionismo, Didier Guedj è reattivo anche alla grande qualità delle creazioni di Linda Ladurner e s’
impegna per far conoscere le sue opere. I lavori eseguiti da Linda Ladurner, portatori di una maestria e di un’
accortezza classica, si iscrivono oggi nel campo della creatività contemporanea per l’originalità stessa dei loro
grafismi, utilizzando i mezzi dell’ interpretazione della messa in scena narrativa fotografica, teatrale e
cinematografica, creando così una dimensione spazio-temporale e un habitat poetico assolutamente singolare.
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COLLOQUIO CON L‘ARTISTA
La Galleria Didier Guedj (GDG) a colloquio con Linda Ladurner (LL) nel dicembre 2009.
(GDG) :
Linda, le sue opere scelgono come fonte di ispirazione la natura, la città, la
vita contemporanea, la donna, insomma, possiamo dire, quello straordinario ed
indispensabile caos che è la vita.
(LL) :
La natura sa darmi molto. Dal mio atelier ho vista sulla natura, sul mio grande giardino che mi
consente il distacco e lo spazio necessari. Osservare la vegetazione e la sua evoluzione ritma in dolcezza le
mie composizioni in gestazione. Mi ispiro ad allegorie oppure ad avvenimenti profondamente legati all’attualità
contemporanea. Da bambina, ero affascinata da Kandinsky mentre oggi, ad esempio, mi attraggono l’ opera di
Zao Wu Ki e la pittura cinese tradizionale così penetrata dallo spirito della natura. Se oggi viaggio meno,
rimango comunque molto sensibile alle atmosfere, agli ambienti che fanno delle città quello che sono, tanto
quanto i mosaici architettonici con il loro urbanismo. La gente, il suo moto, i dipinti. Vienna con Schiele e
Klimt, la casa della Secessione, Berlino che ho conosciuto prima della caduta del muro, Londra, la
cosmopolita e le sue disarmonie, Paris, la sua unità nei colori e forme da Haussmann alle facciate Art Decò e
la fantastica energia delle creazioni che nascono dal suo terreno fertile, il suo romanticismo istantaneo, la
mineralità di Venezia, meravigliosa, la temporalità di Roma, Mosca… È il movimento degli incontri, della
conoscenza, dei contributi e delle influenze che più mi ispirano: architetture che producono emozioni
indescrivibili, indimenticabili, mature per l’arte. E infine, al di sopra di tutto, sono una grande melomane, la
musica mi avvolge, è per me risorsa d’ ispirazione inesauribile.
(GDG) :
Trattasi di un vero e proprio scambio che Lei ricerca nel suo lavoro.
(LL) :
Il mio scopo è quello di offrire piacere, felicità alle persone che, rivolgendosi a me, mi
arricchiscono, mi sforzo di lasciare un mio segno in una vita che si denuncia corta. Questa è la mia
motivazione a realizzare esclusivamente pezzi unici, a inventare modelli sempre nuovi, in una ricerca
permanente, incoraggiata a sperimentare grandi dimensioni, intendo indirizzarmi verso gioielli artistici che s’
indossano e che possono coinvolgere tanto la donna quanto l’ uomo. Ho bisogno dell’impulso, dell’azzardo e
del gioco. Ma soprattutto, di quell’aspetto più nascosto dell’arte che è il suggerire. È necessario lasciar spazio
all’immaginazione di chi ci guarda, perché possa progettare il proprio universo. Un’opera d’arte comporta
uno spazio vuoto nel quale si può compiere la metamorfosi del proprio fantasma e ultimare la nostra idea di
bellezza.
(GDG) :
Da cosa nasce la preferenza per alcuni materiali che lei utilizza?
(LL) :
Innanzitutto una relazione viene stabilita con il tempo: un gioiello deve durare. Pertanto scelgo
delle materie che resistono all’erosione del tempo. Amo il contatto dell’argento e dell’oro, le loro proprietà
plastiche, elastiche, poco resistenti, ciò mi consente d’iniziare il lavoro con un solo filo e una placca. La cera
persa e il bronzo al contrario non m’ ispirano, oppongo la consistenza del bronzo alla raffinatezza e alla
purezza dell’argento massiccio sul quale lavoro direttamente. E tengo alle pietre preziose per i loro colori,
perché la mia ambizione era diventare pittrice. Quei meravigliosi, favolosi sassolini dalle infinite sfumature che
ci ipnotizzano e si rivolgono a noi, nati dalla roccia, dalla montagna, mi trasportano e spesso guidano il mio
comporre. Ecco la mia tavolozza. Il fascino per un oggetto risiede nell’originalità della sua creatività più che
nel calcolo del peso dei materiali. Uno scampolo oppure un pezzo di carta possono rappresentare l’inizio di
un’opera che monopolizzerà tutta la mia energia, 100 oppure anche 200 ore per una Manchette-Travelling
molto grande … Realizzo sola l’insieme del mio progetto. E ancora lavoro sul banco che avevo realizzato
tanti anni fa grazie a pezzi di decori teatrali recuperati al tempo del mio arrivo a Parigi !
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GALLERIA DIDIER GUEDJ
Frutto di un progetto di lunga data a cui fa capo Didier Guedj, la Galleria ha aperto nel
dicembre 2009. Antiquario specializzato nell’alta orologeria del ventesimo secolo, il gallerista ha
coltivato la propria passione per il gioiello d’artista nel contesto dei “dopo guerre”, del design
industriale e delle grandi rotture concettuali del fine secolo. Delle influenze estetiche sono da
scoprire, creatori d’avanguardia tra i più confidenziali oppure quelli in cui si riconosce in essi la
cultura della provocazione, il sorgere di una moda visionaria o futuristica da riscoprire oppure
da reinterpretare.
Si svelano pezzi unici, contro-corrente rispetto alle formule della gioielleria tradizionale,
nati dall’ascolto del cuore: come si legge nell’importante pendente d’ oro con perle barocche
d’acqua dolce e peridoti verdi di Philippe Wolfers.
Si disputano la sua attenzione le creazioni più sorprendenti dell’alta Couture tale Pierre
Cardin, Pierre Balmain, Yves Saint-Laurent ou Jean-Paul Gaultier oppure la collezione di orologi
dei famosi creatori di moda “couturiers” degli anni 1960-1970. Gli artisti gioiellieri come Jean
Vendôme, Andrew Grima o Gilbert Albert Plasman, arricchiscono e liberano la storia del
gioiello, della forma e della materia.
Come in una miniera a cielo aperto, si trovano pezzi d’ artisti che hanno segnato la
scultura : una spilla d’argento, come un involo, firmato dalla scultrice Alicia Penalba, oppure la
spettacolare collana-cintura firmata dal peruviano Alberto Guzman. Altre opere rimaste
anonime dimostrano la grande ricchezza plastica ed artistica di un’ altra generazione, e sanno
offrire le testimonianze piu’ rare della storia della “parure” mista a quella architettonica e a
quella dell’ arte plastica e applicata. Scelte volutamente eclettiche, libere d’ influenze “fashion”, e
sempre indifferenti agli stili convenuti o consacrati.
La Galleria promuove anche gioielli d’artisti contemporanei, per le loro opere viene
organizzata una mostra bi-annuale a tema, quella che Linda Ladurner inaugurerà a maggio 2010.
Le opere dell’artista rispecchiano l’astrazione e il simbolismo di Klimt e l’architettura
Hundertwasser. Le sue opere maggiori, le “Manchettes-Travelling” sul tema delle città e delle
donne, si rivelano autentiche sculture da indossare. Panaroma urbanistici oppure “skylines”, per
quelli iniziati, si avvolgono intorno al polso o al braccio, svelando un lungo ininterrotto
paesaggio poetico, testimonianza di una grande maestria.
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