2014 - Paola Vidotto
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2014 - Paola Vidotto
Autori Vari AUTORI VARI LA PAROLA CHE CI PRENDE LA PAROLA CHE CI PRENDE Nota introduttiva di Paola Vidotto ISTITUTO “NAUTICO SAN GIORGIO” Istituto “Nautico S.Giorgio” 1 2 INDICE Mattia Calcagno, Perdita 39 Nicolò Parodi, Politica 41 David Guidobono, Possibilità 43 Presentazione 6 Francesco Ferrero, Rete 45 Prefazione 8 Andrea Pittamiglio, Saggezza 46 Nota introduttiva di Paola Vidotto 10 William Aruanno, Sessualità 47 Matteo Piatto, Attesa 12 Pietro Farina, Silenzio 49 Nicola Onorato, Bellezza 13 Andrea Calvi, Storia 51 Mattia Vriellini, Casa 14 Andrea Costa, Stupidità 55 Simone Ghiglione, Comunicazione 16 Eugenio Sciaccaluga, Tenerezza 56 Enrico, Pibiri, Conflitto 18 Marco Api, Tifoseria 58 Fabio Rossi, Corruzione 20 Davide Bruzzone, Tolleranza 60 Gianluca Giorgianni, Fiducia 22 Samuele Breda, Velocità 62 Giorgio Lovati, Fine 24 Simone Tassiano, Zero 64 Rishad Warnakulasuriya, Futuro 25 Simone Capurro, Infelicità 26 Thomas Coppola, Limite 27 Renè De Toledo, Malinconia 29 Davide Asioli, Mare 31 Giulia Scarafile, Merito 32 Lorenzo Buson, Obiettivo 34 Gianluca Moro, Onestà 36 Luca Longino, Paura 38 3 4 Presentazione Cercando le parole si trovano i pensieri. Joseph Joubert, Pensieri, 1838 (postumo) Le parole sono come pallottole L.Wittngenstein 5 Spesso ci interroghiamo su quale sia, oggi, il compito o, meglio, la "mission" della scuola. Io sono convinta che sia quello di "istruire", "educare" e "formare" per consentire lo sviluppo di quell'importantissimo capitale umano che noi abbiamo: gli studenti. Loro sono il nostro investimento, la nostra speranza, il futuro. Per questo è necessario valorizzare, potenziare le loro capacità e fornire tutti gli strumenti che possano aiutarli ad inserirsi e a rimanere nel modo del lavoro. Usando il linguaggio europeo dobbiamo far sì che acquisiscano le "competenze chiave, quelle di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione”. Tra le otto competenze individuate dal Parlamento europeo (Raccomandazione 2006/962/CE del 18 dicembre 2006), le prime due sono legate alla comunicazione nella madre lingua e nelle lingue straniere. Questo ci ha spinto realizzare nell'ambito delle attività di alternanza scuola lavoro delle classi quinte un corso di comunicazione strategica e di arte retorica. E' nato così il Cantiere "La parola che ci prende", ideato e realizzato da Paola Vidotto, esperta di processi formativi e comunicazione, che da anni collabora con l'Istituto nell'ambito della progettazione didattica per competenze. Hanno partecipato al cantiere 70 studenti di quinta di Genova e di Camogli che da gennaio a giugno si sono incontrati e si sono cimentati nell'arte della comunicazione. 6 E' stata un'esperienza altamente formativa, divertente e arricchente per tutti, anche per me che ogni tanto mi introfulavo nei gruppi e li osservavo. Il "capolavoro" del cantiere è questo piccolo libro, scritto a più mani, un vocabolario particolare dove ogni parola assume un significato speciale legato alle emozioni e al vissuto individuale.Un ringraziamento a tutti quelli che hanno partecipato al cantiere e in particolare a Paola Vidotto per la professionalità, la passione e l'entusiasmo che ha saputo trasmettere ai ragazzi. Angela Pastorino Dirigente scolastico ITTL " Nautico S. Giorgio" Giugno 2014 7 Prefazione Scrivere parole per un libro sulle parole: uno scherzo? No: un regalo inatteso e graditissimo, da parte degli alunni di una scuola che mi continua a stupire: ragazzi che potremmo immaginare condannati al gergo (pardon, alla lingua) della marineria, impegnati solo a scambiare frasi tecniche fra plancia di comando e sala macchine oppure curvi sui disegni di chiglie e sentine, ora e sempre. Ecco invece, fresco, profondo e sincero, un libro che coraggiosamente esplora il senso della parola e delle parole, che con piglio degno degli umanisti arriva alla filosofia con la filologia, che, parola dopo parola, apre la riflessione con lo spunto personale del singolo autore e spesso chiude con un aforisma di valenza universale, secondo la prescrizione dei classici. Alcuni aforismi mi hanno colpito e li riprendo:“un uomo corrotto non è mai un uomo libero”, “il bello della vita è che arriva un giorno alla volta”. Gli altri li scoprano i lettori. Ma già, “classis” per i latini era la flotta, quindi chi meglio degli allievi del Nautico S. Giorgio di Genova per un’impresa così ardita nel procelloso mare magno della parola? Mi ha solleticato anche questa auto definizione degli autori: si presentano come “neomaggiorenni”, come dire: iniziati da poco ai misteri dell’attesa, del limite, della sessualità e del silenzio, dell’onestà e della corruzione… Eredi del potere della parola per essere liberi di essere sé stessi, appena incamminati in una modernità che sentono faticosa, talvolta ostile, spesso più complessa da com-prendere 8 (affrontare insieme) delle parole che hanno com-preso (capito insieme). Mentre con un po’ di invidia per loro penso che nel percorso di scuola e di progetto hanno avuto delle guide veramente in gamba, voglio augurare agli autori di questo libro un lungo e sereno viaggio nella vita, in buona compagnia: il senso ed il valore delle parole che ci rendono capaci di vera e completa umanità. Alessandro Clavarino Direttore Settore Sistema Scolastico Educativo Regionale del Dipartimento Istruzione, Formazione e Lavoro Regione Liguria 9 Nota introduttiva In una realtà fatta di immagini rapide, di tempi televisivi, di messaggi sincopati sui telefonini e sui social network, mentre la comunicazione efficace sembra diventare strumento di potere, ecco che i giovani risultano i primi ad essere deprivati della ricchezza della parola. Hanno tante cose da dire ma spesso la lingua si inceppa, la parola non si trova, l’eloquio si irrigidisce in una sintassi da brivido. Certo forse leggono poco, hanno visto tanti cartoni invece che ascoltare favole, scrivono solo sotto costrizione ma hanno davvero tanta voglia di ritrovare “la parola che li prende”, riconoscono il loro bisogno e sono consapevoli di ciò che stanno perdendo. Di qui nasce questo piccolo libro, il prodotto di un corso di comunicazione strategica e arte retorica proposto ai ragazzi delle classi quinta dell’Istituto Tecnico dei Trasporti e Logistica. Hanno aderito in molti ad una proposta forse fuori moda e apparentemente fuori luogo e, destreggiandosi sempre più abilmente fra tecniche di comunicazione e i dettami di Cicerone e Quintiliano, sono arrivati ad una importante conclusione: è la parola che espande la coscienza. In questo libricino dunque emergono frammenti delle loro idee e dei loro pensieri a comporre il puzzle della morale e dell’etica dei neomaggiorenni. Prima sono stati forniti strumenti, in differenti lezioni si sono affrontati, seguendo il metodo della ricerca-azione e utilizzando il gioco come strumento prioritario di apprendimento, i grandi temi: come si comunica, cosa è una comunicazione efficace, come si 10 costruisce un discorso, come si utilizzano le parole e come si pronunciano. Poi a ciascun studente è stata assegnata una parola da focalizzare, indagare, da cui farsi interrogare e suggestionare. Nell’universo giovanile le parole sembrano essersi opacizzate, appiattite, svuotate, troppo spesso sono sconosciute. Ma dopo questa esperienza come dice Cicerone, dopo aver fatti belli gli esordi e splendidi gli approcci hanno rafforzato le loro posizioni. Un esercizio di stile? No non solo. Un’occasione per scoprirsi ricchi e, soprattutto, pensanti. Paola Vidotto Esperta di processi formativi e comunicazione Giugno 2014 11 Matteo Piatto ATTESA L’attesa può avere diverse forme, spesso però l’uomo associa questa parola alla noia. Attesa si collega ad un evento noioso, come per esempio la fila allo sportello o la coda in autostrada. Ma l’attesa può ridursi a questo? Non può essere anche speranza o un momento di crescita o di felicita? Mi vien da pensare ad una madre che spetta la nascita del proprio figlio. Di cosa è fatta la sua attesa? Di immaginazione, di calore, di felicità incrinata solo dal timore che tutto vada bene. Dice Francois de la Rochefoucauld: “ L’attesa attenua le passioni mediocri e aumenta le grandi”. Ha proprio ragione. Per me, in questo momento, la parola attesa si associa ad un periodo di cambiamento drastico per la mia vita, quasi un confine in attesa di essere superato. E’ l’attesa di un lavoro che mi permetta di iniziare il mio percorso di vita e di crescita. Non pretenderei di soddisfare subito il mio desiderio, l’attesa è anche un momento che dà valore alle cose. Non credo però che questa attesa debba trasformarsi in un tempo troppo prolungato, diventerebbe frustrazione, incertezza e abbruttimento. I giovani non meritano di essere gettati nel limbo. 12 Nicola Onorato Mattia Vriellini BELLEZZA CASA La bellezza è ciò che rende la vita un'ispirazione perché siamo attratti dal bello, da ciò che stimola il nostro piacere. Bellezza e piacere sono strettamente connessi, ma a non tutte le persone piacciono le stesse cose per cui non esiste un concetto oggettivo di bellezza. Tuttavia da sempre ci si sforza di fissare dei canoni di bellezza e ogni epoca ha sempre avuto il suo ideale per guidare le persone a definire ciò che è bello. Oggi il modo di pensare delle persone è cambiato, ognuno si crede libero di poter identificare il bello con i propri gusti. In realtà nuovi fattori influenzano e condizionano la nostra concezione di bello primi fra tutti gli slogan pubblicitari, ormai indispensabili per promuovere qualsiasi tipo di bene o servizio. E così, ancora una volta, in modo più subdolo, nascono nuovi canoni di bellezza che fanno da catalizzatore per masse di persone. Si creano in tal modo mode e tendenze che risentono delle innovazioni a cui va incontro la società. Ma la bellezza non è solo esteriore, esiste anche la bellezza interiore di una persona ed è molto più importante. Descrivere la bellezza interiore però è difficile, perché non ci sono parametri di riferimento universali e inoltre la bellezza interiore dipende anche dalla qualità dello sguardo di chi osserva. Insomma come recita l’aforisma : “La bellezza esteriore è una fiamma accesa nel vento del tempo, la bellezza interiore è un sole che riscalda in eterno.” Dove si sta meglio se non nel nostro rifugio? La nostra casa è la nostra rappresentazione fisica, come un artista avrà dei quadri o degli strumenti, un meccanico dei modellini, ci rappresenta in modo ottimale. La casa è il nostro corpo più grande. Vive nel sole e si addormenta nella quiete della notte ma non è senza sogni. Inizialmente è semplicemente un’ abitazione ma nel momento in cui la si arreda diventa il luogo che permette all’ abitante di sentirsi al sicuro. Ma se questa sicurezza che la casa ci da dovesse essere infranta? Ad esempio da un forte terremoto, dove il nostro rifugio inizia cedere, il nostro pavimento viene a mancare sotto i piedi, le nostre tende scelte con cura cadono a terra e appena dietro ad esse le finestre si infrangono ed in una manciata di secondi il luogo che si chiamava casa, o rifugio, diventa il più pericoloso e si è costretti a doverlo abbandonare? Per molti l’ideale di casa è un’ abitazione grande addobbata di costose cianfrusaglie che vogliono dare un’idea di ricchezza. Come dice Victor Hugo “Dalla conchiglia si può capire il mollusco, dalla casa l'inquilino”. Per me casa vuol dire libertà; dove sono libero di fare ciò che mi piace fare e con chi ho voglia di farlo. Per me casa vuol dire serenità, un luogo dove c’è gente che mi vuole bene. Il mio ideale sarebbe una casa mobile, come un camper, che mi permetta di spostarmi per ogni occasione e al suo interno o la 13 14 ragazza che amo o i miei migliori amici. Con questo non voglio dire che mi piace la vita da nomade ma avere la libertà di spostarsi per un qualunque motivo mi dà serenità e tranquillità. Simone Ghiglione COMUNICAZIONE La comunicazione è una delle prime cose che impariamo fin da piccoli, eppure a volte troviamo difficoltà a esprimerci con una persona e spesso mandiamo al nostro uditore messaggi sbagliati, che non corrispondono affatto a quanto avremmo voluto esprimere. Credo che questo problema nasca in primo luogo dal modo in cui si comunica. Tendiamo a volte ad avere una gestualità ed una postura sbagliate che influiscono enormemente sul discorso che stiamo portando avanti. Infatti, anche il semplice modo di muovere le mani o i piedi, può trasmettere un senso di agitazione a chi è di fronte mentre, se siamo affossati su una sedia, rischiamo di annoiare il nostro ascoltatore. Un altro elemento fondamentale è il tono della voce. Per esperienza personale posso dire che per le persone insicure il tono può essere una vera e propria rovina. Più di una volta mi è capitato che, pur avendo studiato la lezione, sia stato valutato con un voto minore perchè apparso insicuro e, di conseguenza, poco preparato. D’altro canto, come dare torto al docente che ad un esame si trova di fronte una persona che parla con voce bassa e tono incerto e pensa che l’interrogato non abbia studiato e che si stia inventando delle frasi per non fare brutta figura? Anche io, se fossi un datore di lavoro , non esiterei fra due candidati ad assumere quello che trasmette sicurezza. Sicuramente noi giovani non siamo aiutati a comunicare bene anche perchè travolti dai cellulari e dai social network che 15 16 inducono a ridurre il discorso ai minimi termini ma, soprattutto, ci disabituano ad avere la persona di fronte mentre comunichiamo. Così paraverbale e non verbale scompaiono e resta solo il contenuto, breve e sincopato. Dunque, comunicazione efficace, addio! Eppure a comunicare si impara, o almeno si dovrebbe, ma purtroppo, anche coloro che dovrebbero insegnarci a comunicare, dai professori ai giornalisti, molte volte sono i primi che ci portano sulla cattiva strada. Quante volte ho conosciuto professori che non erano proprio adatti per spiegare, non perché mancassero loro le conoscenze ma perché non sapevano trasmettere i messaggi agli alunni? Non voglio dare colpe, la comunicazione è biunivoca, per cui anche l’alunno ha le sue responsabilità, però penso che non si è bravi professori quando si danno voti alti agli alunni, ma quando si passa loro la propria passione. 17 Enrico Pibiri CONFLITTO I conflitti, secondo me, sono provocati dalla frustrazione che ogni singolo individuo macera al proprio interno. La frustrazione può nascere anche da futili motivi, ad esempio quando si è in automobile e qualche altro automobilista ci fa un affronto ci sentiamo in dovere di attaccarlo con insulti e gestacci. Ma i conflitti sul nostro pianeta, come la storia ci insegna, sono sempre esistiti; in una convivenza mondiale, come la nostra, è praticamente impossibile non entrare in disaccordo con qualcuno, poichè si punta sempre a un elevazione che, se ci viene negata, ci si infuria e si cerca ogni via per raggiungere il nostro obiettivo. Un esempio, attuale tutt’oggi, è il conflitto religioso, come ci insegnano le Crociate, il conflitto religioso tra paesi, nazioni e civiltà è inevitabile. Che fare? Forse per evitare tutti questi conflitti e tutte queste disarmonie bisognerebbe imparare a gestire le proprie emozioni, magari ascoltando le altre idee e confrontandole con le nostre, forse basterebbe ascoltare… Esistono poi i conflitti in famiglia che sono dolorosi, faticosi e spesso non voluti. Questi conflitti ci fanno più male di altri perché coinvolgono in maniera totalizzante la sfera emotiva e possono intaccare gli affetti. Credo bisognerebbe prendere in considerazione l’affermazione di Edward Morgan Forster: “La maggior parte dei conflitti 18 sembrano inevitabili al momento; futili col senno di poi.”, insomma sarebbe importante ridimensionare l’importanza del conflitto. Fabio Rossi CORRUZIONE Falsità, debolezza, immoralità sono molteplici i sinonimi a cui questa parola fa capo e per questo le domande sorgono spontanee. Perché dovremmo combattere la corruzione se il mondo in cui siamo nati e cresciuti era già stato corrotto dai nostri padri, dalle nostre madri e ancor prima dai loro genitori? Forse anche noi dovremmo vivere nella corruzione? Davvero il nostro successo deve dipendere dall’utilizzo della corruzione? Potremmo porci infinite domande ma, se volete formarvi un concetto probabilmente adeguato della corruttibilità di un uomo, scrutate la qualità e la forza de' suoi desideri. Da sempre l’uomo ha avuto il bisogno di corrompere per raggiungere vette altrimenti ritenute da lui stesso irraggiungibili, per vivere o per uccidere. La corruzione per molti è la protezione, è un posto al sole ed è ciò che fa vincere, ma è la corruzione ha generato la mafia in Italia,è la corruzione che imprigiona gli innocenti e scagiona i colpevoli. Corruzione: sentiamo ormai questo termine quotidianamente, eppure viene spesso sottovalutato e, di conseguenza, anche la parola giustizia perde d’importanza. La corruzione è una pratica universalmente diffusa e affonda le sue radici nelle origini stesse della storia dell’uomo, è cresciuta e si progressivamente sviluppata insieme ad esso, all’interno di stati e nazioni, 19 20 compresa la nostra Italia, percepita come un Paese corrotto, al sessantanovesimo posto su 177 Paesi esaminati. La corruzione porta a svicolare i problemi che vengono evitati o scaricati su altre persone, è la paura del fallimento che incoraggia e continuerà ad alimentare la corruzione. Pertini diceva che bisogna avere onestà, moralità e forza di volontà per combatterla. La corruzione è come una crepa che si forma su una diga,è facile che dopo l’inizio della venatura,la forza dell’acqua travolga tutto, tra le vittime vi sono lealtà e sincerità. Il potere corrompe e corromperà sempre, questo è certo, ma ricordate che gli uomini incorruttibili sono come i biglietti di banca da un milione, che è difficile cambiarli e sono più unici che rari. In conclusione vivete felici, non dimenticatevi mai chi siete, da dove venite e cosa volete diventare perché un uomo corrotto non è mai un uomo libero. 21 Gianluca Giorgianni FIDUCIA La fiducia è un sentimento di sicurezza che riponiamo in una persona, non alla cieca ma a seguito di varie azioni positive che riescono a convincerci a riporre in loro il desiderio di sicurezza. Quando viene tradita la fiducia ci si sente indifesi, non si riesce più a fidarsi come prima, tuttavia, senza fiducia in nessuno, è difficile stare al passo con gli altri. Perché si dice che la fiducia è alla base del successo? Perché dal momento che si intraprende una carriera lavorativa, la fiducia nel successo è la premessa per ottenerlo! La fiducia la si può perdere ma la cosa importante è riuscire a non perdere la fiducia in se stessi e mantenere sempre focalizzato lo stesso obiettivo dentro di noi. La fiducia degli altri la si ottiene compiendo azioni positive e non con promesse o parole che sai già di non poter mantenere. La fiducia a volte può essere una modalità di comportamento pericolosa per se stessi: infatti una persona che non è capace a mentire, ripone più facilmente la fiducia nelle persone perché prende per vero tutto ciò che gli viene detto e quindi è più soggetto alle prese in giro di chi è più restio a fidarsi. Ma la caratteristica di non fidarsi tanto facilmente in una persona cresce con l’esperienza. Ovviamente c’è chi la fiducia la ripone in Dio e crede che solamente così i dubbi possano trasformarsi in certezze (pensiero del Papa Francesco in uno dei suoi vari Angelus). Anche Dio stesso dice “Chi crede in Me (e quindi ripone la fiducia in Lui anche se non lo ha mai visto 22 fisicamente) vivrà in eterno”. Qui vi lascerei con una provocazione: se è stato detto che la fiducia non è una modalità di comportamento da fare così alla cieca, perché in Dio la riponiamo la nostra fiducia? Giorgio Lovati FINE Tutto è bene quel che non finisce. La parola fine si può interpretare in diversi modi, può essere la fine di qualcosa , come la conclusione di una relazione oppure il fine, cioè il modo per raggiungere un obiettivo. Piano piano, ogni cosa arriva a completare il suo percorso in bene e in male e può iniziare e finire anche ciò di cui non ci saremo mai aspettato un inizio. Le fini più dolorose sono quelle che lasciano un vuoto. Un’ amicizia che si chiude, un amore che finisce, una verità che viene a galla: ognuna di queste esperienze porta dolore, amarezza e rancori. Tuttavia, per accettare ed evitare di stare male, bisogna guardare oltre, che è la cosa migliore da fare. Basta avere una buona teoria alle spalle ovvero credere che per ogni cosa che finisce c'è ne sarà sempre una nuova che inizia, per ogni amico che se ne andrà c'è ne sarà sempre un altro in arrivo,per ogni amore che si spegne c'è ne sarà sempre un altro a rimpiazzarlo. In realtà, tutte le situazioni, sia belle che brutte, finiscono prima o poi. Questo è lo schifo imperfetto della vita… 23 24 Rishad Warnakulasuriya FUTURO Simone Capurro INFELICITA’ Pensiamo sempre al nostro futuro ma il tempo passa così velocemente che è difficile pianificare quello che vogliamo esattamente. Non ci importa di quello che è successo nel nostro passato. Se abbiamo sbagliato dobbiamo cercare di correggerci migliorandoci e cambiando cosi il nostro futuro, dandoci l’opportunità per sentirci bene ed essere felici. Il futuro sembra sempre lontano ma avanza rapidamente: occorre prendersi il tempo per vivere, per essere felici, prima che sia troppo tardi. Mi immagino il passato e il futuro come due grandi big in conflitto: il primo ripiegato su quello che è stato, il secondo proteso verso un sogno. Si fronteggiano e, in mezzo schiacciato e appiattito, resta il presente. Non pensare al passato perché ormai è passato, non pensare al futuro, deve ancora venire. Ma vivi nel presente e rendilo così bello che valga la pena essere ricordato. Il bello della vita è che arriva un giorno alla volta. L’infelicità è un senso di vuoto con se stesso legato a una propria delusione per un desiderio mancato o per veder star male un’ amico. Spesso l'infelicità dell'uomo è semplicemente quella di non riuscire a starsene tranquilli in una stanza, ad entrare in rapporto con se stessi. Allora si assumono molti impegni che non servono a fare superare l'essenziale infelicità umana, ma solo a distrarre senza cerca di sfuggire da se stessi. La voglia di vivere produce nell'uomo bisogni che richiedono soddisfazione, desideri, che sono reazione ad un senso di mancanza, di sofferenza e che quindi originano dal dolore e, insoddisfatti pienamente, causano sofferenza o noia. Difficilmente infatti tutti i desideri si realizzano e la mancata realizzazione di alcuni di essi causa un'ulteriore sofferenza. Ma, anche quando un desiderio viene soddisfatto, il piacere che ne deriva risulta essere solo di natura negativa, soltanto, cioè, un alleviamento della sofferenza provocata da quel prepotente bisogno iniziale, che subito riappare in altra forma. 25 26 Thomas Coppola LIMITE Ognuno ne ha uno. C’è chi lo riconosce, c’è invece chi nega di averlo. Eppure sono proprio loro che ci differenziano dal resto del mondo. A volte ci vengono imposti, a volte ce li imponiamo da soli. Sarà che all’essere umano piace fare ciò che gli viene impedito, fatto sta che tra i nostri desideri si cela anche quello di superare i propri limiti, che possono essere fisici o mentali. Forse ciò è dovuto al fatto che stiamo stretti dentro a questi limiti? Dopotutto l’uomo da sempre fa la guerra per allargare i proprio confini, indi, perché non dovrebbe dannarsi se non riesce a superarli? L’evoluzione ha fatto passi da gigante da quando personaggi coraggiosi hanno scommesso su se stessi per dimostrare che le loro capacità potevano sormontare muri invalicabili. Pensiamo al genovese Cristoforo Colombo. Il suo limite era quello di poter navigare solo all’interno del Mediterraneo, eppure con tenacia e fiducia in se stesso, ha sfidato lo stretto di Gibilterra ed ha affrontate il pericoloso Oceano Atlantico arrivando fino alle Indie.. o quasi. Sono abbastanza sicuro che le strade per superare i propri limiti siano infinite e quest’ultima parola non è usata a caso. Infinito. Quanto siamo infiniti noi? Quanto l’uomo in tutta la sua storia ha creato e ricreato cose, pensieri, azioni, gesta? L’unico vero limite dell’uomo è la pelle che separa il nostro “IO” interno con 27 il resto del mondo. Quel sottile strato di pelle che ci protegge dal resto del mondo. Occorre oltrepassare la nostra “siepe” leopardiana che ci impedisce di navigare in un mare di speranze infinite. Non bisogna rimare ancorati al porto di partenza. Bisogna aver coraggio di uscire dal nostro “Mediterraneo” e affrontare con il cuore in mano il nostro “Oceano Atlantico”. Poi non sappiamo se troveremo mai le nostre “Indie”. Ma sapremo con certezza cosa c’è oltre il nostro “Stretto di Gibilterra” e, anche se non avremo modo di raccontarlo, che importa? Le nostre bocche non racconteranno mai abbastanza bene ciò che vedono i nostri occhi e che ascoltano le nostre orecchie. Siamo spettatori di un mondo che cambia scena di continuo. Quindi dobbiamo imparare a goderci ciò che ci si presenta davanti e non temere delle conseguenze. Questo chiaramente è il discorso che può essere fatto da un adolescente che le speranze continua ad averle. Probabilmente un adulto che ha origliato oltre un proprio limite ti consiglierà vivamente di rimanere con i piedi per terra. Ma allora ti domandi: ma ne vale la pena crescere? Eppure realizzi ad un mese dalla maturità che ora il tuo traguardo è quello di superare il fatidico esame e dimostrare di non essere più un ragazzino con la testa tra le nuvole ma un uomo che comincia a capire come gira il mondo. Ed anche questo sicuramente è un limite da superare: crescere. 28 Renè De Toledo MALINCONIA Cos’è la malinconia? Sappiamo tutti descriverla come uno stato d’ animo negativo paragonandola alla tristezza, ma cos’è realmente? È qualcosa di più della tristezza è, a mio avviso, il tempo in cui l’uomo viene assalito da pensieri e domande che portano stanchezza interiore e, di conseguenza, del corpo. Il malinconico assume questo stato in quasi ogni momento della giornata. Egli non ha paura di non saper fare qualcosa, egli sa di non saperla fare. Egli non ha paura di non essere amato, egli sa di non essere amato. La malinconia porta quindi certezze, certezze che uccidono internamente come lame piantate nel cuore. Il malinconico ha un’espressione assente e quasi sempre dolorante. Egli è lì, immobile, che aspetta qualcosa che sa che non esiste, consapevole anche che nessuno potrà capirlo, né salvarlo. Il malinconico si descrive come un disabile e riesce a vedere gli altri ‘fortunati’ come uomini dai poteri sovrannaturali. Egli pensa: “Forse, se fossi un po’ più intelligente, riuscirei ad impersonare la maschera che vorrei indossare, ma non succederà mai a causa della mia stupidità. E poi fingerei solo di essere come gli altri.” Ma dove sono amici e parenti quando servono? Beh, questa è un'altra colpa del malinconico, riesce ad allontanare chi gli è più caro rinchiudendosi in se stesso e non volendone sapere di uscire dal suo guscio. Ecco che continua a farsi del male, con la consapevolezza di farne anche a chi cerca di stagli vicino. La malinconia può anche essere il desiderio 29 morboso di qualcosa che si aveva o si vorrebbe avere. I risultati sono molto simili perché l’uomo si rintana in se stesso vivendo con la sola idea di ottenere ciò che affligge i suoi pensieri. Egli è quindi alla costante ricerca della felicità ma lo fa senza muovere un dito. Il malinconico è comunque molto fantasioso in quanto riesce a crearsi una realtà immaginaria. Non è un caso che una buona parte dei pittori e poeti fossero malinconici. Possiamo notarlo spesso in opere teatrali come Amleto di William Sheakspeare, dipinti come Il Clown di Van Gogh. Anche Ulisse è un malinconico e resta tale, attaccato dolorosamente alla sua terra a ai suoi affetti, nonostante l’ offerta di immortalità di Calipso. 30 Davide Asioli Giulia Scarafile MARE MERITO Il mare: quale migliore metafora per esprimere libertà senza vincoli e ostacoli, libero come il mare libero di muoversi da una parte all' altra sollecitato da forze che allo stesso tempo ne generano di nuove. Il mare, il colore più puro che vi sia in natura, il blu azzurro e al contempo trasparente, una trasparenza che permette di osservare la vita che brulica all’interno, restando sconcertati dall’immensità! Il mare permette che a volte di essere solcato e sorvolato grazie alla sua immensità senza mai fermarsi, il mare la parte più significativa del nostro globo capace anche di sostenerci e consentirci di sopravvivere. Il mare capace di ampliare gli orizzonti e al contempo delimitare i territori su cui l’ uomo vive, capace di accoglierci e di farci paura quando, arrabbiato, si riprende ciò che gli spetta e ci ricorda la sua potenza, facendoci sentire una goccia nella sua vastità. Senza credere che ci sia una forza sovrannaturale che potrebbe distruggerci, pensiamo di poter resistere fino alla fine ma non è così. Il mare ci insegna che le cose non custodite adeguatamente ci possono essere tolte dalla natura, non siamo indistruttibili. Il mare ce lo ricorda, per questo dobbiamo portargli rispetto senza ostacolarlo e avvelenarlo. Purtroppo non ne siamo capaci, a causa della nostra avarizia e indifferenza! Se si dovesse sviluppare una discussione prendendo come argomento principale la parola “merito”, sarebbero molte le domande che sorgerebbero spontanee. Chi potrebbe essere definito realmente “meritevole”? Esattamente quale dovrebbe essere il premio adatto per colui che “merita”? Ma soprattutto, su cosa ci si dovrebbe basare per poter affermare e riconoscere il merito di qualcuno? Il termine “merito” può essere analizzato da vari punti di vista; politico, teologico, legislativo e per tal ragione può assumere significati simili, ma allo stesso tempo eticamente contrapposti tra loro. Un politico può essere ritenuto meritevole a seconda della qualità delle leggi che propone, indifferentemente dal fatto che queste leggi siano favorevoli per una cerchia ristretta di persone e sfavorevoli per la maggior parte delle persone restanti; l’importante è che la cerchia favorita sia costituita dalla “TOP” della società. Un fedele può essere considerato meritevole in base alle azioni che compie: elemosina, volontariato o donazioni, ma la maggior parte delle volte non si approfondisce la qualità o la quantità di tale operato. Infine nel campo del diritto esistono vari termini contenenti la parola merito che, però, si appropriano di significati discostanti da quello trattato più comunemente nella vita di tutti i giorni. 31 32 Ci si può meritare un voto alto, un bel lavoro con un buono stipendio o l’amore di una donna. Ma come possiamo dire di esserci “MERITATI” realmente tutto questo? Alla base della realizzazione di un merito c’è la fatica, lo sforzo di essersi impegnati nel completare un obiettivo che ci si era predisposti e i sacrifici che conseguono da tali impegni. Purtroppo, però, il titolo di “meritevole” non viene sempre assegnato a coloro che conoscono per esperienza il reale significato della benemerenza. Esistono strade scorrette per giungere ai propri obiettivi, e molte persone alle volte le sfruttano per non dover faticare o semplicemente per non “perdere tempo”. Ma il vero merito lo si conquista con il sudore, affrontando e superando anche ciò che alle volte ci si oppone. Spesso ci si può arrabbiare, soffrire o piangere ; ma la soddisfazione che nasce dalla consapevolezza di avere merito è un premio che non può essere sostituito da alcuna somma di denaro. Con il merito si può conquistare la stima di coloro che ci circondano e bisogna ricordare che la stima non la si compra con alcuna moneta ma soprattutto molte persone dovrebbero rimembrare che non la si conquista semplicemente con l’essere famosi. Come disse François de La Rochefoucauld nelle “Massime”: “Esiste merito senza successo, ma non esiste successo senza qualche merito”. 33 Lorenzo Buson OBIETTIVO Avete presente quando nella vita si parla di obiettivi? Penso che sia uno degli argomenti più importanti da affrontare e l’unico strumento per affrontare l’esistenza, attraverso la sua realizzazione. Quale è l’importanza di avere degli obiettivi nella vita? Secondo l’idea comune inseguire obiettivi “dà la carica”, “stimola all’azione”, “aiuta a superare gli ostacoli”, e garantisce un “senso” speciale all’ordinario. In effetti quando li utilizziamo per motivarci, gli obiettivi sprigionano una forza creativa in grado di farci superare qualsiasi ostacolo sul nostro cammino. Essi danno chiarezza, significato, direzione: ottimizzano i nostri sforzi concentrando le nostre energie. Per liberare questo potere però la visione del futuro deve essere specifica e ben definita, come ben definiti devono essere i nostri obiettivi, mentre i desideri sono spesso confusi, sfocati e sfuggenti. Tutte le cose nascono prima nella nostra mente e successivamente vengono trasformate in realtà attraverso le nostre azioni. Pensate a tutte le invenzioni dell’essere umano, alle scoperte scientifiche, ai successi delle multinazionali: erano, in primo luogo, semplici pensieri nella testa di qualcuno che con il passare del tempo si sono concretizzati in obiettivi e attraverso forti motivazioni morali sono diventate realtà. Stabilire i propri obiettivi permette di scegliere come vivere la propria vita. Per raggiungere alcuni traguardi è necessaria una vita intera, mentre per altri è 34 sufficiente un giorno. Stabilire e raggiungere i propri obiettivi provoca sentimenti di soddisfazione e appagamento. Gianluca Moro ONESTA’ Credi davvero di essere una persona onesta? La maggior parte delle persone che leggeranno questa domanda risponderanno “ Si ! Io sono onesto!” Pensando, probabilmente in buona fede, di non avere mai rubato, tradito, di aver lavorato onestamente .Queste “persone oneste”, però, rischiano di vivere in un guscio e di trovarsi in parametri recintati attorno a loro, considerando l’onestà sulla base di regole già scritte. Ma non è così! L’onestà non deve essere qualcosa che è già stata scritta da qualcuno ma devi essere tu a scriverla durante il corso della tua vita non avendo paura di sbagliare o di fare brutta figura con i tuoi amici o con la gente che ti sta attorno. Essere una persona onesta significa essere in grado di prendersi le proprie responsabilità affrontando i problemi, mettendoci la faccia e non avere paura di dire, fare con la paura delle conseguenze che potranno portarti certe azioni. Se pensi o senti qualcosa e non agisci di conseguenza, non sei sincero con te stesso e/o con gli altri. L’Onestà e' un dono spesso racchiuso nel cuore di ogni persona ma che non tutti hanno il coraggio di scoprirla e questa, col passare del tempo, sta scomparendo. Stiamo diventando un mondo di persone disoneste, crudeli e prive di scrupoli che non hanno rispetto per gli altri e neppure per se stessi. Le persone oneste sono le persone che hanno poco, che non hanno niente da dare oltre che essere sincere ed essere in pole position per 35 36 prestare aiuto a un bisognoso o chi in difficoltà. L'onestà è un lusso che i ricchi non posso permettersi. Luca Longino PAURA Questa parola corrisponde, dal mio punto di vista, ad uno stato emotivo. La paura è un senso di insicurezza, di smarrimento e di ansia di fronte a un pericolo reale o, a volte, anche immaginario. Nella vita comune la paura può essere un modo di difendersi da cose o eventi che ci hanno procurato terrore o stati d’animo destabilizzanti. La paura infatti può derivare da esperienze di vita negative, pensiamo per esempio ai danni psicologici dell’ eta’ infantile. Come non continuare ad avere paura, per esempio, dopo una violenza sessuale? Come non impedire alla paura di intervenire per difenderci? La paura può avvertirti di un pericolo reale, per esempio di una macchina che ti sta per investire. Ecco allora che quell’ avvenimento improvviso trasforma il mio stato d’animo, fino ad allora quieto, in un ribollire di batticuori spaventosi. Impari, in quel momento, cosa vuol dire stare molto male. Ma come si sconfigge la paura? Avendo in se stessi un minimo di coraggio e autostima. Affrontare i problemi può distruggere questo senso di malessere che la nostra vita di tutti i giorni ci fa subire. Bisogna imparare ad inventare strategie di reazione, se la paura non la affronti non si può che acuire e rendere più opprimente la tua situazione. 37 38 Mattia Calcagno PERDITA a livello personale. Tutti noi vorremmo vincere, perché fin da sempre chi vince è il più forte, ma in pochi si chiedono: “perdere serve a qualcosa?”. Ebbene si, perché dalle nostre sconfitte bisogna uscirne più forti di prima! La perdita di una persona cara è un'esperienza sconvolgente. Da un momento all'altro ci troviamo in balia di sentimenti intensi, contraddittori, inconfessabili, o in una spaventosa paralisi emotiva. Vengono messi in discussione i nostri punti di riferimento e le strutture su cui basavamo la nostra esistenza. Noi essendo esseri umani siamo consapevoli fin dal momento della ragione che durante il corso della nostra vita dobbiamo fare fronte a delle perdite. Questo tutti noi vorremmo che non succedesse, preferiremmo abbracciare sempre i nostri cari, e poter trovare conforto per sempre nelle loro parole. Però questo come sappiamo è inevitabile, perché la vita come un inizio deve avere pure una fine. Dal mio punto di vista ci sono due tipi di perdite, quella fisica e quella mentale. Per perdita fisica intendo la mancanza di una persona, cioè non poterla più toccare e non vederla più di fronte a noi. Ciò a mio parere non determina sempre la morte di una persona, infatti sempre secondo me, se noi viventi continuiamo a ricordare una persona per quello che era e nei momenti di difficoltà ci rivolgiamo ad essa, in qualche modo la persona ormai defunta continua a vivere dentro noi e a differenza della perdita fisica la perdita normale non avviene. Per perdita intendo anche una sconfitta, spesso a livello sportivo. Questo tipo di perdita a differenza di quella precedente influisce sicuramente meno sulla nostra vita privata e personale, ma sicuramente anch’essa segna ci completa e ci insegna parecchio 39 40 Nicolò Parodi democrazia e l’antipolitica non aiuta, diventando la politica del non fare. Così i giovani si sentono inutili e diventa difficile vedere il cambiamento che, si dice, spettare a loro. POLITICA Molte persone sono convinte di essere contro la politica e si ostinano ad andare contro i politici. “Rottamare”, “Roma ladrona,” “Mandiamo a casa gli zombi” sono le espressioni che sentiamo quotidianamente. Penso tuttavia che chi le pronuncia non sia in realtà consapevole del vero significato della parola politica che dovrebbe essere un sinonimo di partecipazione al collettivo. Non si può negare comunque che la situazione politica italiana stia alimentando un sentimento di antipolitica che prende sempre più campo. Eppure non sono passati tanti anni da quando la politica faceva parte della vita quotidiana e coinvolgeva tutti, dai più piccoli ai più grandi, il recente film su Berlinguer ne è un esempio. Erano però tempi in cui esistevano idee politiche ben definite, spesso in contrasto netto tra di loro, che rappresentavano quasi lo stile di vita della persona comune che si sentiva parte attiva, pur non esercitando la professione del politico. Ultimamente, invece, fare politica è considerato un “lavoro sporco”, un’attività che sfrutta il potere legale per fare il bene di una cerchia ristretta di persone tralasciando il bene collettivo. In noi neomaggiorenni questa situazione crea disorientamento, senso di perdita e sfocia, purtroppo, nel disinteresse. Soffriamo la mancanza di idee ma ci sentiamo incapaci di trovarne nuove e spesso preferiamo lasciar perdere alimentando il menefreghismo. Tutto questo è velenoso per la 41 42 David Guidobono POSSIBILITA’ In quasi tutti i casi ne abbiamo avuta almeno una, e talvolta accade che ce ne venga concessa una seconda. Cerchiamo in tutti i modi di averla, ma come si sa, non sempre si riesce. Di possibilità, tutti, chi di più e chi di meno, ne abbiamo avute. Certo, c'è differenza tra un bambino che ha la possibilità di andare alle giostre e quella di un adulto di ottenere un lavoro. Eppure, davanti ad ognuna di loro, senza rendercene conto ci troviamo ad un bivio: cosa faccio adesso? Accetto cambiando strada o proseguo sulla mia? Ovviamente il bambino non se ne starà certamente a casa, ma che farà l’adulto? La possibilità di avere un lavoro non è poca cosa e la sola consapevolezza di averne avuta una ci fa spesso andare in “crisi”. Ecco perché possibilità non significa solo opportunità, ma anche responsabilità. Forse non ce ne rendiamo conto, ma sono le possibilità a rendere la nostra vita diversa da quella degli altri. Il bello sta proprio nella possibilità di scegliere una via piuttosto che un’altra. L’autore Andrea Borghini dice che il possibile gioca un ruolo di primo piano, ma la maggior parte delle situazioni possibili non si sono mai verificate. Mi sorge spontanea una domanda: perché dire che queste situazioni non si sono mai verificate? Sembra una sorta di ingiustizia: cerchiamo disperatamente ogni giorno delle opportunità, e queste, anziché avvicinarsi si allontanano. Forse ciò è un avvertimento per tutti noi: ogni opportunità, restando entro certi limiti, dev’essere 43 accettata: in tal caso potremo sempre ritornare sulla nostra vecchia strada, ma rifiutandola sarà difficile ottenerla una seconda volta. Una ragazza che si dichiara ad un ragazzo, difficilmente riceverà una risposta negativa; probabilmente, come accade a molti, bastano pochi giorni per pentirsi riguardo una scelta fatta, ma pensandoci, è sempre meglio cambiare strada. Chissà, magari è meno dissestata della nostra. 44 Francesco Ferrero Andrea Pittamiglio RETE SAGGEZZA La rete è da sempre uno strumento usato dai marinai per pescare, imballare oggetti. Con il passare degli anni e dei secoli ha subito molte modifiche sia sulla composizione sia per il suo utilizzo, si è passati da una rete formata da corde rudimentali fatte di fibre naturali ad una fatta di cavi di acciaio resistentissimi. Il suo utilizzo ora è anche profondamente più esteso, oltre all’utilizzo marittimo è anche usata in molti sport (calcio, pallavolo, pallanuoto ecc.), come protezione e in mille altri modi. È incredibile l’evoluzione di questa semplice parola, certo il suo significato non è cambiato molto ma ora con la parola “rete” l’ultima cosa a cui pensiamo e una rete da pesca. Oggi siamo cosi presi dalla “rete” virtuale di internet che quasi non ci guardiamo più intorno, stiamo ore e ore con gli occhi fissi su uno schermo pensando che la vita sia li dentro, ma invece no! La vita non sta in uno schermo tramite il quale ci si può connettere con chiunque e con qualunque cosa, la vita sta al di fuori, tutt’ intorno allo schermo che costantemente guardiamo, sta nei gesti di chi ci circonda, nei paesaggi che vediamo, nel rumore del traffico e nell’odore sporco delle città. E ormai non riusciamo più a uscirne, perché la rete è diventata un mezzo indispensabile, costringendoci però ad essere come pesci intrappolati. Chi sono i saggi oggi? Spesso si considerano saggi i filosofi, alcuni cantanti, come De Andrè, che hanno espresso situazioni e sentimenti per i più difficili da esprimere. Una persona saggia, a mio parere, può essere qualcosa di meno, semplicemente colui che ha vissuto la propria vita al massimo facendo le proprie scelte e, al momento di un errore, è stato capace di cambiare la propria strada. La persona saggia non è la persona “perfetta” quella che nel momento in cui parla o scrive non sbaglia mai. Per capire cosa sia la vera saggezza basterebbe pensare a chi, nel momento del bisogno, ha saputo aiutarci consigliandoci la cosa giusta da fare. Tutti allora abbiamo qualcuno a cui pensare, probabilmente sono persone a noi care come un nonno, un papà o una mamma, sono uomini o donne che hanno vissuto la propria vita facendo molte scelte e ora possono consigliare come affrontare la vita indirizzandoci verso la strada giusta. Saggezza non è sinonimo di perfezione, perché chi non sbaglia mai e chi non torna indietro sulle proprie scelte, non può essere definito saggio. 45 46 William Aruanno SESSUALITA’ Sessualità è relazione vitale di tutto il nostro essere con l’universo. La relazione felice ci rende elastici e forti, la capacità di esprimerla ci rende artisti…l’obiettivo è soddisfare e soddisfarci! La sessualità è un aspetto fondamentale e complesso del comportamento che riguarda sia la capacità di riprodursi che la voglia di provare piacere, la natura ha voluto però che provando quel piacere ci si riproduca per il progredire della specie. Questa è una visione ottimale della sessualità , una visione quasi idilliaca ma per un ragazzo di 18 anni, come posso essere io, che scopre il suo orientamento sessuale , non è sempre cosi! Tirare fuori se stessi , capire di cosa si ha bisogno vuol dire mettersi in gioco, significa esporsi ad una società a cui piace giudicare e questo , sfortunatamente , non è sempre facile, soprattutto nel periodo dell’adolescenza . Il dubbio dello sbaglio , il dilemma di non essere all’altezza per il ruolo che si sta per ricoprire, la consapevolezza che essendo alle prime esperienze ci si apre ad un mondo tutto nuovo e sconosciuto, ecco, tutte queste emozioni, sentimenti e complessi rappresentano la sessualità per un giovane. Come non bastasse entra in gioco anche l’autostima, accade molto spesso che la parte maschile si chieda quale possa essere il proprio valore , ci si valuta in base all’approvazione degli altri quindi il maschio vuole fare esperienza , il maschio vuole sbagliare per imparare. E’ forse 47 anche per questo che l’uomo appare più interessato al sesso rispetto alla donna? Gli antichi greci fanno dire all'indovino Tiresia che se il piacere sessuale è fatto di dieci parti, alla donna ne toccano nove e all'uomo uno, quindi cosa rappresenta veramente il sesso per l’uomo? Speriamo di scoprirlo! 48 Pietro Farina SILENZIO Il silenzio, di per sè, è un concetto inesistente pertanto ideale. Nella logica comune il silenzio, a volte definito come “silenzio di tomba”, è il silenzio assoluto, utopistico, ma viene accettato e classificato come tale anche il fruscio del vento sulle spighe del grano e il cinguettare degli usignoli che cacciano i vermi per i piccolini nel nido. Ma siamo noi che accettiamo questa immagine solo perché, in un’atmosfera del genere, ci sentiamo rilassati e quindi immersi nel silenzio, ma il silenzio è un concetto Assolutamente relativo. Cosa voglio dire? Faccio un esempio: un rumore od un suono a cui noi siamo ormai avvezzi, abituati o che sentiamo quasi sempre alle stesse ore della giornata, dopo un po’ sembra scomparire, non ci rendiamo più conto di sentirlo e lo accettiamo. Certo non tendiamo a classificare quell’istante in cui il suono si manifesta come una situazione di quiete ma di certo non come fastidiosa. Basti pensare a tutti coloro i quali che abitano a ridosso di strade molto trafficate o ferrovie. Dopo qualche ora o un giorno il rumore, anche caotico, non si sente piu’ . Un altro esempio? I membri degli equipaggi dei mezzi da soccorso con una sirena bitonale pneumatica o ad aria(cosa c’è di più fastidioso per un comune ascoltatore?) non sono infastiditi da quel suono che per loro può risultare paragonabile al cinguettio di uccellino di campagna (non tutti riescono a creare questo paragone). Cosa 49 voglio arrivare a dire? Il silenzio è soggettivo perché dipende dal nostro udito, dal nostro database quotidiano dei suoni e dalle situazioni. Non a caso compositori noti e meno noti hanno intitolato alcune loro opere con la parola "silenzio" offrendo una musica che induce al rilassamento, magari anche al sonno. Tuttavia il silenzio, nel suo concetto assoluto, è il luogo dove regna la morte già compiuta. Neanche durante il sonno profondo possiamo dire di non udire nulla perchè il nostro cervello come il resto del corpo continua a lavorare: il cuore pompa e batte, producendo un suono, le sinapsi passano le informazioni con un rumore per ni inudibile ma che esiste. Dunque il silenzio è un concetto irraggiungibile per un essere vivente, ma puo' assumere valori ideali da persona a persona e quindi soggettivi . Solo con la morte potremo assaporare il dolce gusto del Silenzio assoluto. 50 Storia è soprattutto conoscenza. Innanzitutto conoscenza di noi stessi, noi stessi siamo e abbiamo una storia e, se non ce l’avessimo, non saremmo noi. Possiamo ricordarci il tempo della nostra infanzia, ci ha dato una identità, siamo come siamo grazie alla nostra Storia, e spesso le persone lo dimenticano. Il presente è effimero senza il nostro passato, considerando un punto di vista ignorante della parola “storia”. Essa non narra solo di grandi Re, di grandi leggende, di scontri e politica, la Storia come dovrebbe essere conosciuta è la storia di ogni singolo uomo, la costruiscono gli uomini. Quando viene studiata in modo passivo, quando ci si focalizza su battaglie e grandi personaggi, si dimenticano le parti essenziali del passato, esattamente come succede a noi. Possiamo ricordarci un bell’episodio della nostra vita, un particolare momento di gioia o tristezza, o di improvvisa consapevolezza, dimenticando che ogni giorno noi costruiamo un tassello di Storia, anche nei momenti più insulsi, noi agiamo per un motivo, pensando ad uno scopo, o per realizzare un progetto più grande che si trova ancora al di là dell’orizzonte e che non possiamo vedere. In passato, ci sono state tante vicende, e le persone le ricordano solo come date, numeri, ogni tanto qualche nome. Non vi siete mai soffermati a pensare al lungo fiume di pensieri che ha caratterizzato tutte le generazioni prima di noi? Oppure non vi siete mai soffermati a pensare che dietro all’arida, triste e noiosa facciata della Storia classica, ci sono anche storie che vale la pena raccontare e conoscere? La Storia porta idee, la Storia ci permette di vivere, o almeno dovrebbe, con la consapevolezza di allungare ancora quel lungo filo di pensieri che ha caratterizzato tutti gli uomini prima di noi, come il susseguirsi delle note su di un violino. In un futuro, le storie raccontate saranno le nostre, ed esse potranno essere narrate solo se in futuro ci saranno ancora persone di animo abbastanza nobile da riportare alla luce quei frammenti di vita di ognuno di noi, senza soffermarsi sui numeri, o sui luoghi. Tutti gli uomini, dall’inizio dei tempi, han cercato di comunicare tra loro, per condividere, per conoscere di più. Rivivere il passato inizia proprio da qui! La Storia è come un viaggio ai nostri giorni: una persona si reca in visita di un Paese, e si ferma ad osservare i luoghi e le attrazioni turistiche classici, tipici di quel Paese e che vedono tutti. Nessuno si è mai posto il problema di guardare cosa troverà alla fine di quella strada, o dietro quell’angolo? Magari qualcosa di più bello, romantico e suggestivo (come un bel panorama o le rovine di una antica città in rovina quasi sommersa dalla sabbia) attende l’ignaro turista, ma lui, se ha fretta e non ha dentro di sé quella voglia di conoscere e non fermarsi esclusivamente davanti alla facciata, non lo scoprirà mai. E poi, mettendo in relazione la Storia con il viaggio, a nessuno viene mai in mente di fermarsi in un museo, di visitare antichi palazzi e castelli, perché? Perché è una perdita di tempo, perché non ce ne frega niente (tanto sono cose successe tanto tempo fa!), perché abbiamo fretta di concludere i nostri affari, o 51 52 Andrea Calvi STORIA perché non reputiamo quel dato bene culturale in grado di farci provare emozioni o di coinvolgerci. Ma, pensate ora alla vostra Storia: ma come vi sentireste se qualche vostro ipotetico interlocutore vi interrompesse, nel bel mezzo della narrazione di un episodio, dicendovi che ormai sono cose passate, senza valore, che non interessano a nessuno! Oppure qualcuno volesse togliervi dei ricordi! Sarebbe una perdita inestimabile, e se non raccontassimo, nessuno ci conoscerebbe. Coloro che siamo soliti chiamare amici come ci conoscerebbero, se non condividessero con noi una parte della nostra Storia e soprattutto non sapessero nulla di noi? Non sarebbe giusto nei nostri confronti, e ci sentiremmo traditi, e lo stesso lo penserebbe il nostro ipotetico amico se noi non lo lasciassimo libero di condividere almeno un pezzetto della sua vita con noi. E poi, la fretta, questa grande nemica dei nostri tempi! Ormai si pensa solo a noi stessi, a cosa dobbiamo fare, a sbrigarci che perdiamo un mezzo, o un’occasione per le persone di oggi la Storia effettivamente non ha senso, ma è un insulto alla stessa conoscenza della Storia, una mancanza di rispetto nostra nei suoi confronti: tutti meritano del tempo, in passato le persone ne avevano, i Greci ad esempio, che nel loro mediterraneo ozio riuscirono ad elaborare teorie stupende, e a far nascere grandi pensieri comuni, come la democrazia. Oggi chi ci aiuta a sviluppare un pensiero coerente, se già non riusciamo a pensare perché siamo troppo impegnati a correre contro il tempo? La Storia merita di essere ricordata, apprezzata, conosciuta e non dimentichiamoci che è nel nostro interesse conoscerla, siccome la stiamo vivendo e costruendo insieme anche in questo momento. Dobbiamo ricordarci di tutti gli avvenimenti che abbiamo passato e soffermarci un momento a meditare sulla memoria, su noi stessi, e imparare a metterci in relazione con chi era come noi, non con grandi personaggi, numeri, date, non serve a niente ricordare questi particolari, aridi e privi di significato, perché in quel caso allora è vero, la Storia non ci trasmetterebbe nessuna emozione. Ecco perché allora vale la pena aprire e leggere ogni tanto le vecchie e ingiallite pagine di quel monumentale libro chiamato “Storia”, senza fermarci esclusivamente all’indice. 53 54 Andrea Costa Eugenio Sciaccaluga STUPIDITA’ TENEREZZA “Stupido è o stupido fa?” Questo è il problema… Molto spesso ognuno di noi, nel corso della vita, ha apostrofato almeno una volta qualcuno con la parola stupido. Ma come facciamo a capire se una persona è davvero stupida? Gustavo Acquaviva diceva:”Se uno stupido tace, vuol dire che non è poi così stupido.” In parte è vero, credo che spesso sia meglio il silenzio che la parola a vanvera ed inoltre non possiamo dare dello stupido a qualcuno se non lo conosciamo veramente. Ma come facciamo a sapere se uno è veramente stupido o sta solamente facendo il suo gioco per fregarci? In molti casi lo “stupido” fa lo stupido per convenienza, per profitto, solamente per riuscire a raggiungere il suo scopo senza preoccuparsi troppo ed arrivare alla vetta prima di tutti. A questo punto mi sembra evidente chiederci se uno stupido può essere furbo? Secondo mio giudizio sì e molte volte è proprio lo stupido a scamparla. In conclusione è azzardato dire a qualcuno “stupido”, bisogna prima capire cosa pensa ma è comunque vero che la stupidità è la categoria più infida e pericolosa che esista. 55 Tenerezza per me è quando vedo un bambino intento a giocare, quando persone provano ad imparare questioni mai affrontate prima, quando una coppia è innamorata, quando si ascoltano le memorie di una persona anziana, quando si viene chiamati con un nomignolo, quando vedo la mia gatta alla ricerca del migliore gioco. Tenerezza in amore è quando ci si alza la mattina con la donna che si ama fra le braccia, quando guardandola negli occhi il battito cardiaco cambia, il cervello si infuoca e lo stomaco inizia a vibrare. La tenerezza in amore non si insinua solo nei momenti più piacevoli, essa è presente anche durante un litigio quando giunti alla conclusione mancano le parole per poter ricominciare un discorso. Durante una relazione spesso si ha paura di mostrare la propria tenerezza per paura di poter essere feriti o comunque giudicati in senso negativo. La paura di volersi mostrare però non fa altro che allontanarti dalla persona che ami. La nostra vita è caratterizzata da forti momenti di tenerezza soprattutto quando si è bambini, poi man mano che si cresce, essa sembra venire a mancare, quasi mettesse in imbarazzo gli adulti che si consentono di esprimerla solo in momenti molto privati e alla presenza di chi, certamente, non esprimerà un giudizio. Credo che questo sia sbagliato e dipenda dall’equivoco di equiparare la 56 parola tenerezza ad infantilismo, stupidità o limitatezza. La tenerezza oggi è considerata sinonimo di debolezza e le persone tenere possono essere manipolate. Io ritengo sia importante recuperare la nostra innata capacità di essere teneri ma, per poterlo fare occorre mostrare il proprio vero essere. Mostrarsi rende ogni cosa sincera e non ci costringe ad indossare maschere per nasconderci da opinioni scomode. Se la tenerezza non permeasse più le nostre vite, potete immaginarvi come potremo vivere in un mondo che al posto della tenerezza regnano severità, rigidità e rigore? Gli unici occhi belli sono quelli che ci guardano con tenerezza. 57 Marco Api TIFOSERIA Io sono un tifoso. Cosa vuol dire ? Significa il lunedì mattina aspettare con ansia la domenica seguente , la domenica seguente già a colazione stressare mia madre chiedendole con insistenza dove ha messo la sciarpa e la maglietta, la domenica pomeriggio incontrare gli amici e dare il via alle discussioni. Per me la Sampdoria è uno stile di vita , una certezza che difenderò per sempre ed una grande passione . Il bello di una partita di calcio non è la partita in se stessa ma quello che si porta dietro : un fiume di persone innamorate della propria squadra , le coreografie iniziali che producono spettacolo , l’ adrenalina del primo calcio d’angolo a favore. Io faccio parte di un gruppo della tifoseria organizzata e ne sono soddisfatto perché questa appartenenza dà ancora più senso alla mia passione . Senza le tifoserie organizzate le partite di calcio sarebbero tristi . A questo proposito la frase di Zeman mi trova pienamente d’accordo : “ Non dovrebbero essere i tifosi a pagare il biglietto ma bensì i calciatori “.Credo che sia necessario rompere un pregiudizio : fra i tifosi ci sono molte persone per bene , e non solo come si racconta , invasati o violenti , spesso si organizzano raccolte di beneficienza a favore di chi ha bisogno. Purtroppo devo però ammettere che sulla gradinata sono presenti anche personaggi esaltati e prepotenti che in Italia troppo spesso sono a capo della tifoseria. Al momento soluzione non c’è perché 58 sicuramente, soprattutto i violenti, fanno spettacolo e lo spettacolo produce denaro. Davide Bruzzone TOLLERANZA Tolleranza è una parola largamente usata in questo periodo, quasi possa essere un sinonimo di libertà. Se tutte le persone fossero tolleranti verso gli altri non esisterebbero più guerre , ne discriminazioni razziali e religiose? Vivremmo realmente nel migliore dei mondi? La parola tolleranza è considerata da tutti una bella parola ma, secondo me dietro questa patina di perfezione,nasconde dei rischi. . Se una persona riuscisse ad accettare tutto ciò che la circonda, non pensate che sarebbe una persona vuota? Totalmente apatica? Che prende tutto ciò che viene per come è senza mai pensare con la propria testa? Non sarebbe neanche più considerabile umana bensì una macchina. La completa tolleranza porterebbe al totale annullamento di una persona, basti pensare al bello o al brutto, al bene o al male, se io fossi tollerante verso tutto indiscriminatamente accetterei qualsiasi cosa e per noi non esiterebbero più scelte da fare, nè opinioni. Penso che in fondo l’ intolleranza non sia del tutto un male, ma vada controllata ed addomesticata proprio come si farebbe con una bestia feroce. Non vorrei essere frainteso, alcuni leggendo le mie parole potrebbero pensare che io sia una persona fortemente intollerante verso gli altri ma questo non è vero, io rispetto il pensiero altrui in ogni forma, ritengo però che l’ intolleranza sia necessaria in modo tale che 59 60 ognuno conservi la propria personalità. Appena si pronuncia la parola intolleranza tutti pensano a schiavitù, discriminazione razziale e religiosa perdendo anche il reale valore che questo stato d'animo può avere per noi. Samuele Breda VELOCITA’ Di poche cose sono sicuro al mondo: innanzitutto che prima o poi smetterò di vivere; poi che due più due fa quattro, anche questo è un dato di fatto; infine che la velocità della luce è una barriera ancora insormontabile per l’uomo. Come disse Woody Allen: “Oltre che impossibile, è anche indesiderabile viaggiare più veloci della luce, visto che, a quella velocità, il cappello continua a volare via.” La velocità influisce su tutto il nostro universo, ad esempio dalla velocità dei movimenti di una persona posso desumere il suo stato d’animo, così come dalla velocità con cui un soggetto respira e quindi parla. Anche un atleta è condizionato da questa dimensione, basti pensare ad un giocatore di football americano, se arriva troppo presto o troppo tardi su un pallone manca la presa. La velocità della luce poi rappresenta poi l’aspetto più affascinante perché è la velocità massima raggiungibile nel nostro universo, tutto il resto è relativo a questo inalienabile dato. Ma esiste veramente un limite? Un tetto? Tutte le più grandi intuizioni sono state proprie di persone che hanno saputo ribaltare le certezze dell’epoca in cui vivevano, basti pensare a Galileo Galilei che scoprì che è la Terra a girare intorno al Sole, mentre tutti sostenevano il contrario, ovvero che fosse il Sole a girare intorno alla Terra. Oppure Einstein che si 61 62 chiese a quale velocità viaggiasse la luce. Persone che hanno saputo porsi domande su temi ritenuti ovvi, certezze. Genio e velocità sono concetti collegati perche un genio, oltreché avere fantasia e intuizione, deve anche essere veloce, nel pensare, elaborare ed eseguire. Visto che ad ogni cosa buona corrisponde un suo contrario, forse in futuro con il progresso tecnologico perfino la velocità della luce sarà messa in discussione e, poiché noi tutti viviamo nell’era della velocità, tutte le teorie, le convinzioni, i nostri modi di interagire verranno cambiati rigettandoci nel dubbio, come fece Copernico quando scoprì che la Terra non era al centro dell’universo. La velocità è vita, ma non esistono limiti. Tutta va modificandosi in bene o in male. 63 Simone Tassiano ZERO Lo zero è considerato soprattutto un oggetto della matematica, o comunque si utilizza la parola senza pensare a quali sono le sue origini o a quali possano essere gli altri significati, anche simbolici lo zero può possedere. Sono riuscito a trovarne l’origine leggendo una storia in cui si narrava che gli antichi babilonesi iniziarono a utilizzare un sistema di numerazione in cui impiegavano due cunei inclinati per marcare uno spazio vuoto. Questo simbolo tuttavia non aveva una vera e propria funzione se non quella di segnaposto. Il simbolo originale dello zero è da ritrovare nell’antico alfabeto greco, dove veniva indicato con la lettera omicron. Il nome per esteso però era “ouden”, che significa NULLA. Pensando al suo significato originale possiamo capire quanto realmente sia nullo, anche solamente meditando sulla posizione che ha tra i numeri negativi e positivi. Se lo guardi fisicamente dal punto di vista dei numeri negativi assume un significato completamente negativo; se invece lo guardiamo dal punto di vista dei numeri positivi assume tutto un connotato completamente positivo. Il primo significato simbolico che si attribuisce allo zero è appunto quello del nulla. Se la differenza tra il numero di oggetti in due insiemi è zero, significa che i due insiemi contengono lo stesso numero di elementi. Zero va però distinto da “assenza di valore” poiché si tratta di due concetti diversi: ad esempio se la 64 temperatura è zero l’acqua ghiaccia; se manca il dato della temperatura, assenza di valore, nulla si può dire. Esistono vari aforismi sul senso del nulla o il senso che l’uomo vi attribuisce. Uno in particolare, di Nicolàs Gòmez Dàvila, mi ha colpito e dice “Per evitare un virile confronto con il nulla, l’uomo innalza altari al progresso” Questo evidenzia la paura dell’uomo per il nulla: questa subentra dal punto di vista fisico quando ci troviamo per esempio di fronte a un burrone o a un grande vuoto. Dal punto di vista mentale subentra quando non esistono per una persona delle situazioni che gli possono far provare delle emozioni. Questa paura prende il nome di horror vacui. In pratica l’uomo per qualche verso ha paura dello zero! 65