Il catechista come educatore Diocesi di Firenze
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Il catechista come educatore Diocesi di Firenze
TRASMETTERELAFEDEOGGI ILCATECHISTACOMEEDUCATORE I.Trasmetterelafede Già da oltre un anno la nostra Chiesa in Italia si è dotata di un nuovo testo di «orientamenti»perl’annuncioelacatechesiintitolatoIncontriamoGesù(=IG):un nuovostrumentoperessereaiutatinelnostrodovereditrasmetterelafede.Chesi tratti per noi di una questione d’identità e non di un compito accessorio al nostro essere cristiani ce lo ha ricordato con forza ultimamente Francesco in Evangelii gaudium. Qui il Papa fa ricorso all’espressione «discepolo missionario», dove la parola «missionario» è trasformata da sostantivo in aggettivo: un aggettivo che qualificaildiscepoloinmododifarcicapirecheundiscepolodelSignoreGesùoè missionario,oppuresemplicementenonè1. La figura del catechista deve essere, dunque, considerata nel quadro più ampio di unacomunitàevangelizzatrice.ÈquantociricordanoanchegliOrientamentiCEInel loro capitolo quarto, che è di per sé destinato a trattare del catechista. Lo fa per, soltantodopoaveresottolineatol’importanzacheilsuoserviziosiacontestualizzato incomunitàviveenesia,altempostesso,espressione.Leggiamoaln.64: Lacrescitaeilserviziodeicatechistihavistospessolacomunitàrimaneresullo sfondo,quasifosseunluogoimpersonale,unriferimentodiimprovvisataqualità relazionale e spirituale. Per questo l’annuncio proposto nell’ambito della catechesinonhaunriscontrovitalenell’incontroconunacomunitàdiuominie didonneche–ascoltandolaParolaecelebrandol’Eucaristia–incontranoGesù enefannoilloropuntodiriferimentospiritualeperstilidivitachetraduconoil Vangelonellapassioneenellacompassioneperogniuomo[…].Solonell’ambito di una comunità viva la catechesi può portare frutto e possono nascere evangelizzatori e catechisti validi, che sappiano proporre l’annuncio della fede mediandoloconlavita.Sonofigurechevannodunquesemprepensateinserite inmodovitaleeresponsabilenellacomunitàcristiana. Questi Orientamenti giungono a distanza di quasi quarantacinque anni dalla pubblicazione (era il 1970) di un documento che è da ritenersi fondativo per il rinnovamento della catechesi nelle nostre Chiese d’Italia: lo è al punto da essere ancoraoggicitatocomedocumentodibase(=DB).SitrattadeIlrinnovamentodella catechesi (= RdC). Gli attuali Orientamenti non intendono affatto sostituirlo; 1 CfrEvangeliigaudium,120:«Ciascunbattezzato,qualunquesialasuafunzionenellaChiesaeilgradodi istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare ad uno schema di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del popolo fedele fosse solamenterecettivodelleloroazioni[…].Ognicristianoèmissionarionellamisuraincuisièincontratocon l’amorediDioinCristoGesù;nondiciamopiùchesiamo“discepoli”e“missionari”,machesiamosempre “discepoli-missionari”». IG 10 scrive: «ogni cristiano è chiamato ad andare incontro agli altri, a dialogare conquellichenonlapensanocomenoi,conquellichehannoaltrafede,ochebonhannofede». 2 dichiarano, anzi, l’intenzione diprolungarne lo spirito e le intuizioni, riproponendo un comune impegno nell’annuncio coraggioso del Vangelo e nel cammino di maturazionedellarispostadifedediognibattezzato.Mentre,però,loconfermano, loarricchisconoemettonolabarradeltimoneinunadirezionealquantodifferente: lamissionarietà. IlRdC,infatti,affidavaallacatechesiilcompitodicondurreall’unitàdi«fedeevita» persone nella quasi totalità cristiane, ma con un vissuto che camminava spesso su due staffe. Ne abbiamo un riscontro se leggiamo ciò che il DB scriveva riguardo a quel compito del catechista che mi è stato domandato di sottolineare: quello di educatore.AlriguardoilDBesordiscecosì: L’insegnamento catechistico mira all’educazione cristiana integrale di quanti lo ascoltano:devecioèportarliaunacoerentetestimonianzadivita(n.188). Inunamutatasituazione,gliOrientamentisicollocanoinunadifferenteprospettiva, cheèquellapiùpropriamentemissionariaedevangelizzatrice2.Aln.19,pertanto,si può leggere che nel concetto di «evangelizzazione» è importante cogliere due sfumature: l’evangelizzazione in quanto orizzonte dell’azione della Chiesa e l’evangelizzazioneinquantoprocesso. In quanto orizzonte, essa è, in sintesi, il dinamismo missionario dell’agire ecclesiale,quelnecessario«uscire-fareesodo»cheportalaChiesaaincontrare ilvoltodiogniuomo:nonunacomunitàinansiaperilnumerodeipartecipanti, maunacomunitàimpegnataasuscitarevitecristiane,uominiedonnecapacidi assumerelefedecomeunicoorizzontedisenso. Inquantoprocesso«sipuòdefinirel’evangelizzazioneinterminidiannunciodel Cristo a coloro che lo ignorano, di predicazione, di catechesi, di Battesimo e di altriSacramentidaconferire».Tre,inparticolare,sonoimomentifondamentali di tale dinamismo: il dialogo, l’annuncio e la catechesi. È compito dell’evangelizzazionefavorireinognipersonal’incontroconCristo,lasciandoche il Vangelo impregni la propria vita, nei suoi passaggi e nelle sue sfide, nelle proprierelazioniedesperienze. Laddove il documento di base parlava solo di «catechesi», qui si dice: annuncio e catechesi.QuestadistinzioneèrichiamataespiegatadaIGnelprimocapitoloain. 20-21.Dell’annuncio(ilcuitipoèilraccontodiEmmaus)sidiceche«haperoggetto (= contenuto) Gesù Cristo incarnato per noi, crocifisso, morto e risorto, in cui si compielapienaeautenticaliberazionedalmale,dalpeccatoedallamorte;haper obiettivo la chiamata a conversione con la proposta dell’incontro con Gesù. Esso, quanto alla modalità, deve essere proposto con la testimonianza della vita, con la 2 Cfr E. BIEMMI, Dal Documento Base ai nuovi Orientamenti nazionali: continuità e arricchimenti, in UCN, IncontriamoGesù.AnnuncioecatechesiinItaliaallalucedegliOrientamentinazionali,EDB.Bologna2014, 31-37.Ilvolume,curatodall’UCNènellesuevariepartiunautorevolecommentoagliOrientamentiattuato coi contributi di esperti che in vario modo collaborano con l’UCN, inclusi interventi dei vescovi della CommissioneEpiscopale2010-2015. 3 parola e la valorizzazione di tutti i canali espressivi adeguati, nel contesto della culturadeipopoliedellavitadellepersone»(n.20)3. Dellacatechesi,asuavolta,sileggechehaloscopodifare«maturarelaconversione inizialeinordineaunavitacristianaadulta»(n.21).Anch’essaèintimamentelegata all’eventodell’incontroconCristo,cheèsuasorgente,suoitinerarioesuotraguardo (ivi). Annuncio e catechesi sono, dunque, due compiti differenti. È importante tenere a mentequestadistinzione,maaltrettantoloèlaconsapevolezzache,comesilegge al n. 27 di IG, questi due distinti momenti nell’esperienza concreta si richiamano costantemente.Leduefasidell’annuncioedellacatechesi,inaltreparolenonsono inalternativa,masonoinmutuarisonanza.Annuncioecatechesisonosìduecompiti differenti,malolorofinalitàècomuneedèinsiemechesonopensaticomeilperno delrinnovamentopastorale4. Quantohosinquisemplicementeaccennatosiriferisceaquel«trasmetterelafede» che è la prima parte della nostra riflessione. Tralascio qui alcuni punti importanti, comeiltema(fondamentale)dell’incontroconCristocheIGpensacomesorgentee anche itinerario e pure meta della catechesi; non soltanto, ma di tutta la vita cristiana.Aggiungosoltantochesitrattadiuncompitononfacileseteniamoconto ditrovarciinuncontestochepareabbiarinunciatoalcompitodella«trasmissione». II.Trasmettere…oggi. In un suo intervento proprio sul tema della trasmissione della fede il card. C. M. Martini spiegava che nella tradizione del popolo ebraico il suo luogo primario è la famigliaeciònonattraversodelledefinizioniastratte,fatteimparareamemoria,ma attraverso la celebrazione delle varie feste. Per il bambino ebraico, infatti, sono le festeilgrandeluogodiinsegnamentodellafede.CosìlafestadelCapodanno(Roshhaschanah), o quella autunnale di Sukkot (cioè dei Tabernacoli o delle Tende), oppure quella solennissima del Yom-Kippur (il giorno dell’espiazione); ancora, la festa di Chanukkah, che celebra la rinnovazione del tempio, e quella di Purim (in ricordo della coraggiosa intercessione di Ester presso il re Assuero) e, infine la grandefestadiPesach(Pasqua)seguitadallafestadellaPentecoste,dellaSimchatTorah,cioèdella«gioiaperildonodellaLegge». Ciascunadiquestefesteèvissutainfamigliaconun’intensitàtuttaspeciale;ognuna conlesuepreghiereproprie,chelamammafarecitareatuttalafamiglia,atuttii 3 Importanteèlafrase:valorizzazionedituttiicanaliespressiviadeguati.Si,leggafraglialtricheriguardano il«primoannuncio»iln.35sulprimoannunciocomemetodopastoraleesinteticamentelarelativavocenel «glossario»pubblicatoinappendiceagliorientamenti. 4 CfrU.MONTISCI,«Annuncio»/«catechesi»alternativaobinomio?,inUCN,IncontriamoGesùcit.,114-118. 4 bambini … Ed è così che i bambini imparano: celebrando nella vita, udendo raccontare la storia del popolo e di questo Dio misericordioso, vicino, fedele, presente, attraverso l’esperienza quotidiana. Facendo analogia con tutto questo, il card. Martini spiegava che pure nella Chiesa occorre tornare a scommettere sulla trasmissioneinfamiglia5. Tuttoquesto,però,oggièmessoincrisi.Unprimoriferimentolofaccioaunvolume pubblicatonel2011dall’editoreFeltrinellicoltitolo:Larestituzione.Neèautoreuno psicanalista,FrancescoStoppa,chescrivecosì:«èforsesulpianodellatrasmissione, acausainparticolaredell’incapacitàdeigenitoridioggidiconcepireeaccettarela propria funzione di tramite (cosa evidentemente mai facile, vista la sua scarsa appetibilitàsulpianonarcisistico),chesièspezzatooperlomenoallentatol’anellodi congiunzioneconlagenerazionesuccessivae,diconseguenza,traquest’ultimaela propria storia»6. È qui chiaramente denunciato lo sradicamento delle nuove generazioni dalla propria storia: un dato che mette in grave disagio soprattutto la tradizione religiosa biblica. La nostra, cioè. La tradizionale comunicazione biblica tramanda storie di eventi. Il «figlio» e la stessa comunità crescono ponendo domandeericevendorispostechesononarrazioni,chesonoaltempostessoanelli di una catena generativa. Generare alla fede è come generare alla vita: al seme vitalechepassadall’uomoalladonna,corrispondeilraccontodiquantointercorso traDioel’uomo,dellastoriaconlaqualeDiohacostitutounpopolocompiendoper luiopered’amoreedimisericordia.«DioèilDiodellasequenzadellegenerazioni, interamente rimesso a ciò che un padre o una madre possono trasmettere, al propriofiglio,dellavitaedelsegretostessodellavita»7. Come Israele, anche la Chiesa è fondamentalmente una comunità di memoria. Anche qui, prima ancora di essere una categoria psicologica, o sociologica, la memoriaèunacategoriateologicaeproprioperquestaragioneilnucleoattornoal qualelaChiesasiraccoglieèanzituttolamemoriapassionis,mortisetresurrectionis Iesu tramandata dai primi testimoni (cfr 1Gv 1,1-4). Ecco, allora, la catena generazionalecontenutanellaformulapaolina: vitrasmettoquellochehoricevuto (1Cor 11,23; 15,3); ecco i vangeli che, come diceva san Giustino, sono il deposito delle «memorie apostoliche». Anche il simbolo di fede è, nel suo corpo fondamentale, una memoria della storia di Gesù. L’Eucaristia, infine, che è il bene piùpreziosodellaChiesa,èmemorialemortisDomini(sanTommasod’Aquino) Sono alcune delle ragioni per le quali oggi noi, Chiesa, ci sentiamo davvero sfidati nellatrasmissionedellafededagenerazioneagenerazione:«Trasmetterelafedeè 5 CfrTrasmetterelafedecelebrandolainfamiglia(2Tim1,1-7),in«LaRivistadelCleroItaliano»2006/12, 807-808. 6 F. STOPPA,Larestituzione.Perchésièrottoilpattotralegenerazioni,Feltrinelli,Milano2011,15.Cfrdello stessoF. STOPPA,Ilmisteriosoappuntamentotralegenerazioni.Trasmettereilsentimentodellavita,ne«La RivistadelCleroItaliano»2014/3,165-181. 7 J.–P.SONNET,Generareènarrare,VitaePensiero,Milano2014,165. 5 diventatacosadifficilesemplicementeperchéèandataincrisilastessagenerazione dell’umanoo,piùfrancamente,latrasmissionedellaqualitàumanadellavita»8. In tali condizioni, trasmettere la fede alle nuove generazioni è una sfida tutt’altro chefacile.AdessacirimandapurelaTracciaperilcamminodellaChiesaitalianaper il V Convegno Ecclesiale Nazionale che si terrà qui a Firenze nel prossimo mese di novembre. Vi leggiamo: «Tutto sembra liquefarsi in un “brodo” di equivalenze … Esistonosolosituazioni,bisogniedesperienzenellequalisiamoimplicati:scheggedi tempoedivita,spezzonidirelazionidagestireedatenereinsiemeunicamentecon la volontà o con la capacità organizzativa del singolo, finché ce la fa»9. Una simile descrizione la troviamo nel romanzo Gli sdraiati di Michele Serra10. Qui le nuove generazioni(identificatenelfigliodelloscrittore)sonodescrittecomesenzaidealie valori,vuotee,appunto,perennemente«sdraiate»suldivano,capacisolodivivere in un mondo virtuale, senza relazioni autentiche. In breve, una generazione di disadattati. Altri ne parlano come di una generazione di ragazzi indecifrabili: la generazioneY. Èinquestasituazionecheoggisiamochiamatiatrasmetterelafede.Qualelaviada percorrere? Permettete che faccia riferimento ad un altro romanzo, che come il precedente inquadrerei in quel tipo di «profezie estranee», annunci, cioè, che per quanto provenienti da contesti differenti da quelli donde abitualmente traiamo le nostreargomentazioniteologicheepastorali,tuttaviaportanodeimessaggichenon sonodavverolontanidalRegnodiDio(cfrMc12,34). NelromanzoSelavitachesalvièlatuadiFabioGedailprotagonista,Andrea,èun uomoperunverso inperennefugadasestessoeperl’altroinsemprepiùchiara ricercadella«casa».Laprimatappadellasuafugaèil«MetropolitanMuseum»di NewYork,dove,perassorbirelacrisiconiugalescatenatadallamancatamaternità della moglie, si reca per osservare il dipinto di Rembrandt Il ritorno del figliol prodigo.InqueldipintoAndreatroveràlachiaveperdaresensoallasuaesistenzae ritrovar-si. Davanti al quadro di Rembrandt, infatti, egli incontrerà Walter, un afroamericano con famiglia che fa il guardiano nel Museo. Dialogando con lui gli domanda: «Per prepararlialfuturo,cosadiciaituoifigli?».Walterglirisponde:«Cosadicoaimiei figli, Signore? […]. I miei figli faranno quello che potranno, quello che la vita gli offrirà.Ciòchepossomostrargliècome.Comefarelecose,comealzarsieandare incontroalgiornocheognimattinaDiocisrotolaquandoilprimosoleilluminaitetti 8 F.G.BRAMBILLA,Generazionedell’umano,trasmissionedellafede:unpassaggioarischio,ne«LaRivistadel Clero Italiano» 2014/1, 7. Cfr anche AA. VV., Di generazione in generazione. La trasmissione dell’umano nell’orizzontedellafede,Glossa,Milano2012. 9 CEI – COMITATOPREPARATORIODEL 5 CONVEGNO ECCLESIALE NAZIONALE,InGesùCristoilnuovoumanesimo.Una tracciaperilcamminoversoil5ConvegnoEcclesialeNazionale,EDB,Bologna2014,24 10 Feltrinelli,Milano2013. 6 dellecase,dichiunquesianoquellecase.Nonhomoltafiducianelleparole,signore. L’esempio,quellosì»11. Lachiaveperaprirel’accessoallenuovegenerazioni,ancheperquantoriguardala fede, è la testimonianza. «Non è la potenza delle pietre dei templi, la forza delle istituzioni umane, ad assicurare al popolo di Dio il suo avvenire – scriverà Paolo Giuntella–mailpassaggiodigenerazioneingenerazione,dapersonaapersona,di questotizzoneardente,delfiorerossodellatestimonianza,finoall’unitàdelgenere umano,finoallapienezzadeitempi»12. C’è, insomma, nella testimonianza una potenzialità vitale simile a quella che è nascosta nel seme; è insita nella testimonianza – parlante, o silenziosa che sia - un’eloquenzatalechenefadipersestessaun’evangelizzazione.InIGleggiamo:«Il cristianoèuntestimoneche,perrendereragionedellasuafede,imparaanarrare ciòcheDiohafattonellasuavita,suscitandocosìneglialtrilasperanzaeildesiderio diGesù.Questoavvieneattraversounacircolaritàvirtuosa,unrichiamocostantetra conoscenza ed esperienza, in cui la fede illumina la vita e le opere di carità illuminanolafede:nelproporlaevangelizzano»(n.24). III.Ilcatechistacomeeducatore L’ultimo capitolo di Incontriamo Gesù, il quarto, è dedicato al ministero del catechista.Quantoallasuaidentità,eglièdescrittocomeuncredenteautenticoche, ponendosi nel progetto amorevole di Dio, si rende disponibile a seguirlo. In particolare, catechista è un/una uomo/donna che vive un’esperienza di fede autentica«dentrounacomunità,conlaqualeèunitoinmodovitale,cheloconvoca eloinviaadannunciarel’amorediDio»(n.73). Questo legame di appartenenza a una determinata comunità ecclesiale è un elementochegliorientamenticonsideranocomeessenzialeperilsuoservizio:non possono esserci catechisti «battitori liberi». «Il servizio catechistico nasce da una rispostaliberaadunachiamatavissutaall’internodellacomunitàecclesiale»:sono le parole con le quali iln. 78 introduce i passaggi relativial mandato conferito dal vescovo che esprime l’appartenenza responsabile del catechista alla propria comunità diocesana, apre al riconoscimento di una grazia particolare, manifesta la sua corresponsabilità nella missione di annunciare il Vangelo e di educare e accompagnarenellafede. L’appartenenzaadunacomunitàesigepurecheilcatechistasiapersona«capacedi un’identità relazionale, in grado di realizzare sinergie con altri agenti dell’educazione»(IG73)eciòperpromuovereitinerariricchi,organicieprogressivi 11 Selavitachesalvièlatua,Einaudi,Torino2014,60. Ilfiorerosso.Itestimoni,futurodelcristianesimo,Paoline,Milano2006,7. 12 7 nei quali accompagnare la maturazione integrale della fede (cfr ivi). Il catechista, dunque,deveesserecapacediraccontarelasuafedearmonizzandotuttiilinguaggi concuiessasiesprime;ciò,tuttavia,noncomefruttodellasuapersonaleinventiva, madellostudio,dellaprogettazioneediunaprogrammazionesvoltainéquipe,con coloro che condividono lo stesso servizio. Il catechista, insomma, evangelizza condividendo,nellastessacomunità,lasuaesperienzadifedeeaccompagnandochi gli è affidato nella maturazione di una scelta libera e responsabile per Cristo nella Chiesa. Aderendo al magistero di papa Francesco, gli orientamenti parlano dei catechisti comeuominiedonnedellamemoria:«Chièilcatechista?Ècoluichecustodiscee alimentalamemoriadiDio;lacustodisceinsestessoelasarisvegliareneglialtri.Il catechista allora è un cristiano che porta in sé la memoria di Dio, si lascia guidare dallamemoriadiDiointuttalasuavitaelasarisvegliarenelcuoredeglialtri13. Tutto l’impegno del catechista, dunque, è da leggersi nella dinamica della testimonianza,dell’iniziazione,dell’educazioneedell’accompagnamentonellafede. Sonoletreparoleconlequaliiln.76diIGcondensalaministerialitàdelcatechista: testimone, educatore e accompagnatore. Potremmo immaginarle in sequenza: la testimonianzafascoccarelascintilladellavita;l’educazionelatirafuoriperinserirla in un contesto umano (= relazioni), l’accompagnamento l’aiuta a crescere e a svilupparsi.IGscriveche i catechisti sono evangelizzatori, perché chiamati ad annunciare la Parola che li plasma, e sono educatori perché il loro ministero si declina nell’accompagnare l’interiorizzazionedellaParolaannunciata,nellavitadeisoggetti. Soffermandomi,comerichiesto,sull’aspettodell’educazionecominceròcolricordare un passaggio degli orientamenti pastorali CEI Educare alla vita buona del Vangelo, dove si avverte che «l’opera educativa si gioca sempre all’interno delle relazioni fondamentali dell’esistenza; è efficace nella misura in cui incontra la persona nell’insiemedellesueesperienze»(n.33). Anchelacatechesièunarelazioneeducativa.Nell’otticadell’alleanza,lacatechesi,è undialogoeducativo;ilmomentoeducativonelqualelepersoneapronoleproprie esistenzeall’incontropersonaleconGesùilCristo. Ilcatechista,inparticolare,èl’uomo/ladonnadellealleanzeeducative,attraversole qualiaccompagnareilcatechizzandoallaverità,peragevolarneun'incarnazionenel propriovissutoperchéessadiventiprincipiodivita. Lasuavocazioneemissioneè donare, raccontandola, la propria esperienza di Gesù allo scopo di suscitare nell’educandoildesideriodimaturare,asuavolta,unapropriavitacristiana.Nella 13 Cfrl’OmelianellaMessaperlaGiornatadeiCatechistiinoccasionedell’AnnodellaFede,29settembre 2013,inJ.M.BERGOGLIO,PAPAFRANCESCO,Aicatechisti.Uscite,cercate,bussate,LEV,CittàdelVaticano2015, 116. 8 misura in cui quella tra educatore-educando è una relazione sana, matura e stimolante affettivamente, essa incide positivamente sulla capacità di apprendimento e sulla maturità personale degli educandi e perciò anche sulla possibilitàditrasformazionedellalorovita. Ingeneralesiaffermacheaffettività,motivazioneeapprendimentosonolegatefra loro da un rapporto intrinseco che delinea la fecondità di una relazione educativa matura. Questo è vero anche nella catechesi, se il catechista è capace di relazioni educative e affettive responsabili. Nel momento in cui gli educandi si sentono accettati, valorizzati e stimati dagli educatori, corrispondono con atteggiamenti reciproci e apprezzano e condividono i valori, acquisendo comportamenti positivi. Pervivereunacatechesinell’otticadellarelazioneeducativaè,pertanto,necessario chenellarelazionestessasianopresentialcunequalità. 1. È importante, anzitutto, che il catechista dimostri un’accettazione incondizionata dell’educando: ciò lo dispone a raccontarsi egli stesso, a essere creativo e fiducioso nella relazione educativa. Aiutare gli educandi a sentirsi accettatiincondizionatamenteliportaasvilupparelafiduciaversosestessieverso glialtri.Unarelazioneeducativa,basatasullafiducia,èunarelazioneinterpersonale checoinvolgelavitadeglieducandi. 2. Una seconda qualità è la stima-rispetto che il catechista dimostra verso l’educando responsabile di se stesso. Una relazione educativa in cui l’educando si sente stimato e rispettato è positiva e mira al suo benessere. La stima, inoltre, favorisce lo stimolo all’autoformazione perché introduce alla consapevolezza delle proprie risorse e, quindi, a una predisposizione ad acquisire nuove conoscenze e coltivareabilitàperilmiglioramentodellavita. 3. Il catechista, inoltre, è responsabile anche del proprio modo di entrare nella relazioneeducativachedeveessere,perlapositivitàdellastessa,caratterizzatada gentilezza e cordialità. Si tratta di fattori facilitanti nell’educazione, che aiutano il catechizzandoacrescereinunclimadisicurezzaeaffettivamentepositivo.Ilcalore umano nella relazione educativa è contesto fecondo di trasformazione della vita, dell’apprendimentodinuovivaloricheridisegnanolavitadell'educando. 4. Importante, infine, è che il catechista sia ottimista e buono. Per ottimista s’intende che sia fiducioso nelle possibilità di riuscita degli educandi. L’ottimismo rendelarelazioneeducativaintrisadisperanzaeapertainmodopositivoalfuturo. Quando il catechizzando si sente sostenuto e incoraggiato dalla fiducia del catechista, allora matura maggiore fiducia in se stesso e nella propria capacità di crescere nel cammino proposto. La bontà, nel catechista, agevola la vicinanza empaticaconglieducandiedègeneratricedifiducia. Ilcatechistadeve,insintesi,realizzareunapresenzaattiva,unapartecipazioneviva che, attraverso comportamenti positivi e di collaborazione, favorisca esperienze 9 emozionalichesostenganol’apprendimentoelacrescita14. Hodettoqualcosasulladimensioneeducativadellacatechesi.Nondobbiamoperò dimenticarequantodettoprima,chelaministerialitàdelcatechistasideclinasulsuo esseretestimone,educatoreeaccompagnatore.Concludo,allora,conunacitazione diFrancesco,raccoltadaldiscorsopreparatoperl’incontrodel7giugno2013congli studentidellescuolagestitedaiGesuitiinItaliaeAlbania: Educare non è un mestiere, ma un atteggiamento, un modo di essere; per educare bisogna uscire da se stessi e stare in mezzo ai giovani, accompagnarli nelle tappe della loro crescita mettendosi al loro fianco. Donate loro speranza, ottimismo per il loro cammino nel mondo. Insegnate a vedere la bellezza e la bontàdellacreazioneedell’uomo,checonservasemprel’improntadelCreatore. Ma soprattutto siate testimoni con la vostra vita di quello che comunicate. Un educatore[…]trasmetteconoscenze,valoriconlesueparole,masaràincisivosui ragazziseaccompagneràleparoleconlasuatestimonianza,conlasuacoerenza divita.Senzacoerenzanonèpossibileeducare! ArcidiocesidiFirenze,12settembre2015 FormazioneCatechisti2015-2016 14 XMarcelloSemeraro Ho ripreso quanto sopra da S. SORECA, Il catechista discepolo e comunicatore. Percorso base di formazione,EDB,Bologna2015,197-200.