Storie familiari: i Vieusseux e i Sismondi

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Storie familiari: i Vieusseux e i Sismondi
ALESSANDRO VOLPI
Storie familiari:
i Vieusseux e i Sismondi
l. Giovani donne
Il giorno di Natale del 1841, lean Charles Lèonard Simonde de
Sismondi, ormai prossimo alla morte, ritirato nel rifugio di Chène ed
angustiato dalle pretese dei radicali ginevrini di rimuovere, con improvvidi ritocchi costituzionali, il patrimonio delle istituzioni repubblicane,
indirizzava all'amico Giovan Pietro Vieusseux una delle ultime lettere,
carica di profonda nostalgia: «le la voyais bien rarement, et à des intervalles de plusieurs années; mais il y avait entre nos familles une longue
amitié héréditarie; votre mère était la plus tendre arnie d'enfance de ma
mère, votre père avait assisté le mien au lit de mort, et votre soeur avait
conservé pour la mienne ces affections et ces souvenirs qui aujourd 'hui
ont une date presque séculaire» l. Lo struggente riferimento alle due
madri da tempo scomparse e il confortevole indulgere alle memorie di
famiglia dovevano rassicurare l'autore dell'Histoire des Français, che,
appena messo «Louis XV au tombeau»2 ed ultimata la spinosa fatica
dell'infinita correzione delle bozze dai caratteri tanto minuscoli, avrebbe potuto far ritorno, atteso e ricordato, nella dolce Valdinievole, nell'illusione di ritrovare quelle «impressions» di salute e giovinezza che i
luoghi toscani gli avevano fatto già provaré. I soggiorni nel granducato,
I G.C.L. SISMONDI, Epistolario raccolto, con introduzione, note ed indice dei nomi a
cura di Carlo Pellegrini, IV, 1836-1842, Firenze, La Nuova Italia, 1933, pp. 374-375.
2 Ivi, p. 375.
3 Sul soggiorno toscano dì Sismondi esiste una bibliografia ol'mai molto estesa; è possibile in
questo caso limitarsi a ricordal'e P. W AEBER, Sismondi. Une biographie, I, Les devanciers et la
traversée de la Révolntion. Chroniquesfamiliales (1692-1800), Genève, Slatkine, 1991, pp. 203318, l'Introduzione di M. MINEREI all'edizione dell'opera sismondiana Recherches sur les
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sfurnatesi le difficoltà del convulso quadriennio 1796-17994, sembravano
far parte di uno stato d'animo rasserenato, che Sismondi popolava di
figure care, facendone il luogo ideale per ambientarvi un'intera comunità: quella travagliata comunità ginevrina che, trapiantata in una terra dalle più pittoresche bellezze e segnata dalla pacifica e semplice religiosità rurale, secondo l'incipit del Tableau, avrebbe attenuato le proprie
litigiosità, certamente acuite dagli spazi angusti e dai severi scenari della città lemanica, da cui, come ricordava la giovane Amélie Odier in
procinto di partire per l'Italia, era persino difficile uscire 5 • Con gli anni
ed il lungo distacco, Sismondi aveva abbandonato le punte polemiche nei
confronti del provincialismo della quotidiana vita toscana, priva di una
sociabilità pubblica che non fosse il rumoroso chiacchiericcio, spesso
«stupido e volgare»6. La perfezione paesistica di una primitività sapientemente lavorata si era trasfigurata, davanti ai suoi occhi ormai assai
meno critici, in segno di civiltà di un'intera popolazione, a cui mancava
forse solo una vera cerchia di sapienti, di cui anche la grande tradizione
fiorentina era stata parca nella prima metà del secolo.
I Vieusseux, dunque, nel deposito della memoria sismondiana presentavano il duplice carattere di parte viva della estesa rete parentale
dei cittadini di Ginevra abroad e di ospiti, colonizzatori, della nuova
patria, membri, appunto di quella «aristocrazia» della conoscenza,
secondo i dettami dei tempi nuovi, che tanto aveva arricchito il clima
granducale. Non è agevole stabilire con precisione la data dell'inizio di
questo passato comune, così indietro nel tempo da divenire un tratto
simbolico e fortemente evocativ0 7 • Certo, come emerge dalla lettera già
ricordata, Jeanne Elisabeth Vieusseux e Henriette Gabrielle Esther
Constitutions des peuples libres, Genève, Droz, 1965, pp. 11-22, J.R. DE SALIS, Sisrrwndi., la vie et
l'oeuvre d'un cosrrwpolite philosophe, Genève, Slatkine, 1973 (Parigi, 1932), pp. 13-21, F. BARlOLA, Un amico dell'Italia e degli italia,ni (Sisrrwndo de Sisrrwndi), in «Bollettino Storico Pavese»,
1921, pp. 146, M. CHIOSTRI, Valchiusa racconta, Pescia, Benedetti, 1989, Ead., Un viaggio d'altri tempi, con 18 lettere di J. C. L. Sismondi, Pescia, Benedetti, 1983, ed gli atti del recente convegno Sisrrwndi. esule a Pescia: i tempi e i luoghi, a cura di Carlo Ghisalherti, Pescia, Benedetti, 1997.
4 In particolare sugli episodi della carcerazione, cfr. M. MINERBI, Introduzione, ciI.,
pp. 11-12 e F. BARIOLA, Un amico, ciI., pp. 5-6.
5 A. ODIER, Mon voyage en Italie, 1811-1812, Edition présentée et annotée par Daniela
Vaj, Genève, Editions Passé Présent, 1993, p. 66.
6 G .C.L. SISMONDl, Epistolario, ciI., I, lettera a Madame de Stael, 9 juillet 1807, p. 163.
7 Non forniscono indicazioni precise in questo senso né le biografie sismoudiane di De Salis,
Bariola, Waeber, né quelle relative a Giovan Pietro Vieusseux, dalla memorialistica coeva di
Tommaseo agli scritti di Giuseppe Rondoni e Raffaele Ciampini. Così come generici restano al
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Girod si conoscevano fin da bambine; nate entrambe nel 1748, provenivano da due famiglie mercantili e si erano sposate quasi contemporaneamente, agli inizi degli anni settanta. Nel 1770, Henriette si univa al
pastore calvinista Gédéon François Simonde de Sismondi e nel 1772
Jeanne Elisabeth sposava il cugino Pierre Vieusseux, già da alcuni anni
intento a curare gli affari della famiglia ad Oneglia 8 , due matrimoni concepiti per rafforzare le fortune patrimoniali e fedeli alle rigide norme
dell'endogamia, tipica della comunità religiosa ginevrina che vi individuava una risorsa primaria nel costruire una rete d'affari dalla robusta
etica solidale9 • Pastori e negozianti erano perlopiù i maschi delle due
case, cui si univa qualche savant di professione, con la passione per il
tempo, quello metereologico, come lean André de Luc, il noto fisico, zio
di Pierre Vieusseux, e quello cronologico, materia prima degli «orologiai», diversi in famiglia, a cominciare da Michel, altro zio di Pierre, e
fieri di svolgere un' attività assai frequente nel gruppo dei redattori dei
dizionari per artisti, precedenti l'esperienza dell'Enciclopedia, quasi da
farne una professione dai chiari accenti intellettuali lO.
Savant aspirava ad essere anche il fratello di leanne Elisabeth,
Gaspard, allora studente nella facoltà di medicina dell'università di
Parigi, che, durante i brevi soggiorni ginevrini, passava gran parte del
suo tempo nel palazzo Sismondi di Bourg de Four e qui aveva conosciuto la moglie Anne Gravier, figlia di negozianti francesi, impegnati nel
commercio con Costantinopoli, dove avevano aperto una succursale
della propria ditta l l . A Gaspard erano particolarmente utili, poi, i libri
riguardo anche lo studio di A. FRENES, lean-Pierre Vieusseux d'après sa correspondance
avec l.-C.-L. De Sismondi, Roma, Forzani, 1888 e i diversi contributi dedicati ai rapporti di
Vieusseux con la Svizzera, tra cui qualche notizia fornisce H.O. PAPPE, Some notes on Sismondi's Tableau de l'agriculture toscane, in Genève et l'ltalie, Genève, Droz, 1969, pp. 229-246.
Riferimenti più precisi figurano nelle note biografiche, preparate da L. TONINI e poste a corredo
dell'edizione di G.P. VIEUSSEUX, lournal-Itinéraire de mon voyage en Europe (1814-1817), con
il carteggio relativo al viaggio, Firenze, Olschki, 1998.
B Cfr. G. DE MORO, l Vieusseux a Oneglia (1763-1792), Imperia, Dominici, 1979,
T. RIVIER ROSE, Lafamille Rivier, Genève, Slatkine, 1987, L. TONINI, Le relazioni familiari e
commerciali di Vieusseux e il suo viaggio in Europa nel 1814-17, in «Antologia Vieusseux», l,
1995, pp. 35-55.
9 G. SPINI, A proposito di un libro sul Vieusseux, in «Rassegna Storica del Risorgimento»,
1954, XLI, pp. 30-53.
lO F. VENTURI, Le origini dell'Enciclopedia, Torino, Einaudi, 1977 (1963), p. 15.
li G.P. VIEUSSEUX, lournal-Itinéraire de mon voyage, ciI., p. 283. Alcuni cenni alla casa
di Bourg de Four sono contenuti in F. SOFIA, Una biblioteca ginevrina del Settecento: i libri del
giovane Sismondi, Roma, Edizioni dell'Ateneo & Bizzarri, 1983, p. 33.
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di Gédéon François, iniziale raccolta di una vasta biblioteca, dalla ricca sezione scientifica, perché tra essi poteva trovare molti dei testi allora più in voga, da Bonnet a Hartsoeker, a Jallabert, a Franklin, a
Priestley, a Nollet fino ai molteplici volgarizzatori di Newton, di cui
Simonde era un accanito lettore, e ai «Mémoires de l'academie des
sciences», dal 1692 al 1754 12 • Una volta laureato e dopo una quinquennale permanenza a Livorno presso i genitori della moglie, insieme a
Pierre e Jeanne Vieusseux, Gaspard sarebbe tornato stabilmente a
Ginevra, avviando gli studi sul «croup», sulla allora tanto diffusa «angina tracheale», che avrebbe presentato alla Société Royale de Médecine»
nel 1783 13 , e diventando il medico delle migliori famiglie ginevrine, tra
cui non potevano mancare i Sismondi e soprattutto Madame Henriette,
soggetta a frequenti disturbi cardiaci l4 •
2. Il patriarca Jacques
Gédéon François aveva modo inoltre di incontrare spesso il più
influente fra i membri del clan Vieusseux, il «philosophe» J acques,
padre di Pierre, in contatto, grazie ai de Luc, con Rousseau e nel
1766 incaricato, insieme ad alcuni membri della medesima famiglia De
Luc e ad Etienne Clavière, suo futuro parente, di tutelare gli interessi della borghesia cittadina davanti ai plenipotenziari di Luigi XV.
Socio del ginevrino François Beauregard ed impegnato in un 'intensa
attività commerciale, J acques incarnava il modello del negoziante che
Morellet andava descrivendo, attento alle vicende politiche della sua
città, seguace di una religione della natura per la quale la sorte di
12 Ivi, pp. 52-56. 1136 % dei volumi posseduti da Simonde, dimissionario dal proprio incarico di pastore fin dal 1778, era costituito da testi dedicati alle scienze e alle arti, contro il 30,
7% riservato alle belle lettere e solo il 16,5% alla teologia.
13 Memoire sur Croup ou angine trachéale, par G. Vieusseux, D. M. à Genève, Paris,
Paschoud, 1812. Proprio la partecipazione di Gaspard al dibattito del 1783 stimolò i contatti di
numerosi medici ginevrini con le istituzioni accadefiÙche di Parigi, ed in particolare favorì la fortuna professionale di Louis Odier, che sarebbe diventato membro de l'Institut de France ed
avrebbe in seguito intrapreso persino una significativa carriera politica in seno all' Assemblea
Nazionale (Cfr. P. PREVOST, Notice de la vie et les écrits de Louis Odier, Paris, Paschoud, 1817,
e G. DE MORSIER, La vie et l'oeuvre de Louis Odier, docteur et professeur en médecine, in
«Gesnerus», 1975, pp. 248-270).
14 P. W AEBER, Sismondi, cit., p. 119.
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ognuno dipendeva dalla capacità di conoscere le proprie prerogative,
assegnategli da un complesso di inclinazioni, nella prospettiva di una
stringente etica pragmatica, capace di conciliare felicità individuale e
pubblica ls . «Le sentiment d'avoir rempli leurs devoirs» rappresentava il contenuto, dai contorni agostiniani, dell' «esprit de liberté»16
professato dai cristiani e diveniva il fondamento di un'appartenza
confessionale alla borghesia. In essa si univano la tutela dei privilegi di
un ceto, in quanto insiti nell'ordinamento naturale, inverato dalla
provvidenza della «fortuna», e la più totale apertura alla libertà civica, nei termini dell'esplicazione di un sapere razionale individualistico. La difesa dell'Emile, come scrigno delle norme per portare a compimento il ruolo soggettivo ed al tempo stesso «oggettivo» del singolo,
risorsa inesauribile della ricchezza sociale, non strideva, nell'ottica di
J acques, con il trincerarsi dietro una nozione della politica, priva di
reale rappresentatività, che non fosse quella del riconoscimento di
un ordine già esistente; l'elezione non era altro che l'espressione di un
dovere morale ad individuare appunto gli «eletti», secondo quanto
scriveva in una dissertazione di diritto pubblico, preparata proprio
pensando a Rousseau l7 . Rappresentanza politica e fede obbediente
non erano in contrasto, ma anzi nella religione si compiva la sintesi etica di individuo e comunità, che il politico poteva porre in essere soltanto esplicando il proprio ruolo di «ministro» «d'une religion dont la
morale est aussi pure que sont sublimes les récompenses qu' elle offre
15
Sulla concezione che i Vieusseux avevano della professione mercantile cfr-. A. VOLPI,
Vieusseux «négociant», in «Antologia Vieusseux», 8-9, 1997, pp. 35-49. Per una efficace
scheda biografica di Jacques Vieusseux si veda L. TONINI, Le relazionifamiliari e commercialidi Vieusseux, cit. pp. 39-41. Nato nel 1721, terzogenito di Pierre Vieusseux, si sposò con
Suzanrie Larguier, figlia di un alto funzionario francese. La sua corrispondenza con Rousseau ebbe inizio nel 1764 e la prima lettera spedita da J acques al filosofo conteneva la
richiesta di 500 esemplari delle Lettres de la Montagne, che avrebbe voluto diffondere a
Ginevra, utilizzando i propri traffici commerciali come copertura (J.J. ROUSSEAU, Correspondance complète, a cllra di R.A. Leigh, Oxford, The Voltai re Foundation of the Taylol'
Institution, 1965, XXI, pp. 210-11). Fu poi tra i redattori principali della Réponse aux lettres de la campagne, rivolta a Rousseau dai Citoyens et Bourgeois ginevrini (1vi, XXII,
p. 167).
II, Si tratta di espressioni di Jacques, attribuitegli da A. ARZANI, nello scritto Le Genevois
l.P. Vieusseux et l'Unité ltalienne (1779-1863), edito sulla «Bihliothèque Universelle», XCVIII,
1879, pp. 3-6.
J1 Numerose lettere di Jacques sono riportate nell'opera di T. RIVIER ROSE, La fa mille
Rivier, cit., pp. 97-112.
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à la vertu»18. Illiberalismo si coniugava così con un credo che professava una ben definita predestinazione, superando l'apparente paradosso con l'attribuzione alla stessa azione della Provvidenza del carattere della tutela della libertà individuale.
Dai primi anni anni Settanta, J acques sedeva, in qualità di esponente di spicco del «parti des Représentants», nel Consiglio dei Duecento e qui era diventato un'ascoltata autorità. Nel 1782 vi era entrato anche Gédéon e per un anno circa, fino al 1783 quando J acques fu
espulso, in conseguenza dell'intervento francese, fra i due si strinse
una solida amicizia, facilitata da visioni politiche non distanti. Un
dato appariva particolarmente condiviso ed era quello dell'immagine
della «république des lettres», come il luogo della sola libertà veramente compiuta, espressione del rispetto paritetico delle singole vocazioni; se non esisteva la possibilità di un 'uguaglianza nei talenti «economici» e neppure tra i possessori di utile sapienza, e ciò non doveva
subire alterazioni, per rispetto della volontà naturale, allora soltanto
tra gli hommes de lettres, come Gédéon sarà più volte costretto a
dichiararsi per conservare la propria ammissione al patriziato cittadino 19 di fronte alle ricorrenti difficoltà patrimoniali, era concepibile
il vero esercizio della libertà «repubblicana» delle idee, che si estendeva dalla letteratura alle scienze esatte, in una sola nozione di circolazione paritaria delle conoscenze e delle opinioni 20 • È assai proba-
18 Sono ancora espressioni di Jacques Vieusseux, riportate da Arzani, che ricostruisce l'intero episodio della missione svolta nel 1766, davanti ai plenipotenziari di Luigi XV. In tale occasione, Jacques si oppose fermamente all'ipotesi, ventilata dai francesi, di revocare i principi
cosùtuzionali, suscitando le ire dello stesso sovrano che ne chiese la condanna a morte (Le Genevois, cit., pp. 4-5).
19 F. SOFIA, Sismondi tra rivoluzione e reazione (1794-1800), in Sismondi esule a Pescia,
cit. p. 17, che riporta la tesi di Waeber, secondo cui, sarebbe stato il giovane Sismondi a scegliere per sé e per il padre questa qualifica anche di fronte al tribunale rivoluzionario.
20 Su questi temi cfr. F. SOFIA, Il diritto naturale in uno Stato repubblicano. Ginevra alla
fine deU'ancien régime, in "Clio», 1989, pp. 409-435, l'introduzione di H. O. Pappe allo scritto di Sismondi, Statistique du Département du Leman, Ginevra, 1971, pp. 17-25,M.,.MLNERB!,
Analisi storica e costituzionalismo in Sismondi, in Sismondi Européen, Genève, Slatkine, 1976,
pp. 225-239, A. ~lçQSIA, Costituzione libertà democrazia nel linguaggio politico di Sismondi,
in I linguaggi politici delle rivoluzioni in Europa XVII-XIX secolo, a cura di Eleuggero Pii,
Firenze, Olschki, 1992, pp. 371-383. Più in generale si veda A. MICHEL, De l'influence des passions sur le bonheur des individus et des nations: rhétorique, poetique et philosophie de la révolution, in Le Groupe de Coppet et la Révolution française, Lausanne-Paris, Touzot, 1988,
pp. 183-194 e C. VETTER, Il dispotismo della libertà. Dittatura e rivoluzione daU'illuminismo
al 1848, Milano, Franco Angeli, 1993.
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Il
bile, tra l'altro, che ai non rari incontri fra i due patriarchi partecipasse Pierre Vieusseux, dal 1775 al 1783, membro anch'egli del Consiglio dei Duecento e in quell'arco di tempo spesso presente a Ginevra,
avendo lasciato temporaneamente all'amico Saverio Calsamiglia l'amministrazione della ditta familiare trasferitosi sulla riviera ligure.
Proprio durante questo periodo, forse il più felice per i Vieusseux,
Pierre, già avvocato, riscopre la passione per la lettura degli scrittori «politici» francesi, da Necker, a Condillac, a Condorcet, a Fontenelle, a Bayle fino a Montesquieu, molti dei quali riceve in prestito da
Madame Henriette Sismondi, grande curiosa della letteratura contemporanea 21 • A questi autori aggiunge un'avida lettura di opere di
viaggio, che si porta dietro nei vari spostamenti tra la Svizzera e
l'Italia, ed un vero e proprio culto di Rousseau, di cui possedeva una
ricca bibliografia 22 • Era poi certamente legato, come il padre, alla
Massoneria e per questo soggetto a costante vigilanza da parte delle
autorità di polizia sabaude, che lo sospettarono persino di filogiacobinismo, per aver espresso il proprio favore ai provvedimenti francesi di tolleranza religiosa; salvo doversi ricredere, restando stupefatte
davanti alla sentita partecipazione di Pierre alle manifestazioni pubbliche di lutto per la morte di Mirabeau 23 •
A partire dai primissimi anni novanta, intanto, il medico di casa, il
già ricordato Gaspard Vieusseux, sembra occuparsi con maggiore
attenzione del giovane J ean Charles Léonard, da poco ritornato a
Ginevra, dopo un periodo di apprendistato mercantile a Lione, dove
aveva vissuto, nel corso del 1789, lo scoppio della rivoluzione. Nel
1790, poi, aveva seguito le lezioni di fisica sperimentale di Marc-August Pictet, avvicinandosi a quella dimensione organicistica dei fenomeni naturali, tanto marcata nella «Bibliothèque britannique». Grazie
alle amicizie parigine, Gaspard gli procura numerosi testi medici, sup-
21
M. CHIOSTRI, Un viaggio d'altri tempi, cit., pp. 24-3l.
ARCHIVIO STORICO GABINETTO VIEUSSEUX FIRENZE, Notes
des effets contenus dans les
caisses et mallesfaites à l'époque oLÌ nous avons quitté la MaisonAirenti.
22
2:l Dalle carte familiari dei Vieusseux emergono saltuarie informazioni t'elative ad una
loro partecipazione a qualche riunione nel «covo» giacobino di «Casa Nova» a Porto Maul'Ìzio, ma sembra che ciò dipendesse soprattutto dall'amicizia con il reverendo Alberto
Strafforello, che di tale covo era il principale animatore, piuttosto che da una reale adesione politica.
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plendo, come egli stesso racconta al cognato Pierre 24, alle crescenti
difficoltà che stavano affliggendo ormai da un ventennio i librai cittadini come i fratelli Cramer o Henri Albert Gosse 25 • In alcuni casi si serviva della ditta Senn, Bidermann et C., specializzata nel commercio dei
tessuti, ma disposta a svolgere anche qualche commissione libraria 26 ,
soprattutto grazie all'interessamento di Jacques Odier, detto James,
l'unico della famiglia ad essere rimasto a Ginevra dopo la rivoluzione
del 1782 e sposo di una cugina di Giovan Pietro Vieusseux. Ancora la
rete parentale consentiva a Gaspard un approvvigionamento di produzioni culturali, grazie all'opera di Michel Vieusseux, fratello di Pierre, bibliofilo e commerciante a Napoli, che figurava tra i clienti della
Société Typographique de NeuchàteF7, ma soprattutto aveva avviato
un 'attività di compravendita di libri e riviste, tramite le piazze di
Livorno e Marsiglia 28 •
È assai probabile poi che Gaspard abbia esposto ai Sismondi,
durante le lunghe cene che tanto colpivano i Vieusseux così da indurii a
21 Queste notizie sono tratte dalla vasta documentazione, relativa alla famiglia Vieusseux,
conservata presso l'Arclùvio Storico del Gabinetto Vieusseux di Firenze e contenente materiali che l'isalgono agli anni cinquanta del Settecento, In pal,ticolare esistono lI'e registri contabi·
li, di circa 50 carte ciascuno, stesi presumibilmente tra il 1803 ed il 1804 da Piene Vieusseux,
padre di Giovan Pietro, in cui sono ricostruite le vicende contabili delle differenti l'agioni
sociali, messe in essere dai diversi membri del nucleo famiglial'e, tra Ginevra, Marsiglia e la
riviera ligure. A tali documenti si uniscono sette copialeuel'e, preparati con una struttura fOl'male identica a quella dei futuri copialettere dell'impl'esa editoriale di Giovan Pietro, che
abbracciano l'arco temporale 1793-1809, sia pur con vaste lacune. Contengono dati delle opel'azioni mercantili poste in essere da Piene, in particolal'e nel settore del commen;io oleario, ma
sono ricchi anche di l'imandi alle vicende quotidiane della vita pubblica e privata dei «gineHini" a Ginevra e fuori di essa, Frequenti sono poi le memorie di episodi passati, una SOl'ta di racconto dall'andamento carsico, della tradizione di una comunità ciuadina, che ha finito pel' l'adicarsi quasi ovunque in Europa, da Parigi al Sud della Francia, a Genova, a Napoli, ad Anversa, a Rotterdam, ad Amburgo, a Londra, a Kiel, fino ad Odessa. Una descrizione di questa fonte figura in A. VOLPI, Alle origini deU'impresa editoriale di Giovan Pietro Vieusseux: le carte
familiari, in Gli archivi degli editori, Studi e prospettive di ricerca, a cura di G, Tortorelli,
Bologna, Patron, 1998, pp. 87-109.
2:, cfr. J ,R, KLEINSCHMIDT, Les imprimeurs et libraires de la République de Genève, 17001798, Genève, 1948, pp. 75-79, F, SOFIA, Una biblioteca ginevrina, cil., pp. 38-39 e R, PASTA,
Editoria e cultura nel Settecento, Firenze, Olschki, 1997, pp, 225-268,
2(. A, ODIER, Mon vo)'age, cil., p, 58,
27 R. PASTA, Editoria e cultura, cil., p. 229 e 265.
28 ARCHIVIO STaR/CO GABINETTO VIElJSSEUX FIRENZE, SomaÙes des comptes des profits et
pertes de l'année 1753 à 1792. L'esistenza di una Maison de Naples, nella struttura delle agenzie
dei Vieusseux, compare per la prima volta nel 1758, e dal 1760 assume la dizione di Jean et Mic/wl
Vieusseux, denominazione che conserva fino al 1792. Nel COl'SO degli anni sessanta e settanta, la
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spondenza su temi botanici 31 • Entrambi infatti, pur conservando alcuni caratteri tipici della curiosità del «jardinier» settecentesco per i fatti marginali e anomali della vita delle piante, concordavano sulla necessità di giungere a nuove nomenclature che dessero un fondamento al
progressivo avvicinamento di botanica ed agricoltura, secondo quanto
avrebbero caldeggiato Pictet e Lullin de Chateauviaux.
3. Partenze
Proprio Gaspard, tra l'altro, fu il primo a ventilare l'idea di un
trasferimento dei Sismondi in Italia, indicando loro, già nel 1792,
quando il clima politico si stava rapidamente rabbuiando, una possibile
sistemazione ad Oneglia, grazie all'interessamento di Pierre Vieusseux, che ne era già stato informato 32 • Intanto era bene che imparassero l'italiano, consigliava ancora l'invadente dottore ed il suggerimento veniva puntualmente seguito da madame Henriette e dalla figlia
Sérine, sia pur senza troppo entusiasmo. Il giovane Sismondi preferì
invece l'Inghilterra, dove si trasferisce nel febbraio 1793, anche perché
giungevano voci che l'Italia, oltre ad essere politicamente instabile, fosse soprattutto decisamente costosa, tanto era affollata di visitatori
stranieri. A Londra, J ean Charles legge finalmente, in traduzione inglese, l'opera di Jean-Louis Delolme, il più noto pensatore ginevrino del
Settecento, che piaceva molto a J acques Vieusseux ed ancora in Inghilterra conosce alcuni degli amici dello stesso Jacques, in particolare
Etienne Dumont e François d'Ivernois, che avevano condiviso con il
vecchio Vieusseux l'adesione al partito dei représentants, ed ora erano
:ll Ivi, Copialettere «4 juin 1796 au 23 décembre 1799», cit., lettera del 22 ottobre 1798 a
Théodore Rivier. Philippe Rivier e Gédéon Sismondi discussero a lungo anche il progetto di dar
vita a Losanna ad una Cassa di rispannio, citando a più riprese i modelli in tal senso offerti dalla realtà scozzese e del dibattito tra i due Théodore riferiva a Pierre Vieusseux, interessato nell'estate del 1797 all'ipotesi di avviare un 'impresa bancaria, che potesse assolvere parallelamente
a finalità di carattere sociale (Ivi, lettere 14, 19 e 24 agosto).
32 P. WAEBER, Sismondi, cit., p. 109. L'ipotesi che a suggerire l'idea di un trasferimento
in Italia fosse stato proprio Gaspard si desume da alcuni accenni posteriori, contenuti nel
Copialettere di Pierre Vieusseux, ed in particolare in diverse missive, spedite tra il giugno e il
luglio del 1796, in cui il padre di Giovan Pietro indicava i Sismondi tra le famiglie in maggiore
difficoltà nel panorama ginevrino del 1792 (ARCHIVIO STORICO GABINETTO VIEUSSEUX FIRENZE, «4 juin 1796 au 23 décembre 1799,';.
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esuli per il loro sentimento fieramente antifrancese33 • Sembra risaltare
in questo senso la comune tradizione di un difficile e quasi equivoco
rapporto con la Francia e la sua cultura politica che Sismondi e forse
lo stesso Giovan Pietro Vieusseux hanno sentito tramandarsi nelle storie familiari e che alcune vicende parevano confermare: la grande
nazione francese assumeva i contorni del futuro con cui occorreva
comunque confrontarsi, tra paure e attese, e la difficile eredità del passato come le angustie del presente non agevolavano la serena riflessione dei due «viaggiatori». Per i Vieusseux, inoltre, Parigi rappresentava la metropoli capace di assorbire le istanze culturali e commerciali
delle molte città di una vasta periferia estesa lungo tutta l'Europa,
che solo in un centro dalle dimensioni tanto maggiori riusciva a compiere il proprio destino, subordinandolo però ad una forzata materialità, ad una mondanità e ad una natura promiscua, pericolose per le
singole identità, soprattutto in relazione all'integrità confessionale 34 •
Anche il rapporto dialettico e speculare con la realtà costituzionale
inglese era in qualche modo, per Sismondi e Giovan Pietro Vieusseux,
condizionato dall'immaginario di una dimensione dell'altrove politico,
rispetto a quella quotidianità francese di cui Ginevra era quasi un
terreno accessorio, dove il progetto non si poteva disgiungere dalla
crudezza degli eventi giornalieri:~5. È certo che il fascino della cultura
britannica incise in profondità nella famiglia Vieusseux, se è vero che il
giovane André, nipote di Pierre, decise di arruolarsi nelle truppe inglesi proprio per combattere il costume politico francese e per difendere
un modello di liberalismo temperato, tanto empirico quanto alieno da
fanatismi ideologici e aperto alla tolleranza religiosa, quantomeno nei
confronti dei protestanti 36 •
F. SOFIA, Sìsmondi tra rivoluzione e reazione, cil. 18-19.
Si vedano in tal senso le considerazioni, pur estremamente sintetiche, espresse da Giovan Pietro Vieusseux nel diario relativo al viaggio compiuto in Francia e in Svizzera per motivi commerciali tra il 1801 led il 1802 (BIBLIOTECA NAZIONALE CENTRALE DI FIRENZE, Vieusseux,
33
34
137, II, 2).
3.5 Quanto il mito politico della realtà inglese abbia giocato nel pensiero di Sismondi ben
emerge dallo scritto Considération sur Genève dans ses rapports avec l'Angleterre (London.
Murray. 1814), in cui sosteneva che «Genève est une ville anglaise sur le continent», individuando nella città svizzera gli stessi germi di quella libertà «sage et forte. progressive et cependant conservatrice». tipica della cultura britannica. Cfr. F. SOFIA, Sìsmondi tra rivoluzione e
reazione, cil.. pp. 19-20.
36 André Vieusseux espresse queste idee nello scritto ltaly and italians in the nineteenth
century. A view of the civil, political and moral state of that country, London, Knight, 1824.
16
Alessandro Volpi
Il soggiorno inglese dei Sismondi si protrasse fino alla primavera del
1794, quando, una volta tornati a Ginevra, che trovano in preda ad un
clima di grande confusione, si ritirano nella dimora di campagna di
Chàtelaine, nella speranza di recuperare una sia pur precaria quiete.
Qui, si ripetono le visite di Gaspard e Anne Vieusseux, che, nel tentativo di consolare i tormentati amici, fanno conoscere loro le difficoltà
incontrate dai parenti Vieusseux sulla riviera ligure, ormai non più
destinazione auspicabile per un tranquillo esilio. Le fortune di Pierre
sono state infatti travolte nel sacco di Oneglia, verificatosi nel 1792 ad
opera dei francesi, e a nulla gli era valsa la parentela con Etienne Clavière, ministro delle finanze francesi, al quale lo stesso Pierre aveva
scritto a più riprese, per scongiurare ulteriori sequestri dei suoi beni37 •
Si era quindi trasferito ad Arma di Taggia, operando per dar vita, a
fatica, con il cugino André ad una nuova ragione sociale. Negli stessi
mesi, tra l'altro, il padre di Giovan Pietro si rivolgeva con maggiore
assiduità ai de Luc, ora a Windsor, per chiedere notizie precise sullo stato politico dell'Inghilterra, nella vana ricerca di un luogo incontaminato dai fatti rivoluzionari. La rivoluzione non si concilia, scrive, con lo
svolgersi di un' attività commerciale che tra valichi l'ambito della mera
speculazione e divenga strumento di bene comune 38 , secondo quanto
avrebbe più tardi sostenuto lo stesso Jean Charles Lèonard nel tratteggiare i contorni del buon commerciante.
11 ARCHIVlO STORICO GABINETTO VIEUSSEUX FIRENZE, Copie de lettres particulier commencé à l'Arma de Taggia le 12 mars au 25 juin 1793, Ielle re del marzo 1793. In una missiva,
indirizzata a Clavière e datata 16 marzo 1793, Pierre Vieusseux aveva formulato la richiesta, a
nome della comunità mercantile di Oneglia, Porto Maurizio e Arma di Taggia, di riconoscere la
neutralità alle navi ballenti bandiel'a genovese. Il successivo anesto del girondino Clavihe, ad
opera dei giacobini, ed il suo suicidio in carcere avrebbero gellato i Vicusseux anCOl' più nel totale sconforto. Cfl', anche G. DE MORO, Echi della rivoluzione francese nei possedimenti sabaudi della riviera di ponente e in particolare Ilel principato di Oneglia (1789-1792), in L 'écho des
événements de France dans les états de la Maison de Savoie de 1788 à 1792, Gl-enoble, CRHIPA,
1992, pp. 139-157, Ancora nel 1805, Giovan Pietro Vieusseux, sCl'ivendo a Saverio Calsamiglia,
indicava i falli del 1792 come l'origine di tulle le sventure familiari: in quella fase critica erano
stati messi in vendita i più preziosi ed intimi beni di casa, a cominciare dagli «argenti», fino ad
una parte del mobilio, Solo i libri erano stati faticosamente risparmiati da Pierre, che proprio
grazie ai Calsamiglia aveva potuto conservare una porzione minima del suo patrimonio (ARCHIVIO CALSAMIGLIA lMPEHlA, lettera di Giovan Pietro Vieusseux a Saverio Calsamiglia, 22 fiO/'ile
XIII).
:<8
ARCHIVIO STORICO GABINETTO VrEUSSEUX FIRENZE, Copie de lettres, cit., lettel'a del
26 marzo 1793.
Storie familiari: i Vieusseux e i Sismondi
17
Nel novembre 1794, poi, i Sismondi sono costretti ad un repentino
trasloco a Chataigneraie, dove rimangono fino a marzo per ritornare a
Chatelaine, ma solo per procedere alla triste vendita del pezzo più
amato del loro patrimoni0 39 • Si riaffaccia dunque, in maniera impetuosa, la necessità di trovare un porto dove riparare e ancora una volta tornano in gioco i consigli dei Vieusseux. Nel coro delle voci che indicano la
Toscana come terra in grado di trasfigurare la coercizione cui è sottoposto l'esule in fuga nella pacifica extraterritorialità del touriste, autorizzato ad esprimere giudizi e non certo a subirli, Gaspard si sente in
dovere di inserire la sua, prospettando ai Sismondi, impegnati nella
ricerca di presentazioni per la futura destinazione, il nome dei Senno In
particolare ha in mente Pierre Senn, dal 1793 direttore a Livorno della Casa di commercio di J oseph Guiges e, quel che più conta, marito di
Jeanne Susanne Vieusseux, figlia di Pierre, al quale infatti non esita a
scrivere per chiedere lumi sulla situazione labronica 40 • Vieusseux, rimasto solo dopo la morte del padre, avvenuta nel 1792, nel pieno dei travagli rivoluzionari, sta vivendo momenti difficilissimi. È stato coinvolto
nel sequestro di quattro bastimenti, tra il 1793 ed il 179441 , e ha visto
tanti dei suoi amici e dei suoi corrispondenti rovinati dal clamoroso fallimento della sede genovese della Casa Lafond-Ladebat42 , che ha portato
molti di essi in carcere. Durante l'assedio francese, si iscrive alla guar-
P. WAEBER, Sismondi, cit., pp. 181-188.
I Senn erano or'iginari di Neuchàtel ed insieme ai Guiges e ai Guebhard, altra famiglia
svizzera, avrebbero aperto nel 1800 a Livorno la ditta Senn, Gllebhard et C., presso cui avrebbe trovato impiego Piene Vieusseux, che già negli ultimi anni del secolo aveva a più r'iprese indicato Livorno, insieme a Nizza, come i principali terminali dei suoi difficilissimi affari (ARCHrvW
STORICO GABINETTO VIEUSSEUX FIRENZE, Copialettere «4 juin ] 796 au 23 décembre 1799», cit.,
lettere del giugno 1796). La ditta Senn, Guebhard et C. sopravvisse con questa denominazione
fino al 1821, quando assunse la ragione sociale di Pietro Senn e C. Nella città labronica. Vieusseux poteva contare poi su un altro corrispondente in Jean Jacques RilIiét, negoziante ginevI'ino, che si serviva di Pierre per compiere operazioni monetarie sulla riviera ligure e su Napoli (Ivi,
lettera del 23 luglio 1796). Inoltre, sempre tra il 1794 ed il 1795, Vieusseux accettò di svolgere il
ruolo di intermediario su Livomo per la ditta di lean Daniel KJefeker, che aveva la sede principale ad Amburgo (Ivi, lettera del 19 agosto 1796). Nei dicembre del 1797, infine, ancora Pierre
faceva sapere a Stefano Aubert, suo cOITispondente torinese, di disporre di due «riserve» di
argento, una a Yverdun ed una, più consistente a Livorno (lvi, lettera del 9 dicembre 1797).
4) Tra le Carte Calsarniglia (ARCHIVlO CALSAi\'IIGLlA DI IMPERIA) figuI'ano diverse polizze di
carico, datate 1792-1794, su bastimenti che in genere battevano bandier'a danese, inglese ed olandese; le merci assicurate erano in genere «barili d'oglio d'oliva sopraffino ben chiaro e lampante», ed avevano come destinazione Dunkerque. Amsterdam, Amburgo, Nizza, Rouen e Genova.
42 Ivi, lettera di Pierre Viellsseux a Saverio Calsamiglia, 25 agosto 1794,
:19
Ul
18
Alessandro Volpi
dia cittadina, alla quale partecipa anche il figlio Giovan Pietro, rientrato a Genova dopo un soggiorno di sei mesi a Ginevra. Nel volgere di
pochissimo tempo, sembrano mutati in maniera radicale gli scenari che
si prospettavano alla famiglia: come scrive all'amico Saverio Calsamiglia, Pierre Vieusseux sente prossima la miseria, non la miseria del
grande commerciante decaduto, che conserva il proprio onore e la stima altrui, anzi la vede accresciuta nelle «ingiuste» disgrazie, mantenendo intatta la piena fiducia nell'esistenza di un ordine superiore, ma
avverte l'appropinquarsi di una povertà cosÌ totale da cancellare qualsiasi traccia di dignità personale43 • La deportazione di Lafond, uomo
dalla «reputazione solidissima», decisa dall'arbitrio politico, la «normalità» del carcere anche per gli onesti, la subalternità della giustizia
commerciale ad esigenze di parte rivestono un peso decisivo nell'aprire
vistose crepe in quella tetragona etica mercantile, fino ad allora fusa con
la più tradizionale ortodossia calvinista. Non esiste più una sia pur
parziale autonomia della morale degli affari dalla volubilità insita nel
mutamento dei governi e si sono esaurite le istanze di rappresentanza di
una borghesia cosciente del proprio ruolo propulsore della vita sociale44 •
È scomparsa anche la capacità della «legge» di dare carattere normativo alle istanze naturali, di «costituzionalizzare la natura», sostituita dalla sua totale artificialità che risulta plasmata senza alcuna finalità pedagogica. Pierre sembra vacillare, stupendo anche il figlio Giovan Pietro,
il povero «Pedrino», come amava chiamarlo per ironizzare sulle troppe
4-, In una missiva del 12 febbraio 1798 a Devillas Béchet, suo lontano parente, Pierre
Vieusseux avrebbe tracciato un dettagliato, anche se forse non del tutto veritiero, quadro della propria situazione patrimoniale dopo il "desastre d'Oneille», dichiarandosi in possesso di 120
mila lire genovesi, cui dovevano essere aggiunte 33 mila lire di beni della moglie, 48 mila lire di
beni della madre e 12 mila lire provenienti dal «petit avoir» del fratello Philippe. Scriveva inoltre di non essere in grado di fare una dote alla figlia più grande, di mantenere il figlio più giovane
a Nyon grazie all'aiuto della madrina, Madame Coulon di Neuchiìtel, e di usufruire per l'educazione della terza figlia dell'appoggio di "Monsieur Senn». In passato aveva avuto anche 14
azioni della Banca di Sconto di Parigi, che gli erano state liquidate in assegnati, ora privi di
qualsiasi valore (ARCHIVIO STORICO GABINETTO VIEUSSEUX FIRENZE, Copialettere ,,4 juin
1796 au 23 decémbre 1799", cil.).
44 ARCHIVIO CALSAMIGLIA IMPERIA, lettera di Pierre Vieusseux a Saverio Calsamiglia,
25 agosto 1794, ciI. Nella lettera in questione, Pierre individuava la sola risorsa rimasta alla
famiglia nella grande intraprendenza del figlio Giovan Pietro, che sperava potesse troval'e un
valido appoggio da Dominique André, cugino dello stesso Pierre e in possesso di una vasta rete
di conoscenze in Francia, tra Nimes, sua città d'origine, e Parigi, dove, di li a poco, nel 1799,
si sarebbe trasferito. Fidando su tali risorse, si dichiarava comnunque convinto di poter saldare
i propri ingenti debiti e di recuperare così la tanto agognata credibilità personale.
Storie familiari: i Vieusseux e i Sismondi
19
sfortune che doveva affrontare in tenera età, allorché non riesce a trattenere un amaro sorriso di fronte agli auguri natalizi del nipote André,
accompagnati da una massima divenuta paradossale: «Measure your life
by virtuous Actions. By learning we attain advancement». Forse, deve
aver pensato Pedrino, era davvero il tempo di imparare4 5 e certo l'immagine dello scoramento paterno, quasi irritato dall'inutilità delle azioni virtuose e dalla prepotenza del «caso» nei confronti della provvidenzialità della storia, gli era rimasta impressa, se ancora nel gennaio
del 1820 ricordava l'episodio a Giuseppe Calsamiglia, figlio di Saverio,
a cui spiegava i motivi dell'apertura di un Gabinetto di lettura con la
volontà di riparare alle ingiustizie di una professione familiare sopraffa tta dalle «disgrazie» 46.
Quando ricevette la lettera di Gaspard, relativa ai Sismondi, è naturale quindi che Pierre non esitasse a rispondere, riempiendo la sua missiva di sconforto e dipingendo il quadro italiano a tinte fosche. La Toscana, però, avrebbe offerto, assai probabilmente, un clima migliore, almeno così poteva intuire dai floridi affari, fatti anche in quei mesi tragici dai
parenti Senn, gli unici, tra l'altro, che continuavano ad aiutarlo con
regolarità e presso i quali aveva spedito le poche risorse di denaro che gli
erano rimaste. I Senn, tra i principali fornitori di grano della piazza
livornese, erano in stretto contatto con François Guebhard, commerciante di tessuti, già socio della ditta Bidermann, e con il Banco Reali47 di
Firenze, e proprio a quest'ultimo Pierre consigliava di rivolgersi per un
più agevole inserimento nella capitale del granducato, ricevendo da esso
numerose lettere di credito48 • Insieme alle presentazioni per i principali
4.5 Ivi, lettera di A. Vieusseux a P. Vieusseux, s.d., ma 25 dicembre 1794.
'"' Ivi, lettera di G. P. Vieusseux a G. Calsamiglia, lO gennaio 1820.
47 Il legame commerciale dei Senn con il banco Reali si sarebbe consolidato nei primissimi
anni dell'Ottocento, quando il titolare, Luigi Reali, s'incaricò di reperire per conto di Pierre
Senn ingenti partite di farine, da rivendere a Livorno, in regime di pressoché totale monopolio,
riconosciuto dall'autorità francese (ARCHIVIO CAMERA DI COMMERCIO DI LIVORNO, Delibera-
zioni, Registro n. 4).
4ll ARCHIVIO STORICO GABINETTO VIEUSSEUX FIRENZE, Copialettere «4 juin 1796 au
23 décembre 1799», cit. I legami dei Vieusseux con la piazza livornese, resi possibili dalle
«parentele» ginevrine, costituivano un 'eccezione rispetto al generale clima di avversione che si
manifestava a Genova, in quei mesi, nei confronti della città toscana, accusata di favorire il blocco del porto di Genova, messo in essere dagli inglesi (P. NURRA, La Coalizione europea contro
la Repubblica di Genova (1793-96), Genova, Società genovese di Storia Patria, 1923, p. 147.
Un riferimento a questi fatti è contenuto anche in L. NEPPI MODONA, Giampietro Vieusseux, in
«Annali delJa Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Cagliari», VI, 1980, p. 464).
20
Alessandro Volpi
nomi della comunità accademica fiorentina, come Felice Fontana e Marco Lastri, fornite ai Sismondi dagli amici Pictet e de Saussure, Henriette, Jean Charles e Sara, all'atto di partire per la Toscana nell'autunno
1795, dove sarebbero stati raggiunti poco dopo da Gédéon, erano in
possesso quindi anche di credenziali per alcuni banchieri cittadini, ricevute dalla ditta Reali, tramite l'interessamento dei Vieusseux 49 •
4. Amici comuni
Tra il 1796 ed il 1799, lo scambio di notizie fra i due gruppi familiari
avrebbe trovato un altro intermediario in J acob Dejean, frequentato da
Jean Charles in occasione della sua prima esperienza mercantile e divenuto intimo di Casa Sismondi, soprattutto negli ultimi mesi a Chàtelaine. Anche Dejean, a lungo agente di cambio a Ginevra, aveva dovuto
lasciare la città nel 1795, trasferendosi a Marsiglia dove svolgeva una
precaria attività di corrispondente per la ditta André et Neveu, cui era
associato Pierre Vieusseux 5o • Da Dejean, i Vieusseux apprendono dell'acquisto della villa di Valchiusa 51 , e soprattutto hanno lumi sulle irre-
4" Si trattava di un'attività, quella di fornire credenziali bancarie, cl:te Piene Vieusseux
svolgeva da tempo, ma che fino ad allora sembra non avesse mai esercitato per la piazza fiorentina; per questo decise di appoggiarsi ai Reali, che da quel momento entrarono, proprio grazie ai Senn, nell'orizzonte mercantile di Vieusseux. Così, qualche anno più tardi, com'è noto,
Pau! Vieusseux, figlio di Pierre, avrebbe assunto mansioni di commesso di banco presso la medesima casa fiorentina ..
50 ARCHIVIO STORICO GABINETTO VIEUSSEUX FIRENZE, Copialettere ,,4 juin 1796 au 23
decémbre 1799», cit., lettere giugno 1796-fehbraio 1798. Dejean pl"Opone, in questi mesi, più volte ai Vieusseux di indirizzare i propri affari verso l'Inghilterra, a suo parere l'unica realtà politica e commerciale stabile nel quadro europeo, convinzione che ha tratto, dichiara, anche dai colloqui avuti con il giovane Sismondi. Indica così il nome della ditta londinese Heath & C., già conosciuta dai Vieusseux, come possibile interlocutrice privilegiata. È significativo ricordare che da
allora tale ditta sarebbe stata uno dei canali prioritari verso l'isola, utilizzato in seguito dallo stesso Giovan Pietro Vieusseux per l'approvvigionamento librario del suo Gabinetto. Tuttavia, Pierre non seguì a pieno i consigli di Dejean, preferendo raffol'zare i legami con Marsiglia, piazza che
reputava fondamentale per tutto il Mediterraneo, e per qnesto nel novembre del 1798 gli chiese
una nota puntuale delle Case più solide, operanti nel porto francese, per tentare di allacciare con
esse stabili contatti (Ivi, lettera del 5 novembre 1798). Il tema della centralità di Marsiglia per un
possibile commercio con tutta l'area mediterranea sarebbe stato ripreso, tra il 1818 ed il 1819, da
Giovan Pietro Vieusseux, all'incirca negli stessi termini impostati dal padre, in una lunga lettera
a «Monsieur Bourgain» (BmLlOTECA NAZIONALE DI FIRENZE, Vieusseux, 137,21).
51 Sull'acquisto della Villa di Valchiusa cfr. M. STAi'lGHELLlNI BERNARDINI, Sisnwndi uvelLario del Conservatorio di San Michele di Pescia, in Sisnwndi esule a Pescia, cit., pp. 63-74.
Storie familiari: i Vieusseux e i Sismondi
21
quietezze di lean Charles, insoddisfatto della permanenza toscana ed
impegnato nel passare il tempo con la compilazione di un giornale,
«Il Cannocchiale», che ricalca gli aulici modelli di Addison e Steele; una
sorta di «Spectator», specifica Dejean all'interessato Pierre che proprio
nel corso del 1796 ventila l'ipotesi di dedicarsi al commercio delle «gazzette», unica fonte, se ben fatte sottolinea, di un'indispensabile informazione per sopravvivere ai continui rovesci, imposti dalle altrimenti
incomprensibili turbolenze politiche5 2 • D'altra parte, in questi stessi
mesi, Pierre si rivolge a più riprese al figlio Giovan Pietro, in viaggio tra
Amburgo e Kiel, per conto della ditta lean Chapeaurouge et fils 53, invitandolo a leggere alcune delle più note opere del tempo come «!'histoire philosophique de Raynal et le voyage de Brissot en Amerique», per
farne poi «de bons extraits», quasi stesse redigendo un resoconto giornalistico per qualche rivista francese o ginevrina. Lo esorta anche ad
imparare bene il tedesco, lingua che, a giudizio di Pierre, non solo gli
avrebbe aperto le porte per i traffici con il Nord Europa e la Russia, ma
gli avrebbe consentito di apprezzare una nuova produzione letteraria e
scientifica. Tuttavia, preoccupato dallo scetticismo di Giovan Pietro
circa il reale peso della Provvidenza nell'esistenza individuale, si sentiva
in dovere di esortarlo a compiere simili letture, diffidando da una piena immedesimazione nei «sistemi distruttivi» che non assegnano il giusto ruolo alla religione 54 . Erano necessarie, quindi, chiariva ancora
Pierre, le opere di viaggio «più sincere», di cui sosteneva di possedere
già numerosi volumi, cosÌ come i dizionari di commercio, perché soltanto in tali testi esiste la «vera» dimostrazione, fredda e ragionata, delle leggi naturali che presiedono ai traffici umani e alle loro regole, stravolte invece dai saggi troppo «filosofici»55 . Il racconto del viaggio deve
essere, per Vieusseux padre, una descrizione diretta, realizzata attra-
52 ARCHIVIO STORICO GABINETTO VlEUSSEUX FIRENZE, Copialettere «4 juin 1796 au 23
decémbre 1799», cit., lettere del settembre 1796.
\3 Ivi, letter·a del 16 giugno 1796 a Jean de Chapeaurouge et fils, con cui Pierre presenta il
figlio: «si son désir devenir par la suite un bon négociant se soutient, il ne peut ètre à meilleure
école».
54 Ivi, Casso lll, 20, lettera di PielTe Vieusseux a Giovan Pietro Vieusseux, 20 dicembre
1796. In alcuni casi le lettere, indirizzate dal padre a Giovan Pietro, contengono, soprattutto nel
1797, aggiunte autografe della madre, Jeanne-Elisabeth, che rivolge consigli «morali» più semplici e diretti, ma altrettanto sentiti..
\\ ARCHIVIO CALSAMIGLIA IMPERIA, lettera di Pierre Vieusseux a Giuseppe Calsamiglia,
lO febbraio 1807, in cui il ginevrino ricorda i suoi snggerimenti al figlio circa i libri da leggere.
22
Alessandro Volpi
verso la capacità di osservazione scientifica e religiosa al tempo stesso,
scevra da congetture che non siano il portato del più immediato vedere.
In tal modo sarà utile ed espressione di una «philanthropie dont je
souhaite - scriveva ancora al figlio - que tu te penetres»56. Non dovevano mancare poi nella cultura di Giovan Pietro le grandi storie, a
cominciare dalle Vite di Plutarco, che Pierre si faceva procurare dall'amico Calsamiglia, privilegiando appunto le biografie, perché in esse
emergeva chiaro il difficile rapporto tra singolo e società degli uomini;
difficoltà che apparteneva dunque alla stessa natura dell'esistenza umana, anche per gli individui eccezionali, e non doveva quindi spaventare
il giovane mercante5 7 •
Sempre Jacob Dejean, in partenza per la Toscana, veniva incaricato
da Pierre di far sapere ai Sismondi della morte dell'amata moglie, avvenuta nella primavera del 1798, che lo ha gettato, nuovamente, nel più
completo sconforto, facendogli auspicare per sé e per i suoi figli un
futuro maggiormente tranquillo, individuato in una idilliaca dimensione del «commercio dei libri»58. Sembra aver origine in questi episodi luttuosi e nelle riflessioni suggerite da essi in Pierre Vieusseux quella rappresentazione dell'attività di compravendita di beni della cultura come
la sola in grado di restituire piena dignità alla vocazione mercantile
che tanto peso avrebbe rivestito poi nel pensiero di Giovan Pietro.
Il libro, ed ancor più il periodico ed il giornale incarnano il ruolo del
bene rifugio dalle asprezze dell'esistenza ed al tempo stesso, per la loro
natura utile, secondo quella critica alla «pedanteria» e alla mera erudizione che sarà uno dei segni tipici del futuro direttore dell' «Antologia», consentono di non abdicare ad un' etica civile. I dolori di una vita
difficile, ma impostagli dalla Provvidenza, devono aver convinto Pierre Vieusseux che la professione mercantile, legittima e necessaria alla
,(, ARCHIVIO STORICO GABINETTO VIEUSSEUX FIRENZE, lettera di Pierre Vieusseux a Giovan Pietro Vieusseux, 20 dicembre 1796, ciI. Un estratto di tale missiva è riportato anche in
Vieusseux e il "Vieusseux •. Storia e cronaca di un istituto di cultura e del suo fondatore,
Firenze, Arti Grafiche Mori, 1979, p. 12.
57 ARCHIVIO CALSAMIGLIA IMPERIA, lettera di Pierre Vieusseux a Giuseppe Calsamiglia,
6 marzo 1807, anche questa in parte scritta sul filo della memoria passata.
58 ARCHIVIO STORICO GABINETTO VtEUSSEUX FIRENZE, Copialettere ,,23 mai 1798 au 28
aoust., lettera a Dominique André, l giugno 1798, in cui gli comunicava l'intenzione, contrastata dallo stesso André, di liquidare per intero le sue attività ancora esistenti a Parigi e a Ginevra per mettere chiarezza nei propri conti e avviare una nuova impresa in qualche modo
<<legata» al mondo della cultura.
Storie familiari: i Vieusseux e i Sismondi
23
luce dell'ordinamento naturale, poteva essere addolcita se indirizzata a
far circolare le idee, e attraverso la diffusione di queste resa ancora più
indispensabile.
Lo stesso Dejean, probabilmente, informa i Sismondi anche delle
novità ginevrine, che sono state comunicate ai Vieusseux dagli Chateauvieux, attraverso Jean Vieusseux, fratello di Pierre, e dai Rivier, presso
i quali si trova la vecchia moglie di J acques Vieusseux, Suzanne Larguier,
e la giovane Sophie, figlia minore di Pierré 9 • Giunto in Toscana, Dejean
incontra Giovan Pietro, a Livorno per far pratica, in realtà senza troppo entusiasPlo, presso i Senn e lo invita ad accompagnarlo a Pescia per
prospettare ai Sismondi l'ipotesi di prendere parte ad una vasta società
per azioni, destinata a riunire in un 'unica impresa, molti dei ginevrini
sparsi per l'Europa. Si tratta di un'idea da tempo coltivata da Pierre
Vieusseux, che ne ha parlato a lungo a J acques Antoine Odier, a Paul
Coulon, ai Vaucher, agli André, ai Béchet, ai Pictet e ai Mallet; l'obbiettivo è quello di trasformare la rete di relazioni personali e parentali
in una vera e propria ditta, con un vasto numero di azionisti, in cui comprendere promotori ed appunto cittadini lemanici, come i Sismondi60 • In
tal modo, l'essere esuli un po' ovunque avrebbe rappresentato una formidabile risorsa per un prevedibile successo negli affari. Era necessario
però che si trattasse di una società azionaria, perché ciò avrebbe tradotto
in legame organico lo «spirito d'associazione» comune ad un intero gruppo, che tale impresa avesse una grande elasticità nella scelta dei beni da
commerciare, non trascurando le «gazzette», proposte ai mercanti insieme alle merci come necessario strumento d'informazione, ed infine che
ad essa fosse preposto nelle vesti di «direttore» il figlio Giovan Pietr0 61 •
59 Cfr. Le note biografiche a loro dedicate e poste da L. Tonini a corredo del già ricordato Journal-Itinéraire di Giovan Pietro Vieusseux, cit., ppo 326-327 o
(iO ARCHIVIO STORICO GABINETTO VIEUSSEUX FIRENZE, Copialettere «4 juin ] 796 au 23
decémbre 1799», cit. Una prima definizione di questa ptOospettiva societaria Piene Vieusseux
l'aveva comunicata a Jean Vieusseux in una lettera, indirizzata a Napoli e datata 20 maggio
1797, in cui, oltre ai nomi già ricordati, indicava tra le Case contattate anche quelle di J acques
de Chapeaurouge, Charles Bourgeois, Tarrer et C., Guyenet et C., e Bellamyo U 18 maggio, inoltl·e, aveva accennato in termini molto più genetOici all'iniziativa scrivendo a GinevtOa a Lombatod
Perron, e facendogli sapere di aver già raccolto alcune adesioni. Nel settembre era stata la volta degli «amici» Dupré e nel medesimo mese Pierre si era rivolto ai «ginevrini di Livorno», cui
fece seguito in dicembre il coinvolgimento dei Castagne. Nell'ottobre dell'anno successivo ricevette l'appoggio di Jacques Antoine Odier, che pure era incappato in diverse difficoltà finanziarie, e quello dei Riviel o. Mancò invece la sottoscrizione da parte di Dominique André.
61 Ivi, lettera di Pierre Vieusseux a Devillas Béchet, 5 novembre 1798.
24
Alessandro Volpi
Le consultazioni preliminari erano da poco avviate che il clima
tornò rapidamente ad incupirsi. Si giunge infatti ad una nuova data tragica in questa vicenda quasi speculare dei Vieusseux e dei Sismondi.
I fatti del 1799 - di nuovo la rivoluzione - costringono, com'è noto, Jean
Charles a lasciare la Toscana a seguito di un processo che lo ha visto
accusato, davanti al Senato fiorentino, di un filofrancesismo, per molti
versi persino paradossale. Ha assistito, con un certo entusiasmo, alla
«piantazione» dell'albero della libertà a Pescia, ed a nulla valgono le
motivazioni addotte dal giovane Sismondi e le numerose prove da lui
fornite di una totale estraneità alle simpatie rivoluzionarié2 • Negli stessi mesi, Pierre e Giovan Pietro, che hanno rimesso faticosamente in piedi, appoggiandosi a varie ditte commerciali, una propria attività di
compravendita di olii e telerie, sperando soprattutto nel già ricordato
progetto di società per azioni dei «ginevrini», sono di nuovo rovinati
dall'assedio di Genova e dal moltiplicarsi delle «insorgenze» antirivoluzionarié3 • Sono queste ultime, in particolare, a spaventarli per il
loro carattere di fanatismo religioso e per il quadro di completa anarchia che sono destinate a provocare. Le strade della riviera sono infestate dalla presenze di «brigands, de voleurs, d'assassins», mentre
quelle di mare risultano assolutamente impraticabili. In più i commercianti genovesi, aggiunge Pierre, non hanno mostrato alcun segno di
quell' «esprit public», che a Livorno, la sempre vagheggiata Livorno, ha
(.2 M. MINERBI, introduzione a J.C.L.SIMONDE DE SISMONDJ, Recherches sur les constitutions, ciI. pp. 11-16, M. BONANNO, Fermenti democratici ed opposizioni al nuovo a Pescia tra
Settecento ed Ottocento, in La Toscana e la rivoluzione francese, a cura di I. Tognarini,
Napoli, ESI, 1994, pp. 303-325 e E. PASSERIN D'ENTREVES, Un inedito saggio del Sismondi sui
problemi deU'economia toscana aU'inizio deU'occupazione francese del 1799 , in «Rassegna Storica del Risorgimento», 1957, pp. 547-562.
(;) Già nel febbraio 1799, Pierre Vieusseux aveva subito un gt'ave danno dal fallimento della
ragione sociale di Joseph André, che gli doveva, secondo le sue dichiarazioni, circa 800 mila lire
genovesi (ARCHIVIO STORICO GABINETTO VIEUSSEUX FIRENZE, Copialettere «4 juin 1796 au 23
decémbre 1799», cit.). 1127 maggio, poi, in una lettera a Dominique André, Pierre tornava sulla
difficile situazione personale dovuta anche ad «ingenti spese»: "la pension de mon fils PatÙ à Nyon
me coute (fournitures comprises) L. 1200 l'année. Je ne compte pas celle de mon fils Andl·é qui est
à la charge de Senn, mais jai remboUl'sé les fraix de voyage en L. 210. Mon loyer pendant lO mois
chez Mr. Longhi, L. 1250. Fraix de tenue-ménage, L. 140. Loyer de 8 mois dans la maison que
j'occupe, L. 886. Mon ménage pendant les 8 premier mois, à L. 200, L. 1600. Idem pendant les lO
autres mois, reduit à ISO parce que ma mere y a contribué, L. 1500. Fraix de maladies et de voyages après que j'eus perdu ma famme, L. 144». Alla lista di voci specifiche, Pierre aggiungeva un'uscita più generica, pal; a 8000 lire. Si lamentava inoltre dei fallimenti di altri nuclei familiari a lui
vicini come quello dei Devillas, costretti a svendere le loro merci a prezzi bassissimi.
Storie familiari: i Vieusseux e i Sismondi
25
condotto la comunità mercantile cittadina ad autotassarsi, «à proportion de ses facultés», per pagare al commissario francese Lhomont un
milione di lire toscane per ottenere il dissequestro delle proprie merci64 •
È necessario dunque lasciare la città, liquidare con dolore l'ultimo dei
servitori rimasti, il «vecchio Bacicia», pregare i parenti Rivier di pagare la retta del figlio Paul nel collegio di Nyon e spedire l'altro figlio
André a Livorno dai Senn65 • Solo Giovan Pietro sarebbe rimasto con lui,
nel tentativo di salvare il salvabile; ne scrive a Dejean, ancora una volta incaricandolo di informare gli «amici», tra i quali compare il nome
dei Sismondi, per rendere nota la sua intenzione di affidare le sorti di
quel poco che è rimasto al figlio maschio più grande66 • Anche il fratello
Michel, infatti, è incappato, a Quintin, nell'arresto per aver fatto speculazione, vendendo merci con un prezzo gonfiato67 • Giovan Pietro
dunque, dopo un breve soggiorno a Porto Maurizio, dove si è stabilito
il padre, grazie all'aiuto dei Calsamiglia, torna a Genova nella primavera del 1800, ma qui rischia la vita prima in una serie di aggressioni e
poi nell'epidemia colerica, fatale per il fratello di Pierre, Philippe, che
non aveva voluto lasciare solo il giovane Giovan Pietro. Di nuovo, Pierre, affranto dal dolore ed anche profondamente scosso dall'incisività dei
M Ivi, lettera di Pierre Vieusseux ad André Vieusseux, 4 maggio 1799. Livorno è tranquilla,
scrive, nonostante sia ancora incerta circa il proprio futuro; Pierre è convinto infatti che non
ci saranno insurrezioni dato il carattere degli abitanti «si bons, si honnetes, si pacifiques, si peu
susceptibles d'embrasser des parties extremes». Dispone inoltre di «un bon lazaJ'eth», dove i
commercianti sll'anieri possono trascorrere una tranquilla quarantena di circa 25 giorni, Sui
pregi della piazza livornese, Vieusseux padre tornava poi in una successiva lettera del 6 maggio,
indirizzata a Parigi a Dominique André,
65 Ivi. Il 31 maggio Vieusseux spediva ad Angelo MOI'chio, uno dei suoi corrispondenti più
fidati sulla riviera Iigllre: «Quel che mi preme è di sentirvi libero d'ogni timore degli insorgenti della Valle d'Oneglia, quali sento essere stati totalmente disfatti e sottomessi, cosa che è per
me una gl'a n sorgente di consolazione. Si sa che d'altra parte i ribelli della Toscana han avuto
una simile sorte, Sicché la mia Ligm'ia si vede liberata da imminenti pericoli tanto dalla parte
del Ponente che da quella del Levante (00') Ho buone nuove della mia famiglia di Livorno, l'itirata in Pisa per cautela».
66 Ivi, in una lettera ad André Vieusseux, del 15 giugno 1799, Pierre Vieusseux dichial'ava
di avei' trasferito a Parigi una piccola porzione di «fondi in argento» e di essersi disfatto dei
biglietti del Banco di San Giorgio che possedeva per accrescere la riserva da tempo stanziata a
Livorno a disposizione di Giovan Pietro,
67 Ivi, lettera di Pierre Vieusseux a François Bellom Kargal, 3 giugno 1799. Pierre giustifica il fl'atello perché la paura delle incursioni austro-russe ha indotto molti proprietari di beni
agricoli a vendere a prezzi assolutamente irrisori, rispetto ai quali non è in alcun modo possibile stabilire cosa fosse «con'etto» o meno.
26
Alessandro Volpi
racconti speditigli dal figlio 68 , incarica Dejean di recapitare una serie di
lettere con le quali il vecchio padre intende chiedere apertamente perdono per le proprie responsabilità nell'aver mandato il figlio allo sbaraglio e nell'aver consumato nelle sue imprese commerciali il «petit
patrimoine» del fratello Philippe, il più alieno da qualsiasi vocazione
mercantile: nella lista dei destinatari di tali, tristi, missive tornano
a comparire i Sismondi, che Vieusseux cerca di raggiugere anche attraverso l'opera di Benedetto Gnecco, di frequente passaggio per la
Svizzera 69 •
I lutti tuttavia non sembrano finire e nel giugno muore il bambino di
Pierre Senn e di lean Susanne Vieusseux. Di fronte a tutto ciò, Pierre,
nel dièembre, si dichiara intenzionato ad abbandonare il commercio
oleario per intraprendere un'attività che non ha ancora ben chiara, ma
che, pensa, gli avrebbe garantito un maggior conforto. Ne scrive ai
figli, tracciando i contorni di un luogo dove si «prestano» i giornali, cosÌ
finalmente avrebbe potuto passare il suo tempo a riflettere e a leggere,
lui che era stato affezionato abbonato del «Monitore Italiano Politico e
Letterario» di Giovanni Antonio Ranza e del «Giornale degli Avvisi e
Notizie del Piemonte», senza rinunciare ad assolvere all'irrinunciabile
dovere all'utilità collettiva; tanto più, specifica Pierre, che grazie ai
Davillier avrebbe potuto ottenere i principali «fogli» commerciali editi
nella capitale francese mentre dall'amico Castagne avrebbe ricevuto le
novità di stampa circolanti per Marsiglia. Anche Giovan Pietro, d'altra
68 Pierre riferisce in una lettera del 14 giugno 1800 a Benedetto Gnecco di questa inattesa
capacità di Giovan Pietro di restituire con crudezza i fatti vissuti, grazie ad una efficace scrittura che, dichiara, lo ha lasciato sensibilmente turbato (Ivi, Copialettere «23 may 1798 au 29
aoust 1800.).
69 Ivi, durante il 1799 ed il 1800 Pierre si sposta tra Porto Maurizio e Arma di Taggia, dove
dichiara a più riprese di sentirsi sottoposto ad un costante controllo di polizia. Si lega intanto ad
alcuni procacciatori d'affari genovesi come Andrea Terisano, che gli fa sapere di esssere disp(}sto ad accogliere nella sua casa il figlio Giovan Pietro durante i soggiorni genovesi e a permettere ai Vieusseux di stabilire in città, presso di lui, la residenza a fini commerciali (lettera di
Pierre Vieusseux a Angelo Morchio, 4 aprile 1800 e lettera di Pierre Vieusseux a Bernardo
Pagliano, 8 aprile 1800). Durante le difficoltose perrnanenze a Genova, Giovan Pietro sembra
svolgere un ruolo di intermedizione per varie Case di commercio parigine, tra le quali in particolar modo la grossa ditta Davillier, il cui titolare Jean Charles Joachim Davillier proveniva da
una famiglia protestante che si era rifugiata in Svizzera ed aveva stretto legami commerciali anche
con i Rivier. È significativo notare che, dopo il diffondersi, sia pur difficoltoso, della notizia della morte di Philippe, Pierre riceve un'enorme quantità di espressioni d'affetto, la maggior parte delle quali spedite da Ginevra e dalla Toscana, fra cui non mancava quella dei Sismondi.
Storie familiari: i Viensseux e i Sismondi
27
parte, sembra condividere la reazione paterna e gli comunica la sua
intenzione di non voler in alcun modo proseguire da solo l'attività di
commercio e di intermediazione di olii, qualora il padre decida di avviare una iniziativa diversa 7o • Intanto Pierre si sarebbe recato, il più presto possibile, a Ginevra per ritrovare quella calda solidarietà familiare,
di cui sentiva di aver bisogno, e quei legami con la comunità cittadina
dei sapienti che sarebbero stati utili ai fini della nuova impresa.
5. Riunioni di famiglia
Nell'estate del 1801, dunque, Pierre e Giovan Pietro riprendono la
strada verso l'antica patria. Hanno subito un ultimo, duro colpo pochi
giorni prima con la confisca ad opera delle autorità francesi di alcune
partite di vino 7l , ma non hanno modificato la propria intenzione di intraprendere il viaggio attraverso le Alpi. Quando lasciano l'Italia, condividono assai probabilmente con Sismondi l'idea della fondamentale ingiustizia e irragionevolezza dei fatti rivoluzionari 72 ; il termine stesso di
«rivoluzione» era destinato a diventare, da allora in maniera esplicita, il
paradigma lessicale di un tragico senso di distacco e di divisione interna
ad una comunità che viene privata di ogni duratura identità, cancellan70 lvi, lettera di Pierre Vieusseux a Giovan Pietro Vieusseux, 26 giugno 1800. In questi stessi giorni, Pierre spedisce ad altri membri della famiglia missive che, pur registrate nel copialettere commerciale, hanno carattere spiccatamente personale, in cui sembra stabilire un nesso diretto fra i lutti vissuti di recente, i fallimenti mercantili e la pr·ecarietà di una politica senza mOI·ale. Tra l'altro, Vieusseux padre risulta intenzionato anche a dar vita ad un'attività, definita appunto più "morale», finalizzata a rifornir·e le comunità ebraiche tedesche e francesi di
palme ed olii per le loro feste religiose ed a tal proposito si rivolge a Gnecco perché prenda informazioni in tal senso proprio dai Sismondi (lettera di Pierre Vieussellx a Benedetto Gnecco,
8 luglio 1800). L'idea di un possibiJe "cabinet» venne rifor·mulata da Pierre, invece, nel dicembre dello stesso anno, quando aveva già raccolto alcune sottoscrizioni a questo scopo, chiedendo
notizie circa i giornali più letti (lvi, Copie de lettres à nos associés et autres lettres particulières commencée le 7bre 1800 et/ìnis le 25 aoust 1801).
71 Ivi. Le confische in realtà erano iniziate fin da gennaio di quell'anno ed erano proseguite
per lIltta la primavera, venendo compiute dalle autorità francesi "in nome della Repubblica».
I Vieusseux, insieme ad altri negozianti di stanza sulla riviera ligure, avevano presentato contro di esse una formale protesta, dichiarando di aver regolarmente pagato i vini al fornitore
Massol.
72 Idee di questo genere Pierre Vieusseux aveva espresso al socio Castagne nel febbraio
1801, quando gli aveva scritto anche del suo apprezzamento per le opere di Necker e di numerosi altri autori "moderati», suggeritigli dallo spoglio de "L'Almanach des Muses» (Ivi, lettera
di Pierre Vieusseux a François Castagne, 23 febbraio 180l).
28
Alessandro Volpi
do in un attiIno non il «successo», bene materiale, ma la «reputazione»,
il solo reale valore nell'etica del mercante, come lo stesso Pierre avrebbe
scritto nel 180873 • È la difesa della reputazione infatti ad iInpedire la totale sottomissione alle mene dell'individualismo egoistico, che ostacola l'agire «invisibile» delle leggi di natura, concepite da Pierre in base alla lettura dei testi dei radicali scozzesi, espressione di un patrimonio intellettuale ereditato dal padre e tanto dibattuto in famiglia negli anni della coabitazione ad Oneglia. Senza reputazione non esiste, per i Vieusseux, il
senso cruciale della dimensione pubblica che sostiene il rapporto civile,
non è possibile essere parte di quell' «aristocrazia dei costumi», che non
sempre coincide con l' «aristocrazia della ricchezza», ma ben più di questa risulta fondamentale per la capacità di tenuta del tessuto civile.
Il ritorno a Ginevra acquistava in tale contesto il recupero di una
pacatezza, di una «moderazione» che si sarebbe rapidamente trasformata da suggestione biografica e morale in categoria politica, quel «sage
milieu entre l' aristocratie et la democratie absolue», unico possibile
fondamento di una sana Costituzione 74 • L'immagine del liberalismo
ginevrino si plasma su questi dati personali, acquisendo i contorni del
bene rifugio contro la perdizione di un incedere storico troppo rapido,
ed il soggiorno elvetico rappresenta il concretarsi di tale trasposizione
ideale. Non a caso le prime impressioni registrate da Giovan Pietro
Vieusseux nel suo diario di viaggio sottolineano il «fanatismo» degli
abitanti della riviera ligure, quasi inciso sulla stessa fisionomia dei luoghi. Attraverso Liguria e Piemonte, i due Vieusseux giungono nella
«rustica» Savoia ed il passaggio dei ghiacciai assume ai loro occhi i
tratti simbolici dellavacro, dopo il quale si perviene alla «magnificence
de la nature le long du Lac Léman» 75. Ma anche qui, nota Giovan Pie-
7J Ivi, Casso III, ins. 12, Lettera di Giovan Pietro Vieusseux a Pierre Vieusseux, 6 novembre 1808.
74 Ivi, ins. 28, lettera di Pierre Vieusseux a Giovan Pietro Vieusseux, 2 novembre 1801.
75 BIBLIOTECA NAZIONALE CENTRALE FIRENZE, Vieusseux, II, 2, ]ournal de mon voyage en
Suisse et France dans les années 1801-1802 pour ma maison de Port Maurice. Dal punto di vista
commerciale, Giovan Pietro sottolineava i vantaggi che sarebbero derivati al Piemonte da una sua
fusione con la Liguria, mentre temeva le conseguenze di un'eccessiva subalternità a Lione per tutta la riviera ligure. Di Ginevra, lo aveva colpito la grande biblioteca e il culto, ancora vivissimo,
di Rousseau, di cui gli avevano parlato anche a Losanna, durante la visita agli Odier e ai Coulon.
Dagli appunti presi durante questo viaggio appare evidente la volontà del giovane Vieusseux di
stendere una sorta di breve trattatello sulla Svizzera, toccando aspetti storici, politici, geografici ed economici, senza trascurare neppure alcuni caratteri della vita culturale ed artistica.
Storie familiari: i Vieu.s.seux e i Sismondi
29
tro, sono arrivati i francesi con le loro demolizioni che hanno negato alla
tradizione di coniugarsi pacificamente con il «progesso». Pierre fatica
dopo ventidue anni di assenza a rintracciare i caratteri che a lungo
erano stati tipici dei luoghi della sua giovinezza e vagheggia una «Republique Italvetique», sede ideale di una comunità in relazione serena
con il proprio paesaggio, grazie alla simbiosi fra virtù repubblicane e cittadinanza sociale, interessata agli altri, ali 'interno di gruppi dai solidi
legami. Ripensa anche all'idea, già ventilata, della società commerciale
dei ginevrini e questa volta la prospetta in chiave esclusivamente italiana
con l'appoggio di una sola ditta francese, quella della vedova Barrois e
dei suoi figli, allora di stanza a Lille, che tanto peso avrebbero poi
assunto nella futura attività libraria di Giovan Pietro Vieusseux 76 •
Nel frattempo, fin dall'ottobre del 1800, si trovava a Ginevra anche il
giovane Sismondi, impegnato nel trovare un editore per le sue Recherches
sur les Constitutions des peuples libres 77 , il cui obiettivo mirava a svelenire il dibattito politico, a restituire «calma e imparzialità» alle discussioni,
rifiutando le distinzioni partitiche, ritenute sinonimo ipso facto di faziosità;
era indispensabile, in sintesi, l'affermarsi di un' «utile moderazione» 78.
Appena giunto in città, Jean Charles aveva fatto visita a numerose amiche
della madre, a madame Barde-Mayor, a madame Mallet-Prévost e a madame Anne Vieusseux, divenuta la principale organizzatrice di quei «Giovedì» da tempo usuali nella buona società ginevrina 79. È proprio durante
uno di questi ricevimenti che Pierre Vieusseux ritrova Jean Charles; non
così Giovan Pietro che dalla fine d'agosto aveva proseguito il suo viaggio
verso la Francia, con un'agenda fitta di nomi e d'indirizzi, dove avrebbe
tentato di ripristinare il funzionamento della rete dei corrispondenti80 • Dell'incontro, tuttavia, Pierre aveva scritto con solerzia al figlio, riferendogli
76 ARCHfVJO STORICO GABINETTO VIEUSSEUX FIRENZE, Copie de lettres à nos associés, cit.,
lellera dj Giovan Pieu"o Vieussellx a Caslagne et C., 13 febbl"aio 1801.
77 Cfr. La già ricorda la introduzione di M. MINERBI alle Recherches sismondiane.
781vi, p. 16.
79 P. W AEBER, Sismondi, cil., p. 346.
80 In una lenera del padre a Giovan Pietro senza data, ma assai probabilmente scrina alla fine
dell'eslale, è contenuto l'elenco delle Case commerciali con cui il giovane Viellsseux avrebbe dovuto rislabilil"e I"elazioni mel"cantili: «Amsterdam, G. Methorst, FI'eres Planla, AIniens, Cormer fils
el Dufresne, Basle, J .F. Passavenl, Dunquerke, Frissey fils amé, Le Havre, Lemesle, Vussel et Germain, Jacques Ferraud, Lyon, Jean Bonleur et c., Lecourt et c., Devillas, Lille, Barrois et fils, Le
Son el c., Montpellier, Mal'tin Porlales el C., Mountauban, Debia onele, Nantes, Mercier et c.,
Paris, Gorbel, Mallel el freres, Nicolas Clary, Rouen, Achard el C, Freres Martin et c., Bouchel,
30
Alessandro Volpi
di un breve colloquio sulla storia di Ginevra e sulle condizioni economiche
del momento. Lo esortava poi, a fare buone ed utili letture, Necker, Hume
e la «Bibliothèque Britannique» in particolare, forse pensando proprio alle
impressioni in lui suscitate da Sismondi. Sembra prefigurarsi infatti già da
tale fugace incontro l'idea del ginevrino come l'esemplare lettore, che riesce a cogliere la pari digni~à di saperi scientifici e letterari, ed anzi a individuarne i tratti comuni. E inoltre un lettore-autore, che ha sintetizzato,
usando il vocabolario riconosciuto da Pierre Vieusseux come proprio della sua competenza di negoziante, il bagaglio delle nozioni dei nuovi tempi,
divenendo così una sorta di paradigma vivente di un panorama culturale
a cui possono legittimamente accedere anche i non accademici.
Durante la permanenza a Ginevra, Pierre si adopera anche per
valutare se la sua idea, relativa ad un possibile commercio librario,
potesse avere in qualche modo seguito. S'informa cosÌ nuovamente presso i Davillier, ormai ben radicati a Parigi e nell'estate del 1801 di passaggio per Ginevra 81 , per tentare un preventivo delle spese di regolari
spedizioni dalla capitale francese. Ancora dalla Svizzera scrive a Marsiglia rivolgendosi al corrispondente Castagne per chiedere dati puntuali
sugli attuali costi dei trasporti via mare e delle assicurazioni di opere
librarie per comunicare un abbozzo di progetto agli amici ginevrini82 •
Significativamente, Pierre intendeva raccogliere e distribuire soprattutto testi commerciali di carattere economico, utilizzando per identificarli l'espressione di economie politique, al fine di arricchire le esigue
librerie delle famiglie mercantili, troppo popolate a suo giudizio di soli
testi religiosi, cui si univa qualche vecchio manuale di contabilità83 • Ed
ancora una volta pensava di appoggiarsi a quella rete di ginevrini, sparsi per l'Europa, che doveva costituire la principale risorsa della famiglia.
Chemault, Rotterdam, Van Rykevortel, Sedan, Poupart de Neufles et fils, Devillas Bechet, Soleur,
Wagner et C., Valenciennes, J. Centuras». La lista comprendeva poi le <<lettres fournies par des
amis de Genes»: «Amsterdam, Jean Willenek, Neupen FUs, Van Harhost, Van Ceulen, Anvers,
Azennas et C., Bourdeaux, Jean Gatùes, Pierre Magdien, Berne, Ziegler et C., Lyon, Mottet, Cordier et C., Louis Bignan, Desarts et c., Rouen, Levernieur, Lousanne, Bourlange» (ARCHIVIO STORICO GABINETIO VIEUSSEUX FIRENZE, Copie de lettres à nos associés, cit.).
81 Ivi, lettera di Pierre Vieusseux a Angelo Morchio, 23 agosto 1801.
82 Ivi, lettere dell'agosto 1801 (in pnticolare 24, 25, 28 agosto 1801).
83 Ivi, lettera di Pierre Vieusseux ad Angelo Morchio, 28 agosto 1801. In quei mesi, tuttavia,
Pierre non aveva abbandonato del tutto l'idea di migliorare le proprie posizioni nel settore del
corrunercio dell'olio, per questo, tra l'altro, riteneva indispensabUe introdurre l'uso della vendita
in botùglia che aveva letto su recenti testi di economia, secondo quanto lui stesso dichiarava.
Storie familiari: i Vieusseux e i Sismondi
31
6. Di nuovo in Italia
Dopo aver soggiornato per quasi quattro mesi in Svizzera 84, tra la
villa del Désert, nei pressi di Losanna, acquistata nel 1799 dai Rivier
che l'avevano rilevata dalla famiglia Constant, e il palazzo ginevrino di
Gaspard ed Anne Vieusseux, nell'autunno 1801 Pierre torna a Porto
Maurizio. Da Lione e da Parigi ha ricevuto buone notizie da Giovan Pietro circa la possibilità di riprendere il commercio degli olli e Castagne lo
aspetta per firmare gli atti di una nuova ragione sociale. Spera soprattutto· che il ripristinato clima di pace porti con sé un abbassamento dei
prezzi delle assicurazioni sulle merci, rendendo meno difficoltosi gli
scambi ed' altro canto l'autorità napoleonica pare volersi impegnare in
un potenziamento della rete stradale e nell' opera di protezione dei
«negozianti» d~lla Liguria; se la borghesia non può più tutelarsi da
sola, almeno che sia difesa da quello strano soggetto politico che anche
nel lessico dei Vieusseux va acquisendo il nome di «Stato» e nell'accezione napoleonica appare ai loro occhi sinonimo di grande praticità 85 •
Intanto Pierre comunica al figlio, ancora domiciliato a Parigi in rue de
Montblanc presso il cugino Dominique André, di aver aperto un magazzino di vini e di disporre di un locale di cui non ha deciso la destinazione; pensi dunque lui a suggerirla, magari ricorrendo a giornali parigini
da dare in lettura e a libri che possono pervenire dal negozio livornese
degli Aubert, sempre più presente nelle registrazioni del copialettere dei
Vieusseux 86 • L'alternativa è quella di migliorare la qualità degli olli
84 A Porto Maurizio erano pervenute costantemente notizie dal Désert circa gli spostamenti
di Pierre e quelle spedite dalla Francia, in particolare da Lione, Digione e Auxerre, da Giovan
Pietro Vieusseux (Ivi, Copie de lettres a nos assocws et autres lettres particulieres commence le
4 septembre 1801 etfinis le 5 fevrier 1802). 1110 settembre, Pierre aveva steso, in una lunga lettera, un dettagliato resoconto del matrimonio della figlia Sophie con Jean Peschier, avvenimento
definito decisivo per le sorti delle due famiglie in termini commerciali.
85 Cfr. ARCHIVIO CALSAMIGLlA DI IMPERIA, Lettera di Pierre Vieusseux a Giuseppe Calsamiglia, 19 giugno 1805. Pierre si dice certo della riuscita dei progetti napoleonici, che avrebbero
garantito, a suo dire, la ripresa commerciale sia di Porto Maurizio che di Oneglia, intensificando
i legami fra i due centri. Dalla medesima lettera si apprende della grande intimità di Giovan Pietro in casa Calsamiglia, dove era considerato come «uno dei membri della famiglia»
86 ARCHIVIO STORICO GABINETTO VlEUSSEUX FIRENZE, Copie de lettres a nos assocws, ciL,
lettere 23 e 30 novembre 1801. Nel gennaio successivo, poi, Pierre si recò a Livorno ed anche qui
valutò la possibilità di avviare un' attività di smercio di «gazzette», appoggiandosi ai Senn (Ivi,
lettera> di Pierre Vieusseux ad Angelo Morchio, 4 gennaio 1802). Un ruolo particolare avrebbero
dovuto assolvere in questa nuova iniziativa i direttori della posta, già utilizzati per il trasferi-
32
Alessandro Volpi
smerciati, occupandosi anche della produzione, cui abbinare il commercio della canapa.
Le risposte di Giovan Pietro sono spesso interlocutorie e solo nel
febbraio del 1802 esprime il proprio parere favorevole ad un «negozio»
di libri 8ì . Olii e vini, tuttavia, hanno nuovamente la meglio, per quanto sul finire del 1803 la pessima annata del raccolto, numerosi creditori insolventi ed alcune operazioni errate conducevano al fallimento la
Castagne, Vieusseux et C. A nulla era valso il recente viaggio, compiuto da Giovan Pietro, che lo aveva portato tra il settembre 1803 ed il
gennaio 1804 a ripercorrere la Francia e la Svizzera, viaggio durante il
quale la tappa più significativa era stata costituita dalla sosta a Milano,
città giudicata vivacissima grazie all'amministrazione napoleonica,
decisamente «italiana»88, Soprattutto era rimasto colpito dal fatto che
qui la rivoluzione non aveva prodotto i dissesti che l'avevano accompagnata altrove, ma anzi aveva costituito la premessa per una «certezza
della vita)} destinata a favorire un enorme afflusso di forestieri, dimostrando agli occhi dello sbigottito Vieusseux la possibilità per la
«repubblica» di conciliarsi con una sostanziale stabilità sociale; forse,
pensava, si doveva trattare di un'eccezione. Le occasioni per l'esercizio delle capacità descrittive non erano mancate neppure compiendo il
tortuoso itinerario, lungo il quale Vieusseux ripete a più riprese la sua
predilezione per i sobborghi, per l'entroterra, per le frange di campagna che entrano in città piuttosto che per i centri popolosi 89 , Meno
gratificanti risultano invece i contatti mercantili che rivelano un mondo ormai sulla difensiva e poco incline ad aperture di credito; le guerre hanno cancellato, dichiara Giovan Pietro, ogni parametro di giudi-
mento delle cambiali. Si tratta di un elemento, quest'ultimo, che vale la pena di sottolineare dal
momento che anche Giovan Pietm Vieusseux dUl"ante gli anni venti si sarebbe ampiamente servito di tali figure pelo la disll'ibuzione di periodici e pubblicazioni.
"7 [vi, Copie de lettres particulier, 6 fevrier 1802 aujanvier l803, lettel"a di Pierre Vieusseux a Giovan Piell'o Vieusseux, 15 febbraio 1802. Giovan Piell'o sta svolgendo in questi mesi
un'attività fondamentale per le sorti della ditta di famigUa; durante il suo soggiorno in Francia,
infatti, oltre che della scelta delle melTi da commel"cial"e, delle piazze e delle Case mercantili a
cui l"ifel'irsi, si occupa anche del complesso sistema delle assicurazioni mal'ittime e dei bastimenti
sui quali effettuare i cal'ichi, acquisendo una preparazione «economica» di P,"imo piano, come
lui stesso faceva Sapel"e al padl"e (lvi, lettera del 6 febbl"aio 1802).
88 BIBLIOTECA NAZIONALE CENTRALE FIRENZE, Vieusseux 137, Il, 2, Voyage de Port Maurice à Paris par l']talie et la Suisse commancé le 6 Xembre 1803
89 l vi.
Storie familiari: i Vieusseux e i Sismondi
33
zio della credibilità individuale, che non sia un fatto puramente
momentane0 90 • Sembra profilarsi, nelle dubbiose espressioni indirizzate
al padre, un'asimmetria fra il tempo della morale ed i tempi storici, che
hanno velocità differenti e producono una sorta di schizofrenia nei
giudizi umani, di cui proprio la sorte del mercante, figura di «confine»,
subisce i danni maggiori.
La dichiarazione di bancarotta, pronunciata dal tribunale di commercio di Genova nei confronti di Pierre Vieusseux, rappresenta la
sanzione formale e personale di una simile crisi avvertita come collettiva ed epocale. L'anziano negoziante, disarmato, non ha altra soluzione
che fidare nell'unica risorsa rimastagli, costituita dalla «bontà» della
famiglia. Non ha il coraggio di tornare da sconfitto a Ginevra o presso
l'accogliente casa di Théodore Rivier che certo sarebbe stato messo in
imbarazzo dall'ospitare un personaggio a cui la fortuna aveva così chiaramente voltato le spalle. Preferisce quindi trasferirsi dai Senn a Livorno, città più anonima ma dalle favoleggiate risorse in termini di «spirito commerciale», di cui Pierre sperava di beneficiare soprattutto per gli
inquieti figli. «Mio padre - scriveva Giovan Pietro a Saverio Calsamiglia - è stato sempre troppo infelice per poter osar comminciare nuovi
affari, è troppo avanzato in età, ai suoi figli deve lasciare la cura di pensare all'avvenire e all'onore della sua memoria. D'altronde esso può col
suo travaglio giovare di molto al mio cognato e perciò ha deciso di fermarsi per sempre in Livorno»9J. In realtà, per qualche mese Pierre
aveva pensato anche a Napoli come possibile destinazione, ma il fallimento del fratello Michel, che era stato rovinato dall'assalto piratesco
portato ad alcuni bastimenti carichi di sue merci, gli aveva fatto cambiare idea92 .
90 ARCHJVlO STORICO GABINETTO VIEUSSEUX FIRENZE, Copie de lettres particu/ier, cito, leltera eli Pierre Vieusseux a Giovan Pietro Vieusseux, 31 marzo 1.802.
91 ARCHIVIO CALSAMIGLlA IMPERIA, letlel'a di Giovan Pietro Vieusseux a Saverio Calsamiglia, 22 fiorile XIII. In una letlera del 20 gennaio 1834, scritta dopo poco più di un anno dalla morte del padre ed indirizzata a Giuseppe Calsamiglia, Giovan Pielro così tornava a ricordare
il momento del trasferimenlo: "Mio padre. come sapete, lasciando Porto Maurizio fece ai creditori di Castagne, Vieusseux et C. abbandono univel'sale, e talmente integrale che non avrebihe saputo dove dare del capo non fosse stato accolto amorevolmente dal Senn di Livorno.
Presso Senn egli ha lavorato come commesso fino al tanto che le SUf" fOLze gli hanno pennesso di
lavorare» (lvi).
"2lvi, letlel'a di Piene Vieusseux a Giuseppe Calsamiglia, 28 marzo 1806.
34
Alessandro Volpi
Dai primi mesi del 1804, dunque, la città labronica diventa la residenza principale del nucleo Vieusseux, composto da Pierre, dai figli
Paul e André e dalla figlia Suzanne, moglie di Pierre Senno Qui,nelle
lunghe giornate oziose, passate a leggere i classici latini e le novità inglesi e francesi 93 , Pierre Vieusseux, che solo in parte nùnima è coinvolto dai
Senn nella ditta familiare 94, trova il tempo per assistere, con grande
regolarità, ai culti della locale chiesa protestante, incontrandovi madame Sismondi95 , allora quasi sessantenne e ricevendo da lei sollecitazioni continue a stabilire una corrispondenza non occasionale con il figlio
J ean-Charles; a lui, chiarisce la madre, Pierre avrebbe potuto spedire
le prove che sta compiendo per la stesura di un trattato sulla coltivazione delle olive 96 o l'ancora più interessante studio che intende dedicare, come ha scritto anche all'amico Calsamiglia, alla scottante questione dei «corsari barbareschi»97.
Dopo i primi incontri a Livorno, si moltiplicano le visite compiute a
Valchiusa e quelle presso la dimora pesciatina di Anton Cosimo Forti,
che aveva sposato nel 1798 Sara Sismondi 98 • La loro figlia, Irene, si era
ammalata in tenerissima età di spondilite tubercolare, rendendo la casa
93 ARCHIVIO STORICO GABINETTO VIEUSSEUX FIRENZE, Casso III, ins. 33, lettera di Pierre Vieusseux a Giovan Pietro Vieusseux, 28 aprile 1804. Appena trasferito a Livorno, Pierre
Vieusseux cercò di far pervenire da Porto Maurizio i libri che li aveva lasciato e che erano
appartenuti a suo padre (ARCHIVIO CALSAMIGLIA IMPERIA, lettera di Pierre Vieusseux a Giuseppe Calsamiglia, 28 aprile 1807).
94 In realtà Pierre aveva cercato in vari modi di legare la Senn, Guebhard et c. ad alcuni
suoi vecchi corrispondenti liguri, incontrando tuttavia solo una timida disponibilità. Più convincente sarebbe stato invece Giovan Pietro che persuase Pierre Senn della possibilità di rifornire clandestinamente il mercato inglese con olii provenienti dalla Riviera sanremese e con le
telerie prodotte dai Devillas Béchet a Sedan (Cfr. Lettera di Pierre Vieusseux a Giuseppe Ca1samiglia, 21 febbraio 1806, ARCHIVIO CALSAi'\iIGLIA IMPERIA). Tuttavia le difficoltà manifestatesi nel corso del 1806 per effetto degli eventi bellici indussero i Senn ad accantonare l'ipotesi del
commercio oleario (Ivi, lettera di Pierre Vieusseux a Giuseppe Calsamiglia, 30 settembre 1806).
95 A. FRENES, Jean-Pierre Vieusseux, ciI. pp. 8-9.
96 ARCHIVIO CALSAMIGLIA IMPERIA, lettera di Pierre Vieusseux a Giuseppe Calsamiglia,
13 giugno 1806. L'obiettivo di Vieusseux era quello di fornire indicazioni circa «il metodo di col·
tivare gli alberi d'olivi», basandolo su «massime generali applicabili a tutte le qualità di alberi
e a tutti i terreni di collina che sono vicini al mare» (ivi).
97 I vi, lettera 24 luglio 1807.
lò 98 V. PAPINI, Lafigura di Francesco Forti nel primo periodo del Risorgimento italiano,
TOI'ino, Deputazione subalpina di Storia patria, 1967, p. 17. Cfr. anche M. CHIOSTRI, Lafamiglia Forti di Pescia attraverso l'epistolario di J. C. L. Simonde de Sismondi e L. CORRADINI
PETROCCHI, L 'ambiente familiare e lafigura della madre, Sara Sismondi, entrambi in Francesco Forti, Atti del Convegno di Studi, in «il Vieusseux», 1989, pp. 16-26 e 9-15.
Storie familiari: i Vieusseux e i Sismondi
35
il luogo di frequentazione abituale degli amici più cari 99 ; un ambiente
che Pierre tuttavia sembrava non apprezzare, infastidito dal bigittismo
di Anton Cosimo e dai suoi frequenti litigi con la moglie che annotava in
un minuzioso diario gli innumerevoli tradimenti del marito lOo . Si trovava sicuramente meglio a Valchiusa, tanto da risiedervi per intere settimane l01 , facendo compagnia ad Henriette che viveva nell'estasiata contemplazione delle glorie del figlio, ospite dal1800 del cenacolo di Coppet
ed ormai in regolare corrispondenza con Constant l02 • Jean-Charles aveva pubblicato il Tableau dedicato alla Toscana e lavorava ora alla
Histoire delle repubbliche italiane, il cui primo volume, uscito neI180?,
si era premurato di spedire a Livorno a Pierre Vieusseux che si era precipitato a Pescia per ringraziare.
7. Colloqui e lettere
I due avevano avuto modo di conoscersi assai bene in questo breve
torno di anni, precedenti il viaggio a Vienna di Sismondi e tra loro si era
creata un buona intesa, così almeno affermava a più riprese l'anziano
Vieusseux l03 • Nei suoi resoconti a Giovan Pietro, Pierre descrive un
Jean-Charles infastidito dalle eccessive chiusure della buona società
pesciatina, che sembra dipendere da scarse letture ed in particolare
dalla pressoché totale assenza di giornalil 04 • L'unica risorsa in tal senso
proviene dal libraio fiorentino Guglielmo Piatti, ma è ancora troppo
poco e, sottolinea Pierre, Firenze, così fittamente attraversata da stranieri, sembra inspiegabilmente carente di simili oggetti della cultura,
99 Ivi, p. 24. Sismondi padre, per tutelal"e l'autonomia religiosa della figlia, aveva pl"eteso
l'inserimento di un pieno ,"iconoscimento di essa tra le clausole matrimoniali imposte ad Anton
Cosimo, che si impegnava a consentire alla moglie di pl"endere parte alle cerimonie della cappella
protestante di Livorno e a non «inquietarla» in matel"Ìa di fede.
IliO Ivi:p. 25.
101 ARCHIVIO CALSAMIGLIA IMPERIA, lettera di Pierre Vieusseux a Giuseppe Calsamiglia,
28 aprile 1807.
102 Cfr. N. KiNG, l.D. CANDAUX, La correspondance de Benjamin Constant et de SismonIl
di (180/-1830), Ginevra, Droz, 1980. Hem"iette lasciò Valchiusa pel" Ginevra soltanto due volte prima della morte avvenuta nel 1821; nel 1802 e nel 1810, alla scompal"sa del marito, quando e"a tornata in Svizzera con il figlio per sistemal"e gli affari familiari.
103 AnCHIVIO STORICO GABINETTO VIEUSSEUX FIRENZE, Casso III, ins. 36, lettel"a di Pierre Vieusseux a Giovan Pietro Vieusseux, 20/22 maggio 1810.
lQi C.C.L. SISMONDI, Epistolario, I, p. 163.
36
Alessandro Volpi
tanto richiesti l05 , Dei racconti di questi colloqui, è certo che Giovan Pietro conservava memoria, se è vero che nel maggio del 1808, nella più
nera disperazione in cui era stato gettato dalla carcerazione ad Anversa
con l'oscura accusa di aver violato il blocco continentale svolgendo intermediazioni per la casa Sautter l06 , si sentiva in dovere di far sapere al
genitore di aver letto con estrema attenzione De la richesse commerciale, cercandovi gli elementi cui ancorare la propria vicenda biografica lOi ,
Gli era piaciuta in modo particolare la «préface», in cui aveva trovato
definita una «scienza di Governo» che aveva «pour but, non point des
intérets éloignés, et SUl' lesquels nous pouvons à peine avoir une légère
infiuence, mais tout ce qui nous touche de plus près, tout ce qui nous
importe le plus, nos loix, nos moeurs, nos propriétés, notre religion,
no tre liberté, quelquefois meme notre existence» 108, Esisteva dunque
una dimensione collettiva, «pubblica», degli interessi e dei caratteri
individuali che non significava la dilatazione di tanti egoismi amorali, ma
la loro sublimazione, non sottoposta pertanto a restrizioni, ma anzi
necessario oggetto di attenta ricostruzione ad opera di una «scienza»,
Non avevano alcun senso allora, proseguiva Vieusseux, le interferenze
esercitate nei confronti di questo complesso di segni d'identificazione di
una comunità da parte di provvedimenti mossi unicamente da presunte
ragioni di stato, e più esplicitamente dalla ambizione napoleonica perché
secondando una nozione così limitata del potere non si riproducevano
che privilegi e si impediva l'operare delle istanze collettive a cui Sismon105 In una lettera al figlio. datata 24 agosto 1810 e dil-elta al figlio, PielTe si era spinto a contI'appone la maggiore vivacità culturale di Pisa, città universital'ia dove esisteva una buona circolazione di libl'i e giomali straniel'i, ['ispetto alla stagnante condizione di Fil-enze (AnCHIVIO
STORICO GABINETTO VIEUSSEUX FIRENZE, Cass., III, ins. 36).
10(, Dal 1804. dopo il fallimento dell'ultima l'agiOnt' sociale del padre,. Giovan Pietro aveva
iniziato a lavol'are pel'la sede di Anversa della Casa Sautter fl'èt-es et C., ol'iginaria di San Gallo. Due anni più tardi el'a riuseito a divenime socio, allorché l'impl'esa si el'a l'istruttUl'ata con
l'apporto dei capitali di Lotus Bourdillon e Jean Etienne Allamand: Giovan Pietro non aveva partecipato alla u'asformazione con fondi propri, ma il riconoscimento della qualità di socio gli era
del'ivato dall'impegno assunto come "diI'eUore,. mt>rcantile della medesima sede di Anversa.
IO; Ivi, ins. 12, lettera di Giovan Pietro Vicusseux a Pien'e Vieusseux, 14 maggio 1808. Giovan Pietro sarebbe tornato a fal'e esplicito riferimeuto alla neceessità di migliorare la sua
"pre'parazione» cultUl'ale in lIna lettera al padre, spedita da Parigi il3 apI'ile 1809 (Ivi, ins.B),
e in una successiva da Bruges, datata 20 agosto 1811 (Ivi, ins, 14). In entl'al1lbi i casi indicava
nell'economia politica la "scienza» più adatta a miglioraI'c la sua natura di negoziante e quella
capaee di u'asformare tale professione in un'attività di "utilità,. genel'ale.
108 J.C.L.S. SrsMONDI, De la richesse commerciale OLt principes d'économìe politiques
appliqués à la législatioll du Commerce, Ginevra, Paschoud, 1803, p. Hl.
Storie familiari: i Vieusseux e i Sismondi
37
di faceva riferimento. Nuovamente biografia e considerazioni politiche si
sovrapponevano: l'arresto, frutto di un delatore che aveva tradito la
buona fede mercantile, era stato reso possibile, così come la lunga carcerazione ad Anversa ed a Parigi, per l'esistenza di una caotica normativa sulle «licences»109 , sulle possibilità di commerciare accordata solo ad
alcuni negozianti, che infrangeva apertamente, secondo quanto Giovan
Pietro avrebbe ribadito nel 1812, quell'uguaglianza di condizioni d'ispirazione sismondiana llo . Il potere napoleonico aveva ormai ampiamente disilluso i Vieusseux che, dopo avervi individuato un possibile
argine ad una condizione puramente occasionale del vivere sociale, grazie all'adozione di regole «certe» e paritarie, fin dal 1805 si andavano
domandando in che cosa consistesse questa legiferazione del «Grande
Impero», se non nell'uso arbitrario proprio della norma stessa 1Il •
Ma nel volume dell'illustre ginevrino comparivano notazioni ulteriori
per il futuro stesso del negoziante in quel momento detenuto. La scienza
di govenlo, insieme all' «economia politica», che ne costituisce un indispensabile supporto, hanno l'obbigo, per essere veramente «utili», di
bandire da sé qualsiasi traccia di «pedanteria», di mera erudizione,
cancellando le preclusioni e le distinzioni nei confronti di chi non possieda i crismi di una sapienza quasi professionale. Se esiste un nesso
stretto fra scienza di governo e ricchezza commerciale, allora la prima
deve essere comprensibile e praticabile da chiunque, superando i clubs
di letterati, di scienziati e di quant'altro ll2 . È necessaria invece una
grande capacità di sintesi e di osservazione dei fatti sociali, un' analisi
concreta, materiale, quella che Chateauvieaux chiamava la «description
méthodique»113 , che non prescinda però dal peso che le idee fanno gravare su tale prassi. Si tratta, in altre parole, della prerogativa tipica del
109 ARCHIVIO STORICO GABINETTO VIEUSSElJX FIRENZE, Casso III, ins 12, lettera di Giovan
Pietro Vieusseux a Pierre Vieusseux, 14 maggio 1808.
110 Lo scritto di Vieusseux è riportato, in parte, da L. NEPPI MODONA, Giampietro VieussellX, ciI. 9. Piuttosto che mantenere in vita un sistema di privilegi, concludeva Vieusseux, sarebbe stato meglio vietare del tutto il commercio con i <<nemici» dei francesi, garantendo così
comunque quella certezza normativa che a suo dire costituiva l'unica base possibile per mantenere in vita una traccia di attività mercantile.
III ARCHIVlO STORICO GABlNETTO VIEUSSEUX FIRENZE, Casso III, ins. 16, lettera di Giovan
Pietro Vieusseux a Pierre Vieusseux, 21 agosto 1805.
112 J .C.L.S.StSMONDI, De la richesse, cit., l, pp. VIII-XI.
ILl
Lettres écrites d'ltalie en 1812 et 13 a Mr. Charles Pietet par F. LuUin de Chateauvieux,
Ginevra, Paschoud, 1820, p. 87: <<le voudrais, Monsieur, vous faire un tableau de cette charmente
38
Alessandro Volpi
«negoziante», qualora con tale termine non si intenda il mercante chiuso negli angusti spazi del suo buio ed umido magazzino, ma un «viaggiatore», attento allo studio «de l'homme et des hommes», conoscitore della natura umana, «l'état et le sort des sociétés en différens tems et en
différens lieux»II4. Il nuovo soggetto della storia sembra essere per
Sismondi un viaggiatore, termine con cui Pierre Vieusseux ed Henriette
Sismondi indicavano amorevolmente i figli nella reciproca corrispondenza, ed al tempo stesso un «economista». D'altra parte, questa era la
nozione di «négociant» che da Raynal a Condorcet fino alle recenti pagine della «Bibliothèque britannique» aveva trovato credito, rimuovendo
gli orpelli della vulgata, ormai tutta negativa, del mercantilismo tanto più
se esso veniva associato all'interventismo napoleonico Il5 . Giovan Pietro
appare folgorato da tale rappresentazione, vi concepisce la possibilità del
proprio riscatto; si riduce la distanza da quella sorta di redenzione dalle crudezze e dalle volgarità che stavano punteggiando la sua esistenza,
perché la strada del riscatto e della modernità è interna alla professione,
alla tradizione familiare, all'etica stringente del padre e del nonno. Non
gli resta che chiedere altri libri, per studiare l' «economia politica», la
«statistica», una nuova definizione del commercio. Soprattutto gli sembra indispensabile conoscere personalmente Sismondi ll6 ; ritorna l'immagine del modello da seguire, già trasmessagli da Pierre, che non manca di fargli sapere, forse senza troppo tatto, del contemporaneo viaggio,
iniziato da Pescia nell'aprile 1808, che Jean-Charles sta compiendo, in
compagnia di Madame de Stael verso l'Austria e la Germaniii ll7 . Il riferimento esplicito alla Germania e alla musa di Coppet non è assolut;lmente gratuito; Pierre sa infatti quanto Giovan Pietro apprezzi la figlia
di Necker, delle opere della quale si era a più riprese dichiarato avido lettore, e conosce anche le ottime impressiom suscitate in lui dalla lettera-
contrée qu'on appelle la Toscane; car je ne peux pas essayer après M. Sismondi de vous décrire
les détails de son agriculture. Je cherche si je dois vous donner une description méthodique de ce
pays, ou bien vous raconter à mesure que je réussirai mieux en suivant cette dernière méthode, et
je vais l'essayer».
1\4 J.C.L.S.SISMONDt, De la richesse, ciI., I, p. XV.
ll5 Cfr. A. VOLPI, Vieusseux négociant, ciI.
116 «Cet ouvrage - scriveva Giovan Pietro al padre, riferendosi proprio a De la richesseme donne la plus grande envie de faire la connaissance personalle de M. Sismondi, et je donnerais beaucoup pour le lire avec lui» (ARCHIVIO STORICO GABINETTO VIEUSSEUX FIRENZE,
Casso III, ins. 12, lettera del 14 maggio 1808).
117 M. CHIOSTRI, Un viaggio d'altri tempi, cito
Storie familiari: i Vieusseux e i Sismondi
39
tura, dalla musica, e dalle donne tedesche, come il futuro editore
dell' «Antologia» non aveva trascurato di rilevare durante il breve soggiorno tedesco nella tarda estate del 1807 , dicendosi colpito dalla «amabilité» della popolazione tedesca 118.
Dalla fine del 1809, poi, il numero delle giornate passate da Pierre a
Pescia sembra ancora maggiore. Di qui spedisce persino varie missive al
figlio in cui gli racconta il trascorrere delle ore in casa Sismondi, esprimendogli il rimpianto per non avt(r saputo garantire a lui e a Paul un'educazione simile a quella ricevuta da J ean-Charles ed al tempo stesso
impartisce consigli morali ancora più severi, che si spingono a voler regolare anche la vita sentimentale dei figli 119. Lo sorregge soltanto la fiducia
circa le future possibilità per Giovan Pietro di raccogliere «le fruit des tes
peines», auspicio condiviso dalla stessa madame Henriette 120. D'altra
parte, avrebbe specificato poco tempo dopo, è stata la Provvidenza a
donare ai Vieusseux la grande ricchezza di una famiglia «allargata» in grado di ricompensare gli sforzi negletti dalla sorte, in un'ottica quasi dualistica del rapporto con il destino. Provvidenza e fortuna paiono a Pierre
sempre più, a differenza di quanto credeva in passato, due termini ben
distinti e solo la loro separata esistenza consente all'etica del mercante, più
volte rovinato, di sopravvivere agli insuccessi. Nelle sue meditazioni non
ha riserve nel definire i Senn «provvidenziali», così come avviene per i
Sismondi, partecipi di quella cerchia di «honnetès gens», che hanno saputo distinguere appunto la vera credibilità promanante dalla Provvidenza,
di cui essi stessi sono espressione, dall'effimera sorte, alterata e quasi
contraffata dal destino, dalla fortuna appunto l21 • La curiosità suscitata in
Giovan Pietro è tanta e durante un fugace transito per Ginevra, nel giugno
1809, si reca in Casa Odier e in Casa Simondi, purtroppo senza riuscire a
IIB ARCHIVIO STORICO GABINETTO VIEUSSElJX FIRENZE, Cass III, ins. 12, lettera di Giovan
Pietro Vieusseux a Piene Vieusseux, 18 settembre 1807.
Il. Così nel mal'zo del 1809 aveva fatto ripetute pressioni su Giovan Pietro perché cessasse di fl'equenta,oe more uxorio una donna che non riteneva adatta per il figlio: « Tu me dis que
le concubinage est admis dans le Code Civil et dans la Bible: cela peut-eh'e, pal'ceque les loix
humaines ne recherchent que les actions evidemment nuisibles à la société, et que les loix de Mo"lse n'existoient pas du tems des patriarches; mais ces memes lois soni bien loin de l'encourage,
et celle de l'Evangile le reprouvent» (Ivi, ins. 14, lettera di Pierre Vieusseux a Giovan Pietro
Vieusseux, 27 marzo 1809).
120 lvi, ins. 36, lettera di Pierre Vieusseux a Giovan Pietro Vieusseux, 22 maggio 1810.
121 ARCHIVIO STORICO GABINETTO VIEUSSEUX FIRENZE, Cass III, ins. 36, lettera 25 gennaio
1811.
40
Alessandro Volpi
trovarvi il corrispondente epistolare del padre 122 • Ad una vera e propria
riunione di famiglia partecipa invece quest'ultimo, che nei prinù mesi
del 1810 assiste alla morte dell'anziano Gédéon François Sismondi: «ho
dovuto assentarmi per tre settimane - scriveva a Saverio Calsamiglia - per
assistere in Pescia un amico mio moribondo del quale ho avuto il dolore di
raccogliere l'ultinù sospiri, e per consolare la sua vedova e la sua figlia» 123.
Durante il luttuoso soggiorno nella Valdinievole, compaiono anche altri
membri del clan Vieusseux, venuti a consolare gli amici ginevrini: la famiglia Peschier e i Rivier, sollecitamente chiamati da Pierre 124 •
8. L'incontro
Nel maggio 1812, ancora a Valchiusa, Pierre Vieusseux conosce Lullin de Chateauvieux, di passaggio per la Toscana durante il suo viaggio
italiano, e gli parla del figlio Giovan Pietro, proprio in quei giorni in partenza per una nuova peregrinazione che da Bruxelles, dove si trovava,
l'avrebbe portato in Svizzera ed in Germania. Di lì si sarebbe trasferito
a Parigi e poi a Vienna, nel difficile tentativo di sanare definitivamente le
pendenze giudiziarie a suo carico. Durante tali permanenze nelle principali capitali europee, Giovan Pietro scrive poco ai familiari e Pierre
informa di ciò, con preoccupazione, Jean-Charles 125 • Soprattutto cerca
da lui consigli e qualche favore. I favori consistono in alcune lettere da
indirizzare presso amici influenti che Sismondi, pensa Pierre, disponeva
in varie corti e sarebbero stati capaci di intercedere sulle guestioni legali del figlio. I consigli riguardavano le inquietudini espresse con sempre
maggiore insistenza da Giovan Pietro, che fatica a recuperare l'integrità di quell'onore, condizione preliminare per acquisire a pieno l'identità mercantile a più riprese prospettata dallo stessso Sismondi.
Ivi, ins. 13, lettera di Giovan Pietro Vieusseux a Piene Vieusseux, lO giugno 1809.
ARCHIVIO CALSAMIGLIA IMPERIA, lettera di Pierre Vieusseux a Saverio Calsamiglia,
22 maggio 1810.
124 L'episodio è ricostruito in una lettera del 7 gennaio 1823 di Pierre Vieusseux a Saverio
Calsamiglia (Ivi).
125 Cfr. A. FRENES, Jean-Pierre Vieusseux, ciI., p. lO. Nelle lettere spedite a Sismondi in
questi mesi, Pierre insiste sulla necessità di pervenire rapidamente ad una pace, quale che essa
sia, anche duramente avver'sa a Napoleone, perché solo dopo il raggiugimento di una tale COIIdizione generale la vertenza giudiziai'ia del figlio si sarebbe potuta risolvere.
122
123
Storie familiari: i Vieusseux e i Sismondi
41
Quanto poteva contare il discredito prodotto da un 'ingiusta opera di
demolizione compiuta arbitrariamente dall'autorità napoleonica e lasciata in eredità al futuro? Solo Sismondi sembra a Pierre adatto per fornire rassicuranti e convincenti risposte ad una simile domanda che lacerava il figlio; soltanto lui può razionalizzare quel complesso di «contrarietà» che sembrano dover affliggere la famiglia Vieusseux nell'attività
mercantile, riconducendole ad eventi esterni, estranei alle responsabilità
di Giovan Pietro ed escludendone il carattere «provvidenziale» 126.
Immancabile viene recapitata a Valchiusa, sul finire di febbraio
1814, l'ennesima lettera di Pierre Vieusseux che annuncia con soddisfazione il prossimo arrivo a Firenze del «viaggiatore», intenzionato ad
attendere in famiglia l'imminente conclusione della pace. È indispensabile dunque che i due «giovani» si conoscano; la richiesta non contiene
alcuna traccia delle formali convenienze né l'affettazione dell'atto dovuto, tutt'altro. Il vecchio padre lo ritiene un elemento assolutamente
necessario per il rasserenarsi dell'animo di Giovan Pietro. 1119 marzo,
Pierre scrive nuovamente a Sismondi e questa volta, a sorpresa, dopo
aver confezionato una puntuale presentazione, fa inserire dal figlio in
clùusura della missiva alcune righe, in realtà destinate a diventare una
lunga confessione delle sue convinzioni personali 127. Si tra tta di una sorta di preludio ad un possibile incontro, una prova che Giovan Pietro
dimostra di avvertire come cruciale, tanto è lo slancio, fin quasi eccessivo, messo nella scrittura: «Eh oui, monsieur, je :mis extd~mement flatté
de voir que vous jugiez comme moi les événements importants qui se passent aux environs de Paris et la confuite des puissances alliées»1211. Dopo
un simile incipit, segue la dettagliata analisi della situazione francese,
rispetto alla quale Vieusseux si augura la conservazione del potere napoleonico, temperato da una serie di controlli istituzionali,volti a renderlo
«juste, modéré et qu'il ne s' occupe plus qu' à réparer, par une administration plus douce et plus libérale, tout les maux qu'il a causés» 12'J, in
12"
L'idea
eht~
fosse stata la ste,;sa Provvidenza divina a coljJire duramenh> i Vieussenx per
il fatto di aver scelto una jJl'ofessione troppo attaccata al denaro fu espressa dallo stesso Giovan
Pietro ancora nel 1820, anuunciando a Saverio Calsamiglia la sua intenzione di aprire un
Gabinetto di lettura, quasi per mettel'e alla prova la giustezza di tale decisione rispetto ai voleri «superiol'j» (ARCHIVIO CALSAMIGLJA IMPERIA, lettera dellO gennaio 1820),
127 A, FRENES, }ean-Pien'e Viellssellx. cit., p, 12,
128
Ibidem,
12y
l.vi, p, 14,
42
Alessandro Volpi
una prospettiva dominata da un contrappasso dantesco. Soltanto così si
può evitare, a suo parere, il totale dissolvimento della terra che dichiara di percepire come la propria, utilizzando espressioni analoghe a
quelle impiegate, qualche mese dopo, da Sismondi per trasmettere alla
madre le reali preoccupazioni per l'imminente sparizione della grande
Francia 13 0. Forse Giovan Pietro, con tali notazioni, mette in essere una
captatio benevolentiae e quindi si sofferma su quanto Sismondi vorrebbe sentire e soprattutto cerca di restituire sulla carta ciò che crede
essere la sostanza del pensiero del ginevrino. Insiste così sulla sinonimia
tra liberalismo e moderazione, individuando i termini sentimentali di
una futura categoria politica tipicamente ottocentesca, condanna l'anarchia e considera l'invasione militare straniera la trasposizione concreta dell'immagine più drammatica della fine di qualsiasi identità.
Ritiene legittimo quindi richiamare il comune passato, trascorso a Ginevra, costellato di lutti ed esilii, conseguenti agli eccessi della politica e
delle armi 13l • Un percorso interno alla missiva dunque attentamente
congegnato, che Vieusseux sembra aver elaborato meticolosamente,
consegnando di sé l'immagine del gran conoscitore delle cose del mondo
e parallelamente dello svizzero sradicato che ha trovato in Francia la
geografia del proprio spirito; assai meno chiari sono i riferimenti alle
difficoltà del «negoziante», che paiono confinati soltanto sullo sfondo, in
attesa di essere ripresi in, auspicati, colloqui futuri. Dalla lettera si
apprende anche che Giovan Pietro aveva spedito a Sismondi una precedente missiva da Vienna e quest 'ultimo gli aveva cortesemente risposto, ma è proprio il tono superficiale della cordialità che il figlio di
Pierre vuole definitivamente rimuovere nel rapporto tra i due, appellandosi apertamente alla necessità di una vera e propria guida, cui sottoporre i suoi futuri progetti, i quali, lascia intendere, coinvolgeranno
quella dimensione culturale dell'attività mercantile che solo Sismondi
può competentemente chiarirgli l32 •
1:10 Com'è noto, nell'apl'ile 1815, durante l'esperienza rlei "Cento giorni», Sismondi aVl'ebbe scritto a vari suoi corrispondenti, in particolal'e agli amci inglesi, scongilll'anrloli di fal'e pl'essioni sui loro governi per evitare il ripetersi di nuovi scontri con la Francia del ritornato Napoleone, di quel "nuovo» pel'sonaggio dal quale Sismondi si dichial'ava ol'a serlotto (Cfl'. La l'accolta di lettere, tradotte in italiano da E. Emanuelli, G.C.L. SrSMONDI, Parigi 1815, Milano, rli
Uomo, 1945, in p3l'ticolal'e pp. 65-66).
131 A. FRENES, Jean-Pierre Vieusseux, cit., pp. 12-13.
l:l2 lvi, p. 15.
Storie familiari: i Vieusseux e i Sismondi
43
Superati i timori iniziali, Giovan Pietro indirizza a Valchiusa una
nuova lettera il 12 aprile, il giorno dopo l'abdicazione di Napoleone.
Mittente e destinatario sono informati del fatto, cosÌ come sanno dell'ingresso delle truppe alleate a Parigi. Il tono della missiva è amaramente sconfortato; i francesi stanno perdendo ogni dignità e si teme il
destino incombente della nazione occupata. Vieusseux avanza dubbi
sulle reali prospettive di ripresa per la sua attività commerciale che
non avrebbe potuto non avere il proprio principale mercato Oltralpe,
ma cosa commerciare, si domanda, in una zona privata di ogni
libertà? Come assolvere ai doveri del mercante che intende «conoscere» i suoi interlocutori se tale conoscenza è privata di ogni contenuto
non puramente materiale?u:J Non è dato di sapere con certezza quali
impressioni avessero suscitato in Sismondi queste considerazioni cosÌ
dense e quasi febbrili, a dispetto del tanto celebrato spirito di moderazione. È probabile tuttavia che avessero suscitato in lui la curiosità
di conoscere il figlio di Pierre, costretto a percorrere a tappe forzate
l'Europa all'inseguimento paradossale di una stabilità patrimoniale, e
mentale, che una famiglia tribolata gli aveva indicato come indispensabile, impedendogli però di fatto di raggiungerla. Già 1'8 aprile, Giovan Pietro aveva fatto sapere ali' amata zia Susanne Rivier-Vieusseux
che avrebbe dovuto incontrare <<!'unique individu aujourd'hui en
Toscane avec lequel on puisse raisonner sans aigreur sur les événemens du jour», in quanto dotato di «une manière de voir toute impartiale et philosophique» 1:34. L'incontro avviene poco dopo; il 23 aprile
Giovan Pietro si reca a Valchiusa da solo, volutamente senza il padre
per testimoniare di un'acquisita autonomia nel rapporto di amicizia,
e si trattiene con Sismondi a lungo, tanto da sentirsi in dovere il giorno seguente di indirizzargli una lettera in cui associa il ringraziamento per l'ospitalità alle scuse per aver provocato un' eccessiva perdita di
tempo l35. Due giorni piÙ tardi, Vieusseux partiva per Bologna, ancora
sulle tracce della sua controversia legale, mentre Sismondi, in estate,
tornava a Ginevra.
U3 Ivi, p. 17.
l" Lettera riportata da L. Tonini in G.P. VIELISSElIX, JOt~rnal-ltinérairede "U)n voyage en
Europe,cit.,p.129.
us A. FRENES, Jean-Pierre Vieusseux, cit p. 17, t' G.P. VI EliSSEUX, Jonrnai-ltinéraire, ciI.,
p.130.
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Alessandro Volpi
Il 13 maggio, Giovan Pietro che a più riprese aveva sollecitato il
padre ad informarsi presso i Sismondi, dove continuava ad essere di
casa, circa l'impressione fatta, ottiene notizie rassicuranti: gli amici di
Pescia si sono congratulati con lui per avere un figlio che è un «mirable
homme sous l'apparence de quel on decouvre clairement l'honnete horume» 136. La simbolica conclusione di questa lunga genesi di un'amicizia
importante data i primi giorni di ottobre. Giovan Pietro Vieusseux, all'inizio del viaggio che lo avrebbe portato fino in Russia e destinato a rivelarsi fondamentale per la sua vicenda biografica, fa visita a Jean-Charles Sismondi nella sua dimora di Ginevra, dopo averlo cercato invano a
Pescia presso l'anziana madre. Raccoglie così la benedizione ed i consigli con cui guardare al nuovo mondo della restaurazione. Si tratta in
realtà di un inizio, però, se si pensa al fitto scambio epistolare intervenuto durante il lungo itinéraire nel Nord Europa l37 , alla presentazione
ottenuta grazie a Sismondi di figure come Friederike Brun e l'economista russo Storch e soprattutto qualora si tenga presente il ruolo di
Sismondi, per molti versi ancora tutto da studiare, circa la messa a
punto da parte di Vieusseux della sua idea di giornale. A Sismondi, Giovan Pietro chiede consigli puntualissimi sui modelli da seguire in tema di
periodici e sui libri da fare oggetto di presentazione in un'ipotetica rivista, ricevendone suggerimenti altrettanto precisi e al tempo stesso consolidando quella che era ormai una ben avviata amicizia. Nel corso del
giugno 1819, Pierre si rivolgeva al figlio per riferirigli l'interessata richiesta di Sismondi che intendeva sapere se il «viaggiatore» aveva sentito
parlare dei suoi «nouveaux principes d'Economie Politique» 138 e lo invi-
1)6 ARCHIVIO STORICO GABINETTO VrEussEUX FIRENZE, Casso Hl, ins. 36, lettera del
13 maggio 1814.
137 Una significativa selezione del carteggio intercorso tra Giovan Pietl'o Vieusseux e
Sismondi, durante il lungo viaggio compiuto dal figlio di Piene, è stata pubblicata da L. Tonini in G.P. VIEUSSEUX, Journal-itinéraire, cit., pp. 129-173.
1.38 AncHI\'lo STORICO GAlJlNErrO VlEUSSEUX FIRENZE, lettera di Pierre Vieussellx a Giovan
Pietro Vieusseux, 12 giugno 1819. ,de suis à la campagne Forti distinte de Pescia comme le Désert
de Lausanne; - scriveva Pierre- je promene de bon matin dans le gros du jour, je lis, j'ecris, ou je
dors:le soir je vais faire une visite à la famille Simonde». Nel maggio di quello stesso anno, Pierre
aveva messo in contatto Henr:iette Sismondi, che si stava interessando «pour Wle fenune qui souIfre
et est tres tonnentée du vel' solitaire», con Jean Peschier, il quale avrebbe dovuto consult3l'e alcuni celebri «chirurghi» francesi (Ivi, ins. 38, lettera di Pierre Vieusseux a Giovan Pietro Vieusseux,
21 maggio 1819). Dalla medesinla missiva emerge la grande intimità del vecchio Vieusseux in casa
Sismondi: «Quoique Mad. Sismondi ne soit pas malade à se mettre au lit, elle a eu des jours de mal
aise, ou mon assiduité aupres d'elle m'a paru soulager elle et sa fille, ne fUt-ce que par mes lectures
Storie familiari: i Vieusseux e i Sismondi
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tava ad usufruire della sua ricca biblioteca, dove già Pierre faceva le sue
letture J39 • Ma c'era di più; Sismondi sembra essere convinto anche delle
capacità di scrittura dell'inquieto amico. Nello stesso mese, dopo aver
rimediato un desolante rifiuto dalla «Bibliothèque UniverseUe» a pubblicare i suoi lavori, Giovan Pietro riceve dal padre una confortante notizia. I redattori del periodico ginevrino sono diventati «d'une extreme
timidité», si è lamentato Sismondi con l'anziano Pierre; si sarebbe intressato lui dunque a trovare una sede piÙ adatta alle fatiche di Vieusseux
rivolgendosi a qualcuna delle piÙ note riviste parigine presso cui era ben
introdotto: «Il ne sera pas difficile de la faire agréer par quelqu'un de
ceux qui sont le plus estimés, en y faisant tel amendemens qu'il pourroit
juger convenables»J4o. È facile intuire quanto una simile attestazione di
stima potesse aver rincuorato il futuro direttore dell' «Antologia» l'~I.
Vorrei terminare qui questa annosa storia, concludendola con un
lieto fine che non lasci aperti troppi interrogativi; tuttavia, la ricca
documentazione deJle Carte Calsamiglia, più volte richiamata, fornisce
gli elementi per un ultimo, gustoso, «coup de théatre». Nella già ricordata lettera del 20 gennaio 1834, in cui Giovan Pietro Vieusseux tracciava a Giuseppe Calsamiglia un bilancio della propria esperienza biografica e familiare, appare un indiretto, quanto interessante, riferimento a Sismondi. Dopo aver sottolineato infatti i dissesti finanziari provocati alla sua situazione patrimoniale dal fallimento paterno e dalla
carcerazione ad Anversa, il direttore dell'»Antologia» chiariva l'asso<rli faisoient divcrsion à St'"S inqnit'tudl'"s, l't lni t'vitoient la tl'lItation dt' fatigller ses yeux l'n lisnnl
eUe memr. C'est daus trois jOllrs C[n'ellt' espe"e de voir anive)' son fils et sa helle fillt'».
!:l') Ivi, lettera di Pien'e Vie.usseux a Giovan Pietro Vi<òn",.ux., 26 giuplO 1131'); " l(' conti·
nue à passer hien 1110n tl'ms iei; le t<òIlh favorises IIIt'S promenadt's et la hihliotht-lfuC de MI'.
SismoJldi m'est d'une gnmd,' 1·t'SSOUITt'. lt' lis à p n's t' Il t It's quatr<' ('o,wordats dt' Mr. Dt' Pradl,
onvragr orig:inal ('olllnw tOllt C" qui cst soeti rlt-Ia plunw de ('d alwiell Ard]('vf,qlll' dc Maliul's,
et qui donnt' hi,>n des IUllliers SUI' les p,'oeedcs rcspt'ctifs dr NapolroJ1. du PapI:' et du Cle':gé
françois. Quand jl:' l'aura i fini je commt'nceeai l'ouveage nouveau dt' notI'<' ami snl'l'pcOUOlllit'
politique: ton suffeagc Ini à fait plaisir. lt' dis qllc jc cOl11mencel'ai. C[niUe il l'achever à Liv011I"
ne, si je n'l'n ni pas le tems ici».
l'", Ivi, lettera di Pierre Vit'ussellx a Giovan Pidl'o Viellsscllx, 26 gillgno 1819.
'·11 Nel luglio Pierrt' Vit'ussellx sarchhe tornato sul "'lI1a d,,1 rapporto con i Si;;l1londi,
invitando il figlio a fare Im'o IIna visit,,: "Depllis Flol'en,'t' tUl'oll'Tois l'asSl~r pa,' Pe;;cia, alleI'
deseendre avant d'y alTiVI')' ,·hez MI'. Foni à sa campagne d.tt' la hotleglliua., t"y arrt'W" .J,>ux
OLI trois jours., prelldn' qudqu,,, notious d" papeleries. fairl:' visite aux amis SiSl1londi, 11'111' con·
signer la eroix d'or, fairt' c.onnissance de Si~.r Antonio Forti, mai l'n ga"dent par devel:s foi tes
idées liberales . soit en rdigion soit t'II politique; siuO\1 tu te dp(Teditt'rois» (1vi, lettel'" dd 22
luglio 1819).
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iuta insufficienza delle «poche migliaia di lire, frutto delle mie peregrinazioni per la Casa Senn» per «mettere su il mio Gabinetto di Firenze».
Da dove provenivano dunque i capitali necessari a tale impresa, se,
oltrettutto, il ginevrino dichiarava di essere stato nel 1819 ancora debitore dei Sautter per 1200 franchi, degli André per 7000 e dei Selln per
6000? La risposta veniva fornita poche righe dopo nella medesima missiva, allorché Vieusseux rende noto un prestito ricevuto da Eynard, per
6000 franchi, e da alcuni, non precisati, membri della famiglia per altri
20 mila franchi, che si sarebbero mossi in soccorso dell'idea del Gabinetto dietro sollecitazione di un «influente» amico, autore di alcune
note opere di «economia politica» 142. I soldi e l'interessamento per
l'iniziativa culturale di Vieusseux avevano un'origine comune e questa
portava diritta al cuore della Svizzera.
1'12 ARCHIVIO CALSAMIGLIA IMPERIA, letter'a di Giovan Pietro Vieuessuex a Giuseppe Calsamiglia, 20 gennaio 1834. Nel 1819, anche Paul Vieusseux aveva numel'Osi debiti con gli amici svizzeri, in particolare doveva circa 15 mila lire genovesi ai Rivier ed ai Coulon (ARCHIVIO
STORICO-G.illlNETTO VIEUSSEUX FIRENZE, Ca.ss. III, ins. 38, lettera di Pierre Vieusseux a Giovan Pietro Vieusseux, 13 marzo 1819).