Teatro 2

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Teatro 2
Giochiamoci i talenti Scuola Animatori
Bozzolo 30 agosto 2013
LABORATORI DI a cura di Alberto Ghisoni
Teatro
Le attività di teatro forniscono nel contesto dell’educazione, una risorsa straordinaria: nei singoli sviluppano le
abilità motorie , verbali, sociali, aumentano l’autostima, e la sicurezza di se; nei gruppi, promuovono la tolleranza, il
rispetto reciproco e la aggregazione.
La sfida è realizzare un percorso semplice fondato sull’idea che proporre un’esperienza teatrale a ragazzi esprima,
prima di tutto, la necessità di partire dall’individualità del soggetto stesso e dalla teatralità spontanea che è in
grado di esprimere naturalmente. Parliamo di una teatralità istintiva che, grazie alla guida di un adulto – animatore
- competente, potrà essere progressivamente arricchita.
Ciò che diventa fondamentale è l’approccio del ragazzo al gioco di finzione, le strategie che mette in atto, il
rapporto che riesce a creare con la realtà attraverso questo tipo di esperienza, il piacere che prova, il senso
profondo e lo spessore emotivo di ciò che vive.
Teatro come… spazio d’incontro
Incontrarsi entro i confini del teatro costituisce un modo per riscoprire se stessi e gli altri. La riscoperta rinnova
continuamente il rapporto, componente essenziale alle dinamiche relazionali. I meccanismi del teatro permettono
di collocare le persone sotto una nuova luce che valorizza i lati nascosti e spesso sconosciuti. L’esperienza teatrale
dà vita a incontri che mettono in relazione non solo i diversi modi di leggere il quotidiano, ma anche l’immaginario
di cui ognuno è portatore che, proprio nel gioco teatrale può assumere forme sempre diverse e originali.
Teatro come... lucidità
Sappiamo bene che il gioco, e il piacere che ne deriva, costituiscono uno strumento di conoscenza primaria per
bambini e adulti. Non solo. Il “fare divertendosi” salda nella memoria ciò che si sperimenta e dà origine a forti
motivazioni per continuare l’esperienza. Inoltre, quando il gioco è condiviso agevola e sostiene la relazione tra i
partecipanti, la rende nuova costantemente facendo maturare il desiderio di proseguirla e svilupparla; il
divertimento stesso diventa veicolo di socializzazione che forgia e motiva il gruppo.
Teatro come... coinvolgimento
Quando si identifica l’importanza del “fare divertendosi” è indubitabile che, acanto all’aspetto ludico, occorre dare
il massimo risalto ad un elemento come il coinvolgimento diretto dei partecipanti. Il fare teatro deve essere
partecipe delle esigenze e dei vissuti di chi vi partecipa, avvalorando ciò che il singolo può portare al gruppo.
«Il teatro è un mistero, o forse soltanto uno strano segreto, una mescolanza di istinti naturali, di fortune, di genio e
di…nulla. E il fascino del teatro si può sentire nei momenti più disparati, allorché disorienta come un colpo di
scena».
(Franco Roberto)
3, 2, 1… si parte!
Anzi siamo già partiti introducendovi nel mondo del teatro con una frase che a noi piace molto, ma basta con le
chiacchiere e mettiamoci subito al lavoro. Tenteremo per quanto possibile di mettervi sulla strada giusta per
gestire il vostro laboratorio di teatro. Occorre prima di tutto informarvi che, come al solito, questo non è un
progetto che calzerà a pennello per tutti. Sta a voi saper leggere e utilizzare al meglio ciò che vi sembra più utile e
vicino alla vostra realtà.
1
Diamo per scontato che:
•
Volete condurre un laboratorio teatrale con ragazzi/e
•
Non sapete ancora chi e quante persone avrete davanti e di conseguenza non è ancora chiaro il vostro
progetto
Il primo obiettivo che poniamo è il lavoro sull’aggregazione e la crescita del gruppo che si andrà a formare. Il
secondo obiettivo è che questo lavoro porti il gruppo ad esprimersi in una rappresentazione.
Ricorda: il laboratorio teatrale è per i ragazzi una grande esperienza socializzante, prima ancora che artistica, un
momento di apprendimento attivo attraverso esercizi teatrali, giochi, proposte di spettacolo.
Prima di iniziare
Valutare lo spazio che si ha a disposizione per fare il laboratorio
Lo spazio per un laboratorio teatrale deve essere sufficiente per permettere ai partecipanti di potersi muovere
tranquillamente durante gli esercizi/giochi proposti e durante le prove per un eventuale spettacolo.
Decidere un numero minimo e un massimo di ragazzi da poter gestire
E’ necessario stabilire un numero minimo e massimo di persone con le quali lavorare. Due sono poche, trenta, per
un solo animatore, sono tante. Ciò comunque dipende solo da voi e da cosa siete in grado di fare. Ricordatevi che
è un passaggio importante, vi eviterà di avere brutte sorprese e “bruciarvi” la fiducia dei ragazzi.
Pubblicizzare e presentare l’iniziativa
Sia che il laboratorio si svolga durante l’anno o durante il corso dell’Estate Ragazzi è necessario
pubblicizzare/presentare in modo accattivante la nostra iniziativa, per richiamare partecipanti.
Esistono diversi modi per portare a conoscenza degli altri la nostra iniziativa, ma regola fondamentale è quella di
credere fermamente nel nostro progetto ed esserne entusiasti. Se neanche a noi interessa come faremo ad
attirare i ragazzi?
Il laboratorio può essere presentato con volantini colorati (meglio non siano troppo pasticciati, devono contenere
giusto le informazioni chiave, per esempio: ora e luogo degli incontri, chi li terrà, a chi sono aperti, cosa si fa,
ecc…).
Altro metodo può essere quello di presentare il laboratorio con una scenetta simpatica davanti a tutti (con altri
animatori, con ragazzi che sicuramente faranno parte del vostro laboratorio oppure coinvolgendo nella scenetta i
ragazzi che vi assistono, ma senza forzarli).
Partiamo ora con gli incontri.
Supponiamo di avere un buon numero di ragazzi (per esempio una quindicina, che è forse il numero perfetto).
Rompere il ghiaccio con giochi di conoscenza
Al primo incontro è importante, oltre a spiegare ai ragazzi con più precisione cosa faremo, farsi e farli conoscere
per creare un ambiente di fiducia nel gruppo perché per molti può essere imbarazzante mettersi in gioco.
Potete sperimentare alcuni «giochetti»:
1- Il gruppo si dispone in cerchio. Ciascuno a turno dice il suo nome, accompagnando l'emissione vocale con un
movimento astratto. L'intero gruppo ripete il gesto-suono.
Il gioco può evolvere nel seguente modo: ognuno ripete alcune volte il proprio nome-gesto-suono in modo da
permettere ad ogni componente del gruppo di memorizzarne almeno alcuni. In seguito l'animatore propone il
proprio nome-gesto-suono e lo fa seguire da quello di un altro. Quest'ultimo ripete il proprio nome-gestosuono e lo fa seguire da un terzo. Il terzo partecipante chiamato, ripeterà il proprio nome-gesto-suono e lo
farà seguire sua volta da un altro e così via.
2-
Posizionate una panca al centro della sala di fronte ai ragazzi, a turno dovranno salire sopra dire il proprio
nome e qualcosa di loro (per es. anni, scuola, cosa gli piace). Finito scendono e tornano al posto.
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Nel secondo giro, dovranno salire fare un gesto di presentazione (un inchino, un saluto, ecc). Nel terzo giro
complichiamo un po’ le cose. Dovranno salire sulla panca e dire la prima cosa che gli viene in mente, una
qualsiasi.
3-
Un ragazzo si pone al centro dello spazio e s'immagina di essere il pezzo di una macchina. Comincia a fare con
il suo corpo un movimento meccanico, ritmico, accompagnandolo da un suono. Gli altri lo osservano. Un
secondo attore avanza e si aggiunge alla macchina, proponendo un suo gesto-suono: aggiunge un pezzo
all'ingranaggio. Un terzo, osservando la dinamica formata dai primi due, si aggancia al macchinario con una
sua proposta gestuale e vocale. Uno per volta, tutti i partecipanti s'integrano formando una macchina
sincronizzata. Quando tutti sono inseriti, l'animatore può chiedere al primo partecipante di accelerare il ritmo
della macchina e poi di diminuirlo fino allo spegnimento. Gli altri devono seguire queste variazioni di ritmo.
Improvvisazione
Dopo questa fase, si può iniziare a giocare con le improvvisazioni.
Esistono tanti giochi teatrali, si tratta di giochi che offrono la possibilità di scoprire e di sperimentare le proprie
capacità comunicative attraverso canali meno esplorati o utilizzati normalmente in modo piuttosto rigido, ognuno
ha una finalità ben precisa e tramite loro si possono raggiungere importanti obiettivi come:
• scoprire la propria fisicità;
• notare i propri pregi e difetti e imparare a vincere le insicurezze;
• creare un senso di affiatamento all’interno del gruppo, dove i fallimenti non sminuiscono il valore della
persona.
Eccovi qualche gioco pronto all’uso.
1- Si mette una panca al centro e quattro ragazzi volontari seduti su di essa. Ad ogni ragazzo viene assegnato un
genere di racconto (romantico, fantascientifico, poliziesco, western, horror, ecc…). L’animatore da il via ad
uno dei partecipanti che deve inventarsi una storia a seconda del suo genere. Quando l’animatore vuole,
decide di interromperlo e fa continuare uno degli altri ragazzi, che andrà avanti con la storia a seconda del suo
genere. Chi continua non deve esitare (ehm, ahhh) né ripetere l’ultima parola detta dal compagno altrimenti
viene “zappato”, cioè il pubblico (in questo caso i ragazzi seduti davanti) dirà: «1,2,3 ZAP».
2-
Si dividono i ragazzi in gruppi di tre o quattro persone e sì da loro una situazione di vita quotidiana da
improvvisare. Per esempio: sul treno quattro persone discutono di scuola quando arriva il controllore e una di
loro si accorge di non aver pagato il biglietto, oppure, in famiglia la nonna si accorge di aver vinto all’enalotto,
il nipote si è dimenticato di giocare i numeri.
3-
I partecipanti si siedono in gruppo. L’animatore pone di fronte al gruppo una valigia o una scatola grande
chiusa. Uno dei partecipanti viene ad aprirla, ci guarda dentro e descrive agli altri ciò che loro non possono
vedere. Colui che descrive può raccontare ciò che vuole: la valigia può contenere un pigiama e uno spazzolino
da denti oppure un transatlantico, il pianeta Marte o il fondale marino, … Chi racconta deve descrivere tutto
ciò che di meraviglioso scopre nella valigia, senza realmente vederlo, al gruppo che lo ascolta e lo guarda
stupito. Quando ha finito torna a suo posto e qualcun altro può aprire la valigia per scoprire altre cose…
Alcune regole base per l’improvvisazione:
1. È importante essere «dentro ciò che si fa» ovvero convinti e mettere attenzione ed energia nei gesti e nelle
parole.
2. Mai esitare a mettersi in gioco.
3. Quando si entra nel gioco non occorre avere pronta la battuta ma essere attenti a percepire l’atmosfera della
scena che si svolge sul palco e integrarsi dolcemente.
4. Accettare con gioia l’invenzione del compagno sostenendola anche se sconvolge ciò che stavamo costruendo.
5. Attenzione ai tempi per non diventare noiosi.
6. Non lasciarsi prendere dall’agitazione, reagire con la concentrazione.
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Nel laboratorio i giochi di improvvisazione diventano importanti, oltre che per gli obiettivi spiegati sopra, anche
per capire la predisposizione dei ragazzi e valutare quale ruolo, eventualmente, fargli ricoprire nel momento
spettacolare finale.
Valutate, tenendo conto la disponibilità del gruppo, di mettere in scena qualcosa.
Ecco i nuovi passaggi:
Cercare uno spazio per la messa in scena
Trovare il posto dove si andrà a fare lo spettacolo (salone, teatro se è possibile, palestra ecc…) è importante,
soprattutto se chi gestisce il laboratorio è alle prime armi, questo perché ci si rende conto dello spazio disponibile
per la scena e per le scenografie. Dallo spazio disponibile si decide quale tipo di spettacolo al pubblico si
presenterà. Musical, testo teatrale con grandi spazi, recital di monologhi o di scenette se piccolo o prova aperta
con presentazione al pubblico degli esercizi meglio riusciti infine se lo spazio è solo quello del laboratorio.
Questo influisce su…
A che progetto lavorare?
In base al numero dei ragazzi, alle loro qualità e al tempo che ho a disposizione, decido il progetto che può
consistere, come abbiamo detto in più scenette messe insieme, in un musical, in un racconto tratto da un libro,
ecc…
E’ importante cercare di essere sempre obiettivi nella valutazione delle capacità sia proprie che del gruppo. Per chi
è alle prime armi, meglio non strafare, c’è sempre tempo. Un’esperienza positiva è un “input” a continuare, una
negativa spesso in età giovane ti fa lasciare.
Esercizi per saggiare bene le possibilità dei ragazzi
Studio bene il copione su cui lavorare, per individuare i personaggi e i loro caratteri in modo da poter fare
improvvisazioni specifiche con i ragazzi e capire chi è più adatto ad una parte piuttosto che ad un’altra.
Presentazione del progetto al gruppo
Sicuro della fattibilità del progetto lo presento ai ragazzi come definitivo. Meglio non illuderli promettendo grandi
cose e poi lasciarli con un pugno di mosche in mano. Se ci si gioca la fiducia del gruppo è la fine.
Anche nella presentazione del progetto, esattamente come per quella del laboratorio, è necessario che
l’animatore usi «energia», ci creda e trasmetta ai ragazzi il giusto stimolo per «caricarli».
Distribuzione delle parti
Ci siamo, saggiate le capacità/possibilità di ogni ragazzo arriva il momento della distribuzione delle parti che
ovviamente non improvviserete davanti a loro, ma avrete già pronta.
Tenete conto che a questo punto li si mette di fronte non al gruppetto teatrale, un ambiente protetto da critiche,
sconfitte, ecc…, ma di fronte ad un vero e proprio pubblico esterno. Durante la distribuzione delle parti potresti
sentirti alcune obiezioni. Non ti preoccupare, è da quando è nato il teatro che si sentono! Ecco qualche consiglio
utile per rispondere:
1- Questo testo fa proprio schifo. Devi essere convinto di ciò che presenti loro, e far capire che il testo è solo
una scatola vuota che va riempita con le idee, gesti e movimenti di tutti. La pasta senza sale è insipida, così
un testo teatrale.
2- Io davanti a tutti non parlo. Questa è solo timidezza, rendilo sicuro, digli che è bravo, che il suo impegno
sarà comunque ricompensato dall’attenzione di tutti e che sul palco non sarà solo ma con tutti i suoi
amici.
3- Io quel personaggio che ha solo due battute non lo faccio. Fagli capire che la bravura nel teatro è molto
spesso rendere indimenticabili piccole parti .
Le prove
Prima di parlare delle prove vere e proprie è necessario che abbiate ben chiaro in testa come volete lo spettacolo,
in modo da indirizzare i ragazzi quando provano.
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E’ bene insegnare subito alcune regole fondamentali:
1. Voce: bisogna saper prendere fiato al momento opportuno, non attaccare la battuta senza voce, ma
approfittare di pause brevi e lunghe per respirare.
2. Pronuncia: articolare le parole variando il più possibile la velocità con cui si dicono le frasi, sforzarsi di
eliminare le inflessioni dialettali.
3. Intonazione: adatta a ciò che si vuole esprimere, spontanea, naturale; abituarsi a recitare ad alta voce
soprattutto se durante lo spettacolo non ci sarà amplificazione.
4. Distribuzione pause: il nemico più grande di chi di fronte ad un pubblico deve parlare o leggere è
l’affanno. Fare delle pause da l’opportunità di riportare calma e serenità. Non devono essere né troppo
brevi né troppo lunghe. Nel primo caso non servirebbero e nel secondo rischierebbero di stancare il
pubblico.
5. Postura sul palco: mai dare le spalle al pubblico.
Ecco un gioco per imparare a “tirare fuori “ la voce
I ragazzi si dispongono in due file compatte e girate in modo che ogni fila dia le spalle all'altra: formano così una
barriera, il muro. Due di loro si mettono rispettivamente da una parte e dall'altra del muro. Uno dei due deve
trasmettere al compagno oltre il muro , nel minor tempo possibile, una frase che gli verrà suggerita all'inizio del
gioco. Con suoni, movimenti, rumori ecc.., i partecipanti che compongono il muro devono ostacolare la
comunicazione. Vanno rispettate le seguenti regole:
• i partecipanti che compongono il muro non possono muovere i piedi;
• i due comunicanti non possono oltrepassarlo ai lati.
Ricordatevi di: condire sempre le prove con giochi finalizzati alla recitazione per “sbloccare” i ragazzi in modo non
noioso; eseguire esercizi di concentrazione utili nei momenti di confusione generale.
Se fatti bene riporterete la calma in breve tempo.
Se state lavorando in concomitanza con altri laboratori (scenografia, danza, musica, ecc…) è bene unire subito
per gli sforzi per lo spettacolo finale. Se non esistono altri laboratori ,lasciate libera la fantasia dei ragazzi stessi
intervenendo solo per salvaguardare l’aderenza al testo dei risultati. Questo, tempo permettendo, farà si che i
ragazzi sentano ancora più loro lo spettacolo.
Tenere sempre conto della durata della scena che si sta provando in modo che lo spettacolo finale non risulti
troppo lungo e pesante.
La prova generale è necessaria per:
a. assicurarsi dell’omogeneità dello spettacolo;
b. rendere più sicuri gli “attori”;
c. cercare di risolvere gli ultimi problemi della messa in scena in modo che tutto funzioni a puntino (non ci
sperate, tanto quel giorno qualcosa sicuramente funzionerà male, ma lo “stellone” dei teatranti vi
proteggerà e….. ricordate: peggio va la prova generale, meglio andrà lo spettacolo).
Ricordatevi che è necessario ,quindici/venti giorni prima dello spettacolo, pubblicizzare l’iniziativa all’esterno
altrimenti non parteciperà nessuno.
Potete farvi fare delle locandine da attaccare nei negozi, nelle scuole, ecc…
Costumi e ambientazione
Due idee veloci per i costumi e le ambientazioni.
Se avete molto tempo per prepararvi è chiaro che più costumi e scenografie sono completi più sono riconoscibili
dal pubblico. L’alternativa è di un oggetto o una postura che identifichino il personaggio e utilizzarli ogni volta
che lo stesso entra in scena (per esempio Paolo ha gli occhiali da sole e zoppica).
Usare arredi di scena scarni che stimolino la fantasia del pubblico mediante l’uso fattone in scena, ad esempio
panche, tavoli, sedie o teli (è incredibile quante cose possano diventare: come quando si è bambini saranno di
volta in volta barche, case, muri, strutture, porte, vele, bandiere e così via).
Non bastano queste poche righe per imparare a gestire un laboratorio.
Ma chi sceglie di fare teatro ha testa e cuore e li deve sempre usare con chi ha vicino e tutto andrà bene! E ora…in
bocca al lupo!!!
CONOSCERSI IN TEATRO? ….. IL PALCOSCENICO SIAMO NOI!
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“Conoscersi in teatro” è uno spazio-laboratorio in cui, chi lo vuole, ha l’opportunità di conoscersi, conoscere gli
altri sfidando le proprie capacità CREATIVE, attraverso un percorso di consapevolezza e un allenamento mirato alla
scoperta di sé e alla propria capacità di esprimerla. Ridere affettuosamente di noi stessi e condividere questa
esperienza con gli altri, lasciando scorrere via i pregiudizi e le paure e stupirsi di tutti gli ingredienti che fanno già
parte di noi !!
Bisogna innanzitutto lasciare a casa giudizi severi sulle proprie
capacità espressive, recitative o interpretative. Bisogna capire e
partire dal presupposto che è bello giocarsi nella relazione per
quello che si è. Per la propria capacità di lasciarsi andare in una storia
fantastica, dentro una invenzione narrativa, buttandosi in una
imitazione divertente e divertita.
Non dobbiamo dimenticare che questi sono alcuni dei modi
privilegiati che il bambino (ma anche il ragazzo) ha per entrare in
contatto con la realtà che lo circonda. Quelli dell’immaginazione e
della fantasia sono dei mondi che si costruisce per mediare il suo
incontro con la realtà. Di questi noi dobbiamo tenere conto,
stimolandoci a stimolarli nella loro spontaneità, nella loro fantasia e
nella loro creatività che li potrà condurre a vedersi come un
palcoscenico in cui si possono alternare tanti attori, tante meravigliose persone. Del resto, la
stessa etimologia della parola persona (persona deriva dal latino e significa maschera) dovrebbe ricordarci e
insegnarci quanto il teatro sia dentro ognuno di noi!
E’ poco meno che superfluo ricordare che per giocare con il teatro non servono delle particolari doti “attoriali”.
L’importante è di buttarsi in campo per quello che si è. Chi è bravo, chi ha grande capacità espressive,
comunicherà anche quelle. Magari poi sarà carente in altro. Per me l’importante è capire che quello del giocodramma è una attività utile e importante sia per i bambini che per gli adulti.
Nei bambini rappresenta un ‘attività naturale (o dovrebbe ricercare naturalmente) e spontanea, che persegue
volentieri nel suo tempo, che percorre nei suoi tratti con grande coinvolgimento emotivo e affettivo, con sempre un
grande trasporto motivazionale. E’ veramente interessato alle storie che crea. E’ veramente interessato alle storie che
ascolta. E’ appassionato dalla fantasia, è sedotto dal racconto, è incantato dalle immagini. Di questo noi dobbiamo
tenere conto.
Io sono convinto che quella del gioco-dramma è attività privilegiata per loro. Se li lasciamo fare, attraverso quella
attività loro si raccontano. Attraverso le storie che improvvisano, ripetono, riproducono, imitano, inventano,
rielaborano, loro raccontano l’universo dei loro sentimenti e dei loro pensieri, di quelli che attraversano la loro
mente e il loro cuore, inteso come sfera affettiva e spirituale. Allora racconteranno gioie e dolori, angoscie e
paure, felicità e spensieratezze, bisogni e desideri e tanto altro ancora. Racconteranno delle persone che li
circondano, del loro universo affettivo circostante, nella sua presenza e purtroppo nella sua assenza.
Giocando con loro in questo modo forse avremo più opportunità di conoscere anche quei bambini e ragazzi che
faticano ad esprimere il loro mondo (esteriore e interiore) e che spesso nascondono un disagio profondo.
Difficilmente ce lo comunicheranno a parole …. più probabilmente e lo diranno giocando, ce lo diranno recitando!
Per noi adulti inoltre diventa importante anche perché potrebbe aiutarci a riscoprire di aver avuto dei desideri forti
come i loro, di aver desiderato di essere qualcun altro come loro. Magari scoprendo che desideri e sogni che
avevamo allora ancor oggi in parte sono presenti, magari hanno cambiato forma e dimensione, ma sono ancora
vivi in noi. Questo ci può aiutare a capire l’animo di chi abbiamo di fronte.
Spesso si ha paura e vergogna di esibirsi … a volte, non sempre, non tutti, ma spesso è così. Perchè?
Forse perché forte è il giudizio che incombe e si ha paura di essere ridicoli, inadeguati e goffi. Proviamo invece a
considerarla come una ulteriore possibilità di espressione, di divertimento, una attività che aumenta la nostra
libertà e il nostro coraggio di sentirci inadeguati, accettando i propri limiti (anche espressivi).
ESERCIZI E DINAMICHE:
1) Imitazioni di immagini fisse, con accompagnamento vocale, proposte dal gruppo
♦ Successivamente, sotto forma di gioco, ad ogni immagine associamo un numero, quindi ad ogni numero
chiamato dobbiamo assumere l’atteggiamento coincidente.
♦ Questo gioco serve per attivare la concentrazione e per stimolare le capacità di imitazione e di riproduzione di
modelli, sia nelle loro posture che negli stati d’animo. I bambini fanno naturalmente ogni giorno questo gioco.
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Serve a loro per molte cose, come ad esempio apprendere sempre nuove gestualità e modalità di espressione,
ma anche per rielaborare determinati vissuti emozionali, per meglio comprenderli e accettarli, per esorcizzare
talune paure, perchè il loro ricordare le persone care non e astratto, ma si concretizza in un gioco di imitazione.
E tanto altro ancora che ognuno di voi ha senz’altro “letto” nella sua esperienza sul campo.
2) Quante “A” ci sono in una “A”
♦ Un cerchio; un attore va al centro ed esprime un’idea, un’emozione o una sensazione usando una “a”
pronunciata in un certo modo. Tutti gli altri devono imitare il suo movimento e la sua intonazione e sentire la
stessa emozione, idea o sensazione. Tre volte. Dopo, un altro attore, sempre usando solo la lettera “a” e le sue
diverse possibilità, proverà un’altra cosa. Dopo una decina o quindicina di modi diversi di pronunciare la “a” si
prova la “e”, la “i”, la “o” e la “u”. Poi si fa la stessa cosa usando una parola e infine una frase.
3) Il Sogno da bambino
♦ Quando eravamo piccoli, sognavamo sempre di essere qualcun altro, o di essere come qualcun altro: una
maestra, un personaggio della televisione, dei cartoni animati, un eroe sportivo, un personaggio mitico, ecc. In
questo gioco cerchiamo di ritrovare quel desiderio, quelle sensazioni, e quelle emozioni. In seguito gli attori
hanno alcuni minuti per mostrare voi corpo le caratteristiche principali del loro personaggio, ognuno per sè,
senza dialogo. Devono mostrare ciò che li seduceva quand’erano piccoli, usando solamente dei gesti, dei
movimenti, delle espressioni fisiche fisiognomiche, delle posture.
4) Riconoscersi imitandosi
♦ Divisi in due gruppi, il primo gruppo osserva attentamente gli attori che continuano in scena a rappresentare il
personaggio da loro scelto nel gioco del sogno da bambino. Ognuno in silenzio “battezza” colui che poi dovrà
imitare a sua volta, stando molto attento a tutto ciò che fa e a come lo fa. Quindi gli “imitatori” entreranno in
azione al posto degli attori “originali”, i quali quando e se riconosceranno i loro “sosia” dovranno sincerarsene
andando a chiederlo ai diretti interessati. Il gioco termina quando tutti sono stati riconosciuti. O al contrario
quando nessuno più pensa di riconoscersi in chi ancora è in azione. Al termine si invertono i ruoli iniziali.
♦ Quando sarà terminato il gioco, ogni attore sarà chiamato in scena, uno per volta, e tutti i partecipanti potranno
commentare ciò che hanno visto in precedenza. Non si tratta di giocare ad indovinello (Batman, principe,
Baggio, Alain Delon...) ma di osservare il comportamento di ciascuno, per rivelare ciò che la persona voleva
veramente essere o sviluppare di sè: “il nome” del personaggio non è che un travestimento dei suoi desideri.
In un certo modo e in una certa misura, questo gioco rivela alcune delle caratteristiche che i partecipanti hanno
conservato nell’età adulta. Ci si ricorda di ciò che ancora e presente, di ciò che si possiede.
In seguito gioca a sua volta la seconda metà del gruppo.
5) Lo specchio
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In un secondo tempo l’animatore chiederà ai personaggi stessi del sogno da bambini loro di trovare un
partner. Con il personaggio che si trova di fronte si giocherà allo Specchio.
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Due file di partecipanti ognuno guarda negli occhi la persona che gli sta di fronte. Quelli della fila A sono i
soggetti, quelli della fila B sono le immagini. L’esercizio comincia. Ogni soggetto inizia una serie di movimenti e di
espressioni del viso che la sua immagine deve copiare nei minimi dettagli. Il soggetto non deve essere il nemico
della propria immagine: non si tratta di una competizione, non si tratta nemmeno di fare dei movimenti bruschi,
impossibili da eseguire, ma al contrario di cercare una sincronizzazione perfetta dei movimenti, affinché
l’immagine riproduca più esattamente possibile i gesti del soggetto. L’esattezza e la sincronia devono essere tali
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che un osservatore esterno non possa distinguere chi dirige il movimento e chi lo riproduce. E’ importante che i
movimenti siano lenti (affinché l’immagine possa riprodurli e anche prevederli) e che essi si concatenino tra di loro.
E’ anche importante essere attenti ai minimi dettagli sia del corpo sia dell’espressione del viso.
Scambio tra soggetto e immagine
Dopo qualche minuto l’animatore annuncia che le due fila si scambieranno i ruoli. Dà il segnale e in quel preciso
momento i soggetti diventano immagini e viceversa. Questo scambio si deve effettuare senza rompere la
continuità ne la precisione. L’ideale è arrivare a continuare il movimento iniziato nel momento dello scambio,
prolungandolo in modo coerente senza scarto ne rottura. Qui ancora, l’osservatore estraneo non deve percepire
lo scambio di ruoli, cosa che succede effettivamente quando l’imitazione e la sincronizzazione dei gesti sono
perfette.
6) Il viaggio immaginario
Sempre mantenendo le stesse coppie precedenti, abbandonando però i personaggi fin qui interpretati e ci si
avventurerà in un viaggio immaginano.
Uno dei due tiene gli occhi chiusi. Il “cieco” dev’essere condotto attraverso degli ostacoli reali o immaginari che la
guida cerca o inventa, come se tutti e due si trovassero in... .un posto che la guida ha pensato in precedenza. E’
vietato parlare: le informazioni sono date dal contatto fisico. Le guide devono seminare o simulare ostacoli o
imprevisti dappertutto nella sala: sedie, tavoli, ecc... Il cieco deve immaginare dove si trova. La guida può usare il
contatto fisico o per esempio un soffio, od un rumore, ma è vietato ai ciechi fare movimenti che non siano
comandati. Alla fine il cieco deve dire ciò che ha vissuto e immaginato durante il viaggio. La guida poi rivelerà le
sue intenzioni creative e fantastiche.
7) Danza creativa con la nostra immagine
Per questo esercizio servono grandi pezzi di carta (almeno 2mt per 1,5mt), matite, tempere e/o colori a dito,
qualche pezzo di spugna e … tanta voglia di colorarsi e di mettersi in gioco. Nella prima fase ci si mette a coppie e,
a turno, con la matita si disegna il contorno del compagno che si sarà sdraiato sul foglio di carta. Successivamente
ognuno riempirà di colori la sua sagoma e darà un titolo alla sua opera d’arte. Mentre le sagome colorate si
asciugano i componenti del gruppo potranno girare tra le sagome e scrivere sul foglio che emozioni suscitano in
loro le sagome dei compagni. Nella seconda fase le sagome verranno ritagliate e, ognuno con la sua, inizierà a
danzare. Chi vorrà, potrà scambiare la propria immagine con i compagni.
8) La parabola del “buon samaritano”
Sono del parere di sviluppare molto bene ogni storia biblica che viene presa in considerazione. Seguendo il detto
“poche ma bene”. Ad esempio la parabola del buon samaritano può benissimo coinvolgere tutto il gruppo per una
settimana.
Allora si comincia, un’ora al giorno può bastare, il Martedì e il Mercoledì si preparano gli oggetti e i cartelloni scelti
per la scenografia che verrà poi allestita durante il racconto con i bambini stessi. Il Giovedì si possono preparare i
materiali che serviranno per i costumi improvvisati che loro stessi “creeranno” durante la drammatizzazione
(drappi, tele tagliate, ritagli di carta velina, ecc...). 11 Venerdì si parla con loro a ruota libera, facendo venire fuori i
loro pensieri, le loro attese, le loro paure, insomma la loro esperienza quotidiana su quelli che sono i bisogni cui il
racconto evangelico darà risposta. Al termine della chiacchierata si possono scegliere insieme a loro anche delle
belle musiche, che siano belle per tutti, piacevoli, che comunque non creino disagi, e che verranno poi ad
accompagnare la lettura del racconto biblico il giorno seguente. Al Sabato infatti metterei in scena il tutto, come
preparazione alla Domenica. Dev’essere tutto pronto: scenografia, materiali per i costumi, oggetti, musiche,
drappi e festoni colorati per il termine della drammatizzazione, affinché ogni “incontro” con il vangelo sia un
momento di gioia e di festa, una buona novella che si deve sentire, vedere, toccare.
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Essere Narr-attori significa non scegliere a priori nessun ruolo all’interno del racconto. Può però capitare che taluni
personaggi o talune situazioni emotivamente molto coinvolgenti i bambini si rifiutano di farle, allora, senza forzare
nessuno, faremo noi, in tutta semplicità, queste parti “difficili”. La libertà di ognuno di avvicinarsi alla storia alla
sua maniera, coi suoi tempi e i suoi ritmi è fondamentale. L’incontro con la parola non è mai violento. E’ sempre
una proposta che ci viene offerta senza imposizione. Così è per noi, così è per i bambini. Eventualmente si può poi
proseguire l’attività con altre appendici di rielaborazione del vissuto, attraverso disegni e altri momenti di scambio
verbale.
9) Io ….. il lupo
Laboratorio sulla narrazione e sulla drammatizzazione della fiaba
Si parte da un piccolo gesto o da una semplice parola e … si scopre che tutti abbiamo qualcosa da raccontare!
Questo esercizio - laboratorio intende far conoscere ai bambini alcune delle più celebri fiabe classiche, i personaggi
che le animano e il messaggio o i messaggi che esse vogliono comunicare e che i bambini, soggettivamente,
possono interpretare.
Ed è proprio sull’ INTERPRETAZIONE SOGGETTIVA e sulla FANTASIA del bambino che il percorso del laboratorio si
basa.
Il lavoro sarà suddiviso in 10 fasi:
1) Narrazione: l’insegnante racconta la fiaba “del giorno”;
2) Scelta della fiaba su cui lavorare (le fiabe che i bambini sceglieranno con l’insegnante
possono essere molteplici) ;
3) Riflessione sulla/e fiaba/e scelta/e, sulla trama e sui personaggi;
4) Lavoro sulle emozioni e invenzione di una storia costruita sulla base di quattro
domande principali:
“ Quando mi sono sentito così?”
“ Che cosa ho fatto? Qual è stata la mia reazione?”
“ Come avrei voluto reagire?”
“ Perché non ho fatto quello che avrei voluto fare , in quel momento?”
5) Definizione della storia originale:
Trama e personaggi
Dialoghi
Titolo
6) Riflessione sulla storia originale
Morale
Messaggi
Interpretazioni
7) Assegnazione dei ruoli
8) Improvvisazione e ricerca del personaggio:
• Esercizi sull’identificazione con l’emozione (diamo una forma all’emozione ed esprimiamola
fisicamente, diamo un suono all’emozione ed esprimiamolo, diamo un colore all’emozione, etc…)
• Esercizi sulla disidentificazione con l’emozione
9) Messa in scena , drammatizzazione della storia
10) Condivisione dell’esperienza: momento in cui ogni bambino e l’insegnante raccontano come hanno
vissuto questo laboratorio.
Materiale richiesto : materassini, stoffe, vecchi abiti (vestiti, scarpe , cappelli , borse…), spille da balia, trucchi.
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