- Direzione Didattica Saluzzo

Transcript

- Direzione Didattica Saluzzo
Report di ricerca
Piccoli Passi
Bisogni educativi e territorio
Una ricerca-azione in provincia di Cuneo
Cooperativa sociale
“Insieme a Voi”
INDICE
1. La cooperativa sociale “Insieme a voi”
p. 4
2. Il progetto di ricerca: “Piccoli passi: bisogni educativi e territorio”
p. 6
3. La metodologia
p. 11
4. L’elenco dei partners
p. 13
5. L’analisi descrittiva dei dati
p. 16
5.1. Le scuole:
p. 17




il questionario on-line
rappresentazione grafica dei dati relativi al questionario
l’intervista diretta
le ipermappe:
o
o
o
o
o
dirigenti scolastici di Cuneo
dirigenti scolastici di Fossano
dirigenti scolastici di Mondovì
dirigente scolastico di Racconigi
dirigente scolastico di Saluzzo
p. 18
p. 19
p. 43
p. 44
p. 44
p. 46
p. 48
p. 50
p. 52
5.2. I Doposcuola: ipermappa e commento
p. 54
5.3. I Consorzi Socio Assistenziali: ipermappe e commenti
p. 57







assistenti sociali
educatori professionali
consorzio di Cuneo
consorzio di Mondovì
consorzio Monviso Solidale
consorzio valli Gesso Pesio e Vermenagna
consorzio valli Grana e Maira
5.4. I Centri Famiglia e le Ludoteche: ipermappa e commento
p. 58
p. 61
p. 63
p. 65
p. 67
p. 71
p. 73
p. 75
5.5. Le Neuropsichiatrie Infantili: ipermappe e commenti









educatori professionali
logopedisti
psicologi
neuro-psicomotricisti
NPI Cuneo
NPI Fossano
NPI e C.A.S.A. (Centro Autismo e Sindrome di Asperger) Mondovì
NPI Saluzzo
NPI Savigliano
5.6. Le Associazioni di genitori


il focus-group
ipermappa e commento
p. 78
p. 79
p. 81
p. 83
p. 85
p. 87
p. 89
p. 91
p. 93
p. 95
p. 97
p. 98
p. 99
6. Il commento finale
p.103
7. I ringraziamenti
p.107
8. La bibliografia
p.110
9. La Time-line
p.112
INSIEME a VOI
Storia della Cooperativa
4
La Cooperativa “Insieme a Voi” nasce nel 1993.
Attualmente gestisce servizi alla persona e opera in tre aree:
 la disabilità con la comunità residenziale W.M. Meinardi a Busca per la
disabilità psichica;
 la disabilità sensoriale con l’assistenza alla comunicazione ai bambini sordi e
ciechi;
 l’infanzia con il micronido di Busca, l’asilo nido di Borgo San Dalmazzo, la
collaborazione con la Neuropsichiatria Infantile dell’ASL CN1 e la ricerca sui
bisogni educativi dei bambini dai 3 agli 8 anni.
L’idea di realizzare una ricerca sui bisogni educativi è nata alcuni anni fa a
seguito di proposte da parte di educatori ed educatrici che si occupavano di
problemi legati all’età infantile. La visita all’asilo terapeutico di Calambrone, la
formazione di un gruppo di lavoro con educatrici specializzate in alcune
tecniche riabilitative, la collaborazione con i Servizi di Neuropsichiatria Infantile
e l’esperienza di anni di lavoro con i bambini portatori di handicap sensoriale,
convinsero la Cooperativa a investire risorse in questo settore.
Abbiamo pertanto chiesto la collaborazione dell’Università di Torino e
concordato insieme la metodologia di una ricerca che portasse a risultati
significativi e che coinvolgesse tutte le agenzie che, a vario titolo, si occupano di
infanzia.
Inoltre, abbiamo circoscritto l’ambito della ricerca ai bambini di età 3-8 anni e il
contesto al territorio di pertinenza dell’ASL CN1. Un progetto finanziato dalla
CRC, correlato a queste attività, è già in atto nelle scuole di Busca: tuttavia,
l’obiettivo della Cooperativa è di “aprire cantieri” in altre scuole della Provincia
di Cuneo, sperimentare le strategie individuate, adottare nuovi metodi
operativi, creare un report a cui attingere per intervenire in situazioni di bisogni
educativi speciali e mettere in rete i risultati ottenuti.
5
PICCOLI PASSI
Presentazione del Progetto
6
L’idea di investire nella ricerca educativa nasce in cooperativa da alcuni
educatori professionali che si occupano di servizi all’infanzia.
Nell’estate 2011 si costituisce un gruppo di educatori specializzati “Voci fuori
campo”, che propone attività individuali o in piccolo gruppo sui disturbi della
comunicazione, del linguaggio, dell’apprendimento, delle condotte motorie, sui
disturbi pervasivi dello sviluppo, i disturbi del comportamento e i disturbi
cognitivi.
La collaborazione costante con il servizio di Neuropsichiatria infantile fa
emergere la necessità reale di una mappatura sui bisogni educativi dei bambini
nel territorio dell’ASLCN1, con lo scopo di investire le poche risorse disponibili
dove c’è effettiva esigenza.
La cooperativa sociale “Insieme a voi” nell’ottobre del 2013, assegna ad
un’educatrice professionale il compito di dar forma ad un progetto
sull’argomento., in collaborazione con l’Università di Torino (Dipartimento di
Filosofia e Scienze dell’Educazione, prof. Alberto Parola, docente di pedagogia
sperimentale).
Il progetto si pone come finalità la mappatura delle esigenze educative
emergenti tra i bambini di età compresa tra i 3 e gli 8 anni circa. Prevede il
reperimento di risorse e la costruzione di strategie efficaci per rispondere ai
bisogni emersi. Il territorio di studio comprende le città di Fossano, Savigliano,
Saluzzo, Cuneo, Mondovì, Racconigi e comuni limitrofi.
I bisogni considerati non riguardano soltanto il disagio che fa riferimento «ad
una serie di vissuti soggettivi che includono sofferenza, frustrazione,
insoddisfazione e alienazione riferibili genericamente all’insieme delle
condizioni obiettivamente difficili che pesano sui processi di maturazione
personale e di inserimento sociale dei giovani» (Mion, 1995), ma sono
comprensivi di tutte le necessità di cui sono portatori i bambini di quell’età,
nonché delle esigenze della coppia genitoriale e del nucleo familiare.
Sono di rilevante importanza anche i Bisogni Educativi Speciali (BES) acronimo
con il quale si indica «una qualsiasi difficoltà evolutiva in ambito educativo ed
apprenditivo, espressa in funzionamento (nei vari ambiti della salute secondo il
modello ICF dell’Organizzazione mondiale della sanità) problematico anche per
il soggetto, in termini di danno, ostacolo o stigma sociale, indipendentemente
dall’eziologia e che necessita di educazione speciale individualizzata» (Janes,
2005).
L’autore, inoltre, sostiene che “definire e ricercare i Bisogni Educativi Speciali
non significa “fabbricare” bambini diversi per poi emarginarli o discriminarli in
7
qualche modo. Significa rendersi conto delle varie difficoltà, grandi e piccole,
per sapervi rispondere in modo adeguato (ibidem).
L’obiettivo principale è creare una rete di collaborazione tra scuole,
Neuropsichiatria Infantile, Consorzi Socio-Assistenziali e associazioni di genitori,
allo scopo di fronteggiare problematiche e disabilità specifiche e realizzare un
monitoraggio sui bisogni educativi degli utenti coinvolti.
In un secondo tempo, verranno proposte strategie di intervento efficaci e
pubblicato un volume comprensivo di tutti i dati raccolti da condividere con gli
attori coinvolti e i territori di riferimento.
Il progetto di ricerca ha una tempistica di ventiquattro mesi e prevede più fasi,
di cui la prima pre-operativa di contatto, (con dieci scuole dell’infanzia e dieci
primarie, scelte con campionamento non probabilistico per ciascun contesto
per un totale di circa duecentocinquanta insegnanti, con dirigenti ed operatori
dei servizi di Neuropsichiatria infantile dell’ASL CN1 e dei Consorzi socioassistenziali e con cinque associazioni di genitori).
Si decide poi di coinvolgere anche gli operatori dei doposcuola, dei centri
famiglie e delle ludoteche presenti sul territorio, essendo realtà significative
per la fascia d’età considerata.
Come associazioni di genitori vengono coinvolte l’Airone di Manta che si
occupa di Autismo, la rete genitori DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento) di
Cuneo, l’AIFA (Associazione italiana famiglie A.D.H.D.) di Savigliano, l’A.GE
(Associazione genitori) di Mondovì e l’Arcipelago di Fossano.
“L’autismo infantile è un termine che si riferisce ad un comportamento
gravemente disturbato la cui caratteristica principale è la grave incapacità ad
entrare in relazione con gli altri”( Zappella, 1996), i disturbi specifici di
apprendimento riguardano invece “un ambito specifico, come lettura, scrittura
o calcolo, anche se nella pratica clinica è più frequente incontrare l'associazione
di più deficit (ad esempio disturbo specifico di lettura, chiamato anche Dislessia,
e specifico di scrittura)” (Tretti, Tressoldi).
Nelle attività di rilevazione dei dati vengono coinvolte due tesiste del Corso di
Laurea in Scienze dell’educazione.
Gli strumenti di ricerca utilizzati sono un questionario on-line rivolto agli
insegnanti, interviste dirette ai dirigenti scolastici e agli operatori dei servizi
sanitario e sociale, focus-group in orario serale alle associazioni di genitori; in
8
quest’ultima attività ci si avvale della collaborazione del dott. Saverio La Porta,
formatore e counselor.
Inizia così la fase operativa costituita di incontri e di scambi di esperienze, in cui
si condividono sia gli aspetti positivi che le difficoltà dell’intervento educativo a
vari livelli.
Viene inoltre creata una pagina su facebook denominata “Piccoli passi: bisogni
educativi e territorio” sulla quale vengono pubblicate le iniziative e gli eventi di
carattere educativo presenti sul territorio, oltre agli aggiornamenti
sull’andamento e lo stato di avanzamento del lavoro.
A fine maggio si conclude la fase di raccolta dei primi dati ed inizia quella di
analisi con questionari e interviste da analizzare, attività che si conclude a inizio
ottobre.
Nel frattempo, la cooperativa “Insieme a voi” riveste il ruolo di capofila
nell’organizzazione di un seminario formativo rivolto ad insegnanti ed operatori
educativi sul tema della Computer Game Therapy, dietro proposta di una
psicologa della NPI di Saluzzo.
Propone inoltre un progetto sui disturbi dell’apprendimento che ottiene un
finanziamento dalla fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, realizzato nella
scuola primaria di Busca.
Nel mese di novembre si organizza un evento di presentazione della ricerca e
di restituzione dei dati emersi presso la sede saviglianese dell’Università degli
studi di Torino; al convegno si invitano a partecipare tutti i partner che hanno
collaborato al progetto, gli enti istituzionali e i soggetti privati del terzo settore
interessati all’argomento e le associazioni di volontariato. La presentazione
prevede anche alcune proposte di progetti in risposta ai bisogni segnalati.
Durante il dibattito conclusivo si raccolgono le disponibilità dei vari soggetti
partecipanti alla costituzione di percorsi progettati ad hoc sulla base delle
esigenze e delle priorità individuate, comuni a tutte le realtà coinvolte.
La cooperativa sociale “Insieme a voi” intende creare una piattaforma intesa sia
come costituzione di una rete tra i partner che aderiscono al progetto con la
stipulazione di protocolli d’intesa e contratti di rete, sia come piattaforma
social di condivisione di pratiche, documentazione, valutazioni di attività e così
via.
Inoltre punta a costituire un gruppo ristretto di persone che funzioni da regia
alla rete formale, raccogliendo le esigenze e le osservazioni dei partner
coinvolti e fornendo risposte adeguate; lo scopo è costituire una comunità di
pratica che possa dotarsi di uno o più luoghi di incontro e di nuovi media per
comunicare e condividere strumenti, documenti, esperienze e buone pratiche
facilmente reperibili.
9
Un altro obiettivo è proporre percorsi di formazione per i partner soprattutto
metodologici per la condivisione di un pacchetto di strategie che possano
divenire parte delle competenze degli attori, da raccogliere poi in un testo di
pubblica utilità.
“Insieme a voi” ha come ulteriore proponimento l’individuazione di uno spazio
adeguato da adibire ad “asilo terapeutico”, creando un luogo in cui poter
attuare percorsi di intervento educativo-riabilitativi già a partire dalla prima
infanzia e a cui affiancare l’allestimento di una Snoezelen Room (stanza
sensoriale) da utilizzare con la disabilità intellettiva grave, i disturbi pervasivi
dello sviluppo, i deficit sensoriali e i disturbi comportamentali.
10
METODOLOGIA
Ricerca Azione
11
La presente ricerca prende vita dall’esigenza di offrire l’opportunità a coloro
che si occupano di affrontare e risolvere problemi in ambito educativo di
conoscere meglio i territori in cui operano persone e organizzazioni di
progettare meglio e in modo più mirato percorsi e servizi utili a tutta la
cittadinanza, anche grazie alla costruzione di reti di competenze specifiche in
relazione ai problemi emersi, condivisione di risorse e creazione di archivi di
buone pratiche trasferibili in altri contesti.
La strategia di ricerca educativa più consona e utile in tal senso è la ricercaazione (Scurati C., Zanniello G., a cura di, La ricerca azione: contributi per lo
sviluppo educativo, Napoli, tecnodid, 2002.): infatti, l’impostazione
metodologica della ricerca stessa distingue una prima di fase “conoscitiva” e
una seconda fase di progettazione, documentazione e “intervento”.
Nel primo caso, sono stati adottati strumenti come il (1) questionario per
cominciare a individuare le specifiche esigenze degli insegnanti (i grafici ci
indicano soprattutto delle “tendenze” poiché si tratta di analisi descrittive con
alcuni significativi incroci tra variabili), (2) l’intervista semistrutturata (Trentini
G., Manuale del colloquio e dell'intervista, Torino, Utet, 1995).
per approfondire alcuni aspetti che attraverso le sfumature colte dalle
verbalizzazioni dei principali attori sia nell’ambito scolastico che extrascolastico
(dirigenti, assistenti sociali, educatori, neuropsichiatri, psicomotricisti etc.), (3) i
focus group (Corrao S., Il focus group, Milano, Franco Angeli, 2002.) realizzati
con le associazioni dei genitori.
Questo quadro metodologico e operativo ha consentito la raccolta di una
cospicua quantità di dati sia quantitativi (che hanno condotta alla creazione di
categorie utili per la comprensione del contesto) sia qualitativi dalla
trascrizione, dalla lettura approfondita e dall’interpretazione dei racconti di
coloro che occupano ruoli strategici nei differenti territori, in vista di un
possibile cambiamento della realtà sotto esame.
Nella seconda fase, sulla base degli accordi tra gli attori, si procederà nella
direzione della progettualità educativa e della promozione di pratiche che
possano essere, in relazione ai dati emersi, di chiara efficacia e di evidente
impatto positivo nei singoli contesti, percorsi che potranno essere monitorati,
documentati e valutati con gli strumenti tipici della ricerca educativa e
docimologica.
Altri obiettivi correlati alla ricerca sono indicati chiaramente nella sezione del
report dedicata alla presentazione dei lavori.
Alberto Parola
Università di Torino
12
ELENCO dei PARTNERS
Enti Partecipanti
13
Gli enti pubblici e le associazioni che hanno partecipato attivamente alla ricerca
sono (suddivisi per città):
CUNEO:
Primo Circolo didattico
Terzo circolo didattico
Cooperativa sociale Momo per il doposcuola
Consorzio socio-assistenziale
Servizio di Neuropsichiatria infantile
Rete genitori DSA
FOSSANO:
Primo circolo didattico
Secondo circolo didattico
CAP (Centro di Addestramento Professionale) per il doposcuola
Consorzio socio-assistenziale Monviso Solidale
Servizio di Neuropsichiatria infantile
Centro famiglie e ludoteca La Tribù
Associazione di genitori L’Arcipelago
MONDOVI’:
Primo circolo didattico
Secondo circolo didattico
Consorzio socio-assistenziale
Centro C.A.S.A. (Centro Autismo e Sindrome di Asperger)
Servizio di Neuropsichiatria infantile
Associazione di genitori A.GE
RACCONIGI:
Istituto Comprensivo Muzzone
SALUZZO:
Direzione didattica Francesco Costa
Consorzio socio-assistenziale Monviso Solidale
Centro famiglie, ludoteca e spazio educativo territoriale La Tana
Comunità per minori Giannotti
Servizio di Neuropsichiatria infantile
Associazione genitori L’Airone
14
SAVIGLIANO:
OASI Giovani per il doposcuola
Consorzio socio-assistenziale Monviso Solidale
Servizio di Neuropsichiatria infantile
Associazione genitori A.I.F.A. (Associazione Italiana Famiglie ADHD)
INOLTRE:
Consorzio socio-assistenziale valli Grana e Maira
Consorzio socio-assistenziale valli Gesso, Pesio e Vermenagna
15
ANALISI dei DATI
Quantitativa e Qualitativa
16
Le SCUOLE
17
IL QUESTIONARIO ONLINE
Lo strumento destinato agli insegnanti è un questionario semi strutturato da
compilare on-line, accedendo tramite un link comunicato via mail alle scuole.
Oltre alle informazioni anagrafiche, le domande riguardano i bisogni educativi
maggiormente presenti e le strategie didattiche messe in atto per rispondervi;
si chiede poi una riflessione sull’esito delle pratiche adottate e sul ruolo della
scuola e della figura professionale dell’insegnante.
I questionari compilati sono 236.
18
DISTRIBUZIONE per ETA’ e per SESSO
La frequenza di compilazione delle donne è di molto superiore rispetto a quella
maschile; questo come conseguenza della maggiore presenza femminile in
ambito scolastico.
La distribuzione per fascia di età evidenzia il crescere della frequenza in
parallelo con l’età.
19
ANNI di SERVIZIO
Anni di servizio
meno di 5
21
9%
da 6 a 10
35
15%
da 11 a 20
54
23%
da 21 a 30
56
24%
da più di 31
59
26%
N.S.
6
3%
Questo grafico evidenzia lo scarso ricambio generazionale nell’ambiente
scolastico degli ultimi anni. Osservando le barre si può notare come le prime
due siano nettamente più basse rispetto alle altre, che sono tra loro pressoché
pari.
20
DISTRIBUZIONE per PROFESSIONE
PROFESSIONE
Insegnanti di
Classe
176
76%
Insegnanti di
Sostegno
29
13%
Altro
26
11%
Si evidenzia il maggior numero di insegnanti di classe, rispetto alle altre
professioni.
Altro
Assistente
Educativo 7
70%
Assistente
alle
Autonomie 1
10%
Non
specificato 2
20%
Sotto la voce Altro sono comprese le professioni di assistente alle autonomie e
assistente educativo.
21
DISTRIBUZIONE TERRITORIALE
Dalla cartina emerge l’assenza delle scuole della città di Savigliano. Per quanto
riguarda la città di Mondovì, è stato coinvolto un unico circolo didattico. A
Fossano e Racconigi la compilazione dei questionari è stata inferiore rispetto
alle altre città dove la restituzione è stata completa.
22
PROBLEMATICHE EMERSE
1 BES (bisogni educativi speciali)
2 disturbi di comportamento (DDAI)
3 DSA (disturbi specifici dell’apprendimento)
4 ritardi del linguaggio
5 cura, attenzione, ascolto, affetto
6 assenza di regole
7 difficoltà legate al nucleo familiare
8 tolleranza alle frustrazioni
9 componenti culturali ed integrazione
10 povertà culturale
11 difficoltà motorie
12 mancanza di gioco spontaneo
13 incapacità di gestire la noia
14 educazione alimentare, all’igiene, alla salute
15 stanchezza conseguente agli impegni extrascolastici
16 atteggiamento iper-prestazionale
17 bullismo
18 problemi psichiatrici
Le problematiche preponderanti sono i BES, i disturbi del comportamento, i
ritardi del linguaggio e l’assenza di regole. Seguono con percentuali inferiori il
bisogno di cura, attenzione, ascolto e affetto, le problematiche legate
all’integrazione delle diverse culture, le difficoltà legate al nucleo familiare, la
tolleranza alle frustrazioni e la povertà culturale della famiglia d’origine.
23
ELEMENTI UTILI a FRONTEGGIARE le PROBLEMATICHE
EMERSE
1 recuperare un rapporto di collaborazione con la famiglia nella
consapevolezza di un obiettivo comune
2 desiderio di reinventarsi, di mettersi in discussione
3 tornare ad assegnare valore all’intervento educativo
4 insegnare ai bambini l’ascolto del proprio corpo e delle proprie
emozioni
5 mettere i bambini nella condizione di superare i propri limiti
6 tornare all’essenziale (insegnare valori di vita indispensabili,
tralasciando il superfluo)
7 insegnare ai bambini ad essere curiosi
8 stimolare di più i bambini
9 superare la stanchezza
Dai questionari
emerge la necessità di recuperare un rapporto di
collaborazione con la famiglia oltre al desiderio degli insegnanti di reinventarsi
e di mettersi in discussione; è anche di fondamentale importanza tornare ad
assegnare valore all’intervento educativo.
Con percentuali minori si segnalano inoltre l’esigenza di mettere i bambini
nella condizione di superare i propri limiti e di insegnare loro l’ascolto del
proprio corpo e delle proprie emozioni.
24
RAPPORTO tra l’ETA’ e BISOGNI INDICATI
Nella fascia d’età 20/30 anni la percentuale maggiore riguarda i ritardi di
linguaggio.
Nelle fasce 31/40, 41/50 e 51/60 emergono i BES seguiti dai DDAI e dai DSA.
Nell’ultima fascia d’età quella oltre i 60 anni hanno la stessa percentuale i
bisogni di cura, attenzione, ascolto e affetto, i BES, le difficoltà legate al nucleo
famigliare e l’assenza di regole.
E’ poi presente un’ ulteriore categoria che racchiude coloro che non hanno
specificato l’età e dalla quale emergono, di nuovo con pari percentuale, i DDAI,
i ritardi del linguaggio e l’assenza di regole.
Sdff
25
RAPPORTO TRA ZONA TERRITORIALE e BISOGNI
INDICATI
Maggiormente indicati sono i disturbi dell’apprendimento e del
comportamento soprattutto sui territori di Saluzzo, Mondovì, Fossano e
Racconigi.
A Cuneo emerge l’assenza di regole e a Savigliano i ritardi di linguaggio.
26
RAPPORTO tra BISOGNI INDICATI e SOLUZIONI
PROPOSTE
Partendo dalle problematiche rilevate come preponderanti le soluzioni
proposte sono le seguenti:
 Ritardi di linguaggio: metodologie didattiche educative ed operative,
formazione, collaborazioe, valorizzazione del bambino.
 DDAI e BES: metodologie didattiche, modalità organizzative di inclusione e
facilitazione, collaborazione.
 BES: formazione, valorizzazione del bambino.
27
RAPPORTO tra ANNI di SERVIZIO e BISOGNI INDICATI
Gli insegnanti con più anni di servizio alle spalle segnalano come emergenti i disturbi
del comportamento e in misura minore i disturbi dell’apprendimento, compresi
entrambi nella categoria BES.
Per quanto riguarda la fascia compresa tra gli 0 e i 5 anni di servizio viene indicato il
ritardo di linguaggio.
28
RAPPORTO tra gli ANNI di SERVIZIO e le SOLUZIONI
PROPOSTE
La soluzione proposta in percentuale maggiore è il recupero di un rapporto di
collaborazione stretta e proficua sia tra gli insegnanti che con le famiglie e i servizi
territoriali.
In più è ritenuto importante attuare delle misure organizzative di facilitazione e di
inclusione.
29
RAPPORTO tra la PROFESSIONE ed i BISOGNI INDICATI
Gli insegnanti di classe indicano in modo generico il gruppo dei BES, all’interno
del quale segnalano i disturbi del comportamento e i DSA, seguiti dai ritardi di
linguaggio e dai bisogni di cura, attenzione, ascolto e affetto.
Gli insegnanti di sostegno invece mettono in evidenza i ritardi di linguaggio
seguiti dai BES.
Infine gli assistenti educativi e all’autonomia individuano i disturbi del
comportamento e con pari percentuale i BES e i DSA.
30
RAPPORTO tra la PROFESSIONE e le SOLUZIONI
PROPOSTE
La collaborazione ritorna come principio da recuperare sia negli insegnanti di
classe che negli assistenti educativi e alle autonomie; gli insegnanti di sostegno
invece considerano importanti le modalità organizzative di inclusione e
facilitazione.
31
RAPPORTO tra la MATERIA INSEGNATA ed i BISOGNI
INDICATI
In tutti gli ambiti di insegnamento vengono indicati nello stesso ordine e con la
stessa percentuale i BES, i DSA, e i disturbi del comportamento.
Sono segnalate le difficoltà legate al nucleo familiare con percentuali relative
tra il 7 e il 9%.
Da notare il discostamento tra la percentuale dei BES e quella dei DSA in
ambito scientifico che risulta maggiore e sta ad indicare probabilmente una
difficoltà legata a specifiche materie non identificata in un vero e proprio
disturbo dell’apprendimento.
32
RAPPORTO tra la MATERIA INSEGNATA e le
SOLUZIONI PROPOSTE
In tutti e tre gli ambiti le modalità organizzative di inclusione e facilitazione
sono quelle maggiormente utilizzate, nelle altre discipline (musica, IRC, arte,
inglese e educazione fisica) la proposta maggiormente indicata è la
collaborazione.
33
RAPPORTO tra il GRADO di SCUOLA e i BISOGNI
INDICATI
Nella scuola dell’infanzia gli insegnanti riconoscono un’alta percentuale di
ritardi di linguaggio seguita dai disturbi del comportamento e dai BES;
significativo anche il dato sull’assenza di regole.
Nella scuola primaria, oltre ai BES e ai disturbi del comportamento, una
percentuale
abbastanza
importante
è
riservata
ai
disturbi
dell’apprendimento. 34
RAPPORTO tra il GRADO di SCUOLA e le SOLUZIONI
PROPOSTE
Per la scuola primaria le soluzioni utilizzate sono le modalità organizzative di
inclusione e facilitazione, mentre per quella dell’infanzia è importante la
collaborazione con le famiglie e tra gli insegnanti.
35
BISOGNI INDICATI ed ESITI POSITIVI
36
ESITI POSITIVI nello SPECIFICO
37
BISOGNI INDICATI ed ESITI NEGATIVI
38
ESITI NEGATIVI nello SPECIFICO
39
ASPETTI da MIGLIORARE e MODIFICHE PROPOSTE
Come modifiche da apportare e aspetti da migliorare appaiono sempre la
necessità di una maggiore collaborazione, la variazione e l’adattamento
all’utenza di determinate metodologie didattiche e il bisogno di valorizzare ogni
bambino come singolo.
40
BUONE PRATICHE: ESIGENZE e METODI APPLICABILI
I metodi utilizzati in risposta a determinate esigenze sono l’incentivazione del
lavoro d’équipe, il recupero della centralità della persona, la formazione degli
insegnanti e il potenziamento di specifiche strategie didattiche ed educative.
41
METODI e STRUMENTI UTILIZZATI
Per ogni metodo indicato in precedenza appaiono specifici strumenti:


Per la formazione degli insegnanti e della famiglia è importante ridare
valore alla scuola e alla figura professionale dell’insegnante, oltre che ad un
confronto costante; Per l’incentivazione del lavoro in équipe tornano ad
emergere il confronto e la valorizzazione della scuola con in aggiunta la
necessità di rivalorizzare il bambino come persona in toto;
Per recuperare la centralità della persona si possono utilizzare attività
operative mirate che la valorizzino attraverso un confronto costante.
42
L’INTERVISTA DIRETTA
L’intervista diretta è lo strumento utilizzato negli incontri con i dirigenti
scolastici, gli operatori dei servizi sociali, territoriali e del servizio sanitario; è
composta da una serie di domande più o meno strutturate che vengono poste
vis à vis all’interlocutore. Ogni intervista viene registrata e in seguito sbobinata.
La struttura di base prevede l’approfondimento di alcune tematiche quali:
I bisogni educativi o i disturbi emergenti
La disponibilità di risorse economiche e umane
La rete di collaborazione con le realtà del territorio
Le strategie adottate
Gli aneddoti
L’intervista comprende anche alcune domande su aspetti specifici legati alla
professionalità e alle competenze dell’operatore coinvolto.
43
44
COMMENTO a Dir.Cuneo
Sul territorio cuneese i dirigenti scolastici lamentano la
difficoltà di comunicazione e di collaborazione con le
famiglie extracomunitarie, presenti in alta percentuale.
La cultura d’origine e la diversa modalità educativa
spesso sono motivo di scontro; il rispetto della figura
femminile, prevalente nel mondo scolastico, non è
condiviso da tutti e crea difficoltà nel rapporto
insegnante-alunno.
45
46
COMMENTO a Dir.Fossano
Nel territorio fossanese le scuole sembrano ben
inserite all’interno della rete degli enti territoriali e dei
servizi, alcune iniziative vengono progettate insieme
con obiettivi comuni coinvolgendo anche le famiglie.
Un appuntamento annuale è il cineforum la domenica
pomeriggio con la proiezione di un film a sorpresa e il
dibattito in gruppo.
La tinteggiatura delle aule di un istituto del secondo
Circolo è stata affidata ai genitori che hanno investito
un po’ del loro tempo per abbellire i locali della scuola
dei loro figli.
47
48
COMMENTO a Dir.Mondovì
La scuola viene presentata come “palestra di vita” dove
poter costruire la propria autostima e iniziare un
percorso di crescita.
Al centro viene posta la figura dell’insegnante come
punto di riferimento per i ragazzi e come “strumento”
per conoscere le esigenze di tutti gli alunni, attraverso
un’adeguata formazione e un ascolto costante. Utili per
sostenerli sono gli sportelli psicologici.
La collaborazione con gli altri enti territoriali è positiva
anche se ogni servizio mostra le sue priorità che spesso
non coincidono; le famiglie appaiono motivate e
collaborative.
49
50
COMMENTO a Dir.Racconigi
Dall’Istituto comprensivo di Racconigi emerge
l’importanza della collaborazione con tutti gli enti
territoriali, condividendo in toto sia gli obiettivi che la
modalità di intervento per non creare disorientamento
nel bambino.
La scuola deve ricercare un legame fruttuoso con le
famiglie in modo da proseguire anche a casa il lavoro
iniziato in classe, in un’ottica di condivisione e di
confronto costanti.
51
52
COMMENTO a Dir.Saluzzo
Il dirigente della Direzione didattica di Saluzzo si
sofferma sulla modulistica, comprensiva di PDP (piano
didattico personalizzato), legata agli alunni con BES
(Bisogni Educativi Speciali) che ritiene eccessiva e non
sempre necessaria.
Sostiene che tutti siamo portatori di BES in determinati
momenti della vita e che la scuola dovrebbe cercare di
andare incontro ad ogni alunno anche senza PDP.
53
I DOPOSCUOLA
54
55
COMMENTO a Doposcuola
Dagli operatori dei servizi di doposcuola emergono
principalmente i bisogni di:
 Aggregazione
 Spazi in cui potersi esprimere e sfogare
 Regole e contenimento
Va sottolineata l’esigenza del servizio di apertura verso
l’esterno, attraverso il coinvolgimento di utenti esterni
accompagnati dall’educatore di riferimento, o
semplicemente rendendo fruibili gli spazi ad altri
ragazzi del territorio.
“Tutto ciò che si chiude muore…” (C.M.)
56
I CONSORZI
SOCIO
ASSISTENZIALI
57
58
COMMENTO a Ass.Sociali
Nella mappa concettuale vengono espressi i bisogni educativi
emersi dalle interviste dirette con gli assistenti sociali del
territorio.
Per rispondere a queste necessità sono stati attuati dei
progetti di quartiere e di integrazione che spesso non hanno
potuto procedere per mancanza di finanziamenti.
Emerge il forte bisogno di creare una rete di collaborazione
tra gli enti e le istituzioni che si occupano di educazione a vari
livelli, per rispondere in modo più omogeneo alle esigenze in
crescita.
E’ da sottolineare l’impegno in prima persona di molte
famiglie in vari comuni che ha portato alla nascita di gruppi di
auto mutuo aiuto e sportelli per adolescenti, di ludoteche e di
associazioni famigliari.
A proposito invece degli interventi a sostegno della
genitorialità, c’è il servizio di affiancamento familiare. Il
supporto ad un nucleo in difficoltà può avvenire attraverso
due modalità:
 la presenza di una figura adulta esterna
 l’affiancamento di un’altra famiglia (progetti:Una Famiglia
per una Famiglia o Famigliermente).
59
L’incompetenza genitoriale tocca trasversalmente sia le
famiglie disagiate che quelle benestanti; gli adulti
percepiscono la fragilità del loro ruolo, non si sentono più
all’altezza del loro compito e sviluppano un’ansia da
prestazione che si ripercuote anche sui figli.
Oltre a ciò sono sempre più frequenti le situazioni di disagio
economico che conduce a un senso di frustrazione.
“Se non hai non vali…” (I. G.)
Un aspetto positivo è che in molte occasioni persone singole
o nuclei famigliari che a loro tempo hanno ricevuto un
sostegno tornano per aiutare a loro volta:
“… vengo a donare ad altri il bene che ho ricevuto …” (G.B.)
...mentre in altre situazioni (dove è possibile) è il vicino di
casa o il conoscente a mettere a disposizione tempo ed
energia per sostenere e accompagnare un nucleo famigliare
in difficoltà; si garantisce così maggiore flessibilità rispetto
alla presenza di un operatore e si crea una rete informale di
aiuto, che combatte il “pregiudizio” ancora legato al servizio
sociale.
60
61
COMMENTO a Edu.Prof
Osservando la voce “bisogni educativi” all’interno della
mappa si può notare come emerga l’aspetto di individualità
del bambino, nel suo bisogno di espressione, di accettazione
e di rispetto.
“…è necessario rivalutare la strada e il cortile come luoghi
educativi, in cui i bambini imparano la convivenza tra pari
senza la mediazione dell’adulto.” (L. Z.)
La stessa scuola dovrebbe potenziare lo sviluppo della
personalità di ognuno, invece di omologarne il pensiero,
ritrovando così il suo ruolo prettamente educativo.
A questo scopo sarebbe necessario alleggerire il carico
burocratico e didattico degli insegnanti, lasciando spazio a
momenti di discussione e di confronto, riducendo di
conseguenza il timore dell’alunno di non sentirsi adeguato al
contesto o di non raggiungere i livelli prestazionali stabiliti.
Sembra inoltre che i bambini abbiano bisogno di stare
insieme, di sentirsi parte di un gruppo in cui riconoscersi.
Forse l’utilizzo senza regole della tecnologia e dei
videogiochi, porta all’isolamento e alla solitudine … tanti
amici virtuali ma pochi o nessuno reali…
62
63
COMMENTO a Cons.SocioAssCuneo
Gli assistenti sociali del consorzio socio-assistenziale di Cuneo
sottolineano come la figura adulta e genitoriale stia
attraversando un momento di disorientamento e di difficoltà.
Aumentano le separazioni conflittuali e gli allontanamenti di
minori dal nucleo d’origine che, a differenza di alcuni anni fa,
avvengono con violenza verbale e fisica.
Gli aneddoti riportati riguardano proprio questo aspetto.
64
65
COMMENTO a Cons.SocioAssMondovì
Il consorzio socio-assistenziale mantiene un rapporto di
collaborazione con la scuola. Alcuni anni fa è stato attuato un
progetto all’interno delle classi che continuava all’esterno con
l’educativa di strada; il “prodotto” finale è stato la creazione
di un cortometraggio con i ragazzi come protagonisti.
La mancanza di finanziamenti ha portato all’interruzione del
progetto, ma non alla chiusura del rapporto tra gli educatori e
i giovani coinvolti; questi ultimi continuano ad aver bisogno di
figure di riferimento costanti.
66
67
COMMENTO a Ass.Cons.Monviso
A livello territoriale gli assistenti sociali del consorzio
Monviso Solidale segnalano un aumento di difficoltà
relazionali e disturbi comportamentali.
In riferimento a una situazione particolarmente difficile è
stato avviato l’intervento di un educatore all’interno della
scuola
ottenendo
buoni
risultati
ed
evitando
l’allontanamento del bambino dal gruppo classe.
Un altro aspetto rimarcato dagli operatori è la richiesta
eccessiva della scuola a livello prestazionale, situazione che
induce molti più soggetti a sentirsi inadeguati.
68
69
COMMENTO a EduProf.Cons.Monviso
Dalla mappa riassuntiva degli educatori del consorzio
Monviso Solidale emerge nuovamente il bisogno di uno
spazio dove i bambini possano esprimersi e sfogarsi. Questo
bisogno trova risposta nella ludoteca e nel centro famiglie,
entrambi luoghi protetti.
Fossano, Saluzzo e Savigliano sono le uniche tre cittadine ad
offrire un servizio simile, mentre a Cuneo e Mondovì gli spazi
aggregativi chiusi non esistono più perché non hanno ricevuto
finanziamenti.
70
71
COMMENTO a Cons. Ass.GPV
Gli operatori intervistati sottolineano la necessità dei bambini
di socializzare. Il centro famiglie presente in passato è stato
chiuso per mancanza di finanziamenti e, ad oggi, non esiste
uno spazio protetto in cui i minori si possano incontrare.
La proposta di attività in gruppo o di uscite collettive non è
stata ben accolta per la difficile collocazione geografica.
72
73
COMMENTO a Cons. Ass.GM
Il consorzio socio-assistenziale Valli Grana e Maira indica
l’importanza di potenziare la rete di collaborazione formata
dai pediatri, dagli enti pubblici e privati e dall’associazionismo.
“…servirebbe una regia che coordinasse questa rete, in modo
da non disperdere le energie e le ormai poche risorse a
disposizione.” (G.B.)
Un esempio positivo di rete collaudata e funzionale riguarda
Dronero dove le parrocchie hanno assunto un educatore che,
in collaborazione con il servizio sociale, porta avanti progetti
sul territorio.
74
I CENTRI FAMIGLIA
e le LUDOTECHE
75
76
COMMENTO a Lud.CentriFam
I centri famiglia e le ludoteche annesse hanno un’ampia
offerta di servizi rivolti ai bambini e alle loro famiglie.
L’utenza riguarda sia stranieri che italiani, ma spesso l’uno
esclude l’altro, facendo emergere una concreta difficoltà di
convivenza.
Tra i bisogni educativi espressi si osserva l’eccessivo livello
prestazionale richiesto ai bambini dalla scuola, ciò crea ansia
nel bambino e conseguentemente in tutto il nucleo
famigliare.
“Lasciamo che i bambini si annoino, hanno troppi impegni.
Dalla noia nasce la creatività: facciamo in modo che tornino a
fare solo i bambini” (L.Z.)
77
Le NEUROPSICHIATRIE
INFANTILI
78
79
COMMENTO a EduProf.NPI
Gli educatori professionali indicano l’importanza degli
interventi educativi nelle scuole e di predisporre laboratori
con la presenza di operatori sanitari.
Appare una discordanza tra la NPI di Mondovì dove viene
sottolineata la flessibilità dei protocolli e quella di Savigliano
dove appare un’eccessiva burocrazia.
80
81
COMMENTO a Logo.NPI
Tutti i logopedisti intervistati sottolineano l’importanza della
multiprofessionalità e della collaborazione in équipe,
indicandolo come punto di forza. Poter “osservare” un
bambino da diversi punti di vista, legati ognuno ad una
professionalità specifica, aiuta ad avere un quadro più chiaro
e completo del soggetto e permette di arrivare ad una
diagnosi molto precisa e dettagliata.
Il lavoro in équipe comporta tuttavia l’allungamento dei
tempi di attesa della famiglia, che non sempre comprende e
condivide le motivazioni fornite dagli operatori.
82
83
COMMENTO a Psi.NPI
Alcuni psicologi dei servizi di Neuropsichiatria infantile
presentano la multiprofessionalità come una risorsa, ma a
volte anche come causa di rallentamento dell’iter diagnostico
e di restituzione alle famiglie. I genitori dei bambini presi in
carico non sempre riescono a comprendere l’importanza della
presenza di più figure professionali e leggono il ritardo come
una mancanza di serietà del servizio stesso.
84
85
COMMENTO a PsicoMotricisti
Gli interventi che il servizio di NPI può attuare nella fase di
post-diagnosi sono minimi e avvengono a cicli.
La mancanza di risorse sia economiche che umane porta alla
necessità di una stretta e costante collaborazione con le
famiglie, con cui condividere il percorso di riabilitazione del
bambino.
Dai dati emerge però la difficoltà di rapporto tra il servizio e i
nuclei famigliari coinvolti.
86
87
COMMENTO a NPI.Cuneo
Gli operatori sanitari di Cuneo indicano come emergenti i
disturbi del comportamento, dell’apprendimento, del
linguaggio e i ritardi cognitivi border.
Evidenziano l’importanza di un’equipe multidisciplinare
affiatata e di una stretta collaborazione con la scuola e con le
famiglie.
88
89
COMMENTO a NPI.Fossano
Il Servizio di Neuropsichiatria di Fossano ha un buon rapporto
di collaborazione con le scuole, propone progetti da attuare
in classe con l’intervento di educatori professionali e
operatori sanitari.
Un altro punto di forza è la possibilità di formulare progetti
riabilitativi annuali, in un’ottica di lungimiranza e di
prospettiva futura.
Un’ulteriore iniziativa da segnalare è la proposta di
questionari di gradimento del servizio alle persone che si
rivolgono alla Neuropsichiatria infantile.
90
91
COMMENTO a NPI.Mondovì
Gli operatori del centro specialistico C.A.S.A. (centro Autismo
e Sindrome di Asperger) e della Neuropsichiatria di Mondovì
segnalano un aumento dei disturbi dello spettro autistico,
non solo a livello locale, ma internazionale.
Inoltre, percepiscono una crescita significativa nei disturbi
dell’attenzione e nelle difficoltà di letto-scrittura.
La mancanza di risorse economiche porta alla necessità di
potenziare i servizi esistenti e di crearne di nuovi, anche
privati.
92
93
COMMENTO a NPI.Saluzzo
Il Servizio di Neuropsichiatria di Saluzzo evidenzia l’aumento
di “bambini strani” (E.B.) soprattutto nella scuola dell’infanzia:
bambini con ossessioni, ansia da separazione prolungata e
pianti persistenti ed inconsolabili; è necessario tenerli in
osservazione per monitorarli nel percorso di crescita.
94
95
COMMENTO a NPI.Savigliano
Gli operatori della Neuropsichiatria infantile di Savigliano
indicano come punto di forza la buona organizzazione del
servizio, con un’équipe multi disciplinare affiatata e capace di
confrontarsi sui diversi aspetti di ogni singolo utente.
Anche sul territorio saviglianese gli operatori sanitari, così
come quelli dei servizi sociali, propongono progetti e percorsi
ad hoc all’interno delle scuole; a volte, lo psicologo e
l’educatore professionale sono presenti all’interno
dell’istituto scolastico.
96
Le ASSOCIAZIONI di
GENITORI
97
Il FOCUS-GROUP
Il focus group è un metodo di intervista di gruppo non
strutturato, coinvolge un numero di partecipanti variabile tra
i 6 e 10 a seconda della complessità e delicatezza del tema
che viene trattato, ha solitamente una durata variabile tra 1
e 2 ore.
E’ gestito da due figure professionali con funzioni tra loro
complementari: il conduttore e l’osservatore.
Il primo ha il compito di introdurre il tema dell’indagine con i
partecipanti al focus, di guidare e pilotare gli intervistati verso
gli argomenti che più interessano; l’osservatore svolge
mansioni di tipo logistico ed organizzativo prima, durante e
dopo la costituzione del gruppo.
Il focus-group è stato utilizzato negli incontri con le cinque
associazioni di genitori :

A.GE (associazione genitori) di Mondovì

Arcipelago di Fossano

Airone di Manta

A.I.F.A. (associazione italiana famiglie ADHD) di Savigliano

Rete genitori DSA di Cuneo
98
99
COMMENTO a Ass.Gen
Si possono elaborare ulteriori riflessioni sugli incontri di focus-group
soprattutto separando le associazioni di genitori legate a un disturbo specifico
da quelle di genitori generici.
Per associazioni come l’Airone e l’AIFA e per la rete DSA è di estrema
importanza sensibilizzare la popolazione in relazione a un problema specifico,
così come creare progetti per il sostegno nei compiti, l’organizzazione di attività
per il tempo libero dedicate a ragazzi con difficoltà.
E’ inoltre fondamentale il sostegno psicologico ai genitori, la creazione di
percorsi di formazione per gli insegnanti e per gli operatori che lavorano in
ambito sanitario ed educativo, con lo scopo di migliorare la qualità del servizio
alla persona.
La rete di collaborazione tra i soggetti pubblici e privati vede al centro la
famiglia come colei che mantiene i collegamenti tra le varie istituzioni e i
diversi servizi. L’associazione è spesso soggetto promotore di iniziative
formative ed informative per la collettività.
A livello di vissuti, per i genitori delle associazioni Airone, rete DSA e A.I.F.A.
emergono i sentimenti di frustrazione, di impotenza e di timore rispetto al
giudizio altrui, legati a un senso costante di inadeguatezza e di solitudine. Per
queste famiglie risulta fondamentale trovare una rete informale di sostegno
che li accompagni nel loro percorso.
“Se mancasse l’associazione mi sentirei nello spazio con mille luci lontane,
nell’oscurità, incapace di trovare la strada giusta. L’associazione è la risposta
alla domanda, è una creatura viva che dà linfa.” (E. 40 anni)
“L’associazione è una realtà che mi ha regalato lo scambio di sguardi con mio
figlio, una comunicazione su un altro livello.” (E., 40 anni)
“Se partecipo mi sento meglio, provo il dovere di aiutare l’Associazione perché
mi aiuta con mio figlio” “Mi sento fortunato, provo una sensazione di libertà”.
(L., 43 anni)
100
“La solitudine è un problema grande, il giudizio degli altri, la loro pietà non
richiesta, il pensiero di un figlio che cresce e che avrà sempre problemi anche
quando sarà grande. La fatica di impiegare tutto il tuo tempo nella gestione dei
problemi. La fatica di coinvolgere i papà nel percorso. Non avere sempre le
risorse economiche per i percorsi di cui ha bisogno tuo figlio.”
“La rete ha trasformato le mie sofferenze e quelle di mia figlia in una forza, mi
ha insegnato a non arrendermi mai, mi ha aiutato a credere che c’è sempre
qualcuno che mi può aiutare, si sono create amicizie sincere e profonde.” (L.)
“Non mi sento più solo di fronte alle difficoltà, mi sento capito dalle persone che
hanno i miei stessi problemi. Riesco ad avere qualche ora di “svago” perché so
che mio figlio è in ottime mani. Mi rendo utile partecipando a qualche iniziativa
e dando il mio piccolo contributo all’associazione stessa.” (M., 44 anni)
101
ASSOCIAZIONE A.GE e ARCIPELAGO
Per le associazioni A.GE e ARCIPELAGO, invece, è importante la partecipazione
degli associati, avere un supporto logistico ed economico da parte dell’ente
pubblico che tuttavia risulta spesso assente; l’associazionismo colma le lacune
e la mancanza di servizi, rischiando di essere percepito come soggetto
erogatore e non come insieme di volontari che spendono gratuitamente il loro
tempo.
Sottolineano la necessità di attenzione verso le famiglie disagiate ed
extracomunitarie così come il sostegno alle neo mamme; riconoscono
fondamentale l’impegno in prima persona come esempio per i figli e per le
generazioni a venire, cercando così di garantire un ricambio negli associati e
una continuità nell’associazione.
“Mi piacerebbe, attraverso l’associazione, e anche con il mio coinvolgimento,
che ci fossero dei benefici per i nostri figli, perché capiscano il valore del
lavorare insieme per un interesse comune e che questo può portare frutti
concreti.” (C. ,37 anni)
“Una necessità è curare meno il proprio orticello, invitare gli altri nell’orto di
casa per crescere insieme.” (C. ,44 anni)
“Vorrei che i miei figli pensassero che io credo e mi impegno e lavoro per
ottenere qualcosa per loro e per gli altri ragazzi, non sto solo ad aspettare che
facciano gli altri.” (N., 44 anni)
“Spero che ai miei figli arrivi una mamma più consapevole, più aperta, più
proiettata all’altro: l’educazione è cosa di cuore” (E., 26 anni)
“Spero di consegnare ai miei figli un mondo più collaborativo, meno egoista, in
cui l’aiutarsi e l’esserci per gli altri non sia visto come una debolezza ma come
una forza.” (C. , 37 anni)
“Vorrei continuare a sentire la gratuità delle azioni e vedere la passione nel
dare” (M., 45 anni)
102
COMMENTO FINALE
103
La collaborazione è indispensabile, il confronto anche. Servono in coppia, in
famiglia, in un gruppo di amici, tra adulti e tra bambini, servono per fare rete
tra istituzioni e tra realtà territoriali, servono per trovare soluzioni comuni e
camminare insieme. Eppure, come emerge dai dati analizzati, sono proprio i
pezzi mancanti.
In più è presente la necessità di fare formazione, di evolversi e di informarsi;
coloro che per mestiere si occupano di educazione lamentano la mancanza di
competenza in diversi ambiti, i genitori si sentono smarriti e confusi, hanno
anch’essi bisogno di sostegno.
La figura adulta ha perso la sua identità e il bambino, di conseguenza, rimane
disorientato; le richieste smisurate e il livello prestazionale che la società ci
impone non ci danno il tempo di fermarci a guardarci e ad ascoltarci. Il risultato
è un profondo senso di solitudine legato al bisogno viscerale di percepirsi vivi e
di farsi percepire dagli altri.
Da questo quadro è immaginabile che aumentino l’Autismo che, come dice
Zappella, è l’incapacità di relazionarsi con gli altri, e i disturbi di linguaggio
dovuti ai troppi stimoli visivi e alla netta riduzione di quelli verbali. Sono in
crescita anche i disturbi del comportamento che si manifesta con la mancanza
di rispetto delle regole e di adattamento ai vari contesti, oltre che i disturbi
dell’apprendimento in una scuola che fatica a privilegiare l’individualità e
l’originalità di ognuno.
I bisogni dei bambini sono quelli di sempre che però non vengono più
sufficientemente soddisfatti; ogni persona ha diritto ad una famiglia e a sentirsi
parte di un gruppo in cui potersi riconoscere, deve poter essere ascoltata,
coccolata, accettata per quello che è. Un bambino chiede attenzione, pazienza,
tempo per annoiarsi, spazi adatti a lui, occasioni in cui poter esprimere la sua
essenza; ognuno di noi ha bisogno di sentirsi amato e rispettato.
Beatrice Alemagna nel libro “Che cos’è un bambino?”,2008, scrive: “…I bambini
assomigliano alle spugne. Assorbono tutto: il nervosismo, le cattive idee, le
paure degli altri. Sembrano dimenticare ma poi rispunta tutto dentro la cartella,
o sotto le lenzuola, oppure davanti a un libro. I bambini vogliono essere
ascoltati con gli occhi spalancati.”
104
Nel capitolo di presentazione del progetto abbiamo parlato di Bisogni Educativi
Speciali (BES); sotto questo titolo vengono indicati non solo le disabilità facenti
capo alla legge 104 e i disturbi evolutivi specifici (DSA, ADHD, DOP…) (legge 170
del 2010), ma anche tutte quelle situazioni di svantaggio socio-economico,
linguistico, culturale ed emotivo. Si fa quindi riferimento ai soggetti con ansia
da prestazione, con risultati insoddisfacenti a scuola, con difficoltà ad adattarsi
al ruolo di studente, ragazzi ostili ed aggressivi, demotivati o con difficoltà nelle
relazioni sociali.
Di nuovo Beatrice Alemagna (2008) nel suo libro scrive: “ ci sono bambini di
tutti i tipi, di tutti i colori, di tutte le forme. Ci sono bambini strani, bassi, tondi,
silenziosi. Bambini con gli occhiali, sulla seggiola a rotelle. Bambini con
l’apparecchio per i denti che scintilla al sole. Ci sono bambini faticosi, odiosi,
che non vogliono mai andare a dormire, bambini viziati che fanno solo quello
che vogliono, bambini che a volte rompono i piatti, le scodelle e tutto il resto.”
Dai dati della ricerca si nota un grosso incremento di bimbi con bisogni
educativi speciali.
La realtà scolastica è seriamente in difficoltà nel rispondere alle esigenze di
ogni alunno, poiché“ tutti gli alunni, anche se in situazioni diverse tra loro,
possono presentare in un momento più o meno transitorio, la necessità di una
didattica “speciale”. Tutti questi alunni sono accomunati da un uguale diritto a
ricevere un’attenzione educativa sufficientemente individualizzata ed efficace.
Ciascuno di noi può presentare un BES.”(La Prova A. Come valutare i BES,
Roma 2013, edizioni Forepsy).
La causa principale è la mancanza di risorse sia economiche che umane,
condivisa da tutti i soggetti intervistati. I servizi territoriali così come quello
sanitario lavorano solo più sull’emergenza e sul disagio già conclamato, non
riescono a proporre progetti educativi e di socializzazione mirati alla
prevenzione, oppure tali progetti vengono interrotti per la non continuità nei
finanziamenti.
Nonostante ciò, alcuni operatori segnalano iniziative interessanti; per esempio
il progetto “UNA FAMIGLIA PER UNA FAMIGLIA”, in cui si affianca un nucleo
105
“sano” ad uno in difficoltà o l’affidamento di un soggetto ad un libero cittadino
che ha voglia di dedicare del tempo e dell’energia a chi è meno fortunato di lui.
Anche “TI SCARRETTO”, sul territorio di Savigliano, dimostra volontà di trovare
risposte nuove; si tratta infatti di un progetto che coinvolge gli animatori
parrocchiali il sabato pomeriggio, per fare “educativa di strada” in quartieri
popolari o dove sono presenti molti bambini e ragazzi soli.
In ambito scolastico, invece, vengono pensati e strutturati laboratori sulla
cittadinanza, sull’integrazione culturale, sulla diversità oltre che ad incontri
periodici per i genitori. Durante alcune interviste, sono state descritte iniziative
come “Genitori : che cine!”, in cui il confronto tra adulti avviene in seguito alla
visione di un film di solito legato al tema dell’educazione; anche il
coinvolgimento delle famiglie per la tinteggiatura delle aule può essere una
modalità originale per trovarsi e conoscersi.
Si è poi parlato della “FILOSOFIA PER BAMBINI”, metodologia da applicare con
competenze specifiche che lascia spazio ai pensieri e ai ragionamenti dei
bambini; la scuola dovrebbe essere tarata sui loro bisogni, ma quante volte si
ascolta ciò che il bambino ha da dire?
“Un bambino è una persona piccola, ha piccole mani, piccoli piedi e piccole
orecchie, ma non per questo ha idee piccole. Le idee dei bambini a volte sono
grandissime, divertono i grandi, fanno loro spalancare la bocca e dire: “Ah!”.
(Beatrice Alemagna, Che cos’è un bambino?, 2008).
Grazie a questa ricerca si è riusciti a fare luce sui vissuti e sui bisogni
dell’infanzia; i bambini chiedono al mondo adulto disponibilità ad
accompagnarli nel loro percorso di crescita, senza fretta e tenendoli per mano.
“Tutti i bambini sono persone piccole che un giorno cambieranno. Ma che
importa pensarci adesso? Un bambino è una persona piccola. Ora per
addormentarsi, ha bisogno degli occhi gentili. E di una lucina vicino al
letto.”( Beatrice Alemagna, 2008)
E’ fondamentale che ogni uomo e ogni donna ritrovi il proprio equilibrio
interiore per poter essere da guida agli adulti di domani.
106
RINGRAZIAMENTI
107
Per la collaborazione nella realizzazione della prima parte del progetto “Piccoli
passi: bisogni educativi e territorio”, la cooperativa sociale “Insieme a voi”
ringrazia:
 Alberto Parola, per il coordinamento
 Le studentesse Sara Odasso e Federica Santoro, per il contributo dato
attraverso la stesura delle tesi
 Saverio La Porta, per la gestione dei focus-group
 I dirigenti scolastici Cattero e Calcagno di Cuneo, Dalmasso e Isoardi di
Fossano, Peirone e Sardo di Mondovì, Marzola di Racconigi e Bottiroli di
Saluzzo
 Gli insegnanti che hanno dedicato del tempo prezioso alla compilazione del
questionario on-line
 I consorzi socio assistenziali di Cuneo, Fossano, Mondovì, Saluzzo e
Savigliano più Valli Grana e Maira e valli Gesso, Pesio e Vermenagna, con i
direttori Daniela Cusan, Aurelio Galfrè, Livio Tesio
 Gli operatori dei vari consorzi che hanno dato la loro disponibilità per le
interviste dirette
 Fabrizio Castellino, Filomena Marangi e Ornella Giraudo del consorzio
Monviso Solidale
 I Servizi di Neuropsichiatria infantile nei loro direttori, Franco Fioretto e
Francesca Ragazzo
 La dott.ssa Annamaria Pietragalla e gli operatori sanitari che hanno
collaborato con le interviste dirette
 Il centro C.A.S.A. (centro Autismo e Sindrome di Asperger) e il direttore dott.
Maurizio Arduino
 Gli operatori dei centri famiglia e delle ludoteche
 Gli operatori dei doposcuola ( cooperativa sociale Momo di Cuneo, CAP di
Fossano, centro educativo- territoriale di Saluzzo, OASI giovani di Savigliano)
108
 L’associazione A.GE di Mondovì con Sara Gonella
 L’associazione A.I.F.A. (associazione italiana famiglie ADHD) di Savigliano
con Cinzia Corradi, referente per la provincia di Cuneo
 L’associazione Airone di Manta e la psicologa Elisa Bussi
 L’associazione Arcipelago di Fossano e Giovanni Panetto
 La Rete genitori DSA con Nadia Tassone
 L’educatore professionale Marco Fea
 Enrica Delfino per il consiglio riguardo il titolo
 Maria Fea per il disegno del logo
 Lo studio grafico Graph Art per la realizzazione delle locandine e dei
pieghevoli
 Il Ristorante Aquila Nera per il rinfresco
 Tutti coloro che saranno presenti al convegno e condivideranno i risultati di
questo progetto di ricerca.
109
BIBLIOGRAFIA
110

Alemagna B., Che cos’è un bambino, Milano, Topipittori, 2008

Ascenzi A., Corsi M., Professione educatori/formatori. Nuovi bisogni educativi e nuove professionalità
pedagogiche Roma, Vita e pensiero, 2005

Camaioni L. Bascetta C. Aureli T. , L’osservazione del bambino nel contesto educativo, Bologna, Il
Mulino, 2001

Cornoldi C., Difficoltà e disturbi dell’apprendimento, Bologna, Il Mulino,2007

Corrao S., Il focus group, Milano, Franco Angeli, 2002.

Feuerstein, R,. Rand Y., Feuerstein R, La disabilità non è un limite, Firenze, Libriliberi, 2005

Gurtler H., I bambini hanno bisogno di regole, Milano, Red, 2003

Ianes D. Macchia V., La didattica per i bisogni educativi speciali , Trento, Erickson, 2013

Ianes D., Bisogni educativi speciali e inclusione. Valutare le reali necessità e attivare tutte le risorse ,
Trento, Erickson, 2005)

Ianes D., Cramerotti S., Alunni con BES- Bisogni Educativi Speciali, Trento, Erickson2013

Isidori Maria V., I disturbi specifici di apprendimento a scuola. La formazione degli insegnanti , Roma,
Edizioni Anicia, 2014)

La Prova A, Bisogni Educativi Speciali: dall’individuazione alla valutazione , Roma, edizioni Forepsy,
2013

La Prova A., ADHD e compiti a casa. Manuale di sopravvivenza, Roma, edizioni Forepsy, 2014

La Prova A., Bambini oppositivi e provocatori: 9 regole per sopravvivere, Roma, edizioni Forepsy,
2014

La Prova A., Valutare gli alunni con BES, Roma, edizioni Forepsy, 2014

La Prova A., Insegnare le abilità sociali in 3 passi. Tecniche di didattica inclusiva , Roma, edizioni
Forepsy, 2014

Le Bouch J. Lo sviluppo psicomotorio dalla nascita a 6 anni, Roma, Armando, 1989

Moretti L. Ciullo E., I disturbi specifici dell’ apprendimento:
interventi di recupero, Roma, edizioni Forepsy, 2014)

Parola A, Regia educativa, Roma, Aracne, 2012

Scurati C., Zanniello G., a cura di, La ricerca azione: contributi per lo sviluppo educativo, Napoli,
tecnodid, 2002

Trentini G., Manuale del colloquio e dell'intervista, Torino, Utet, 1995

Trinchero R., Manuale di ricerca educativa, Milano, Franco Angeli, 2002.
111
dall’identificazione precoce agli
112