- Direzione Didattica Saluzzo
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Report di ricerca Piccoli Passi Bisogni educativi e territorio Una ricerca-azione in provincia di Cuneo Cooperativa sociale “Insieme a Voi” INDICE 1. La cooperativa sociale “Insieme a voi” p. 4 2. Il progetto di ricerca: “Piccoli passi: bisogni educativi e territorio” p. 6 3. La metodologia p. 11 4. L’elenco dei partners p. 13 5. L’analisi descrittiva dei dati p. 16 5.1. Le scuole: p. 17 il questionario on-line rappresentazione grafica dei dati relativi al questionario l’intervista diretta le ipermappe: o o o o o dirigenti scolastici di Cuneo dirigenti scolastici di Fossano dirigenti scolastici di Mondovì dirigente scolastico di Racconigi dirigente scolastico di Saluzzo p. 18 p. 19 p. 43 p. 44 p. 44 p. 46 p. 48 p. 50 p. 52 5.2. I Doposcuola: ipermappa e commento p. 54 5.3. I Consorzi Socio Assistenziali: ipermappe e commenti p. 57 assistenti sociali educatori professionali consorzio di Cuneo consorzio di Mondovì consorzio Monviso Solidale consorzio valli Gesso Pesio e Vermenagna consorzio valli Grana e Maira 5.4. I Centri Famiglia e le Ludoteche: ipermappa e commento p. 58 p. 61 p. 63 p. 65 p. 67 p. 71 p. 73 p. 75 5.5. Le Neuropsichiatrie Infantili: ipermappe e commenti educatori professionali logopedisti psicologi neuro-psicomotricisti NPI Cuneo NPI Fossano NPI e C.A.S.A. (Centro Autismo e Sindrome di Asperger) Mondovì NPI Saluzzo NPI Savigliano 5.6. Le Associazioni di genitori il focus-group ipermappa e commento p. 78 p. 79 p. 81 p. 83 p. 85 p. 87 p. 89 p. 91 p. 93 p. 95 p. 97 p. 98 p. 99 6. Il commento finale p.103 7. I ringraziamenti p.107 8. La bibliografia p.110 9. La Time-line p.112 INSIEME a VOI Storia della Cooperativa 4 La Cooperativa “Insieme a Voi” nasce nel 1993. Attualmente gestisce servizi alla persona e opera in tre aree: la disabilità con la comunità residenziale W.M. Meinardi a Busca per la disabilità psichica; la disabilità sensoriale con l’assistenza alla comunicazione ai bambini sordi e ciechi; l’infanzia con il micronido di Busca, l’asilo nido di Borgo San Dalmazzo, la collaborazione con la Neuropsichiatria Infantile dell’ASL CN1 e la ricerca sui bisogni educativi dei bambini dai 3 agli 8 anni. L’idea di realizzare una ricerca sui bisogni educativi è nata alcuni anni fa a seguito di proposte da parte di educatori ed educatrici che si occupavano di problemi legati all’età infantile. La visita all’asilo terapeutico di Calambrone, la formazione di un gruppo di lavoro con educatrici specializzate in alcune tecniche riabilitative, la collaborazione con i Servizi di Neuropsichiatria Infantile e l’esperienza di anni di lavoro con i bambini portatori di handicap sensoriale, convinsero la Cooperativa a investire risorse in questo settore. Abbiamo pertanto chiesto la collaborazione dell’Università di Torino e concordato insieme la metodologia di una ricerca che portasse a risultati significativi e che coinvolgesse tutte le agenzie che, a vario titolo, si occupano di infanzia. Inoltre, abbiamo circoscritto l’ambito della ricerca ai bambini di età 3-8 anni e il contesto al territorio di pertinenza dell’ASL CN1. Un progetto finanziato dalla CRC, correlato a queste attività, è già in atto nelle scuole di Busca: tuttavia, l’obiettivo della Cooperativa è di “aprire cantieri” in altre scuole della Provincia di Cuneo, sperimentare le strategie individuate, adottare nuovi metodi operativi, creare un report a cui attingere per intervenire in situazioni di bisogni educativi speciali e mettere in rete i risultati ottenuti. 5 PICCOLI PASSI Presentazione del Progetto 6 L’idea di investire nella ricerca educativa nasce in cooperativa da alcuni educatori professionali che si occupano di servizi all’infanzia. Nell’estate 2011 si costituisce un gruppo di educatori specializzati “Voci fuori campo”, che propone attività individuali o in piccolo gruppo sui disturbi della comunicazione, del linguaggio, dell’apprendimento, delle condotte motorie, sui disturbi pervasivi dello sviluppo, i disturbi del comportamento e i disturbi cognitivi. La collaborazione costante con il servizio di Neuropsichiatria infantile fa emergere la necessità reale di una mappatura sui bisogni educativi dei bambini nel territorio dell’ASLCN1, con lo scopo di investire le poche risorse disponibili dove c’è effettiva esigenza. La cooperativa sociale “Insieme a voi” nell’ottobre del 2013, assegna ad un’educatrice professionale il compito di dar forma ad un progetto sull’argomento., in collaborazione con l’Università di Torino (Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione, prof. Alberto Parola, docente di pedagogia sperimentale). Il progetto si pone come finalità la mappatura delle esigenze educative emergenti tra i bambini di età compresa tra i 3 e gli 8 anni circa. Prevede il reperimento di risorse e la costruzione di strategie efficaci per rispondere ai bisogni emersi. Il territorio di studio comprende le città di Fossano, Savigliano, Saluzzo, Cuneo, Mondovì, Racconigi e comuni limitrofi. I bisogni considerati non riguardano soltanto il disagio che fa riferimento «ad una serie di vissuti soggettivi che includono sofferenza, frustrazione, insoddisfazione e alienazione riferibili genericamente all’insieme delle condizioni obiettivamente difficili che pesano sui processi di maturazione personale e di inserimento sociale dei giovani» (Mion, 1995), ma sono comprensivi di tutte le necessità di cui sono portatori i bambini di quell’età, nonché delle esigenze della coppia genitoriale e del nucleo familiare. Sono di rilevante importanza anche i Bisogni Educativi Speciali (BES) acronimo con il quale si indica «una qualsiasi difficoltà evolutiva in ambito educativo ed apprenditivo, espressa in funzionamento (nei vari ambiti della salute secondo il modello ICF dell’Organizzazione mondiale della sanità) problematico anche per il soggetto, in termini di danno, ostacolo o stigma sociale, indipendentemente dall’eziologia e che necessita di educazione speciale individualizzata» (Janes, 2005). L’autore, inoltre, sostiene che “definire e ricercare i Bisogni Educativi Speciali non significa “fabbricare” bambini diversi per poi emarginarli o discriminarli in 7 qualche modo. Significa rendersi conto delle varie difficoltà, grandi e piccole, per sapervi rispondere in modo adeguato (ibidem). L’obiettivo principale è creare una rete di collaborazione tra scuole, Neuropsichiatria Infantile, Consorzi Socio-Assistenziali e associazioni di genitori, allo scopo di fronteggiare problematiche e disabilità specifiche e realizzare un monitoraggio sui bisogni educativi degli utenti coinvolti. In un secondo tempo, verranno proposte strategie di intervento efficaci e pubblicato un volume comprensivo di tutti i dati raccolti da condividere con gli attori coinvolti e i territori di riferimento. Il progetto di ricerca ha una tempistica di ventiquattro mesi e prevede più fasi, di cui la prima pre-operativa di contatto, (con dieci scuole dell’infanzia e dieci primarie, scelte con campionamento non probabilistico per ciascun contesto per un totale di circa duecentocinquanta insegnanti, con dirigenti ed operatori dei servizi di Neuropsichiatria infantile dell’ASL CN1 e dei Consorzi socioassistenziali e con cinque associazioni di genitori). Si decide poi di coinvolgere anche gli operatori dei doposcuola, dei centri famiglie e delle ludoteche presenti sul territorio, essendo realtà significative per la fascia d’età considerata. Come associazioni di genitori vengono coinvolte l’Airone di Manta che si occupa di Autismo, la rete genitori DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento) di Cuneo, l’AIFA (Associazione italiana famiglie A.D.H.D.) di Savigliano, l’A.GE (Associazione genitori) di Mondovì e l’Arcipelago di Fossano. “L’autismo infantile è un termine che si riferisce ad un comportamento gravemente disturbato la cui caratteristica principale è la grave incapacità ad entrare in relazione con gli altri”( Zappella, 1996), i disturbi specifici di apprendimento riguardano invece “un ambito specifico, come lettura, scrittura o calcolo, anche se nella pratica clinica è più frequente incontrare l'associazione di più deficit (ad esempio disturbo specifico di lettura, chiamato anche Dislessia, e specifico di scrittura)” (Tretti, Tressoldi). Nelle attività di rilevazione dei dati vengono coinvolte due tesiste del Corso di Laurea in Scienze dell’educazione. Gli strumenti di ricerca utilizzati sono un questionario on-line rivolto agli insegnanti, interviste dirette ai dirigenti scolastici e agli operatori dei servizi sanitario e sociale, focus-group in orario serale alle associazioni di genitori; in 8 quest’ultima attività ci si avvale della collaborazione del dott. Saverio La Porta, formatore e counselor. Inizia così la fase operativa costituita di incontri e di scambi di esperienze, in cui si condividono sia gli aspetti positivi che le difficoltà dell’intervento educativo a vari livelli. Viene inoltre creata una pagina su facebook denominata “Piccoli passi: bisogni educativi e territorio” sulla quale vengono pubblicate le iniziative e gli eventi di carattere educativo presenti sul territorio, oltre agli aggiornamenti sull’andamento e lo stato di avanzamento del lavoro. A fine maggio si conclude la fase di raccolta dei primi dati ed inizia quella di analisi con questionari e interviste da analizzare, attività che si conclude a inizio ottobre. Nel frattempo, la cooperativa “Insieme a voi” riveste il ruolo di capofila nell’organizzazione di un seminario formativo rivolto ad insegnanti ed operatori educativi sul tema della Computer Game Therapy, dietro proposta di una psicologa della NPI di Saluzzo. Propone inoltre un progetto sui disturbi dell’apprendimento che ottiene un finanziamento dalla fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, realizzato nella scuola primaria di Busca. Nel mese di novembre si organizza un evento di presentazione della ricerca e di restituzione dei dati emersi presso la sede saviglianese dell’Università degli studi di Torino; al convegno si invitano a partecipare tutti i partner che hanno collaborato al progetto, gli enti istituzionali e i soggetti privati del terzo settore interessati all’argomento e le associazioni di volontariato. La presentazione prevede anche alcune proposte di progetti in risposta ai bisogni segnalati. Durante il dibattito conclusivo si raccolgono le disponibilità dei vari soggetti partecipanti alla costituzione di percorsi progettati ad hoc sulla base delle esigenze e delle priorità individuate, comuni a tutte le realtà coinvolte. La cooperativa sociale “Insieme a voi” intende creare una piattaforma intesa sia come costituzione di una rete tra i partner che aderiscono al progetto con la stipulazione di protocolli d’intesa e contratti di rete, sia come piattaforma social di condivisione di pratiche, documentazione, valutazioni di attività e così via. Inoltre punta a costituire un gruppo ristretto di persone che funzioni da regia alla rete formale, raccogliendo le esigenze e le osservazioni dei partner coinvolti e fornendo risposte adeguate; lo scopo è costituire una comunità di pratica che possa dotarsi di uno o più luoghi di incontro e di nuovi media per comunicare e condividere strumenti, documenti, esperienze e buone pratiche facilmente reperibili. 9 Un altro obiettivo è proporre percorsi di formazione per i partner soprattutto metodologici per la condivisione di un pacchetto di strategie che possano divenire parte delle competenze degli attori, da raccogliere poi in un testo di pubblica utilità. “Insieme a voi” ha come ulteriore proponimento l’individuazione di uno spazio adeguato da adibire ad “asilo terapeutico”, creando un luogo in cui poter attuare percorsi di intervento educativo-riabilitativi già a partire dalla prima infanzia e a cui affiancare l’allestimento di una Snoezelen Room (stanza sensoriale) da utilizzare con la disabilità intellettiva grave, i disturbi pervasivi dello sviluppo, i deficit sensoriali e i disturbi comportamentali. 10 METODOLOGIA Ricerca Azione 11 La presente ricerca prende vita dall’esigenza di offrire l’opportunità a coloro che si occupano di affrontare e risolvere problemi in ambito educativo di conoscere meglio i territori in cui operano persone e organizzazioni di progettare meglio e in modo più mirato percorsi e servizi utili a tutta la cittadinanza, anche grazie alla costruzione di reti di competenze specifiche in relazione ai problemi emersi, condivisione di risorse e creazione di archivi di buone pratiche trasferibili in altri contesti. La strategia di ricerca educativa più consona e utile in tal senso è la ricercaazione (Scurati C., Zanniello G., a cura di, La ricerca azione: contributi per lo sviluppo educativo, Napoli, tecnodid, 2002.): infatti, l’impostazione metodologica della ricerca stessa distingue una prima di fase “conoscitiva” e una seconda fase di progettazione, documentazione e “intervento”. Nel primo caso, sono stati adottati strumenti come il (1) questionario per cominciare a individuare le specifiche esigenze degli insegnanti (i grafici ci indicano soprattutto delle “tendenze” poiché si tratta di analisi descrittive con alcuni significativi incroci tra variabili), (2) l’intervista semistrutturata (Trentini G., Manuale del colloquio e dell'intervista, Torino, Utet, 1995). per approfondire alcuni aspetti che attraverso le sfumature colte dalle verbalizzazioni dei principali attori sia nell’ambito scolastico che extrascolastico (dirigenti, assistenti sociali, educatori, neuropsichiatri, psicomotricisti etc.), (3) i focus group (Corrao S., Il focus group, Milano, Franco Angeli, 2002.) realizzati con le associazioni dei genitori. Questo quadro metodologico e operativo ha consentito la raccolta di una cospicua quantità di dati sia quantitativi (che hanno condotta alla creazione di categorie utili per la comprensione del contesto) sia qualitativi dalla trascrizione, dalla lettura approfondita e dall’interpretazione dei racconti di coloro che occupano ruoli strategici nei differenti territori, in vista di un possibile cambiamento della realtà sotto esame. Nella seconda fase, sulla base degli accordi tra gli attori, si procederà nella direzione della progettualità educativa e della promozione di pratiche che possano essere, in relazione ai dati emersi, di chiara efficacia e di evidente impatto positivo nei singoli contesti, percorsi che potranno essere monitorati, documentati e valutati con gli strumenti tipici della ricerca educativa e docimologica. Altri obiettivi correlati alla ricerca sono indicati chiaramente nella sezione del report dedicata alla presentazione dei lavori. Alberto Parola Università di Torino 12 ELENCO dei PARTNERS Enti Partecipanti 13 Gli enti pubblici e le associazioni che hanno partecipato attivamente alla ricerca sono (suddivisi per città): CUNEO: Primo Circolo didattico Terzo circolo didattico Cooperativa sociale Momo per il doposcuola Consorzio socio-assistenziale Servizio di Neuropsichiatria infantile Rete genitori DSA FOSSANO: Primo circolo didattico Secondo circolo didattico CAP (Centro di Addestramento Professionale) per il doposcuola Consorzio socio-assistenziale Monviso Solidale Servizio di Neuropsichiatria infantile Centro famiglie e ludoteca La Tribù Associazione di genitori L’Arcipelago MONDOVI’: Primo circolo didattico Secondo circolo didattico Consorzio socio-assistenziale Centro C.A.S.A. (Centro Autismo e Sindrome di Asperger) Servizio di Neuropsichiatria infantile Associazione di genitori A.GE RACCONIGI: Istituto Comprensivo Muzzone SALUZZO: Direzione didattica Francesco Costa Consorzio socio-assistenziale Monviso Solidale Centro famiglie, ludoteca e spazio educativo territoriale La Tana Comunità per minori Giannotti Servizio di Neuropsichiatria infantile Associazione genitori L’Airone 14 SAVIGLIANO: OASI Giovani per il doposcuola Consorzio socio-assistenziale Monviso Solidale Servizio di Neuropsichiatria infantile Associazione genitori A.I.F.A. (Associazione Italiana Famiglie ADHD) INOLTRE: Consorzio socio-assistenziale valli Grana e Maira Consorzio socio-assistenziale valli Gesso, Pesio e Vermenagna 15 ANALISI dei DATI Quantitativa e Qualitativa 16 Le SCUOLE 17 IL QUESTIONARIO ONLINE Lo strumento destinato agli insegnanti è un questionario semi strutturato da compilare on-line, accedendo tramite un link comunicato via mail alle scuole. Oltre alle informazioni anagrafiche, le domande riguardano i bisogni educativi maggiormente presenti e le strategie didattiche messe in atto per rispondervi; si chiede poi una riflessione sull’esito delle pratiche adottate e sul ruolo della scuola e della figura professionale dell’insegnante. I questionari compilati sono 236. 18 DISTRIBUZIONE per ETA’ e per SESSO La frequenza di compilazione delle donne è di molto superiore rispetto a quella maschile; questo come conseguenza della maggiore presenza femminile in ambito scolastico. La distribuzione per fascia di età evidenzia il crescere della frequenza in parallelo con l’età. 19 ANNI di SERVIZIO Anni di servizio meno di 5 21 9% da 6 a 10 35 15% da 11 a 20 54 23% da 21 a 30 56 24% da più di 31 59 26% N.S. 6 3% Questo grafico evidenzia lo scarso ricambio generazionale nell’ambiente scolastico degli ultimi anni. Osservando le barre si può notare come le prime due siano nettamente più basse rispetto alle altre, che sono tra loro pressoché pari. 20 DISTRIBUZIONE per PROFESSIONE PROFESSIONE Insegnanti di Classe 176 76% Insegnanti di Sostegno 29 13% Altro 26 11% Si evidenzia il maggior numero di insegnanti di classe, rispetto alle altre professioni. Altro Assistente Educativo 7 70% Assistente alle Autonomie 1 10% Non specificato 2 20% Sotto la voce Altro sono comprese le professioni di assistente alle autonomie e assistente educativo. 21 DISTRIBUZIONE TERRITORIALE Dalla cartina emerge l’assenza delle scuole della città di Savigliano. Per quanto riguarda la città di Mondovì, è stato coinvolto un unico circolo didattico. A Fossano e Racconigi la compilazione dei questionari è stata inferiore rispetto alle altre città dove la restituzione è stata completa. 22 PROBLEMATICHE EMERSE 1 BES (bisogni educativi speciali) 2 disturbi di comportamento (DDAI) 3 DSA (disturbi specifici dell’apprendimento) 4 ritardi del linguaggio 5 cura, attenzione, ascolto, affetto 6 assenza di regole 7 difficoltà legate al nucleo familiare 8 tolleranza alle frustrazioni 9 componenti culturali ed integrazione 10 povertà culturale 11 difficoltà motorie 12 mancanza di gioco spontaneo 13 incapacità di gestire la noia 14 educazione alimentare, all’igiene, alla salute 15 stanchezza conseguente agli impegni extrascolastici 16 atteggiamento iper-prestazionale 17 bullismo 18 problemi psichiatrici Le problematiche preponderanti sono i BES, i disturbi del comportamento, i ritardi del linguaggio e l’assenza di regole. Seguono con percentuali inferiori il bisogno di cura, attenzione, ascolto e affetto, le problematiche legate all’integrazione delle diverse culture, le difficoltà legate al nucleo familiare, la tolleranza alle frustrazioni e la povertà culturale della famiglia d’origine. 23 ELEMENTI UTILI a FRONTEGGIARE le PROBLEMATICHE EMERSE 1 recuperare un rapporto di collaborazione con la famiglia nella consapevolezza di un obiettivo comune 2 desiderio di reinventarsi, di mettersi in discussione 3 tornare ad assegnare valore all’intervento educativo 4 insegnare ai bambini l’ascolto del proprio corpo e delle proprie emozioni 5 mettere i bambini nella condizione di superare i propri limiti 6 tornare all’essenziale (insegnare valori di vita indispensabili, tralasciando il superfluo) 7 insegnare ai bambini ad essere curiosi 8 stimolare di più i bambini 9 superare la stanchezza Dai questionari emerge la necessità di recuperare un rapporto di collaborazione con la famiglia oltre al desiderio degli insegnanti di reinventarsi e di mettersi in discussione; è anche di fondamentale importanza tornare ad assegnare valore all’intervento educativo. Con percentuali minori si segnalano inoltre l’esigenza di mettere i bambini nella condizione di superare i propri limiti e di insegnare loro l’ascolto del proprio corpo e delle proprie emozioni. 24 RAPPORTO tra l’ETA’ e BISOGNI INDICATI Nella fascia d’età 20/30 anni la percentuale maggiore riguarda i ritardi di linguaggio. Nelle fasce 31/40, 41/50 e 51/60 emergono i BES seguiti dai DDAI e dai DSA. Nell’ultima fascia d’età quella oltre i 60 anni hanno la stessa percentuale i bisogni di cura, attenzione, ascolto e affetto, i BES, le difficoltà legate al nucleo famigliare e l’assenza di regole. E’ poi presente un’ ulteriore categoria che racchiude coloro che non hanno specificato l’età e dalla quale emergono, di nuovo con pari percentuale, i DDAI, i ritardi del linguaggio e l’assenza di regole. Sdff 25 RAPPORTO TRA ZONA TERRITORIALE e BISOGNI INDICATI Maggiormente indicati sono i disturbi dell’apprendimento e del comportamento soprattutto sui territori di Saluzzo, Mondovì, Fossano e Racconigi. A Cuneo emerge l’assenza di regole e a Savigliano i ritardi di linguaggio. 26 RAPPORTO tra BISOGNI INDICATI e SOLUZIONI PROPOSTE Partendo dalle problematiche rilevate come preponderanti le soluzioni proposte sono le seguenti: Ritardi di linguaggio: metodologie didattiche educative ed operative, formazione, collaborazioe, valorizzazione del bambino. DDAI e BES: metodologie didattiche, modalità organizzative di inclusione e facilitazione, collaborazione. BES: formazione, valorizzazione del bambino. 27 RAPPORTO tra ANNI di SERVIZIO e BISOGNI INDICATI Gli insegnanti con più anni di servizio alle spalle segnalano come emergenti i disturbi del comportamento e in misura minore i disturbi dell’apprendimento, compresi entrambi nella categoria BES. Per quanto riguarda la fascia compresa tra gli 0 e i 5 anni di servizio viene indicato il ritardo di linguaggio. 28 RAPPORTO tra gli ANNI di SERVIZIO e le SOLUZIONI PROPOSTE La soluzione proposta in percentuale maggiore è il recupero di un rapporto di collaborazione stretta e proficua sia tra gli insegnanti che con le famiglie e i servizi territoriali. In più è ritenuto importante attuare delle misure organizzative di facilitazione e di inclusione. 29 RAPPORTO tra la PROFESSIONE ed i BISOGNI INDICATI Gli insegnanti di classe indicano in modo generico il gruppo dei BES, all’interno del quale segnalano i disturbi del comportamento e i DSA, seguiti dai ritardi di linguaggio e dai bisogni di cura, attenzione, ascolto e affetto. Gli insegnanti di sostegno invece mettono in evidenza i ritardi di linguaggio seguiti dai BES. Infine gli assistenti educativi e all’autonomia individuano i disturbi del comportamento e con pari percentuale i BES e i DSA. 30 RAPPORTO tra la PROFESSIONE e le SOLUZIONI PROPOSTE La collaborazione ritorna come principio da recuperare sia negli insegnanti di classe che negli assistenti educativi e alle autonomie; gli insegnanti di sostegno invece considerano importanti le modalità organizzative di inclusione e facilitazione. 31 RAPPORTO tra la MATERIA INSEGNATA ed i BISOGNI INDICATI In tutti gli ambiti di insegnamento vengono indicati nello stesso ordine e con la stessa percentuale i BES, i DSA, e i disturbi del comportamento. Sono segnalate le difficoltà legate al nucleo familiare con percentuali relative tra il 7 e il 9%. Da notare il discostamento tra la percentuale dei BES e quella dei DSA in ambito scientifico che risulta maggiore e sta ad indicare probabilmente una difficoltà legata a specifiche materie non identificata in un vero e proprio disturbo dell’apprendimento. 32 RAPPORTO tra la MATERIA INSEGNATA e le SOLUZIONI PROPOSTE In tutti e tre gli ambiti le modalità organizzative di inclusione e facilitazione sono quelle maggiormente utilizzate, nelle altre discipline (musica, IRC, arte, inglese e educazione fisica) la proposta maggiormente indicata è la collaborazione. 33 RAPPORTO tra il GRADO di SCUOLA e i BISOGNI INDICATI Nella scuola dell’infanzia gli insegnanti riconoscono un’alta percentuale di ritardi di linguaggio seguita dai disturbi del comportamento e dai BES; significativo anche il dato sull’assenza di regole. Nella scuola primaria, oltre ai BES e ai disturbi del comportamento, una percentuale abbastanza importante è riservata ai disturbi dell’apprendimento. 34 RAPPORTO tra il GRADO di SCUOLA e le SOLUZIONI PROPOSTE Per la scuola primaria le soluzioni utilizzate sono le modalità organizzative di inclusione e facilitazione, mentre per quella dell’infanzia è importante la collaborazione con le famiglie e tra gli insegnanti. 35 BISOGNI INDICATI ed ESITI POSITIVI 36 ESITI POSITIVI nello SPECIFICO 37 BISOGNI INDICATI ed ESITI NEGATIVI 38 ESITI NEGATIVI nello SPECIFICO 39 ASPETTI da MIGLIORARE e MODIFICHE PROPOSTE Come modifiche da apportare e aspetti da migliorare appaiono sempre la necessità di una maggiore collaborazione, la variazione e l’adattamento all’utenza di determinate metodologie didattiche e il bisogno di valorizzare ogni bambino come singolo. 40 BUONE PRATICHE: ESIGENZE e METODI APPLICABILI I metodi utilizzati in risposta a determinate esigenze sono l’incentivazione del lavoro d’équipe, il recupero della centralità della persona, la formazione degli insegnanti e il potenziamento di specifiche strategie didattiche ed educative. 41 METODI e STRUMENTI UTILIZZATI Per ogni metodo indicato in precedenza appaiono specifici strumenti: Per la formazione degli insegnanti e della famiglia è importante ridare valore alla scuola e alla figura professionale dell’insegnante, oltre che ad un confronto costante; Per l’incentivazione del lavoro in équipe tornano ad emergere il confronto e la valorizzazione della scuola con in aggiunta la necessità di rivalorizzare il bambino come persona in toto; Per recuperare la centralità della persona si possono utilizzare attività operative mirate che la valorizzino attraverso un confronto costante. 42 L’INTERVISTA DIRETTA L’intervista diretta è lo strumento utilizzato negli incontri con i dirigenti scolastici, gli operatori dei servizi sociali, territoriali e del servizio sanitario; è composta da una serie di domande più o meno strutturate che vengono poste vis à vis all’interlocutore. Ogni intervista viene registrata e in seguito sbobinata. La struttura di base prevede l’approfondimento di alcune tematiche quali: I bisogni educativi o i disturbi emergenti La disponibilità di risorse economiche e umane La rete di collaborazione con le realtà del territorio Le strategie adottate Gli aneddoti L’intervista comprende anche alcune domande su aspetti specifici legati alla professionalità e alle competenze dell’operatore coinvolto. 43 44 COMMENTO a Dir.Cuneo Sul territorio cuneese i dirigenti scolastici lamentano la difficoltà di comunicazione e di collaborazione con le famiglie extracomunitarie, presenti in alta percentuale. La cultura d’origine e la diversa modalità educativa spesso sono motivo di scontro; il rispetto della figura femminile, prevalente nel mondo scolastico, non è condiviso da tutti e crea difficoltà nel rapporto insegnante-alunno. 45 46 COMMENTO a Dir.Fossano Nel territorio fossanese le scuole sembrano ben inserite all’interno della rete degli enti territoriali e dei servizi, alcune iniziative vengono progettate insieme con obiettivi comuni coinvolgendo anche le famiglie. Un appuntamento annuale è il cineforum la domenica pomeriggio con la proiezione di un film a sorpresa e il dibattito in gruppo. La tinteggiatura delle aule di un istituto del secondo Circolo è stata affidata ai genitori che hanno investito un po’ del loro tempo per abbellire i locali della scuola dei loro figli. 47 48 COMMENTO a Dir.Mondovì La scuola viene presentata come “palestra di vita” dove poter costruire la propria autostima e iniziare un percorso di crescita. Al centro viene posta la figura dell’insegnante come punto di riferimento per i ragazzi e come “strumento” per conoscere le esigenze di tutti gli alunni, attraverso un’adeguata formazione e un ascolto costante. Utili per sostenerli sono gli sportelli psicologici. La collaborazione con gli altri enti territoriali è positiva anche se ogni servizio mostra le sue priorità che spesso non coincidono; le famiglie appaiono motivate e collaborative. 49 50 COMMENTO a Dir.Racconigi Dall’Istituto comprensivo di Racconigi emerge l’importanza della collaborazione con tutti gli enti territoriali, condividendo in toto sia gli obiettivi che la modalità di intervento per non creare disorientamento nel bambino. La scuola deve ricercare un legame fruttuoso con le famiglie in modo da proseguire anche a casa il lavoro iniziato in classe, in un’ottica di condivisione e di confronto costanti. 51 52 COMMENTO a Dir.Saluzzo Il dirigente della Direzione didattica di Saluzzo si sofferma sulla modulistica, comprensiva di PDP (piano didattico personalizzato), legata agli alunni con BES (Bisogni Educativi Speciali) che ritiene eccessiva e non sempre necessaria. Sostiene che tutti siamo portatori di BES in determinati momenti della vita e che la scuola dovrebbe cercare di andare incontro ad ogni alunno anche senza PDP. 53 I DOPOSCUOLA 54 55 COMMENTO a Doposcuola Dagli operatori dei servizi di doposcuola emergono principalmente i bisogni di: Aggregazione Spazi in cui potersi esprimere e sfogare Regole e contenimento Va sottolineata l’esigenza del servizio di apertura verso l’esterno, attraverso il coinvolgimento di utenti esterni accompagnati dall’educatore di riferimento, o semplicemente rendendo fruibili gli spazi ad altri ragazzi del territorio. “Tutto ciò che si chiude muore…” (C.M.) 56 I CONSORZI SOCIO ASSISTENZIALI 57 58 COMMENTO a Ass.Sociali Nella mappa concettuale vengono espressi i bisogni educativi emersi dalle interviste dirette con gli assistenti sociali del territorio. Per rispondere a queste necessità sono stati attuati dei progetti di quartiere e di integrazione che spesso non hanno potuto procedere per mancanza di finanziamenti. Emerge il forte bisogno di creare una rete di collaborazione tra gli enti e le istituzioni che si occupano di educazione a vari livelli, per rispondere in modo più omogeneo alle esigenze in crescita. E’ da sottolineare l’impegno in prima persona di molte famiglie in vari comuni che ha portato alla nascita di gruppi di auto mutuo aiuto e sportelli per adolescenti, di ludoteche e di associazioni famigliari. A proposito invece degli interventi a sostegno della genitorialità, c’è il servizio di affiancamento familiare. Il supporto ad un nucleo in difficoltà può avvenire attraverso due modalità: la presenza di una figura adulta esterna l’affiancamento di un’altra famiglia (progetti:Una Famiglia per una Famiglia o Famigliermente). 59 L’incompetenza genitoriale tocca trasversalmente sia le famiglie disagiate che quelle benestanti; gli adulti percepiscono la fragilità del loro ruolo, non si sentono più all’altezza del loro compito e sviluppano un’ansia da prestazione che si ripercuote anche sui figli. Oltre a ciò sono sempre più frequenti le situazioni di disagio economico che conduce a un senso di frustrazione. “Se non hai non vali…” (I. G.) Un aspetto positivo è che in molte occasioni persone singole o nuclei famigliari che a loro tempo hanno ricevuto un sostegno tornano per aiutare a loro volta: “… vengo a donare ad altri il bene che ho ricevuto …” (G.B.) ...mentre in altre situazioni (dove è possibile) è il vicino di casa o il conoscente a mettere a disposizione tempo ed energia per sostenere e accompagnare un nucleo famigliare in difficoltà; si garantisce così maggiore flessibilità rispetto alla presenza di un operatore e si crea una rete informale di aiuto, che combatte il “pregiudizio” ancora legato al servizio sociale. 60 61 COMMENTO a Edu.Prof Osservando la voce “bisogni educativi” all’interno della mappa si può notare come emerga l’aspetto di individualità del bambino, nel suo bisogno di espressione, di accettazione e di rispetto. “…è necessario rivalutare la strada e il cortile come luoghi educativi, in cui i bambini imparano la convivenza tra pari senza la mediazione dell’adulto.” (L. Z.) La stessa scuola dovrebbe potenziare lo sviluppo della personalità di ognuno, invece di omologarne il pensiero, ritrovando così il suo ruolo prettamente educativo. A questo scopo sarebbe necessario alleggerire il carico burocratico e didattico degli insegnanti, lasciando spazio a momenti di discussione e di confronto, riducendo di conseguenza il timore dell’alunno di non sentirsi adeguato al contesto o di non raggiungere i livelli prestazionali stabiliti. Sembra inoltre che i bambini abbiano bisogno di stare insieme, di sentirsi parte di un gruppo in cui riconoscersi. Forse l’utilizzo senza regole della tecnologia e dei videogiochi, porta all’isolamento e alla solitudine … tanti amici virtuali ma pochi o nessuno reali… 62 63 COMMENTO a Cons.SocioAssCuneo Gli assistenti sociali del consorzio socio-assistenziale di Cuneo sottolineano come la figura adulta e genitoriale stia attraversando un momento di disorientamento e di difficoltà. Aumentano le separazioni conflittuali e gli allontanamenti di minori dal nucleo d’origine che, a differenza di alcuni anni fa, avvengono con violenza verbale e fisica. Gli aneddoti riportati riguardano proprio questo aspetto. 64 65 COMMENTO a Cons.SocioAssMondovì Il consorzio socio-assistenziale mantiene un rapporto di collaborazione con la scuola. Alcuni anni fa è stato attuato un progetto all’interno delle classi che continuava all’esterno con l’educativa di strada; il “prodotto” finale è stato la creazione di un cortometraggio con i ragazzi come protagonisti. La mancanza di finanziamenti ha portato all’interruzione del progetto, ma non alla chiusura del rapporto tra gli educatori e i giovani coinvolti; questi ultimi continuano ad aver bisogno di figure di riferimento costanti. 66 67 COMMENTO a Ass.Cons.Monviso A livello territoriale gli assistenti sociali del consorzio Monviso Solidale segnalano un aumento di difficoltà relazionali e disturbi comportamentali. In riferimento a una situazione particolarmente difficile è stato avviato l’intervento di un educatore all’interno della scuola ottenendo buoni risultati ed evitando l’allontanamento del bambino dal gruppo classe. Un altro aspetto rimarcato dagli operatori è la richiesta eccessiva della scuola a livello prestazionale, situazione che induce molti più soggetti a sentirsi inadeguati. 68 69 COMMENTO a EduProf.Cons.Monviso Dalla mappa riassuntiva degli educatori del consorzio Monviso Solidale emerge nuovamente il bisogno di uno spazio dove i bambini possano esprimersi e sfogarsi. Questo bisogno trova risposta nella ludoteca e nel centro famiglie, entrambi luoghi protetti. Fossano, Saluzzo e Savigliano sono le uniche tre cittadine ad offrire un servizio simile, mentre a Cuneo e Mondovì gli spazi aggregativi chiusi non esistono più perché non hanno ricevuto finanziamenti. 70 71 COMMENTO a Cons. Ass.GPV Gli operatori intervistati sottolineano la necessità dei bambini di socializzare. Il centro famiglie presente in passato è stato chiuso per mancanza di finanziamenti e, ad oggi, non esiste uno spazio protetto in cui i minori si possano incontrare. La proposta di attività in gruppo o di uscite collettive non è stata ben accolta per la difficile collocazione geografica. 72 73 COMMENTO a Cons. Ass.GM Il consorzio socio-assistenziale Valli Grana e Maira indica l’importanza di potenziare la rete di collaborazione formata dai pediatri, dagli enti pubblici e privati e dall’associazionismo. “…servirebbe una regia che coordinasse questa rete, in modo da non disperdere le energie e le ormai poche risorse a disposizione.” (G.B.) Un esempio positivo di rete collaudata e funzionale riguarda Dronero dove le parrocchie hanno assunto un educatore che, in collaborazione con il servizio sociale, porta avanti progetti sul territorio. 74 I CENTRI FAMIGLIA e le LUDOTECHE 75 76 COMMENTO a Lud.CentriFam I centri famiglia e le ludoteche annesse hanno un’ampia offerta di servizi rivolti ai bambini e alle loro famiglie. L’utenza riguarda sia stranieri che italiani, ma spesso l’uno esclude l’altro, facendo emergere una concreta difficoltà di convivenza. Tra i bisogni educativi espressi si osserva l’eccessivo livello prestazionale richiesto ai bambini dalla scuola, ciò crea ansia nel bambino e conseguentemente in tutto il nucleo famigliare. “Lasciamo che i bambini si annoino, hanno troppi impegni. Dalla noia nasce la creatività: facciamo in modo che tornino a fare solo i bambini” (L.Z.) 77 Le NEUROPSICHIATRIE INFANTILI 78 79 COMMENTO a EduProf.NPI Gli educatori professionali indicano l’importanza degli interventi educativi nelle scuole e di predisporre laboratori con la presenza di operatori sanitari. Appare una discordanza tra la NPI di Mondovì dove viene sottolineata la flessibilità dei protocolli e quella di Savigliano dove appare un’eccessiva burocrazia. 80 81 COMMENTO a Logo.NPI Tutti i logopedisti intervistati sottolineano l’importanza della multiprofessionalità e della collaborazione in équipe, indicandolo come punto di forza. Poter “osservare” un bambino da diversi punti di vista, legati ognuno ad una professionalità specifica, aiuta ad avere un quadro più chiaro e completo del soggetto e permette di arrivare ad una diagnosi molto precisa e dettagliata. Il lavoro in équipe comporta tuttavia l’allungamento dei tempi di attesa della famiglia, che non sempre comprende e condivide le motivazioni fornite dagli operatori. 82 83 COMMENTO a Psi.NPI Alcuni psicologi dei servizi di Neuropsichiatria infantile presentano la multiprofessionalità come una risorsa, ma a volte anche come causa di rallentamento dell’iter diagnostico e di restituzione alle famiglie. I genitori dei bambini presi in carico non sempre riescono a comprendere l’importanza della presenza di più figure professionali e leggono il ritardo come una mancanza di serietà del servizio stesso. 84 85 COMMENTO a PsicoMotricisti Gli interventi che il servizio di NPI può attuare nella fase di post-diagnosi sono minimi e avvengono a cicli. La mancanza di risorse sia economiche che umane porta alla necessità di una stretta e costante collaborazione con le famiglie, con cui condividere il percorso di riabilitazione del bambino. Dai dati emerge però la difficoltà di rapporto tra il servizio e i nuclei famigliari coinvolti. 86 87 COMMENTO a NPI.Cuneo Gli operatori sanitari di Cuneo indicano come emergenti i disturbi del comportamento, dell’apprendimento, del linguaggio e i ritardi cognitivi border. Evidenziano l’importanza di un’equipe multidisciplinare affiatata e di una stretta collaborazione con la scuola e con le famiglie. 88 89 COMMENTO a NPI.Fossano Il Servizio di Neuropsichiatria di Fossano ha un buon rapporto di collaborazione con le scuole, propone progetti da attuare in classe con l’intervento di educatori professionali e operatori sanitari. Un altro punto di forza è la possibilità di formulare progetti riabilitativi annuali, in un’ottica di lungimiranza e di prospettiva futura. Un’ulteriore iniziativa da segnalare è la proposta di questionari di gradimento del servizio alle persone che si rivolgono alla Neuropsichiatria infantile. 90 91 COMMENTO a NPI.Mondovì Gli operatori del centro specialistico C.A.S.A. (centro Autismo e Sindrome di Asperger) e della Neuropsichiatria di Mondovì segnalano un aumento dei disturbi dello spettro autistico, non solo a livello locale, ma internazionale. Inoltre, percepiscono una crescita significativa nei disturbi dell’attenzione e nelle difficoltà di letto-scrittura. La mancanza di risorse economiche porta alla necessità di potenziare i servizi esistenti e di crearne di nuovi, anche privati. 92 93 COMMENTO a NPI.Saluzzo Il Servizio di Neuropsichiatria di Saluzzo evidenzia l’aumento di “bambini strani” (E.B.) soprattutto nella scuola dell’infanzia: bambini con ossessioni, ansia da separazione prolungata e pianti persistenti ed inconsolabili; è necessario tenerli in osservazione per monitorarli nel percorso di crescita. 94 95 COMMENTO a NPI.Savigliano Gli operatori della Neuropsichiatria infantile di Savigliano indicano come punto di forza la buona organizzazione del servizio, con un’équipe multi disciplinare affiatata e capace di confrontarsi sui diversi aspetti di ogni singolo utente. Anche sul territorio saviglianese gli operatori sanitari, così come quelli dei servizi sociali, propongono progetti e percorsi ad hoc all’interno delle scuole; a volte, lo psicologo e l’educatore professionale sono presenti all’interno dell’istituto scolastico. 96 Le ASSOCIAZIONI di GENITORI 97 Il FOCUS-GROUP Il focus group è un metodo di intervista di gruppo non strutturato, coinvolge un numero di partecipanti variabile tra i 6 e 10 a seconda della complessità e delicatezza del tema che viene trattato, ha solitamente una durata variabile tra 1 e 2 ore. E’ gestito da due figure professionali con funzioni tra loro complementari: il conduttore e l’osservatore. Il primo ha il compito di introdurre il tema dell’indagine con i partecipanti al focus, di guidare e pilotare gli intervistati verso gli argomenti che più interessano; l’osservatore svolge mansioni di tipo logistico ed organizzativo prima, durante e dopo la costituzione del gruppo. Il focus-group è stato utilizzato negli incontri con le cinque associazioni di genitori : A.GE (associazione genitori) di Mondovì Arcipelago di Fossano Airone di Manta A.I.F.A. (associazione italiana famiglie ADHD) di Savigliano Rete genitori DSA di Cuneo 98 99 COMMENTO a Ass.Gen Si possono elaborare ulteriori riflessioni sugli incontri di focus-group soprattutto separando le associazioni di genitori legate a un disturbo specifico da quelle di genitori generici. Per associazioni come l’Airone e l’AIFA e per la rete DSA è di estrema importanza sensibilizzare la popolazione in relazione a un problema specifico, così come creare progetti per il sostegno nei compiti, l’organizzazione di attività per il tempo libero dedicate a ragazzi con difficoltà. E’ inoltre fondamentale il sostegno psicologico ai genitori, la creazione di percorsi di formazione per gli insegnanti e per gli operatori che lavorano in ambito sanitario ed educativo, con lo scopo di migliorare la qualità del servizio alla persona. La rete di collaborazione tra i soggetti pubblici e privati vede al centro la famiglia come colei che mantiene i collegamenti tra le varie istituzioni e i diversi servizi. L’associazione è spesso soggetto promotore di iniziative formative ed informative per la collettività. A livello di vissuti, per i genitori delle associazioni Airone, rete DSA e A.I.F.A. emergono i sentimenti di frustrazione, di impotenza e di timore rispetto al giudizio altrui, legati a un senso costante di inadeguatezza e di solitudine. Per queste famiglie risulta fondamentale trovare una rete informale di sostegno che li accompagni nel loro percorso. “Se mancasse l’associazione mi sentirei nello spazio con mille luci lontane, nell’oscurità, incapace di trovare la strada giusta. L’associazione è la risposta alla domanda, è una creatura viva che dà linfa.” (E. 40 anni) “L’associazione è una realtà che mi ha regalato lo scambio di sguardi con mio figlio, una comunicazione su un altro livello.” (E., 40 anni) “Se partecipo mi sento meglio, provo il dovere di aiutare l’Associazione perché mi aiuta con mio figlio” “Mi sento fortunato, provo una sensazione di libertà”. (L., 43 anni) 100 “La solitudine è un problema grande, il giudizio degli altri, la loro pietà non richiesta, il pensiero di un figlio che cresce e che avrà sempre problemi anche quando sarà grande. La fatica di impiegare tutto il tuo tempo nella gestione dei problemi. La fatica di coinvolgere i papà nel percorso. Non avere sempre le risorse economiche per i percorsi di cui ha bisogno tuo figlio.” “La rete ha trasformato le mie sofferenze e quelle di mia figlia in una forza, mi ha insegnato a non arrendermi mai, mi ha aiutato a credere che c’è sempre qualcuno che mi può aiutare, si sono create amicizie sincere e profonde.” (L.) “Non mi sento più solo di fronte alle difficoltà, mi sento capito dalle persone che hanno i miei stessi problemi. Riesco ad avere qualche ora di “svago” perché so che mio figlio è in ottime mani. Mi rendo utile partecipando a qualche iniziativa e dando il mio piccolo contributo all’associazione stessa.” (M., 44 anni) 101 ASSOCIAZIONE A.GE e ARCIPELAGO Per le associazioni A.GE e ARCIPELAGO, invece, è importante la partecipazione degli associati, avere un supporto logistico ed economico da parte dell’ente pubblico che tuttavia risulta spesso assente; l’associazionismo colma le lacune e la mancanza di servizi, rischiando di essere percepito come soggetto erogatore e non come insieme di volontari che spendono gratuitamente il loro tempo. Sottolineano la necessità di attenzione verso le famiglie disagiate ed extracomunitarie così come il sostegno alle neo mamme; riconoscono fondamentale l’impegno in prima persona come esempio per i figli e per le generazioni a venire, cercando così di garantire un ricambio negli associati e una continuità nell’associazione. “Mi piacerebbe, attraverso l’associazione, e anche con il mio coinvolgimento, che ci fossero dei benefici per i nostri figli, perché capiscano il valore del lavorare insieme per un interesse comune e che questo può portare frutti concreti.” (C. ,37 anni) “Una necessità è curare meno il proprio orticello, invitare gli altri nell’orto di casa per crescere insieme.” (C. ,44 anni) “Vorrei che i miei figli pensassero che io credo e mi impegno e lavoro per ottenere qualcosa per loro e per gli altri ragazzi, non sto solo ad aspettare che facciano gli altri.” (N., 44 anni) “Spero che ai miei figli arrivi una mamma più consapevole, più aperta, più proiettata all’altro: l’educazione è cosa di cuore” (E., 26 anni) “Spero di consegnare ai miei figli un mondo più collaborativo, meno egoista, in cui l’aiutarsi e l’esserci per gli altri non sia visto come una debolezza ma come una forza.” (C. , 37 anni) “Vorrei continuare a sentire la gratuità delle azioni e vedere la passione nel dare” (M., 45 anni) 102 COMMENTO FINALE 103 La collaborazione è indispensabile, il confronto anche. Servono in coppia, in famiglia, in un gruppo di amici, tra adulti e tra bambini, servono per fare rete tra istituzioni e tra realtà territoriali, servono per trovare soluzioni comuni e camminare insieme. Eppure, come emerge dai dati analizzati, sono proprio i pezzi mancanti. In più è presente la necessità di fare formazione, di evolversi e di informarsi; coloro che per mestiere si occupano di educazione lamentano la mancanza di competenza in diversi ambiti, i genitori si sentono smarriti e confusi, hanno anch’essi bisogno di sostegno. La figura adulta ha perso la sua identità e il bambino, di conseguenza, rimane disorientato; le richieste smisurate e il livello prestazionale che la società ci impone non ci danno il tempo di fermarci a guardarci e ad ascoltarci. Il risultato è un profondo senso di solitudine legato al bisogno viscerale di percepirsi vivi e di farsi percepire dagli altri. Da questo quadro è immaginabile che aumentino l’Autismo che, come dice Zappella, è l’incapacità di relazionarsi con gli altri, e i disturbi di linguaggio dovuti ai troppi stimoli visivi e alla netta riduzione di quelli verbali. Sono in crescita anche i disturbi del comportamento che si manifesta con la mancanza di rispetto delle regole e di adattamento ai vari contesti, oltre che i disturbi dell’apprendimento in una scuola che fatica a privilegiare l’individualità e l’originalità di ognuno. I bisogni dei bambini sono quelli di sempre che però non vengono più sufficientemente soddisfatti; ogni persona ha diritto ad una famiglia e a sentirsi parte di un gruppo in cui potersi riconoscere, deve poter essere ascoltata, coccolata, accettata per quello che è. Un bambino chiede attenzione, pazienza, tempo per annoiarsi, spazi adatti a lui, occasioni in cui poter esprimere la sua essenza; ognuno di noi ha bisogno di sentirsi amato e rispettato. Beatrice Alemagna nel libro “Che cos’è un bambino?”,2008, scrive: “…I bambini assomigliano alle spugne. Assorbono tutto: il nervosismo, le cattive idee, le paure degli altri. Sembrano dimenticare ma poi rispunta tutto dentro la cartella, o sotto le lenzuola, oppure davanti a un libro. I bambini vogliono essere ascoltati con gli occhi spalancati.” 104 Nel capitolo di presentazione del progetto abbiamo parlato di Bisogni Educativi Speciali (BES); sotto questo titolo vengono indicati non solo le disabilità facenti capo alla legge 104 e i disturbi evolutivi specifici (DSA, ADHD, DOP…) (legge 170 del 2010), ma anche tutte quelle situazioni di svantaggio socio-economico, linguistico, culturale ed emotivo. Si fa quindi riferimento ai soggetti con ansia da prestazione, con risultati insoddisfacenti a scuola, con difficoltà ad adattarsi al ruolo di studente, ragazzi ostili ed aggressivi, demotivati o con difficoltà nelle relazioni sociali. Di nuovo Beatrice Alemagna (2008) nel suo libro scrive: “ ci sono bambini di tutti i tipi, di tutti i colori, di tutte le forme. Ci sono bambini strani, bassi, tondi, silenziosi. Bambini con gli occhiali, sulla seggiola a rotelle. Bambini con l’apparecchio per i denti che scintilla al sole. Ci sono bambini faticosi, odiosi, che non vogliono mai andare a dormire, bambini viziati che fanno solo quello che vogliono, bambini che a volte rompono i piatti, le scodelle e tutto il resto.” Dai dati della ricerca si nota un grosso incremento di bimbi con bisogni educativi speciali. La realtà scolastica è seriamente in difficoltà nel rispondere alle esigenze di ogni alunno, poiché“ tutti gli alunni, anche se in situazioni diverse tra loro, possono presentare in un momento più o meno transitorio, la necessità di una didattica “speciale”. Tutti questi alunni sono accomunati da un uguale diritto a ricevere un’attenzione educativa sufficientemente individualizzata ed efficace. Ciascuno di noi può presentare un BES.”(La Prova A. Come valutare i BES, Roma 2013, edizioni Forepsy). La causa principale è la mancanza di risorse sia economiche che umane, condivisa da tutti i soggetti intervistati. I servizi territoriali così come quello sanitario lavorano solo più sull’emergenza e sul disagio già conclamato, non riescono a proporre progetti educativi e di socializzazione mirati alla prevenzione, oppure tali progetti vengono interrotti per la non continuità nei finanziamenti. Nonostante ciò, alcuni operatori segnalano iniziative interessanti; per esempio il progetto “UNA FAMIGLIA PER UNA FAMIGLIA”, in cui si affianca un nucleo 105 “sano” ad uno in difficoltà o l’affidamento di un soggetto ad un libero cittadino che ha voglia di dedicare del tempo e dell’energia a chi è meno fortunato di lui. Anche “TI SCARRETTO”, sul territorio di Savigliano, dimostra volontà di trovare risposte nuove; si tratta infatti di un progetto che coinvolge gli animatori parrocchiali il sabato pomeriggio, per fare “educativa di strada” in quartieri popolari o dove sono presenti molti bambini e ragazzi soli. In ambito scolastico, invece, vengono pensati e strutturati laboratori sulla cittadinanza, sull’integrazione culturale, sulla diversità oltre che ad incontri periodici per i genitori. Durante alcune interviste, sono state descritte iniziative come “Genitori : che cine!”, in cui il confronto tra adulti avviene in seguito alla visione di un film di solito legato al tema dell’educazione; anche il coinvolgimento delle famiglie per la tinteggiatura delle aule può essere una modalità originale per trovarsi e conoscersi. Si è poi parlato della “FILOSOFIA PER BAMBINI”, metodologia da applicare con competenze specifiche che lascia spazio ai pensieri e ai ragionamenti dei bambini; la scuola dovrebbe essere tarata sui loro bisogni, ma quante volte si ascolta ciò che il bambino ha da dire? “Un bambino è una persona piccola, ha piccole mani, piccoli piedi e piccole orecchie, ma non per questo ha idee piccole. Le idee dei bambini a volte sono grandissime, divertono i grandi, fanno loro spalancare la bocca e dire: “Ah!”. (Beatrice Alemagna, Che cos’è un bambino?, 2008). Grazie a questa ricerca si è riusciti a fare luce sui vissuti e sui bisogni dell’infanzia; i bambini chiedono al mondo adulto disponibilità ad accompagnarli nel loro percorso di crescita, senza fretta e tenendoli per mano. “Tutti i bambini sono persone piccole che un giorno cambieranno. Ma che importa pensarci adesso? Un bambino è una persona piccola. Ora per addormentarsi, ha bisogno degli occhi gentili. E di una lucina vicino al letto.”( Beatrice Alemagna, 2008) E’ fondamentale che ogni uomo e ogni donna ritrovi il proprio equilibrio interiore per poter essere da guida agli adulti di domani. 106 RINGRAZIAMENTI 107 Per la collaborazione nella realizzazione della prima parte del progetto “Piccoli passi: bisogni educativi e territorio”, la cooperativa sociale “Insieme a voi” ringrazia: Alberto Parola, per il coordinamento Le studentesse Sara Odasso e Federica Santoro, per il contributo dato attraverso la stesura delle tesi Saverio La Porta, per la gestione dei focus-group I dirigenti scolastici Cattero e Calcagno di Cuneo, Dalmasso e Isoardi di Fossano, Peirone e Sardo di Mondovì, Marzola di Racconigi e Bottiroli di Saluzzo Gli insegnanti che hanno dedicato del tempo prezioso alla compilazione del questionario on-line I consorzi socio assistenziali di Cuneo, Fossano, Mondovì, Saluzzo e Savigliano più Valli Grana e Maira e valli Gesso, Pesio e Vermenagna, con i direttori Daniela Cusan, Aurelio Galfrè, Livio Tesio Gli operatori dei vari consorzi che hanno dato la loro disponibilità per le interviste dirette Fabrizio Castellino, Filomena Marangi e Ornella Giraudo del consorzio Monviso Solidale I Servizi di Neuropsichiatria infantile nei loro direttori, Franco Fioretto e Francesca Ragazzo La dott.ssa Annamaria Pietragalla e gli operatori sanitari che hanno collaborato con le interviste dirette Il centro C.A.S.A. (centro Autismo e Sindrome di Asperger) e il direttore dott. Maurizio Arduino Gli operatori dei centri famiglia e delle ludoteche Gli operatori dei doposcuola ( cooperativa sociale Momo di Cuneo, CAP di Fossano, centro educativo- territoriale di Saluzzo, OASI giovani di Savigliano) 108 L’associazione A.GE di Mondovì con Sara Gonella L’associazione A.I.F.A. (associazione italiana famiglie ADHD) di Savigliano con Cinzia Corradi, referente per la provincia di Cuneo L’associazione Airone di Manta e la psicologa Elisa Bussi L’associazione Arcipelago di Fossano e Giovanni Panetto La Rete genitori DSA con Nadia Tassone L’educatore professionale Marco Fea Enrica Delfino per il consiglio riguardo il titolo Maria Fea per il disegno del logo Lo studio grafico Graph Art per la realizzazione delle locandine e dei pieghevoli Il Ristorante Aquila Nera per il rinfresco Tutti coloro che saranno presenti al convegno e condivideranno i risultati di questo progetto di ricerca. 109 BIBLIOGRAFIA 110 Alemagna B., Che cos’è un bambino, Milano, Topipittori, 2008 Ascenzi A., Corsi M., Professione educatori/formatori. Nuovi bisogni educativi e nuove professionalità pedagogiche Roma, Vita e pensiero, 2005 Camaioni L. Bascetta C. 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