le reti dell`innovazione: il caso del polo industriale del lazio

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le reti dell`innovazione: il caso del polo industriale del lazio
LE RETI DELL’INNOVAZIONE:
IL CASO DEL POLO INDUSTRIALE DEL LAZIO MERIDIONALE
Marco Dell’Isola°, Aldo Russi°, Massimiliano Ricci*
°Università degli Studi di Cassino - *Parco Scientifico del Lazio Meridionale
1. Introduzione
Il concetto di innovazione industriale è tradizionalmente connesso al solo ambito economico e
rappresenta la capacità di tradurre una scoperta scientifica o tecnologica in ambito produttivo.
Questo limite di legare l’innovazione al solo piano economico e non anche al piano sociale ed
ambientale, ha prodotto nell’attuale società post-industriale enormi contraddizioni e scompensi. E’
necessario, dunque, interrogarci sulla necessità di concepire l’innovazione come fattore chiave per
perseguire non un generico “progresso tecnologico”, ma piuttosto uno “sviluppo sostenibile” dal
punto di vista economico, sociale ed ambientale.
Anche per ciò che concerne l’oggetto dell’innovazione industriale occorre fare una significativa
precisazione uscendo dal luogo comune di pensare all’innovazione come “invenzione” e guardare
ad essa più propriamente come “cambiamento” nel modo di produrre; in tal senso è corretto pensare
all’innovazione come cambiamento di un “prodotto”, di un “processo produttivo” o più in generale
di un “sistema organizzativo-gestionale”.
L’innovazione è peraltro un concetto “relativo” alla realtà che attivamente la comprende e la
gestisce e non alla realtà che passivamente la applica o la sfrutta. In altre parole l’innovazione
riguarda, piuttosto che il paese o l’azienda che produce ed utilizza un nuovo prodotto, il paese e
l’azienda che riesce continuamente a proporre soluzioni scientifiche e tecnologiche atte a rispondere
alle rapide dinamiche economiche, sociali ed ambientali globali. I paesi e le aziende emergenti che
assimilano l’innovazione e sanno gestire il cambiamento continuo investendo nella conoscenza
piuttosto che nei mezzi di produzione testimoniano questa caratteristica.
L'innovazione che crea competitività è quindi un "processo complesso" in cui risulta
fondamentale: i) la capacità di creare e favorire un ambiente per innovare; ii) la capacità di
progettare e gestire progetti di innovazione; iii) la capacità di sfruttare l'innovazione per ottenere sia
vantaggi competitivi per l'impresa che vantaggi per la società ed il territorio di riferimento.
Il successo della rete dell’innovazione richiede la stretta collaborazione fra l'azienda, la filiera
industriale, i centri di ricerca e formazione (università, parchi, …) ed il contesto economico, sociale
e politico che favorisce lo sviluppo e la circolazione delle idee. I fattori di successo
dell’innovazione sono complessi e numerosi e talvolta addirittura casuali, ciò nonostante possiamo
facilmente individuare se non le cause del successo le fasi che caratterizzano l’innovazione
industriale: i) pensare e creare l’innovazione del prodotto, delle tecnologie di processo e del sistema
organizzativo e gestionale; ii) conoscere e scegliere l’innovazione (ovvero individuare i progetti di
innovazione a maggior valore competitivo per l'azienda esplorando l'ambiente esterno e interno);
iii) gestire il processo di innovazione (prodotto, processo, sistema) in modo che si traduca in
migliori performance aziendali; iv) creare un clima di squadra e di orientamento all'innovazione
continua.
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L’esperienza maturata in un ventennio di lavoro sul territorio del Lazio Meridionale ha
dimostrato che, anche senza grandi capitali ed infrastrutture per la ricerca, si possono costruire
importanti reti di competenze e di relazioni che fanno del capitale umano il principale motore
dell’innovazione. I poli di eccellenza nella metrologia, nell’energetica e nella meccanica, nell’ICT e
nell’automazione, nei sistemi e nelle macchine elettriche, nell’ingegneria civile ed ambientale
dell’Università di Cassino e del Parco Scientifico e Tecnologico del Lazio Meridionale (Palmer)
testimoniano questa potenzialità.
In altre parole lo ”small is beatiful” di E.F.Schumaker, come soluzione all’eccessiva
concentrazione ed al gigantismo tecnologico, può essere applicato anche alla ricerca e
all’innovazione se queste sanno lavorare in rete con il sistema locale e in stretta collaborazione con
le reti di conoscenza nazionali ed internazionali.
2. Il polo industriale del Lazio Meridionale
L’apparato industriale della provincia di Frosinone è caratterizzato dalla presenza di una forte
diversificazione sia a livello dimensionale-organizzativo che a livello settoriale. La forte
articolazione settoriale fa emergere la mancanza di un settore guida per il comparto manifatturiero
locale; infatti, a parte l’incidenza dell’edilizia e dell’industria metalmeccanica (automobilistica ed
aeronautica) nell’area di Cassino-Frosinone, i settori che raggiungono un discreto grado di
significatività, sono quelli chimico-farmaceutico nell’area di Anagni-Frosinone e quello relativo
alle componenti elettriche ed elettroniche.
Le altre aziende sono prettamente orientate verso settori tradizionali che impiegano una
tecnologia matura come il cartotecnico, l’industria del mobile, l’estrazione e la lavorazione di
minerali non metallici.
Dal punto di vista dell’aggregazione delle aziende in Distretti industriali e Sistemi produttivi
locali ai sensi della legge 317/91 si segnalano:
•
il distretto industriale dell’Abbigliamento della Valle del Liri (DGR n. 311 del 11 aprile
2003)
•
il sistema produttivo locale del Chimico – Farmaceutico del Lazio meridionale (DGR n.
311 del 11 aprile 2003)
•
il distretto Industriale Monti Ausoni - Tiburtina del Marmo e del Lapideo (DGR. n. 1308
del 5 dicembre 2003), ampliamento del Distretto Industriale del Marmo dei Monti
Ausoni, precedentemente individuato con DGR n. 311 del 11 aprile 2003
Sono inoltre in via di definizione i distretti della carta e della nautica, che sebbene presenti da
lungo tempo sul territorio locale e contiguo a quello frusinate, solo oggi maturano una precisa
identità industriale, indispensabile elemento di competitività.
La struttura dimensionale-organizzativo è riconducibile ad un primo livello di grandi
stabilimenti, nei quali il capitale e il management provengono da altri distretti industriali, un
secondo livello caratterizzato dalla presenza di poche imprese di media dimensione ed un terzo
livello caratterizzato dalla presenza di PMI dotate di una organizzazione di tipo elementare.
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Alla forte crescita industriale degli ultimi decenni sulle due direttrici di trasporto (autostrada A1
e superstrada Sora –Avezzano) non è corrisposta una altrettanto adeguata crescita relativa all’offerta
dei servizi e di infrastrutture. Inoltre la crescita urbana e la crescente inadeguatezza delle condizioni
insediative non hanno favorito un ricambio di natura qualitativa degli insediamenti industriali.
Infine la mancanza di uno spirito imprenditoriale diffuso unita alla forte subalternità che
caratterizza il tessuto delle PMI ha reso il distretto industriale fragile e a rischio depressione.
Per ciò che attiene alla localizzazione delle imprese, si evidenzia la presenza di sei aree di
concentrazione industriale, comprensive di agglomerati ASI e di insediamenti esterni ad essi,
previsti o meno dai PRG comunali:
•
Anagni, Paliano e Sgurgola;
•
Alatri, Ferentino, Frosinone, Ceccano, Morolo, Patrica e Supino;
•
Arpino, Isola del Liri, Monte San Giovanni Campano e Sora;
•
Ceprano, Falvaterra e Pofi;
•
Cassino, Piedimonte San Germano, Pontecorvo, Roccasecca, Villa Santa Lucia;
•
San Giorgio al Liri, Esperia e Coreno Ausonia
Fig.1 – La provincia di Frosinone
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Abbigliamento
Accessori
120
Aquedotti
Alimentare
Carta
Cemento
100
Centrale
Chimico
Commercio
80
Deposito
Depuratore
Edilizia
Editoria
60
Elettrico
Estrattivo
Ferro
40
Gas
Gomma e plastica
Imballaggi
Laterizi
20
Legno
Meccanico
Oreficieria
Pelli e cuoio
0
Petroli
Servizi
Tessile
Trasporti
Fig.2 - Tipologie di imprese dell’area industriale
3. Una “scelta” nella strategia dell’innovazione
3.1 Promuovere e creare innovazione
Una delle significative peculiarità del sistema locale frusinate è la presenza di una Università
che ha fatto dell’alta formazione una delle sue principali priorità. Nel 2006 sono stati ad esempio
messi a bando nell’Ingegneria Meccanica 14 dottorati di ricerca (di cui 3 con borse finanziate
dall’ateneo e 4 con borse finanziate direttamente dalle aziende) per meno di 100 studenti
immatricolati nel corso di studi di primo livello in Ingegneria Meccanica.
Nell’ultimo triennio la Facoltà di Ingegneria oltre a 2 nuovi corsi di laurea di primo livello, ha
promosso due Master Universitari (tutti cofinanziati dalle aziende e dal territorio) ed altri due
master sono in corso di progettazione in un virtuoso dialogo tra domanda di competenze ed offerta
di corsi a manifesto e “on demand”.
L’Università di Cassino infine, conformemente al DM509, ha stipulato oltre 800 convenzioni di
tirocinio prevalentemente con aziende del territorio frusinate non solo per consentire una specifica
formazione “on job”, ma anche e soprattutto per sviluppare tesi di laurea e ricerche applicate in
azienda. Circa il 90% dei tirocini aziendali danno luogo successivamente ad un lavoro di tesi su
problematiche aziendali.
In merito all’internazionalizzazione sono stati portati avanti numerosi progetti comunitari ed
extracomunitari sia allo scopo di ampliare l’orizzonte culturale degli studenti dell’Università che di
consentire di instaurare preziose relazioni con studenti, docenti e ricercatori di Università straniere.
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Negli ultimi anni il numero di ricercatori ha risentito inequivocabilmente dei tagli operati nel
settore pubblico, ciò anche per l’anomalia (tutta nazionale) di una ricerca prevalentemente
concentrata prevalentemente nel settore pubblico. Ciò nonostante la presenza del Parco del Lazio
Meridionale, a capitali prevalentemente privati, ha in parte corretto questo trend. Nel 2006 a fronte
di circa 8 nuovi ricercatori assunti nella Facoltà di Ingegneria sono stati assunti 2 nuovi ricercatori
nel Palmer. Molto più complesso è stabilire l’impegno in ricerca e sviluppo effettuata direttamente
dalle aziende in quanto prevalentemente PMI che non allocano risorse umane dedicate all’R&D.
I laboratori della Facoltà di Ingegneria sono senza dubbio il fiore all’occhiello nella ricerca e
nella didattica. Nel solo ambito dell’Ingegneria Meccanica esistono 8 Laboratori (fig. 3),
inizialmente finanziati dall’Ateneo e successivamente arricchiti con finanziamenti esterni che
vantano attrezzature e strumenti avanzati. I Laboratori si avvalgono di oltre 20 tecnici specializzati
e 40 ricercatori. Accanto ai laboratori universitari sempre nell’ambito della meccanica il Palmer
presenta attualmente 4 laboratori (SIT Metrologia, Meta, Dynalab, Sinal) con 4 tecnici specializzati
e 3 ricercatori.
Per promuovere l’innovazione e la ricerca nei laboratori e nelle imprese l’Ateneo di Cassino ha
cofinanziato al 15% tutti i progetti presentati in ambito nazionale ed internazionale ed al 30% tutti
quelli finanziati esternamente. Il Palmer nell’ultimo triennio ha finanziato sulla ricerca di base due
importanti progetti nella metrologia ambientale (META) e nella meccanica (Dynalab) ed ha
partecipato congiuntamente all’Ateneo al progetto FADTAD NET oggetto di finanziamento da
parte del MUR e della Regione Lazio nell’ambito del Distretto Aerospaziale Laziale.
Il Palmer inoltre fornisce un importante servizio di supporto tecnico ed operativo alle PMI del
territorio sostenendole nei processi e progetti di innovazione e trasferimento tecnologico, con la
duplice funzione di affiancamento nella ricerca delle competenze tecnico-scientifiche necessarie nei
suddetti progetti, e sostegno nella definizione, ricerca e gestione dei fondi a supporto delle attività
stesse.
Banco prova motori
Macchina per controllo di processo
Laboratorio di Macchine ed Impianti per l’energia
Laboratorio di Meccanica ed Impianti Industriali
http://dii.ing.unicas.it/
http://dii.ing.unicas.it/
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Numerico
Laboratorio di Progettazione Industriale
Filament Winding Robotizzato Laboratorio di Tecnologia e
Sistemi di Lavorazione
http://www.dimsat.unicas.it/
http://webuser.unicas.it/tsl/
Diffrattometro a raggi X
Macchina a fatica
Laboratorio di Materiali
Laboratorio Metallurgia ed Economia
http://www.labmat.unicas.it
http://www.lamei.unicas.it/
Centro SIT
Robot antropomorfo
Laboratorio di Misure Industriali
Laboratorio di Robotica e Meccatronica
http://www.lami.unicas.it/
http://webuser.unicas.it/weblarm/larmindex.htm
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Macchina prova a shock
Macchina a coordinate (centro SIT)
Dynalab PALMER
Laboratorio Metrologia PALMER
http://www.pst-palmer.it/folder/cet/dinalab.htm
http://www.pst-palmer.it/f_metrologia.htm
3.2 Diffondere e Proteggere l’innovazione
La diffusione e la protezione rappresentano momenti fondamentali nei processi di innovazione e
trasferimento tecnologico. In questa logica, operano nel Lazio meridionale diverse strutture, oltre il
Palmer – Parco Scientifico e Tecnologico del Lazio Meridionale, quali FILAS, la finanziaria della
Regione Lazio per l’innovazione, BIC, la rete dei Business Innovation Center, etc.
Tra i più significativi progetti realizzati nell’ultimo biennio sulle tematiche della diffusione
dell’innovazione si possono citare alcuni esempi:
•
Progetto CET-PALMER: il progetto, realizzato dal Palmer con il contributo fattivo di
docenti delle Università di Roma “La Sapienza” e di Cassino, ha lo scopo di potenziare e
sostenere le attività di ricerca e di trasferimento tecnologico a favore delle PMI delle
province di Latina e Frosinone attraverso la realizzazione di cinque centri di eccellenza
tecnologica nei settori dell’agroindustria, dell’ambiente e della metrologia ambientale, della
microelettronica, dell’ICT e della meccanica.
•
Attraverso azioni combinate orizzontali e verticali il progetto sta portando ad attuazione 25
trasferimenti tecnologici in modalità top-down a partire da una vasta gamma di proposte
tecnologiche i cui risultati sono stati diffusi e condivisi con non meno di 220 imprese
piccole e medie del Lazio Meridionale.
•
Progetto AIDA (Apportare Innovazione Direttamente in Azienda): il progetto, realizzato da
Palmer unitamente alle Camere di Commercio di Frosinone e Latina, ha previsto
l’attivazione di un fondo che agevola le imprese che vogliano realizzare programmi di
attività tali da innalzare il loro potenziale di crescita attraverso il sostegno alle politiche di
innovazione del processo produttivo e del prodotto. Il fondo finanzia, direttamente ed
anticipatamente all’inizio delle attività, gli interventi approvati, in modo da consentire, in
tempi brevi, l’adozione dell’innovazione ed il miglioramento del processo/prodotto. Le
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agevolazioni possono riguardare la ricerca applicata a scopo precompetitivo, il trasferimento
di conoscenze ed innovazioni scientifiche (attraverso un Technology Team), l’acquisto di
brevetti e pacchetti tecnologici per risolvere problemi riguardanti i processi produttivi o
l'applicazione a detti processi di risultati già noti.
•
Progetto BUSINESS LAB: il progetto, promosso da FILAS, rappresenta uno strumento
innovativo finalizzato alla creazione d'impresa a partire da idee innovative generate
all'interno delle Università, dei Centri di ricerca e delle Imprese.
•
Progetto INNOVAZIONE PMI: il progetto, realizzato da Palmer unitamente alle Camere di
Commercio di Frosinone e Latina, ha previsto una attività di scouting presso le aziende del
Lazio meridionale finalizzata a far emergere le esigenze esplicite e latenti di innovazione
tecnologica delle stessi e la diffusione e messa a sistema delle stesse al fine della
soddisfazione delle stesse.
Un importante ed automatico strumento di diffusione dell’innovazione tecnologica è
rappresentato dagli studenti universitari. Essi acquisiscono generalmente nuove tecnologie nei
laboratori universitari nei corsi di studio di primo e secondo livello e partecipano direttamente alla
ricerca nei corsi di dottorato.
L’innovazione ha però spesso bisogno di essere tutelata (mediante brevetti) e promossa
attraverso incubatori e spin-off. L’Università di Cassino ha recentemente messo a punto un
articolato regolamento di ateneo per la promozione di spin-off accademici sia verso gli studenti che
verso docenti e tecnici. L’attrazione di capitali ed energie direttamente da chi conosce direttamente
la ricerca può rappresentare infatti un importante elemento propulsivo.
3.3 Gestire l’innovazione
Joseph Schumpeter ha definito l’innovazione di prodotto come “the introduction of a new good
- that is, one with which consumers are not yet familiar – or a new quality of a good”.
L’innovazione di prodotto rappresenta oggi nel mercato globale uno dei principali fattori di
competitività. I consumatori sono sempre più informati e consapevoli nell’acquisto; essi infatti
hanno accesso ad una molteplicità di prodotti e ad informazioni sempre più dettagliate.
Non sempre però l’innovazione di prodotto stravolge completamente il mercato e può riguardare
•
il “break through”, ovvero prodotti nuovi che creano un mercato completamente nuovo
anche modificando il comportamento dei consumatori;
•
il “line extension”, ovvero nuove linee di prodotto per l’azienda ma non per il mercato;
•
il “product enhancement” ovvero miglioramenti nei prodotti esistenti che apportano
migliorie in termini di performance o valore (rimpiazzando i prodotti esistenti);
•
il “product replacement” ovvero riposizionamenti di prodotti indirizzati a nuovi segmenti di
consumatori/applicazioni/utilizzi.
Nella gestione dell’innovazione di prodotto le PMI devono sempre tenere in considerazione
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diversi fattori quali il grado di innovazione del prodotto e quindi la capacità di penetrare il mercato,
l’incremento dei costi che questo sviluppo può comportare e la redditività dell’investimento. La
diffusione dell’informazione e la larga disponibilità di tecnologie rende inoltre le PMI
particolarmente vulnerabili al plagio ed alla capacità di essere commercialmente efficienti nella
penetrazione del mercato con nuovi prodotti.
Una struttura di ricerca che condivida in parte gli elevati costi e rischi della ricerca, sicuramente
avvantaggia il territorio e le aziende che vi risiedono.
L’Università di Cassino ed il PALMER hanno condotto molteplici esperienze di innovazioni di
prodotto soprattutto per le PMI del territorio. A titolo di esempio in fig. 4 vengono riportate alcune
interessanti esperienze di innovazione di prodotto realizzate nel 2006.
Progettazione e realizzazione di un gruppo di continuità a
idrogeno H2Power -
Ottimizzazione di un pannello solare termico piano
Gruppo OLIVIERI- DIMSAT
COELMO- DII Università di Cassino
Progettazione di una stazione wireless per il monitoraggio delle condizioni termo-igrometriche di catene del freddo
Celsius
SAEDI - PALMER
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Fig. 4 – Innovazione di prodotto
L’innovazione di processo è stata definita da Schumpeter come “the introduction of a new
method of production, that is, one not yet tested by experience in the branch of manifacture
concerned or a new way of handling a commodity commercially”. Innovare il processo produttivo
significa effettuare un cambiamento strutturale nelle tecnologie di produzione di un bene o di un
servizio in modo da migliorarne l’efficienza in termini qualitativi e/o quantitativi. Spesso
l’innovazione di processo riguarda le combinazioni innovative processi-prodotti, in altre parole
spesso l’innovazione nasce dal rapporto di reciprocità che lega l’ innovazione di prodotto a quella di
processo. Sempre più spesso l’innovazione di processo diventa un processo continuo anche definito
come “incrementale” soprattutto quando riguarda tecnologie mature.
L’Università di Cassino ed il Palmer hanno recentemente svolto interessanti applicazioni di
innovazioni di processo soprattutto di tipo incrementale in cui sono state utilizzate tecnologie
speciali di lavorazione e tecniche di ottimizzazione basate su simulazioni numeriche ai volumi
finiti.
Utilizzo del Filament winding per la realizzazione di un
elemento collegamento gruppo rotore-pala Elicottero Agusta
AB139
Ottimizzazione della presa mediante Gripper
pneumatico/meccanico per l’accoppiamento padiglione/scocca
dell’autovettura CROMA.
FORK
BLADE
ROTOR
rotation axis
AGUSTA – DIII
Sostituzione convertitori e sistema di controllo della
movimentazione rulli linea forno ROLL FORM
FIAT - DiMSAT
Ottimizzazione del processo di combustione di CDR in un
termovalorizzatore
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AGC- DAEMI
EALL San Vittore - DIMSAT
Fig. 5 – Innovazione di processo
L’innovazione del sistema aziendale può riguardare la gestione della produzione, la gestione
dell’organizzazione e delle risorse umane, la gestione delle interazioni tra aziende e territorio. Il
ripensamento globale delle logiche di produzione, di gestione e di “governance” delle aziende e
delle aree industriali sono infatti finalizzati ad ottenere dei miglioramenti sostanziali non solo nelle
fasi del processo produttivo ma anche nelle aree di performance (qualità, logistica, ambiente,
sicurezza, ..). Queste prestazioni sono infatti determinanti non solo dal punto di vista della
sostenibilità economica dell’azienda, ma anche da quella sociale ed ambientale.
I progetti di innovazione di sistema più interessanti portati avanti negli ultimi anni
dall’Università di Cassino, il Palmer e le aziende del territorio hanno riguardato:
•
la reingegnerizzazione di processi produttivi attraverso l’applicazione di Tecniche
Decisionali Multicriterio per l’ottimizzazione del livello di efficienza ed efficacia della
gestione delle scorte, del flusso di materiali e dei costi di gestione
•
l’utilizzo di sistemi di gestione integrati qualità, ambiente e sicurezza;
•
l’integrazione del modello di gestione dei laboratori industriali (ISO 17025) con le
specifiche della metrologia legale (MID)
•
la messa a punto di un modello di sostenibilità ambientale, economica e sociale (SIAMLife) con la provincia di Frosinone, l’ENEA ed il Palmer
•
la gestione della “governance” nella realizzazione di un termovalorizzatore con
riferimento
all’impatto
ambientale
e
sociale
(ACEA)
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Reingegnerizzazione della
attraverso
l’applicazione
Decisionali Multicriterio
Supply Chain
di
Tecniche
1
ACEA - DIMSAT
ABB SACE – DII
Fig. 6 – Innovazione di sistema
3.4 La rete: l’interazione e la messa a fattor comune
Una bellissima massima di G.K. Chesterton recita “Uno più uno non fa due, ma duemila volte
uno”. La collaborazione nella ricerca scientifica è oramai considerata un dato di fatto e non occorre
rimarcare i vantaggi del sistema di reti della ricerca. Più complessa è la messa in rete delle
conoscenze e competenze aziendali dove le spinte all’isolamento delle unità di R&D sono motivate
dall’esigenza della protezione del “know how”. Questa tendenza è bilanciata sia dalle dimensioni
aziendali che dalla rapidità con cui oggi si diffonde il “know how”.
L’esperienza condotta nel territorio del Lazio Meridionale dall’Università e dal Palmer ha
mostrato che, specie in una realtà caratterizzata prevalentemente da PMI e da aziende molto
differenziate, è possibile mettere a fattor comune i laboratori di misura e prova, alcune reti
tecnologiche infrastrutturali (come la larga banda, le reti di idriche, i sistemi di produzione
dell’energia, …) ed infine progetti e competenze nella ricerca e nell’innovazione.
La messa a fattor comune dei laboratori pubblici e privati si è realizzata con una serie di progetti
(Antenna Metrologica, Meta, Dynalab, FadTad-net) e con coraggiosi investimenti effettuati
dall’Università di Cassino e dal Palmer. Oggi il territorio vanta una rete metrologica di ricerca e di
servizio costituita da due centri SIT (nei settori temperatura, pressione, masse, bilance,
dimensionale, ambientale) un centro SINAL, un Centro accreditato dalla Camera di commercio nel
settore della metrologia legale, nonché una serie di laboratori privati affiancati dalle strutture
Universitarie e dall’INRIM. Questa rete viene continuamente potenziata ed integrata e presto si
avvarrà di due importanti reti metrologiche nel settore rifiuti (in collaborazione con ACEA) e nel
settore aerospaziale (FAD-TAD net).
Più complessa è la realizzazione di una rete infrastrutturale “ex post” sia per l’entità dei
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finanziamenti necessari, sia per la dispersione geografica delle strutture industriali. Tra i più
importanti progetti di messa a fattor comune delle infrastrutture è importante citare il caso del
progetto “banda larga” e la neonata agenzia dell’energia.
Infine l’esperienza territoriale ha dimostrato la concreta possibilità di creare forti sinergie tra
pubblico e privato per la messa a fattor comune delle competenze. Particolarmente significative
nell’ambito dell’alta formazione, sono stati i progetti di master Universitari finalizzati alle esigenze
delle imprese progettati ed erogati congiuntamente alle imprese del territorio con FIAT e SATA nel
settore automobilistico, con la CCIAA di Frosinone nel settore della logistica, con Micron nel
settore delle telecomunicazioni, con Confindustria-ANCE nel settore dell’edilizia. Inoltre
particolarmente fertili sono state le collaborazioni con ENEA ed ISPESL rispettivamente nel settore
energetico-ambientale e della sicurezza.
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