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Abbonati a Voce della Vallesina Da 55 anni settimanale di informazione con attualità, cultura, sport, vita diocesana … Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi Settimanale d’informazione ANNO LV- N. 40 Euro 1 DIREZIONE E REDAZIONE: JESI - PIAZZA FEDERICO II, 8 - TEL. E FAX. 0731.208145 scuola materna s.caterina musica classica la parola Il concorso e la testimonianza: Una casa in mezzo al mare Inaugurata la rassegna di Musica Preacentio con il Coro Petrucci Oblio del mondo e di tutto fuorchè di Dio che si trova per le vie del Vangelo 9 3 di Giovanna Ortolani di d. Mariano Piccotti Impôt repriséTassa riscossa Ufficio di Jesi domenica 11 novembre 2007 terza e quarta eta’ Intervista a Paolo Borioni, presidente della Residenza Protetta 6 di Paola Cocola 9 arte L’artista Ulrica Senoner racconta la storia di un’adozione di A. F. Cardinali 12 Perché non continuare a sperare? I l Santo Padre ogni domenica invita alla speranza. I lavori del congresso ecclesiale di Verona dello scorso ottobre si sono conclusi con l’invito a essere portatori di speranza. Il prossimo anno liturgico sarà sotto il segno della speranza. I fatti di questi giorni portano segni di disperazione e di morte: la ragazza inglese di Perugia uccisa misteriosamente; la donna ferocemente assassinata da un rom proveniente dalla Romania accampato nelle baraccopoli di Roma; l’ufficiale che assediato dai suoi incubi uccide alcuni passanti davanti la sua casa. Si respira un sentimento di pessimismo e di rabbia, soprattutto di paura. Tutti vogliono giustizia, come fosse la sola a lenire il male. Essa, necessaria può solo ristabilire la verità e dare responsabilità. Deve esserci lo sforzo di costruire la speranza anche di fronte a fatti che ci interrogano e ci chiedono di non vivere solo di paura: la giustizia non può essere disgiunta da segni di tolleranza. Noi cristiani dobbiamo essere uomini di speranza. L’obbligo ci è dato dalla Buona Novella che è il Vangelo: “Lo Spirito Santo permarrà su di voi e vi condurrà alla pienezza della Verità”. Allora perché avere paura! Le tragedie degli ultimi giorni che ci hanno coinvolto emotivamente, portandoci al pessimismo del vivere, devono far riflettere e non farci chiudere nella difesa dei nostri confini, ma aprirci alle novità ed essere fautori di speranza. Guardare l’altro, sia rumeno o extracomunitario o di altri paesi o zingaro e lasciarlo vivere nell’indigenza, ai confini del nostro benessere è “un atto violento”, è lasciarlo fuori dalla nostra porta di casa. Certamente, le leggi devono essere rispettate da tutti. Lo Stato deve fare il suo dovere di prevenzione e di repressione quando il vivere civile viene messo in discussione, ma deve anche saper accogliere. La Caritas denuncia l’emarginazione che prova a contrastare con i suoi mezzi, lo Stato non può solo pretendere il rispetto delle leggi ma deve anche assumersi il compito dell’accoglienza. Il messaggio cristiano deve entrare nelle contraddizioni dell’uomo. A ogni ingiustizia patita corrisponde un’ingiustizia prodotta, a ogni disperazione una speranza negata. La speranza non è solo quella di una vita tranquilla, non più assediata dai fantasmi degli stranieri, ma richiama il dovere di essere testimoni di carità e di giustizia. Quanto è triste quando si ascolta e si legge che l’unica soluzione dei problemi del vivere insieme è quello di escludere e mandar via. Chi ha lavoro può restare! Gli altri si rispediscono nei loro Paesi. E’ giusto, quanto? Non ci ricordiamo di quando nei luoghi pubblici svizzeri o tedeschi o francesi c’erano avvisi di questo genere: “Divieto di entrata per gli italiani, gli zingari o i negri”. Eppure quegli immigranti sono stati i fautori dello svilup- po. Quanti sacrifici! Per questo quando incontro questi uomini e donne di diverso colore e costume sento la necessità di inchinarmi a chi si gioca la vita per un futuro migliore. Chi ha il coraggio di mandarli via! Spero nessuno di noi si senta assediato da questi poveri. La violenza che nei giorni scorsi è avvenuta a Roma non ha attenuanti. Lo stesso arcivescovo metropolita di Bucarest Ioan Robu, all’indomani dell’omicidio di Giovanna Reggiani e del dibattito politico che si è aperto in Italia e in Romania sulla immigrazione ha detto che i cittadini romeni devono saper apprezzare l’accoglienza da parte dell’Italia e rispettare le regole della convivenza del popolo che li accoglie, offrendo garanzie di competenza nel lavoro e di onestà. Non si può però pensare di ripulire le nostre città dagli immigrati con il pretesto di ristabilire l’ordine perché provvedimenti di questo tipo non risolverebbero il problema. L’esodo comunque non si fermerà ma potrebbe destabilizzare le nostre società cosiddette del “benessere” se i paesi ospitanti non assumeranno leggi rigorose e nello stesso accoglienti. Il cuore del cristiano deve ragionare partendo dal perdono, per includere e non escludere, attraverso la carità e la giustizia si costruisce il Regno che ci è stato promesso. La speranza è l’ultimo e necessario scandalo, di cui essere profeti e artefici anche nelle situazioni più disperate. Questi fatti dolorosi sono avvenuti nei giorni in cui ci siamo meravigliati della ricchezza della vita di don Oreste Benzi, l’uomo e il sacerdote che ha dedicato tutto se stesso a chi era senza voce e che, tante volte, nella sua lunga esperienza terrena, ha sperato contro ogni speranza. Un motivo in più per continuare a sperare e impegnarci a favore della vita. Remo Uncini Foto Siciliani/Sir Il tragico episodio di Roma ripropone con veemenza l’acuto problema dell’immigrazione “Non passa lo straniero”? Vuol dire che viviamo sulla luna T utti concordiamo – non c’è bisogno di dirlo – sull’accelerazione di provvedimenti che tentino di arginare sempre di più la delinquenza a tutti i livelli e, di conseguenza, ad offrire sempre maggiori garanzie di sicurezza al cittadino. Un principio del tutto scontato, seppure, ancora una volta, il radicalismo di sinistra ha da ridire sul decreto legge di sabato scorso che conferisce ulteriori poteri ai prefetti per un passo avanti verso una maggiore garanzia al cittadino. Perché, in ultima analisi, il problema è un altro: come operare? Così c’è chi scrive sui muri di Roma la proposta “Non passa lo straniero!” cioè si propone di chiudere i confini, di non far entrare in Italia né romeni, né alba- nesi, né marocchini… Insomma: nessuno che non sia italiano. Ipotizziamo, per un momento, che parlamento, governo e istituzioni concordino su questo drastico principio. E chiediamoci: come, con quali mezzi fermeremo l’immigrazione? Sarebbe possibile solo in un modo: l’uso delle armi. Uccidere chi tenta di varcare i confini della nostra patria. Ma poiché questa è una soluzione irreale, resta solo da prendere atto che il fenomeno dell’immigrazione è irrefrenabile, è legge di natura sociale della fine del secolo XX e del XXI secolo. Se non si prende atto di questa realtà, positiva o negativa, voluta o non voluta, né politici né istituzioni si capiranno nel tentare di risolvere gli infiniti problemi sociali che essa pone all’Italia e all’Europa. Non è questione di governo di destra o di sinistra. E’ una enorme questione sociale con la quale siamo “condannati” a convivere. Si tratta di trovare gli strumenti migliori per attuare la convivenza-integrazione. Non c’è altra via. Benzi, morto nei giorni scorsi e che aveva preso sul serio il comportamento di Gesù con la prostituta samaritana, ci grida: “I lupi feroci siete voi italiani. Voi oggi in Italia sbranate più di 30.000 ragazze romene. Metà bambine. Siete voi, maschi italiani, che foraggiate, mantenete i criminali romeni”. Parole dure, *** accusa senza attenuanti, denunCertamente la via peggiore è cia di una realtà che invoca un quella imboccata, dopo la tragi- lavoro immenso per permetteca morte della signora Giovanna re il recupero della dignità della Reggiani, dal manipolo puniti- persona ad ogni livello. vo di Roma che, con maschere e Quando poi, di contro alla spemanganelli, ha attaccato e man- dizione punitiva degli incappucdato all’ospedale inermi romeni. ciati, lo stesso marito della RegE’ la via dell’odio e della vendetta. giani condanna odio e vendette, Del sangue che oggi sarà romeno, e proprio il fratello ricorda a tutti domani italiano. l’insegnamento dei suoi genitori Quel santo uomo di don Oreste – tolleranza e amore – si rimane smarriti per l’immensa generosità nel momento più acuto del dolore. Dobbiamo dare il via al metodo della squadraccia punitiva in nome della razza o a quello del marito e del fratello della martire? Ciascuno di noi è obbligato alla scelta. Poi dovrà comportarsi di conseguenza in casa, per la strada, nelle istituzioni, nell’impegno sociale, nelle attività economiche. La prima strada porterà alla violenza di gruppo, al terrorismo, alla guerra civile. La seconda ci spingerà, forti anche della giustizia e delle leggi, ad arginare al massimo il male, ad escogitare l’impossibile per una civile convivenza. A costo anche di sacrifici. Vittorio Massaccesi [email protected] 2 Cultura e società 11 novembre 2007 Del più e del meno L’identikit della Jesi di cinquant’anni fa di Giuseppe Luconi II ria combattendo nella Legione Straniera; Continuiamo il nostro viaggio – iniziato nel si era arruolato dopo sei mesi trascorsi in numero scorso – alla scoperta della Jesi 1957. Belgio come minatore: “Preferisco andare In settembre nell’aula magna del Pa- in Africa e morire su un campo di battalazzo della Signoria più di trecento medici, glia – aveva scritto alla madre – anziché giunti da numerose località dell’Italia Cen- finire i miei giorni sepolto vivo sotto terra”. trale, partecipano ai lavori del Congresso In luglio Renato Romagnoli, ventisei anni, Medico Interregionale (nella foto) alla sua jesino anche lui e anche lui paracadutista ottava edizione; tra i relatori un chirurgo nella Legione Straniera, muore in Algeria, di fama internazionale, il prof. Pietro Val- raggiunto da una scarica di mitra durante doni. A proposito di salute, in ottobre si un lancio su postazioni nemiche. fa il punto sulle conseguenze provocate La cronaca nera locale registra episoin città dall’asiatica, l’influenza di stagione di per certi aspetti originali, come quello che sta facendo il giro della penisola: sono del diciottenne che, per saldare un debito stimati in più di seicento gli jesini colpiti. di ottocento lire con un amico, ruba 51 Scuole chiuse, ma - si assicura – non esi- maniglie nel nuovo palazzo della Guardia stono motivi di allarme. di Finanza, altre 29 in un palazzo in coNel 1957 fioriscono nuove iniziative. struzione in via Piccitù, sedici rubinetti e In febbraio viene costituita l’associazione un lavandino nell’asilo di Santa Maria del fra i poliomielitici della città per assicu- Piano. Non manca la rapina in banca: due rare un’adeguata giovani di Mateassistenza agli lica, pistole alla infelici colpiti mano, rapinano dal male e facilidi un milione e tarne il recupe600 mila lire la ro sociale. Il 29 succursale di via maggio nei locali XXIV Maggio del Circolo Citdella Cassa di Ritadino inaugusparmio di Jesi; razione ufficiale dopo poco più di del Lions Club tre ore vengono di Jesi, che per catturati in un l’occasione dona magazzino in via una tenda ad osdei Cordai dove si sigeno al nostro sono nascosti.. ospedale. In marzo viene costituita la scuMa il fatto che fa più sensazione è quelderia del “Leone Rampante”: parteciperà a lo che ha luogo in gennaio in una strada di gare automobilistiche riservate a macchi- campagna non lontana dal Cascamificio. ne da turismo, da gran turismo e sportive. Poco dopo la mezzanotte un giovane jeA proposito di sport, Jesi è inserita ne- sino, armato di pistola, blocca un giovane gli itinerari delle competizioni ciclistiche. falconarese che, appena uscito dall’abitaIl 13 agosto sostano qui, provenienti da zione della fidanzata, sta raggiungendo Matelica, i concorrenti del quarto Giro Ci- la sua automobile per rincasare: “Se non cloturistico d’Italia: il Comune offre a tutti hai né amante né soldi – gli dice - mettiti il pranzo e la visita al Palazzo della Signo- lì che ti sparo”, e siccome l’aggredito si dà ria, poi li lascia proseguire per Senigallia. a precipitosa fuga, l’aggressore gli esploL’11 settembre si conclude a Jesi il primo de contro tre colpi di pistola, ma senza (ed unico) Giro ciclistico delle Marche, colpirlo. Verrà identificato, rintracciato e corsa a tappe per dilettanti: a Jesi è primo condannato. il marchigiano Silvio Pasquini, ma il giro Per chiudere questa carrellata sulla lo vince Arnaldo Pambianco di Bertino- Jesi 1957 una notizia che apre i cuori alla ro, che nel 1961 vincerà il giro d’Italia per speranza: in febbraio viene confermato professionisti. che il metano scoperto nel giacimento di In vista della primavera sul circuito Mazzangrugno “è in quantità abbondante del Grammercato – niente a che fare con e comunque bastevole a soddisfare il fablo sport - si rinnova l’antica tradizione del bisogno domestico per l’intera nostra cit“Carnevalone jesino”; ottomila persone as- tà”. In dicembre si trivella un quinto pozzo sistono alla sfilata dei carri allegorici giunti – chiamato “Jesi 2” - per stabilire la portada Frascati e scortati da ventiquattro grot- ta del giacimento scoperto. Poi si scopriteschi “fenomeni viventi”: sarà l’ultimo rà che sarà una mini-portata, ma intanto “Carnevalone” di Jesi.. si fantastica su un giacimento metanifero Ma il 1957 deve registrare anche epi- a Mazzangruno capace di far impallidire sodi dolorosi. In febbraio, Giovanni Del quelli russi… Corpo, venti anni, jesino, muore in Alge(2 – fine) Auguri Mattia, Lorenzo e Elisa Il piccolo Mattia Mazzieri il 1° agosto ha iniziato la sua avventura della vita: i nonni Aldesino e Elvira Mazzieri e Peppa Appolloni gli augurano un mondo di bene e che la Vita gli porti tanti colori di felicitá. Ad Elisa e Lorenzo Mazzieri di 10 e 5 anni un affettuoso abbraccio dai nonni Aldesino Mazzieri, Elvira Birarelli e Ferruccio Martarelli. Elisa e Lorenzo, avete percorso solo pochi passi ma c’è ancora tanta strada davanti: percorretela felice con i nostri migliori auguri. Con Sgarbi a Cupramontana arriva anche Striscia la notizia Coinvolgente lezione di arte U na marea di persone ha affollato la chiesa di San Lorenzo, domenica scorsa, per vedere la restaurata tela raffigurante “San Giuseppe sul letto di morte”, del pittore veneto Paolo Piazza, ma soprattutto per la curiosità di conoscere da vicino un personaggio molto particolare come il critico d’arte Vittorio Sgarbi. Dopo tanta frenesia ed attesa, più di mezz’ora di ritardo all’appuntamento fissato, finalmente Sgarbi varca la soglia della chiesa e con passo rapido arriva all’altare dove, tempestato dai flash dei fotografi e dalle tante telecamere di organi di informazione locali e nazionali, ad attenderlo c’erano il parroco don Maurizio Fileni, il sindaco Fabio Fazi e l’assessore alla cultura Giannina Latini. Dopo il benvenuto e i saluti di rito da parte degli amministratori, don Maurizio, ideatore di questo evento, si è tolto qualche “sassolino dalle scarpe” e le ha “cantate” a Sgarbi. Non da meno è stato il critico, che salito sul pulpito, dopo aver scoperto la tela, ha tenuto una bella lezione di arte e di storia in pochi minuti e con grande capacità di chiarezza, senza lasciarsi sfuggire qualche battuta con don Maurizio. Sgarbi ha raccontato che è venuto a vedere questa tela nel giugno di quest’anno, dopo le insistenti telefonate di don Maurizio, che riteneva di essere in possesso di un De Magistris, pittore di cui lo stesso critico stava orgamizzando una mostra a Caldarola. Arrivato a Cupramontana lo stupore di Sgarbi è stato tanto, perché quella che si è trovato davanti, non era una crosta o una copia o un finto, come spesso capita, ma neanche un De Magistris, anzi era una bella tela del più noto Paolo Piazza, mano riconosciuta immediatamente dalla raffigurazione della Madonna. Sgarbi ha poi spiegato come sia legato a questo autore, di cui possiede anche un’opera; ha dato anche una datazione alla tela di San Giuseppe: tra il 1608 e il 1616, periodo in cui il Piazza si trovava in Umbria, diretto verso Roma. A confermare la conoscenza di luoghi marchigiani limitrofi a Cupramontana c’è una somiglianza iconografica, data dalla posa e dalla figura della Madonna, molto simile a quella dell’Annunciazione di Lorenzo Lotto di Recanati, che forse il Piazza ha visto durante il suo peregrinare. Altra cosa interessante che Sgarbi ha fatto notare a tutto il pubblico presente è la differenza con il grande Caravaggio, attivo sempre in quegli anni, in quanto il Caravaggio è uno dei primi artisti che fotografa la crudezza della realtà e l’attimo in cui avviene un particolare evento, mentre il Piazza ha un realismo costruito, teatrale, i suoi personaggi sono in posa. Prima di concludere il suo intervento Sgarbi ha parlato anche dell’opera che si trova all’interno della stessa chiesa: “La cena delle donne”, del maestro Giancarlo Scorcelletti, che ha definito “fantasioso”, ma che in quest’opera, forse, “si è fatto prendere un po’ la mano”, rappresentando una ultima cena tutta al femminile. Alla fine si è auspicato un ritorno del noto critico a Cupramontana per portare questa tela a Caldarola, nel mese di dicembre, e proseguire così i consensi positivi ricevuti per la mostra sul De Magistris, pittore dalla mano molto simile al Piazza e attivo negli stessi anni. Tra le tante persone che affollavano la chiesa, oltre alla presidente della Provincia di Ancona Patrizia Casagrande Esposto, all’onorevole Luciana Sbarbati, al noto giornalista Rai Ferrini e alcuni rappresentanti della sovrintendenza regionale, c’era anche l’inviato di Striscia la Notizia, Charlie Gnocchi, che ha seguito Sgarbi fino al centro delle colline marchigiane per punzecchiarlo con domande relative al suo ruolo politico di assessore alla cultura di Milano e sullo spreco di soldi pubblici per creare un museo di arte contemporanea a Roma, forse non troppo necessario. Fotoservizio Cristiana Simoncini 3 Cultura 11 novembre 2007 XV rassegna “MUSICA PRAECENTIO” SCUSATE IL BISTICCI O (ghiribizzi lessicali) Peter Pun (con la u) www.peterpun.it DE GUSTIBUS… Malinteso preterintenzionale (?) & cambio di consonante Alcuni laici devoti si recano dall’anziano eremita, per un colloquio spirituale. Al termine, il portavoce del gruppo pone, un po’ titubante, questa domanda: E dell’… Eros, padre venerato, cosa dobbiamo pensare? - Io veramente preferisco Zucchero. Sì, sono un fan di Fornaciari. Riconosco però che anche Ramazzotti spopola (e non solo tra i ragazzotti). PER LA SERIE: EQUIVALENZE BALORDE A) Zeppa biletterale APPRENDISTA STREGONE. Come se si dicesse: maestro maldestro. B) Cambio di iniziale L’epopea del Far West: una riproposizione aggiornata dell’Iliade. Visipallidi contro Pellerossa = Achei contro Troiani. Come dire: America omerica LA CAMERA HA VOTATO Binomio bisenso (8, 7) Rare interpretazioni di musica colta L a festività di Tutti i Santi ha segnato l’avvio di “Musica Praecentio”, la rassegna di musica sacra promossa dall’associazione jesina Coro “Cardinal Petrucci”, con la parrocchia San Giovanni Battista, la biblioteca Diocesana Petrucci e il Laboratorio marchigiano musica contemporanea. L’iniziativa, giunta alla sua quindicesima edizione e realizzata con la collaborazione del Centro Servizi per il Volontariato e dell’azienda Màttoli, prevede, dal 1° novembre al 6 gennaio, sette appuntamenti coincidenti con le solennità dell’anno liturgico cattolico, in cui saranno proposti brani musicali e vocali di grandi autori dell’occidente cristiano, prima della celebrazione della Messa. “L’obiettivo principale di questa rassegna musicale sacra - spiega Mariella Martelli, direttore artistico di Musica Praecentio e del Coro Cardinal Petrucci - è offrire interpretazioni di musica colta, che si ascol- tano molto di rado, come l’Immacolata Concezione, aiuto alla preghiera e a rita- l’8 dicembre, alle 11,30 nelgliarsi un momento di pau- la chiesa di San Giovanni sa, per ritrovare se stessi”. Battista, sarà la volta del Secondo appuntamento “Magnificat” in cui saranno della rassegna sarà il 25 presentate alcune composinovembre alle ore 11,30 zioni tratte dal Fondo Mucon “Elevatus Elevat” in cui sicale di Montecarotto, tra protagonista sarà il canto le quali si segnala la prima gregoriano unitamente ad esecuzione in epoca moalcune delle pagine più im- derna del brano più antico portanti per coro e archi lì conservato, il “Miserere” create da grandi musicisti di P. Angelini (1753). A Naeuropei. tale, alle ore 11,15 sarà eseTerza data in calendario è guito “In Nativitate domini” il 30 novembre alle 18,30 un concerto nel quale sarà nella Biblioteca diocesana possibile ascoltare uno Petrucci per la tradizionale strumento come il ‘fagotConferenza-concerto della to’ suonato da A. Fogante, rassegna in cui, ad intro- nell’innovativa scrittura ad durre l’happening musi- esso dedicata da Antonio cale, sarà la presentazione Vivaldi. del volume “La ritrattistica Penultimo appuntamento di Gaspare Spontini” del- dedicato alla musica sala stessa Mariella Martel- cra sarà il 31 dicembre alle li: uno studio scientifico 18 con il tradizionale “Te su uno dei più importanti Deum Laudamus”, mentre musicisti marchigiani, in per l’evento di chiusura, il 6 linea con l’intenzione della gennaio alle 11,30 è previmanifestazione di proporre sto “In Epiphania Domini”, al pubblico anche testi di un florilegio di canti nataligiovani ricercatori sull’ope- zi di epoca medievale. rato di grandi maestri d’ar- I concerti sono ad ingresso te antichi e moderni. Per libero. Una persona in cui “l’aspetto spirituale e religioso era sempre insito nella sua esperienza umana”, traducendosi in “coerenza etica”. Così mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, ricorda Enzo Biagi, scomparso la mattina del 6 novembre a Milano. È radicato nel tempo il rapporto tra il presule e il giornalista: un legame che seguiva un duplice percorso, culturale e “più personale ed intenso, di stampo spirituale ed esistenziale”. Soprattutto nei momenti più difficili, legati alla scomparsa della moglie Lucia e della figlia Anna, Biagi “aveva desiderio di un interlocutore che avesse la dimensione religiosa piena, dimensione della quale lui è tuttavia sempre stato testimone”. “Ci siamo incontrati a casa sua il 12 settembre”, racconta mons. Ravasi, e “come faceva solitamente, è risalito fin alle origini della sua vita. Alla fine mi ha chiesto di ricevere la sua confessione generale. Inaugurata la Stagione di Prosa a Maiolati Paolo Villaggio racconta la sua ‘Serata d’addio’ P ochi attori sono stati così frequentemente identificati con i loro personaggi come Paolo Villaggio. Tanto popolare è diventato il nome del suo più famoso eroe, il rag. Fantozzi, da dare origine a neologismi ormai inseriti nei più aggiornati vocabolari. Né meno famoso è il suo alter ego, Gioandomenico Fracchia, anche lui *** protagonista di tragicomiche impreSoluzione del gioco precedente: se. Eppure Villaggio ha altre risorse. par roco, Parroco Lo comprese Fellini che inventò con lui un personaggio poetico e surreale ne ‘Il mondo della luna’; ma anche M. Monicelli, E. Olmi, L. PompucA scuola con creatività ci trovarono per lui ruoli diversi da Saranno 78 i ragazzi delle classi prime e seconde del- quelli dei film di Salce e di Neri Pala scuola secondaria di primo grado di Cupramontana renti. Non solo nel cinema tuttavia e Staffolo a prendere parte al progetto promosso dalla Paolo Villaggio ha scoperto altri spazi Confartigianato “Bottega a scuola” con il patrocinio della e altri modi di esprimersi. La sua più Camera di Commercio di Ancona. Due i laboratori at- recente apparizione a teatro è in “Setivati: ceramica e restauro del mobile. I ragazzi seguiti rata d’addio”, dove recita un testo che dagli insegnanti e dagli artigiani, acquisiranno le abilità è tutto suo. Il lungo monologo – di necessarie per l’applicazione di tecniche diverse per l’ese- questo si tratta - ed è andato in scena cuzione di manufatti al tornio, la cottura, la decorazione a Maiolati il 31 ottobre ad inaugurae le fasi operative del laboratorio di restauro. I manufatti zione della Stagione Teatrale 2007/8. realizzati saranno oggetto di una mostra. . Il titolo nasconde un trabocchetto. Paolo Villaggio non intende affatto congedarsi dal pubblico, ma argutamente allude ad una serata speciale, alla grande, tutta dedicata a lui. Non va preso alla lettera nemmeno il sottotitolo: “Il tabacco fa male” e “Il canto del cigno” di A. Cechov, come pure “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello non sono nel copione, ma gli offrono solo un input, un suggerimento iniziale per raccontare in prima persona altre storie. Con allusioni autoironiche, s’intende. Del primo episodio è protagonista un personaggio timido, incerto, impacciato, molto simile al ragionier Fantozzi. Una madre imperiosa e inEsce sconfitta l’area progressista: la Destra esulta e un tizio (un po’ fascista?), eccitato e rubizzo tentando di atteggiarsi ad umorista, “spara” un macabro frizzo. Biagi ha concluso la sua vita terrena vadente, un fratello gemello perennemente imbronciato e scontroso gli impediscono di raggiungere una solida maturità psicologica. Per farsi coraggio, seguendo i cattivi consigli di un medico poco scrupoloso, ricorrerà all’alcool; poi darà ascolto a quelli di un altro clinico anche meno coscienzioso che gli suggerirà di fumare per evitare di bere. Chiodo scaccia chiodo? Niente affatto: dal tabacco alla droga il passo sarà breve. Conclusione finale: ‘Dipendenti si nasce’; il temperamento cioè, che è scritto nel codice genetico, come il coraggio per don Abbondio non potrà modificarsi da solo e condizionerà perciò comunque il comportamento. Nel secondo episodio Villaggio ironizza sulla vanità degli attori, anche dei più celebri, capaci di sbalordire il pubblico e di suscitare clamore e fanatismo, ma non di immedesimarsi verosimilmente nei personaggi interpretati e di comprendere le reali intenzioni dell’autore. Persino Ermete Zacconi e Vittorio Gassman non sono stati esenti da simili ‘vizi’. Con- vinto pure che ‘gli attori sono animali profondamente stupidi’ Villaggio ironizza anche su altre vanità comuni a tutti i personaggi che si espongono al pubblico, soprattutto sulle ridicole astuzie della chirurgia estetica. Quale può essere la reazione di un uomo a cui viene diagnosticata una morte imminente? Ne “L’uomo dal fiore in bocca” Pirandello considera quella, composta e razionale, di un signore che diventa un osservatore attento e lucido della vita altrui, riuscendo così a dilatare il tempo e lo spazio della propria esistenza. Nella terza e ultima storia Paolo Villaggio descrive invece la reazione non di un intellettuale, ma di un uomo comune che, dopo aver appreso di essere affetto da un male incurabile, scioglie le sue represse pulsioni e sfoga liberamente con fantasia, bizzarria, frenesia una folle voglia di vivere. Lo acquieterà un sogno che emerge da un lontano ricordo: la figura luminosa di una donna bellissima amata tanto e tanto tempo prima che lo attende in un’altra dimensione. Comprende allora che con questa visione saprà affrontare serenamente la morte. Al calare del sipario, frenando gli applausi del pubblico, Villaggio si è accomiatato con le parole che, ha confessato, gli sono state lasciate come testamento spirituale da suo padre. E’ un messaggio breve: “Nonostante tutto, la vita è sempre meravigliosa”. Compendia l’etica di un artista e di un uomo, ma è traducibile anche in un augurio. Se è bello vivere, allora non sarà un addio, ma un ‘arrivederci’. Augusta Franco Cardinali Foto A. Vincenzoni Moie - Incontri con L’Accademia del Grappolo Si è svolto il 30 ottobre il primo di una serie di incontri dal titolo “Il vino e dintorni. Storia, seduzione e analisi sensoriali”. Quest’appuntamento iniziale ha visto l’attenzione dei presenti sul tema “Il mangiare e il bere nell’equilibrio della persona” e sulla conoscenza dei componenti essenziali del vino. Si continuerà, ogni martedì, il 13 e il 20 novembre, parlando rispettivamente delle “Atmosfere del vino. La vendemmia e la pigiatura” e dei “Cibi d’autunno. La castagna” soffermandosi sulla conoscenza del vino novello e sull’abbinamento giusto con la castagna. L’iniziativa, promossa da “L’Accademia del Grappolo” presso l’Osteria delle Delizie di Moie ha lo scopo di approfondire la conoscenza dei principali elementi della nostra cultura alimentare (vino, olio, grano, ecc.) e la loro storia nel territorio e quello che han- no significato nei millenni per la nostra gente. Verranno inoltre indagati i loro aspetti seduttivi nella cultura, nel quotidiano delle persone e nel “sentire” di ciascuno. Un percorso alla conoscenza dei nostri cibi, dello loro bontà, del loro utilizzo, allo scopo di poter “godere”, considerato che siamo soprattutto cuore e ragione, anche del mangiare e del bere, non come gioia assoluta bensì come momento di aggregazione, di condivisione e di convivialità. Gli incontri sono guidati dal sommelier Sauro Boria, da Riccardo Ceccarelli per gli aspetti culturali e da Gherardo Benedetti per quanto attiene alla qualità, all’acquisto e alla tracciabilità dei prodotti. Sono programmati incontri settimanali anche per i primi mesi del prossimo anno r. c. 4 Attualità 11 novembre 2007 nel mondo del lavoro: appunti di viaggio di Gabriele Gabrielli* Welfare di “infanzia” o di “annata”? “Tricoteuses” in tribunale I di Riccardo Ceccarelli giornali non l’hanno ripresa, almeno mi sembra, con la dovuta attenzione. Mi riferisco a quel servizio-notizia che ci hanno fatto vedere in TV, nel corso di un telegiornale, secondo cui ormai per assistere a processi come quello che riguarda i carnefici di Tommy o i pluriomicidi di Erba, è necessario mettersi in fila, o addirittura munirsi di numeri o di biglietti per rispettare le precedenze. Tanti sono infatti quelli che vogliono entrare ed assistere ai processi. E tutti non possono entrare, considerati gli spazi non molto ampi dei tribunali. Accadde qualcosa di simile anche per il processo per il delitto di Cogne. La stampa e la televisione hanno contribuito notevolmente a dare risalto a questi episodi: fanno vendere copie e fanno ascolto. Sorge allora spontanea l’osservazione per cui periodicamente è necessario convogliare la pubblica attenzione su qualche episodio dove un cocktail di sangue (infanzia violata, bellezza, pretesa normalità, un pizzico di sesso, ecc.) possa essere servito a consumatori “normali” che sembrano richiedere questi manicaretti per calmare la loro fame di curiosità e di “verità”. Sembra proprio esserci ormai una necessità di una sistematica scelta, tra i tanti che accadono, del fatto che meglio di altri si addice ad una richiesta, inespressa a parole ma confermata nei fatti. Ascoltando poi e vedendo quel servizio televisivo, cui facevo accenno, mi sono chiesto quale differenza ci fosse tra le famose “tricoteuses” francesi e gli attuali spasimanti ad assistere a processi per particolari delitti di non comune efferatezza. Le “tricoteuses” erano le magliaie parigine che andavano a sferruzzare in piazza e – se potevano si sedevano pure – assistevano al lavoro che la ghigliottina faceva, troncando teste, nel periodo del Terrore (1792-94) durante la Rivoluzione Francese. Il taglio della testa (la ghigliottina lo faceva a meraviglia dal punto della sicurezza del taglio), non di una soltanto ma in un giorno potevano essere numerose le teste che rotolavano, era diventato uno spettacolo cui assistere divertendosi. Le immagino quelle magliaie che guardavano le esecuzioni mentre si davano da fare con aghi e fili e magari facevano apprezzamenti, oggi diremmo gossip, sui condannati. Uno spettacolo cui non mancare e al quale si davano appuntamento. All’epoca non c’era la televisione che ti portava lo spettacolo in casa, bisognava andare in piazza. Oggi questi spettacoli, anche di esecuzioni “vere” e non di sola fiction, ci arrivano direttamente ed invadono il nostro privato. Si penserebbe di essere saturi di tanto sangue. No. Non lo si è a sufficienza. Si va in tribunale, si fa la fila, ci si prendono magari le ferie, si compiono anche centinaia e centinaia di chilometri, non per assistere al “delitto”, ma alla sua rievocazione, alle immagini che vengono proiettate, alle testimonianze, al dibattimento, per vedere la faccia dei protagonisti, le loro reazioni, le eventuali lacrime, le grida, i silenzi. E poi i commenti. Quasi una curiosità morbosa. Non ci vedo allora una grande differenza tra le “tricoteuses” parigine di oltre due secoli fa e gli attuali frequentatori dei tribunali che assistono a processi dove il sangue versato è protagonista comunque. La morte, soprattutto quella data e procurata con spargimento di sangue, in diretta come sulle piazze di Parigi o rievocata e quasi rivissuta nei tribunali, è uno spettacolo che attira ancora, che mobilita attenzione e curiosi. Il delitto, la morte violenta ed i suoi risvolti di responsabilità e di abissi insondabili sono sostanzialmente uno spettacolo. Facesse se non altro ragionare e riflettere. Anche la morte violenta dell’Innocente sul Golgota fu, se vogliamo, uno “spettacolo” che a molti fece pensare e cambiar vita. Sembra pura illusione pensare questo, oggi, di quanti affollano i tribunali. L Si continua a investire più risorse per le pensioni di quanto ne vengano destinate ai servizi dell’infanzia. o spunto per questa riflessione ci viene dalla lettura di alcuni tra i molti commenti che hanno accompagnato la sottoscrizione tra Governo e Parti sociali del cosiddetto Protocollo sul Welfare, recentemente sottoposto anche alla verifica di milioni di lavoratori che ne hanno approvato le logiche e i contenuti. La gran parte dei contributi ha dedicato l’attenzione, come era normale losofia che considera la “giustizia sociae prevedibile, ad analizzare i contenuti le” essenzialmente come “una questione del Protocollo, i suoi capitoli ed aree di di compensazioni tra classi e categointervento, i temi e gli strumenti indi- rie occupazionali”. È questa l’arena del viduati sulle varie questioni affrontate “mercato del lavoro”, sostiene Ferrera, (mercato del lavoro, pensioni, ammor- categoria propria di quello che chiama tizzatori sociali, ecc.). Insomma le ana- “modello Ford”. Insomma, continuando lisi si sono concentrate prevalentemen- con la metafora proposta, si tratta di te su quello che “è stato scritto”; c’è però una “cucina tradizionale”, una occasione un filone di analisi (per la verità un po’ persa per introdurre con qualche consipiù “striminzito”) che sta provando a far stenza gli elementi di un nuovo modello discutere e a far dibattere ciò che inve- di cui c’è traccia in diverse fonti: a livello ce “non è stato scritto” nell’accordo sul di Unione Europea, nell’approccio che Welfare. Tra i commenti di questo gene- stanno seguendo alcuni paesi della core, per il suo interesse e la sua chiarezza, munità e non solo dell’area scandinava, c’è quello di Maurizio Ferrera che meri- perfino nel programma del Governo ta –a nostro modo di vedere- proprio di Prodi. È quello che viene chiamato “moessere ripreso [Il Protocollo? Un ritorno dello Lego” che vuole sostenere i bisogni, al modello Ford, Corriere della Sera, 19 “mattoncino su mattoncino” come nel ottobre 2007]. Proviamo a sintetizzarne, gioco cui si ispira il modello, dell’intero semplificandoli, i suoi contenuti. L’ac- ciclo di vita. Secondo questa filosofia è cordo tra Governo e Parti sociali, que- necessario allora che gli investimenti vasta è la tesi davvero “in pillole”, si muove dano in direzione di tutto ciò che possa su un solco tradizionale fatto dei soliti accrescere apprendimento, formazione ingredienti e cucinato secondo una fi- e aggiornamento delle competenze, co- stituendo queste le indispensabili condizioni sociali e organizzative per consentire un cambio di filosofia. Ciò che non è stato scritto nell’accordo sarebbe dunque un approccio che modifichi la concezione del Welfare; un approccio cioè che non consideri quest’ultimo terreno esclusivo delle varie categorie occupazionali; ma anche un terreno dove costruire un Welfare per i bambini e per le donne, mattoni fondamentali del “modello Lego”. In altre parole, da noi si continua a investire più risorse per le pensioni di quanto ne vengano destinate ai servizi dell’infanzia. Walter Passerini, al riguardo, lamenta i pochi incentivi all’assunzione di donne, agli asili e agli altri servizi finalizzati a realizzare “luoghi accoglienti di prima educazione” [Il Sole 24 Ore, 3 ottobre, 2007]. È un cambiamento difficile da fare, perché innova profondamente la visione della società e quindi anche del lavoro. Ma l’investimento “sulla vita” e non soltanto su alcuni “segmenti” della stessa è una strada da perseguire. L’obiettivo è quello di lavorare per un Welfare lungo tutta la vita, cominciando proprio dai “mattoni” della famiglia, dei servizi per l’infanzia e quindi per la maternità, della scuola e degli altri luoghi dove si formano cittadini e competenze sostenibili. Non si può continuare a pensare al Welfare solo di “annata” e quindi con l’occhio rivolto soltanto alle pensioni. (*) Docente Università LUISS Guido Carli [email protected] Sei ospedali italiani allacciati in un’unica rete Quando l’ospedale diventa virtuale C osa può fare la tecnologia. È proprio il caso di dirlo dopo che, lo scorso 20 ottobre, si è tenuta una prima dimostrazione in cui, sei ospedali italiani, sono diventati un’unica grande sala operatoria virtuale. Decine i medici dislocati in varie sedi d’Italia ma virtualmente collegati in tempo reale, per commentare, apprendere, discutere con gli stessi chirurghi attivi in sala operatoria le più moderne tecniche di intervento. Applicare la tecnologia alla medicina può migliorare la preparazione dei medici e quindi ridurre gli errori in sala operatoria, senza contare che questa innovazione in futuro consentirà la partecipazione diretta durante le operazioni di esperti e luminari che si trovano dall’altra parte del mondo. Questo ovviamente consente una formazione qualificata, senza muoversi dalla propria sede operativa o addirittura dalla propria casa, abbattendo i costi di trasferimento, quelli di interruzione dell’attività sanitaria, nonché le spese per l’organizzazione di congressi. Gli ospedali coinvolti dall’esperimento sono stati: l’Istituto Ortopedico Galeazzi, il Policlinico San Matteo, l’Ospedale Silvestrini di Perugia, la Casa di Cura Mater Dei di Catania, la Clinica San Gaudenzio di Novara, la Casa di Cura Villa Maria Cecilia di Ravenna. Si apre così una nuova frontiera per le esercitazioni chirurgiche, una soluzione di multivideoconferenza realizzata da Smith & Nephew grazie alla partnership di Aethra e S.C.M., un’azienda specializzata in installazione e gestione di apparati per meeting virtuali e interattivi. Un esperimento che vale come punto di partenza che permetterà a medici e chirurghi di interagire e confrontarsi affrontando interventi chirurgici di ogni genere, ora il passo successivo sarà quello di completare la rete esistente con altre strutture ospedaliere, non solo italiane ma anche estere, tra le quali l’Università di Barcellona. Eleonora Dottori block notes Previdenza Il lavoro “sicuro” Q uesta settimana vogliamo affrontare alcuni problemi relativi alla sicurezza su lavoro ed in modo particolare di quella nei cantieri edili. Per avere un quadro generale della situazione e di cosa è possibile fare per eliminare la piaga degli infortuni sul lavoro abbiamo chiesto un parere a Leonardo Lenci, segretario provinciale della Federazione italiana lavoratori delle costruzioni ed affini, Filca -Cisl di Ancona. Ci può descrivere un quadro nella provincia sulla sicurezza nei cantieri edili. I cantieri edili sono luogo di lavoro in continua modificazione nelle varie fasi di costruzione delle opere. Questo significa che a differenza di una fabbrica non ci sono abitudini o prassi che si ripetono uguali. In un cantiere edile si deve avere, per la natura dell’organizzazione del lavoro, sempre consapevolezza che la sicurezza è parte della propria formazione professionale. E quindi come sindacato richiediamo alle imprese di investire nella formazione professionale dei propri dipendenti facendo particolare attenzione alla sicurezza sul lavoro. Nella nostra provincia abbiamo punti di eccellenza ma anche aziende che non rispettano le norme sulla sicurezza. Che cosa fa il sindacato perché le norme sulla sicurezza vengano rispettate? La sicurezza dei cantieri per il sindacato è un tema di confronto costante con gli imprenditori. Il confronto è realizzato tramite l’ente bilaterale paritetico, cioè organizzato al suo interno con una rappresentanza al 50% fra imprenditori e lavoratori, che si chiama CPT (comitato paritetico territoriale). Il CPT nella provincia di Ancona svolge circa 1.500 visite nei cantieri edili. Le visite hanno lo scopo di avere una conoscenza della situazione dei cantieri e di formare e informare lavoratori e imprenditori sulle norme e le buone prassi per un cantiere sicuro. Le visite sono svolte da tecnici specializzati che riferiscono dell’esito della visita al CPT il quale può programmare gli interventi di formazione e informazione dei lavoratori e degli imprenditori o segnalare quando necessario i cantieri che non rispettano le norme sulla sicurezza all’ispettorato del lavoro. Le istituzioni cosa fanno per contrastare gli infortuni nei cantieri edili? Va segnalato l’esito positivo del confronto fra sindacato e Giunta Regionale marchigiana che si è concretizzato con una proposta di legge regionale che prevede negli appalti pubblici l’esclusione dei costi della sicurezza sulla proposta di riduzione del prezzo per l’aggiudicazione dell’appalto, per la costruzione di un’opera, da parte dell’impresa. Questa norma è la riaffermazione del diritto per i lavoratori di non morire di lavoro. Questo principio và riaffermato anche nei lavori edili privati perché non tutti i costi di un’opera sono negoziabili per la sicurezza e la qualità del lavoro. Cosa si può fare ancora? Occorre più formazione ai lavoratori neo assunti e immigrati perché siano a conoscenza dei rischi nel cantiere e delle buone prassi per evitare incidenti sul lavoro. Il sindacato con gli imprenditori ha creato lo strumento della scuola edile che organizza corsi per coloro che sono interessati a lavorare in edilizia che oltre che dare conoscenze professionale fa formazione sulla sicurezza. Il corso prevede un contributo economico per i partecipanti ed è rivolto anche ai ragazzi che devono svolgere l’obbligo formativo. Al termine del corso è anche previsto l’inserimento lavorativo in qualificate aziende del settore. Per ulteriori informazioni si può chiamare il numero 0712863076. Intervista a cura di Gianfranco Pigliapoco 5 Cultura 11 novembre 2007 Palazzo Amici (Honorati ). Quell’ornamento in pietra lavorata Un portale con l’emblema dell’orso P alazzo Amici dell’Orso è Difatti, non era questa l’intanto conosciuto quan- tenzione del committente, to ignorato e misterioso te- il nobile Vincenzo Amici, di soro d’arte. colui che voleva essere riSì, dico quel palazzo in fon- cordato nel tempo, per aver do a Via Pergolesi, dietro concepito un monumento il Palasignoria, imponente d’arte: exegi monumentum. maestosa volumetria, cen- “Ho alzato un monumento”, tralità urbana invidiabile, a due facce: cantonale nord affaccio sul cardine mas- e portale, l’uno rimanda simo e sulla piazza Fede- all’altra, per una compiuta floriana a cui porge un narrazione iconografica di cantonale nord di pietra senso e valore etico, di tipilavorata, scolpita, un appa- ca concezione umanistica. rato rinascimentale che il Portale 1526 e cantone nord suo mistero svela proprio a 1534 epigrafato Humilitas pochi, a coloro che rifiuta- odiosa superbis: Vincenzo no la facile interpretazione, Amici volle sorprenderapparentemente ovvia, di ci col mostrare – con arte composizione architettoni- – da quali radici proviene ca monumentale con valo- il suo casato nobile: va alla re e funzione apotropaica ricerca di un eponimo e lo (che allontana i mali). scava imponente, gigan- I l fascino della Provincia sta ammaliando i registi nostrani? Sembra ormai una tendenza quella di fare della provincia italiana, misteriosa ed enigmatica, lo sfondo delle trame dei film che il Bel Paese sta producendo negli ultimi anni, accompagnata anche da alcuni successi inaspettati e pellicole di alta qualità. Le ultime in ordine di tempo “La ragazza del lago” di Andrea Molaioli e “La giusta distanza” di Carlo Mazzacurati. Buona qualità, trame convincenti, buon successo di pubblico e ottime impressioni dalla critica. Ma soprattutto un punto in comune: sembra che queste storie non possano tesco, di professione re, e tanto tanto cantato da poeti, musici, pittori e scultori che rifarsi a lui ne deriva un prestigio d’altissima eccellenza. Ma… Se Amici ha un eponimo e questi si chiama Amico, il mistero è subito svelato. Amico era, di nome, il capostipite del casato – vedi il Blasonario jesino del Rocchi. Ma poi stupisci davanti al portale d’autore (la tradizione lo dice disegnato da Francesco di Giorgio Martini) quando intercetti sopra l’arco uno scudo araldico con l’emblema dell’orso: stemma, Amici dell’orso. Amico-caro e Orso-pronto all’ira, esprimono una dualità opposta, una con- traddizione di senso logico. Ecco il segreto del misterioso cantonale dell’Humilitas odiosa superbis – come dice la targa 1534. E quella figura lì sopra? Testina alata, espressione ambigua: occhi spauriti, sbuffa che non ne può più? Ecco l’incipit di una lezione, che sarà svolta all’Università degli adulti a Largo San Francesco, giovedì 8 novembre per il corso di storia, tradizione ed arti locali. Amico, Amicus, Amykos, sempre lui, ha qualcosa da rivelare… Mario Livieri Nella foto, Palazzo Amici, all’angolo tra via Pergolesi e Costa Lombarda Provincia misteriosa svilupparsi verosimilmente se non in provincia. Sembra che il torbido, il mistero, il delitto non possano che convivere che con la normalità, la regolarità fatta di consuetudini della vita provinciale, le piccole miserie quotidiane straziate dal delitto, dal crimine. Un evento tragico che la provincia assorbe, assimila, tende a nascondere, vive con disprezzo e fastidio. “La giusta distanza” racconta la vita noiosa di un immaginario paesino alle foci del Po sfondo di una piccola passione tra una maestra e un meccanico tunisino integrato che finisce in giallo. Il tutto ruota intorno alla vita dei nuovi italiani, al mondo dei tanti “non eroi” La lunga settimana degli orrori sommersi tra le nebbie della provincia in cui il tabaccaio ha la moglie rumena e il Suv, un uomo ha sposato una russa via internet, la barista è una cinese e l’autista del bus sta per sposare l’estetista. Il film dell’esordiente Andrea Molaioli è invece un giallo impreziosito da un cast di attori bravi e convincenti. A cominciare dal protagonista assoluto, Toni Servillo, commissario che indaga sulla scomparsa di una bambina e poi su un delitto che ha come vittima una bella ragazza bionda in uno sperduto paesino friulano (siamo in Carnia). Da dove nascono questi film? Da dove traggono ispirazione gli sceneggiatori che sempre più decidono di ambientare storie nelle valli di Comacchio, tra le industrie del Veneto o nel Varesotto? Paesi e cittadine di provincia, spesso al nord, la nebbia che da atmosfera, i difetti e i pregiudizi della gente comune e i compaesani che diventano forzatamente primi attori della storiaccia. E’ impossibile non notare i parallelismi e le evidenze tra gli ultimi prodotti del cinema italiano e le vicende di cronaca nera che riempiono le pagine dei giornali per giorni interi finché un nuovo fatto, un nuovo mistero, un nuovo delitto ammantato nel giallo Lo scarpone 1795. Tra una vittoria e l’altra sconfigge gli eserDifficile pensare uno scopo ben preciso, per una Volontà citi più potenti dell’epoca a una settima- Superiore che ci scruta e “muove” il nostro come le armate austriache. na peggiore. destino; questa volta mi sforzo di credere E’ in Egitto da dove parte L ’ o m i c i d i o che ci siano ben altri Piani. Forse possia- per annientare i Turchi e di Giovanna mo provare un po’ ad arrenderci pensan- quindi gli Egiziani. Nel Reggiani a Tor do a chi ha compiuto questi gesti: perso- novembre 1804 viene indi Quinto; Meredith Kercher, studen- ne emarginate dalla società, che vivono coronato imperatore. In tessa Erasmus a Perugia, uccisa e trovata decontestualizzate rispetto alla propria una nuova campagna sotto il suo letto; Alberto Spagnoli, ex tira- realtà, creandosi una dimensione paralle- batte i russi e i prussiani. tore scelto in congedo, che ha aperto il fuo- la fatta di odio e smarrimento. Purtroppo Occupa Madrid nel 1808; co sui passanti lo scorso sabato pomeriggio, non mi basta. Non basterà di certo questo poi tocca alla Russia nel uccidendone almeno due. Re- ad asciugare lacrime e a placare il risen- 1812. Nel 1813 inizia la stiamo tutti sotto shock, perché timento di coloro che stanno vivendo in guerra alla Germania. Di potevamo davvero esserci noi, al prima persona questi lutti. Non esiste un queste continue affermaposto di queste vittime. Nessuno perché, e non lo si troverà, né ora né mai. zioni militari i francesi si di loro ha una storia particolare, Si può però continuare a vivere, arrancan- vantano e si vantano, tananzi: terribilmente quotidiana, do a fatica, trovando un senso alla storia to da chiamare tale perioquasi banale. Giovanna che rien- di chi ci ha lasciato. Non nel rimpian- do “la grandeur”. “Italiano tra a casa dopo aver fatto delle to, non nei “se”, ma nella dignità vissuta di nascita e di sangue” lo spese in centro, Meredith che nel quotidiano, quasi fosse una banalità. chiamerà lo storico franse ne va a una festa, Giuseppe e E’ questa la storia di ciascuno di noi, una cese Ippolito Taine. Louis Luigi, che hanno avuto la sfortu- storia che ci riempie, che ci rende vivi, al Madelein disse di lui: na di trovarsi nella traiettoria di di là di ogni spazio e tempo. Al di là della “Napoleone, italiano puro un proiettile pazzo. Ci sforziamo morte. sangue, è il discendente di credere che tutto accade per Giorgia Barboni non degenere della Roma antica”. Chateaubriand così descrive Napoleone: La storia di un uomo e di un cognome: Buonaparte o Bonaparte? “E’ così diverso d’origine e di sangue dalla nazione francese che, talvolta, nel parlare si lascia sfuggire la frase: “voialtri francesi”. I Buonaparte, dunque, e Questo scritto è una breve ma età, suscitando scan- di otto figli avuti da Carlo non Bonaparte, appartemonografia di quel genio dalo nei suoi detrattori, e Maria Letizia Ramolino. nevano a una famiglia, sia militare, grande stratega e ma il susseguirsi di succes- Nel 1779 entra nella scuo- pur modesta, della nobiltà tattico che fu Napoleone. si militari divennero am- la militare di Brienne e ne toscana sin dal secolo XI, Uomo eccezionale, cinse mirazione fino a diventare esce nel 1785 con il grado spostatasi in un secondo la corona ferrea nel 1805 esaltazione. La sua nascita, di sottotenente di artiglie- tempo fino ad arrivare in quando fu consacrato re francesizzata, si fa risalire ria e nel 1792 è capitano. Corsica ed occupare semd’Italia. Raggiunse il grado al 15 agosto 1769 ad Aiac- Di trionfo in trionfo lo pre posizioni di prestigio. di generale in giovanissi- cio. Era il secondogenito troviamo già generale nel La famiglia materna è Napoleone italiano di nascita e di sangue non oscura e renda sorpassato il vecchio, dimenticato in attesa dei fantomatici “nuovi sviluppi”. Il solco è quello dei grandi gialli da rotocalco, delle cronache nere che riempiono giornali e tg per mesi: Cogne, Erba, Garlasco. I protagonisti sono gli stessi, i luoghi anche, ma l’intento è diverso: nei film non c’è traccia degli aspetti più mediatici dei gialli: i gossip, il talk show, il sensazionalismo. Si punta sull’uomo, sulla vita della comunità, sulle regole di convivenza che tutti noi pensiamo di conoscere. Che dalla provincia nasca un nuovo e rigoglioso filone del cinema italiano? Luca Galeazzi anch’essa di pura origine astioso verso gli “oppresitaliana e di antichissi- sori” della sua patria corsa. ma discendenza nobilia- Lo stato d’animo contradre. Napoleone medesimo, dittorio verso i francesi più tardi, affermerà la sua durerà parecchi anni e riitalianità: “La mia origine volto a qualsiasi ceto essi straniera contro la quale appartenessero. Al comsi è tentato di gridare in pagno Bourienne grida: Francia mi è stata prezio- “Ai tuoi francesi farò tutto sa. Sono considerato in il male che potrò.” Boupatria da tutti gli italiani.” rienne era una delle po(Si tengano presenti le chissime amicizie accettacampagne d’Italia) Negli te durante il periodo della ambienti della nobiltà ro- scuola militare. Gli altri mana e toscana, quando si compagni di corso eraconcluse il matrimonio di no a lui antipatici, come Paolina, sorella del nostro, lui a loro, anche perché con il principe Borghese si Napoleone nell’esprimerdisse: “Sta bene! Si fa tra si usava più l’italiano e il noi, è una delle nostre fa- corso che il francese. La miglie. “I cardinali italiani lingua francese divenne dell’epoca così si espres- di sua padronanza più sero: “In fin dei conti è tardi. E’ nel 1792 che il una famiglia italiana che cognome Buonaparte, nei noi prestiamo ai barbari documenti ufficiali, viene (sic) per governarli. Sa- trasformato in Bonaparte remo così vendicati dei per ragioni di pronuncia Galli.” I francesi, barando, e di comodo. Napoleone fanno risalire la nascita alla morte venne critidi Napoleone al 15 agosto cato da molti, anche da 1769, cioè tre mesi dopo chi lo aveva sostenuto ed l’annessione della Corsi- osannato (la lealtà in poca alla Francia. Invece il litica è troppo spesso una corso nasce un anno pri- opportunità). Ogni volta ma, (1768) come si evince che si riporta alla ribalta dall’atto di matrimonio di questa eclissata notizia si Napoleone e Giuseppina causa dispiacere ai cugiTascher de la Pagerie re- ni d’oltralpe, ma la storia datto a Parigi nel marzo che è la parte scritta e do1796 dove risulta che Na- cumentata delle vicende poleone ha l’età di 28 anni, umane, non sempre può convalidando in tal modo essere occultata per puro l’indicazione della nascita. tornaconto. All’inizio Napoleone era A cura di Aroldo Ginesi 6 Vita Ecclesiale 11 novembre 2007 Parola di Dio 11 novembre 2007 - 11^ domenica del tempo ordinario (anno c) Ridonami, signore, la gioia del perdono E’ la concezione del- la morte. Non l’aldilà che Gesù an- possiamo ranunzia e che i sad- gionare con le In quel tempo, si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano ducei non possono categorie del che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: “Maestro, capire. Erano studiosi tempo presenMosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, della Bibbia, ma forte- te, ma con il ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza mente tradizionalisti, cuore di Dio. al proprio fratello. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver in contrasto continuo Dio è vita, e se preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo con i farisei, più aper- c’è un rappore così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo ti. Leggono tutto alla to di comunioanche la donna morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di lettera e trovano che ne con lui, non chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie”. Gesù in tante pagine, di fat- potrà essere rispose: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono to, ancora non c’è una interrotta. E’ marito; ma quelli che sono giudicati degni dell’altro mondo e della concezione spirituale un processo di risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno della risurrezione . “compimento”, possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli Siamo a Gerusalemme come il grano seminato, che proprio lo stesso della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo e sta per avvicinarsi grano, troverà pienezza nella spiga, oltre la viha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il la pasqua di Gesù. Gli cenda terrena. Dio non scherza e non gioca con Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è presentano un caso la nostra vita; se c’è amore, questo è fedele per Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui”. teologico, ma lo fanno, sempre. “Io vado a preparavi un posto” ha detto Parola del Signore. come sempre, per por- Gesù ai suoi (Gv 14,2-3); “Niente potrà separarre un tranello a Gesù. ci dall’amore di Cristo” (Rm 8, 39) C’è sempre la paura di Ancora una volta emerge il senso di Dio. Quale perdere il loro potere, “piccolo dio” si nasconde dietro tutte le pseudoCommento vista la fama di Gesù. Hanno un visione dell’al- religioni basate su oroscopi, spiritismo e magia? “Se c’è Dio, anch’io sono immortale” E’ un’espres- dilà molto materialistica, simile alla vita terrena. Da Gesù emerge «Il Signore Dio di Abramo, Dio sione tratta da I Demoni, un’opera di Dostoe- Ecco, allora, lo strano caso dei sette fratelli che di Isacco, Dio di Giacobbe, Dio non dei morti vskij: «La mia immortalità è indispensabile per la legge biblica dei levirato (dal latino levir, ma dei vivi; tutti vivono per lui». Non possiamo perché Dio non vorrà commettere un’iniquità «cognato»: al cognato era appunto imposto le- non citare Pascal in quel testo che aveva cucito e spegnere del tutto il fuoco d’amore che egli galmente il matrimonio con la vedova dei fra- nella sua giacca, intitolato “Fuoco”: «Dio d’Abraha acceso per lui nel mio cuore... Io ho comin- tello defunto senza eredi per assicurargli una mo, Dio d’Isacco, Dio di Giacobbe, non dei ficiato ad amarlo e mi sono rallegrato del suo discendenza) sono costretti a sposare la stessa losofi e dei dotti. Certezza, Sentimento, Gioia, Pace. Dio di Gesù Cristo. Dio mio e Dio vostro. amore deposto in me come una scintilla divina. donna. Come è possibile che Lui spenga me e la gioia Gesù è intelligente e va al cuore del problema. Il tuo Dio sarà il mio Dio. Oblio del mondo e di e ci converta in zero? Se c’è Dio, anch’io sono La loro è una religiosità povera e banale. Il giu- tutto fuorché Dio. Egli non si trova se non per le sto è destinato alla comunione con Dio, oltre vie indicate nel Vangelo». immortale». di don Mariano Piccotti [email protected] Dal vangelo secondo Luca Lc 20, 27-38 Agenda Pastorale del Vescovo Giovedì 8 novembre ore 9.30-12.30: Riunione del Consiglio Presbiterale Diocesano Sabato 10 novembre ore 15: Parrocchia di Santa Maria del Cammino, inaugurazione dei locali dell’Oratorio ore 16: Ritiro con le Consacrate dell’Ordo Virginum ore 18: Nostra Signora di Lourdes - Pantiere, S. Messa per Unitalsi Domenica 11 novembre ore 10: Chiesa dell’Ospedale: Santa Messa nell’anniversario dell’associazione Opera onlus Lunedì 12 novembre Ore 17: Meic-Ferrini: Incontro su Testamento Biologico al Palazzo dei Convegni martedì 13 novembre ore 15.30-18: il Vescovo riceve nella cappella di San Floriano, in Duomo, coloro che desiderano confessarsi o avere un colloquio spirituale. Senza appuntamento. Mercoledì 14 novembre ore 16: Riunione del Comitato Etico Giovedì 15 novembre Mattino: Riunione di Aggiornamento del Clero Venerdì 16 novembre ore 19: Parrocchia San Francesco di Assisi: S. Messa con Ofs Sabato 17 novembre ore 18: S. Messa in Cattedrale e incontro con aderenti all’Aimc Domenica 18 novembre ore 12: Santuario S Casa, S. Messa con Guide dei Pellegrinaggi ore 16: Celebrazione della Festa del Ringraziamento a Pianello Vallesina Milizia dell’Immacolata La Milizia dell’Immacolata di Jesi e il Movimento Mariano di Senigallia organizzano domenica 11 novembre un Cenacolo mariano guidato dal Vescovo Gerardo Rocconi. L’incontro si svolge presso la chiesa di San Massimiliano Kolbe e avrà inizio alle ore 15,30 con l’adorazione eucaristica, la recita del Santo Rosario e la Santa Messa. PREGHIERA Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze. Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l’anima mia. Speri Israele nel Signore, ora e sempre. (Salmo 131) CHIESA dell’ADORAZIONE luogo di adorazione e di ascolto Dal lunedì al venerdì (eccetto i giorni festivi infrasettimanali), dalle ore 16 alle 19,30 un Sacerdote è a disposizione nella Chiesa dell’Adorazione per le Confessioni e il colloquio spirituale. Questo servizio, offerto a tutti, vuol essere in modo particolare una opportunità data ai giovani. Viene di seguito indicato il Sacerdote presente per ciascun giorno: Lunedì 12 novembre: Martedì 13 novembre: Mercol.14 novembre: Giovedì15 novembre: Venerdì16 novembre: Don Alberto Balducci Don Fabio Belelli Don Giuseppe Quagliani Don Luca Giuliani Don Marco Cecconi Una proposta di spiritualità “Lo Spirito Santo è effuso nella casa” è il tema del primo incontro di spiritualità per persone sposate. Domenica 18 novembre al Centro di Spiritualità “Sul Monte” di Castelplanio don Mariano Piccotti guiderà l’incontro che avrà inizio alle ore 15,30 e si concluderà alle ore 19. La partecipazione è aperta a quanti desiderano approfondire la propria esperienza spirituale. Chiesa dell’Ospedale – 11 novembre ore 10 Anniversario dell’associazione L’Operaonlus In occasione della ricorrenza della suo aspetto, dimensione e momento costituzione dell’associazione di vo- della vita, attraverso l’opera prestata lontariato L’ Operaonlus che ricorre gratuitamente dai propri aderenti. domenica 11 novembre festa di San Tra le varie attività dell’associazione Martino di Tours sarà celebrata a Jesi che vanno dalla promozione di iniuna Santa Messa alle ore 10, nella ziative di natura culturale e di forchiesa di San Giovanni di Dio, chie- mazione sociale rivolte ai giovani alsa dell’Ospedale, in Corso Matteotti. l’assistenza agli anziani con progetti La celebrazione eucaristica sarà pre- rivolti a migliorare la qualità della sieduta dal vescovo mons. Gerardo loro vita anche attraverso lo svolgiRocconi. mento di attività ricreative, spicca siL’associazione non ha fini di lucro curamente il settore che si occupa di ed ha come scopo la promozione di “Sostegno Alimentare” che raggiunge strumenti di assistenza sociale per singoli e famiglie in stato di indigenla realizzazione di un’autentica so- za temporanea causata da circostanlidarietà tra gli uomini e la promo- ze impreviste. Situazioni di disagio zione integrale della persona in ogni spesso invisibili vissute nella loro so- litudine da persone spesso con figli che non chiedono per abitudine, per imbarazzo, a volte per orgoglio perché nella nostra collettività essere in queste condizioni è una vergogna. L’obiettivo infatti è anche quello di raggiungere queste persone con discrezione e riservatezza. L’ Operaonlus ricorda l’appuntamento del gesto caritatevole di sabato 24 novembre della giornata nazionale della Colletta organizzata dalla Fondazione Banco Alimentare in tutti i supermercati che hanno aderito all’iniziativa. Info: 340.6452327 [email protected] Meic e Ferrini: il testamento biologico “Il testamento biologico è un bene per tutti o per nessuno?” è la domanda alla quale proveranno a dare una risposta il prof. Alvaro Carotti e l’avv. Antonio Mastri nel corso dell’incontro promosso dal circolo Contardo Ferrini e dal Movimento Ecclesiale di Impegno Cultura- Settimanale di ispirazione cattolica fondato nel 1953 le a Jesi. Lunedì 19 novembre alle ore 18 al Palazzo dei Convegni in corso Matteotti sarà possibile approfondire questo argomento del quale si stanno interessando le istituzioni e la cittadinanza. Il confronto sarà moderato dal prof. Vittorio Massaccesi. Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An Telefono 0731.208145 Fax 0731.208145 email: [email protected] Internet: www.vocedellavallesina.it c/c postale 13334602 Direttore responsabile Beatrice Testadiferro • Proprietà Diocesi di Jesi • Registrazione Tribunale di Ancona n. 143 del 10.1.1953 • Stampa Galeati Industrie Grafiche, Imola www.galeati.it • Spedizione in abbonamento postale • Abbonamento annuo 35 euro - quadrimestrale 12 euro - di amicizia 50 euro - sostenitore 100 euro • Tutti i diritti riservati • Esce ogni mercoledì • Associato alla Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) Ai sensi dell’articolo 13 del D. Lgs 196/2003 (Codice privacy) si comunica che i dati dei destinatari del giornale, forniti all’atto della sottoscrizione dell’abbonamento o diversamente acquisiti sono contenuti in un archivio informatico idoneo a garantire la sicurezza e la riservatezza. Tali dati saranno utilizzati, salvo divieto espresso per iscritto dagli interessati, oltre che per il rispetto al rapporto di abbonamento, anche per proprie attività istituzionali nonchè per conformarsi ad obblighi di legge. Vita ecclesiale 11 novembre 2007 7 I membri del Movimento Famiglie Nuove della Vallesina dal Santo Padre Un impegno silenzioso e profondo L Negli ideologismi si perde l’uomo….. a storia rischia di essere interpretata sotto il segno delle ideologie in cui si confrontano verità contrapposte e integrismi. Addirittura alcuni rafforzano le loro ideologie strumentalizzando il nome Dio!... Credono di essere il suo strumento per ristabilire la pace e la giustizia. Oggi siamo di fronte alla realtà in cui non c’è certezza sulla evoluzione o risoluzione dei problemi dell’uomo. I cambiamenti sono talmente repentini che le società devono risolvere problemi epocali: l’emigrazione biblica cui stiamo assistendo si coniuga con una forte disuguaglianza nello sfruttamento della terra. Popolazioni stanno emigrando verso quei Paesi avanzati che nel loro egoismo hanno solamente sfruttato le risorse non costruendo una base di società civile. Oggi, nelle baraccopoli delle nostre città, ai margini della vita civile, tentano di rifarsi una vita, ancora una volta emarginati dalla ricchezza che hanno intorno. Parlare di interclassismo come di classismo è essere fuori dalla logica della realtà economica. Al consumismo non conviene la differenziazione delle classi ma l’uguaglianza perché permette l’aumento dei consumi. La differenza si sente e pesa in termini economici limitando ai più poveri l’accesso ai servizi essenziali. Chi può e chi non può! In America ci sono sessanta milioni di cittadini senza assistenza sanitaria e solo chi può pagare la tessera assicurativa può essere curato, gli altri?!... Nel Terzo e Quarto Mondo, tantissime persone stanno morendo per mancanza di antivirali e antibiotici. In teoria, a basso costo, si potrebbero produrre questo tipo di farmaci ma ci sono gli interessi contrapposti delle industrie farmaceutiche. E il cristiano? Il cristiano non può porsi in termini equidistanti dalle differenziazioni economiche. La nostra fede deve essere annunciata, proclamata a “tutte le genti” e non difesa. Poi da chi? Gesù rilevò la sua divinità quando “umiliò se stesso e si è fatto obbediente fino alla morte di croce” (Fil 2, 7-8). Gesù, quando parla del potere civile, non aveva solo l’intenzione di orientare al rispetto del potere, ma di proclamare che la giustizia di Dio non può essere confusa con la giustizia degli uomini. Qualsiasi potere umano non può essere paragonato al potere divino, non c’è nessun potere che può rappresentare il potere divino. L’umiliazione di Gesù, la sua crocifissione insieme ai comuni malfattori è stato il segno che la liberazione dell’uomo non è data dalla legge ma dal superamento dell’egoismo; l’io assassino si deve trasformare nell’io sconvolto, ferito e umiliato dalla devastazione e dalla fame. Soltanto la nostra fede in Gesù ci libera dal peccato, perché ci fa entrare nella logica dell’amore in cui la carità riconosce l’altro. Il profeta Isaia esclama: “Noi l’abbiamo rifiutato e disprezzato come un uomo pieno di sofferenze e di dolore. Come uno che fa ribrezzo a guardarlo, che non vale niente, e non lo abbiamo tenuto in considerazione. Eppure ha preso su di sé le nostre malattie, si è caricato le nostre sofferenze” (Is 53). Ed ancora: “In un luogo eccelso e santo io dimoro- ma sono anche con gli oppressi e gli umiliati- per ravvivare lo spirito degli umili- e rianimare il cuore degli oppressi” (Is 57, 15). Allora manifestarsi come umile, alleato del vinto, del povero, del perseguitato, significa porsi fuori dagli schemi del sentire umano, in cui c’è sempre la tendenza all’egoismo. Dire questo, è affermare che Gesù è venuto a liberare quell’io profondo non gli schemi che gli uomini si danno nel formare le società; è avere coscienza che tale liberazione ci trasforma nel cuore per “farci carico” dell’altro, chiunque sia, per avere compassione; è proclamare e lottare insieme per il Regno di giustizia. “La religione dei poveri” Affermare che la religione cristiana non è “la religione dei poveri” è togliere la profezia, non riconoscere che Gesù “non ha dove posare il capo” (Lc 10), è mendicante senza patria. Non fa distinzioni tra interclassismo o classismo, ma sceglie: la vedova e il povero, accetta Zaccheo che scendendo dall’albero scende dalle sue ricchezze e sicurezze. Parlare delle ideologie marxiste e capitaliste che hanno fallito, ci porta a domandarci del perché la fede nel Cristo abbia potuto reggere a questa devastazione culturale e filosofica, perché queste teorie miravano all’autosufficienza dell’uomo. Viviamo in un periodo in cui gli “ismi” della storia, integralismi politici, razziali, stanno scatenando guerre di religione. Il Dio della pace non può essere assolutamente affiancato alle morti, alle distruzioni, ai genocidi: il Santo Padre Benedetto XVI ha più volte ribadito questo concetto. Salendo sulla croce Gesù disse: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Egli ci ha posto, così, sulla via della conversione per andare verso il Regno che non è di questo mondo, ma noi da questo mondo siamo chiamati a fare “passi di misericordia”. Remo Uncini I l Santo Padre ha ricevuto, la mattina di sabato scorso i Membri del Movimento Famiglie Nuove, nato 40 anni or sono nell’ambito del movimento dei Focolari, che partecipano in questi giorni ad un incontro sul tema: “Una casa costruita sulla roccia - Il Vangelo vissuto, risposta ai problemi della famiglia oggi”. Ricordando che il Movimento Famiglie rietà”. “Il vostro è un imNuove forma una rete di pegno di evangelizzazio800.000 famiglie operanti ne silenzioso e profondo” in 182 nazioni dei cinque - ha sottolineato il Papa continenti, il Santo Padre - “che mira a testimoniare ha affermato che l’azione come solo l’unità familiapastorale è “orientata se- re, dono di Dio-Amore, condo quattro direttrici: possa rendere la famiglia la spiritualità, l’educazio- vero nido di amore, casa ne, la socialità e la solida- accogliente della vita e scuola di virtù e di valori cristiani per i figli”. “Auspico di cuore” - ha detto ancora il Papa - “che, anche grazie al vostro impegno, possano essere individuate strategie pastorali tese a venire incontro ai crescenti bisogni della famiglia contemporanea e alle molteplici sfide a cui essa è posta di fronte, perché non venga meno la sua missione peculiare nella Chiesa e nella società”. “Secondo il progetto divino, la famiglia è dunque un luogo sacro e santificante e la Chiesa, da sempre vicina ad essa, la sostiene in questa sua missione ancor più oggi, poiché tante sono le minacce che la colpiscono dall’interno e dall’esterno. Per non cedere allo scoraggiamento occorre l’aiuto divino, per questo è necessario che ogni famiglia cristiana guardi con fiducia alla Santa Famiglia, questa originale ‘Chiesa domestica’”. La morte del fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII “Infaticabile apostolo della carità” “N el momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra, la gente che sarà vicino dirà: è morto. In realtà è una bugia. Sono morto per chi mi vede, per chi sta lì. Le mie mani saranno fredde, il mio occhio non potrà più vedere, ma in realtà la morte non esiste perché appena chiudo gli occhi a questa terra mi apro all’infinito di Dio”. Con queste parole, scritte qualche mese fa sul libretto “Pane quotidiano” come commento alla prima lettura della liturgia del 2 novembre, don Oreste Benzi aveva descritto la propria morte. Mai lo aveva fatto prima. Parole che risuonano come profetiche all’indomani della scomparsa del fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, avvenuta nella notte di venerdì 2 novembre, alle 2.22, in seguito ad un attacco cardiaco, nella sua casa a Rimini, presso la parrocchia della Resurrezione. Don Oreste aveva 82 anni. Almeno 25mila persone, tra cui diverse autorità, ma anche amici, collaboratori della Comunità e, soprattutto, tanti tra gli “ultimi” ai quali don Oreste ha sempre dedicato le sue “battaglie”, hanno voluto portare l’ultimo saluto alla salma. Diecimila, invece, le persone accorse ai funerali, celebrati lunedì 5 novembre all’auditorium del Palacongressi di Rimini dal vescovo, mons. Francesco Lambiasi. Una sede preferita al duomo perché più ampia e più accessibile ai tanti bambini e persone disabili che don Benzi aveva sempre voluto con sé e che alle esequie erano seduti nelle prime file. Di fronte a quattrocento sacerdoti e a una trentina tra cardinali e vescovi provenienti da tutt’Italia, mons. Lambiasi ha tratteggiato nell’omelia i caratteri salienti della personalità di don Oreste. “Ha sempre creduto e predicato con le parole e con gesti coerenti e concreti il cuore della fede”. Il vescovo di Rimini ha poi ripercorso tutta la sua “straordinaria e infaticabile opera”, “i suoi oltre 15 anni come padre spirituale in seminario, l’insegnamento della religione e l’assistenza ai giovanissimi di Azione Cattolica, i lunghissimi anni come parroco e soprattutto come fondatore della Papa Giovanni, a favore della vita non ancora nata, dell’umanità emarginata, della pace e dei diritti umani”. Il presule ha ricordato anche alcune denunce forti rivolte da don Benzi alla comunità politica. “Oggi 100.000 donne – aveva lamentato il 19 ottobre scorso a Pisa, intervenendo alla Settima- na Sociale – sono tenute sotto sfruttamento in Italia. Vergogna! Perché viene mantenuto un massacro, un orrore simile? Non si vuole perdere il voto di milioni di clienti”. Il Santo Padre Benedetto XVI ha fatto pervenire al Vescovo di Rimini un telegramma di cordoglio. “Appresa con tristezza” - si legge nel testo - “la notizia della morte di Don Oreste Benzi, umile e povero sacerdote di Cristo, benemerito Fondatore e Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, il Santo Padre desidera esprimere vive condoglianze a quanti piangono la sua improvvisa scomparsa, ricordandone l’intensa vita pastorale come parroco e, in seguito, come infaticabile apostolo della carità, a favore degli ultimi e degli indifesi, facendosi carico di tanti gravi problemi sociali che affliggono il mondo contemporaneo”. Nella foto di Anna V. Vincenzoni, don Oreste Benzi in Cattedrale a Jesi con il vescovo Padre Oscar e don Nello Barboni, il 7 febbraio 1999. IL REFRATTARIO IL MEDIOEVO: FOSSERO TUTTE COSI’ BUIE LE EPOCHE! La cultura illuministica, profondamente ostile al cristianesimo, ha diffuso l’idea di un Medioevo buio, brutale ed oscurantista. Premesso che non esiste nella storia un’età dell’oro, incominciamo col dire che sarebbe più corretto chiamare Cristianità il Medioevo, per ovvi motivi. La Chiesa avrebbe impedito lo sviluppo e soffocato la cultura? Non scherziamo! Pensiamo all’epica francese, al rinascimento carolingio, alla poesia italiana; pensiamo a san Tommaso d’Aquino e alla sua filosofia perenne, a Dante, al lavoro dei monaci amanuensi. Pensiamo alle tante scoperte o alle invenzioni per- fezionate, come la carrucola, le staffe, la ferratura dei cavalli, il sapone, il bottone, la bussola, la carta, il vetro. Pensiamo agli innumerevoli borghi medievali ancora oggi ammirati dai turisti e alle stupende cattedrali costruite per la gloria di Dio. Pensiamo all’imponente opera della Chiesa in favore dell’uomo: ospedali, università, monasteri. I monaci bonificano l’Europa, trasmettono la cultura latina, razionalizzano il tempo col suono delle campane, danno lavoro e trasmettono alla società civile la democrazia (il mondo monastico era egalitario e collettivo). Il Medioevo è l’epoca di grandi santi, basti pensare a Francesco, Chiara, Caterina, Bernardo, Benedetto, Domenico, Tommaso, Pier Damiani e al grande Papa Gregorio VII, che lotta e soffre per la libertà della Chiesa minacciata dalla prepotenza dell’imperatore. Infine, come non ricordare l’opera di cristianizzazione della cavalleria e della guerra, con l’obbligo di difendere poveri e vedove, di rispettare le tregue durante le feste religiose ed altro ancora. Nel Medioevo la guerra è un affare di mestiere, nessuno è obbligato. Sarà la Rivoluzione francese a inaugurare i conflitti ideologici e la coscrizione obbligatoria. Da questa brevissima e modesta visione generale, possiamo domandarci: è stato buio il Medioevo o non piuttosto il secolo appena trascorso, con le sue guerre mondiali, i suoi lager ed i suoi gulag? Federico Catani 8 Cultura 11 novembre 2007 15 novembre 1931: nasce Valeria Moriconi Video, conferenze, concerti in ricordo di Paolo Marcozzi SVIZZERA (Via, da Via Cupetta a Via Lussemburgo) Uno dei pochi stati europei senza sbocco al mare, confinante con Germania, Austria, Liechtenstein, Italia e Francia. Piccola nazione di montagna stretta fra le Alpi e il Giura, è sotto molti aspetti un paese eccezionale. Fra i primi stati al mondo a darsi un ordinamento a repubblica, a istituire una federazione, a praticare forme di democrazia di base, è riuscita a conservare per secoli una politica di neutralità e di isolazionismo, che si traduce nella sua non partecipazione all’ONU (di cui ospita però importanti istituzioni). Sede di banche di importanza mondiale e d’industrie non solo di alta specializzazione (come quelle degli orologi e del cioccolato) ma anche di base, è la diciottesima potenza economica mondiale, ma la seconda come reddito pro capite (dopo il Lussemburgo). La Svizzera è anche (con le sue quattro lingue ufficiali, le sue due confessioni religiose, la presenza di un 20% di immigrati) un modello di convivenza interetnica. TABANO (Via, da Via Paradiso a Via Acquasanta) Bella strada di campagna che conduce alla frazione di Jesi sorta intorno alla chiesa parrocchiale di Tabano. N ell’anniversario della nascita di Valeria Moriconi, la Fondazione Pergolesi Spontini e il centro Studi e Attività Teatrali Valeria Morioni organizzano alcune iniziative ad ingresso libero. Giovedì 15 novembre alle ore 17.30 al Teatro Studio sarà proposta “Attorno a “Resurrezione” una conferenza-spettacolo multimediale con un intervento di Emilio Pozzi, un’intervista in video a Luca Ronconi, la lettura teatrale di una recensione di Achille Campanile con la partecipazione straordinaria di Piera Degli Esposti Al Palazzo dei Convegni, il 12, 13 e 14 novembre dalle ore 17.30 alle 20: proiezione integrale in tre parti su grande schermo del teleromanzo Resurrezione Alla Coop di via Gallodoro, il 15 novembre alle ore 11,30: presentazione del progetto Seminarlibri: inaugura- zione dello spazio con consegna del volume Resurrezione di Tolstoj Venerdì 16 novembre alle ore 21.30 al Teatro Studio: Festival Adriatico Mediterraneo. Canti del Mediterraneo, Concerto dedicato a Valeria Moriconi. Uno spettacolo basato sull’intreccio di brani popolari dell’area mediterranea e composizioni originali di TAMBURI ORFEO (Via, da Via Bosi a Via Azzocchi) Pittore (Jesi, 1910 – Parigi, 1994). Trasferitosi a Roma, iniChiusa con successo la ziò a collaborare alle più importanti riviste letterarie e artistiche dell’epoca. Dopo un soggiorno a Parigi (193537), nel 1939 fu presente alla III Quadriennale di Roma e alla seconda mostra milanese di Corrente, dove espose con Mafai, Pirandello, Fazzini, Guttuso, Afro, Mirco l sindaco Luciano proiezioni storiche, e Montanarini. Espose poi nel 1940 alla XXXI mostra Pittori ha concluso stentavano ad andarsene della Galleria di Roma, che segnò il passaggio dal to- ufficialmente la mostra e hanno partecipato nalismo a un realismo variamente orientato. Nel 1944 storica “100 Anni di all’improvvisato brindisi pubblicò il volume di disegni Piccola Roma, con una Cinema” domenica che l’assessore alla poesia di Ungaretti. Dal 1947 si stabilì a Parigi. Xilogra- scorsa. “Abbiamo avuto cultura Isolina Marcelli fo, litografo, pittore di paesaggi, dopo aver rivolto per numerose richieste per ha voluto assieme allo anni il suo interesse a Roma (Il Palatino, 1947, Roma, prorogare nuovamente staff organizzativo, e Galleria d’arte moderna), si dedicò, fino alla morte, a la durata dell’evento - ha soprattutto assieme numerose vedute veneziane e scene di vita parigina, nei detto il primo cittadino a Livio Zitelli, il quali è ancora possibile cogliere echi di una sensibilità - ma non era possibile e collezionista che da “Scuola romana” degli anni trenta e quaranta. così abbiamo concluso e mezzo secolo fa era il dico subito con grande ragazzo di macchina TEATRO (del) (Vicolo, da Piazza della Repubblica a Via soddisfazione”. Erano le del Cinema Fiamma di Mazzini) Come dice il nome, costeggia il Teatro Pergolesi. 21 di domenica scorsa, Castelplanio. “Voglio ma ancora i visitatori ringraziare innanzitutto Enzo Giancarli che continua al prossimo numero che avevano assistito numerosi alle ultime da presidente della I La festa de Halloween - ammò ho ‘mparado – è la festa dele streghe. Mamma mia! A casa mia, da sempre, êmo cercado de falle sta lontane. Pussa via! Ma adesso, daje daje, c’ha ‘nculcado ‘sta moda, diventada ‘na manìa; cuscì ‘l trentuno Ottobre è diventado el giorno dell’ennesima follia. ‘Sto giorno se ‘nsegnava ai ragazzini a spende meno, insomma a risparmià, adè jé fa i vestidi e i cappellini pe’ ‘na festa che viè da non se sa. ‘Na festa dedicada a streghe e mostri; io me domanno: “’N ce bastava i nostri?” mostra 100 Anni di Cinema L’evento dell’anno in Vallesina Provincia è stato il primo a credere e a sostenere il nostro progetto per la mostra storica come ha fatto l’attuale presidente Patrizia Casagrande - ha proseguito il sindaco Pittori - come pure il dottor Federico Tardioli presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, il Ministero Pubblica Istruzione, il Sistema Museale provinciale, lo sponsor ufficiale Riccoboni Holding. Una sinergia di pubblico e privato che ha reso possibile l’evento dell’anno in Vallesina. Abbiamo avuto oltre 2.500 presenze comprese scolaresche di ogni grado che hanno avuto l’ingresso gratuito. Il sito Internet ha avuto circa 4.500 contatti e la stampa si è interessata dell’evento. Il Cinema e la sua storia, raccontati dai proiettori, cineprese, pellicole, proiezioni, manifesti e locandine sono patrimonio di tutti, senza distinzione alcuna”. San Nicolò una tavola rotonda Tra du’ campanili La festa dele streghe Giovanni Seneca, in un intrigante equilibrio tra colto e popolare, tra classicismo e modernità. Musiche e canti ispirati alle diverse culture del Mediterraneo e al dialogo tra i popoli. Giovanni Seneca ha realizzato produzioni in vari ambiti scrivendo e interpretando canzoni, brani strumentali, musica per il cinema e il teatro, avendo modo di collaborare anche con Valeria Moriconi. Sabina Meyer, cantante e compositrice, è una voce di rara sensibilità, una delle migliori interpreti italiane di musica klezmer: il suo è un percorso che accomuna improvvisazioni ed elettronica, jazz e musica contemporanea. Lo spettacolo è dedicato a Valeria Moriconi, donna mediterranea e solare, di cui verranno letti dalla giovane attrice jesina Lucia Bendia alcuni scritti e proiettate immagini fotografiche, che testimoniano la sua grande passione per il mare. La pioggia M’era venuda voja de scappà per visidà ‘n amico molto caro, fatti du’ passi ‘ncomincia a piôiccigà, trovo ‘na pensilina, ‘no riparo. Pensâo: in pogo tempo finirà, ma ‘l tempo s’era messo paro paro a piôe de più e con continuità, cuscì che dopo pogo m’era chiaro ch’ero bloccado e me ce tirava. Pensavo e ripensavo a tante cose brutte o normali, altre fastidiose; e l’acqua venîa giù, come jé dava! Me calmo, ascolto mejo … ‘n’emozione, ero rtornado a ‘n’antra dimensione. Lucio Longhi La chiesa e il recupero di San Nicolò, uno dei più antichi monumenti jesini, sarà il tema discusso nella tavola rotonda di giovedì 15 novembre presso l’Aula magna della Fondazione Colocci in via Angeloni a Jesi. Promossa dalla sezione di Jesi di Italia Nostra, prevede la partecipazione dell’architetto Fabio Mariano, dell’arch. Pierluigi Salvati della Sovrintendenza, degli assessori Conti, Olivi e Romagnoli, del dott. Alvise Cherubini e dell’arch. Giampiero Cardinali. 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Danzi si è voluto porre al centro dell’attenzione la Santa Casa di Loreto, intesa come memoria del significato della famiglia, luogo primario d’educazione. I bambini e i giovani marchigiani che, attraverso insegnanti e genitori, si sono lasciati coinvolgere, hanno realizzato gli elaborati (poesie, racconti, disegni, figure plastiche, opere multimediali) con la massima libertà espressiva. Il Concorso ha ricevuto il sostegno e il riconoscimento, dell’”Agorà”, dell’Ufficio Scolastico Regionale, della Provincia di Ancona, del Comune di Loreto e del quotidiano «Il Resto del Carlino». Ha offerto il proprio professionale all’iniziativa anche la società “Sistema Museo”. I lavori pervenuti sono stati cinquantadue ed hanno coinvolto centinaia di alunni e studenti e insegnanti. I lavori scelti come “vincitori” del Concorso sono stati giudicati tali sulla base dei criteri di valutazione stabiliti dalla Commissione: attinenza al tema, creatività, tecnica, originalità e itinerario didattico. Per la Vallesina sono state selezionate: l’Istituto «Federico II» di Jesi-Monsano per la sezione testuale e per la sezione mista la scuola materna «Santa Caterina» di Cupramontana. La Scuola dell’Infanzia S. Caterina è presente a Cupramontana da molti anni, prima sotto la guida delle Suore Francescane del Cuore Immacolato di Maria che hanno ceduto la gestione, nel 1999, ad un gruppo di genitori che si è costituito in Associazione per evitarne la chiusura. L’ente gestore Associazione Genitori Santa Caterina non ha finalità di lucro e gestisce, oltre alla Scuola, altri servizi rivolti alla prima infanzia. La scuola ha ottenuto il riconoscimento di Paritaria fin dall’anno scolastico 2000/2001 ed ha aumentato nel tempo il numero dei bambini frequentanti, raggiungendo ad oggi le tre sezioni. La testimonianza delle insegnanti Le tappe del nostro lavoro • “NEL NOSTRO VIAGGIO: SEI TU IL CAPITANO!!” E ’ stato bellissimo portare avanti questo progetto: ringraziamo tutti coloro che lo hanno pensato ed organizzato per noi. Che cosa è stato per noi fare questa esperienza e come ci ha arricchite? Quando è arrivato l’invito a partecipare, non abbiamo potuto dire di no, perché la nostra prerogativa è proprio introdurre i bambini nella realtà che ci circonda, per cui non potevamo non farli partecipi di una cosa così preziosa e così vicina come la Santa Casa di Loreto. L’anno scorso avevamo sessantadue bambini di materna e abbiamo partecipato con tutte e tre le sezioni: c’era da scegliere il lavoro e il tema non si presentava in maniera troppo semplice, ma l’occasione è arrivata dai bambini che, in quel periodo, giocavano con i velieri dei “Pirati dei Caraibi” e ci hanno dato l’idea di riprendere tra le mani un racconto dal titolo “Il viaggio, il capitano, il mare” di Carla Carenzi che si avvicinava a ciò che veniva richiesto. Questo racconto riprende in maniera metaforica l’incontro che ognuno di noi con Gesù: la funzione di guida di Gesù, il Padre che lo ha mandato, la Chiesa come approdo- ..e qui ci andava bene la Casa in mezzo al mare...l’isola! – e i sacramenti come necessità per la sopravvivenza. La storia rielaborata • • C’era una volta un Re grande, potente, buono e giusto- simbolicamente Dio-, che amava molto i suoi sudditi, il quale, gratuitamente, dona un viaggio sulla nave più bella di tutta la sua flotta, la Re Stefano I, un veliero studiato fin nei minimi particolari: chi liberamente va (altri non avevano tempo…e si perdono il viaggio!!), diventa parte dell’equipaggio. Alla guida, Re Stefano mette Samuel (Gesù): bastava guardarlo per imparare a conoscere e ad amare il mare e si diceva di Lui che conoscesse la via per solcare ogni mare. Dopo un periodo in cui i marinai - Pietro, Giovanni, Tommaso….- avevano trovato l’amicizia e navigavano sotto la protezione della Madonna, arriva il ‘Pericolo’….arrivano i pirati e Samuel, dietro la minaccia di capitano Morte, si sacrifica per salvare il suo equipaggio. La nave, rovinata dall’attacco dei cannoni, ha necessità di essere riparata e i marinai dopo tre giorni e tre notti approdano su un’isola…L’isola dei coralli che superava la bellezza di ogni possibile immaginazione: si narrava che un tempo fosse ricoperta di acqua e che vi abitassero delle sirene, splendide creature che con il loro canto erano di buon auspicio per i naviganti, che vivevano in castelli marini costruiti con i coralli più pregiati. Ma un maremoto aveva spinto l’isola sulla superficie del mare e le splendide sirene si erano pietrificate (prendendo la forma della Santa Casa di Loreto). Qui i marinai cercano cibo e acqua e dentro una grotta, vedono una luce e trovano Samuel che offre loro pane e pesci, poi scompare in un bagliore che li stordisce e lascia loro in dono una bussola; si rimettono in viaggio e si imbattono in una forte tempesta e solo grazie alla bussola trovano la rotta per la salvezza. Arrivano così alla meta dove Re Stefano li aspettava, in un luogo bello come loro non immaginavano, più bello di come lo avevano lasciato all’andata. Vengono accolti in una stanza riscaldata da un grande Fuoco, dove seduto alla destra di Re Stefano li attendeva Samuel. E’ qui che ricominciano la loro vita. I bambini preparano la casa • Abbiamo rappresentato ai bambini la drammatizzazione del racconto - …un particolare curioso? Ad una ragazza che faceva tirocinio presso la nostra scuola che si professava non cattolica, ho chiesto di fare Tommaso e lei ha accettato la provocazione e ridendo e scherzando abbiamo avuto un motivo di profondo scambio umano! Tutte le insegnanti e alcuni del personale si sono calati nei panni di marinai e pirati di fronte allo stupore e alla meraviglia di tutti i bambini. Si è resa evidente la collaborazione tra noi colleghe, che non è scontata in tutti gli ambienti di lavoro e l’intuizione dei bambini che ciò che ci muoveva era qualcosa di più grande, da conoscere perché interessante. Nel dialogo è emersa una profonda ammirazione per Samuel, personaggio da imitare, da seguire e, mentre i maschi si sono sentiti attratti dallo spirito avvincente indispensabile per combattere contro i cattivi e contro la morte – abbiamo osservato che i bambini hanno in natura l’esigenza di vita eterna -, le femmine sono rimaste affascinate dalla bellezza dell’isola dei coralli, delle sue sirene, di quel mondo sottomarino che rappresentava l’alleanza con Dio. I bambini hanno mimato la storia, con la voglia di fare proprie la passione per l’avventura, la forza di Samuel e il coraggio di vivere eroicamente anche azioni quotidiane. Negli elaborati grafici realizzati sono emerse la Bellezza del mare, la sua profondità, la sua immensità; la Vittoria del Bene sul male; il Viaggio come una bella avventura; l’isola e la nave come segni riconoscibili dell’altro mondo in questo mondo! Mentre il progetto poteva dirsi concluso, e tutto il materiale spedito alla Delegazione Pontificia, dal gioco dei bambini è emersa la voglia di fare ancora propria la storia del Viaggio, per cui abbiamo iniziato a costruire gli oggetti utili per raccontarla – il timone di cartone, il cannocchiale con i tubi dei rotoli di carta, ecc.- fino a decidere di presentarla come recita di fine anno. E’ stato commovente il momento in cui, decidendo i ruoli, ognuno aveva già in mente il personaggio da interpretare ed in particolare un bambino di cinque anni ci ha detto: -“Io alla recita voglio fare Samuel…anzi lo voglio fare per sempre!!”-.Con grande impegno ed entusiasmo da parte nostra, dei bambini, e del Comitato dei genitori che sempre sostiene le nostre iniziative e da l’indispensabile aiuto per realizzarle, siamo riusciti a mettere in scena uno spettacolo straordinario di cui ha colpito la cura dei dettagli, in particolare le stupende coreografie dei balli, i costumi, la scenografia. In occasione dell’Agorà abbiamo portato il nostro entusiasmo nella piazza di Loreto, dove, con i bambini e le loro famiglie volevamo esserci per ricordare e riconoscere la Paternità del nostro Pontefice che nello striscione che abbiamo preparato compariva con il berretto da Ufficiale della marina con su scritto: “NEL NOSTRO VIAGGIO: SEI TU IL CAPITANO!!” Grazie per l’occasione di conoscenza, di arricchimento, di avvicinamento alla bellezza! Giovanna e le insegnanti A Loreto per l’Agorà I pirati La premiazione 10 In diocesi 11 novembre 2007 Parrocchia Sant’Antonio Abate – L’ingresso del nuovo parroco mons. Quagliani e il grazie a mons. Masè Partecipazione e curiosità alla celebrazione e alla festa I l colpo d’occhio, entrando, è stato semplicemente esaltante. Una chiesa, quella dedicata a Sant’Antonio Abate, gremita come non mai, con tanti fedeli costretti a stare in piedi in prossimità dell’ingresso, lungo i muri perimetrali, nella cappellina feriale e poi bambini tutto attorno all’altare, quasi a stringersi vicino ai protagonisti di questa giornata speciale. Tanta partecipazione, nel giorno della festa di Ognissanti, aveva le sue brave ragioni; due, in particolare: la rinuncia all’incarico di Parroco da parte di Mons. Luigi Masè per motivi di salute, l’ingresso alla guida della comunità di Mons. Giuseppe Quagliani, vicario del Vescovo. Due eventi vissuti con partecipazione ed affetto da altrettante comunità di credenti: quella di Sant’Antonio Abate, dove Don Masè ha operato per oltre 36 anni, e quella di San Giuseppe che ha visto Mons. Quagliani attivo negli ultimi 33 anni. Doveva essere un momento di festa e festa è stata; a cominciare dalla fase preparatoria coordinata da Olivio Montesi e partecipata da un gruppo di parrocchiani volonterosi, fino al giorno della cerimonia iniziata con un simpatico ed apprezzato gesto da parte del Vescovo. Questi, entrato in chiesa, dopo la genuflessione anziché prendere la strada della sacrestia, è andato verso il gruppo di canto, quel giorno particolarmente folto per la presenza di molti di coloro che in passato vi hanno fatto parte. La cerimonia religiosa, guidata da Michele Cerasa, si è aperta con la processione ed è poi proseguita secondo i canoni di una normale Messa festiva. Questo fino al termine dell’omelia del Vescovo nel corso della quale ha rivolto ai presenti l’appello: “accoglietelo con affetto e disponibilità” ha detto ai fedeli riferendosi a Mons. Quagliani. Proseguendo, ha invitato i parrocchiani a collaborare con il nuovo parroco, così come fatto con il predecessore. Riferendosi poi all’attività parrocchiale, Mons. Rocconi ha positivamente commentato la vivacità di questa comunità dove in molti collaborano alle iniziative della parrocchia. Dopo l’omelia è stato inserito il rito del passaggio delle consegne tra il parroco uscente – fino a quel momento seduto accanto al celebrante – e quello subentrante – che ha partecipato in disparte alla prima parte della funzione. Una cerimonia ricca di simbolismi, quella alla quale la massa di fedeli ha potuto godere, un rito a molti sconosciuto che è stato seguito con partecipazione mista a comprensibile curiosità. Un cerimoniale che si è aperto con la lettura della “bolla” vescovile da parte di Mons. Anselmo Rossetti ed è poi proseguito con altri momenti importanti quali, tra gli altri, quello della consegna del Vangelo al nuovo parroco da parte del predecessore, l’abbraccio tra i due e gli applausi dei fedeli. La messa è poi proseguita sul binario dell’ordinarietà, animata dal gruppo di canto e largamente partecipata, fino alla fase conclusiva, quella precedente la benedizione finale. A questo punto gli organizzatori hanno inserito i due momenti di saluto: quello di ringraziamento al parroco uscente e quello di benvenuto al nuovo Pastore. Ad entrambi sono stati offerti dei piccoli doni carichi di simbolismo, accompagnati da un mazzo di fiori. Don Luigi ha voluto ringraziare i suoi ex parrocchiani per l’aiuto ricevuto durante il suo mandato, Don Giuseppe ha rinnovato il suo impegno nel proseguire sulla strada tracciata dal suo predecessore. La benedizione finale da parte del Vescovo, seguita da un lungo, caloroso applauso, non ha messo fine alla giornata di festa; in tanti, infatti, hanno partecipato al rinfresco servito sotto il porticato della canonica e brindato al futuro della Parrocchia di Sant’Antonio Abate. Sedulio Brazzini Foto Gino Candolfi Auguri mamma! Gli auguri più affettuosi a Rachele Mancinelli, mamma del piccolo Ciro venuto alla luce il 26 ottobre. Un mondo di bene nel fagottino del suo bimbo da Voce della Vallesina. Felicità e auguri di bene a Barbara Giuliani e alla sua piccola Matilde, terza stella che dal 28 ottobre brilla con Viola e Caterina. Maria Giannetta Grizi dedica a Rachele e Barbara, sue amiche due pensieri poetici. Per una nascita Chi ha compiuto la magia / di far brillare una nuova stella / dal cielo fin qui sulla terra? Deve aver avuto mani leggere e delicate / da non frantumare silenzi / gioie, ore aspettate. Deve aver avuto un’idea luminosa / da farlo aggirar senza posa / schivo del chiasso / in cerca di un grembo / dove annidare quel bimbo … che ignaro avrebbe acceso / speranze / guarito ferite / aper- to spiragli / cancellato rancori / riempito di bene i cuori. Per un bimbo o una bimba che nasce / forse oggi occorrono ancora fate e maghi / boschi incantati / voli leggeri e delicati / rugiada e tepore del sole / a rendere un mondo migliore? Lo saprai mamma, se ascolti il tuo cuore! Mamma Ho un fruscio / in mente / un’immagine / un’idea / intelligente. Sento te, mamma / quando / in punta di piedi / vieni a rimboccarmi le coperte. Penso: una donna / sola su un’isola rosa / una donna / leggera e silenziosa! / che sa solo accarezzare / e che non sa gridare. Puoi essere solo tu / mamma / che indovini di cosa ho bisogno io / bambino tra bambini. Incontro con gli interpreti del ‘Werther’ N elle Sale Pergolesiane gli interpreti del “Werther” hanno incontrato, quattro giorni prima della ‘prima’, fotografi e addetti stampa. Il cast, quasi al completo, è stato presentato per parlare dell’opera che mancava dal Pergolesi da diciotto anni e delle particolari caratteristiche di questa edizione. Un importante debutto per tutti: sia per gli interpreti, giovani, ma vincitori di numerosi concorsi, con un curriculum di tutto rispetto ed interessanti esperienze anche in opere rare, sia per il M° Donato Renzetti, quest’anno Direttore Artistico della Filarmonica Marchigiana, che pure fra le numerose esperienze della sua prestigiosa carriera non aveva mai ancora diretto ‘Werther’; sia per Paul Émile Fourny, regista, Sovaintendente e Direttore Arti- Prima della ‘prima’ stico del Teatro dell’Opéra di Nizza, in coproduzione con il quale è stato prodotta in un nuovo allestimento l’opera. Paul Émile Fourny realizzatore, lo scorso anno, di un ‘Rigoletto’ da non dimenticare, ha spiegato che in questo ‘Werther’ ha inteso rappresentare e mettere a confronto caratteri e sentimenti diversi, contrastanti, racchiusi entro un algido mondo borghese. Diffusamente il M° Renzetti ha parlato del melodramma che impegnò per cinque anni Massenet e che segnò in Francia il ritorno di un genere musicale nobile: l’opera seria, messa allora in disparte dall’Opéra Comique alla quale andavano le preferenze del pubblico. Ha illustrato i pregi di una partitura dalle raffinate delicatezze di tonalità scure. Un segno di novità as- soluta vi si ritrova: l’inserimento in orchestra di uno strumento mai prima usato nel melodramma: il sassofono. Dopo aver apertamente dichiarato il suo amore per le Marche e per le sue ‘città musicali’, il M° Renzetti ha diffusamente parlato dell’importanza di un corretta educazione musicale da impartire nelle scuole (‘Molti errori sono stati purtroppo commessi’, ha commentato), come pure della formazione e preparazione di nuovi spettatori . Estemporaneamente si è colta l’impressione che la compagnia sia stata ben guidata e abbia lavorato con impegno, serenità, affiatamento, entusiasmo. Attendiamo ora tutti alla prova. Augusta Franco Cardinali Nella foto di Anna Vincenzoni, il cast degli interpreti con i dirigenti della Fondazione e l’assessore alla cultura di Jesi Vallesina 11 novembre 2007 11 Intervista al presidente Borioni: “da Casa di Riposo a Residenza Protetta: un passaggio difficile e delicato” Terza età e qualità della vita a Jesi L e Marche conquistano il primato di longevità e diventano sede dell’agenzia nazionale della terza età. L’avvenimento è stato celebrato da più di 300 ultrasessantenni provenienti da tutta la provincia di Ancona domenica 28 ottobre presso la sala consiliare del Comune di Filottrano, nella giornata che l’Anap Confartigianato - l’associazione degli artigiani pensionati- dedica ai nonni. “Confartigianato Persone e Istituzioni: l’uomo al centro del nostro impegno” il titolo del convegno che ha caratterizzato la manifestazione aprendo alla volontà di partecipare ad un progetto comune per la costruzione di politiche più attente alla terza età in direzione di una migliore qualità della vita. Ma dove e come vivono a Jesi gli anziani che hanno problemi di salute ed economici, e non possono contare- soprattutto per motivi di lavoro - sull’appoggio della famiglia? “Voce” ne ha parlato con il presidente della Casa di Riposo “Vittorio Emanuele II”, ora Residenza Protetta, dr. Paolo Borioni. *** Mondo degli anziani e strutture: è cambiato qualcosa? Il mondo degli anziani in questi ultimi vent’anni è cambiato tantissimo, e continua a cambiare in maniera rapidissima. Vent’anni fa c’era la richiesta di avere, in queste strutture, un posto per persone sole, per vedove o vedovi…Oggi in esse accedono quasi esclusivamente persone che, a vari livelli, non sono più autosufficienti. L’anziano autosufficiente resta a casa? Sì, abbiamo rilevato che l’anziano autosufficiente, che sta bene, rimane a casa… Anche se oggi sono in molti a non voler vivere da soli, a sentire il bisogno di abitare in una struttura comune che però non li faccia sentire imprigionati, che lasci la possibilità di uscire per piccole faccende quotidiane e, perché no, anche per andare al cinema… Chi resta a casa si aiuta con la badante o con il servizio a domicilio? Beh, già chi comincia a chiedere la badante o il servizio a domicilio vuol dire che un qualche problema ce l’ha…For- tunatamente siamo ancora in una realtà dove la famiglia è molto presente, anche se non a tutte le ore. La Casa di Riposo di Jesi… Oggi per Jesi non si può parlare più di Casa di Riposo, bensì di Residenza Protetta perché ospita quasi totalmente anziani non autosufficienti. In effetti, secondo la Legge 20 del 2002, che regola in maniera precisa e modifica le caratteristiche delle residenze per gli anziani, nella Casa di Riposo così come noi tradizionalmente la intendiamo ciò non è più possibile. Cosa significa “protetta”? Protetta è una residenza che, avendo ospiti in prevalenza non autosufficienti, richiede un’integrazione di interventi tra la sanità e il sociale. Da chi è gestita? La Casa di Riposo di Jesi era la vecchia IRB (Istituti Riuniti di Beneficenza). Dal 1996, questi Istituti sono stati assorbiti dal Comune di Jesi che ha costituito un ente strumentale denominato Istitu- degli ospedali era piena di anziani che, ricoverati per motivi sanitari, vi restavano anche per lunghissimi periodi…Ora la problematica mi sembra si sia spostata in tali Residenze… Questo è un rischio grosso. In effetti essa non è una Geriatria perché ha degli strumenti forniti dalla Sanità che sono parziali per cui non vi possono accedere ospiti che abbiano una patologia non stabilizzata. Ci sono delle criticità nella Residenza? Questa Residenza ha una grande capacità ricettiva perché può ospitare fino a 147 ospiti. Tuttavia cerchiamo di non riempirla tutta altrimenti si creano delle situazioni di eccessiva difficoltà di convivenza in quanto la struttura non è più idonea- è il parere del Consiglio di Amministrazione- a rispondere adeguatamente ad uno standard di qualità per quanto riguarda la permanenza degli ospiti. La struttura si sviluppa su tre piani, con relative barriere architettoniche. Ciò non consente di effettuare le prestazioni dovute in tempo rapido. Inoltre, le porte strette impediscono di spostare- se necessario - l’ospite con tutto il letto. Necessita senz’altro di adeguamenti… Ciò dunque incide sulla qualità della giornata dell’ospite? Secondo me, sì, tantissimo, tenendo conto che abbiamo delle persone che hanno problematiche complesse. In questi cinque anni ci siamo sforzati di dare all’ospite, organizzandoci con una divisione in nuclei e dei referenti stabili su ogni nucleo, risposte di qualità. Il nostro tuttavia è risultato un percorso che ha coperto un sessanta per cento perché l’altro quaranta per cento è fortemente legato alla struttura. Attualmente, ad esempio, abbiamo ancora stanze a quattro letti e senza servizi in camera, che sono una situazione che appartiene al passato…In una struttura di questo genere dovremmo avere stanze con uno, al massimo due letti e il bagno. Com’è la giornata di un anziano nella casa di riposo? Dipende dal livello di non autosufficienza dell’anziano. Ci sono momenti di routine che si alternano a momenti di ginnastica riabilitativa, di attività con l’animatrice: questi momenti ricreativi ormai è possibile condividerli con sempre meno ospiti perché i più si trovano in condizioni piuttosto critiche. Hanno tutti rapporti con i familiari? Sì, per quello che noi vediamo c’è un buon rapporto con la famiglia. Quante sono le Residenze Protette nel Territorio? Nel nostro Comprensorio costituito da 21 Comuni si è deciso, sia nella Conferenza dei sindaci nell’Ambito Territoriale sia come Azienda Sanitaria, di intervenire su cinque case di Riposo che sono convenzionate per l’assistenza solo sanitaria integrata. Rispetto alle altre Jesi come si colloca? Residenza Protetta di Jesi 147 posti letto 140 ospiti 50 operatori zione Centro Servizi Sociali di cui sono presidente dal novembre del 2002 e che gestisce una serie di servizi tra cui anche la ex Casa di Riposo. Quanti ospiti avete attualmente? Siamo attorno ai 140 ospiti. Chi vi accede, e come? Può accedere a queste strutture solo la persona che è ultra sessantacinquenne, dietro un’ attenta analisi dell’Unità di valutazione composta da personale sanitario, personale assistenziale della Asl e della Residenza. Con essa si prende in considerazione tutta la situazione del potenziale ospite per capirne i bisogni sia dal punto di vista assistenziale che sanitario.. Ricordo un periodo in cui la Geriatria Cupramontana - Sessantacinquesimo compleanno E’ bello stare insieme “Abbiamo pensato che fosse bello stare insieme, noi, nati nell’anno 1942. Abbiamo tante cose in comune. Rivisitiamole insieme”. Con quest’invito ci siamo ritrovati domenica 28 ottobre, prima con la Santa Messa, nella chiesa di San Leonardo, poi, per l’incontro conviviale-familiare, al Ristorante “la Tradizione” di San Paolo di Jesi. In Chiesa, nella celebrazione Eucaristica, abbiamo pregato per tutti i coetanei, sia presenti o assenti e per quelli che non sono più tra noi. Poi, accompagnati anche dai congiunti, abbiamo trascorso un bel pomeriggio, raccontandoci e ricordando i periodi della scuola, delle difficoltà dell’adolescenza e di un tempo comunque ricco di esperienze formative impostate in una disciplina, a volte, severa e dura e che comunque ha consentito ad ognuno di affrontare la vita in modo costruttivo. È stata una rimpatriata allegra, simpatica, piena di fraternità e cameratismo, in un ambiente riservato esclusivamente alla nostra comitiva che ha permesso, quindi, di godere un’atmosfera semplice e coinvolgente, quasi come in una famiglia allargata. In questo clima di festa è scaturito spontaneo l’impegno di rivedersi ancora, prima dei prossimi cinque anni di scadenza naturale. A.D.A. Quella di Jesi ha la caratteristica di essere forse la più grande della zona, a livello provinciale per numero di posti. Sul piano concreto questa struttura non si è ancora adeguata al modello di Residenza Protetta. Avere una Residenza Protetta per un Comune come Jesi – che è Comune capofila – significa che tutti i soggetti interessati, dal Consiglio di amministrazione, al Comune in tutte le sue articolazioni, alla Asl operino affinchè essa lo sia davvero, sia in grado veramente di dare quei servizi, quell’assistenza alle persone anziane tarata sullo standard degli anni Duemila. I tempi a disposizione non sono lunghissimi. La legge regionale stabiliva cinque anni per adeguarsi, dal 1° gennaio 2006; è stata poi stabilita una proroga di un anno ed ora ci sono quattro anni per dare una sistemazione alla struttura. Bisogna soprattutto pensare a come intervenire con 140 persone dentro. Oppure pensare a una nuova costruzione. Se ci sono segnalazioni, consigli ben vengano. Il nostro Consiglio di Amministrazione è ormai in scadenza: ha avuto una proroga fino al 31 gennaio. Il Comune si sta attivando per creare un’azienda sovracomunale per i servizi sociali e in cui far confluire anche i servizi agli anziani. Le sembra opportuna questa nuova linea operativa? Credo, spero di sì perché la nostra attuale organizzazione come istituzione è troppo farraginosa, non abbiamo completa autonomia sulle varie questioni. Mi auguro che nella nuova azienda vi sia una forma di gestione più snella che possa, senza le pastoie della burocrazia, intervenire immediatamente sul posto. Il personale: da dove viene e in quanti sono? La maggior parte del personale è locale: tra personale degli uffici, personale dipendente e personale delle cooperative, contiamo circa una cinquantina di operatori. Dobbiamo ringraziarle queste persone, per la loro dedizione e il loro impegno. Esse vanno qualificate anche con percorsi formativi di aggiornamento, vanno sostenute psicologicamente perché sono esposte a grandi pressioni emotive: di fronte ad una persona che ha dei bisogni, ci si affeziona, ci si lega… Tale coinvolgimento è necessario perché altrimenti il loro diventerebbe un lavoro di routine… ma pure la routine è necessaria all’organizzazione chè, se non funziona come una catena di montaggio, non regge… Fotoservizio Paola Cocola Nella prima foto il presidente Borioni, nell’altra l’esterno della Residenza Protetta Per la tua pubblicità rivolgiti a Voce della Vallesina 12 Regione 11 novembre 2007 Intervista a Ulrica Senoner - Un’artista racconta la storia di un’adozione Due bambini dalla Russia per amore G li occhi di un bambino biondo, bellissimo, invitano ad entrare. Il corso è semideserto nel tardo pomeriggio piovoso. Pochi e frettolosi i passanti, ma quegli occhi, limpidi come laghi alpini, non passano inosservati. Nella sala d’esposizione del Palazzo dei Convegni non c’è che lei, l’autrice di una serie di quadri dedicati quasi tutti allo stesso soggetto: i bambini. Nel manifesto della mostra è aggiunto semplicemente‘… e altre cose’. Ecco, tra le ‘altre cose’, il ritratto di una donna dai lineamenti decisi, stagliati di netto, che guarda anche lei diritto negli occhi l’osservatore. Sul fondo c’è anche una grande tela con un paesaggio collinare assorbito dalla luce livida di un cielo che minaccia tempesta. Sono però i bambini il tema principale dell’esposizione. Due soltanto hanno posato per lei: si assomigliano, ma non è difficile distinguere nei loro ritratti l’impronta di un diverso carattere. Sono splendidi, da cartolina; ma non è oleografico lo stile, esatto, sicuro, incisivo con cui sono stati raffigurati. L’autrice ha fermato espressioni sbarazzine, inquietanti o serene, scanzonate o pensierose. Un’immagine radiosa come quella di un angelo si oppone ad un’altra che mostra un bambino impegnato in una prova di forza e di equilibrio. La pittrice è Ulrica Senoner. E’ nata a Selva di Val Gardena, ma risiede da qualche anno nelle Marche, a Cupramontana. Le prime notizie che la riguardano sono su un foglio a disposizione di chi entra. Occorre però parlare con lei per sapere di più; per conoscere anche una storia che ha dell’incredibile. Chi sono questi due bambini? I miei figli adottivi: due gemelli venuti dalla Russia, da Rostov. Come e quando è riuscita ad adottarli? Tramite un’agenzia, nel 1999. Lo so, di solito non è facile che richieste d’adozione vengano accettate. I tempi sono lunghi, estenuanti, ma mio marito ed io abbiamo avuto fortuna. Desideravamo non un solo bambino, ma due fratelli e abbiamo trovato senza eccessive difficoltà due gemellini di nove mesi. Uno di loro era malato, molto. Non si muoveva più dal letto, aveva una gamba atrofizzata, la testa schiacciata da un lato. Era costretto a restare sempre nella stessa posizione. Soffriva di celiachia e nessuno se ne era accorto. Rischiava di morire, ma siamo arrivati in tempo. Credo che siano state proprio la malattia e l’urgenza di curare il bambino a rendere più facile l’adozione. Vi erano molti bambini in quell’orfanatrofio? Solo a Rostov ci sono dieci orfanatrofi, ma ce ne sono tanti dappertutto. Alcuni bambini non sono completamente abbandonati. I genitori, se vogliono, possono andare a trovarli. In ogni modo la condizione di questi orfanelli è drammatica Che nome avete dato ai vostri gemellini? Li abbiamo chiamati Rocco e Gildo. Il cognome è quello di mio marito, naturalmente: Gi- ronimi. Ora frequentano la quarta classe elementare a San Paolo di Jesi, ma con diverso profitto. Rocco è forte, intelligente, vivace, Non si impegna troppo, però. Gildo, il bambino che avevamo accolto malato, ora sta bene, ma c’è voluto del tempo perché imparasse finalmente a sorridere. E’ fantasioso, sensibile. Guardi qui: ha voluto fare anche lui dei ‘quadri’ da esporre con i miei. Sul tavolo ci sono dei fogli. Vi sono raffigurati strani personaggi minacciosi, forse visti in televisione. Al di sotto, una firma spigolosa. Un disegno è inquietante: rappresenta una vasca da bagno dove sembra sia stato immerso a testa in giù un bambino. Uno psicanalista riuscirebbe probabilmente ad interpretarlo. C è anche un piccolo libro, scritto dalla pittrice un paio di anni fa, appoggiato accanto: “Come il grano” è il titolo. Si può sfogliare, leggere anche tutto d’un fiato. Vi sono delicate poesie inserite in un racconto autobiografico, vivido come le pennellate dei suoi quadri. Ulrica Senoner spiega: “Non ho incominciato a dipingere molto presto anche se precocemente ho preso confidenza con i colori ad olio. Da bambina volevo diventare addirittura ‘poeta’. Poi una malattia e un disagio interiore mi hanno fatto scoprire l’amore per la pittura. Ora dipingo da trent’anni. Come mai ha lasciato la Val Gardena per le Marche? Cercavo con mio marito un luogo tranquillo dove vivere a contatto con la natura, con la terra, per veder spuntare e crescere piante e fiori. In Val Gardena c’è troppo turismo, troppo interesse per il denaro. Tutti sono ricchi e indaffarati. Qui invece c’è la vita di un tempo, serena e laboriosa. Quante mostre ha allestito fino ad oggi e quale sarà la prossima? Ne ho allestite dodici, quattro nelle Marche. La prossima? A Chiaravalle, spero, nella città della Montessori. E’ il luogo ideale per lasciarvi un messaggio d’amore per l’infanzia. Fotoservizio Augusta Franco Cardinali Menzione d’onore al volume “Le Marche e il XX secolo” U Un’opera editoriale coraggiosa na qualificata commissione interna- fidati di San Severino Marche, è stata zionale ha assegnato una delle due svolta dal professor Matthias Winner menzioni d’onore del Premio Interna- direttore della Biblioteca Hertziana e zionale di Storia dell’Arte e di Critica dell’Istituto Archeologico Germanico, d’Arte al volume Le Marche e il XX se- il quale ha definito l’opera “coraggiocolo. Atlante degli artisti di Armando sa” e utile per gli addetti ai lavori e per Ginesi, edito da Federico Motta di tutti gli appassionati di storia dell’arte: Milano su commissione di Banca Mar- “un’opera che mancava nel panorama che. La relazione del volume, nel corso della letteratura scientifica”. della cerimonia di assegnazione pres- Il volume, voluto dal presidente di Banso il Centro Congressi Servanzi Con- ca Marche Lauro Costa, è stato realiz- zato da Ginesi con la collaborazione di Mariano Apa di Roma, degli jesini Giancarlo Bassotti e Annalisa Filonzi, del maceratese Lucio Del Gobbo e dal senigalliese Gabriele Tinti. Il presidente della commissione giudicatrice professor Bertelli ha annunciato che l’opera è stata proposta alla Fondazione Arnaldo Pomodoro per una sua presentazione nel capoluogo lombardo. Banca Marche per l’Ospedale dei Bambini V Musica e solidarietà con Lucio Dalla enticinquemilatrecentossesantaeuro: l’incasso della serata di beneficenza organizzata alcuni giorni fa da Banca Marche al Teatro Pergolesi di Jesi e dedicata all’Ospedale dei bambini di Ancona. La somma è passata di mano fra Banca Marche e la Fondazione Salesi. Lucio Dalla, protagonista della serata musicale, ha raccontato della sua visita al Salesi nel pomeriggio del 16 ottobre. “Il contrario di me tour” ha raggiunto, così, col contributo di tanti che hanno voluto testimo- Salesi sempre più funzionale e, soprattutto, ancor più sentito come “proprio” dall’intero territorio”. Il concerto di Dalla, che si è poi intrattenuto amichevolmente con i fans e i volontari, è stata l’anteprima della tournee europea del cantautore bolognese che nasce sulla scia del suo ultimo album, “Il Contrario di Me”. Dalla ha apprezzato “la bellissima città di Jesi” ed ha anche detto “vorrei casa qui”. Le foto con Lucio Dalla sono di Anna V. Vincenzoni niare la loro vicinanza al Salesi, uno scopo. Quello di utilizzare la cifra incassata per l’acquisto di attrezzature per l’ospedale, sempre più punto di riferimento nella regione. Il presidente Lauro Costa e il direttore Massimo Bianconi hanno voluto testimoniare al presidente della Fondazione Salesi Franco Dolcini ed alla dottoressa Annarita Duca, la loro solidarietà verso la Fondazione. “Speriamo che questa tappa costituita dal concerto di Lucio Dalla - hanno detto Costa e Bianconi - rappresenti un buon punto d’avvio per rendere il In dialogo Opinioni a confronto 13 11 novembre 2007 In questa rubrica diamo spazio a lettere, opinioni o contributi dei lettori, purchè non inviati anche ad altri giornali. Chiediamo agli scriventi di essere sintetici. Scritti troppo lunghi potrebbero non trovare spazi o essere necessariamente tagliati. La pubblicazione non significa condivisione dei contenuti. Gli scritti si possono inviare per email a [email protected] Le lettere, per essere pubblicate, devono contenere esplicitamente il nome, l’indirizzo e il numero di telefono del mittente IN SINTONIA CON LE PERSONE Padre Rinaldo Paganelli, animatore al Convegno diocesano di inizio ottobre, ha seguito gli articoli che Voce ha pubblicato in seguito alle tresere presso il Seminario. Padre Rinaldo ha scritto a don Mariano Piccotti, vicario per la pastorale e coordinatore del convegno: Carissimo don Mariano, grazie di quanto ci hai fatto pervenire. Condividendo alcune impressioni con suor Giancarla ci siamo sentiti lusingati per le parole positive che si sono spese nei nostri confronti. Per la verità ci siamo sentiti molto bene pure noi, e siamo entrati in sintonia con le persone e con la realtà. Siamo contenti che a partire da qui ci siano attenzioni e interessi nuovi per alcune realtà della vostra diocesi. Quando si investe veramente sulla formazione e si fanno le cose con stile i risultati non si fanno attendere. Grazie davvero per quello che ci hai permesso di vivere e auguriamo ogni bene. Tutto questo è anche pensiero di suor Giancarla. p. Rinaldo Don Benzi e la Regione “Quella di Don Oreste voce a coloro che vivono Benzi è una voce che ci ai margini della società. mancherà, una presenza Un’attenzione particolache ha lasciato un segno re l’ha rivolta ai giovani, indelebile nelle coscien- i quali, ricordava, “hanno ze e nella nostra regione bisogno di prendere in dove è stato un punto di mano le redini della storiferimento nella lotta ria”. contro la delinquenza le- “A questo proposito – gata alla prostituzione”. continua Spacca - voglio Parole di cordoglio espres- ricordare che è stato al se dal presidente della Re- nostro fianco nella camgione Marche, Gian Ma- pagna contro l’alcol nelle rio Spacca, per la morte discoteche ‘Un soffio per di Don Oreste. la vita’ e è stato impegnaLa sua presenza si è fatta to nel convegno nazionasentire anche nelle Mar- le sulle Sette e sul mondo che, “lungo le strade del dell’occulto organizzato litorale adriatico – spiega ad Ancona insieme con il presidente - per libera- la Regione Marche, Unire le donne dalla strada e versità e Polizia di Stato. contrastare quel fenome- Voglio chiudere questo no indegno per una socie- breve ricordo con le sue tà evoluta che vede tante parole: ‘Io non ho fondato straniere ridotte a ‘schia- nulla, sono stati i poveri ve del sesso’”. Don Oreste che spesso ci hanno rinha speso la propria vita al corso e ci hanno impedito servizio del prossimo, de- di addormentarci. Noi, io dicandosi ad eliminare le e quelli con cui lavoro, abcause che creano ingiusti- biamo solo messo a dispozie e cercando di dare una sizione le nostre vite’”. In ricordo In memoria 12-7-1939 23-8-2007 Meri Bomprezzi Gherardi E’ stata e sarà sempre nel cuore del marito, cav. Aldo Gherardi, del figlio, della nuora, dei nipoti e di quanti l’hanno conosciuta e stimata in vita. Sposa e madre intelligente e sapiente, buona, amabile, cordiale e riservata. Minuta nel fisico, grande nel cuore. prof. David Borioni E’ deceduto di recente, nella città di Bologna, il prof. David Borioni. Molti anche a Jesi, dove ha vissuto per molti anni, lo ricorderanno per essere stato uomo di cultura che tanto ha dedicato alla scuola, come insegnante di italiano e latino prima, come preside poi, lasciando ovunque l’impronta della sua profonda cultura e del suo stile rigoroso. Per tutta la vita si è dedicato allo studio delle letterature, scrivendo saggi su alcuni dei più importanti autori e della lingua italiana. Proprio sui temi linguistici e della semantica ha collaborato con la Gazzetta di Parma, curando una specifica rubrica e scrivendo articoli sempre stimolanti e originali. Con profondo rimpianto ne danno l’annuncio, Massimo e Daniele ed i familiari tutti. Non concordiamo con il Sindaco La Democrazia Cristiana di Jesi appreso della riconferma per cinque anni del dott. Stefano Gennai quale direttore generale dell’Ente ed essendo a conoscenza che all’interno della Giunta Comunale, pur espressasi all’unanimità, ci sono registrati alcuni distinguo significativi, critica la scelta operata dal Sindaco Belcecchi che non va in direzione di un rinnovamento dell’organizzazione comunale che è invece una necessità e trova la sua ragion d’essere nella esigenza di razionalizzare la struttura operativa al servizio della collettività e nella necessità di mostrare trasparenza e partecipazione per rinnovare nei fatti e non a parole la Pubblica Amministrazione. Il Comune di Jesi, purtroppo, continua nella sua politica contro i beni culturali jesini. Dopo la perdita dell’archivio dell’ex Pretura che il Comune di Jesi ha voluto inviare ad Ancona, ora si invia a Pianello Vallesina la raccolta di tutto il materiale di utilizzo nell’agricoltura messo insieme per la storia dell’agricoltura nella Vallesina. I materiali raccolti con tanta cura dal compianto Prof. Vitaliano Cinti, erano stati sistemati nel grande e caratteristico edificio della ex azienda agricola dell’Istituto Cuppari. Con delibera della Giunta comunale in data 19.10.07 il materiale museale è stato trasferito a Pianello Vallesina nei locali della Fondazione Salvati perché l’edificio del Comune è stato messo in vendita. Il Comune di Jesi è proprietario di una grande azienda agraria che si chiama “Arca Felice” con tante case coloniche inutilizzate, avrebbe dovuto reperire nella sua azienda ambienti idonei alla conservazione del materiale. Democrazia Cristiana - Jesi Mostra degli utensilia Ho letto con tanto interesse, come sempre fra l’altro, l’articolo di v.m., riguardo la proposta di istituire una mostra permanente degli utensili del XX secolo, dei nostri benemeriti artigiani. Concordo perfettamente di investire l’assessorato alla cultura del Comune a prendere iniziative a ciò rivolte. E’ giusto pensare al ramaio Santarelli per non disperdere tutto il patrimonio di attrezzi e utensili; sarà difficile preservare la sua mano di artista. Se si farà, come auspico, è bene ampliare la mostra con gli attrezzi dei tanti mestieri presenti a Jesi, compresi quelli agricoli. Non dobbiamo dimenticare che Jesi non a caso era denominata la piccola Milano. Non dobbiamo dimenticare che Jesi era la capitale per la costruzione di utensili e macchinari per l’agricoltura. Chi di noi nell’immediato dopoguerra, non aspirava ad un lavoro fisso (il posto fisso) alla S.I.M.A. (Società Iesina Macchine Agricole), dove si costruivano i “pertigari” (aratri), le “somentatrici” (seminatrici), erpici, estirpatori, tutti attrezzi a tiro animale? Chi può dimenticare Lampacrescia, con le sue seminatrici “Belfiore”? L’elenco sarebbe lungo, basta pensare ai nomi delle vie cittadine, avranno pure un loro significato: dei Telari, Setificio, Sellai, Cordai, ecc. Tutto ciò a beneficio delle nuove generazioni per non far dimenticare che se oggi hanno molto è frutto di sacrifici dei loro nonni che con tanti stenti e fatiche hanno ricostruito e costruito questa nostra bella e amata Jesi. Non disperdiamo questa nostra cultura, sono sicuro che l’assessore alla cultura del Comune, anche se non ha mai vissuto la nostra città come Jesina, vorrà cogliere questi suggerimenti per intraprendere iniziative ad hoc. Aldesino Fioretti 14 Vallesina 11 novembre 2007 Jesi - Il Palazzo e dintorni AGENDA Il Santo del giorno Giovedì 8 novembre san Goffredo, venerdì 9 beato Gabriele Ferretti, sabato 10 san Leone Magno, domenica 11 san Martino di Tours, lunedì 12 san Giosafat, martedì 13 sant’Agostino, mercoledì 14 santo Stefano da Cuneo, giovedì 15 sant’Alberto Magno, venerdì 16 santa Margherita di Scozia, sabato 17 santa Elisabetta di Ungheria, domenica 18 san Frediano. Farmacie di turno a Jesi Giovedì 8 novembre Comunale 1, venerdì 9 Cerni, sabato 10 Comunale 2, domenica 11 Grammercato, lunedì 12 Coppi, martedì 13 Moretti, mercoledì 14 Barba, giovedì 15 Martini, venerdì 16 Calcatelli, sabato 17 Grazie, domenica 18 Comunale 1. Farmacie di turno in Vallesina Giovedì 8 novembre Castelbellino, venerdì 9 Pianello Vallesina, sabato 10 Montecarotto, domenica 11 Moie (Angelico), lunedì 12 Macine, martedì 13 Moie (Lucarelli), mercoledì 14 Angeli, giovedì 15 Poggio San Marcello, venerdì 16 Castelbellino, sabato 17 Pianello, domenica 18 Montecarotto. Notizie in breve Violenza in città Aggredita la commessa di un negozio del centro storico di Jesi mentre, mercoledì 31 ottobre, stava rientrando a casa. L’aggressore è un 24enne marocchino, clandestino, ma inserito in una squadra di calcetto e che ora, in carcere, è disperato per il grave reato contestato. Il vescovo Rocconi invita alla necessità dell’accoglienza e al rispetto della legalità. L’assessore Aguzzi annuncia una tavola rotonda, il 25 novembre, per riflettere sulla vicenda. “La violenza va sempre punita, ma dobbiamo incentivare gli incontri”: commenta l’assessore Maiolatesi Il presidente del circolo di Alleanza Nazionale, Daniele Massaccesi: “Questi episodi fanno aumentare rabbia e paura tra i cittadini”. Maria Celeste Pennoni di Forza Italia ripropone il vigile di quartiere e le telecamere nelle aree sensibili. Bando per il verde pubblico Il bando per la sponsorizzazione di aiuole, piccole aree verdi e rotatorie del Comune di Jesi scadrà il 12 novembre ed è rivolto a tutti coloro che sono pronti ad eseguire a propria cura interventi di nuova sistemazione o di manutenzione di spazi pubblici distribuiti nel territorio comunale. Per partecipare le imprese, le società, gli enti e le associazioni interessate dovranno presentare in Comune la relativa proposta progettuale, seguendo le indicazioni previste nella modulistica che si può reperire all’Ufficio relazioni con il pubblico (info 800 580084) o scaricabile dal sito internet www.comune.jesi.an.it alla sezione bandi. Corso di oreficeria L’Istituto Statale D’Arte “Mannucci” di Jesi tiene viva la tradizione orafa del luogo. Sono sette quest’anno gli allievi che frequentano il corso di oreficeria. Questo anche grazie alle azioni di orientamento svolte dalla Confartigianato che ha provveduto a far conoscere le opportunità di corsi qualificanti per il lavoro di domani, anche nelle scuole medie attraverso l’istituzione di laboratori. Ecco a voi il programma di mandato P oichè gli coglierle ed elettori enunciarle, jesini hansi rischia di no affidato non capire un mandato o di essere amministrasmentiti. tivo di cinEppure al que anni, la cittadino giunta Belpiacerebbe cecchi bis ha tanto sapep re s e nt ato re che cosa al consiglio l ’a m m i n i comunastrazione le un programma che, si propone di mettere al teoricamente, dovrebbe forno nel prossimo 2008. coprire l’impegno degli Un piccolo elenco delassessori fino al 2012. la serva, a prescindere Cinque anni. Non sono dalla capacità o meno di pochi, ma passano alla realizzare. Nel dibattito svelta, soprattutto se si che avremo in Consiglio, pensa che solo per coor- qualcuno ci darà questa dinare i propositi si sono soddisfazione? Grazie. impiegati 4-5 mesi più *** uno di dibattito. “Et censeo Matteotti curMa non c’è che dire: le sum renovandum est” proposte coprono am- Postilla – Prima un illupiamente tutte le pro- stre latinista jesino, poi blematiche della città. Si un altrettanto illustre va dalla elencazione dei latinista lombardo mi principi ispiratori che hanno fatto notare che, devono impregnare il la- per non offendere Civoro degli amministra- cerone, dovrei scrivere tori alla sottolineatura esse e non est trattandodella partecipazione, si di oggettiva. L’errore della collegialità, del bi- blu era presente al sotlancio, dei lavori pubbli- toscritto fin dal primo ci, dello sviluppo econo- momento, ma quell’esse mico, dell’ambiente, del al posto di est sarebbe turismo, delle politiche stato ostico per quanti connesse alla cultura, non conoscono la lingua allo sport, alla donna, ai di Virgilio. Feci una scelgiovani, alla scuola, allo ta in nome della chiarezsviluppo, alla persona, za sicuro che né Ciceroalla sanità, alla solidarie- ne né Virgilio avessero tà. Insomma, si è previ- obiettato. E invece no. sto tutto e un po’ più di Allora, per farli tacere, tutto. Sì, perché alcuni sacrifico l’Et censeo. E propositi, lodevoli quan- salvo la chiarezza del to si vuole, sfuggono concetto. Chiedo scusa alle effettive possibilità ai lettori che già hanno di un’amministrazione. imparato a memoria il Ma c’è buona volontà. motto. Anche loro, in Speriamo che ci sarà omaggio ai nostri avi roarmonia di gran lunga mani, dovranno aggiorsuperiore a quella che narsi. Ma con il motto registriamo quotidiana- andremo avanti finchè mente in seno al gover- non si vedrà l’alba dei lano nazionale: solo così vori in corso Matteotti. potremo sperare che an- Ecco il nuovo: “Matteotti che il programma non cursum renovandum est” sarà l’elenco dei buoni . Un po’ meno forte del propositi. precedente, ma… oneDifetti? Uno, grande sto. E Catone il Censore quanto il mostro di viale mi perdonerà se sacrifidella Vittoria: non sono co censeo. indicate le priorità. Per v.m. Jesi - via Ugo La Malfa, 24 tel. e fax. : 0731.202894 - 202893 Da oltre 40 anni propone corsi permanenti, professionali e progressivi, lezioni a carattere individuale con sistema didattico esclusivo. Le iscrizioni ai corsi di hobbistica uso familiare, modellista, sarta – fashion designer sono aperte durante tutto l’anno Nei distretti di Jesi, Moie e Cupra Vaccinazione antinfluenzale Giovedì 8 novembre inizierà la campagna di vaccinazione antinfluenzale. L’Azienda Sanitaria ricorda che il vaccino è gratuito per chi ha superato i 65 anni e per i bambini e gli adulti che abbiano una specifica prescrizione medica. Le vaccinazioni sono effettuate dai Medici di Medicina Generale e Pediatri nei propri ambulatori; dal personale delle strutture distrettuali della Zona Ter- ritoriale. A Jesi, nella sede del distretto di via Guerri dal lunedì al sabato dalle ore 9 alle ore 12 e negli ambulatori di via San Francesco il lunedì, martedì, venerdì e sabato dalle ore 9 alle ore 11. A Moie, presso il distretto in via Trieste, sarà possibile vaccinarsi il martedì dalle ore 15 alle ore 16 e il mercoledì dalle ore 11 alle ore 12; a Cupramontana il venerdì dalle 11 alle 12. Sculture e pietre a Jesi “Sculture, lapidi e pietre incise per le vie e le piazze di Jesi” è il tema che l’avv.to Alessandro Alessandroni tratterà mercoledì 14 novembre alle ore 16 presso il teatro del Museo Diocesano in piazza Federico II. L’incontro, organizzato dal Circolo Ferrini, è il terzo proposto sull’argomento. FOCARELLI OTTICA 15 Sport IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE « OGGI IL CSI HA PIU’ CHE MAI BISOGNO DI VOI » Q uando, il 26 giugno 2004, il CSI affluì nell’Aula Paolo VI, in Vaticano, per celebrare il sessantennio nazionale dell’associazione insieme a Giovanni Paolo II, ebbe dal Papa un messaggio che va ricordato ogniqualvolta c’è un anniversario associativo. «Nel corso degli anni – ci disse il pontefice - avete lavorato perché bambini, giovani e adulti potessero conoscere, attraverso le varie discipline sportive, la ricchezza e la bellezza del Vangelo. Li avete aiutati a incontrare Gesù e a sceglierlo come ragione ultima della loro esistenza. Questa resta oggi la vostra missione, di cui la società continua ad avere bisogno. Lo sforzo da parte delle vostre società sportive di promuovere lo sport come esperienza formativa nelle parrocchie, nella scuola, nel territorio aiuterà le nuove generazioni a scegliere e coltivare i valori autentici della vita: l’amore per la verità e la giustizia, il gusto della bellezza e della bontà, la ricerca dell’autentica libertà e della pace....» È questo, infatti, il senso ultimo della storia del CSI, la ragione che lega il suo passato al suo futuro. L’importante è comprendere che questa missione non è in astratto il compito del CSI, ma è quanto quotidianamente ogni operatore associativo deve sforzarsi di realizzare con passione, con dedizione, con perseveranza. Il CSI coagula ogni giorno il lavoro di migliaia e migliaia di dirigenti, tecnici, arbi- tri, operatori dai compiti più diversi, il cui agire individuale alla fine si annulla nella costruzione della storia comune. È dallo sforzo di ciascuno che deriva alla fine la qualità della vita associativa all’interno del Comitato, e la funzione umana e sociale, ciò che permette di raggiungere quelle mete sempre attuali che ci hanno ricordato le parole di Giovanni Paolo II. Sono parole che giro con affetto e riconoscenza a tutti voi del Comitato provinciale di Ancona, nel momento cui vi festeggiate il vostro sessantennio. Dovete andare orgogliosi di aver contribuito in maniera importante a costruire nel tempo il patrimonio di credibilità di cui oggi gode l’intero corpus associativo. Il vostro è stato un contributo di idee, di iniziative, di risorse umane messe generosamente a disposizione di tutti. Oggi il CSI ha più che mai bisogno di voi. Se il nostro carisma associativo è educare attraverso lo sport, è inutile nascondersi che questo compito è diventato più difficile, perché si innesta in una società civile più povera di valori e in uno sport sempre più svilito a merce da vendere e comprare. Sta a ciascuno di noi cercare di cambiare le regole del gioco. Nel ringraziare quanti, in questi sessant’anni, hanno reso grande e forte il CSI ad Ancona, confido che l’associazione possa contare sul vostro esempio trainante anche negli anni a venire. Il Presidente Nazionale Edio Costantini Eccellenza, promozione, prima e seconda categoria CALCIO Eccellenza Finisce in parità il derby Castefrettese – Jesina e per di più senza nessun gol. Nell’immediato dopopartita, le dichiarazioni fanno capire che il pareggio è accettato, ma, viste le occasioni che i leoncelli si sono mangiate, è abbastanza evidente l’amaro in bocca. Un punto soltanto fa dimenticare le ultime prestazioni dei nostri lascia delusi gli speranzosi fans (diverse centinaia da Jesi e Vallesina). I padroni di casa, sperando sulla sorpresa iniziale, attaccano subito a spron battuto, mettendo in confusione i nostri. Mister Trillini prevede un qualche ritocco e verso la metà del primo tempo le cose si raddrizzano. Alla mezz’ora, Borrelli si trova solo a pochi passi dal portiere locale, Gambadori, ma, purtroppo, fallisce la grande occasione, alzando sopra la traversa. E non è l’unica: il bomber Crispina, lo specialista delle incornate, prima dell’intervallo dirige il pallone verso l’angolino basso, ma Gambadori … miracoleggia! Al ritorno in campo dallo spogliatoio, il bravo Crispino ci riprova, ma sfiora soltanto il montante. La Castelfrettese oramai difende a denti stretti il pareggio contro gli attacchi di Borrelli ed ancora di Crispino e la partita termina con Gambadori salvatore della imbattibilità della sua rete. Oggi viene a Jesi il Piano San Lazzaro, secondo in classifica. Promozione Il Mosaico Vallesina riceve a Moie l’Urbania ma in formazione incompleta a causa di varie assenza. Gli ospiti partiti a razzo, dopo circa un’ora segnano, ma i nostri non si arrendono e in pieno recupero pareggiano: 1-1 al 93’. Prima categoria Monserra in casa batte il coriaceo Cerreto (1-0). Cupramontana ferma l’Offagna, prima in classifica (2-2). Altrettanto fa il san Marcello con Marina (2-2). Seconda categoria Borgo Minonna vince in casa del Leopardi (2-3). Sampaolese cede ad Apiro (2-0). A Candia cade il Castelbellino (1-0). Monsano batte l’Aurora (2-1). Staffolo capolista sconfigge l’Aesina (3-0). Virus travolge l’Agugliano-Polverigi (5-0). Vir BASKET Diretta tv venerdì alle 20.45 su Rai Sport Sat La Fileni Bpa anticipa a Livorno D ue successi in tre giorni lanciano in orbita la Fileni Bpa, ora tra le seconde. Domenica scorsa gli arancio-blu hanno battuto al PalaTriccoli il Reggio Emilia 85 a 77. Gara sempre in mano agli jesini, trascinati da un grande Hoover, autore di 30 punti, con un 6 su 11 da tre. Giovedì 1 gli jesini avevano espugnato il campo della matricola Veroli, piegata 89 a 67. Migliori realizzatori erano stati Maggioli e Moss (nella foto di Candolfi). La classifica dopo il sesto turno di andata: Ferrara e Sassari 10 punti; Caserta, Pavia, Fileni Bpa Jesi e Soresina 8; Rimini, Imola, Reggio Emilia e Casale Monferrato 6; Fabriano, Novara, Pistoia e Montecatini 4; Veroli 2, Livorno -2 punti. (Livorno pena- lizzato di quattro punti per irregolarità amministrative). Oggi, venerdì 9 novembre, gli arancio-blu sono di scena a Livorno (ore 20.45) per l’anticipo televisivo. La gara, infatti, è trasmessa in diretta da Rai Sport Satellite. L’obiettivo dei toscani è la salvezza, traguardo complicato dalla penalizzazione di quattro punti. Il giovane tecnico Dell’Agnello punta sui due americani Anderson e Boyette. L’assemblea ordinaria dei soci del 29 ottobre, ha deciso all’unanimità l’allargamento del consiglio di amministrazione dell’Aurora Basket a tre nuovi consiglieri: Carlo Barchiesi (fondatore dell’Aurora nel 1966 e attuale addetto agli arbitri), Giovanni Fileni (presidente della Fileni Simar) e Massimo Mariani. Giuseppe Papadia VOLLEY Pugliesi già battute all’andata 3-1 La Monte Schiavo ospita il Castellana Grotte Q uinta vittoria consecutiva della Monte Schiavo Banca Marche nella prima fase di Coppa Italia. Domenica scorsa le jesine si sono ripetute a Castelfidardo, regolato con un secco 3 a 0 (parziali: 2624, 25-18, 25-21). La gara è rimasta in equilibrio solamente nel primo e terzo parziale. Protagoniste della vittoria Rinieri, autrice di 18 punti e Cella (nella foto di Ballarini), che ha sostituito Togut, tenuta a riposo da coach Abbondanza. Il successo nel derby anconetano consolida la leadership delle “prilline” nel loro girone, prime a punteggio pieno. “U Giovedì 1° novembre le jesine avevano giocato un’amichevole con la formazione olandese dell’Amstelveen. Ad aggiudicarsi la gara erano state proprio le ospiti al tie break (parziali: 25-23, 15-25, 25-21, 13-25, 25-23). La classifica del gruppo B: Monte Schiavo Banca Marche Jesi 12 punti; Roma 6; Castellana Grotte e Castelfidardo 3. Oggi, domenica 11 novembre, Togut e compagne tornano al PalaTriccoli (ore 17.30) per ospitare il Castellana Grotte, già battuto due settimane fa a domicilio con il punteggio di 3-1. La compagine pugliese, allenata da Radogna, è quarta nel campionato di A2. Le baresi hanno in Zanotti e Quaranta gli elementi di maggior esperienza. Gip Moie - Riapre il Centro n luogo importante per la crescita dei nostri ragazzi di Moie, in cui possono fare esperienze positive, incontrarsi e confrontarsi”: così don Gianni Giuliani ha introdotto la breve e significativa cerimonia di apertura dell’anno sociale del Centro Giovanile Parrocchiale, sabato 13 ot- tobre. Don Gianni ha ringraziato i volontari e la signora Rita Cardinali alla quale ha donato una pergamena con la benedizione del Santo Padre. Hanno partecipato il sindaco Carbini e l’assessore Mancini, i collaboratori e i ragazzi che hanno accolto l’invito a vivere da protagonisti il loro tempo. Provincia di Ancona Campioni di sport e cucina S ono quattro i campioni dello sport e della cucina che nelle ultime setti- mane hanno regalato nuovo lustro alla Provincia, valorizzandone e diffondendone il buon nome nel resto d’Italia e nel mondo. La presidente Patrizia Casagrande ha voluto creare l’occasione per accoglierli tutti insieme e render loro pubblico omaggio. Giovanna Trillini, Valentina Vezzali, Moreno Cedroni e Mauro Uliassi, in un’insolita combinazione, sono stati protagonisti, il 7 novembre, di una speciale cerimonia, con consegna di simbolico riconoscimento da parte della presidente Casagrande e dall’assessore alla cultura e allo sport Carlo Maria Pesaresi WWWBPAIT CENTRO SPORTIVO ITALIANO 11 novembre 2007 16 Esperienze 11 novembre 2007 Castelplanio: L’Agorà di Loreto è ancora viva nel cuore dei giovani Abbiamo percepito la disponibilità e la fraternità dell’incontro C he cos’è l’Agorà? Un modo per conoscere nuove persone, mettere a confronto idee, opinioni, culture e religioni diverse, affrontare tematiche attuali che sono spesso presenti nella vita di noi giovani. Tutti questi concetti possono essere racchiusi in una parola: Agorà. Con l’arrivo il 29 agosto dei ragazzi di alcune parrocchie d’Italia, da Trento, Parma, Cosenza e Oppido Palmi, si è creato uno spirito di solidarietà, stima, amicizia e confronto. L’inizio di questo percorso spirituale è stato il 30 agosto quando, con l’introduzione di alcuni canti come ”Emanuel”e “Luce di verità”, abbiamo affrontato il tema “I giovani e il tempo”. E’ difficile descrivere come poche parole al ritmo di semplici melodie possano gniamo a Dio? Le risposte sono coinvolgere così tante persone e state molteplici e diverse fra loro. farle sentire unite, come le parole Alcuni gli assegnano il bianco di una delle canzoni “Siamo qui perché contiene al suo interno sotto la stessa luce, sotto la sua tutti gli altri colori ed è simbolo croce, cantando ad una voce…”. di purezza, altri il giallo simbolo Che colore la tua vita? di luce, altri ancora il rosso simAnche il tema affrontato “I gio- bolo della passione che lui ha per vani e il tempo” è stato molto noi, l’azzurro simbolo di pace toccante. Il “gioco” che lo ha in- e fraternità. Alla fine di questa trodotto consisteva nell’assegna- mattinata dedicata alla tematica re un colore al proprio tempo ed “I giovani e il tempo”, abbiamo alla propria vita. Provate ad im- pranzato insieme ed ascoltato la maginare:.. sapreste essere in gra- testimonianza dei membri di due do di dare un colore alla vostra associazioni di Castelplanio: la vita e spiegarne il perché? Non è “Diletta Onlus” e l’Associazione semplice quanto sembra, poiché italiana Carlo Urbani. uno stesso colore potrebbe essere Successivamente ci siamo divisi espressione di vite leggermente in gruppi, ognuno dei quali efdiverse fra loro. Ad esempio l’az- fettuava diverse attività: percorzurro che per alcuni è simbolo so del “granchio nero”, percorso di tranquillità, armonia e pace, culturale del paese e murales. Il ad altri invece ricorda il tempo 31 agosto, invece, ci siamo recati e quindi la vulnerabilità. Il giallo a Jesi: la mattina al Circolo cittapuò essere simbolo di una vita dino per affrontare le tematiche ricca di impegni, attività, vivaci- del dibattito dei giorni precedenti tà, ma allo stesso tempo anche e nel pomeriggio la Santa Messa luce di Dio. Ed è proprio questo in Cattedrale. l’interrogativo che più ci ha fatti Finalmente Loreto!!!! ragionare. Quale colore noi asse- Il primo settembre, ansiosi per il grande evento, abbiamo preso il treno (prestissimo) fino a Porto Recanati e da lì, camminando per solo tre chilometri, cantando l’inno dell’Agorà, siamo giunti, tra i primi, alla piana di Montorso. Ci siamo sistemati vicinissimi al palco, era davvero emozionante sapere che quella grande spianata sarebbe stata presto riempita da giovani che hanno detto sì a questa grandissima esperienza. La tranquillità e la serenità di ognuno mi hanno fatto riflettere, come se lì in quella semplice spianata per quel giorno esistesse solo la parola pace e termini come guerra e violenza non si conoscessero. In ciascuno dei presenti si scorgeva una grande disponibilità e voglia di stare con gli altri, ma soprattutto un grande senso di fraternità che purtroppo non sempre percepiamo attorno a noi. Nel pomeriggio, con l’arrivo di Papa Benedetto XVI, prima di iniziare la celebrazione, abbiamo cantato l’inno dell’Agorà, un qualcosa di veramente toccante e di indescrivibile. 450.000 persone di ogni età che cantavano la stessa canzone, che sentivano quelle stesse parole dentro di loro, gente che alzava i teli bianchi che erano nella borsa del pellegrino secondo il ritmo della musica o persone che alzavano semplicemente la mani al cielo, volti sereni ovunque voltavi lo sguardo. Sembrava addirittura strano come persone che non si conoscevano, distanti anche molto fra loro, con culture, religioni e pensieri politici ed ideologie differenti parlassero e vivessero insieme in modo tranquillo.Un’esperienza significativa tra noi giovani e il Santo Padre che custodiamo nel nostro cuore come un dono prezioso e un invito a condividere con i nostri fratelli la speranza che abbiamo vissuto. Francesca Panfili Foto Candolfi L’esperienza degli Scout del Divino Amore e l’Agorà dei Giovani a Loreto All’ombra materna e premurosa della Vergine Maria L’1 e il 2 settembre di quest’anno il Signore ha fatto a me e al mio clan un dono grande: poter partecipare, assieme al nostro gruppo e a tanti altri giovani provenienti da ogni parte del mondo, all’Agorà dei giovani a Loreto; poter stare un fine settimana con Lui, lasciando tutti i nostri problemi, i pensieri, le preoccupazioni e le paure, fuori di quella valle consacrata. Poteva non essere così!!! Quella mattina del 1° settembre siamo rientrati dal campo mobile, siamo andati un attimo in parrocchia, al Divino Amore di Jesi a pranzare al volo, a lasciare gli enormi zaini ai genitori e via di corsa in stazione per riunirci con tutto il gruppo e partire per Loreto. E’ stato il Signore a permetterci di fare tutto ciò! stanchi come eravamo potevamo tornare a casa, farci una doccia, mangiare con calma, metterci a dormire e … invece no! nonostante noi, le nostre miserie, le nostre fragilità, i nostri tanti dubbi e la nostra poca fede, il Signore c’ha voluto prendere per mano e c’ha vo- luto portare lì, a Montorso, all’ombra della Santa Casa, all’ombra materna della Vergine Maria, per darci una parola di Speranza, per bocca del Suo vicario in terra, Benedetto XVI. In quella notte di preghiera, il Signore c’ha dato anche di poter vivere un momento particolare della vita del clan: Andrea Boria, un nostro compagno di viaggio, ha preso la partenza, é diventato un RS (rover scout), ha raggiunto una maturità tale da poter proseguire la sua strada di uomo da solo, senza più appoggiarsi alla comunità del clan. L’ultimo dono che il Signore ci ha fatto quei giorni è stato poter partecipare alla Santa Messa celebrata dal Santo Padre la mattina del 2 settembre e poter ascoltare dalle sue labbra ciò che Lui voleva dirci. Come è stata l’esperienza complessivamente? Rispondo con le parole del Salmo: “Per me un giorno nei tuoi atri è più che mille altrove, stare sulla soglia della casa del mio Dio è meglio che abitare nelle tende degli empi.” (Sal 84, 11). Paolo Gabrielloni