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Settimanale d’informazione
ANNO LV- N. 40
Euro 1
DIREZIONE E REDAZIONE: JESI - PIAZZA FEDERICO II, 8 - TEL. E FAX. 0731.208145
scuola materna s.caterina
musica classica
la parola
Il concorso e la
testimonianza:
Una casa in mezzo
al mare
Inaugurata la
rassegna di Musica
Preacentio con
il Coro Petrucci
Oblio del mondo e
di tutto fuorchè di
Dio che si trova per
le vie del Vangelo
9
3
di Giovanna Ortolani
di d. Mariano Piccotti
Impôt repriséTassa riscossa Ufficio di Jesi
domenica 11 novembre 2007
terza e quarta eta’
Intervista a
Paolo Borioni,
presidente della
Residenza Protetta
6
di Paola Cocola
9
arte
L’artista Ulrica
Senoner racconta
la storia di
un’adozione
di A. F. Cardinali
12
Perché non continuare a sperare?
I
l Santo Padre ogni domenica
invita alla speranza. I lavori del
congresso ecclesiale di Verona
dello scorso ottobre si sono conclusi con l’invito a essere portatori di speranza. Il prossimo anno
liturgico sarà sotto il segno della
speranza. I fatti di questi giorni
portano segni di disperazione e
di morte: la ragazza inglese di Perugia uccisa misteriosamente; la
donna ferocemente assassinata da
un rom proveniente dalla Romania accampato nelle baraccopoli
di Roma; l’ufficiale che assediato
dai suoi incubi uccide alcuni passanti davanti la sua casa.
Si respira un sentimento di pessimismo e di rabbia, soprattutto
di paura. Tutti vogliono giustizia,
come fosse la sola a lenire il male.
Essa, necessaria può solo ristabilire la verità e dare responsabilità.
Deve esserci lo sforzo di costruire
la speranza anche di fronte a fatti che ci interrogano e ci chiedono di non vivere solo di paura: la
giustizia non può essere disgiunta
da segni di tolleranza. Noi cristiani dobbiamo essere uomini di
speranza. L’obbligo ci è dato dalla
Buona Novella che è il Vangelo: “Lo Spirito Santo permarrà su di voi e vi condurrà alla pienezza della Verità”.
Allora perché avere paura! Le tragedie degli ultimi giorni che ci hanno coinvolto emotivamente, portandoci al
pessimismo del vivere, devono far riflettere e non farci
chiudere nella difesa dei nostri confini, ma aprirci alle
novità ed essere fautori di speranza. Guardare l’altro, sia
rumeno o extracomunitario o di altri paesi o zingaro e
lasciarlo vivere nell’indigenza, ai confini del nostro benessere è “un atto violento”, è lasciarlo fuori dalla nostra
porta di casa. Certamente, le leggi devono essere rispettate da tutti.
Lo Stato deve fare il suo dovere di prevenzione e di repressione quando il vivere civile viene messo in discussione, ma deve anche saper accogliere. La Caritas denuncia l’emarginazione che prova a contrastare con i suoi
mezzi, lo Stato non può solo pretendere il rispetto delle
leggi ma deve anche assumersi il compito dell’accoglienza. Il messaggio cristiano deve entrare nelle contraddizioni dell’uomo. A ogni ingiustizia patita corrisponde
un’ingiustizia prodotta, a ogni disperazione una speranza negata. La speranza non è solo quella di una vita
tranquilla, non più assediata dai fantasmi degli stranieri,
ma richiama il dovere di essere testimoni di carità e di
giustizia. Quanto è triste quando si ascolta e si legge che
l’unica soluzione dei problemi del vivere insieme è quello di escludere e mandar via. Chi ha lavoro può restare!
Gli altri si rispediscono nei loro Paesi. E’ giusto, quanto?
Non ci ricordiamo di quando nei luoghi pubblici svizzeri
o tedeschi o francesi c’erano avvisi di questo genere: “Divieto di entrata per gli italiani, gli zingari o i negri”. Eppure quegli immigranti sono stati i fautori dello svilup-
po. Quanti sacrifici! Per questo
quando incontro questi uomini
e donne di diverso colore e costume sento la necessità di inchinarmi a chi si gioca la vita per un
futuro migliore. Chi ha il coraggio
di mandarli via! Spero nessuno di
noi si senta assediato da questi
poveri.
La violenza che nei giorni scorsi
è avvenuta a Roma non ha attenuanti. Lo stesso arcivescovo metropolita di Bucarest Ioan Robu,
all’indomani dell’omicidio di Giovanna Reggiani e del dibattito politico che si è aperto in Italia e in
Romania sulla immigrazione ha
detto che i cittadini romeni devono saper apprezzare l’accoglienza
da parte dell’Italia e rispettare le
regole della convivenza del popolo che li accoglie, offrendo garanzie di competenza nel lavoro e di
onestà. Non si può però pensare
di ripulire le nostre città dagli immigrati con il pretesto di ristabilire l’ordine perché provvedimenti
di questo tipo non risolverebbero
il problema. L’esodo comunque
non si fermerà ma potrebbe destabilizzare le nostre società cosiddette del “benessere” se i paesi ospitanti non assumeranno leggi rigorose e nello stesso accoglienti. Il cuore del
cristiano deve ragionare partendo dal perdono, per includere e non escludere, attraverso la carità e la giustizia si
costruisce il Regno che ci è stato promesso. La speranza è
l’ultimo e necessario scandalo, di cui essere profeti e artefici anche nelle situazioni più disperate.
Questi fatti dolorosi sono avvenuti nei giorni in cui ci siamo meravigliati della ricchezza della vita di don Oreste
Benzi, l’uomo e il sacerdote che ha dedicato tutto se stesso a chi era senza voce e che, tante volte, nella sua lunga
esperienza terrena, ha sperato contro ogni speranza. Un
motivo in più per continuare a sperare e impegnarci a favore della vita.
Remo Uncini
Foto Siciliani/Sir
Il tragico episodio di Roma ripropone con veemenza l’acuto problema dell’immigrazione
“Non passa lo straniero”? Vuol dire che viviamo sulla luna
T
utti concordiamo – non c’è
bisogno di dirlo – sull’accelerazione di provvedimenti che
tentino di arginare sempre di più
la delinquenza a tutti i livelli e, di
conseguenza, ad offrire sempre
maggiori garanzie di sicurezza al
cittadino. Un principio del tutto
scontato, seppure, ancora una
volta, il radicalismo di sinistra
ha da ridire sul decreto legge di
sabato scorso che conferisce ulteriori poteri ai prefetti per un
passo avanti verso una maggiore
garanzia al cittadino. Perché, in
ultima analisi, il problema è un
altro: come operare?
Così c’è chi scrive sui muri di
Roma la proposta “Non passa
lo straniero!” cioè si propone di
chiudere i confini, di non far entrare in Italia né romeni, né alba-
nesi, né marocchini… Insomma:
nessuno che non sia italiano. Ipotizziamo, per un momento, che
parlamento, governo e istituzioni
concordino su questo drastico
principio. E chiediamoci: come,
con quali mezzi fermeremo l’immigrazione? Sarebbe possibile
solo in un modo: l’uso delle armi.
Uccidere chi tenta di varcare i
confini della nostra patria.
Ma poiché questa è una soluzione irreale, resta solo da prendere
atto che il fenomeno dell’immigrazione è irrefrenabile, è legge
di natura sociale della fine del
secolo XX e del XXI secolo. Se
non si prende atto di questa realtà, positiva o negativa, voluta
o non voluta, né politici né istituzioni si capiranno nel tentare
di risolvere gli infiniti problemi
sociali che essa pone all’Italia e
all’Europa. Non è questione di
governo di destra o di sinistra.
E’ una enorme questione sociale
con la quale siamo “condannati”
a convivere. Si tratta di trovare
gli strumenti migliori per attuare
la convivenza-integrazione. Non
c’è altra via.
Benzi, morto nei giorni scorsi e che aveva preso sul serio il
comportamento di Gesù con
la prostituta samaritana, ci grida: “I lupi feroci siete voi italiani. Voi oggi in Italia sbranate più
di 30.000 ragazze romene. Metà
bambine. Siete voi, maschi italiani, che foraggiate, mantenete
i criminali romeni”. Parole dure,
***
accusa senza attenuanti, denunCertamente la via peggiore è cia di una realtà che invoca un
quella imboccata, dopo la tragi- lavoro immenso per permetteca morte della signora Giovanna re il recupero della dignità della
Reggiani, dal manipolo puniti- persona ad ogni livello.
vo di Roma che, con maschere e Quando poi, di contro alla spemanganelli, ha attaccato e man- dizione punitiva degli incappucdato all’ospedale inermi romeni. ciati, lo stesso marito della RegE’ la via dell’odio e della vendetta. giani condanna odio e vendette,
Del sangue che oggi sarà romeno, e proprio il fratello ricorda a tutti
domani italiano.
l’insegnamento dei suoi genitori
Quel santo uomo di don Oreste – tolleranza e amore – si rimane
smarriti per l’immensa generosità nel momento più acuto del dolore. Dobbiamo dare il via al metodo della squadraccia punitiva
in nome della razza o a quello del
marito e del fratello della martire? Ciascuno di noi è obbligato
alla scelta. Poi dovrà comportarsi di conseguenza in casa, per la
strada, nelle istituzioni, nell’impegno sociale, nelle attività economiche.
La prima strada porterà alla violenza di gruppo, al terrorismo,
alla guerra civile. La seconda ci
spingerà, forti anche della giustizia e delle leggi, ad arginare al
massimo il male, ad escogitare
l’impossibile per una civile convivenza. A costo anche di sacrifici.
Vittorio Massaccesi
[email protected]
2
Cultura e società
11 novembre 2007
Del più e del meno
L’identikit della Jesi di cinquant’anni fa
di Giuseppe Luconi
II
ria combattendo nella Legione Straniera;
Continuiamo il nostro viaggio – iniziato nel si era arruolato dopo sei mesi trascorsi in
numero scorso – alla scoperta della Jesi 1957. Belgio come minatore: “Preferisco andare
In settembre nell’aula magna del Pa- in Africa e morire su un campo di battalazzo della Signoria più di trecento medici, glia – aveva scritto alla madre – anziché
giunti da numerose località dell’Italia Cen- finire i miei giorni sepolto vivo sotto terra”.
trale, partecipano ai lavori del Congresso In luglio Renato Romagnoli, ventisei anni,
Medico Interregionale (nella foto) alla sua jesino anche lui e anche lui paracadutista
ottava edizione; tra i relatori un chirurgo nella Legione Straniera, muore in Algeria,
di fama internazionale, il prof. Pietro Val- raggiunto da una scarica di mitra durante
doni. A proposito di salute, in ottobre si un lancio su postazioni nemiche.
fa il punto sulle conseguenze provocate
La cronaca nera locale registra episoin città dall’asiatica, l’influenza di stagione di per certi aspetti originali, come quello
che sta facendo il giro della penisola: sono del diciottenne che, per saldare un debito
stimati in più di seicento gli jesini colpiti. di ottocento lire con un amico, ruba 51
Scuole chiuse, ma - si assicura – non esi- maniglie nel nuovo palazzo della Guardia
stono motivi di allarme.
di Finanza, altre 29 in un palazzo in coNel 1957 fioriscono nuove iniziative. struzione in via Piccitù, sedici rubinetti e
In febbraio viene costituita l’associazione un lavandino nell’asilo di Santa Maria del
fra i poliomielitici della città per assicu- Piano. Non manca la rapina in banca: due
rare un’adeguata
giovani di Mateassistenza agli
lica, pistole alla
infelici
colpiti
mano, rapinano
dal male e facilidi un milione e
tarne il recupe600 mila lire la
ro sociale. Il 29
succursale di via
maggio nei locali
XXIV
Maggio
del Circolo Citdella Cassa di Ritadino inaugusparmio di Jesi;
razione ufficiale
dopo poco più di
del Lions Club
tre ore vengono
di Jesi, che per
catturati in un
l’occasione dona
magazzino in via
una tenda ad osdei Cordai dove si
sigeno al nostro
sono nascosti..
ospedale. In marzo viene costituita la scuMa il fatto che fa più sensazione è quelderia del “Leone Rampante”: parteciperà a lo che ha luogo in gennaio in una strada di
gare automobilistiche riservate a macchi- campagna non lontana dal Cascamificio.
ne da turismo, da gran turismo e sportive.
Poco dopo la mezzanotte un giovane jeA proposito di sport, Jesi è inserita ne- sino, armato di pistola, blocca un giovane
gli itinerari delle competizioni ciclistiche. falconarese che, appena uscito dall’abitaIl 13 agosto sostano qui, provenienti da zione della fidanzata, sta raggiungendo
Matelica, i concorrenti del quarto Giro Ci- la sua automobile per rincasare: “Se non
cloturistico d’Italia: il Comune offre a tutti hai né amante né soldi – gli dice - mettiti
il pranzo e la visita al Palazzo della Signo- lì che ti sparo”, e siccome l’aggredito si dà
ria, poi li lascia proseguire per Senigallia. a precipitosa fuga, l’aggressore gli esploL’11 settembre si conclude a Jesi il primo de contro tre colpi di pistola, ma senza
(ed unico) Giro ciclistico delle Marche, colpirlo. Verrà identificato, rintracciato e
corsa a tappe per dilettanti: a Jesi è primo condannato.
il marchigiano Silvio Pasquini, ma il giro
Per chiudere questa carrellata sulla
lo vince Arnaldo Pambianco di Bertino- Jesi 1957 una notizia che apre i cuori alla
ro, che nel 1961 vincerà il giro d’Italia per speranza: in febbraio viene confermato
professionisti.
che il metano scoperto nel giacimento di
In vista della primavera sul circuito Mazzangrugno “è in quantità abbondante
del Grammercato – niente a che fare con e comunque bastevole a soddisfare il fablo sport - si rinnova l’antica tradizione del bisogno domestico per l’intera nostra cit“Carnevalone jesino”; ottomila persone as- tà”. In dicembre si trivella un quinto pozzo
sistono alla sfilata dei carri allegorici giunti – chiamato “Jesi 2” - per stabilire la portada Frascati e scortati da ventiquattro grot- ta del giacimento scoperto. Poi si scopriteschi “fenomeni viventi”: sarà l’ultimo rà che sarà una mini-portata, ma intanto
“Carnevalone” di Jesi..
si fantastica su un giacimento metanifero
Ma il 1957 deve registrare anche epi- a Mazzangruno capace di far impallidire
sodi dolorosi. In febbraio, Giovanni Del quelli russi…
Corpo, venti anni, jesino, muore in Alge(2 – fine)
Auguri Mattia, Lorenzo e Elisa
Il piccolo Mattia Mazzieri il 1° agosto
ha iniziato la sua avventura della vita:
i nonni Aldesino e Elvira Mazzieri
e Peppa Appolloni gli augurano un
mondo di bene e che la Vita gli porti
tanti colori di felicitá.
Ad Elisa e Lorenzo Mazzieri di 10
e 5 anni un affettuoso abbraccio
dai nonni Aldesino Mazzieri, Elvira
Birarelli e Ferruccio Martarelli. Elisa
e Lorenzo, avete percorso solo pochi
passi ma c’è ancora tanta strada
davanti: percorretela felice con i nostri
migliori auguri.
Con Sgarbi a Cupramontana arriva anche Striscia la notizia
Coinvolgente lezione di arte
U
na marea di persone
ha affollato la chiesa
di San Lorenzo, domenica scorsa, per vedere
la restaurata tela raffigurante “San Giuseppe sul
letto di morte”, del pittore
veneto Paolo Piazza, ma
soprattutto per la curiosità di conoscere da vicino un personaggio molto
particolare come il critico d’arte Vittorio Sgarbi.
Dopo tanta frenesia ed
attesa, più di mezz’ora di
ritardo all’appuntamento
fissato, finalmente Sgarbi
varca la soglia della chiesa
e con passo rapido arriva
all’altare dove, tempestato dai flash dei fotografi
e dalle tante telecamere
di organi di informazione
locali e nazionali, ad attenderlo c’erano il parroco don Maurizio Fileni, il
sindaco Fabio Fazi e l’assessore alla cultura Giannina Latini. Dopo il benvenuto e i saluti di rito da
parte degli amministratori, don Maurizio, ideatore
di questo evento, si è tolto qualche “sassolino dalle scarpe” e le ha “cantate”
a Sgarbi. Non da meno è
stato il critico, che salito sul pulpito, dopo aver
scoperto la tela, ha tenuto
una bella lezione di arte e
di storia in pochi minuti
e con grande capacità di
chiarezza, senza lasciarsi
sfuggire qualche battuta
con don Maurizio. Sgarbi
ha raccontato che è venuto a vedere questa tela
nel giugno di quest’anno,
dopo le insistenti telefonate di don Maurizio, che
riteneva di essere in possesso di un De Magistris,
pittore di cui lo stesso critico stava orgamizzando
una mostra a Caldarola.
Arrivato a Cupramontana
lo stupore di Sgarbi è stato
tanto, perché quella che si
è trovato davanti, non era una crosta
o una copia o un finto, come spesso capita, ma neanche un De Magistris, anzi
era una bella tela del più noto Paolo
Piazza, mano riconosciuta immediatamente dalla raffigurazione della Madonna. Sgarbi ha poi spiegato come sia
legato a questo autore, di cui possiede
anche un’opera; ha dato anche una datazione alla tela di San Giuseppe: tra il
1608 e il 1616, periodo in cui il Piazza si
trovava in Umbria, diretto verso Roma.
A confermare la conoscenza di luoghi
marchigiani limitrofi a Cupramontana
c’è una somiglianza iconografica, data
dalla posa e dalla figura della Madonna,
molto simile a quella dell’Annunciazione di Lorenzo Lotto di Recanati, che
forse il Piazza ha visto durante il suo
peregrinare. Altra cosa interessante che
Sgarbi ha fatto notare a tutto il pubblico presente è la differenza con il grande Caravaggio, attivo sempre in quegli
anni, in quanto il Caravaggio è uno dei
primi artisti che fotografa la crudezza
della realtà e l’attimo in cui avviene un
particolare evento, mentre il Piazza ha
un realismo costruito,
teatrale, i suoi personaggi sono in posa.
Prima di concludere il
suo intervento Sgarbi ha parlato anche
dell’opera che si trova
all’interno della stessa
chiesa: “La cena delle
donne”, del maestro
Giancarlo
Scorcelletti, che ha definito
“fantasioso”, ma che in
quest’opera, forse, “si
è fatto prendere un po’ la mano”, rappresentando una ultima cena tutta al
femminile. Alla fine si è auspicato un
ritorno del noto critico a Cupramontana per portare questa tela a Caldarola, nel mese di dicembre, e proseguire così i consensi positivi ricevuti
per la mostra sul De Magistris, pittore dalla mano molto simile al Piazza
e attivo negli stessi anni. Tra le tante
persone che affollavano la chiesa, oltre alla presidente della Provincia di
Ancona Patrizia Casagrande Esposto, all’onorevole Luciana Sbarbati, al
noto giornalista Rai Ferrini e alcuni
rappresentanti della sovrintendenza
regionale, c’era anche l’inviato di Striscia la Notizia, Charlie Gnocchi, che
ha seguito Sgarbi fino al centro delle
colline marchigiane per punzecchiarlo con domande relative al suo ruolo
politico di assessore alla cultura di
Milano e sullo spreco di soldi pubblici
per creare un museo di arte contemporanea a Roma, forse non troppo necessario.
Fotoservizio Cristiana Simoncini
3
Cultura
11 novembre 2007
XV rassegna “MUSICA PRAECENTIO”
SCUSATE IL BISTICCI O
(ghiribizzi lessicali)
Peter Pun (con la u)
www.peterpun.it
DE GUSTIBUS…
Malinteso preterintenzionale (?)
& cambio di consonante
Alcuni laici devoti si recano dall’anziano
eremita, per un colloquio spirituale. Al
termine, il portavoce del gruppo pone, un
po’ titubante, questa domanda: E dell’… Eros,
padre venerato, cosa dobbiamo pensare?
- Io veramente preferisco Zucchero. Sì, sono
un fan di Fornaciari. Riconosco però che
anche Ramazzotti spopola (e non solo tra i
ragazzotti).
PER LA SERIE:
EQUIVALENZE BALORDE
A) Zeppa biletterale
APPRENDISTA STREGONE. Come se si
dicesse:
maestro maldestro.
B) Cambio di iniziale
L’epopea del Far West: una riproposizione
aggiornata dell’Iliade. Visipallidi contro
Pellerossa = Achei contro Troiani. Come
dire:
America omerica
LA CAMERA HA VOTATO
Binomio bisenso (8, 7)
Rare interpretazioni di musica colta
L
a festività di Tutti i Santi ha segnato l’avvio
di “Musica Praecentio”, la
rassegna di musica sacra
promossa dall’associazione
jesina Coro “Cardinal Petrucci”, con la parrocchia
San Giovanni Battista, la biblioteca Diocesana Petrucci
e il Laboratorio marchigiano musica contemporanea.
L’iniziativa, giunta alla sua
quindicesima edizione e
realizzata con la collaborazione del Centro Servizi per
il Volontariato e dell’azienda
Màttoli, prevede, dal 1° novembre al 6 gennaio, sette
appuntamenti coincidenti
con le solennità dell’anno
liturgico cattolico, in cui saranno proposti brani musicali e vocali di grandi autori
dell’occidente cristiano, prima della celebrazione della
Messa.
“L’obiettivo principale di
questa rassegna musicale sacra - spiega Mariella
Martelli, direttore artistico di Musica Praecentio e
del Coro Cardinal Petrucci
- è offrire interpretazioni di
musica colta, che si ascol-
tano molto di rado, come l’Immacolata Concezione,
aiuto alla preghiera e a rita- l’8 dicembre, alle 11,30 nelgliarsi un momento di pau- la chiesa di San Giovanni
sa, per ritrovare se stessi”.
Battista, sarà la volta del
Secondo
appuntamento “Magnificat” in cui saranno
della rassegna sarà il 25 presentate alcune composinovembre alle ore 11,30 zioni tratte dal Fondo Mucon “Elevatus Elevat” in cui sicale di Montecarotto, tra
protagonista sarà il canto le quali si segnala la prima
gregoriano unitamente ad esecuzione in epoca moalcune delle pagine più im- derna del brano più antico
portanti per coro e archi lì conservato, il “Miserere”
create da grandi musicisti di P. Angelini (1753). A Naeuropei.
tale, alle ore 11,15 sarà eseTerza data in calendario è guito “In Nativitate domini”
il 30 novembre alle 18,30 un concerto nel quale sarà
nella Biblioteca diocesana possibile ascoltare uno
Petrucci per la tradizionale strumento come il ‘fagotConferenza-concerto della to’ suonato da A. Fogante,
rassegna in cui, ad intro- nell’innovativa scrittura ad
durre l’happening musi- esso dedicata da Antonio
cale, sarà la presentazione Vivaldi.
del volume “La ritrattistica Penultimo appuntamento
di Gaspare Spontini” del- dedicato alla musica sala stessa Mariella Martel- cra sarà il 31 dicembre alle
li: uno studio scientifico 18 con il tradizionale “Te
su uno dei più importanti Deum Laudamus”, mentre
musicisti marchigiani, in per l’evento di chiusura, il 6
linea con l’intenzione della gennaio alle 11,30 è previmanifestazione di proporre sto “In Epiphania Domini”,
al pubblico anche testi di un florilegio di canti nataligiovani ricercatori sull’ope- zi di epoca medievale.
rato di grandi maestri d’ar- I concerti sono ad ingresso
te antichi e moderni. Per libero.
Una persona in cui
“l’aspetto spirituale e religioso era sempre insito nella sua esperienza umana”,
traducendosi in “coerenza
etica”. Così mons. Gianfranco Ravasi, presidente
del Pontificio Consiglio
della cultura, ricorda Enzo
Biagi, scomparso la mattina del 6 novembre a Milano. È radicato nel tempo il
rapporto tra il presule e il
giornalista: un legame che
seguiva un duplice percorso, culturale e “più personale ed intenso, di stampo
spirituale ed esistenziale”.
Soprattutto nei momenti più difficili, legati alla
scomparsa della moglie
Lucia e della figlia Anna,
Biagi “aveva desiderio di
un interlocutore che avesse la dimensione religiosa
piena, dimensione della
quale lui è tuttavia sempre
stato testimone”. “Ci siamo
incontrati a casa sua il 12
settembre”, racconta mons.
Ravasi, e “come faceva solitamente, è risalito fin
alle origini della sua vita.
Alla fine mi ha chiesto di
ricevere la sua confessione
generale.
Inaugurata la Stagione di Prosa a Maiolati
Paolo Villaggio racconta la sua ‘Serata d’addio’
P
ochi attori sono stati così frequentemente identificati con i loro personaggi come Paolo Villaggio. Tanto
popolare è diventato il nome del suo
più famoso eroe, il rag. Fantozzi, da
dare origine a neologismi ormai inseriti nei più aggiornati vocabolari.
Né meno famoso è il suo alter ego,
Gioandomenico Fracchia, anche lui
***
protagonista di tragicomiche impreSoluzione del gioco precedente:
se. Eppure Villaggio ha altre risorse.
par roco, Parroco
Lo comprese Fellini che inventò con
lui un personaggio poetico e surreale ne ‘Il mondo della luna’; ma anche
M. Monicelli, E. Olmi, L. PompucA scuola con creatività
ci trovarono per lui ruoli diversi da
Saranno 78 i ragazzi delle classi prime e seconde del- quelli dei film di Salce e di Neri Pala scuola secondaria di primo grado di Cupramontana renti. Non solo nel cinema tuttavia
e Staffolo a prendere parte al progetto promosso dalla Paolo Villaggio ha scoperto altri spazi
Confartigianato “Bottega a scuola” con il patrocinio della e altri modi di esprimersi. La sua più
Camera di Commercio di Ancona. Due i laboratori at- recente apparizione a teatro è in “Setivati: ceramica e restauro del mobile. I ragazzi seguiti rata d’addio”, dove recita un testo che
dagli insegnanti e dagli artigiani, acquisiranno le abilità è tutto suo. Il lungo monologo – di
necessarie per l’applicazione di tecniche diverse per l’ese- questo si tratta - ed è andato in scena
cuzione di manufatti al tornio, la cottura, la decorazione a Maiolati il 31 ottobre ad inaugurae le fasi operative del laboratorio di restauro. I manufatti zione della Stagione Teatrale 2007/8.
realizzati saranno oggetto di una mostra. .
Il titolo nasconde un trabocchetto.
Paolo Villaggio non intende affatto
congedarsi dal pubblico, ma argutamente allude ad una serata speciale,
alla grande, tutta dedicata a lui. Non
va preso alla lettera nemmeno il sottotitolo: “Il tabacco fa male” e “Il canto del cigno” di A. Cechov, come pure
“L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello
non sono nel copione, ma gli offrono
solo un input, un suggerimento iniziale per raccontare in prima persona
altre storie. Con allusioni autoironiche, s’intende.
Del primo episodio è protagonista
un personaggio timido, incerto, impacciato, molto simile al ragionier
Fantozzi. Una madre imperiosa e inEsce sconfitta l’area progressista:
la Destra esulta
e un tizio (un po’ fascista?),
eccitato e rubizzo
tentando di atteggiarsi ad umorista,
“spara” un macabro frizzo.
Biagi ha concluso
la sua vita terrena
vadente, un fratello gemello perennemente imbronciato e scontroso
gli impediscono di raggiungere una
solida maturità psicologica. Per farsi
coraggio, seguendo i cattivi consigli
di un medico poco scrupoloso, ricorrerà all’alcool; poi darà ascolto a quelli di un altro clinico anche meno coscienzioso che gli suggerirà di fumare
per evitare di bere. Chiodo scaccia
chiodo? Niente affatto: dal tabacco
alla droga il passo sarà breve. Conclusione finale: ‘Dipendenti si nasce’; il
temperamento cioè, che è scritto nel
codice genetico, come il coraggio per
don Abbondio non potrà modificarsi
da solo e condizionerà perciò comunque il comportamento.
Nel secondo episodio Villaggio ironizza sulla vanità degli attori, anche
dei più celebri, capaci di sbalordire il
pubblico e di suscitare clamore e fanatismo, ma non di immedesimarsi
verosimilmente nei personaggi interpretati e di comprendere le reali
intenzioni dell’autore. Persino Ermete Zacconi e Vittorio Gassman non
sono stati esenti da simili ‘vizi’. Con-
vinto pure che ‘gli attori sono animali
profondamente stupidi’ Villaggio ironizza anche su altre vanità comuni
a tutti i personaggi che si espongono
al pubblico, soprattutto sulle ridicole
astuzie della chirurgia estetica.
Quale può essere la reazione di un
uomo a cui viene diagnosticata una
morte imminente? Ne “L’uomo dal
fiore in bocca” Pirandello considera
quella, composta e razionale, di un
signore che diventa un osservatore
attento e lucido della vita altrui, riuscendo così a dilatare il tempo e lo
spazio della propria esistenza. Nella
terza e ultima storia Paolo Villaggio
descrive invece la reazione non di un
intellettuale, ma di un uomo comune
che, dopo aver appreso di essere affetto da un male incurabile, scioglie
le sue represse pulsioni e sfoga liberamente con fantasia, bizzarria, frenesia una folle voglia di vivere. Lo acquieterà un sogno che emerge da un
lontano ricordo: la figura luminosa
di una donna bellissima amata tanto
e tanto tempo prima che lo attende
in un’altra dimensione. Comprende
allora che con questa visione saprà
affrontare serenamente la morte.
Al calare del sipario, frenando gli
applausi del pubblico, Villaggio si
è accomiatato con le parole che, ha
confessato, gli sono state lasciate
come testamento spirituale da suo
padre. E’ un messaggio breve: “Nonostante tutto, la vita è sempre meravigliosa”. Compendia l’etica di un
artista e di un uomo, ma è traducibile anche in un augurio. Se è bello
vivere, allora non sarà un addio, ma
un ‘arrivederci’.
Augusta Franco Cardinali
Foto A. Vincenzoni
Moie - Incontri con L’Accademia del Grappolo
Si è svolto il 30 ottobre il primo di una serie di incontri dal
titolo “Il vino e dintorni. Storia, seduzione e analisi sensoriali”. Quest’appuntamento iniziale ha visto l’attenzione dei
presenti sul tema “Il mangiare e il bere nell’equilibrio della
persona” e sulla conoscenza dei componenti essenziali del
vino. Si continuerà, ogni martedì, il 13 e il 20 novembre,
parlando rispettivamente delle “Atmosfere del vino. La vendemmia e la pigiatura” e dei “Cibi d’autunno. La castagna”
soffermandosi sulla conoscenza del vino novello e sull’abbinamento giusto con la castagna. L’iniziativa, promossa da
“L’Accademia del Grappolo” presso l’Osteria delle Delizie di
Moie ha lo scopo di approfondire la conoscenza dei principali elementi della nostra cultura alimentare (vino, olio,
grano, ecc.) e la loro storia nel territorio e quello che han-
no significato nei millenni per la nostra gente. Verranno
inoltre indagati i loro aspetti seduttivi nella cultura, nel
quotidiano delle persone e nel “sentire” di ciascuno. Un
percorso alla conoscenza dei nostri cibi, dello loro bontà,
del loro utilizzo, allo scopo di poter “godere”, considerato
che siamo soprattutto cuore e ragione, anche del mangiare e del bere, non come gioia assoluta bensì come momento di aggregazione, di condivisione e di convivialità.
Gli incontri sono guidati dal sommelier Sauro Boria, da
Riccardo Ceccarelli per gli aspetti culturali e da Gherardo Benedetti per quanto attiene alla qualità, all’acquisto e
alla tracciabilità dei prodotti. Sono programmati incontri
settimanali anche per i primi mesi del prossimo anno
r. c.
4
Attualità
11 novembre 2007
nel mondo del lavoro: appunti di viaggio
di Gabriele Gabrielli*
Welfare di “infanzia”
o di “annata”?
“Tricoteuses” in tribunale
I
di Riccardo Ceccarelli
giornali non l’hanno ripresa, almeno
mi sembra, con la dovuta attenzione.
Mi riferisco a quel servizio-notizia che
ci hanno fatto vedere in TV, nel corso
di un telegiornale, secondo cui ormai
per assistere a processi come quello che
riguarda i carnefici di Tommy o i pluriomicidi di Erba, è necessario mettersi
in fila, o addirittura munirsi di numeri o
di biglietti per rispettare le precedenze.
Tanti sono infatti quelli che vogliono entrare ed assistere ai processi. E tutti non
possono entrare, considerati gli spazi
non molto ampi dei tribunali. Accadde
qualcosa di simile anche per il processo
per il delitto di Cogne. La stampa e la
televisione hanno contribuito notevolmente a dare risalto a questi episodi: fanno vendere copie e fanno ascolto. Sorge
allora spontanea l’osservazione per cui
periodicamente è necessario convogliare
la pubblica attenzione su qualche episodio dove un cocktail di sangue (infanzia
violata, bellezza, pretesa normalità, un
pizzico di sesso, ecc.) possa essere servito a consumatori “normali” che sembrano richiedere questi manicaretti per
calmare la loro fame di curiosità e di “verità”. Sembra proprio esserci ormai una
necessità di una sistematica scelta, tra i
tanti che accadono, del fatto che meglio
di altri si addice ad una richiesta, inespressa a parole ma confermata nei fatti.
Ascoltando poi e vedendo quel servizio
televisivo, cui facevo accenno, mi sono
chiesto quale differenza ci fosse tra le
famose “tricoteuses” francesi e gli attuali
spasimanti ad assistere a processi per
particolari delitti di non comune efferatezza. Le “tricoteuses” erano le magliaie
parigine che andavano a sferruzzare in
piazza e – se potevano si sedevano pure
– assistevano al lavoro che la ghigliottina
faceva, troncando teste, nel periodo del
Terrore (1792-94) durante la Rivoluzione Francese. Il taglio della testa (la
ghigliottina lo faceva a meraviglia dal
punto della sicurezza del taglio), non di
una soltanto ma in un giorno potevano
essere numerose le teste che rotolavano,
era diventato uno spettacolo cui assistere divertendosi. Le immagino quelle
magliaie che guardavano le esecuzioni
mentre si davano da fare con aghi e fili
e magari facevano apprezzamenti, oggi
diremmo gossip, sui condannati. Uno
spettacolo cui non mancare e al quale
si davano appuntamento. All’epoca
non c’era la televisione che ti portava lo
spettacolo in casa, bisognava andare in
piazza. Oggi questi spettacoli, anche di
esecuzioni “vere” e non di sola fiction,
ci arrivano direttamente ed invadono il
nostro privato. Si penserebbe di essere
saturi di tanto sangue. No. Non lo si è a
sufficienza. Si va in tribunale, si fa la fila,
ci si prendono magari le ferie, si compiono anche centinaia e centinaia di chilometri, non per assistere al “delitto”, ma
alla sua rievocazione, alle immagini che
vengono proiettate, alle testimonianze,
al dibattimento, per vedere la faccia dei
protagonisti, le loro reazioni, le eventuali lacrime, le grida, i silenzi. E poi i
commenti. Quasi una curiosità morbosa.
Non ci vedo allora una grande differenza
tra le “tricoteuses” parigine di oltre due
secoli fa e gli attuali frequentatori dei
tribunali che assistono a processi dove il
sangue versato è protagonista comunque. La morte, soprattutto quella data
e procurata con spargimento di sangue,
in diretta come sulle piazze di Parigi o
rievocata e quasi rivissuta nei tribunali,
è uno spettacolo che attira ancora, che
mobilita attenzione e curiosi. Il delitto,
la morte violenta ed i suoi risvolti di responsabilità e di abissi insondabili sono
sostanzialmente uno spettacolo. Facesse
se non altro ragionare e riflettere. Anche la morte violenta dell’Innocente sul
Golgota fu, se vogliamo, uno “spettacolo”
che a molti fece pensare e cambiar vita.
Sembra pura illusione pensare questo,
oggi, di quanti affollano i tribunali.
L
Si continua a investire
più risorse per le
pensioni di quanto ne
vengano destinate ai
servizi dell’infanzia.
o spunto per questa riflessione ci
viene dalla lettura di alcuni tra i molti commenti che hanno accompagnato
la sottoscrizione tra Governo e Parti sociali del cosiddetto Protocollo sul
Welfare, recentemente sottoposto anche
alla verifica di milioni di lavoratori che
ne hanno approvato le logiche e i contenuti. La gran parte dei contributi ha
dedicato l’attenzione, come era normale losofia che considera la “giustizia sociae prevedibile, ad analizzare i contenuti le” essenzialmente come “una questione
del Protocollo, i suoi capitoli ed aree di di compensazioni tra classi e categointervento, i temi e gli strumenti indi- rie occupazionali”. È questa l’arena del
viduati sulle varie questioni affrontate “mercato del lavoro”, sostiene Ferrera,
(mercato del lavoro, pensioni, ammor- categoria propria di quello che chiama
tizzatori sociali, ecc.). Insomma le ana- “modello Ford”. Insomma, continuando
lisi si sono concentrate prevalentemen- con la metafora proposta, si tratta di
te su quello che “è stato scritto”; c’è però una “cucina tradizionale”, una occasione
un filone di analisi (per la verità un po’ persa per introdurre con qualche consipiù “striminzito”) che sta provando a far stenza gli elementi di un nuovo modello
discutere e a far dibattere ciò che inve- di cui c’è traccia in diverse fonti: a livello
ce “non è stato scritto” nell’accordo sul di Unione Europea, nell’approccio che
Welfare. Tra i commenti di questo gene- stanno seguendo alcuni paesi della core, per il suo interesse e la sua chiarezza, munità e non solo dell’area scandinava,
c’è quello di Maurizio Ferrera che meri- perfino nel programma del Governo
ta –a nostro modo di vedere- proprio di Prodi. È quello che viene chiamato “moessere ripreso [Il Protocollo? Un ritorno dello Lego” che vuole sostenere i bisogni,
al modello Ford, Corriere della Sera, 19 “mattoncino su mattoncino” come nel
ottobre 2007]. Proviamo a sintetizzarne, gioco cui si ispira il modello, dell’intero
semplificandoli, i suoi contenuti. L’ac- ciclo di vita. Secondo questa filosofia è
cordo tra Governo e Parti sociali, que- necessario allora che gli investimenti vasta è la tesi davvero “in pillole”, si muove dano in direzione di tutto ciò che possa
su un solco tradizionale fatto dei soliti accrescere apprendimento, formazione
ingredienti e cucinato secondo una fi- e aggiornamento delle competenze, co-
stituendo queste le indispensabili condizioni sociali e organizzative per consentire un cambio di filosofia. Ciò che
non è stato scritto nell’accordo sarebbe
dunque un approccio che modifichi la
concezione del Welfare; un approccio
cioè che non consideri quest’ultimo terreno esclusivo delle varie categorie occupazionali; ma anche un terreno dove
costruire un Welfare per i bambini e
per le donne, mattoni fondamentali del
“modello Lego”. In altre parole, da noi si
continua a investire più risorse per le
pensioni di quanto ne vengano destinate
ai servizi dell’infanzia. Walter Passerini,
al riguardo, lamenta i pochi incentivi
all’assunzione di donne, agli asili e agli
altri servizi finalizzati a realizzare “luoghi accoglienti di prima educazione” [Il
Sole 24 Ore, 3 ottobre, 2007]. È un cambiamento difficile da fare, perché innova
profondamente la visione della società
e quindi anche del lavoro. Ma l’investimento “sulla vita” e non soltanto su alcuni “segmenti” della stessa è una strada da perseguire. L’obiettivo è quello di
lavorare per un Welfare lungo tutta la
vita, cominciando proprio dai “mattoni”
della famiglia, dei servizi per l’infanzia
e quindi per la maternità, della scuola
e degli altri luoghi dove si formano cittadini e competenze sostenibili. Non si
può continuare a pensare al Welfare solo
di “annata” e quindi con l’occhio rivolto
soltanto alle pensioni.
(*) Docente Università LUISS Guido Carli
[email protected]
Sei ospedali italiani allacciati in un’unica rete
Quando l’ospedale diventa virtuale
C
osa può fare la tecnologia.
È proprio il caso di dirlo
dopo che, lo scorso 20 ottobre, si è tenuta una prima dimostrazione in cui, sei ospedali italiani, sono diventati
un’unica grande sala operatoria virtuale. Decine i medici
dislocati in varie sedi d’Italia
ma virtualmente collegati in
tempo reale, per commentare, apprendere, discutere
con gli stessi chirurghi attivi
in sala operatoria le più moderne tecniche di intervento.
Applicare la tecnologia alla
medicina può migliorare la
preparazione dei medici e
quindi ridurre gli errori in
sala operatoria, senza contare che questa innovazione in
futuro consentirà la partecipazione diretta durante le
operazioni di esperti e luminari che si trovano dall’altra
parte del mondo. Questo ovviamente consente
una formazione qualificata,
senza muoversi dalla propria
sede operativa o addirittura
dalla propria casa, abbattendo i costi di trasferimento,
quelli di interruzione dell’attività sanitaria, nonché le
spese per l’organizzazione di
congressi. Gli ospedali coinvolti dall’esperimento sono
stati: l’Istituto Ortopedico
Galeazzi, il Policlinico San
Matteo, l’Ospedale Silvestrini di Perugia, la Casa di Cura
Mater Dei di Catania, la Clinica San Gaudenzio di Novara, la Casa di Cura Villa Maria Cecilia di Ravenna.
Si apre così una nuova frontiera per le esercitazioni chirurgiche, una soluzione di
multivideoconferenza
realizzata da Smith & Nephew
grazie alla partnership di
Aethra e S.C.M., un’azienda
specializzata in installazione e gestione di apparati per
meeting virtuali e interattivi.
Un esperimento che vale
come punto di partenza che
permetterà a medici e chirurghi di interagire e confrontarsi affrontando interventi
chirurgici di ogni genere,
ora il passo successivo sarà
quello di completare la rete
esistente con altre strutture
ospedaliere, non solo italiane
ma anche estere, tra le quali
l’Università di Barcellona.
Eleonora Dottori
block notes
Previdenza
Il lavoro “sicuro”
Q
uesta settimana vogliamo affrontare alcuni problemi relativi alla
sicurezza su lavoro ed in modo particolare di quella nei cantieri edili. Per avere
un quadro generale della situazione e di cosa
è possibile fare per eliminare la piaga degli
infortuni sul lavoro abbiamo chiesto un parere a Leonardo Lenci, segretario provinciale
della Federazione italiana lavoratori delle
costruzioni ed affini, Filca -Cisl di Ancona.
Ci può descrivere un quadro nella provincia sulla sicurezza nei cantieri edili.
I cantieri edili sono luogo di lavoro in continua modificazione nelle varie fasi di costruzione delle opere. Questo significa che
a differenza di una fabbrica non ci sono
abitudini o prassi che si ripetono uguali. In un cantiere edile si deve avere, per
la natura dell’organizzazione del lavoro,
sempre consapevolezza che la sicurezza è
parte della propria formazione professionale. E quindi come sindacato richiediamo
alle imprese di investire nella formazione
professionale dei propri dipendenti facendo particolare attenzione alla sicurezza sul
lavoro. Nella nostra provincia abbiamo
punti di eccellenza ma anche aziende che
non rispettano le norme sulla sicurezza.
Che cosa fa il sindacato perché le norme sulla sicurezza
vengano rispettate?
La sicurezza dei cantieri per
il sindacato è un tema di
confronto costante con gli imprenditori.
Il confronto è realizzato tramite l’ente bilaterale paritetico, cioè organizzato al suo
interno con una rappresentanza al 50% fra
imprenditori e lavoratori, che si chiama
CPT (comitato paritetico territoriale). Il
CPT nella provincia di Ancona svolge circa 1.500 visite nei cantieri edili. Le visite
hanno lo scopo di avere una conoscenza
della situazione dei cantieri e di formare
e informare lavoratori e imprenditori sulle norme e le buone prassi per un cantiere sicuro. Le visite sono svolte da tecnici
specializzati che riferiscono dell’esito della
visita al CPT il quale può programmare gli
interventi di formazione e informazione
dei lavoratori e degli imprenditori o segnalare quando necessario i cantieri che
non rispettano le norme sulla sicurezza
all’ispettorato del lavoro.
Le istituzioni cosa fanno per contrastare
gli infortuni nei cantieri edili?
Va segnalato l’esito positivo del confronto
fra sindacato e Giunta Regionale marchigiana che si è concretizzato con una proposta di legge regionale che prevede negli
appalti pubblici l’esclusione dei costi della
sicurezza sulla proposta di riduzione del
prezzo per l’aggiudicazione dell’appalto,
per la costruzione di un’opera, da parte
dell’impresa.
Questa norma è la riaffermazione del diritto per i lavoratori di non morire di lavoro. Questo principio và riaffermato anche nei lavori edili privati perché non tutti
i costi di un’opera sono negoziabili per la
sicurezza e la qualità del lavoro.
Cosa si può fare ancora?
Occorre più formazione ai lavoratori neo
assunti e immigrati perché siano a conoscenza dei rischi nel cantiere e delle buone
prassi per evitare incidenti sul lavoro. Il
sindacato con gli imprenditori ha creato lo
strumento della scuola edile che organizza
corsi per coloro che sono interessati a lavorare in edilizia che oltre che dare conoscenze professionale fa formazione sulla
sicurezza. Il corso prevede un contributo
economico per i partecipanti ed è rivolto
anche ai ragazzi che devono svolgere l’obbligo formativo. Al termine del corso è
anche previsto l’inserimento lavorativo in
qualificate aziende del settore. Per ulteriori informazioni si può chiamare il numero
0712863076.
Intervista a cura di
Gianfranco Pigliapoco
5
Cultura
11 novembre 2007
Palazzo Amici (Honorati ). Quell’ornamento in pietra lavorata
Un portale con l’emblema dell’orso
P
alazzo Amici dell’Orso è Difatti, non era questa l’intanto conosciuto quan- tenzione del committente,
to ignorato e misterioso te- il nobile Vincenzo Amici, di
soro d’arte.
colui che voleva essere riSì, dico quel palazzo in fon- cordato nel tempo, per aver
do a Via Pergolesi, dietro concepito un monumento
il Palasignoria, imponente d’arte: exegi monumentum.
maestosa volumetria, cen- “Ho alzato un monumento”,
tralità urbana invidiabile, a due facce: cantonale nord
affaccio sul cardine mas- e portale, l’uno rimanda
simo e sulla piazza Fede- all’altra, per una compiuta
floriana a cui porge un narrazione iconografica di
cantonale nord di pietra senso e valore etico, di tipilavorata, scolpita, un appa- ca concezione umanistica.
rato rinascimentale che il Portale 1526 e cantone nord
suo mistero svela proprio a 1534 epigrafato Humilitas
pochi, a coloro che rifiuta- odiosa superbis: Vincenzo
no la facile interpretazione, Amici volle sorprenderapparentemente ovvia, di ci col mostrare – con arte
composizione architettoni- – da quali radici proviene
ca monumentale con valo- il suo casato nobile: va alla
re e funzione apotropaica ricerca di un eponimo e lo
(che allontana i mali).
scava imponente, gigan-
I
l fascino della Provincia
sta ammaliando i registi
nostrani? Sembra ormai una
tendenza quella di fare della
provincia italiana, misteriosa
ed enigmatica, lo sfondo delle
trame dei film che il Bel Paese
sta producendo negli ultimi
anni, accompagnata anche
da alcuni successi inaspettati
e pellicole di alta qualità. Le
ultime in ordine di tempo “La
ragazza del lago” di Andrea
Molaioli e “La giusta distanza”
di Carlo Mazzacurati. Buona
qualità, trame convincenti,
buon successo di pubblico
e ottime impressioni dalla
critica. Ma soprattutto un
punto in comune: sembra che
queste storie non possano
tesco, di professione re, e
tanto tanto cantato da poeti, musici, pittori e scultori
che rifarsi a lui ne deriva
un prestigio d’altissima eccellenza. Ma…
Se Amici ha un eponimo e
questi si chiama Amico, il
mistero è subito svelato.
Amico era, di nome, il capostipite del casato – vedi
il Blasonario jesino del Rocchi. Ma poi stupisci davanti
al portale d’autore (la tradizione lo dice disegnato da
Francesco di Giorgio Martini) quando intercetti sopra l’arco uno scudo araldico con l’emblema dell’orso:
stemma, Amici dell’orso.
Amico-caro e Orso-pronto all’ira, esprimono una
dualità opposta, una con-
traddizione di senso logico.
Ecco il segreto del misterioso cantonale dell’Humilitas
odiosa superbis – come dice
la targa 1534.
E quella figura lì sopra? Testina alata, espressione ambigua: occhi spauriti, sbuffa
che non ne può più?
Ecco l’incipit di una lezione,
che sarà svolta all’Università degli adulti a Largo San
Francesco, giovedì 8 novembre per il corso di storia, tradizione ed arti locali.
Amico, Amicus, Amykos,
sempre lui, ha qualcosa da
rivelare…
Mario Livieri
Nella foto, Palazzo Amici,
all’angolo tra via Pergolesi
e Costa Lombarda
Provincia misteriosa
svilupparsi verosimilmente se
non in provincia. Sembra che
il torbido, il mistero, il delitto
non possano che convivere che
con la normalità, la regolarità
fatta di consuetudini della vita
provinciale, le piccole miserie
quotidiane straziate dal delitto,
dal crimine. Un evento tragico
che la provincia assorbe,
assimila, tende a nascondere,
vive con disprezzo e fastidio.
“La giusta distanza” racconta la
vita noiosa di un immaginario
paesino alle foci del Po sfondo
di una piccola passione tra
una maestra e un meccanico
tunisino integrato che finisce
in giallo. Il tutto ruota intorno
alla vita dei nuovi italiani, al
mondo dei tanti “non eroi”
La lunga settimana degli orrori
sommersi tra le nebbie della
provincia in cui il tabaccaio
ha la moglie rumena e il Suv,
un uomo ha sposato una russa
via internet, la barista è una
cinese e l’autista del bus sta
per sposare l’estetista.
Il film dell’esordiente Andrea
Molaioli è invece un giallo
impreziosito da un cast di
attori bravi e convincenti. A
cominciare dal protagonista
assoluto, Toni Servillo,
commissario che indaga sulla
scomparsa di una bambina e
poi su un delitto che ha come
vittima una bella ragazza
bionda in uno sperduto
paesino friulano (siamo in
Carnia). Da dove nascono
questi film? Da dove traggono
ispirazione gli sceneggiatori
che sempre più decidono di
ambientare storie nelle valli di
Comacchio, tra le industrie del
Veneto o nel Varesotto?
Paesi e cittadine di provincia,
spesso al nord, la nebbia
che da atmosfera, i difetti e i
pregiudizi della gente comune
e i compaesani che diventano
forzatamente primi attori
della storiaccia. E’ impossibile
non notare i parallelismi
e le evidenze tra gli ultimi
prodotti del cinema italiano
e le vicende di cronaca nera
che riempiono le pagine dei
giornali per giorni interi
finché un nuovo fatto, un
nuovo mistero, un nuovo
delitto ammantato nel giallo
Lo scarpone
1795. Tra una vittoria e
l’altra sconfigge gli eserDifficile pensare uno scopo ben preciso, per una Volontà citi più potenti dell’epoca
a una settima- Superiore che ci scruta e “muove” il nostro come le armate austriache.
na
peggiore. destino; questa volta mi sforzo di credere E’ in Egitto da dove parte
L ’ o m i c i d i o che ci siano ben altri Piani. Forse possia- per annientare i Turchi e
di Giovanna mo provare un po’ ad arrenderci pensan- quindi gli Egiziani. Nel
Reggiani a Tor do a chi ha compiuto questi gesti: perso- novembre 1804 viene indi Quinto;
Meredith Kercher, studen- ne emarginate dalla società, che vivono coronato imperatore. In
tessa Erasmus a Perugia, uccisa e trovata decontestualizzate rispetto alla propria una nuova campagna
sotto il suo letto; Alberto Spagnoli, ex tira- realtà, creandosi una dimensione paralle- batte i russi e i prussiani.
tore scelto in congedo, che ha aperto il fuo- la fatta di odio e smarrimento. Purtroppo Occupa Madrid nel 1808;
co sui passanti lo scorso sabato pomeriggio, non mi basta. Non basterà di certo questo poi tocca alla Russia nel
uccidendone almeno due. Re- ad asciugare lacrime e a placare il risen- 1812. Nel 1813 inizia la
stiamo tutti sotto shock, perché timento di coloro che stanno vivendo in guerra alla Germania. Di
potevamo davvero esserci noi, al prima persona questi lutti. Non esiste un queste continue affermaposto di queste vittime. Nessuno perché, e non lo si troverà, né ora né mai. zioni militari i francesi si
di loro ha una storia particolare, Si può però continuare a vivere, arrancan- vantano e si vantano, tananzi: terribilmente quotidiana, do a fatica, trovando un senso alla storia to da chiamare tale perioquasi banale. Giovanna che rien- di chi ci ha lasciato. Non nel rimpian- do “la grandeur”. “Italiano
tra a casa dopo aver fatto delle to, non nei “se”, ma nella dignità vissuta di nascita e di sangue” lo
spese in centro, Meredith che nel quotidiano, quasi fosse una banalità. chiamerà lo storico franse ne va a una festa, Giuseppe e E’ questa la storia di ciascuno di noi, una cese Ippolito Taine. Louis
Luigi, che hanno avuto la sfortu- storia che ci riempie, che ci rende vivi, al Madelein disse di lui:
na di trovarsi nella traiettoria di di là di ogni spazio e tempo. Al di là della “Napoleone, italiano puro
un proiettile pazzo. Ci sforziamo morte.
sangue, è il discendente
di credere che tutto accade per
Giorgia Barboni non degenere della Roma
antica”.
Chateaubriand
così descrive Napoleone:
La storia di un uomo e di un cognome: Buonaparte o Bonaparte?
“E’ così diverso d’origine
e di sangue dalla nazione
francese che, talvolta, nel
parlare si lascia sfuggire
la frase: “voialtri francesi”.
I Buonaparte, dunque, e
Questo scritto è una breve ma età, suscitando scan- di otto figli avuti da Carlo non Bonaparte, appartemonografia di quel genio dalo nei suoi detrattori, e Maria Letizia Ramolino. nevano a una famiglia, sia
militare, grande stratega e ma il susseguirsi di succes- Nel 1779 entra nella scuo- pur modesta, della nobiltà
tattico che fu Napoleone. si militari divennero am- la militare di Brienne e ne toscana sin dal secolo XI,
Uomo eccezionale, cinse mirazione fino a diventare esce nel 1785 con il grado spostatasi in un secondo
la corona ferrea nel 1805 esaltazione. La sua nascita, di sottotenente di artiglie- tempo fino ad arrivare in
quando fu consacrato re francesizzata, si fa risalire ria e nel 1792 è capitano. Corsica ed occupare semd’Italia. Raggiunse il grado al 15 agosto 1769 ad Aiac- Di trionfo in trionfo lo pre posizioni di prestigio.
di generale in giovanissi- cio. Era il secondogenito troviamo già generale nel La famiglia materna è
Napoleone italiano
di nascita e di sangue
non oscura e renda sorpassato
il vecchio, dimenticato in
attesa dei fantomatici “nuovi
sviluppi”. Il solco è quello dei
grandi gialli da rotocalco, delle
cronache nere che riempiono
giornali e tg per mesi: Cogne,
Erba, Garlasco. I protagonisti
sono gli stessi, i luoghi anche,
ma l’intento è diverso: nei film
non c’è traccia degli aspetti più
mediatici dei gialli: i gossip, il
talk show, il sensazionalismo.
Si punta sull’uomo, sulla vita
della comunità, sulle regole
di convivenza che tutti noi
pensiamo di conoscere. Che
dalla provincia nasca un
nuovo e rigoglioso filone del
cinema italiano?
Luca Galeazzi
anch’essa di pura origine astioso verso gli “oppresitaliana e di antichissi- sori” della sua patria corsa.
ma discendenza nobilia- Lo stato d’animo contradre. Napoleone medesimo, dittorio verso i francesi
più tardi, affermerà la sua durerà parecchi anni e riitalianità: “La mia origine volto a qualsiasi ceto essi
straniera contro la quale appartenessero. Al comsi è tentato di gridare in pagno Bourienne grida:
Francia mi è stata prezio- “Ai tuoi francesi farò tutto
sa. Sono considerato in il male che potrò.” Boupatria da tutti gli italiani.” rienne era una delle po(Si tengano presenti le chissime amicizie accettacampagne d’Italia) Negli te durante il periodo della
ambienti della nobiltà ro- scuola militare. Gli altri
mana e toscana, quando si compagni di corso eraconcluse il matrimonio di no a lui antipatici, come
Paolina, sorella del nostro, lui a loro, anche perché
con il principe Borghese si Napoleone nell’esprimerdisse: “Sta bene! Si fa tra si usava più l’italiano e il
noi, è una delle nostre fa- corso che il francese. La
miglie. “I cardinali italiani lingua francese divenne
dell’epoca così si espres- di sua padronanza più
sero: “In fin dei conti è tardi. E’ nel 1792 che il
una famiglia italiana che cognome Buonaparte, nei
noi prestiamo ai barbari documenti ufficiali, viene
(sic) per governarli. Sa- trasformato in Bonaparte
remo così vendicati dei per ragioni di pronuncia
Galli.” I francesi, barando, e di comodo. Napoleone
fanno risalire la nascita alla morte venne critidi Napoleone al 15 agosto cato da molti, anche da
1769, cioè tre mesi dopo chi lo aveva sostenuto ed
l’annessione della Corsi- osannato (la lealtà in poca alla Francia. Invece il litica è troppo spesso una
corso nasce un anno pri- opportunità). Ogni volta
ma, (1768) come si evince che si riporta alla ribalta
dall’atto di matrimonio di questa eclissata notizia si
Napoleone e Giuseppina causa dispiacere ai cugiTascher de la Pagerie re- ni d’oltralpe, ma la storia
datto a Parigi nel marzo che è la parte scritta e do1796 dove risulta che Na- cumentata delle vicende
poleone ha l’età di 28 anni, umane, non sempre può
convalidando in tal modo essere occultata per puro
l’indicazione della nascita. tornaconto.
All’inizio Napoleone era
A cura di Aroldo Ginesi
6
Vita Ecclesiale
11 novembre 2007
Parola di Dio
11 novembre 2007 - 11^ domenica del tempo ordinario (anno c)
Ridonami, signore, la gioia del perdono
E’ la concezione del- la morte. Non
l’aldilà che Gesù an- possiamo ranunzia e che i sad- gionare con le
In quel tempo, si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano
ducei non possono categorie del
che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: “Maestro,
capire. Erano studiosi tempo presenMosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie,
della Bibbia, ma forte- te, ma con il
ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza
mente tradizionalisti, cuore di Dio.
al proprio fratello. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver
in contrasto continuo Dio è vita, e se
preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo
con i farisei, più aper- c’è un rappore così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo
ti. Leggono tutto alla to di comunioanche la donna morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di
lettera e trovano che ne con lui, non
chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie”. Gesù
in tante pagine, di fat- potrà essere
rispose: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono
to, ancora non c’è una interrotta. E’
marito; ma quelli che sono giudicati degni dell’altro mondo e della
concezione spirituale un processo di
risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno
della risurrezione .
“compimento”,
possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli
Siamo a Gerusalemme come il grano seminato, che proprio lo stesso
della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo
e sta per avvicinarsi grano, troverà pienezza nella spiga, oltre la viha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il
la pasqua di Gesù. Gli cenda terrena. Dio non scherza e non gioca con
Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è
presentano un caso la nostra vita; se c’è amore, questo è fedele per
Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui”.
teologico, ma lo fanno, sempre. “Io vado a preparavi un posto” ha detto
Parola del Signore.
come sempre, per por- Gesù ai suoi (Gv 14,2-3); “Niente potrà separarre un tranello a Gesù. ci dall’amore di Cristo” (Rm 8, 39)
C’è sempre la paura di Ancora una volta emerge il senso di Dio. Quale
perdere il loro potere, “piccolo dio” si nasconde dietro tutte le pseudoCommento
vista la fama di Gesù. Hanno un visione dell’al- religioni basate su oroscopi, spiritismo e magia?
“Se c’è Dio, anch’io sono im­mortale” E’ un’espres- dilà molto materialistica, simile alla vita terrena. Da Gesù emerge «Il Signore Dio di Abramo, Dio
sione tratta da I Demoni, un’opera di Dostoe- Ecco, allora, lo strano caso dei sette fratelli che di Isacco, Dio di Giacobbe, Dio non dei morti
vskij: «La mia immortalità è indispensabile per la leg­ge biblica dei levirato (dal latino levir, ma dei vivi; tutti vivono per lui». Non possiamo
perché Dio non vorrà commet­tere un’iniquità «cognato»: al cognato era appunto imposto le- non citare Pascal in quel testo che aveva cucito
e spegnere del tutto il fuoco d’amore che egli galmente il matrimonio con la vedova dei fra- nella sua giacca, intitolato “Fuoco”: «Dio d’Abraha acceso per lui nel mio cuore... Io ho comin- tello defunto senza eredi per assicurargli una mo, Dio d’Isacco, Dio di Giacobbe, non dei ficiato ad amarlo e mi sono rallegrato del suo discen­denza) sono costretti a sposare la stessa losofi e dei dotti. Certezza, Sentimento, Gioia,
Pace. Dio di Gesù Cristo. Dio mio e Dio vostro.
amore deposto in me co­me una scintilla divina. donna.
Come è possibile che Lui spenga me e la gioia Gesù è intelligente e va al cuore del problema. Il tuo Dio sarà il mio Dio. Oblio del mondo e di
e ci converta in zero? Se c’è Dio, anch’io sono La loro è una religiosità povera e banale. Il giu- tutto fuorché Dio. Egli non si trova se non per le
sto è destinato alla comunione con Dio, oltre vie indicate nel Vangelo».
im­mortale».
di don Mariano Piccotti
[email protected]
Dal vangelo secondo Luca Lc 20, 27-38
Agenda
Pastorale
del Vescovo
Giovedì 8 novembre
ore 9.30-12.30: Riunione del Consiglio Presbiterale
Diocesano
Sabato 10 novembre
ore 15: Parrocchia di Santa Maria del Cammino,
inaugurazione dei locali dell’Oratorio
ore 16: Ritiro con le Consacrate dell’Ordo
Virginum
ore 18: Nostra Signora di Lourdes - Pantiere, S.
Messa per Unitalsi
Domenica 11 novembre
ore 10: Chiesa dell’Ospedale: Santa Messa
nell’anniversario dell’associazione Opera onlus
Lunedì 12 novembre
Ore 17: Meic-Ferrini: Incontro su Testamento
Biologico al Palazzo dei Convegni
martedì 13 novembre
ore 15.30-18: il Vescovo riceve nella cappella di
San Floriano, in Duomo, coloro che desiderano
confessarsi o avere un colloquio spirituale. Senza
appuntamento.
Mercoledì 14 novembre
ore 16: Riunione del Comitato Etico
Giovedì 15 novembre
Mattino: Riunione di Aggiornamento del Clero
Venerdì 16 novembre
ore 19: Parrocchia San Francesco di Assisi: S.
Messa con Ofs
Sabato 17 novembre
ore 18: S. Messa in Cattedrale e incontro con
aderenti all’Aimc
Domenica 18 novembre
ore 12: Santuario S Casa, S. Messa con Guide dei
Pellegrinaggi
ore 16: Celebrazione della Festa del
Ringraziamento a Pianello Vallesina
Milizia dell’Immacolata
La Milizia dell’Immacolata di Jesi e il Movimento Mariano di Senigallia organizzano domenica 11 novembre un
Cenacolo mariano guidato dal Vescovo Gerardo Rocconi.
L’incontro si svolge presso la chiesa di San Massimiliano
Kolbe e avrà inizio alle ore 15,30 con l’adorazione eucaristica, la recita del Santo Rosario e la Santa Messa.
PREGHIERA
Signore, non si
inorgoglisce il mio
cuore
e non si leva con
superbia il mio
sguardo;
non vado in cerca di
cose grandi,
superiori alle mie
forze.
Io sono tranquillo e
sereno
come bimbo svezzato
in braccio a sua
madre,
come un bimbo
svezzato è l’anima
mia.
Speri Israele nel
Signore,
ora e sempre.
(Salmo 131)
CHIESA dell’ADORAZIONE
luogo di adorazione e di ascolto
Dal lunedì al venerdì (eccetto i giorni festivi infrasettimanali), dalle ore 16 alle 19,30 un Sacerdote è a disposizione
nella Chiesa dell’Adorazione per le Confessioni e il colloquio spirituale.
Questo servizio, offerto a tutti, vuol essere in modo particolare una opportunità data ai giovani. Viene di seguito
indicato il Sacerdote presente per ciascun giorno:
Lunedì 12 novembre:
Martedì 13 novembre:
Mercol.14 novembre:
Giovedì15 novembre: Venerdì16 novembre: Don Alberto Balducci
Don Fabio Belelli
Don Giuseppe Quagliani
Don Luca Giuliani
Don Marco Cecconi
Una proposta di spiritualità
“Lo Spirito Santo è effuso nella casa” è il tema
del primo incontro di spiritualità per persone
sposate. Domenica 18 novembre al Centro di
Spiritualità “Sul Monte” di Castelplanio don
Mariano Piccotti guiderà l’incontro che avrà
inizio alle ore 15,30 e si concluderà alle ore 19.
La partecipazione è aperta a quanti desiderano
approfondire la propria esperienza spirituale.
Chiesa dell’Ospedale – 11 novembre ore 10
Anniversario dell’associazione L’Operaonlus
In occasione della ricorrenza della suo aspetto, dimensione e momento
costituzione dell’associazione di vo- della vita, attraverso l’opera prestata
lontariato L’ Operaonlus che ricorre gratuitamente dai propri aderenti.
domenica 11 novembre festa di San Tra le varie attività dell’associazione
Martino di Tours sarà celebrata a Jesi che vanno dalla promozione di iniuna Santa Messa alle ore 10, nella ziative di natura culturale e di forchiesa di San Giovanni di Dio, chie- mazione sociale rivolte ai giovani alsa dell’Ospedale, in Corso Matteotti. l’assistenza agli anziani con progetti
La celebrazione eucaristica sarà pre- rivolti a migliorare la qualità della
sieduta dal vescovo mons. Gerardo loro vita anche attraverso lo svolgiRocconi.
mento di attività ricreative, spicca siL’associazione non ha fini di lucro curamente il settore che si occupa di
ed ha come scopo la promozione di “Sostegno Alimentare” che raggiunge
strumenti di assistenza sociale per singoli e famiglie in stato di indigenla realizzazione di un’autentica so- za temporanea causata da circostanlidarietà tra gli uomini e la promo- ze impreviste. Situazioni di disagio
zione integrale della persona in ogni spesso invisibili vissute nella loro so-
litudine da persone spesso con figli
che non chiedono per abitudine, per
imbarazzo, a volte per orgoglio perché nella nostra collettività essere in
queste condizioni è una vergogna.
L’obiettivo infatti è anche quello di
raggiungere queste persone con discrezione e riservatezza.
L’ Operaonlus ricorda l’appuntamento
del gesto caritatevole di sabato 24
novembre della giornata nazionale
della Colletta organizzata dalla Fondazione Banco Alimentare in tutti i
supermercati che hanno aderito all’iniziativa.
Info: 340.6452327 [email protected]
Meic e Ferrini: il testamento biologico
“Il testamento biologico è un bene per tutti o per nessuno?” è la domanda alla quale proveranno a dare una
risposta il prof. Alvaro Carotti e l’avv. Antonio Mastri
nel corso dell’incontro promosso dal circolo Contardo
Ferrini e dal Movimento Ecclesiale di Impegno Cultura-
Settimanale di ispirazione cattolica fondato nel 1953
le a Jesi. Lunedì 19 novembre alle ore 18 al Palazzo dei
Convegni in corso Matteotti sarà possibile approfondire questo argomento del quale si stanno interessando le
istituzioni e la cittadinanza. Il confronto sarà moderato
dal prof. Vittorio Massaccesi.
Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An
Telefono 0731.208145 Fax 0731.208145
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Vita ecclesiale
11 novembre 2007
7
I membri del Movimento Famiglie Nuove della Vallesina dal Santo Padre
Un impegno silenzioso e profondo
L
Negli ideologismi
si perde l’uomo…..
a storia rischia di essere interpretata sotto il segno
delle ideologie in cui si confrontano verità contrapposte e integrismi. Addirittura alcuni rafforzano le loro
ideologie strumentalizzando il nome Dio!... Credono di
essere il suo strumento per ristabilire la pace e la giustizia. Oggi siamo di fronte alla realtà in cui non c’è certezza sulla evoluzione o risoluzione dei problemi dell’uomo. I cambiamenti sono talmente repentini che le
società devono risolvere problemi epocali: l’emigrazione biblica cui stiamo assistendo si coniuga con una forte disuguaglianza nello sfruttamento della terra. Popolazioni stanno emigrando verso quei Paesi avanzati che
nel loro egoismo hanno solamente sfruttato le risorse
non costruendo una base di società civile. Oggi, nelle
baraccopoli delle nostre città, ai margini della vita civile, tentano di rifarsi una vita, ancora una volta emarginati dalla ricchezza che hanno intorno. Parlare di interclassismo come di classismo è essere fuori dalla logica
della realtà economica. Al consumismo non conviene
la differenziazione delle classi ma l’uguaglianza perché
permette l’aumento dei consumi. La differenza si sente e pesa in termini economici limitando ai più poveri
l’accesso ai servizi essenziali.
Chi può e chi non può!
In America ci sono sessanta milioni di cittadini senza assistenza sanitaria e solo chi può pagare la tessera
assicurativa può essere curato, gli altri?!... Nel Terzo
e Quarto Mondo, tantissime persone stanno morendo
per mancanza di antivirali e antibiotici. In teoria, a basso costo, si potrebbero produrre questo tipo di farmaci
ma ci sono gli interessi contrapposti delle industrie farmaceutiche.
E il cristiano?
Il cristiano non può porsi in termini equidistanti dalle
differenziazioni economiche. La nostra fede deve essere
annunciata, proclamata a “tutte le genti” e non difesa.
Poi da chi? Gesù rilevò la sua divinità quando “umiliò
se stesso e si è fatto obbediente fino alla morte di croce”
(Fil 2, 7-8).
Gesù, quando parla del potere civile, non aveva solo
l’intenzione di orientare al rispetto del potere, ma di
proclamare che la giustizia di Dio non può essere confusa con la giustizia degli uomini. Qualsiasi potere umano non può essere paragonato al potere divino, non c’è
nessun potere che può rappresentare il potere divino.
L’umiliazione di Gesù, la sua crocifissione insieme ai
comuni malfattori è stato il segno che la liberazione
dell’uomo non è data dalla legge ma dal superamento
dell’egoismo; l’io assassino si deve trasformare nell’io
sconvolto, ferito e umiliato dalla devastazione e dalla
fame. Soltanto la nostra fede in Gesù ci libera dal peccato, perché ci fa entrare nella logica dell’amore in cui
la carità riconosce l’altro. Il profeta Isaia esclama: “Noi
l’abbiamo rifiutato e disprezzato come un uomo pieno
di sofferenze e di dolore. Come uno che fa ribrezzo a
guardarlo, che non vale niente, e non lo abbiamo tenuto in considerazione. Eppure ha preso su di sé le nostre
malattie, si è caricato le nostre sofferenze” (Is 53). Ed
ancora: “In un luogo eccelso e santo io dimoro- ma
sono anche con gli oppressi e gli umiliati- per ravvivare
lo spirito degli umili- e rianimare il cuore degli oppressi” (Is 57, 15).
Allora manifestarsi come umile, alleato del vinto, del
povero, del perseguitato, significa porsi fuori dagli
schemi del sentire umano, in cui c’è sempre la tendenza
all’egoismo. Dire questo, è affermare che Gesù è venuto
a liberare quell’io profondo non gli schemi che gli uomini si danno nel formare le società; è avere coscienza
che tale liberazione ci trasforma nel cuore per “farci carico” dell’altro, chiunque sia, per avere compassione; è
proclamare e lottare insieme per il Regno di giustizia.
“La religione dei poveri”
Affermare che la religione cristiana non è “la religione
dei poveri” è togliere la profezia, non riconoscere che
Gesù “non ha dove posare il capo” (Lc 10), è mendicante senza patria. Non fa distinzioni tra interclassismo
o classismo, ma sceglie: la vedova e il povero, accetta
Zaccheo che scendendo dall’albero scende dalle sue ricchezze e sicurezze. Parlare delle ideologie marxiste e
capitaliste che hanno fallito, ci porta a domandarci del
perché la fede nel Cristo abbia potuto reggere a questa
devastazione culturale e filosofica, perché queste teorie
miravano all’autosufficienza dell’uomo. Viviamo in un
periodo in cui gli “ismi” della storia, integralismi politici, razziali, stanno scatenando guerre di religione. Il Dio
della pace non può essere assolutamente affiancato alle
morti, alle distruzioni, ai genocidi: il Santo Padre Benedetto XVI ha più volte ribadito questo concetto.
Salendo sulla croce Gesù disse: “Padre, perdona loro
perché non sanno quello che fanno”. Egli ci ha posto,
così, sulla via della conversione per andare verso il Regno che non è di questo mondo, ma noi da questo mondo siamo chiamati a fare “passi di misericordia”.
Remo Uncini
I
l Santo Padre ha
ricevuto, la mattina di sabato scorso i Membri del
Movimento Famiglie Nuove, nato 40
anni or sono nell’ambito del movimento dei Focolari,
che partecipano in
questi giorni ad un
incontro sul tema:
“Una casa costruita sulla roccia - Il
Vangelo vissuto, risposta ai problemi
della famiglia oggi”.
Ricordando
che
il Movimento Famiglie rietà”. “Il vostro è un imNuove forma una rete di pegno di evangelizzazio800.000 famiglie operanti ne silenzioso e profondo”
in 182 nazioni dei cinque - ha sottolineato il Papa
continenti, il Santo Padre - “che mira a testimoniare
ha affermato che l’azione come solo l’unità familiapastorale è “orientata se- re, dono di Dio-Amore,
condo quattro direttrici: possa rendere la famiglia
la spiritualità, l’educazio- vero nido di amore, casa
ne, la socialità e la solida- accogliente della vita e
scuola di virtù e di valori
cristiani per i figli”. “Auspico di cuore” - ha detto
ancora il Papa - “che, anche grazie al vostro impegno, possano essere individuate strategie pastorali
tese a venire incontro ai
crescenti bisogni della famiglia contemporanea e
alle molteplici sfide
a cui essa è posta di
fronte, perché non
venga meno la sua
missione peculiare
nella Chiesa e nella
società”.
“Secondo il progetto divino, la famiglia è dunque un
luogo sacro e santificante e la Chiesa,
da sempre vicina ad
essa, la sostiene in
questa sua missione ancor più oggi,
poiché tante sono
le minacce che la
colpiscono dall’interno e
dall’esterno. Per non cedere allo scoraggiamento occorre l’aiuto divino,
per questo è necessario
che ogni famiglia cristiana guardi con fiducia alla
Santa Famiglia, questa
originale ‘Chiesa domestica’”.
La morte del fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII
“Infaticabile apostolo della carità”
“N
el momento in cui
chiuderò gli occhi a
questa terra, la gente che
sarà vicino dirà: è morto.
In realtà è una bugia. Sono
morto per chi mi vede, per
chi sta lì. Le mie mani saranno fredde, il mio occhio non potrà più vedere,
ma in realtà la morte non
esiste perché appena chiudo gli occhi a questa terra
mi apro all’infinito di Dio”.
Con queste parole, scritte
qualche mese fa sul libretto “Pane quotidiano” come
commento alla prima lettura della liturgia del 2 novembre, don Oreste Benzi
aveva descritto la propria
morte. Mai lo aveva fatto
prima. Parole che risuonano come profetiche all’indomani della scomparsa
del fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII,
avvenuta nella notte di venerdì 2 novembre, alle 2.22,
in seguito ad un attacco
cardiaco, nella sua casa a
Rimini, presso la parrocchia della Resurrezione.
Don Oreste aveva 82 anni.
Almeno 25mila persone,
tra cui diverse autorità,
ma anche amici, collaboratori della Comunità e,
soprattutto, tanti tra gli
“ultimi” ai quali don Oreste ha sempre dedicato
le sue “battaglie”, hanno
voluto portare l’ultimo saluto alla salma. Diecimila,
invece, le persone accorse
ai funerali, celebrati lunedì
5 novembre all’auditorium
del Palacongressi di Rimini
dal vescovo, mons. Francesco Lambiasi. Una sede
preferita al duomo perché
più ampia e più accessibile
ai tanti bambini e persone disabili che don Benzi
aveva sempre voluto con
sé e che alle esequie erano
seduti nelle prime file. Di
fronte a quattrocento sacerdoti e a una trentina tra
cardinali e vescovi provenienti da tutt’Italia, mons.
Lambiasi ha tratteggiato
nell’omelia i caratteri salienti della personalità di
don Oreste. “Ha sempre
creduto e predicato con le
parole e con gesti coerenti e concreti il cuore della
fede”. Il vescovo di Rimini
ha poi ripercorso tutta la
sua “straordinaria e infaticabile opera”, “i suoi oltre
15 anni come padre spirituale in seminario, l’insegnamento della religione e
l’assistenza ai giovanissimi
di Azione Cattolica, i lunghissimi anni come parroco e soprattutto come fondatore della Papa Giovanni, a favore della vita non
ancora nata, dell’umanità
emarginata, della pace e
dei diritti umani”. Il presule ha ricordato anche alcune denunce forti rivolte da
don Benzi alla comunità
politica. “Oggi 100.000
donne – aveva lamentato
il 19 ottobre scorso a Pisa,
intervenendo alla Settima-
na Sociale – sono tenute
sotto sfruttamento in Italia. Vergogna! Perché viene mantenuto un massacro, un orrore simile? Non
si vuole perdere il voto di
milioni di clienti”.
Il Santo Padre Benedetto XVI ha fatto pervenire al Vescovo di Rimini un telegramma di
cordoglio. “Appresa con
tristezza” - si legge nel testo - “la notizia della morte di Don Oreste Benzi,
umile e povero sacerdote
di Cristo, benemerito Fondatore e Presidente della
Comunità Papa Giovanni XXIII, il Santo Padre
desidera esprimere vive
condoglianze a quanti
piangono la sua improvvisa scomparsa, ricordandone l’intensa vita pastorale
come parroco e, in seguito,
come infaticabile apostolo
della carità, a favore degli ultimi e degli indifesi,
facendosi carico di tanti
gravi problemi sociali che
affliggono il mondo contemporaneo”.
Nella foto di Anna V. Vincenzoni, don Oreste Benzi in Cattedrale a Jesi con
il vescovo Padre Oscar
e don Nello Barboni, il 7
febbraio 1999.
IL REFRATTARIO
IL MEDIOEVO: FOSSERO TUTTE
COSI’ BUIE LE EPOCHE!
La cultura illuministica, profondamente ostile al cristianesimo, ha
diffuso l’idea di un Medioevo buio,
brutale ed oscurantista.
Premesso che non esiste nella storia
un’età dell’oro, incominciamo col
dire che sarebbe più corretto chiamare Cristianità il Medioevo, per ovvi
motivi. La Chiesa avrebbe impedito
lo sviluppo e soffocato la cultura?
Non scherziamo! Pensiamo all’epica
francese, al rinascimento carolingio,
alla poesia italiana; pensiamo a san
Tommaso d’Aquino e alla sua filosofia perenne, a Dante, al lavoro dei
monaci amanuensi. Pensiamo alle
tante scoperte o alle invenzioni per-
fezionate, come la carrucola, le staffe, la ferratura dei cavalli, il sapone, il
bottone, la bussola, la carta, il vetro.
Pensiamo agli innumerevoli borghi
medievali ancora oggi ammirati dai
turisti e alle stupende cattedrali costruite per la gloria di Dio. Pensiamo
all’imponente opera della Chiesa in
favore dell’uomo: ospedali, università, monasteri. I monaci bonificano l’Europa, trasmettono la cultura
latina, razionalizzano il tempo col
suono delle campane, danno lavoro
e trasmettono alla società civile la
democrazia (il mondo monastico era
egalitario e collettivo). Il Medioevo è
l’epoca di grandi santi, basti pensare
a Francesco, Chiara, Caterina, Bernardo, Benedetto, Domenico, Tommaso, Pier Damiani e al grande Papa
Gregorio VII, che lotta e soffre per la
libertà della Chiesa minacciata dalla
prepotenza dell’imperatore.
Infine, come non ricordare l’opera di
cristianizzazione della cavalleria e
della guerra, con l’obbligo di difendere poveri e vedove, di rispettare le
tregue durante le feste religiose ed
altro ancora. Nel Medioevo la guerra
è un affare di mestiere, nessuno è obbligato. Sarà la Rivoluzione francese
a inaugurare i conflitti ideologici e la
coscrizione obbligatoria.
Da questa brevissima e modesta visione generale, possiamo domandarci: è stato buio il Medioevo o non
piuttosto il secolo appena trascorso,
con le sue guerre mondiali, i suoi lager ed i suoi gulag?
Federico Catani
8
Cultura
11 novembre 2007
15 novembre 1931: nasce Valeria Moriconi
Video, conferenze, concerti in ricordo
di
Paolo
Marcozzi
SVIZZERA (Via, da Via Cupetta a Via Lussemburgo)
Uno dei pochi stati europei senza sbocco al mare, confinante con Germania, Austria, Liechtenstein, Italia e
Francia. Piccola nazione di montagna stretta fra le Alpi
e il Giura, è sotto molti aspetti un paese eccezionale. Fra i primi stati al mondo a darsi un ordinamento a
repubblica, a istituire una federazione, a praticare forme di democrazia di base, è riuscita a conservare per
secoli una politica di neutralità e di isolazionismo, che
si traduce nella sua non partecipazione all’ONU (di cui
ospita però importanti istituzioni). Sede di banche di
importanza mondiale e d’industrie non solo di alta specializzazione (come quelle degli orologi e del cioccolato) ma anche di base, è la diciottesima potenza economica mondiale, ma la seconda come reddito pro capite
(dopo il Lussemburgo). La Svizzera è anche (con le sue
quattro lingue ufficiali, le sue due confessioni religiose,
la presenza di un 20% di immigrati) un modello di convivenza interetnica.
TABANO (Via, da Via Paradiso a Via Acquasanta) Bella strada di campagna che conduce alla frazione di Jesi
sorta intorno alla chiesa parrocchiale di Tabano.
N
ell’anniversario della nascita di Valeria Moriconi, la
Fondazione Pergolesi Spontini
e il centro Studi e Attività Teatrali Valeria Morioni organizzano alcune iniziative ad ingresso
libero.
Giovedì 15 novembre alle ore
17.30 al Teatro Studio sarà proposta “Attorno a “Resurrezione” una conferenza-spettacolo
multimediale con un intervento
di Emilio Pozzi, un’intervista in
video a Luca Ronconi, la lettura teatrale di una recensione di
Achille Campanile con la partecipazione straordinaria di Piera
Degli Esposti
Al Palazzo dei Convegni, il 12, 13 e
14 novembre dalle ore 17.30 alle 20:
proiezione integrale in tre parti su
grande schermo del teleromanzo Resurrezione
Alla Coop di via Gallodoro, il 15 novembre alle ore 11,30: presentazione
del progetto Seminarlibri: inaugura-
zione dello spazio con consegna del
volume Resurrezione di Tolstoj
Venerdì 16 novembre alle ore 21.30 al
Teatro Studio: Festival Adriatico Mediterraneo. Canti del Mediterraneo,
Concerto dedicato a Valeria Moriconi. Uno spettacolo basato sull’intreccio di brani popolari dell’area mediterranea e composizioni originali di
TAMBURI ORFEO (Via, da Via Bosi a Via Azzocchi) Pittore (Jesi, 1910 – Parigi, 1994). Trasferitosi a Roma, iniChiusa con successo la
ziò a collaborare alle più importanti riviste letterarie e
artistiche dell’epoca. Dopo un soggiorno a Parigi (193537), nel 1939 fu presente alla III Quadriennale di Roma
e alla seconda mostra milanese di Corrente, dove espose con Mafai, Pirandello, Fazzini, Guttuso, Afro, Mirco
l sindaco Luciano
proiezioni storiche,
e Montanarini. Espose poi nel 1940 alla XXXI mostra
Pittori ha concluso
stentavano ad andarsene
della Galleria di Roma, che segnò il passaggio dal to- ufficialmente la mostra
e hanno partecipato
nalismo a un realismo variamente orientato. Nel 1944 storica “100 Anni di
all’improvvisato brindisi
pubblicò il volume di disegni Piccola Roma, con una Cinema” domenica
che l’assessore alla
poesia di Ungaretti. Dal 1947 si stabilì a Parigi. Xilogra- scorsa. “Abbiamo avuto
cultura Isolina Marcelli
fo, litografo, pittore di paesaggi, dopo aver rivolto per numerose richieste per
ha voluto assieme allo
anni il suo interesse a Roma (Il Palatino, 1947, Roma, prorogare nuovamente
staff organizzativo, e
Galleria d’arte moderna), si dedicò, fino alla morte, a la durata dell’evento - ha
soprattutto assieme
numerose vedute veneziane e scene di vita parigina, nei detto il primo cittadino
a Livio Zitelli, il
quali è ancora possibile cogliere echi di una sensibilità - ma non era possibile e
collezionista che
da “Scuola romana” degli anni trenta e quaranta.
così abbiamo concluso e
mezzo secolo fa era il
dico subito con grande
ragazzo di macchina
TEATRO (del) (Vicolo, da Piazza della Repubblica a Via soddisfazione”. Erano le
del Cinema Fiamma di
Mazzini) Come dice il nome, costeggia il Teatro Pergolesi.
21 di domenica scorsa,
Castelplanio. “Voglio
ma ancora i visitatori
ringraziare innanzitutto
Enzo Giancarli che
continua al prossimo numero che avevano assistito
numerosi alle ultime
da presidente della
I
La festa de Halloween - ammò ho
‘mparado –
è la festa dele streghe. Mamma mia!
A casa mia, da sempre, êmo cercado
de falle sta lontane. Pussa via!
Ma adesso, daje daje, c’ha ‘nculcado
‘sta moda, diventada ‘na manìa;
cuscì ‘l trentuno Ottobre è diventado
el giorno dell’ennesima follia.
‘Sto giorno se ‘nsegnava ai ragazzini
a spende meno, insomma a risparmià,
adè jé fa i vestidi e i cappellini
pe’ ‘na festa che viè da non se sa.
‘Na festa dedicada a streghe e mostri;
io me domanno: “’N ce bastava i nostri?”
mostra 100 Anni di Cinema
L’evento dell’anno in Vallesina
Provincia è stato il primo
a credere e a sostenere
il nostro progetto per la
mostra storica come ha
fatto l’attuale presidente
Patrizia Casagrande
- ha proseguito il
sindaco Pittori - come
pure il dottor Federico
Tardioli presidente
della Fondazione Cassa
di Risparmio di Jesi, il
Ministero Pubblica
Istruzione, il Sistema
Museale provinciale,
lo sponsor ufficiale
Riccoboni Holding. Una
sinergia di pubblico
e privato che ha reso
possibile l’evento
dell’anno in Vallesina.
Abbiamo avuto oltre
2.500 presenze comprese
scolaresche di ogni
grado che hanno avuto
l’ingresso gratuito. Il
sito Internet ha avuto
circa 4.500 contatti e la
stampa si è interessata
dell’evento. Il Cinema e
la sua storia, raccontati
dai proiettori, cineprese,
pellicole, proiezioni,
manifesti e locandine
sono patrimonio di tutti,
senza distinzione alcuna”.
San Nicolò
una tavola rotonda
Tra du’ campanili
La festa dele streghe
Giovanni Seneca, in un intrigante
equilibrio tra colto e popolare, tra
classicismo e modernità. Musiche
e canti ispirati alle diverse culture
del Mediterraneo e al dialogo tra i
popoli.
Giovanni Seneca ha realizzato produzioni in vari ambiti scrivendo e
interpretando canzoni, brani strumentali, musica per il cinema e il
teatro, avendo modo di collaborare
anche con Valeria Moriconi. Sabina Meyer, cantante e compositrice,
è una voce di rara sensibilità, una
delle migliori interpreti italiane di
musica klezmer: il suo è un percorso che accomuna improvvisazioni
ed elettronica, jazz e musica contemporanea.
Lo spettacolo è dedicato a Valeria
Moriconi, donna mediterranea e solare, di cui verranno letti dalla giovane attrice jesina Lucia Bendia alcuni
scritti e proiettate immagini fotografiche, che testimoniano la sua grande
passione per il mare.
La pioggia
M’era venuda voja de scappà
per visidà ‘n amico molto caro,
fatti du’ passi ‘ncomincia a piôiccigà,
trovo ‘na pensilina, ‘no riparo.
Pensâo: in pogo tempo finirà,
ma ‘l tempo s’era messo paro paro
a piôe de più e con continuità,
cuscì che dopo pogo m’era chiaro
ch’ero bloccado e me ce tirava.
Pensavo e ripensavo a tante cose
brutte o normali, altre fastidiose;
e l’acqua venîa giù, come jé dava!
Me calmo, ascolto mejo … ‘n’emozione,
ero rtornado a ‘n’antra dimensione.
Lucio Longhi
La chiesa e il recupero
di San Nicolò, uno dei
più antichi monumenti jesini, sarà il tema
discusso nella tavola
rotonda di giovedì 15
novembre presso l’Aula magna della Fondazione Colocci in via
Angeloni a Jesi. Promossa dalla sezione
di Jesi di Italia Nostra,
prevede la partecipazione dell’architetto
Fabio Mariano, dell’arch. Pierluigi Salvati
della Sovrintendenza,
degli assessori Conti,
Olivi e Romagnoli, del
dott. Alvise Cherubini
e dell’arch. Giampiero
Cardinali.
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Scuola Santa Caterina
11 novembre 2007
9
La scuola santa caterina di cupramontana a Loreto per la Premiazione del Concorso “Una Casa in mezzo al mare”
La Santa Casa di Loreto: luogo primario dell’educazione
Domenica 28 ottobre presso l’Auditorium del Palazzo Illirico di piazza della
Madonna, a Loreto, si è svolta la cerimonia di premiazione del Concorso “Una
Casa in mezzo al mare”, voluto e seguito dal compianto Arcivescovo di Loreto,
Mons. Gianni Danzi, in occasione dell’“Agorà dei giovani italiani” e della visita
del Santo Padre Benedetto XVI, l’1 e il 2
settembre scorsi.
Con il tema scelto a suo tempo da Mons.
Danzi si è voluto porre al centro dell’attenzione la Santa Casa di Loreto, intesa
come memoria del significato della famiglia, luogo primario d’educazione. I bambini e i giovani marchigiani che, attraverso insegnanti e genitori, si sono lasciati
coinvolgere, hanno realizzato gli elaborati
(poesie, racconti, disegni, figure plastiche,
opere multimediali) con la massima libertà espressiva. Il Concorso ha ricevuto il
sostegno e il riconoscimento, dell’”Agorà”,
dell’Ufficio Scolastico Regionale, della
Provincia di Ancona, del Comune di Loreto e del quotidiano «Il Resto del Carlino». Ha offerto il proprio professionale
all’iniziativa anche la società “Sistema
Museo”. I lavori pervenuti sono stati cinquantadue ed hanno coinvolto centinaia
di alunni e studenti e insegnanti. I lavori
scelti come “vincitori” del Concorso sono
stati giudicati tali sulla base dei criteri di
valutazione stabiliti dalla Commissione:
attinenza al tema, creatività, tecnica, originalità e itinerario didattico.
Per la Vallesina sono state selezionate:
l’Istituto «Federico II» di Jesi-Monsano
per la sezione testuale e per la sezione mista la scuola materna «Santa Caterina» di
Cupramontana.
La Scuola dell’Infanzia S. Caterina è
presente a Cupramontana da molti
anni, prima sotto la guida delle Suore
Francescane del Cuore Immacolato di
Maria che hanno ceduto la gestione, nel
1999, ad un gruppo di genitori che si è
costituito in Associazione per evitarne la
chiusura.
L’ente gestore Associazione Genitori Santa
Caterina non ha finalità di lucro e gestisce,
oltre alla Scuola, altri servizi rivolti alla
prima infanzia. La scuola ha ottenuto il
riconoscimento di Paritaria fin dall’anno
scolastico 2000/2001 ed ha aumentato nel
tempo il numero dei bambini frequentanti,
raggiungendo ad oggi le tre sezioni.
La testimonianza
delle insegnanti
Le tappe del nostro lavoro
•
“NEL NOSTRO VIAGGIO:
SEI TU IL CAPITANO!!”
E
’ stato bellissimo portare avanti questo progetto: ringraziamo tutti coloro che lo hanno pensato ed organizzato per
noi. Che cosa è stato per noi fare questa esperienza e come
ci ha arricchite? Quando è arrivato l’invito a partecipare,
non abbiamo potuto dire di no, perché la nostra prerogativa è proprio introdurre i bambini nella realtà che ci circonda, per cui non potevamo non farli partecipi di una cosa
così preziosa e così vicina come la Santa Casa di Loreto.
L’anno scorso avevamo sessantadue bambini di materna
e abbiamo partecipato con tutte e tre le sezioni: c’era da
scegliere il lavoro e il tema non si presentava in maniera
troppo semplice, ma l’occasione è arrivata dai bambini che,
in quel periodo, giocavano con i velieri dei “Pirati dei Caraibi” e ci hanno dato l’idea di riprendere tra le mani un
racconto dal titolo “Il viaggio, il capitano, il mare” di Carla
Carenzi che si avvicinava a ciò che veniva richiesto.
Questo racconto riprende in maniera metaforica l’incontro
che ognuno di noi con Gesù: la funzione di guida di Gesù,
il Padre che lo ha mandato, la Chiesa come approdo- ..e
qui ci andava bene la Casa in mezzo al mare...l’isola! – e i
sacramenti come necessità per la sopravvivenza.
La storia rielaborata
•
•
C’era una volta un Re grande, potente, buono e giusto- simbolicamente Dio-, che amava molto i suoi sudditi, il quale, gratuitamente, dona un viaggio sulla nave più bella di tutta la sua
flotta, la Re Stefano I, un veliero studiato fin nei minimi particolari: chi liberamente va (altri non avevano tempo…e si perdono
il viaggio!!), diventa parte dell’equipaggio.
Alla guida, Re Stefano mette Samuel (Gesù): bastava guardarlo
per imparare a conoscere e ad amare il mare e si diceva di Lui
che conoscesse la via per solcare ogni mare.
Dopo un periodo in cui i marinai - Pietro, Giovanni, Tommaso….- avevano trovato l’amicizia e navigavano sotto la protezione della Madonna, arriva il ‘Pericolo’….arrivano i pirati e
Samuel, dietro la minaccia di capitano Morte, si sacrifica per
salvare il suo equipaggio.
La nave, rovinata dall’attacco dei cannoni, ha necessità di essere riparata e i marinai dopo tre giorni e tre notti approdano
su un’isola…L’isola dei coralli che superava la bellezza di ogni
possibile immaginazione: si narrava che un tempo fosse ricoperta di acqua e che vi abitassero delle sirene, splendide creature
che con il loro canto erano di buon auspicio per i naviganti, che
vivevano in castelli marini costruiti con i coralli più pregiati. Ma
un maremoto aveva spinto l’isola sulla superficie del mare e le
splendide sirene si erano pietrificate (prendendo la forma della Santa Casa di Loreto). Qui i marinai cercano cibo e acqua e
dentro una grotta, vedono una luce e trovano Samuel che offre
loro pane e pesci, poi scompare in un bagliore che li stordisce e
lascia loro in dono una bussola; si rimettono in viaggio e si imbattono in una forte tempesta e solo grazie alla bussola trovano
la rotta per la salvezza.
Arrivano così alla meta dove Re Stefano li aspettava, in un luogo
bello come loro non immaginavano, più bello di come lo avevano lasciato all’andata. Vengono accolti in una stanza riscaldata
da un grande Fuoco, dove seduto alla destra di Re Stefano li attendeva Samuel. E’ qui che ricominciano la loro vita.
I bambini preparano la casa
•
Abbiamo rappresentato ai bambini la
drammatizzazione del racconto - …un particolare
curioso? Ad una ragazza che faceva tirocinio
presso la nostra scuola che si professava non
cattolica, ho chiesto di fare Tommaso e lei ha
accettato la provocazione e ridendo e scherzando
abbiamo avuto un motivo di profondo scambio
umano! Tutte le insegnanti e alcuni del personale
si sono calati nei panni di marinai e pirati di fronte
allo stupore e alla meraviglia di tutti i bambini. Si
è resa evidente la collaborazione tra noi colleghe,
che non è scontata in tutti gli ambienti di lavoro
e l’intuizione dei bambini che ciò che ci muoveva
era qualcosa di più grande, da conoscere perché
interessante.
Nel dialogo è emersa una profonda ammirazione
per Samuel, personaggio da imitare, da seguire e,
mentre i maschi si sono sentiti attratti dallo spirito
avvincente indispensabile per combattere contro i
cattivi e contro la morte – abbiamo osservato che i
bambini hanno in natura l’esigenza di vita eterna -,
le femmine sono rimaste affascinate dalla bellezza
dell’isola dei coralli, delle sue sirene, di quel
mondo sottomarino che rappresentava l’alleanza
con Dio.
I bambini hanno mimato la storia, con la voglia di
fare proprie la passione per l’avventura, la forza di
Samuel e il coraggio di vivere eroicamente anche
azioni quotidiane.
Negli elaborati grafici realizzati sono emerse
la Bellezza del mare, la sua profondità, la sua
immensità; la Vittoria del Bene sul male; il Viaggio
come una bella avventura; l’isola e la nave come
segni riconoscibili dell’altro mondo in questo
mondo!
Mentre il progetto poteva dirsi concluso, e tutto il materiale spedito alla Delegazione Pontificia, dal gioco
dei bambini è emersa la voglia di fare ancora propria la
storia del Viaggio, per cui abbiamo iniziato a costruire
gli oggetti utili per raccontarla – il timone di cartone, il
cannocchiale con i tubi dei rotoli di carta, ecc.- fino a decidere di presentarla come recita di fine anno.
E’ stato commovente il momento in cui, decidendo i ruoli, ognuno aveva già in mente il personaggio da interpretare ed in particolare un bambino di cinque anni ci ha
detto: -“Io alla recita voglio fare Samuel…anzi lo voglio
fare per sempre!!”-.Con grande impegno ed entusiasmo
da parte nostra, dei bambini, e del Comitato dei genitori
che sempre sostiene le nostre iniziative e da l’indispensabile aiuto per realizzarle, siamo riusciti a mettere in scena uno spettacolo straordinario di cui ha colpito la cura
dei dettagli, in particolare le stupende coreografie dei
balli, i costumi, la scenografia.
In occasione dell’Agorà abbiamo portato il nostro entusiasmo nella piazza di Loreto, dove, con i bambini e le
loro famiglie volevamo esserci per ricordare e riconoscere la Paternità del nostro Pontefice che nello striscione
che abbiamo preparato compariva con il berretto da Ufficiale della marina con su scritto:
“NEL NOSTRO VIAGGIO: SEI TU IL CAPITANO!!”
Grazie per l’occasione di conoscenza, di arricchimento,
di avvicinamento alla bellezza!
Giovanna e le insegnanti
A Loreto per l’Agorà
I pirati
La premiazione
10
In diocesi
11 novembre 2007
Parrocchia Sant’Antonio Abate – L’ingresso del nuovo parroco
mons. Quagliani e il grazie a mons. Masè
Partecipazione e curiosità alla
celebrazione e alla festa
I
l colpo d’occhio, entrando, è
stato semplicemente esaltante. Una chiesa, quella dedicata
a Sant’Antonio Abate, gremita
come non mai, con tanti fedeli costretti a stare in piedi in
prossimità dell’ingresso, lungo i
muri perimetrali, nella cappellina feriale e poi bambini tutto
attorno all’altare, quasi a stringersi vicino ai protagonisti di
questa giornata speciale. Tanta
partecipazione, nel giorno della
festa di Ognissanti, aveva le sue
brave ragioni; due, in particolare: la rinuncia all’incarico di
Parroco da parte di Mons. Luigi
Masè per motivi di salute, l’ingresso alla guida della comunità
di Mons. Giuseppe Quagliani, vicario del Vescovo. Due
eventi vissuti con partecipazione ed affetto da altrettante comunità di credenti:
quella di Sant’Antonio Abate,
dove Don Masè ha operato
per oltre 36 anni, e quella di
San Giuseppe che ha visto
Mons. Quagliani attivo negli
ultimi 33 anni.
Doveva essere un momento di festa e festa è stata; a
cominciare dalla fase preparatoria coordinata da Olivio
Montesi e partecipata da
un gruppo di parrocchiani
volonterosi, fino al giorno
della cerimonia iniziata con
un simpatico ed apprezzato
gesto da parte del Vescovo.
Questi, entrato in chiesa,
dopo la genuflessione anziché prendere la strada della
sacrestia, è andato verso il
gruppo di canto, quel giorno
particolarmente folto per la
presenza di molti di coloro che
in passato vi hanno fatto parte.
La cerimonia religiosa, guidata
da Michele Cerasa, si è aperta
con la processione ed è poi proseguita secondo i canoni di una
normale Messa festiva. Questo
fino al termine dell’omelia del
Vescovo nel corso della quale
ha rivolto ai presenti l’appello: “accoglietelo con affetto e
disponibilità” ha detto ai fedeli
riferendosi a Mons. Quagliani.
Proseguendo, ha invitato i parrocchiani a collaborare con il
nuovo parroco, così come fatto
con il predecessore. Riferendosi poi all’attività parrocchiale,
Mons. Rocconi ha positivamente commentato la vivacità di
questa comunità dove in molti
collaborano alle iniziative della
parrocchia. Dopo l’omelia è stato inserito il rito del passaggio
delle consegne tra il parroco
uscente – fino a quel momento
seduto accanto al celebrante
– e quello subentrante – che
ha partecipato in disparte alla
prima parte della funzione. Una
cerimonia ricca di simbolismi,
quella alla quale la massa di
fedeli ha potuto godere, un
rito a molti sconosciuto che è
stato seguito con partecipazione mista a comprensibile
curiosità. Un cerimoniale che
si è aperto con la lettura della “bolla” vescovile da parte
di Mons. Anselmo Rossetti
ed è poi proseguito con altri
momenti importanti quali, tra
gli altri, quello della consegna
del Vangelo al nuovo parroco
da parte del predecessore, l’abbraccio tra i due e gli applausi
dei fedeli.
La messa è poi proseguita sul
binario dell’ordinarietà, animata dal gruppo di canto e
largamente partecipata, fino
alla fase conclusiva, quella
precedente la benedizione finale. A questo punto
gli organizzatori hanno
inserito i due momenti di
saluto: quello di ringraziamento al parroco uscente
e quello di benvenuto al
nuovo Pastore. Ad entrambi sono stati offerti
dei piccoli doni carichi di
simbolismo, accompagnati
da un mazzo di fiori. Don
Luigi ha voluto ringraziare
i suoi ex parrocchiani per
l’aiuto ricevuto durante il
suo mandato, Don Giuseppe ha rinnovato il suo
impegno nel proseguire
sulla strada tracciata dal
suo predecessore.
La benedizione finale da
parte del Vescovo, seguita
da un lungo, caloroso applauso, non ha messo fine
alla giornata di festa; in
tanti, infatti, hanno partecipato al rinfresco servito sotto
il porticato della canonica e
brindato al futuro della Parrocchia di Sant’Antonio Abate.
Sedulio Brazzini
Foto Gino Candolfi
Auguri mamma!
Gli auguri più affettuosi a Rachele Mancinelli, mamma del
piccolo Ciro venuto alla luce il 26
ottobre. Un mondo di bene nel
fagottino del suo bimbo da Voce
della Vallesina.
Felicità e auguri di bene a Barbara Giuliani e alla sua piccola
Matilde, terza stella che dal 28
ottobre brilla con Viola e Caterina.
Maria Giannetta Grizi dedica a
Rachele e Barbara, sue amiche
due pensieri poetici.
Per una nascita
Chi ha compiuto la magia / di
far brillare una nuova stella /
dal cielo fin qui sulla terra?
Deve aver avuto mani leggere
e delicate / da non frantumare
silenzi / gioie, ore aspettate.
Deve aver avuto un’idea luminosa / da farlo aggirar senza
posa / schivo del chiasso / in
cerca di un grembo / dove annidare quel bimbo …
che ignaro avrebbe acceso /
speranze / guarito ferite / aper-
to spiragli / cancellato rancori /
riempito di bene i cuori.
Per un bimbo o una bimba che
nasce / forse oggi occorrono
ancora fate e maghi / boschi
incantati / voli leggeri e delicati
/ rugiada e tepore del sole / a
rendere un mondo migliore?
Lo saprai mamma, se ascolti il
tuo cuore!
Mamma
Ho un fruscio / in mente /
un’immagine / un’idea / intelligente.
Sento te, mamma / quando
/ in punta di piedi / vieni a
rimboccarmi le coperte.
Penso: una donna / sola su
un’isola rosa / una donna /
leggera e silenziosa! / che sa
solo accarezzare / e che non
sa gridare.
Puoi essere solo tu / mamma / che indovini di cosa
ho bisogno io / bambino tra
bambini.
Incontro con gli interpreti del ‘Werther’
N
elle Sale Pergolesiane gli interpreti del
“Werther” hanno incontrato, quattro
giorni prima della ‘prima’, fotografi e addetti stampa. Il cast, quasi al completo, è
stato presentato per parlare dell’opera che
mancava dal Pergolesi da diciotto anni e
delle particolari caratteristiche di questa
edizione. Un importante debutto per tutti:
sia per gli interpreti, giovani, ma vincitori
di numerosi concorsi, con un curriculum
di tutto rispetto ed interessanti esperienze
anche in opere rare, sia per il M° Donato
Renzetti, quest’anno Direttore Artistico
della Filarmonica Marchigiana, che pure
fra le numerose esperienze della sua prestigiosa carriera non aveva mai ancora diretto ‘Werther’; sia per Paul Émile Fourny,
regista, Sovaintendente e Direttore Arti-
Prima della ‘prima’
stico del Teatro dell’Opéra di Nizza, in coproduzione con il quale è stato prodotta in
un nuovo allestimento l’opera. Paul Émile
Fourny realizzatore, lo scorso anno, di un
‘Rigoletto’ da non dimenticare, ha spiegato
che in questo ‘Werther’ ha inteso rappresentare e mettere a confronto caratteri e
sentimenti diversi, contrastanti, racchiusi
entro un algido mondo borghese.
Diffusamente il M° Renzetti ha parlato
del melodramma che impegnò per cinque
anni Massenet e che segnò in Francia il ritorno di un genere musicale nobile: l’opera
seria, messa allora in disparte dall’Opéra
Comique alla quale andavano le preferenze del pubblico. Ha illustrato i pregi
di una partitura dalle raffinate delicatezze
di tonalità scure. Un segno di novità as-
soluta vi si ritrova: l’inserimento in orchestra
di uno strumento mai
prima usato nel melodramma: il sassofono.
Dopo aver apertamente
dichiarato il suo amore
per le Marche e per le
sue ‘città musicali’, il M°
Renzetti ha diffusamente parlato dell’importanza di un corretta
educazione musicale da impartire nelle
scuole (‘Molti errori sono stati purtroppo
commessi’, ha commentato), come pure
della formazione e preparazione di nuovi
spettatori .
Estemporaneamente si è colta l’impressione che la compagnia sia stata ben guidata
e abbia lavorato con impegno, serenità,
affiatamento, entusiasmo. Attendiamo
ora tutti alla prova.
Augusta Franco Cardinali
Nella foto di Anna Vincenzoni, il cast
degli interpreti con i dirigenti della Fondazione e l’assessore alla cultura di Jesi
Vallesina
11 novembre 2007
11
Intervista al presidente Borioni: “da Casa di Riposo a Residenza Protetta: un passaggio difficile e delicato”
Terza età e qualità della vita a Jesi
L
e Marche conquistano il primato di
longevità e diventano sede dell’agenzia nazionale della terza età. L’avvenimento è stato celebrato da più di 300
ultrasessantenni provenienti da tutta la
provincia di Ancona domenica 28 ottobre presso la sala consiliare del Comune
di Filottrano, nella giornata che l’Anap
Confartigianato - l’associazione degli
artigiani pensionati- dedica ai nonni.
“Confartigianato Persone e Istituzioni: l’uomo al centro del nostro impegno” il titolo
del convegno che ha caratterizzato la manifestazione aprendo alla volontà di partecipare ad un progetto comune per la costruzione di politiche più attente alla terza
età in direzione di una migliore qualità
della vita.
Ma dove e come vivono a Jesi gli anziani
che hanno problemi di salute ed economici,
e non possono contare- soprattutto per motivi di lavoro - sull’appoggio della famiglia?
“Voce” ne ha parlato con il presidente
della Casa di Riposo “Vittorio Emanuele II”, ora Residenza Protetta, dr. Paolo
Borioni.
***
Mondo degli anziani e strutture: è cambiato qualcosa?
Il mondo degli anziani in
questi ultimi vent’anni è
cambiato tantissimo, e
continua a cambiare in
maniera
rapidissima.
Vent’anni fa c’era la richiesta di avere, in queste strutture, un posto
per persone sole, per
vedove o vedovi…Oggi in esse accedono
quasi esclusivamente persone che, a vari
livelli, non sono più autosufficienti.
L’anziano autosufficiente resta a casa?
Sì, abbiamo rilevato che l’anziano autosufficiente, che sta bene, rimane a casa…
Anche se oggi sono in molti a non voler
vivere da soli, a sentire il bisogno di abitare in una struttura comune che però
non li faccia sentire imprigionati, che
lasci la possibilità di uscire per piccole
faccende quotidiane e, perché no, anche
per andare al cinema…
Chi resta a casa si aiuta con la badante
o con il servizio a domicilio?
Beh, già chi comincia a chiedere la badante o il servizio a domicilio vuol dire
che un qualche problema ce l’ha…For-
tunatamente siamo
ancora in una realtà dove la famiglia è
molto presente, anche se non a tutte le
ore.
La Casa di Riposo di
Jesi…
Oggi per Jesi non si
può parlare più di Casa di Riposo, bensì
di Residenza Protetta perché ospita quasi totalmente anziani non autosufficienti.
In effetti, secondo la Legge 20 del 2002,
che regola in maniera precisa e modifica
le caratteristiche delle residenze per gli
anziani, nella Casa di Riposo così come
noi tradizionalmente la intendiamo ciò
non è più possibile.
Cosa significa “protetta”?
Protetta è una residenza che, avendo
ospiti in prevalenza non autosufficienti,
richiede un’integrazione di interventi tra la sanità e il sociale.
Da chi è gestita?
La Casa di Riposo di Jesi era la
vecchia IRB (Istituti Riuniti di
Beneficenza). Dal 1996, questi
Istituti sono stati assorbiti dal
Comune di Jesi che ha costituito un ente strumentale denominato Istitu-
degli ospedali era piena di anziani che, ricoverati per motivi
sanitari, vi restavano
anche per lunghissimi
periodi…Ora la problematica mi sembra
si sia spostata in tali
Residenze…
Questo è un rischio grosso. In effetti
essa non è una Geriatria perché ha degli
strumenti forniti dalla Sanità che sono
parziali per cui non vi possono accedere ospiti che abbiano una patologia non
stabilizzata.
Ci sono delle criticità nella Residenza?
Questa Residenza ha una grande capacità ricettiva perché può ospitare fino
a 147 ospiti. Tuttavia cerchiamo di non
riempirla tutta altrimenti si creano delle situazioni di eccessiva difficoltà di
convivenza in quanto la struttura non è
più idonea- è il parere del Consiglio di
Amministrazione- a rispondere adeguatamente ad uno standard di qualità per
quanto riguarda la permanenza degli
ospiti.
La struttura si sviluppa su tre piani, con
relative barriere architettoniche. Ciò
non consente di effettuare le prestazioni
dovute in tempo rapido. Inoltre, le porte strette impediscono di spostare- se
necessario - l’ospite
con tutto il letto.
Necessita senz’altro
di adeguamenti…
Ciò dunque incide
sulla qualità della
giornata dell’ospite?
Secondo me, sì, tantissimo,
tenendo
conto che abbiamo
delle persone che
hanno problematiche complesse. In
questi cinque anni
ci siamo sforzati di
dare all’ospite, organizzandoci con una
divisione in nuclei e dei referenti stabili
su ogni nucleo, risposte di qualità. Il nostro tuttavia è risultato un percorso che
ha coperto un sessanta per cento perché
l’altro quaranta per cento è fortemente
legato alla struttura.
Attualmente, ad esempio, abbiamo ancora stanze a quattro letti e senza servizi
in camera, che sono una situazione che
appartiene al passato…In una struttura
di questo genere dovremmo avere stanze con uno, al massimo due letti e il bagno.
Com’è la giornata di un anziano nella
casa di riposo?
Dipende dal livello di non autosufficienza dell’anziano. Ci sono momenti
di routine che si alternano a momenti
di ginnastica riabilitativa, di attività con
l’animatrice: questi momenti ricreativi
ormai è possibile condividerli con sempre meno ospiti perché i più si trovano
in condizioni piuttosto critiche.
Hanno tutti rapporti con i familiari?
Sì, per quello che noi vediamo c’è un
buon rapporto con la famiglia.
Quante sono le Residenze Protette nel
Territorio?
Nel nostro Comprensorio costituito da
21 Comuni si è deciso, sia nella Conferenza dei sindaci nell’Ambito Territoriale sia come Azienda Sanitaria, di intervenire su cinque case di Riposo che
sono convenzionate per l’assistenza solo
sanitaria integrata.
Rispetto alle altre Jesi come si colloca?
Residenza Protetta di Jesi
147 posti letto
140 ospiti
50 operatori
zione Centro Servizi Sociali di cui sono
presidente dal novembre del 2002 e che
gestisce una serie di servizi tra cui anche la ex Casa di Riposo.
Quanti ospiti avete attualmente?
Siamo attorno ai 140 ospiti.
Chi vi accede, e come?
Può accedere a queste strutture solo la
persona che è ultra sessantacinquenne,
dietro un’ attenta analisi dell’Unità di
valutazione composta da personale sanitario, personale assistenziale della Asl
e della Residenza. Con essa si prende in
considerazione tutta la situazione del
potenziale ospite per capirne i bisogni
sia dal punto di vista assistenziale che
sanitario..
Ricordo un periodo in cui la Geriatria
Cupramontana - Sessantacinquesimo compleanno
E’ bello stare insieme
“Abbiamo pensato che fosse bello stare insieme,
noi, nati nell’anno 1942. Abbiamo tante cose in
comune. Rivisitiamole insieme”. Con quest’invito ci siamo ritrovati domenica 28 ottobre, prima
con la Santa Messa, nella chiesa di San Leonardo, poi, per l’incontro conviviale-familiare, al Ristorante “la Tradizione” di San Paolo di Jesi.
In Chiesa, nella celebrazione Eucaristica, abbiamo pregato per tutti i coetanei, sia presenti o assenti e per quelli
che non sono più tra noi.
Poi, accompagnati anche
dai congiunti, abbiamo
trascorso un bel pomeriggio, raccontandoci e
ricordando i periodi della scuola, delle difficoltà
dell’adolescenza e di un
tempo comunque ricco di
esperienze formative impostate in una disciplina,
a volte, severa e dura e che
comunque ha consentito
ad ognuno di affrontare la
vita in modo costruttivo.
È stata una rimpatriata allegra, simpatica, piena di
fraternità e cameratismo,
in un ambiente riservato esclusivamente alla nostra comitiva che ha permesso, quindi, di godere un’atmosfera semplice e coinvolgente, quasi
come in una famiglia allargata. In questo clima
di festa è scaturito spontaneo l’impegno di rivedersi ancora, prima dei prossimi
cinque anni di scadenza naturale.
A.D.A.
Quella di Jesi ha la caratteristica di essere forse la più grande della zona, a
livello provinciale per numero di posti.
Sul piano concreto questa struttura non
si è ancora adeguata al modello di Residenza Protetta. Avere una Residenza
Protetta per un Comune come Jesi – che
è Comune capofila – significa che tutti i soggetti interessati, dal Consiglio di
amministrazione, al Comune in tutte le
sue articolazioni, alla Asl operino affinchè essa lo sia davvero, sia in grado veramente di dare quei servizi, quell’assistenza alle persone anziane tarata sullo
standard degli anni Duemila. I tempi a
disposizione non sono lunghissimi. La
legge regionale stabiliva cinque anni per
adeguarsi, dal 1° gennaio 2006; è stata
poi stabilita una proroga di un anno ed
ora ci sono quattro anni per dare una
sistemazione alla struttura. Bisogna soprattutto pensare a come intervenire
con 140 persone dentro. Oppure pensare a una nuova costruzione. Se ci sono
segnalazioni, consigli ben vengano. Il
nostro Consiglio di Amministrazione è
ormai in scadenza: ha avuto una proroga fino al 31 gennaio. Il Comune si sta
attivando per creare un’azienda sovracomunale per i servizi sociali e in cui far
confluire anche i servizi agli anziani.
Le sembra opportuna questa nuova linea operativa?
Credo, spero di sì perché la nostra attuale organizzazione come istituzione è
troppo farraginosa, non abbiamo completa autonomia sulle varie questioni.
Mi auguro che nella nuova azienda vi
sia una forma di gestione più snella che
possa, senza le pastoie della burocrazia,
intervenire immediatamente sul posto.
Il personale: da dove viene e in quanti
sono?
La maggior parte del personale è locale:
tra personale degli uffici, personale dipendente e personale delle cooperative,
contiamo circa una cinquantina di operatori.
Dobbiamo ringraziarle queste persone,
per la loro dedizione e il loro impegno.
Esse vanno qualificate anche con percorsi formativi di aggiornamento, vanno
sostenute psicologicamente perché sono
esposte a grandi pressioni emotive: di
fronte ad una persona che ha dei bisogni,
ci si affeziona, ci si lega… Tale coinvolgimento è necessario perché altrimenti il
loro diventerebbe un lavoro di routine…
ma pure la routine è necessaria all’organizzazione chè, se non funziona come
una catena di montaggio, non regge…
Fotoservizio Paola Cocola
Nella prima foto il presidente Borioni, nell’altra l’esterno della Residenza
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12
Regione
11 novembre 2007
Intervista a Ulrica Senoner - Un’artista racconta la storia di un’adozione
Due bambini dalla Russia per amore
G
li occhi di un bambino biondo, bellissimo, invitano ad entrare. Il corso è
semideserto nel tardo pomeriggio piovoso.
Pochi e frettolosi i passanti, ma quegli occhi, limpidi come laghi alpini, non passano
inosservati. Nella sala d’esposizione del Palazzo dei Convegni non c’è che lei, l’autrice
di una serie di quadri dedicati quasi tutti
allo stesso soggetto: i bambini. Nel manifesto della mostra è aggiunto semplicemente‘…
e altre cose’. Ecco, tra le ‘altre cose’, il ritratto
di una donna dai lineamenti decisi, stagliati di netto, che guarda anche lei diritto
negli occhi l’osservatore. Sul fondo c’è anche
una grande tela con un paesaggio collinare
assorbito dalla luce livida di un cielo che
minaccia tempesta.
Sono però i bambini il tema principale dell’esposizione. Due soltanto hanno posato
per lei: si assomigliano, ma non è difficile
distinguere nei loro ritratti l’impronta di un
diverso carattere. Sono splendidi, da cartolina; ma non è oleografico lo stile, esatto, sicuro, incisivo con cui sono stati raffigurati.
L’autrice ha fermato espressioni sbarazzine,
inquietanti o serene, scanzonate o pensierose. Un’immagine radiosa come quella di
un angelo si oppone ad un’altra che mostra
un bambino impegnato in una prova di
forza e di equilibrio. La pittrice è Ulrica
Senoner. E’ nata a Selva di Val Gardena,
ma risiede da qualche anno nelle Marche,
a Cupramontana. Le prime notizie che la
riguardano sono su un foglio a disposizione di chi entra. Occorre però parlare con lei
per sapere di più; per conoscere anche una
storia che ha dell’incredibile.
Chi sono questi due bambini?
I miei figli adottivi: due gemelli venuti
dalla Russia, da Rostov.
Come e quando è riuscita ad adottarli?
Tramite un’agenzia, nel 1999. Lo so, di solito non è facile che richieste d’adozione
vengano accettate. I tempi sono lunghi,
estenuanti, ma mio marito ed io abbiamo
avuto fortuna. Desideravamo non un solo
bambino, ma due fratelli e abbiamo trovato senza eccessive difficoltà due gemellini di nove mesi. Uno di loro era malato,
molto. Non si muoveva più dal letto, aveva una gamba atrofizzata, la testa schiacciata da un lato. Era costretto a restare
sempre nella stessa posizione. Soffriva
di celiachia e nessuno se ne era accorto.
Rischiava di morire, ma siamo arrivati in
tempo. Credo che siano state proprio la
malattia e l’urgenza di curare il bambino a
rendere più facile l’adozione.
Vi erano molti bambini
in quell’orfanatrofio?
Solo a Rostov ci sono
dieci orfanatrofi, ma ce
ne sono tanti dappertutto. Alcuni bambini
non sono completamente abbandonati. I
genitori, se vogliono,
possono andare a trovarli. In ogni modo la
condizione di questi orfanelli è drammatica
Che nome avete dato ai
vostri gemellini?
Li abbiamo chiamati
Rocco e Gildo. Il cognome è quello di mio marito, naturalmente: Gi-
ronimi. Ora frequentano la quarta classe
elementare a San Paolo di Jesi, ma con diverso profitto. Rocco è forte, intelligente,
vivace, Non si impegna troppo, però. Gildo, il bambino che avevamo accolto malato, ora sta bene, ma c’è voluto del tempo
perché imparasse finalmente a sorridere.
E’ fantasioso, sensibile. Guardi qui: ha voluto fare anche lui dei ‘quadri’ da esporre
con i miei.
Sul tavolo ci sono dei fogli. Vi sono raffigurati strani personaggi minacciosi, forse visti
in televisione. Al di sotto, una firma spigolosa. Un disegno è inquietante: rappresenta
una vasca da bagno dove sembra sia stato
immerso a testa in giù un bambino. Uno
psicanalista riuscirebbe probabilmente ad
interpretarlo.
C è anche un piccolo libro, scritto dalla pittrice un paio di anni fa, appoggiato accanto: “Come il grano” è il titolo. Si può sfogliare,
leggere anche tutto d’un fiato. Vi sono delicate poesie inserite in un racconto autobiografico, vivido come le pennellate dei suoi
quadri.
Ulrica Senoner spiega: “Non ho incominciato a dipingere molto presto anche se
precocemente ho preso confidenza con i
colori ad olio. Da bambina volevo diventare addirittura ‘poeta’. Poi una malattia e
un disagio interiore mi hanno fatto scoprire l’amore per la pittura. Ora dipingo
da trent’anni.
Come mai ha lasciato la Val Gardena per
le Marche?
Cercavo con mio marito un luogo tranquillo dove vivere a contatto con la natura,
con la terra, per veder spuntare e crescere
piante e fiori. In Val Gardena c’è troppo
turismo, troppo interesse per il denaro.
Tutti sono ricchi e indaffarati. Qui invece
c’è la vita di un tempo, serena e laboriosa.
Quante mostre ha allestito fino ad oggi e
quale sarà la prossima?
Ne ho allestite dodici, quattro nelle Marche. La prossima? A Chiaravalle, spero,
nella città della Montessori. E’ il luogo
ideale per lasciarvi un messaggio d’amore
per l’infanzia.
Fotoservizio Augusta Franco Cardinali
Menzione d’onore al volume “Le Marche e il XX secolo”
U
Un’opera editoriale coraggiosa
na qualificata commissione interna- fidati di San Severino Marche, è stata
zionale ha assegnato una delle due svolta dal professor Matthias Winner
menzioni d’onore del Premio Interna- direttore della Biblioteca Hertziana e
zionale di Storia dell’Arte e di Critica dell’Istituto Archeologico Germanico,
d’Arte al volume Le Marche e il XX se- il quale ha definito l’opera “coraggiocolo. Atlante degli artisti di Armando sa” e utile per gli addetti ai lavori e per
Ginesi, edito da Federico Motta di tutti gli appassionati di storia dell’arte:
Milano su commissione di Banca Mar- “un’opera che mancava nel panorama
che. La relazione del volume, nel corso della letteratura scientifica”.
della cerimonia di assegnazione pres- Il volume, voluto dal presidente di Banso il Centro Congressi Servanzi Con- ca Marche Lauro Costa, è stato realiz-
zato da Ginesi con la collaborazione
di Mariano Apa di Roma, degli jesini
Giancarlo Bassotti e Annalisa Filonzi,
del maceratese Lucio Del Gobbo e dal
senigalliese Gabriele Tinti.
Il presidente della commissione giudicatrice professor Bertelli ha annunciato che l’opera è stata proposta alla
Fondazione Arnaldo Pomodoro per
una sua presentazione nel capoluogo
lombardo.
Banca Marche per l’Ospedale dei Bambini
V
Musica e solidarietà con Lucio Dalla
enticinquemilatrecentossesantaeuro: l’incasso della serata di beneficenza organizzata alcuni giorni
fa da Banca Marche al Teatro Pergolesi di Jesi e dedicata all’Ospedale dei bambini di Ancona. La somma
è passata di mano fra Banca Marche e la Fondazione
Salesi. Lucio Dalla, protagonista della serata musicale,
ha raccontato della sua visita al Salesi nel pomeriggio
del 16 ottobre. “Il contrario di me tour” ha raggiunto,
così, col contributo di tanti che hanno voluto testimo-
Salesi sempre più funzionale e, soprattutto, ancor più
sentito come “proprio” dall’intero territorio”. Il concerto di Dalla, che si è poi intrattenuto amichevolmente
con i fans e i volontari, è stata l’anteprima della tournee europea del cantautore bolognese che nasce sulla
scia del suo ultimo album, “Il Contrario di Me”. Dalla
ha apprezzato “la bellissima città di Jesi” ed ha anche
detto “vorrei casa qui”.
Le foto con Lucio Dalla sono di Anna V. Vincenzoni
niare la loro vicinanza al Salesi, uno scopo. Quello di
utilizzare la cifra incassata per l’acquisto di attrezzature per l’ospedale, sempre più punto di riferimento
nella regione. Il presidente Lauro Costa e il direttore
Massimo Bianconi hanno voluto testimoniare al presidente della Fondazione Salesi Franco Dolcini ed alla
dottoressa Annarita Duca, la loro solidarietà verso la
Fondazione. “Speriamo che questa tappa costituita dal
concerto di Lucio Dalla - hanno detto Costa e Bianconi - rappresenti un buon punto d’avvio per rendere il
In dialogo
Opinioni
a confronto
13
11 novembre 2007
In questa rubrica diamo spazio a lettere, opinioni o contributi dei lettori, purchè non inviati anche ad altri giornali. Chiediamo
agli scriventi di essere sintetici. Scritti troppo lunghi potrebbero non trovare spazi o essere necessariamente tagliati. La
pubblicazione non significa condivisione dei contenuti. Gli scritti si possono inviare per email a
[email protected]
Le lettere, per essere pubblicate, devono contenere esplicitamente il nome, l’indirizzo e il numero di telefono del mittente
IN SINTONIA CON LE PERSONE
Padre Rinaldo Paganelli, animatore al Convegno diocesano
di inizio ottobre, ha seguito gli articoli che Voce ha pubblicato in seguito alle tresere presso il Seminario. Padre Rinaldo
ha scritto a don Mariano Piccotti, vicario per la pastorale e
coordinatore del convegno:
Carissimo don Mariano, grazie di quanto ci hai fatto pervenire. Condividendo alcune impressioni con suor Giancarla ci siamo sentiti lusingati per le parole positive che
si sono spese nei nostri confronti. Per la verità ci siamo
sentiti molto bene pure noi, e siamo entrati in sintonia
con le persone e con la realtà. Siamo contenti che a partire da qui ci siano attenzioni e interessi nuovi per alcune
realtà della vostra diocesi. Quando si investe veramente
sulla formazione e si fanno le cose con stile i risultati non
si fanno attendere. Grazie davvero per quello che ci hai
permesso di vivere e auguriamo ogni bene.
Tutto questo è anche pensiero di suor Giancarla.
p. Rinaldo
Don Benzi e la Regione
“Quella di Don Oreste voce a coloro che vivono
Benzi è una voce che ci ai margini della società.
mancherà, una presenza Un’attenzione particolache ha lasciato un segno re l’ha rivolta ai giovani,
indelebile nelle coscien- i quali, ricordava, “hanno
ze e nella nostra regione bisogno di prendere in
dove è stato un punto di mano le redini della storiferimento nella lotta ria”.
contro la delinquenza le- “A questo proposito –
gata alla prostituzione”.
continua Spacca - voglio
Parole di cordoglio espres- ricordare che è stato al
se dal presidente della Re- nostro fianco nella camgione Marche, Gian Ma- pagna contro l’alcol nelle
rio Spacca, per la morte discoteche ‘Un soffio per
di Don Oreste.
la vita’ e è stato impegnaLa sua presenza si è fatta to nel convegno nazionasentire anche nelle Mar- le sulle Sette e sul mondo
che, “lungo le strade del dell’occulto organizzato
litorale adriatico – spiega ad Ancona insieme con
il presidente - per libera- la Regione Marche, Unire le donne dalla strada e versità e Polizia di Stato.
contrastare quel fenome- Voglio chiudere questo
no indegno per una socie- breve ricordo con le sue
tà evoluta che vede tante parole: ‘Io non ho fondato
straniere ridotte a ‘schia- nulla, sono stati i poveri
ve del sesso’”. Don Oreste che spesso ci hanno rinha speso la propria vita al corso e ci hanno impedito
servizio del prossimo, de- di addormentarci. Noi, io
dicandosi ad eliminare le e quelli con cui lavoro, abcause che creano ingiusti- biamo solo messo a dispozie e cercando di dare una sizione le nostre vite’”.
In ricordo
In memoria
12-7-1939 23-8-2007
Meri Bomprezzi
Gherardi
E’ stata e sarà sempre
nel cuore del marito,
cav. Aldo Gherardi,
del figlio, della nuora,
dei nipoti e di quanti
l’hanno conosciuta e
stimata in vita.
Sposa e madre intelligente e sapiente, buona, amabile, cordiale
e riservata. Minuta
nel fisico, grande nel
cuore.
prof. David Borioni
E’ deceduto di recente,
nella città di Bologna,
il prof. David Borioni.
Molti anche a Jesi, dove
ha vissuto per molti
anni, lo ricorderanno
per essere stato uomo
di cultura che tanto
ha dedicato alla scuola, come insegnante di
italiano e latino prima,
come preside poi, lasciando ovunque l’impronta della sua profonda cultura e del suo
stile rigoroso.
Per tutta la vita si è dedicato allo studio delle
letterature,
scrivendo saggi su alcuni dei
più importanti autori
e della lingua italiana.
Proprio sui temi linguistici e della semantica ha collaborato con
la Gazzetta di Parma,
curando una specifica
rubrica e scrivendo articoli sempre stimolanti e originali.
Con profondo rimpianto ne danno l’annuncio,
Massimo e Daniele ed i
familiari tutti.
Non concordiamo con il Sindaco
La Democrazia Cristiana di Jesi appreso della
riconferma per cinque
anni del dott. Stefano
Gennai quale direttore generale dell’Ente ed
essendo a conoscenza che all’interno della
Giunta Comunale, pur
espressasi all’unanimità,
ci sono registrati alcuni
distinguo significativi,
critica la scelta operata
dal Sindaco Belcecchi
che non va in direzione di un rinnovamento
dell’organizzazione comunale che è invece una
necessità e trova la sua
ragion d’essere nella esigenza di razionalizzare
la struttura operativa al
servizio della collettività e nella necessità di
mostrare trasparenza e
partecipazione per rinnovare nei fatti e non a
parole la Pubblica Amministrazione.
Il Comune di Jesi, purtroppo, continua nella sua politica contro
i beni culturali jesini.
Dopo la perdita dell’archivio dell’ex Pretura
che il Comune di Jesi ha
voluto inviare ad Ancona, ora si invia a Pianello Vallesina la raccolta
di tutto il materiale di
utilizzo
nell’agricoltura messo insieme per la
storia
dell’agricoltura
nella Vallesina. I materiali raccolti con tanta cura dal compianto
Prof. Vitaliano Cinti,
erano stati sistemati nel
grande e caratteristico
edificio della ex azienda agricola dell’Istituto
Cuppari. Con delibera
della Giunta comunale
in data 19.10.07 il materiale museale è stato trasferito a Pianello Vallesina nei locali della Fondazione Salvati perché
l’edificio del Comune è
stato messo in vendita.
Il Comune di Jesi è proprietario di una grande azienda agraria che
si chiama “Arca Felice”
con tante case coloniche
inutilizzate, avrebbe dovuto reperire nella sua
azienda ambienti idonei
alla conservazione del
materiale.
Democrazia Cristiana
- Jesi
Mostra degli utensilia
Ho letto con tanto interesse, come sempre fra l’altro,
l’articolo di v.m., riguardo
la proposta di istituire una
mostra permanente degli
utensili del XX secolo, dei
nostri benemeriti artigiani.
Concordo perfettamente di
investire l’assessorato alla
cultura del Comune a prendere iniziative a ciò rivolte.
E’ giusto pensare al ramaio
Santarelli per non disperdere tutto il patrimonio di
attrezzi e utensili; sarà difficile preservare la sua mano
di artista. Se si farà, come
auspico, è bene ampliare
la mostra con gli attrezzi
dei tanti mestieri presenti a
Jesi, compresi quelli agricoli. Non dobbiamo dimenticare che Jesi non a caso
era denominata la piccola
Milano. Non dobbiamo
dimenticare che Jesi era la
capitale per la costruzione di utensili e macchinari
per l’agricoltura. Chi di noi
nell’immediato dopoguerra,
non aspirava ad un lavoro fisso (il posto fisso) alla
S.I.M.A. (Società Iesina
Macchine Agricole), dove
si costruivano i “pertigari”
(aratri), le “somentatrici”
(seminatrici), erpici, estirpatori, tutti attrezzi a tiro
animale? Chi può dimenticare Lampacrescia, con le
sue seminatrici “Belfiore”?
L’elenco sarebbe lungo, basta pensare ai nomi delle
vie cittadine, avranno pure
un loro significato: dei Telari, Setificio, Sellai, Cordai,
ecc. Tutto ciò a beneficio
delle nuove generazioni per
non far dimenticare che se
oggi hanno molto è frutto
di sacrifici dei loro nonni
che con tanti stenti e fatiche hanno ricostruito e costruito questa nostra bella e
amata Jesi. Non disperdiamo questa nostra cultura,
sono sicuro che l’assessore
alla cultura del Comune,
anche se non ha mai vissuto
la nostra città come Jesina,
vorrà cogliere questi suggerimenti per intraprendere
iniziative ad hoc.
Aldesino Fioretti
14
Vallesina
11 novembre 2007
Jesi - Il Palazzo e dintorni
AGENDA
Il Santo del giorno
Giovedì 8 novembre san Goffredo, venerdì 9
beato Gabriele Ferretti, sabato 10 san Leone
Magno, domenica 11 san Martino di Tours, lunedì 12 san Giosafat, martedì 13 sant’Agostino,
mercoledì 14 santo Stefano da Cuneo, giovedì
15 sant’Alberto Magno, venerdì 16 santa Margherita di Scozia, sabato 17 santa Elisabetta di
Ungheria, domenica 18 san Frediano.
Farmacie di turno a Jesi
Giovedì 8 novembre Comunale 1, venerdì 9 Cerni, sabato 10 Comunale 2, domenica 11 Grammercato, lunedì 12 Coppi, martedì 13 Moretti,
mercoledì 14 Barba, giovedì 15 Martini, venerdì 16 Calcatelli, sabato 17 Grazie, domenica 18
Comunale 1.
Farmacie di turno in Vallesina
Giovedì 8 novembre Castelbellino, venerdì 9
Pianello Vallesina, sabato 10 Montecarotto, domenica 11 Moie (Angelico), lunedì 12 Macine,
martedì 13 Moie (Lucarelli), mercoledì 14 Angeli, giovedì 15 Poggio San Marcello, venerdì
16 Castelbellino, sabato 17 Pianello, domenica
18 Montecarotto.
Notizie in breve
Violenza in città
Aggredita la commessa di un negozio del
centro storico di Jesi mentre, mercoledì 31
ottobre, stava rientrando a casa. L’aggressore è un 24enne marocchino, clandestino,
ma inserito in una squadra di calcetto e che
ora, in carcere, è disperato per il grave reato contestato. Il vescovo Rocconi invita alla
necessità dell’accoglienza e al rispetto della
legalità. L’assessore Aguzzi annuncia una tavola rotonda, il 25 novembre, per riflettere
sulla vicenda. “La violenza va sempre punita,
ma dobbiamo incentivare gli incontri”: commenta l’assessore Maiolatesi Il presidente
del circolo di Alleanza Nazionale, Daniele
Massaccesi: “Questi episodi fanno aumentare rabbia e paura tra i cittadini”. Maria Celeste Pennoni di Forza Italia ripropone il vigile
di quartiere e le telecamere nelle aree sensibili.
Bando per il verde pubblico
Il bando per la sponsorizzazione di aiuole,
piccole aree verdi e rotatorie del Comune di
Jesi scadrà il 12 novembre ed è rivolto a tutti
coloro che sono pronti ad eseguire a propria
cura interventi di nuova sistemazione o di
manutenzione di spazi pubblici distribuiti
nel territorio comunale. Per partecipare le
imprese, le società, gli enti e le associazioni
interessate dovranno presentare in Comune
la relativa proposta progettuale, seguendo le
indicazioni previste nella modulistica che si
può reperire all’Ufficio relazioni con il pubblico (info 800 580084) o scaricabile dal sito
internet www.comune.jesi.an.it alla sezione
bandi.
Corso di oreficeria
L’Istituto Statale D’Arte “Mannucci” di Jesi
tiene viva la tradizione orafa del luogo. Sono
sette quest’anno gli allievi che frequentano il
corso di oreficeria. Questo anche grazie alle
azioni di orientamento svolte dalla Confartigianato che ha provveduto a far conoscere le
opportunità di corsi qualificanti per il lavoro
di domani, anche nelle scuole medie attraverso l’istituzione di laboratori.
Ecco a voi
il programma di mandato
P
oichè gli
coglierle ed
elettori
enunciarle,
jesini
hansi rischia di
no affidato
non capire
un mandato
o di essere
amministrasmentiti.
tivo di cinEppure al
que anni, la
cittadino
giunta Belpiacerebbe
cecchi bis ha
tanto sapep re s e nt ato
re che cosa
al consiglio
l ’a m m i n i comunastrazione
le un programma che, si propone di mettere al
teoricamente, dovrebbe forno nel prossimo 2008.
coprire l’impegno degli Un piccolo elenco delassessori fino al 2012. la serva, a prescindere
Cinque anni. Non sono dalla capacità o meno di
pochi, ma passano alla realizzare. Nel dibattito
svelta, soprattutto se si che avremo in Consiglio,
pensa che solo per coor- qualcuno ci darà questa
dinare i propositi si sono soddisfazione? Grazie.
impiegati 4-5 mesi più
***
uno di dibattito.
“Et censeo Matteotti curMa non c’è che dire: le sum renovandum est”
proposte coprono am- Postilla – Prima un illupiamente tutte le pro- stre latinista jesino, poi
blematiche della città. Si un altrettanto illustre
va dalla elencazione dei latinista lombardo mi
principi ispiratori che hanno fatto notare che,
devono impregnare il la- per non offendere Civoro degli amministra- cerone, dovrei scrivere
tori alla sottolineatura esse e non est trattandodella
partecipazione, si di oggettiva. L’errore
della collegialità, del bi- blu era presente al sotlancio, dei lavori pubbli- toscritto fin dal primo
ci, dello sviluppo econo- momento, ma quell’esse
mico, dell’ambiente, del al posto di est sarebbe
turismo, delle politiche stato ostico per quanti
connesse alla cultura, non conoscono la lingua
allo sport, alla donna, ai di Virgilio. Feci una scelgiovani, alla scuola, allo ta in nome della chiarezsviluppo, alla persona, za sicuro che né Ciceroalla sanità, alla solidarie- ne né Virgilio avessero
tà. Insomma, si è previ- obiettato. E invece no.
sto tutto e un po’ più di Allora, per farli tacere,
tutto. Sì, perché alcuni sacrifico l’Et censeo. E
propositi, lodevoli quan- salvo la chiarezza del
to si vuole, sfuggono concetto. Chiedo scusa
alle effettive possibilità ai lettori che già hanno
di un’amministrazione. imparato a memoria il
Ma c’è buona volontà. motto. Anche loro, in
Speriamo che ci sarà omaggio ai nostri avi roarmonia di gran lunga mani, dovranno aggiorsuperiore a quella che narsi. Ma con il motto
registriamo quotidiana- andremo avanti finchè
mente in seno al gover- non si vedrà l’alba dei lano nazionale: solo così vori in corso Matteotti.
potremo sperare che an- Ecco il nuovo: “Matteotti
che il programma non cursum renovandum est”
sarà l’elenco dei buoni . Un po’ meno forte del
propositi.
precedente, ma… oneDifetti? Uno, grande sto. E Catone il Censore
quanto il mostro di viale mi perdonerà se sacrifidella Vittoria: non sono co censeo.
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Nei distretti di Jesi, Moie e Cupra
Vaccinazione antinfluenzale
Giovedì 8 novembre inizierà la campagna di vaccinazione antinfluenzale.
L’Azienda Sanitaria ricorda
che il vaccino è gratuito per
chi ha superato i 65 anni
e per i bambini e gli adulti
che abbiano una specifica
prescrizione medica.
Le vaccinazioni sono effettuate dai Medici di Medicina Generale e Pediatri
nei propri ambulatori; dal
personale delle strutture
distrettuali della Zona Ter-
ritoriale. A Jesi, nella sede
del distretto di via Guerri
dal lunedì al sabato dalle ore 9 alle ore 12 e negli
ambulatori di via San Francesco il lunedì, martedì, venerdì e sabato dalle ore 9
alle ore 11.
A Moie, presso il distretto
in via Trieste, sarà possibile vaccinarsi il martedì
dalle ore 15 alle ore 16 e il
mercoledì dalle ore 11 alle
ore 12; a Cupramontana il
venerdì dalle 11 alle 12.
Sculture e pietre a Jesi
“Sculture, lapidi e pietre incise per le vie e le
piazze di Jesi” è il tema che l’avv.to Alessandro Alessandroni tratterà mercoledì 14 novembre alle ore 16 presso il teatro del Museo
Diocesano in piazza Federico II. L’incontro,
organizzato dal Circolo Ferrini, è il terzo
proposto sull’argomento.
FOCARELLI
OTTICA
15
Sport
IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE
« OGGI IL CSI HA PIU’ CHE MAI BISOGNO DI VOI »
Q
uando, il 26 giugno 2004, il
CSI affluì nell’Aula Paolo VI,
in Vaticano, per celebrare il sessantennio nazionale dell’associazione insieme a Giovanni Paolo II,
ebbe dal Papa un messaggio che
va ricordato ogniqualvolta c’è un
anniversario associativo.
«Nel corso degli anni – ci disse il
pontefice - avete lavorato perché
bambini, giovani e adulti potessero conoscere, attraverso le varie
discipline sportive, la ricchezza e
la bellezza del Vangelo. Li avete
aiutati a incontrare Gesù e a sceglierlo come ragione ultima della
loro esistenza. Questa resta oggi
la vostra missione, di cui la società continua ad avere bisogno. Lo
sforzo da parte delle vostre società sportive di promuovere lo
sport come esperienza formativa
nelle parrocchie, nella scuola, nel
territorio aiuterà le nuove generazioni a scegliere e coltivare i
valori autentici della vita: l’amore
per la verità e la giustizia, il gusto
della bellezza e della bontà, la ricerca dell’autentica libertà e della
pace....»
È questo, infatti, il senso ultimo
della storia del CSI, la ragione che
lega il suo passato al suo futuro.
L’importante è comprendere che
questa missione non è in astratto
il compito del CSI, ma è quanto
quotidianamente ogni operatore
associativo deve sforzarsi di realizzare con passione, con dedizione,
con perseveranza. Il CSI coagula
ogni giorno il lavoro di migliaia e
migliaia di dirigenti, tecnici, arbi-
tri, operatori dai compiti più diversi, il cui agire individuale alla
fine si annulla nella costruzione
della storia comune. È dallo sforzo
di ciascuno che deriva alla fine la
qualità della vita associativa all’interno del Comitato, e la funzione
umana e sociale, ciò che permette
di raggiungere quelle mete sempre
attuali che ci hanno ricordato le
parole di Giovanni Paolo II.
Sono parole che giro con affetto
e riconoscenza a tutti voi del Comitato provinciale di Ancona, nel
momento cui vi festeggiate il vostro sessantennio. Dovete andare
orgogliosi di aver contribuito in
maniera importante a costruire
nel tempo il patrimonio di credibilità di cui oggi gode l’intero corpus associativo. Il vostro è stato
un contributo di idee, di iniziative,
di risorse umane messe generosamente a disposizione di tutti.
Oggi il CSI ha più che mai bisogno
di voi. Se il nostro carisma associativo è educare attraverso lo sport,
è inutile nascondersi che questo
compito è diventato più difficile,
perché si innesta in una società
civile più povera di valori e in uno
sport sempre più svilito a merce da
vendere e comprare. Sta a ciascuno
di noi cercare di cambiare le regole del gioco. Nel ringraziare quanti,
in questi sessant’anni, hanno reso
grande e forte il CSI ad Ancona,
confido che l’associazione possa
contare sul vostro esempio trainante anche negli anni a venire.
Il Presidente Nazionale
Edio Costantini
Eccellenza, promozione,
prima e seconda categoria
CALCIO
Eccellenza
Finisce in parità il derby Castefrettese – Jesina e per di più senza
nessun gol. Nell’immediato dopopartita, le dichiarazioni fanno
capire che il pareggio è accettato,
ma, viste le occasioni che i leoncelli si sono mangiate, è abbastanza evidente l’amaro in bocca. Un
punto soltanto fa dimenticare le
ultime prestazioni dei nostri lascia delusi gli speranzosi fans (diverse centinaia da Jesi e Vallesina).
I padroni di casa, sperando sulla
sorpresa iniziale, attaccano subito a spron battuto, mettendo in
confusione i nostri. Mister Trillini prevede un qualche ritocco e
verso la metà del primo tempo le
cose si raddrizzano. Alla mezz’ora,
Borrelli si trova solo a pochi passi
dal portiere locale, Gambadori,
ma, purtroppo, fallisce la grande occasione, alzando sopra la
traversa. E non è l’unica: il bomber Crispina, lo specialista delle
incornate, prima dell’intervallo
dirige il pallone verso l’angolino
basso, ma Gambadori … miracoleggia!
Al ritorno in campo dallo spogliatoio, il bravo Crispino ci riprova,
ma sfiora soltanto il montante. La
Castelfrettese oramai difende a
denti stretti il pareggio contro gli
attacchi di Borrelli ed ancora di
Crispino e la partita termina con
Gambadori salvatore della imbattibilità della sua rete.
Oggi viene a Jesi il Piano San Lazzaro, secondo in classifica.
Promozione
Il Mosaico Vallesina riceve a
Moie l’Urbania ma in formazione
incompleta a causa di varie assenza. Gli ospiti partiti a razzo, dopo
circa un’ora segnano, ma i nostri
non si arrendono e in pieno recupero pareggiano: 1-1 al 93’.
Prima categoria
Monserra in casa batte il coriaceo
Cerreto (1-0). Cupramontana ferma l’Offagna, prima in classifica
(2-2). Altrettanto fa il san Marcello con Marina (2-2).
Seconda categoria
Borgo Minonna vince in casa del
Leopardi (2-3). Sampaolese cede
ad Apiro (2-0). A Candia cade
il Castelbellino (1-0). Monsano
batte l’Aurora (2-1). Staffolo capolista sconfigge l’Aesina (3-0).
Virus travolge l’Agugliano-Polverigi (5-0).
Vir
BASKET Diretta tv venerdì alle 20.45 su Rai Sport Sat
La Fileni Bpa anticipa a Livorno
D
ue
successi
in tre giorni
lanciano in orbita la Fileni Bpa,
ora tra le seconde.
Domenica
scorsa gli arancio-blu
hanno
battuto
al PalaTriccoli il
Reggio Emilia 85
a 77. Gara sempre
in mano agli jesini, trascinati da un
grande Hoover, autore di 30 punti, con un
6 su 11 da tre.
Giovedì 1 gli jesini avevano espugnato il
campo della matricola Veroli, piegata 89 a
67. Migliori realizzatori erano stati Maggioli e Moss (nella foto di Candolfi).
La classifica dopo il sesto turno di andata:
Ferrara e Sassari 10 punti; Caserta, Pavia,
Fileni Bpa Jesi e Soresina 8; Rimini, Imola,
Reggio Emilia e Casale Monferrato 6; Fabriano, Novara, Pistoia e Montecatini 4;
Veroli 2, Livorno -2 punti. (Livorno pena-
lizzato di quattro punti
per irregolarità amministrative). Oggi, venerdì 9 novembre, gli
arancio-blu sono di
scena a Livorno (ore
20.45) per l’anticipo
televisivo. La gara,
infatti, è trasmessa in
diretta da Rai Sport
Satellite. L’obiettivo
dei toscani è la salvezza, traguardo complicato dalla penalizzazione di quattro punti.
Il giovane tecnico Dell’Agnello punta sui
due americani Anderson e Boyette.
L’assemblea ordinaria dei soci del 29 ottobre, ha deciso all’unanimità l’allargamento
del consiglio di amministrazione dell’Aurora Basket a tre nuovi consiglieri: Carlo
Barchiesi (fondatore dell’Aurora nel 1966
e attuale addetto agli arbitri), Giovanni Fileni (presidente della Fileni Simar) e
Massimo Mariani.
Giuseppe Papadia
VOLLEY Pugliesi già battute all’andata 3-1
La Monte Schiavo ospita il Castellana Grotte
Q
uinta vittoria consecutiva della Monte
Schiavo Banca Marche
nella prima fase di Coppa
Italia. Domenica scorsa le
jesine si sono ripetute a
Castelfidardo, regolato con
un secco 3 a 0 (parziali: 2624, 25-18, 25-21). La gara
è rimasta in equilibrio solamente nel primo e terzo
parziale. Protagoniste della vittoria Rinieri, autrice
di 18 punti e Cella (nella
foto di Ballarini), che ha
sostituito Togut, tenuta a
riposo da coach Abbondanza. Il successo nel derby anconetano consolida
la leadership delle “prilline” nel loro girone, prime
a punteggio pieno.
“U
Giovedì 1° novembre le
jesine avevano giocato
un’amichevole con la formazione olandese dell’Amstelveen. Ad aggiudicarsi la
gara erano state proprio le
ospiti al tie break (parziali:
25-23, 15-25, 25-21, 13-25,
25-23).
La classifica del gruppo
B: Monte Schiavo Banca Marche Jesi 12 punti;
Roma 6; Castellana Grotte e Castelfidardo 3. Oggi,
domenica 11 novembre,
Togut e compagne tornano
al PalaTriccoli (ore 17.30)
per ospitare il Castellana
Grotte, già battuto due
settimane fa a domicilio
con il punteggio di 3-1. La
compagine pugliese, allenata da Radogna, è quarta
nel campionato di A2. Le
baresi hanno in Zanotti e
Quaranta gli elementi di
maggior esperienza.
Gip
Moie - Riapre il Centro
n luogo importante per la crescita dei nostri ragazzi
di Moie, in cui possono
fare esperienze positive,
incontrarsi e confrontarsi”: così don Gianni
Giuliani ha introdotto
la breve e significativa
cerimonia di apertura dell’anno sociale del
Centro Giovanile Parrocchiale, sabato 13 ot-
tobre. Don Gianni ha
ringraziato i volontari e
la signora Rita Cardinali alla quale ha donato
una pergamena con la
benedizione del Santo
Padre. Hanno partecipato il sindaco Carbini
e l’assessore Mancini, i
collaboratori e i ragazzi
che hanno accolto l’invito a vivere da protagonisti il loro tempo.
Provincia di Ancona
Campioni di sport e cucina
S
ono quattro i campioni dello sport e
della cucina che nelle ultime setti-
mane hanno regalato nuovo lustro alla
Provincia, valorizzandone e diffondendone il buon nome nel resto d’Italia
e nel mondo. La presidente Patrizia
Casagrande ha voluto creare l’occasione per accoglierli tutti insieme e render loro pubblico omaggio. Giovanna
Trillini, Valentina Vezzali, Moreno
Cedroni e Mauro Uliassi, in un’insolita
combinazione, sono stati protagonisti,
il 7 novembre, di una speciale cerimonia, con consegna di simbolico riconoscimento da parte della presidente Casagrande e dall’assessore alla cultura e
allo sport Carlo Maria Pesaresi
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CENTRO SPORTIVO ITALIANO
11 novembre 2007
16
Esperienze
11 novembre 2007
Castelplanio: L’Agorà di Loreto è ancora viva nel cuore dei giovani
Abbiamo percepito la disponibilità e la fraternità dell’incontro
C
he cos’è l’Agorà? Un modo
per conoscere nuove persone, mettere a confronto idee, opinioni, culture e religioni diverse,
affrontare tematiche attuali che
sono spesso presenti nella vita di
noi giovani. Tutti questi concetti
possono essere racchiusi in una
parola: Agorà.
Con l’arrivo il 29 agosto dei ragazzi di alcune parrocchie d’Italia,
da Trento, Parma, Cosenza e Oppido Palmi, si è creato uno spirito
di solidarietà, stima, amicizia e
confronto.
L’inizio di questo percorso spirituale è stato il 30 agosto quando,
con l’introduzione di alcuni canti
come ”Emanuel”e “Luce di verità”, abbiamo affrontato il tema “I
giovani e il tempo”. E’ difficile descrivere come poche parole al ritmo di semplici melodie possano gniamo a Dio? Le risposte sono
coinvolgere così tante persone e state molteplici e diverse fra loro.
farle sentire unite, come le parole Alcuni gli assegnano il bianco
di una delle canzoni “Siamo qui perché contiene al suo interno
sotto la stessa luce, sotto la sua tutti gli altri colori ed è simbolo
croce, cantando ad una voce…”.
di purezza, altri il giallo simbolo
Che colore la tua vita?
di luce, altri ancora il rosso simAnche il tema affrontato “I gio- bolo della passione che lui ha per
vani e il tempo” è stato molto noi, l’azzurro simbolo di pace
toccante. Il “gioco” che lo ha in- e fraternità. Alla fine di questa
trodotto consisteva nell’assegna- mattinata dedicata alla tematica
re un colore al proprio tempo ed “I giovani e il tempo”, abbiamo
alla propria vita. Provate ad im- pranzato insieme ed ascoltato la
maginare:.. sapreste essere in gra- testimonianza dei membri di due
do di dare un colore alla vostra associazioni di Castelplanio: la
vita e spiegarne il perché? Non è “Diletta Onlus” e l’Associazione
semplice quanto sembra, poiché italiana Carlo Urbani.
uno stesso colore potrebbe essere Successivamente ci siamo divisi
espressione di vite leggermente in gruppi, ognuno dei quali efdiverse fra loro. Ad esempio l’az- fettuava diverse attività: percorzurro che per alcuni è simbolo so del “granchio nero”, percorso
di tranquillità, armonia e pace, culturale del paese e murales. Il
ad altri invece ricorda il tempo 31 agosto, invece, ci siamo recati
e quindi la vulnerabilità. Il giallo a Jesi: la mattina al Circolo cittapuò essere simbolo di una vita dino per affrontare le tematiche
ricca di impegni, attività, vivaci- del dibattito dei giorni precedenti
tà, ma allo stesso tempo anche e nel pomeriggio la Santa Messa
luce di Dio. Ed è proprio questo in Cattedrale.
l’interrogativo che più ci ha fatti Finalmente Loreto!!!!
ragionare. Quale colore noi asse- Il primo settembre, ansiosi per il
grande evento, abbiamo preso il
treno (prestissimo) fino a Porto
Recanati e da lì, camminando
per solo tre chilometri, cantando
l’inno dell’Agorà, siamo giunti,
tra i primi, alla piana di Montorso. Ci siamo sistemati vicinissimi
al palco, era davvero emozionante sapere che quella grande spianata sarebbe stata presto riempita da giovani che hanno detto sì
a questa grandissima esperienza.
La tranquillità e la serenità di
ognuno mi hanno fatto riflettere, come se lì in quella semplice
spianata per quel giorno esistesse solo la parola pace e termini
come guerra e violenza non si
conoscessero. In ciascuno dei
presenti si scorgeva una grande
disponibilità e voglia di stare con
gli altri, ma soprattutto un grande
senso di fraternità che purtroppo
non sempre percepiamo attorno
a noi. Nel pomeriggio, con l’arrivo di Papa Benedetto XVI, prima
di iniziare la celebrazione, abbiamo cantato l’inno dell’Agorà, un
qualcosa di veramente toccante e
di indescrivibile. 450.000 persone
di ogni età che cantavano la stessa canzone, che sentivano quelle
stesse parole dentro di loro, gente
che alzava i teli bianchi che erano
nella borsa del pellegrino secondo il ritmo della musica o persone che alzavano semplicemente
la mani al cielo, volti sereni ovunque voltavi lo sguardo. Sembrava
addirittura strano come persone
che non si conoscevano, distanti
anche molto fra loro, con culture, religioni e pensieri politici ed
ideologie differenti parlassero e
vivessero insieme in modo tranquillo.Un’esperienza significativa
tra noi giovani e il Santo Padre
che custodiamo nel nostro cuore come un dono prezioso e un
invito a condividere con i nostri
fratelli la speranza che abbiamo
vissuto.
Francesca Panfili
Foto Candolfi
L’esperienza degli Scout del Divino Amore e l’Agorà dei Giovani a Loreto
All’ombra materna e premurosa della Vergine Maria
L’1 e il 2 settembre di quest’anno il Signore ha fatto a
me e al mio clan un dono grande: poter partecipare, assieme al nostro gruppo e a tanti altri giovani provenienti da ogni parte del mondo, all’Agorà dei
giovani a Loreto; poter stare un fine settimana
con Lui, lasciando tutti i nostri problemi, i pensieri, le preoccupazioni e le paure, fuori di quella
valle consacrata. Poteva non essere così!!!
Quella mattina del 1° settembre siamo rientrati dal campo mobile, siamo andati un attimo in
parrocchia, al Divino Amore di Jesi a pranzare al
volo, a lasciare gli enormi zaini ai genitori e via di
corsa in stazione per riunirci con tutto il gruppo
e partire per Loreto. E’ stato il Signore a permetterci di fare tutto ciò! stanchi come eravamo potevamo tornare a casa, farci una doccia, mangiare con calma, metterci a dormire e … invece no!
nonostante noi, le nostre miserie, le nostre fragilità, i nostri tanti dubbi e la nostra poca fede, il
Signore c’ha voluto prendere per mano e c’ha vo-
luto portare lì, a Montorso, all’ombra della Santa Casa,
all’ombra materna della Vergine Maria, per darci una
parola di Speranza, per bocca del Suo vicario in terra,
Benedetto XVI. In quella notte di preghiera, il Signore c’ha dato anche di poter vivere un momento
particolare della vita del clan: Andrea Boria, un
nostro compagno di viaggio, ha preso la partenza,
é diventato un RS (rover scout), ha raggiunto una
maturità tale da poter proseguire la sua strada di
uomo da solo, senza più appoggiarsi alla comunità del clan.
L’ultimo dono che il Signore ci ha fatto quei giorni è stato poter partecipare alla Santa Messa celebrata dal Santo Padre la mattina del 2 settembre e
poter ascoltare dalle sue labbra ciò che Lui voleva
dirci.
Come è stata l’esperienza complessivamente?
Rispondo con le parole del Salmo: “Per me un
giorno nei tuoi atri è più che mille altrove, stare
sulla soglia della casa del mio Dio è meglio che
abitare nelle tende degli empi.” (Sal 84, 11).
Paolo Gabrielloni