Settimanale L`Attenzione n. 1764 del 5 Febbraio

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Settimanale L`Attenzione n. 1764 del 5 Febbraio
Anno XXXXII, 1764 Firenze, 5 febbraio 2011 Giornale on-line. Esce il sabato Direttore responsabile Francesco Canosa
Da L’attenzione solo informazione
affidabile e indipendente
Editoriale
La ribellione degli affamati
Da quanti anni i vari Mubarak e Ben Alì si
arricchivano depositando ingenti capitali
in banche straniere ed affamando di conseguenza le proprie popolazioni?
Da quanti anni la gente pativa la fame sopportando, in silenzio, una tragedia che
spesso si concludeva con la morte?
Se qualcuno sa dare una risposta a questi
semplici interrogativi allora capirà perchè
ci sono rivolte di popolo in Egitto e in
Tunisia e che tali rivolte si stanno estendendo anche altrove, per esempio nel
Barhein e nello Yemen.
I moti di piazza che stanno interessando i
paesi del Nordafrica e del Medio Oriente
sono in qualche maniera legati alla crisi
alimentare mondiale con cui è iniziato il
2011 e che si trascinava da molti decenni.
Secondo Foreign Policy essa è dovuta a
problemi dal lato della domanda (aumento
della popolazione, del benessere, dell'uso
di biocarburanti) e dell'offerta (erosione
del suolo, esaurimento delle risorse
acquifere e loro distrazione verso le aree
urbane).
Ips sottolinea anche il ruolo della speculazione internazionale, che ha ingigantito
l'effetto negativo dei primi dati sui raccolti, e quello dell'alto prezzo del petrolio,
che ha reso più conveniente investire nei
biocarburanti.
Il Carnegie pubblica un articolo di Hafez
Ghanem, vicedirettore generale della Fao,
per il quale il problema maggiore non è
tanto l'aumento dei prezzi quanto quello
della loro volatilità, che ha effetti deleteri
sulle finanze dei consumatori poveri dei
paesi in via di sviluppo e sui produttori. Da
non trascurare anche il legame fra il mercato valutario e quello agricolo: l'apprezzamento di alcune valute influenza il prezzo
dei beni alimentari. Per Ghanem un'altra
questione da risolvere è quella della mancanza di informazioni attendibili su
domanda e offerta. Maggiori investimenti
nell'agricoltura, il rifiuto del protezionismo e delle limitazioni all'export e la
trasparenza dei mercati aiuterebbero a
migliorare la situazione.
Uno studio della Deutsche Bank sposta
l'attenzione sui fenomeni climatici avversi
che hanno colpito Russia, Australia e il
continente americano. Dato che la produzione di ogni bene agricolo è concentrata
in pochi paesi, e che gli effetti del cambia-
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mento climatico si manifesteranno con
crescente intensità, la volatilità dei prezzi è
da considerarsi un fenomeno di lungo termine. L'inflazione legata ai generi alimentari (pari a circa il doppio di quella generale in India, Indonesia e Cina) può mettere a rischio la stabilità politica dei paesi
che ne sono colpiti.
Dunque, il mondo comincia a “girare”
diversamente. Ai Paesi ricchi viene posto
un freno alla loro espansione economica a
danno dei paesi poveri.
Oltre un miliardo di persone nel mondo
soffre la fame. La scandalosa cifra è stata
sottolineata dal direttore generale della
Fao, Jacques Diouf, che a Roma ha annunciato una petizione su scala mondiale per
protestare contro questa tragica situazione.
Una persona su sei non ha cibo a sufficienza. Per nutrire la popolazione mondiale ha detto Diouf - serviranno 44 miliardi di
dollari in aiuti all'agricoltura, comparati
agli attuali 7,9 miliardi.
Il miliardo di affamati nel mondo hanno
cominciato a prendere coscienza dei loro
diritti e rifiutano che vengano calpestati.
Ecco in sintesi il momento di tante neo-rivoluzioni.
Francesco Canosa
La vedova sconsolata...
quando sento parlare di fame nel
mondo mi vengono i brividi: penso a
quanto spreco di cibo si fa nei paesi
cosiddetti civili tanto che i cassonetti di
raccolta sono sempre stracolmi.
Perchè accade tutto questo?
Certo, come diceva mia madre “pancia
piena non crede a digiuno”. Ma era
una frase popolare che non dovrebbe
riguardare i governanti. Invece...
Vediamo leaders che si arricchiscono
utilizzando lo stesso clichè: ci sono
solo i loro sporchi interessi!
Signore Iddio,
è possibile cambiare tutto questo? Io
spero di sì, e se avverrà...
... raccoglimi pure accanto
a quell’anima benedetta!
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.764 Firenze 5 febbraio 2011
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(sottotitolo L’attenzione)
iscritto Tribunale di Firenze n. 4067
Esce il sabato
Jean de la Bruyère
L’inizio e il declino dell’amore li si avverte dall’impaccio che si scopre
in noi nel trovarsi soli insieme.
Soffrire per l’assenza di chi ama è un bene in confronto a vivere con
chi si odia.
Friedrich Nietzsche
Direttore responsabile:
Francesco Canosa (cell. 338-8991213)
Gli uomini non si vergognano quando pensano qualcosa di sporco,
bensì quando immaginano che si attribuicano loro questi pensieri sporchi.
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Hanno collaborato a questo numero:
Ketty Canosa, Nicola Canosa, Jean-Marie Caribbe
(Bruxelles), Riccardo Carrai (sport), Donatella Della
Queva (Cultura), Nicola Francano (Economia),
Marina Mey (Attualità), Tiziana Lusetti (Tecnologie).
Cardo Dossi
Troppo facilmente si dà del birbante a chi la sorte è contraria,c ome del
galantuomo a chi la sorte sorride,
La legge è uguale per tutti gli straccioni
Ugo Bernasconi
In politica spesso si paga la pavidità di prima con la temerarietà di poi.
La Storia è ben la maestra della vita: ci insegna che ad onta de’ suoi
ammaestramenti gli uomini ricadon sempre nei medesini errori.
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Descrizione: l'Attenzione, pur essendo settimanale, ha una
struttura del giornale tipica del quotidiano, con notizie di politica, economia, cultura, sport, turismo, salute, privo di cronaca
e ricco di approfondimenti.
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.764 Firenze 5 febbraio 2011
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Censis: ricerca su federalismo
Dal federalismo il Nord ha più aspettative del Sud. E’ il principale risultato di una ricerca condotta dal Censis e presentata nel
corso di un'audizione alla commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria.
Quattro italiani su dieci (il 41%) credono che la riforma possa contribuire a migliorare la gestione della cosa pubblica, ma la meta'
della popolazione (il 50,2%) pensa che aumentera' il divario economico e sociale tra l'Italia meridionale e quella settentrionale.
Andando a guardare le differenze nelle opinioni sul territorio, si passa da un Nord dove il provvedimento incontra la maggioranza dei consensi (il 49,8% al Nord-Ovest, il 49,5% al Nord-Est) a un Sud dove il 60,6% si esprime ''in senso decisamente critico''.
Quasi la meta' degli italiani, il 42,5%, teme un aumento delle imposte a causa della riforma, una quota che supera di gran lunga
quella di chi crede in un peso fiscale invariato (25,1%) e di coloro che confidano in una sua diminuzione (22,4%).
La percentuale degli intervistati ''pessimisti'' e' piu' alta nel Mezzogiorno (55,6%) e nel Centro (48,2%), scende al Nord Ovest
(31,6%), dove comunque rimane maggioranza, e al Nord Est (29,7%), dove, invece, prevalgono le risposte di chi prevede un quadro immutato (30,8%).
Tuttavia, per i cittadini non sono le imposte eccessive il problema principale del sistema fiscale: la piaga maggiore risulta, infatti,
l'evasione, con il 44% degli intervistati che la colloca al primo posto tra le questioni da risolvere (mentre ''solo'' il 22% ritiene l'alto livello di tassazione il nodo piu' importante).
Sud e federalismo
''Sarebbe sbagliato che di fronte alla riforma federalista ci facessimo prendere dalla fretta o dall'egoismo di qualcuno che vuole
portare a casa un risultato politico piu' che la riforma stessa''. Lo ha sostenuto il presidente della regione Lazio, Renata Polverini,
aprendo i lavori del convegno ''Regionalismo e federalismo possono essere una risposta?'', organizzato, tra gli altri, dallo Svimez,
e a cui hanno partecipato diversi presidenti delle regioni del Mezzogiorno.
La Polverini sottolinea che il nord ''non puo' avere alcuna spinta senza agganciare il sud, senza coinvolgerlo. I governatori del sud
chiedono una riforma che con gradualita' accompagni questo processo e vanno sostenuti''. Inoltre, aggiunge la Polverini, ''serve un
senato delle Regioni, una Camera che possa rappresentare i problemi del territorio. Alla luce di quanto e' avvenuto per il decreto
sul federalismo municipale, dobbiamo riflettere sull'esistenza di una Camera che e' lontana dalle esigenze degli amministratori
locali. Quanto e' accaduto ai Comuni mi auguro non accada al decreto sul fisco regionale''.
Anche il presidente della Regione Molise, Michele Iorio, sottolinea l’importanza delle riforme istituzionali istituendo il Senato
federale: ''Le Regioni federate possono raggiungere una serie di obiettivi importanti: il Molise, con la Puglia e la Basilicata, per
esempio, sta realizzando un progetto per il miglioramento dell'offerta formativa nell'universita', primo esempio in Italia. Anche
sulla gestione dell'acqua, sette Regioni hanno sottoscritto un documento per il piano di utilizzo idrico dell'Appennino, per la corretta gestione del bacino''. ''Il regionalismo ed il federalismo - ribadisce Iorio - possono essere dunque una carta vincente, anche
perche' rappresentano l'unica novita' di fronte ai problemi che ogni giorno ci troviamo ad affrontare''. Per Iorio "le Regioni sono
chiamate ad esprimere una responsabilita' maggiore e le Regioni del Sud hanno il dovere di organizzarsi anche in termini federativi".
Il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, spiega che ''l'Abruzzo mettera' sul piatto il proprio processo di risanamento
che ha portato il bilancio della Regione ad avere un deficit di 50 milioni rispetto ai circa 400 milioni che aveva nel 2005. Ma alle
altre regioni - ha proseguito Chiodi - chiederemo di tenere conto del fatto che l'Abruzzo ha avuto nel 2009 una mobilita' sanitaria
molto alta dovuta al terremoto. Quindi non stiamo parlando di una sequenza storica ma di un caso specifico.''.
Il processo di riforma del federalismo fiscale ''e' una strada molto complicata ma allo stesso tempo e' una grande speranza soprattutto per quelle regioni del sud che vogliono ridurre lo storico divario che c'e' con il settentrione e con le regioni piu' ricche'', afferma Chiodi, che auspica anch’egli una ''grande riforma istituzionale perche' oggi e' difficile trovare regole che siano applicabili a
regioni di 5 milioni di abitanti e a regioni che di abitanti ne hanno appena 600 mila''.
Il ministro per i Rapporti con le Regioni e per la coesione territoriale, Raffaele Fitto, spiega che "l'obiettivo del federalismo va
nella direzione opposta all'aumento delle tasse e prevede una responsabilita' degli amministratori".
Il federalismo fiscale pone, e' vero, la sfida dell'efficienza ''ma servono ancora forti politiche di coesione'', afferma il presidente
della Regione Basilicata, Vito De Filippo, intervenuto al convegno ''Regionalismo e federalismo possono essere una risposta?''.
Secondo De Filippo ''e' evidente che ci sono livelli essenziali di assistenza diversi nelle varie parti d'Italia ma la mobilita' sanitaria
interregionale e' anche dovuta a investimenti enormi di risorse e strutture al nord''. Dunque la definizione di livelli essenziali di
assistenza uguali per tutti ''puo' essere un'opportunita' per il Paese''. Per De Filippo, inoltre, ''una lunga caverna di pregiudizi sugli
sprechi e le inefficienze'' grava sul sud, e, ha detto, ha dato il suo si' al decreto sul federalismo fiscale regionale anche per sconfiggere questi pregiudizi. ''Non e' pero' vero - ha concluso - che la delega alla legge 42 e' gia' stata attuata, mancano una ventina di
provvedimenti per renderla completa''.
L'assessore della Regione Marida Dentamaro, interviene dicendo che ''tutte le simulazioni fatte finora sugli impatti che avra' il
federalismo fiscale danno un risultato sfavorevole per il Sud e le Regioni avranno margini scarsissimi per quanto riguarda la loro
autonomia impositiva; avranno, insomma, le mani legate''. ''Noi - ha ricordato Dentamaro - al federalismo fiscale abbiamo detto
'ni', non abbiamo voluto rompere il fronte delle Regioni ma abbiamo espresso forti perplessita'. Il federalismo va comunque fatto
senza far prevalere gli egoismi di bandiera''.
''Dal punto di vista politico gli effetti del federalismo sono devastanti, dal punto di vista economico sono da valutare'', ha detto l'assessore all'Istruzione della Regione Siciliana, Mario Centorrino. L'assessore ha spiegato che al federalismo sono state legate una
serie di aspettative: di un regolamento di conti tra nord e sud, di un rinnovamento delle classi dirigenti del sud, di sviluppo. ''Ma il
federalismo non e' un regolamento di conti ne' il sud ha colpe da espiare'', ha chiarito Centorrino, il quale si e' anche chiesto se si
possa applicare il federalismo in un momento di crisi economica ''dal momento che sentiamo parlare di una nuova finanziaria che
prevedera' tagli da 50 miliardi che ricadranno, in gran parte, su Regioni e Comuni. Da nostri studi il federalismo comportera' una
Caporetto per i Comuni che vedranno minori trasferimenti sia dallo Stato che dalle Regioni''.
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NE’ CON BERLUSCONI NE’ SENZA BERLUSCONI
Mi telefona Luigi Nidito, amico di antichissima data. E’ furibondo per le notizie fresche di giornata che io ancora non conosco perché da ore sono a fare la coda
all’Ospedale di Careggi per l’intervento ad una cateratta. Lui, solitamente flemmatico,
è furioso. In una stessa giornata sono state aperte inchieste contro il ministro Frattini
(dopo un adempimento parlamentare, cioè dopo che aveva risposto ad una interpellanza); contro il Giornale, reo di avere reso noto che il magistrato che indaga su
Berlusconi era finito sotto procedimento disciplinare per un episodio non simile ma
dello stesso genere di quelli per cui si indaga contro Berlusconi. E, per quanto riguarda l’inchiesta su Berlusconi, si stanno accelerando i tempi cosicché anche l’agenda
politica del Paese ne risulta fortemente condizionata.
Cerco di spiegarmi come mai Luigi abbia perso la sua flemma abitudinaria e mi do
questa spiegazione.
Da molti anni vive e lavora all’estero, a Tirana: uno dei tanti italiani che all’estero
hanno dato il meglio impiantando attività imprenditoriali e contribuendo al benessere
del proprio Paese e di quello ospitante.
Ha sensibilità e trascorsi in politica, per la quale ha una passione inguaribile. Perciò,
come molti altri connazionali emigranti, coglie i motivi di fondo e non quelli contingenti che spiegano perché l’Italia sia sempre al centro di commenti poco benevoli ed
abbia una immagine così poco smagliante. E’ pur vero che oggi si parla all’estero di
Berlusconi e delle sue feste. Ma questo è il fenomeno del momento. Il fatto che se ne parli e scriva male da sempre ha altre spiegazioni, non contingenti ma strutturali. E molte appartengono agli arzigogoli della nostra vita pubblica, alle sue contraddizioni ed
anche al fatto che non si capisce mai chi prende le decisioni. Non dimentichiamo che Mussolini, prima di entrare in guerra,
godette di buona stampa , e per lungo tempo, in vasti settori della stampa e della società anglosassone.
“ La democrazia è il problema, gli altri si risolvono dopo” mi dice Luigi “ Non è possibile che le sorti dell’Italia siano decise
ancora una volta dall’intreccio oscuro tra qualche magistrato e determinati poteri finanziari con la copertura interessata e stupida
di certa sinistra. E che si prospetti uno schieramento di ex comunisti con ex fascisti ed ex democristiani. Ci vorrebbe un grande
leader, con il coraggio di un Saragat per condurre questa battaglia per la democrazia. Magari anche un patto con Berlusconi, a
condizione che subito dopo si levi di torno”.
Intanto mi chiamano per sottopormi all’intervento. Rifletto sulle parole appassionate e colme di verità di Nidito. Ma anche sulla
inestricabilità della situazione italiana che si riassume in pochissime parole: né con Berlusconi né senza Berlusconi. La contraddizione sta tutta qui e per superarla occorre molto coraggio.
Nicola Cariglia
UNCEM Toscana: continuano le attività di prevenzione del disagio sociale nelle aree montane
Nell’insieme di attività di intervento sul
disagio sociale nei territori montani
toscani, UNCEM Toscana ha tenuto un
incontro, presso la sede regionale del
Diritto alla Salute, per presentare agli
operatori telefonici del Centro di
Counseling Regionale, il progetto speciale “Montagna in Salute” sulla prevenzione del suicidio, fenomeno di rilievo nelle
aree isolate, marginali, rurali. In particolare sono state illustrate le fasi progettuali che prevedono un programma di prevenzione del disagio sociale e in particolar modo del suicidio, che ormai da due
anni UNCEM e Regione Toscana stanno
sperimentando presso tre Società della
Salute montane della Toscana, e cioè
Colline Metallifere, Amiata Grossetana e
Casentino. Obiettivo futuro quello di
consolidare la rete creata nei due anni
passati e gradualmente ampliare il
modello “Montagna in Salute” ad altre
Società della Salute.
“Tali momenti formativi –ha detto il
Presidente di UNCEM Toscana Oreste
Giurlani all’apertura dei lavori – diventano essenziali per mettere a fuoco e condividere con le diverse professionalità, i
principali fattori di rischio di suicidio, i
contesti e le situazioni di vita connessi al
fenomeno e quindi dare informazioni
sulla possibile identificazione e gestione
del rischio suicidario. È da qui che poi si
possono impostare specifici programmi
di prevenzione che diano risposte adeguate ai bisogni di salute delle popolazioni. L’utilizzo di uno strumento importante come la linea telefonica verde regionale per accogliere le richieste di aiuto sui
territori credo possa rappresentare davvero un valore aggiunto al progetto
Montagna in Salute”.
Della stessa
idea il Presidente della Società della
Salute Colline Metallifere Luciano
Fedeli che, nel portare i saluti in apertura
dei lavori, ha sottolineato la grande
opportunità che tale progetto rappresenta
per i territori montani e la piena disponibilità a portare avanti il progetto, metten-
do in campo le risorse necessarie.
Ai lavori hanno partecipato oltre a
Giurlani, anche il Dott. Alberto Zanobini
Responsabile Segreteria Assessorato
Diritto alla Salute – Regione Toscana, il
Dott. Luca Pianigiani Coordinatore del
Centro di Counseling - Regione Toscana,
il Dott. Davide Lacangellera Psicologo
Coordinatore progetto per UNCEM
Toscana, il Dott. Giuseppe Corlito,
Coordinatore scientifico e Responsabile
del Progetto, il Dott. Giuseppe
Boncompagni
Responsabile
Area
Funzionale della Prevenzione “Amiata
Grossetana”, AUSL 9 di Grosseto e il
Dott. Marco Farmeschi Medico di
Medicina Generale, Zona Sanitaria
“Amiata Grossetana”, AUSL 9 di
Grosseto.
In linea con le direttive nazionali ed europee, il progetto mette in relazione i fattori di rischio del suicidio, stringe un forte
contatto con i territori circa le problematiche legate al suicidio, mette in rete gli
operatori della salute, crea una coscienza
comune e sensibilizza fortemente i
Medici di Medicina Generale delle aree
interessate. Il tutto per ridurre il fenomeno del suicidio, promuovere la salute
delle popolazioni per un complessivo
miglioramento della qualità della vita in
montagna.
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Cos'è la tassa patrimoniale?
A cura di Alessandro Barbera
Nel dibattito sul «che fare» per abbattere lo stock del nostro
debito pubblico si riaffaccia l’ipotesi di imporre una tassa patrimoniale. Di cosa si tratta?
Per patrimoniale si intende qualunque tipo di
tassa calcolata, invece che sul reddito, sul
patrimonio del contribuente.
Esistono tasse patrimoniali negli Stati Uniti?
Negli Usa non esiste nulla di simile alla tassa francese, ma si
pagano forti imposte di successione e sul possesso di immobili.
In quest’ultimo caso l’aliquota è mediamente pari all’1% del
valore di mercato dell’immobile: per fare un paragone, finché è
esistita, l’Ici sulla prima casa costava mediamente il 4 per mille,
calcolato però sul valore catastale, di solito molto inferiore a
quello reale.
Quando nasce l’imposta francese? E perché?
Nel 1982, per volontà dell’allora presidente François
Mitterrand, con l’obiettivo di sostenere la redistribuzione dei
redditi. Abolita nel 1987 da Jacques Chirac, è stata reintrodotta
due anni dopo, con modalità diverse, sempre dai socialisti.
Come funziona la tassa applicata in Francia. Quanto
gettito garantisce?
Viene applicata un’aliquota progressiva compresa fra lo 0,55 e
l’1,8% del patrimonio. A partire da 790mila euro e fino a 1,3
milioni si paga lo 0,55%, lo 0,75% fino a 2,5, l’1,8% è a carico
di chi ha un patrimonio superiore a circa 16 milioni. Lo scorso
novembre Nicolas Sarkozy annunciò l’intenzione di sopprimerla, il deficit di cassa lo ha convinto a soprassedere: garantisce
ogni anno all’erario più di quattro miliardi di euro di entrate.
In Italia ci sarà un aumento delle imposte sui patrimoni? E perché il tema è tornato d’attualità?
Stando alle dichiarazioni del premier, finché ci sarà questo
governo non sarà imposta alcuna tassa «alla francese». Nel
mondo accademico, fra gli economisti e i politici sono però in
molti a invocarla come soluzione per abbattere rapidamente il
debito italiano o come unica strada per ridurre le tasse sul lavoro. In Italia infatti, come dicono le statistiche dell’Ocse, con
l’eccezione della Danimarca la tassazione sui redditi da lavoro e
sulle imprese è la più alta d’Europa. In quest’ottica un aumento
delle imposte sui patrimoni - o parte di essi - è vista come soluzione per ridurre le tasse su chi lavora e fa impresa.
In Italia è mai stata applicata?
Nel 1992 l’allora governo Amato, per evitare il crack finanziario e permettere alla lira di restare agganciata al sistema monetario europeo, impose un prelievo forzoso del sei per mille su
tutti i conti correnti bancari. Ma occorre considerare fra le patrimoniali anche l’Ici, abolita sulle prime case e oggi applicata
solo sulle seconde. E’ una forma di patrimoniale l’imposta di
successione: quest’ultima, quasi abolita dal primo governo
Berlusconi, fu reintrodotta dal governo Prodi. La soglia di patrimonio oltre la quale oggi è imposta è alta, circa un milione di
euro. La tassazione sulle rendite finanziarie, oggi al 12,5%, non
è tecnicamente una patrimoniale: si tratta infatti di una imposta
sulla creazione di ricchezza.
In quali Paesi si pagano invece patrimoniali sul complesso dei beni?
In Europa lo fanno Svezia e Norvegia. In Francia si paga
l’«impote de solidarité sur la fortune».
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Quali sono le proposte avanzate?
Le ricette proposte sono molte. Il presidente di Assonime
(l’Associazione delle società per azioni) Luigi Abete propone
ad esempio di tassare dello 0,1% tutti i patrimoni: poiché le
stime della Banca d’Italia dicono che la ricchezza complessiva
è di poco inferiore ai novemila miliardi di euro, in questo modo
si potrebbe produrre un gettito annuo di circa nove miliardi.
Giuliano Amato propone una tassa di circa 30mila euro per il
terzo di italiani più ricchi, Pellegrino Capaldo immagina un’imposta sulle plusvalenze immobiliari compresa fra il 5 e il 20%.
Quali sono i vantaggi della patrimoniale?
Se, come propongono alcuni, fosse applicata contestualmente a
un taglio delle imposte su redditi, lavoro e imprese, potrebbe
avere effetti redistributivi e di stimolo degli investimenti e della
crescita economica.
E gli svantaggi?
Poiché viene applicata sul patrimonio «visibile», finisce per
colpire il ceto medio-alto più dei grandi ricchi, ovvero coloro
che i propri patrimoni li possono intestare in capo a società
costituite all’estero o in paradisi fiscali. Anche per questo è una
tassa che può spingere alcuni ad accumulare patrimoni fuori del
confini nazionali e di conseguenza deprimere gli investimenti.
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Evasione, un vizio italiano
Nel 2010, la Guardia di Finanza ha recuperato quasi 50 miliardi di reddito evaso
Gli italiani e le tasse? Il rapporto è certamente burrascoso. I cittadini del Belpaese non hanno mai
amato il ruolo di contribuenti, lo si sa, ma anno
dopo anno le loro relazioni con il Fisco paiono
andare sempre peggio. La "colpa" è anche della
Guardia di Finanza, che - come rilevano i dati diffusi relativamente alla propria attività nel corso del
2010 - persegue con sempre maggiore intensità l'evasione fiscale, riuscendo a tirare fuori dal serbatoio delle tasse non pagate risorse sempre più consistenti.
Il recupero dell'evasione è cresciuto del 46%
Con il rapporto sul suo operato nel 2010, la Finanza
ha reso noto di aver portato alla luce 49,2 miliardi di
euro di redditi nascosti all'occhio del Fisco. Un dato
stupefacente, cresciuto addirittura del 46% rispetto
a quello registrato a fine 2009.
Tantissimi gli evasori totali
Nello specifico, le Fiamme Gialle hanno comunicato che 20,2 dei quasi 50 miliardi di euro recuperati
sono frutto dell'evasione di poco più di 9mila evasori totali.
Svolgere un'attività alla luce del sole e non dichiarare un euro di reddito allo Stato vi sembra un'impresa impossibile? Così non risulta alla Guardia di
Finanza, che ha accertato come nell'anno passato gli
evasori totali italiani siano cresciuti del 18% rispetto al 2009.
Partite iva ed evasione all'estero
Altri tasti dolenti sono quello delle partite Iva e all'evasione internazionale. Tra i lavoratori autonomi, i finanzieri hanno accertato
un giro di evasione pari a 6,3 miliardi di euro; tra i conti correnti oltreconfine, invece, gli uomini delle Fiamme Gialle hanno rintracciato 10,5 miliardi di euro sottratti al Fisco (quasi il doppio dei 5,8miliardi identificati nel 2009).
Istinto materno in via d’estinzione: i sei nuovi tipi di coppie, spesso senza figli
La coppia si fa in sei. Si divide, si ricompone, si allarga, si contamina. Ma resiste anche quella tradizionale, quella tra uomo e
donna che convive con i propri figli. Non ci sono i ”separati e basta” oppure i ”separati in casa” di piu’ recente scoperta. Le nuove
coppie nella societa’ globalizzata si chiamano con acronimi, ovviamente in inglese: Lat (Living apart together), perche’ vivono
insieme ma separati; Dink (Double Income No Kids ) che dell’assenza di prole hanno fatto una scelta non irreversibile; Childfree
che ai figli dicono un no netto e definitivo. Poi ci sono le coppie omosessuali e quelle interculturali, diverse ma simili per i pregiudizi a cui spesso ancora sono soggette. E’ l’Italia delle nuove coppie, delle coppie moderne e, in fondo, delle nuove famiglie. In
un Paese nel quale pesano non poco i condizionamenti della cultura cattolica. La racconta Alessandra Salerno, psicoterapeuta
familiare e di coppia, nella sua indagine ”Vivere insieme” (Il Mulino).
Pur non avendo motivo per non condividere l’abitazione, le coppie Lat vivono in due case diverse, talvolta provengono magari da
precedenti unioni. Risulta loro piu’ facile non mettere insieme tutte e due le famiglie. Insomma, l’esatto opposto del modello che
ci propongono recenti fiction tv, come ‘I Cesaroni’ o ”Tutti pazzi per amore”. E se e’ vero che il troppo storpia, il contrario non
sempre funziona.
Le childfree, dice la Salerno, ”sono le coppie assolutamente contrarie ai figli, decidono di non averne e mai li avranno”.
Addirittura anche in Italia ormai, oltre che in America, ci sono forum on line in cui ci si scambia idee sull’argomento. In casi estremi si suggeriscono alberghi senza quei ‘pargoli’ rompiscatoli. Cio’ non significa che poi le stesse persone non possano essere
affettuosissimi magari con i figli di amici. ”Soprattutto le donne – spiega la psicoterapeuta – sono criticate perche’ avere figli rientra nella normalita’ dell’identita’ femminile, per questo talvolta chiedono aiuto psicologico. Lo fanno per riuscire a far fronte agli
altri, spesso agli stessi genitori. Preferiscono addirittura, in alcuni casi, dire che non possono avere figli”.
Le coppie ‘doppio reddito niente bambini’ sono quelle che decidono per il momento di concentrarsi sulla casa, la coppia, la professione, il divertimento. Ma alla fine la scelta del rinvio puo’ rivelarsi una trappola: diventano coppie senza figli senza volerlo.
Non solo perche’ l’orologio biologico della donna ha precisi tempi, ma anche perche’ col passare del tempo diventa piu’ difficile
rinunciare alla propria liberta’ .
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.764 Firenze 5 febbraio 2011
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Agricoltura: aperte le domande per il “premio” ai
giovani e il “prepensionamento” agli anziani
Giovani agricoltori: da oggi e fino al 30
aprile prossimo (ma poiché il 30 aprile
cade di sabato la data di scadenza slitta al
2 maggio) è aperto il bando per ottenere
40 mila euro come “premio insediamento”. La misura, che dispone complessivamente di 2 milioni e 560 mila euro, è relativa all’annualità 2011 e vale sul Piano di
sviluppo rurale 2007-2013 (misura 112fase IV). I giovani agricoltori che possono richiedere questa somma devono
avere un’età compresa fra i 18 (compiuti)
e i 40 anni (non compiuti) al momento
della presentazione della domanda e
devono insediarsi per la prima volta come
capo dell’azienda agricola.
Il premio può essere utilizzato per tutta
una serie di attività, come l’acquisto di
terreni agricoli, l’acquisto, la ristrutturazione o l’ampliamento di fabbricati agricoli, l’acquisto di nuovi macchinari o
attrezzatture. Sono ammissibili anche
spese per il miglioramento fondiario, di
prati e pascoli, per la risorsa idrica, ma
anche investimenti come corsi di formazione, consulenza, certificazioni di processo, valorizzazione dei prodotti.
Non sono ammissbili invece spese per
l’acquisto di materiali usati, attrezzature e
materiale di consumo (concimi, sementi,
carburante, ecc), mezzi di trasporto.
Le domande vanno indirizzate, per via
telematica usando l’apposita modulistica,
all’ARTEA, l’agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura (www.artea.toscana.it).
Al via le domande anche per il prepensionamento di imprenditori agricoli over 55
anni (50 per le donne). Anche questa è
una misura (113 – fase IV) del PRS 20072013 ed ha una dotazione complessiva di
circa 400 mila euro per gli anni 2010-
2011. Si tratta di un intervento che garantisce un reddito agli imprenditori che passano la mano ad un giovane con l’obiettivo di ringiovanire la forza lavoro e incrementare le dimensioni aziendali.
Chi rileva l’attività deve essere un
imprenditore agricolo con meno di 50
anni o un giovane che si insedia per la
prima volta con i requisiti della misura
prevista per il “premio di insediamento
giovani agricoltori”. A chi va in “prepensionamento” viene riconosciuto un premio annuo di 9 mila euro, con l’aggiunta
di 600 euro ad ettaro, fino ad un massimo
di 18 mila euro all’anno, per un massimo
di 15 anni, non oltre il compimento dei 70
anni. Anche in questo caso le domande
vanno presentate ad ARTEA. Maggiori
dettagli e i bandi integrali sono disponibili sul BURT, il bollettino ufficiale della
Toscana n5. del 2-2-2011 parte III.
“Queste misure – ha sottolineato l’assessore all’agricoltura Gianni Salvadori –
vanno nella direzione di incentivare il
ricambio generazionale in agricoltura, un
ricambio indispensabile in Toscana dove
l’età media è di 62 anni e i giovani rappresentano appena il 6-7 per cento della
forza totale.
Con il nuovo “pacchetto giovani” che
stiamo per varare le misure a sostegno di
queste attività saranno ulteriormente
incrementate. Complessivamente ci
saranno a disposizione 30 milioni per i
giovani agricoltori.
UNCEM Toscana a difesa del TPL nei comuni montani toscani. Incontro con le Associazioni
Incontro tra UNCEM Toscana e le Associazioni Confartigianato, CNA e
Confcooperative, in rappresentanza del mondo della cooperazione, per
fare un’analisi sulla situazione relativa al Trasporto Pubblico Locale nelle
aree montane della Toscana e vagliare la possibilità di iniziare un percorso
condiviso in relazione a quelle che saranno le conseguenze della riforma
del settore in atto, a seguito dei pesanti tagli decisi dal Governo per questo
settore.
Dopo aver condiviso le criticità e le ripercussioni che nelle aree montane
tale riforma potrebbe apportare, rischiando di penalizzare le popolazioni e
le imprese locali, è stato ipotizzato un percorso congiunto che veda da un
lato le Associazioni impegnate in un azione di monitoraggio e rilevamento della situazione nelle varie realtà, mettendo in rilievo le concrete esigenze del territorio, e dall’altro l’impegno di UNCEM Toscana volto a
sensibilizzare gli enti montani a collaborare per la creazione di una mappatura delle esigenze dei servizi di trasporto che comunque si riterrà
necessario salvaguardare.
Tale percorso condiviso potrebbe essere il punto di partenza per elaborare
una proposta unitaria per le zone montane da presentare alla Regione Toscana, che tenda a salvaguardare l’operatività del servizio e che valorizzi il ruolo delle imprese artigiane di trasporto che svolgono prevalentemente le proprie azioni in Comuni
montani con bassa utenza.
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Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.764 Firenze 5 febbraio 2011
Albo pretorio on-line
A partire dal 1 gennaio di quest'anno le pubblicazioni effettuate
su carta non hanno più valore legale.
E' infatti entrato in vigore l'art. 32 della Legge n. 69/2009, che
reca disposizioni finalizzate all'eliminazione degli sprechi.
Grazie a questa rivoluzione digitale spariscono così fogli e
foglietti affissi da decenni con le 'puntine' su migliaia di Albi
pretori.
Le amministrazioni pubbliche sono infatti obbligate a pubblicare sul proprio sito Internet (o su quello di altre amministrazioni
affini o associazioni) tutte le notizie e gli atti amministrativi che
necessitano di pubblicità legale: bandi di concorso, permessi di
costruzione, delibere del Consiglio e della Giunta comunale,
elenco dei beneficiari di provvidenze economiche, ecc.
Anche le pubblicazioni di matrimonio devono quindi comparire
esclusivamente su Internet. In caso di inosservanza, ai sensi dell'art. 99 del Codice civile la cerimonia non potrà essere celebrata. E qualora questa avvenga lo stesso, il matrimonio non sarà
nullo né annullabile ma a carico degli sposi e dell'ufficiale di
stato civile potrà essere comminata una sanzione amministrativa
che va da 41 a 206 euro.
Per quanto riguarda i bandi di gara ("procedure a evidenza pubblica") e i bilanci, lo switch-off completo al digitale è invece stabilito al 1 gennaio 2013. Nel frattempo la pubblicazione online
di questi atti accompagnerà quella cartacea secondo modalità
operative che verranno definite nei prossimi giorni con un
Decreto del Presidente del Consiglio, su proposta del ministro
Brunetta e di concerto con il ministro Matteoli (nelle materie di
propria competenza). A partire dal 1 gennaio 2013 gli obblighi
di pubblicità legale saranno pertanto assolti esclusivamente
mediante la pubblicazione online sul sito istituzionale mentre la
tradizionale pubblicità sui quotidiani sarà solo facoltativa e nei
limiti degli ordinari stanziamenti di bilancio.
Nei giorni scorsi il Ministero per la Pubblica Amministrazione e
l'Innovazione ha effettuato, in collaborazione con il CNR, un'indagine approfondita sullo stato di applicazione della legge nei
siti Internet delle pubbliche amministrazioni. Da questa è risultato che finora solo 5.133 Comuni (pari al 66,80% del totale)
hanno predisposto una sezione online dell'Albo pretorio, così
suddivisi su base regionale: 51 Comuni in Basilicata (40,5%),
50 in Molise (41,0%), 123 in Abruzzo (47,3%), 174 nel Lazio
(52,7%), 119 in Friuli Venezia Giulia (56,4%), 167 in Trentino
Alto Adige (56,6%), 140 nelle Marche (58,6%), 338 nel Veneto
(59,1%), 152 in Puglia (60,8%), 239 in Sicilia (61,9%), 243 in
Sardegna (64,5%), 47 in Valle d'Aosta (65,3%), 136 in Liguria
(65,7%), 1.030 in Lombardia (68,8%), 243 in Emilia-Romagna
(70,0%), 382 in Campania (71,4%), 291 in Calabria (74,6%), 68
in Umbria (78,2%), 882 in Piemonte (80,6%) e 258 (90,2%) in
Toscana.
Nel caso particolare delle città metropolitane, è emerso invece
che tutte sono in regola con la legge: non solo hanno collocato
nell'homepage del proprio sito (seppure con evidenza diversa) la
sezione dedicata all'albo pretorio ma molte vi hanno già inserito
anche i bandi di gara. Sia pure in presenza di un quadro così
positivo, va però notato come non tutte le città abbiano utilizzato questa occasione come front-office di una corretta e integrata
gestione documentale: in alcuni casi si tratta infatti di mera rappresentazione digitale dei documenti prima esposti in forma cartacea. Al contrario, alcune città (ad esempio Milano) hanno utilizzato l'obbligo dell'Albo pretorio online per rivedere tutto il
processo documentale.
"Un bravo alla Toscana che con 258 comuni già impegnati
hanno toccato la massima punta percentuale con il 90,2% dei
comuni". Così il commento di Oreste Giurlani, sindaco di
Fabbriche di Vallico e presidente di Uncem Toscana.
C'è l'Imu al posto dell'Ici
Tassa su turismo e di scopo
ROMA
Cedolare sugli affitti, con un risparmio per i proprietari delle
case, sblocco delle addizionali Irpef e l'arrivo della tassa di soggiorno sui turisti. E poi l'Ici che viene sostituita dall'Imu. Sono i
contenuti del decreto sul federalismo municipale varato dal
governo. Il Pd e Fli denunciano: «Viene introdottae una patrimoniale sulle seconde case e sulle imprese e accentua il divario
tra nord e sud. Più tasse per tutti».
CEDOLARE SU AFFITTI, Scatta dall' inizio 2011. Riguarda i
soli immobili affittati a uso abitativo. Al posto dell'attuale tassazione Irpef e dell'imposta di registro, arriva un prelievo fisso del
21% (al 19% per i canoni agevolati). Secondo il Terzo Polo la
norma non avrebbe sufficiente copertura finanziaria. Arriva il
blocco degli affitti che, per chi sceglie la cedolare, non potranno
essere adeguati al costo della vita Istat.
ADDIZIONALE IRPEF. Previsto lo sblocco dell'addizionale
Irpef. L'aumento non potrà superare lo 0,4% Potrebbe anche
scattare retroattivamente dal 2010. È una delle misure più criticate dall'opposizione: «Aumentano le tasse».
IMU AL 7,6 PER MILLE. Scatterà dal 2014. L'Ici sulle seconde
case andrà in pensione e arriva l'Imposta municipale. Secondo il
Pd rappresenta una tassazione patrimoniale sugli immobili che
penalizza le imprese. Sarà simile all'Ici, non si pagherà sulle
prime case, assorbirà l'Irpef. Chiesa esentata.
TASSE TURISMO E DI SCOPO. I turisti che potrebbero dover
pagare fino a 5 euro a notte in capoluoghi, Comuni turistici e
città d'arte. Possibile l'introduzione di tasse di scopo per infrastrutture.
COMPRAVENDITE. Dal 2014 scompare l'attuale tabella dell'imposta di registro per i trasferimenti immobiliari. Una sola
imposta assorbe anche quella di bollo, le ipotecarie e catastali.
TASSA RIFIUTI. Ora si paga sui metri quadrati, con possibilità
di sconti per chi vive da solo. In futuro si conterà la composizione della famiglia.
LOTTA ALL'EVASIONE. Inasprite le norme per chi non
dichiara redditi da locazione. Metà dell'incasso andrà ai
Comuni.
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.764 Firenze 5 febbraio 2011
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Toscana, una regione rinnovabile
La Toscana è una regione “rinnovabile”: nel 2010, infatti, dei
circa 20 miliardi di kwh consumati dai cittadini toscani, oltre il
30% è stato prodotto da fonti
rinnovabili. Gran parte di questa
energia è stata fornita dal calore
della terra che, grazie agli
impianti geotermici di Enel
Green Power, viene trasformata
in energia elettrica: sono 5
miliardi, 29 milioni e 673mila i
chilowattora prodotti dalle 33
centrali geotermiche toscane,
collocate nelle province di Pisa,
Siena e Grosseto.
Una produzione che ha evitato
l’immissione in atmosfera di 3,3
milioni di tonnellate di CO2 ed ha soddisfatto i consumi energetici di 1.676.557 famiglie, corrispondenti al 25% del fabbisogno
energetico regionale.
Nel dettaglio a Larderello e nella provincia geotermica pisana,
le 15 Centrali geotermiche per un totale di 16 gruppi di produzione, distribuite tra i Comuni di Pomarance, Castelnuovo Val
di Cecina e Monteverdi Marittimo, hanno una potenza installata
di 400 MW per una produzione che nel 2010 ha soddisfatto il
138% del fabbisogno energetico della provincia pisana. Nella
provincia di Grosseto le 8 Centrali geotermiche, situate nei
Comuni di Monterotondo Marittimo, Montieri e Santa Fiora
sull’Amiata grossetano, hanno una potenza installata di 180
MW per una produzione che nel 2010 ha soddisfatto il 109% dei
consumi della provincia grossetana. Infine, nella provincia di
Siena i 10 impianti geotermici, per un totale di 11 gruppi di produzione collocati nei Comuni di Radicondoli, Chiusdino, e
Piancastagnaio sull’Amiata senese, hanno una potenza di 228
MW per una produzione che nel 2010 ha contribuito per l’88%
alla copertura del fabbisogno della provincia senese.
Numeri importanti che confermano la strategicità della geotermia toscana: Enel Green Power è il primo operatore di energia
geotermica nel mondo che in Toscana, oltre a gestire il più antico complesso geotermico del mondo che contribuisce in modo
significativo all’approvvigionamento energetico regionale da
fonte rinnovabile, fornisce anche calore per riscaldare più di
8.700 utenze e 25 ettari di serre.
“Lo sviluppo della geotermia toscana” dice Massimo
Montemaggi, Responsabile Geotermia Enel Green Power “è un
obiettivo importante per la strategia di Enel Green Power e per
confermare la nostra regione un polo di eccellenza mondiale nel
settore della geotermia e delle rinnovabili”.
Positivo il commento di Oreste Giurlani, presidente di Uncem
Toscana, il quale ha voluto ribadire, ancora una volta, la necessità che venga determinata un'indennità compensativa a favore
della montagna, da dividere tra Comuni montani e Regione.
"Si tratta- dice Giurlani - di un atto di giustizia perequativa per
aiutare la montagna dove i costi sono tutti ben superiori a quelli
della pianura e quindi deleteri per l'economia familiare e di
impresa".
10 idee per l’Amiata Val d’Orcia
2020 proposte dal PD di zona
Incontri pubblici con i cittadini per individuare dieci idee progettuali per l’Unione dei Comuni dell’Amiata Val d’Orcia.
L’Amiata e la Val d’Orcia hanno delle risorse naturali straordi-
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10
narie: le sorgenti d’acqua che dissetano intere provincie; i
boschi, che rendono possibile per la Provincia di Siena l’obiettivo dell'azzeramento, entro il 2015, delle emissioni di CO2. il
paesaggio e il patrimonio storico artistico dei centri storici; le
acque termali; un agricoltura di qualità, che non è solo quella
viticola.
Noi dobbiamo partire da queste grandi risorse naturali per assicurare ai nostri territori uno sviluppo sostenibile. Privilegiare il
passato rispetto al futuro esclude dallo sviluppo dei nostri territori coloro per cui il futuro è l’unica ricchezza: i giovani.
Cultura, conoscenza, spirito innovativo proiettano anche i nostri
territori nel futuro. La sfida, oggi e nei prossimi anni, è creare
un ambiente istituzionale territoriale e un contesto civile, che
coltivino quei valori, al tempo stesso rafforzando la coesione
sociale. È questo l’invito che rivolgiamo agli amministratori e
alle popolazioni dei nostri territori: tornare a ragionare intorno
alle strategie di sviluppo, a immaginare quali direzioni di progresso l’Amiata e la Val d’Orcia possono prendere. Con tutte le
difficoltà e il fascino che questo impegno comporta. La difficoltà e le opportunità di crescita dei nostri territori non devono
smettere di preoccuparci. Dobbiamo tornare a ragionare tutti
insieme sulle scelte strategiche collettive, con una visione lunga
del futuro dei nostri territori.
Pur comprendendo le difficoltà di natura economico-finanziaria, è necessario che gli Enti locali riescano a compiere scelte
che abbiano come priorità il mantenimento e lo sviluppo di un
welfare capace di interpretare i reali bisogni, da quelli individuali a quelli collettivi.
Sosteniamo la decisione unanime dei sette sindaci dei Comuni
dell’Amiata e della Val d’Orcia di avviare la trasformazione
della Comunità Montana in una libera Unione dei Comuni. La
consideriamo una scelta importante, per non disperdere un
patrimonio comune maturato all’interno della Comunità
Montana Amiata Val d’Orcia e per dare ai cittadini i migliori
servizi possibili e fare risparmiare le amministrazioni comunali.
Siamo per un processo costituente dell’Unione dei Comuni guidato dall’Uncem Toscana e supportato dalla partecipazione
delle popolazioni. Salutiamo perciò con piacere il successo dell’incontro organizzato dalla Comunità Montana con l’Assessore
Regionale Nencini sull’Unione dei Comuni Amiata Val d’Orcia
e gli amministratori locali. La rappresentanza forte e credibile
dei nostri territori rispetto a quelli urbani delle città toscane
richiede qualcosa di più e di meglio del semplice allargamento
del singolo campanile. Occorre una vera e propria innovazione
culturale nel governo delle nostre comunità locali: il governo
comune e competitivo dei nostri territori è decisivo per il governo di ogni singolo Comune. Il nostro territorio è contraddistinto
da una molteplicità di bisogni che vanno dalle richieste degli
anziani che sempre più contraddistinguono il nostro tessuto
sociale, in considerazione dell’invecchiamento progressivo e
costante della popolazione, alla necessità delle famiglie in condizioni di disagio socio economico, ai bisogni di sostegno per la
conciliazione lavoro-famiglia, al bisogno di inclusione degli
stranieri, ai diritti dei giovani, delle persone disabili, dei minori,
degli psichici alle diverse dipendenze. L’efficacia e l’efficienza
delle gestioni associate dei servizi ai cittadini, saranno decisive
nei singoli territori comunali, perché saranno incentivate dalla
Regione e comporteranno per i Comuni economie di scala.
Siamo per una progettazione che valorizzi le singole peculiarità
dei sette Comuni, considerandole punti di forza che possono
interagire per offrire una proposta di sviluppo economico e
sociale integrata e completa. Nelle prossime settimane apriremo
su questi temi un confronto con le forze politiche alleate della
zona.
Positivo il commento di Oreste Giurlani che ha apprezzato l'iniziativa ritenendola "un momento di grande impatto democratico
perchè coinvolge i cittadini nelle scelte che possono decidere il
loro futuro".
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.764 Firenze 5 febbraio 2011
Piccoli grandi e-book
Presentata a Milano la prima ricerca europea.
La Gran Bretagna copre il 65% degli acquisti.
Italia ferma allo 0,2, ma...
MILANO - Nel 2010 Il mercato italiano degli e-book valeva il
2,6% di quello europeo. Tradotto in euro si tratta di due milioni
o giù di lì. Una nicchia, dunque, ma si tratta solo dell'inizio.
Anche perché i 70-80 milioni di euro spesi l'anno scorso nel
vecchio continente per l'acquisto di libri elettronici sono destinati a moltiplicarsi nel giro di pochi anni. Se oggi, infatti, gli ebook rappresentano fra lo 0,5% e lo 0,6% del mercato continentale del libro (lo 0,2% in Italia) entro il 2014 questa percentuale
si moltiplicherà per 10 fino a raggiungere una quota compresa
fra il 6% e il 7%. A fornire questi dati, i primi in assoluto
sull'Europa, è stata una ricerca condotta assieme da AT Kerney,
società di consulenza internazionale e da Bookrepublic distributore italiano di libri digitali. L'occasione: il summit milanese
"If Book Then" organizzato da Bookrepublic cui hanno partecipato 280 esponenti del mondo editoriale italiano ed europeo.
Lo scenario è affascinante: nella vecchia Europa gli acquisti di
libri elettronici di fatto sono iniziati solo l'anno scorso.
Insomma, abbiamo cinque anni di ritardo sugli Usa che oggi
coprono fra l'8% e il 10% delle loro vendite attraverso il download di file dalle principali librerie elettroniche per un fatturato
complessivo stimato fra i 700 e gli 800 milioni di euro. E anche
se la nostra crescita sarà più lenta di quella americana è possibile che la forbice che ci distanzia dagli Usa tenda progressivamente a ridursi.
Se questo è la cornice, tocca alla Gran Bretagna la parte del
leone. Gli inglesi, infatti, coprono da soli il 65% degli acquisti
europei. Un primato raggiunto grazie alla disponibilità di
mezzo milione di titoli e di 1,6 milioni di device dal Kindle
all'Ipad a tutti gli altri e-reader. In seconda posizione ecco la
Germania: centomila titoli e 800 mila device per una quota che
sfiora il 26% delle vendite europee. Quanto all'Italia, quarta alle
spalle della Francia, sconta soprattutto uno scarso numero di
titoli (7mila contro i 50 mila dei francesi) mentre la consistenza
del "parco macchine" appare più equilibrata: 470 mila a fronte
delle 600 mila d'oltralpe.
Ad ogni modo non è detto che il Bel Paese sia destinato a fare la
Cenerentola d'Europa. Gli editori presenti, infatti, sembrano
decisi a pigiare sull'acceleratore dello sviluppo. Lo conferma
Luca Formenton , a capo del Saggiatore ("abbiamo quasi tutto il
catalogo su e-book") e lo certifica Vittorio Bo, di Codice
Edizioni: "Cinquanta titoli su 170 sono già in formato elettronico e in soli 6 mesi le vendite giornaliere sono quasi triplicate".
Mentre Marco Ferrario, fondatore di Bookrepublic ha lanciato
una casa editrice "40k" che pubblica solo e-book in 5 lingue
diverse. "Fra le opportunità offerte dall'e-book", ha spiegato
Mike Shatzkin, guru del libro elettronico e fondatore di The
Idea Logical Company, "c'è la possibilità di abbattere le barriere linguistiche diventando editori globali".
“L’E-book rappresenta un’importante esempio – ha detto il
Presidente di UNCEM Toscana Oreste Giurlani – di promozione della cultura attraverso le nuove tecnologie. In Toscana
recentemente si è tenuto in un piccolo comune di montagna
l’anteprima dell’e-book festival, che ha avuto grande successo
in quanto proprio a scuola, luogo fondamentale per la diffusione della cultura e del sapere in generale, si è potuto beneficiare
in modo enorme delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie.
In questo senso le scuole di montagna sono divenute importanti
laboratori di innovazione”.
Telecomunicazioni: garantire
pari opportunità territoriale
Firenze – Velocità di intervento, pari opportunità di accesso territoriale. Questi gli obiettivi del protocollo d’intesa siglato a
dicembre 2010 tra Corecom della Toscana (Comitato regionale
per le comunicazioni) e Uncem Toscana (Unione nazionale
comuni e comunità enti montani), presentato stamani, martedì 1
febbraio, a Firenze.
Un protocollo che mira a rendere accessibile il servizio di conciliazione delle controversie tra cittadini e operatori delle telecomunicazioni anche a coloro che risiedono in zone distanti e
disagiate rispetto a Firenze. Un servizio che l’Authority fornisce a
titolo gratuito (non è così per altri enti) e che dal 2004 ad oggi ha
fatto registrare un incremento del 100 per cento di crescita delle
istanze ogni anno (nel 2004 erano 217, nel 2010 sono 4075).
“Garantire pari accessibilità territoriale è lo scopo principale
dell’accordo siglato” ha detto il presidente del Corecom Marino
Livolsi. “Siamo particolarmente soddisfatti di questa intesa con
Uncem perché offrirà un servizio di videoconferenza ai residenti nelle aree montane evitando loro costosi e lunghi viaggi nel
capoluogo”. “Crediamo – ha continuato Livolsi – che questa
opportunità farà lievitare ulteriormente il numero delle domande di
conciliazione. Spesso, infatti, si rinuncia ad aprire un contenzioso
proprio per la difficoltà di raggiungere la sede fiorentina”.
“Consideriamo il rapporto con il Corecom fondamentale per
collegare oltre un milione di cittadini ad un servizio gratuito
che risponde al legittimo diritto di difendersi laddove si siano
verificate situazioni di disservizio. Diritto che deve essere
garantito a tutti a prescindere dal luogo di residenza” ha detto il
presidente di Uncem Toscana Oreste Giurlani. “Grazie a questa
collaborazione, apriremo degli sportelli virtuali verso
l’Authority e attraverso la videoconferenza i cittadini avranno
la possibilità di difendersi”.
Un’intesa che evidentemente farà crescere ancora di più “un’area di contenzioso già molto ampia” ha detto il consigliere del
Corecom Vincenzo Caciulli ricordando che anche in merito
all’arbitrato (procedimento stragiudiziale, cioè senza ricorso al
processo ordinario, per la soluzione di quelle controversie che
in sede conciliativa non hanno trovato soddisfazione) i numeri,
in un solo anno di attività, possono dirsi notevoli: oltre 400
istanze ricevute. Nell’accordo con Uncem anche una rilevazione della ricezione del segnale radiotelevisivo pubblico e locale
nelle aree geograficamente disagiate della Toscana e dell’utilizzo delle nuove tecnologie della comunicazione (digitale terrestre e banda larga) che a detta di Giurlani presentano “luci e
ombre. L’obiettivo che ci siamo fissati per il 2011 è quello della
massima copertura regionale”.
E sull’utilizzo delle nuove tecnologie, su una “connettività che
non deve essere un’aspirazione ma un’opportunità”, Caciulli ha
ricordato che “si gioca una fetta strategica del futuro di questa
regione. Per questo stiamo elaborando un report specifico sulla
banda larga perché crediamo che in Toscana ci sia un gap evidente rispetto alle regioni del nord e dell’Europa”.
In merito alla transizione al digitale televisivo terrestre, probabilmente anticipata al giugno 2011, sia Giurlani che Caciulli
hanno evidenziato la necessità di un rapido interessamento da
parte della Regione. “La transizione – ha continuato Caciulli –
deve essere governata per scongiurare i tanti problemi delle famiglie che si sono palesati laddove il passaggio è già avvenuto”.
Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.764 Firenze 5 febbraio 2011
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AMBIENTE
Il turista rurale, come un animale protetto,
si rifugia nei Parchi Nazionali
I primi 10 comuni italiani scelti sul web dai turisti rurali nel prenotare un agriturismo
Ecco i risultati di una ricerca, basata sulle 17 milioni di visite al portale nell'anno 2010, che individua i primi 10 comuni italiani
oggetto delle ricerche dirette dei turisti rurali nel prenotare un agriturismo.
Parliamo quindi di un'analisi basata sulle statistiche di entrata alle pagine dei singoli comuni, nel territorio dei quali si trovano gli
agriturismi del portale.
Ecco la top10:
1. Pescasseroli (L'Aquila)
2. Amatrice (Rieti)
3. Roccaraso (L'Aquila)
4. Cogne (Aosta)
5. Bormio (Sondrio)
6. Pietrelcina (Benevento)
7. Pescocostanzo (L'Aquila)
8. Morcone (Benevento)
9. Sperlonga (Latina)
10. Contursi Terme (Salerno)
È da sottolineare come quasi tutti i comuni
nelle prima 10 posizioni sorgano nei territori dei Parchi Nazionali protetti, a testimoniare la ricerca di natura e tranquillità dei
turisti rurali italiani.
Questa è la seconda edizione dello studio, è
stata possibile quindi un paragone con il
2009 che evidenzia una minore importanza
delle destinazioni del turismo di massa e di
mare (Sperlonga nel 2009 era seconda, ora
nona).
Interessante anche la scelta dei turisti rurali
francesi (Castellana Sicula, Palermo) e
spagnoli (San Gimignano, Siena).
Sono i comuni dei Parchi Naturali ad essere stati al centro delle richerche dei turisti
rurali italiani nel 2010. Pescasseroli
(L'Aquila), Amatrice (Rieti) e Roccaraso
(L'Aquila) i primi tre comuni del ricerche
sul principale portale di ricerche relazionate con l'agriturismo e le strutture rurali in
Europa.
Il 2010 di Toprural si è chiuso con 17 milioni di visite. Dall'analisi degli accessi al portale è stato possibile stilare la Top10 dei
comuni italiani più ricercati durante il 2010.
Il Comune in vetta alla particolare classifica è Pescasseroli, in provincia de L'Aquila, immerso nel Parco Nazionale più antico
d'Italia, il Parco Naturale d'Abruzzo, Lazio e Molise, del quale ospita inoltre la sede principale. Il comune sorge nella valle del
fiume Sangro ed è un perfetto punto di partenza per praticare sport invernali o il trekking e l'osservazione nel Parco.
In seconda posizione troviamo Amatrice (Rieti), sede del polo agroalimentare del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della
Laga, rinomata ai più per il condimento che da questa prende il nome. Nel territorio comunale spicca la vetta del monte Gorzano,
la più alta del Lazio. Ai più Amatrice viene alla memoria perchè resa famosa dal condimento per la pasta, antico piatto povero dei
pastori della zona.
Terzo classificato nelle ricerche degli italiani il comune di Roccaraso, in provincia de L'Aquila, prima meta sciistica dell'intero
Appennino. Sede anche di competizioni sciistiche a livello europeo e mondiale, il comune appartiene alla comunità montana
Altosangro Altipiano delle Cinque Miglia.
Per il quarto comune della classifica di Toprural ci spostiamo in Valle d'Aosta, a Cogne. Piccolo comune ai piedi del Massiccio del
Gran Paradiso e all'interno dell'omonimo Parco Nazionale, è conosciuto per la varietà di sport invernali ed estivi che offre ai suoi
visitatori. In Estate è meta prettamente di chi ama praticare il trekking, la moutain bike, il kayak e la pesca sportiva.
Quinto il comune di Bormio, in provincia di Sondrio, anche esso posizionato all'interno di un parco naturale, quello dello Stelvio.
Bormio è una città turistica famosa per aver ospitato i campionati mondiali di scii nel 1985 e nel 2005, ma è rinomata anche per i
suoi stabilimenti termali, conosciuti sin dall'età romana.
In sesta posizione troviamo Pietrelcina (Benevento), rinomata meta di turismo religioso, in settima Pescocostanzo (L'Aquila),
comune nella rete dei Borghi d'Italia, in ottava Morcone (Benevento) con i i resti del suo splendido castello medievale, in nona
posizione Sperlonga (Latina), prima meta in classifica per quanto riguarda il turismo "di mare". Ultimo comune della top10 è
Contursi Terme (Salerno), all'interno della Comunità Montana Alto e Medio Sele e conosciuta meta termale.
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Le Comunità montane in Toscana:
Comunità Montana Appennino Pistoiese
La vegetazione della Comunità Montana Appennino pistoiese è costituita prevalentemente da foreste di faggi, abeti e castagneti. L'intera area è costellata di costruzioni e borghi medievali che costituiscono un consistente patrimonio storico e culturale
della zona. Tale patrimonio costituisce, insieme alla ricchezza ambientale dell'area, il sistema denominato "Ecomuseo della
montagna pistoiese" che documenta i segni del rapporto fra l'uomo e l'ambiente circostante. L'Ecomuseo è una testimonianza
dell'adattamento dell'uomo alle condizioni ambientali del territorio e, parallelamente, documenta la trasformazione subita nei
secoli dal paesaggio naturale della montagna pistoiese in conseguenza all'azione umana sull'ambiente.
I comuni: Abetone, Cutigliano, Marliana, Montale, Pescia, Piteglio, San Marcello Pistoiese, Sambuca Pistoiese
ABETONE
"Il paese dell'Abetone nasce per via di
una strada di cui due stati avevano un
gran bisogno. Fino alla fine del
Settecento, infatti, per scavalcare quei
monti fitti di abeti non c'era che qualche
stradaccia che si arrampicava su per il
Passo di Annibale o in cima a quello
della Fariola oppure dei viottolini, pochi
e spersi, piu' adatti ai muli ed alle pecore
che ai rari cristiani costretti a mettersi in
cammino dalla Toscana per il modenese
ed al contrario.
A togliere a quei viaggi il carattere di
avventura dal finale incerto, ci pensarono in quattro: Pietro Leopoldo di
Asburgo-Lorena, non Granduca di
Toscana, Francesco III Duca di Modena
e due architetti di grido: Leonardo
Ximenes per i lavori nella parte toscana
e Pietro Giardini per la parte modenese.
Nonostante i mezzi di allora e la difficolta' dell'impresa, nel giro di soli dodici
anni dall'inizio dei lavori e precisamente
nel 1778 fu festeggiata la nascita di
quella che oggi si chiama la "S.S. n. 12
dell'Abetone e del Brennero".
ovest della Valdinievole, si trova in provincia di Pistoia nella Toscana settentrionale, fra Lucca e Firenze, sulle rive
del Torrente Pescia; è rinomata per la
floricoltura e per il commercio dei fiori,
per la frazione di Collodi, la località
dove Carlo Lorenzini (Carlo Collodi,
Pinocchio) trascorse parte dell'infanzia,
e per il Palio dei Rioni, gara di tiro con
l'arco con relativo corteggio storico che
vi si tiene ogni prima domenica di settembre.
L'associazione "Quelli con Pescia nel
cuore", in collaborazione con l'Avis di
pescia e con il patrocinio gratuito del
Comune di Pescia, organizza:
"Il Pase dei Balocchi", carnevale per i
bambini da 0 a12 anni, nelle domeniche
del 27 febbraio e 6 marzo 2011
SAN MARCELLO
PESCIA
La città di Pescia, limite nord-orientale
della Piana di Lucca e confine nord-
solo in epoca successiva trasformato
nell'attuale San Marcello, in onore dell'omonimo Papa martirizzato nel 309.
Nel gennaio del 62 a.C. Catilina ed un
centinaio di suoi fedelissimi furono
intercettati dall'esercito romano nei
pressi di Pistoria (ora Pistoia); Catilina
morì nella battaglia, e i suoi furono gettati in un fiume. Tale battaglia si svolse
sull'appennino pistoiese nei pressi dell'attuale abitato di Campo Tizzoro, alla
confluenza del torrente Maresca nel
fiume Reno (parecchi storici individuano lo scontro come Battaglia di Campo
Tizzoro).
Durante il Medio Evo, la Montagna
Pistoiese si caratterizzò per la presenza
di un articolato sistema di insediamenti
fortificati, dove la vita era dura e difficoltosa, finché, dopo l'Anno Mille, le
condizioni economiche degli abitanti
della zona migliorano notevolmente,
grazie alla rivoluzione agricola che si
ebbe all'inizio del secondo millennio.
San Marcello, per la sua posizione lungo
gli itinerari appenninici, divenne in
breve il più importante fra i centri della
Montagna pistoiese. Inizialmente feudo
del Conte Guido Guerra di Modigliana,
nel XIII secolo San Marcello fu costituito libero comune, entrando a far parte
dei territori sottoposti a Pistoia che, non
senza fieri contrasti, impose il nuovo
ordinamento amministrativo che portò
all'istituzione della Comunità della
Montagna ed alla nomina dei primi
Capitani i quali, dal 1361, risiedettero
alternativamente a Lizzano e a San
Marcello.
In epoca preromana la zona fu probabilmente abitata da sparute popolazioni italiche (particolarmente i Liguri), mentre
gli Etruschi non vi ebbero mai dei veri e
propri insediamenti, anche se certamente vi passarono più volte nei loro spostamenti.
Fra il III e il II secolo a.C., i Romani
sconfissero definitivamente queste
popolazioni locali. Forse, proprio per
questa situazione di guerriglia, fu
costruito un loro insediamento nei pressi
dell'attuale San Marcello, dove sembra
che vasti territori fossero posseduti dalla
nobile famiglia dei Marcelli, da cui si
ipotizza derivi il toponimo del paese,
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SALUTE E ... DINTORNI
Quale futuro per ospedale di San Marcello Pistoiese?
Ampio dibattito a San Marcello Pistoiese per esaminare il futuro dell’Ospedale.
“Sono profondamente soddisfatto dell’andamento dell’incontro - ha dichiarato Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana in quanto ha permesso, anche grazie alla disponibilità dell’Assessore Scaramuccia e del Direttore generale Scarafuggi, di avviare un nuovo percorso che permetta di riorganizzare le funzioni ospedaliere dei piccoli ospedali montani partendo dalle esigenze
della popolazione locale”.
Dall’incontro è emerso come l’Ospedale di san Marcello in questi anni abbia raggiunto standard di sicurezza e di servizi di qualità elevata, con soddisfazione della popolazione locale, che ne ha fatto un punto di riferimento per il territorio. Anche per questo motivo eventuali riorganizzazioni debbono tendere al mantenimento di quella qualità che è divenuta garanzia per la salute dei
cittadini.
E’ stato quindi così condiviso da tutti i presenti che l’attività di riorganizzazione degli ospedali di montagna non sia solo il frutto del bisogno di far fronte alle difficoltà economico-finanziare degli enti ma bensì scaturisca da una nuova programmazione che
veda insieme a concertare territorio, Azienda Sanitaria e Regione con lo scopo finale comunque di vedere garantiti i diritti di
accesso e di cura della gente di montagna.
“L’occasione per garantire i diritti attraverso una programmazione concertata - ha detto tra l’altro Giurlani - sarà il nuovo Piano
Sanitario Regionale, nel quale bisognerà prevedere azioni di lungo periodo che garantiscano un livello ed un ventaglio di servizi funzionali alle esigenze reali della popolazione grazie anche ad una maggior integrazione tra territorio e ospedale. D’altra
parte non si può dimenticare che quello di San Marcello è uno degli ospedali di montagna soggetti ad accreditamento da parte
della Regione fin dalla precedente legislatura”.
Per questo motivo, insieme all’Assessore è stato deciso di creare un apposito gruppo tecnico composto da rappresentanti del territorio e della Regione finalizzato alla costruzione di una nuova ipotesi di assetto dei servizi sanitari e sociosanitari del territorio
- da inserire poi nel nuovo piano sanitario - in grado di ottimizzare le risorse e garantire comunque i servizi in uno scambio
costruttivo e virtuoso tra ospedale e servizi territoriali.
Per il nuovo ospedale di Lucca c’è già la data di inaugurazione:
26 ottobre 2013. Il ruolo della montagna per il welfare
Sabato 26 ottobre 2013. E´ già stata fissata e resa nota la data d’inaugurazion e del
nuovo ospedale di Lucca, i cui lavori di
costruzione si trovano già ad un livello
molto avanzato. La comunicazione è
avvenuta nel corso della Conferenza
annuale dei servizi pubblici sanitari
dell’Azienda Usl 2 di Lucca, che si è
svolta
nel nuovo Centro sanitario di
Capannori e alla quale ha preso parte l’assessore regionale alla sanità Daniela
Scaramuccia. Oltre 200 persone, non solo
operatori del settore ma anche molti cittadini, sono intervenute all’incontro, occasione importante di verifica dell’andamento dei servizi sanitari e delle prospettive di sviluppo.
Partendo dal tema di questa edizione
(‘Appropriatezza e innovazione : la sfida
che ci attende’), l’assessore Scaramuccia
ha evidenziato l’importanza del nuovo
ospedale di Lucca, che ormai è una realtà,
e del percorso avviato per la realizzazione di un ospedale unico in Valle del
Serchio. “La dimostrazione – ha detto –
che la Toscana continua ad investire: pur
nella difficoltà economica presente, è
fondamentale muoversi e innovarsi e
questa è la forza del nostro sistema sanitario”.
L’assessore ha sottolineato come dalla
conferenza dei servizi sulla sanità lucchese emerga un quadro molto dinamico. “Si
ha la sensazione – ha detto Scaramuccia –
di una grande energia che coinvolge il
sistema sanitario toscano nel suo complesso, e quello lucchese nel caso specifico”. Dinamismo, flessibilità, ricerca continua di soluzioni e proposte innovative:
tra queste l’assessore ha ricordato il funzionamento dei percorsi ospedale-territo-
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rio, la nuova organizzazione dell’ospedale per intensità di cura, la “sanità d´iniziativa”, il Chronic Care Model.
“Una visione – ha concluso l´assessore –
che vede il coinvolgimento di tutti gli
attori del sistema, dal cittadino, agli operatori, alle istituzioni. Ed è proprio grazie
a questo meccanismo che la sanità toscana riesce a garantire un´elevata qualità ed
efficacia delle prestazioni erogate”.
La Conferenza è stata aperta da Mauro
Favilla, sindaco di Lucca e presidente
della Conferenza zonale dei sindaci di
Lucca. Nella sua relazione, il direttore
generale dell’Azienda sanitaria di Lucca
Oreste Tavanti ha evidenziato la rilevanza delle azioni volte al rafforzamento dell’assistenza territoriale, a creare cioè una
rete in grado di garantire risposte flessibili e tempestive, anche per proporsi come
alternativa reale all’ospedalizzazione
delle persone e per garantire la continuità
dei percorsi assistenziali ospedale-territorio.
Ai lavori ha partecipato anche Oreste
Giurlani, sindaco di Fabbriche di Vallico,
nonchè presidente di Uncem Toscana.
Giurlani ha parlato molto della sanità in
montagna e della necessità di mantenere
integri i servizi, anzi migliorandoli, per
evitare inutili e faticosi trasferimenti ai
residenti verso ospedali di pianura.
“La montagna - ha detto tra l’altro
Giurlani - è pronta a raccogliere la sfida
per migliorare il welfare parlando però
non solo di appropriatezza ma anche di
sussidiarietà ed innovazione, soprattutto
oggi che lo Stato ha tagliato il fondo
sociale, anche se in parte la Regione ha
già cercato di sopperire con fondi propri”.
Giurlani ha anche sottolineata l’importanza della costituzione di un gurppo di
lavoro per la montagna che si occuperà di
progetti innovativi, tra cui la telemedicina”.
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ESTERO
Paesi arabi e democrazia (di Gianni Pardo)
Secondo gli esperti di Freedom House, i Paesi
islamici hanno la caratteristica di essere in media
meno democratici degli altri. Naturalmente ci
sono notevoli differenze, fra loro: ci sono nazioni
pressoché compiutamente democratiche, come la
Turchia, e nazioni politicamente medievali come
l’Arabia Saudita. Ma la differenza media è comunemente riconosciuta: e sarebbe interessante
conoscerne l’origine.
In questa sede se ne discuterà senza alcuna
pretesa scientifica e sollecitando anzi l’intervento di chi dovesse saperne di più.
Ogni argomentazione razzistica è esclusa prima
ancora che per preoccupazioni di political correctness perché gli arabi non sono una razza e perché
sono islamici anche Paesi non arabi, come l’Iran,
il Pakistan e l’Indonesia. E perfino un Paese come
la Nigeria.
Il problema andrebbe affrontato partendo dall’elemento comune, la religione, ma al riguardo
sorge immediatamente un dilemma: la mentalità
di un popolo è figlia della religione o la religione
è figlia della mentalità di un popolo? Può darsi
che non esista una risposta, ma si possono fare
alcune osservazioni.
Per i Greci l’Asia era innanzi tutto la parte
orientale dell’Egeo. Lo scontro fra Occidente
Europeo ed Oriente Asiatico, già accennato
con la guerra di Troia, si materializzò nelle
Guerre Persiane. All’alba della nostra civiltà,
la Grecia era il mondo in cui la gente si riuniva
in piazza per discutere e votare, l’Asia il posto
in cui comandava il Grande Re. La democrazia
è un’invenzione greca.
La stessa Roma è nata democratica: è stata governata per secoli da un’Assemblea (il Senato) e non
da un “tiranno”. Gli stessi consoli erano una carica elettiva. E quando infine le dimensioni dello
Stato hanno spinto le istituzioni verso l’assolutismo, non solo si è avuta la reazione di Bruto e Cassio, ma è stata
a lungo conservata l’apparenza del potere collegiale del Senato.
La stessa monarchia imperiale, largamente corretta dal regicidio, non è stata ereditaria.
Stranamente, erano aliene dall’assolutismo anche popolazioni
occidentali certo non influenzate dalla cultura greca: i Germani.
Salvo errori di memoria, secondo Tacito il loro principio politico era che ogni singolo guerriero era libero e serviva il gruppo
cui apparteneva per libera scelta ed obbligo d’onore. Come si
vede, qualcosa di molto lontano dal servaggio orientale.
Friedrich Nietzsche ha stabilito un parallelo interessantissimo
fra le religioni e le istituzioni politiche della Grecia e
dell’Oriente. I Greci erano democratici ed avevano un Pantheon
composito in cui gli dei erano numerosi e non raramente in contrasto fra loro. Un modello parlamentare, dopo tutto; in Oriente
invece, e in particolare nel mondo ebraico, la divinità era vista
come monocratica e indiscutibile: Dio aveva in Cielo e su tutta
la Terra i poteri che il tiranno orientale aveva nello Stato di sua
proprietà. Ne conseguiva il dovere dei fedeli di avere, nei suoi
confronti, l’atteggiamento umile, spaventato e sottomesso dei
sudditi; quasi da schiavi: miserere nobis. Non è strano che il
filosofo abbia avuto una grande antipatia per il Cristianesimo,
visto come una religione di vinti. E non è neppure strano che la
protesta contro l’assolutismo religioso rappresentato dal Papa
sia nata presso gli eredi dei Germani di Tacito.
Da tutto ciò nasce l’ipotesi che sia la religione a nascere da
un sistema politico-sociale e non l’inverso. Infatti lo stesso
monoteismo ebraico, giunto a Roma, acquistò parte della
mentalità romana, se non nella teoria certo nella pratica. Al
punto che ricostruì perfino il politeismo con la Trinità, la
Madonna, e i Santi.
L’islamismo è la più risoluta sacralizzazione del principio per
cui il comando di uno solo è ritenuto naturale: in cielo l’Unico è
Allah, sulla terra è l’“Uomo Forte”, il dittatore. E il singolo ha il
dovere di abbandonarsi alla volontà dell’uno come dell’altro.
L’ideale dottrinale infatti è che i due poteri, politico e religioso,
siano riuniti nelle mani di un solo uomo: il califfo. Non ne
siamo lontani in Iran.
Se però si giungesse alla conclusione che il sistema socio-politico determina le caratteristiche della religione, il problema
diverrebbe: che cosa determina a sua volta quel sistema sociopolitico? Perché mai i popoli del Maghreb, del Vicino e del
Medio Oriente hanno la tendenza a lasciarsi dominare in ogni
aspetto della vita? La risposta di Montesquieu sarebbe che il
clima li infiacchisce, ma è discutibile. Anche la Grecia ha un
clima mite e addirittura caldo in estate.
Manca la spiegazione innegabile e centrale e non rimane che
accettare la realtà com’è. Smettendo magari di sperare che,
dopo qualche sommossa, Paesi come la Tunisia, l’Algeria o
l’Egitto divengano pienamente democratici.
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MODA: RUBRICA DI ANGELINA AINO
DALLA FRANGIA...
C
A
P
E
L
L
I
Come accade nella moda,
anche in materia di tagli di
capelli sono le dive a fare tendenza. E in questo 2011 pare
che le star abbiano già indicato
la strada da seguire, segnata
dalla riscoperta di un classico
dell’hair style che sembra non
morire mai: la frangia.
Da Sandra Bullock a Monica
Bellucci, fino agli idoli delle
teenager Vanessa Hudgense
Demi Lovato, le celebrità
hanno scelto di coprire la fronte e valorizzare gli occhi con la
frangia, che tuttavia deve essere sempre perfettamente regolare, piena, folta e lunga almeno fino alle sopracciglia, se
non di più.
Che sia pilastrata, o leggermente bombata, la frangia si
abbina a qualsiasi taglio, dal
caschetto corto al lungo e
mosso: i suoi punti di forza
sono tanti, incornicia il viso,
esalta lo sguardo e consente di
cambiare look in poche mosse.
È per questo che sono gli stessi
fashion designer a riproporla e
rinnovarla anche nelle sfilate.
... ALLO CHIGNON
La tendenza del momento mira
alla duttilità, e anche alla praticità; meglio evitare una frangia
con la lunghezza unica, preferendo un taglio scalato che
offre maggiori possibilità di
creare pettinature diverse, una
sorta di rivisitazione dello scalato in stile anni ’70. La stessa
Jennifer Aniston, vera icona di
stile in fatto di acconciature, ha
optato per un taglio lungo con
frangia per posare sulla cover
di Allure.
Chignon dalle sfilate
La coda ordinata e liscissima
torna ad imporsi, la treccia che
regala un’aria un po’ romantica
e un po’ bohemien è sempre di
gran moda e il classico e raffinatissimo chignon è sempre
amatissimo e rivisitato in chiavi diverse si è imposto come
una delle acconciature più viste
sulle passerelle delle sfilate per
la primavera 2011. Oggi vediamo insieme quali saranno gli
chignons più trendy durante
quest’anno, cercando di tirare
fuori delle idee utili dalle
acconciature che abbiamo
potuto ammirare sulle passerelle delle case di moda più blasonate.
Le sfilate sono una fucina inesauribile di trend, e non solo
per ciò che riguarda gli abiti.
Se per il trucco primaverile le
proposte sono all’insegna
dell’estrosità e del colore, per
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ciò che riguarda i capelli prevale un rigore elegante e molto
femminile.
Se cercate idee per realizzare
uno chignon davvero trendy
dovete sapere che sulle passerelle se ne sono visti di tutti i
generi e per tutte le occasioni.
Per il giorno potete trarre ispirazione dalla sfilata di Diane
Von Furstenberg e realizzare
uno chignon basso da cui sfuggono alcune ciocche o dalla
passerella di Dsquared è realizzare uno chignon spettinato ad
arte che ricorda un fiore stilizzato o se amate i raccolti retrò
potete prendere spunto dal
defilè di Nina Ricci e realizzare
un semplice chignon basso
impreziosito da una semplice
retina che lo avvolge, o copiare
lo stile Gucci e realizzare una
treccia da avvolgere su se stessa in modo da creare uno chignon.
Anche per la sera le proposte
non mancano. cignon arrotolato in cui i vari “giri” sono ben
in vista e creano un effetto a
spirale molto intrigante, per
essere elegantissime potete
provare a realizzare uno chignon voluminoso mentre se
volete stupire tutti con un’acconciatura particolare l’idea
perfetta arriva da Versace, un
semplice chignon basso reso
unico perchè avvolto in un tessuto sgargiante che ricorda una
lastra di metallo.
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30 SECONDI DI RIFLESSIONE!
Chi è senza peccato scagli la prima pietra...
Elena Sofia Ricci e Lunetta Savino hanno deciso di sfilare il 13 febbraio nella manifestazione in difesa della dignità delle donne, “umiliate” dai comportamenti del Premier.
Come sfileranno?
La Ricci con la sua sensualità così amata dai fans che l’ammirano sul web e la Savino
riproponendo scene dalla pièce teatrale “Prova orale per membri esterni” ?
Staremo a vedere!
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