Settimanale L`Attenzione n. 1764 del 5 Febbraio
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Settimanale L`Attenzione n. 1764 del 5 Febbraio
Anno XXXXII, 1764 Firenze, 5 febbraio 2011 Giornale on-line. Esce il sabato Direttore responsabile Francesco Canosa Da L’attenzione solo informazione affidabile e indipendente Editoriale La ribellione degli affamati Da quanti anni i vari Mubarak e Ben Alì si arricchivano depositando ingenti capitali in banche straniere ed affamando di conseguenza le proprie popolazioni? Da quanti anni la gente pativa la fame sopportando, in silenzio, una tragedia che spesso si concludeva con la morte? Se qualcuno sa dare una risposta a questi semplici interrogativi allora capirà perchè ci sono rivolte di popolo in Egitto e in Tunisia e che tali rivolte si stanno estendendo anche altrove, per esempio nel Barhein e nello Yemen. I moti di piazza che stanno interessando i paesi del Nordafrica e del Medio Oriente sono in qualche maniera legati alla crisi alimentare mondiale con cui è iniziato il 2011 e che si trascinava da molti decenni. Secondo Foreign Policy essa è dovuta a problemi dal lato della domanda (aumento della popolazione, del benessere, dell'uso di biocarburanti) e dell'offerta (erosione del suolo, esaurimento delle risorse acquifere e loro distrazione verso le aree urbane). Ips sottolinea anche il ruolo della speculazione internazionale, che ha ingigantito l'effetto negativo dei primi dati sui raccolti, e quello dell'alto prezzo del petrolio, che ha reso più conveniente investire nei biocarburanti. Il Carnegie pubblica un articolo di Hafez Ghanem, vicedirettore generale della Fao, per il quale il problema maggiore non è tanto l'aumento dei prezzi quanto quello della loro volatilità, che ha effetti deleteri sulle finanze dei consumatori poveri dei paesi in via di sviluppo e sui produttori. Da non trascurare anche il legame fra il mercato valutario e quello agricolo: l'apprezzamento di alcune valute influenza il prezzo dei beni alimentari. Per Ghanem un'altra questione da risolvere è quella della mancanza di informazioni attendibili su domanda e offerta. Maggiori investimenti nell'agricoltura, il rifiuto del protezionismo e delle limitazioni all'export e la trasparenza dei mercati aiuterebbero a migliorare la situazione. Uno studio della Deutsche Bank sposta l'attenzione sui fenomeni climatici avversi che hanno colpito Russia, Australia e il continente americano. Dato che la produzione di ogni bene agricolo è concentrata in pochi paesi, e che gli effetti del cambia- pag. 2 mento climatico si manifesteranno con crescente intensità, la volatilità dei prezzi è da considerarsi un fenomeno di lungo termine. L'inflazione legata ai generi alimentari (pari a circa il doppio di quella generale in India, Indonesia e Cina) può mettere a rischio la stabilità politica dei paesi che ne sono colpiti. Dunque, il mondo comincia a “girare” diversamente. Ai Paesi ricchi viene posto un freno alla loro espansione economica a danno dei paesi poveri. Oltre un miliardo di persone nel mondo soffre la fame. La scandalosa cifra è stata sottolineata dal direttore generale della Fao, Jacques Diouf, che a Roma ha annunciato una petizione su scala mondiale per protestare contro questa tragica situazione. Una persona su sei non ha cibo a sufficienza. Per nutrire la popolazione mondiale ha detto Diouf - serviranno 44 miliardi di dollari in aiuti all'agricoltura, comparati agli attuali 7,9 miliardi. Il miliardo di affamati nel mondo hanno cominciato a prendere coscienza dei loro diritti e rifiutano che vengano calpestati. Ecco in sintesi il momento di tante neo-rivoluzioni. Francesco Canosa La vedova sconsolata... quando sento parlare di fame nel mondo mi vengono i brividi: penso a quanto spreco di cibo si fa nei paesi cosiddetti civili tanto che i cassonetti di raccolta sono sempre stracolmi. Perchè accade tutto questo? Certo, come diceva mia madre “pancia piena non crede a digiuno”. Ma era una frase popolare che non dovrebbe riguardare i governanti. Invece... Vediamo leaders che si arricchiscono utilizzando lo stesso clichè: ci sono solo i loro sporchi interessi! Signore Iddio, è possibile cambiare tutto questo? Io spero di sì, e se avverrà... ... raccoglimi pure accanto a quell’anima benedetta! Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.764 Firenze 5 febbraio 2011 AFORISMI Editrice Agipress s.a.s. *-Agipress, agenzia di stampa quotidiana, iscrizione Trib. di Firenze n. 2352. Direttore resp: Angelina Aino Agipress: periodico settimanale on-line (sottotitolo L’attenzione) iscritto Tribunale di Firenze n. 4067 Esce il sabato Jean de la Bruyère L’inizio e il declino dell’amore li si avverte dall’impaccio che si scopre in noi nel trovarsi soli insieme. Soffrire per l’assenza di chi ama è un bene in confronto a vivere con chi si odia. Friedrich Nietzsche Direttore responsabile: Francesco Canosa (cell. 338-8991213) Gli uomini non si vergognano quando pensano qualcosa di sporco, bensì quando immaginano che si attribuicano loro questi pensieri sporchi. Vice-direttore Angelina Aino L’uomo è più sensibile al disprezzo degli altri che a quello di se stesso. Direzione, redazione, amministrazione: 593, via Pisana, 50143 Firenze. Tel. 055-7324580, fax 055-7324581. E-mail: [email protected] Internet: http://www.agipress.it Iscrizione Tribunale di Firenze al n. 41613, Camera di Commercio di Firenze al n. 374442, Partita IVA 03606260481. Agipress è iscritta al ROC (Registro degli Operatori di Comunicazione) al n. 2171. Costo abbonamento L’attenzione on-line Euro 70,00 L’attenzione settimanale + agenzia quotidiana per temi 600,00 EURO. Pubblicità regionale: 40,00 EURO a modulo (42x35 mm) per la quadricromia e 22,00 EURO a modulo per il bianco e nero. Bandi di concorso e commerciali, gare appalto 55,00 EURO a modulo. 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La Storia è ben la maestra della vita: ci insegna che ad onta de’ suoi ammaestramenti gli uomini ricadon sempre nei medesini errori. 4 milioni di contatti all’anno sia dall’Italia che da tutto il mondo www.agipress.it AGIPRESS è l’unica agenzia di stampa con sede legale in Toscana ad essere ACCREDITATA nel Repertorio delle Agenzie di Stampa nazionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri. L'ATTENZIONE “descritta” dall’Agenda del Giornalista [email protected] * www.agipress.it/lattenzione/ Informativa privacy I dati sono trattati elettronicamente ed utilizzati dall’Editore per la spedizione della presente pubblicazione. Ai sensi dell’art. 13 Legge 675/96 è possibile in qualsiasi momento consultare, modificare, cancellare i dati oppure opporsi al loro utilizzo scrivendoci. Descrizione: l'Attenzione, pur essendo settimanale, ha una struttura del giornale tipica del quotidiano, con notizie di politica, economia, cultura, sport, turismo, salute, privo di cronaca e ricco di approfondimenti. Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.764 Firenze 5 febbraio 2011 pag. 3 Censis: ricerca su federalismo Dal federalismo il Nord ha più aspettative del Sud. E’ il principale risultato di una ricerca condotta dal Censis e presentata nel corso di un'audizione alla commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria. Quattro italiani su dieci (il 41%) credono che la riforma possa contribuire a migliorare la gestione della cosa pubblica, ma la meta' della popolazione (il 50,2%) pensa che aumentera' il divario economico e sociale tra l'Italia meridionale e quella settentrionale. Andando a guardare le differenze nelle opinioni sul territorio, si passa da un Nord dove il provvedimento incontra la maggioranza dei consensi (il 49,8% al Nord-Ovest, il 49,5% al Nord-Est) a un Sud dove il 60,6% si esprime ''in senso decisamente critico''. Quasi la meta' degli italiani, il 42,5%, teme un aumento delle imposte a causa della riforma, una quota che supera di gran lunga quella di chi crede in un peso fiscale invariato (25,1%) e di coloro che confidano in una sua diminuzione (22,4%). La percentuale degli intervistati ''pessimisti'' e' piu' alta nel Mezzogiorno (55,6%) e nel Centro (48,2%), scende al Nord Ovest (31,6%), dove comunque rimane maggioranza, e al Nord Est (29,7%), dove, invece, prevalgono le risposte di chi prevede un quadro immutato (30,8%). Tuttavia, per i cittadini non sono le imposte eccessive il problema principale del sistema fiscale: la piaga maggiore risulta, infatti, l'evasione, con il 44% degli intervistati che la colloca al primo posto tra le questioni da risolvere (mentre ''solo'' il 22% ritiene l'alto livello di tassazione il nodo piu' importante). Sud e federalismo ''Sarebbe sbagliato che di fronte alla riforma federalista ci facessimo prendere dalla fretta o dall'egoismo di qualcuno che vuole portare a casa un risultato politico piu' che la riforma stessa''. Lo ha sostenuto il presidente della regione Lazio, Renata Polverini, aprendo i lavori del convegno ''Regionalismo e federalismo possono essere una risposta?'', organizzato, tra gli altri, dallo Svimez, e a cui hanno partecipato diversi presidenti delle regioni del Mezzogiorno. La Polverini sottolinea che il nord ''non puo' avere alcuna spinta senza agganciare il sud, senza coinvolgerlo. I governatori del sud chiedono una riforma che con gradualita' accompagni questo processo e vanno sostenuti''. Inoltre, aggiunge la Polverini, ''serve un senato delle Regioni, una Camera che possa rappresentare i problemi del territorio. Alla luce di quanto e' avvenuto per il decreto sul federalismo municipale, dobbiamo riflettere sull'esistenza di una Camera che e' lontana dalle esigenze degli amministratori locali. Quanto e' accaduto ai Comuni mi auguro non accada al decreto sul fisco regionale''. Anche il presidente della Regione Molise, Michele Iorio, sottolinea l’importanza delle riforme istituzionali istituendo il Senato federale: ''Le Regioni federate possono raggiungere una serie di obiettivi importanti: il Molise, con la Puglia e la Basilicata, per esempio, sta realizzando un progetto per il miglioramento dell'offerta formativa nell'universita', primo esempio in Italia. Anche sulla gestione dell'acqua, sette Regioni hanno sottoscritto un documento per il piano di utilizzo idrico dell'Appennino, per la corretta gestione del bacino''. ''Il regionalismo ed il federalismo - ribadisce Iorio - possono essere dunque una carta vincente, anche perche' rappresentano l'unica novita' di fronte ai problemi che ogni giorno ci troviamo ad affrontare''. Per Iorio "le Regioni sono chiamate ad esprimere una responsabilita' maggiore e le Regioni del Sud hanno il dovere di organizzarsi anche in termini federativi". Il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, spiega che ''l'Abruzzo mettera' sul piatto il proprio processo di risanamento che ha portato il bilancio della Regione ad avere un deficit di 50 milioni rispetto ai circa 400 milioni che aveva nel 2005. Ma alle altre regioni - ha proseguito Chiodi - chiederemo di tenere conto del fatto che l'Abruzzo ha avuto nel 2009 una mobilita' sanitaria molto alta dovuta al terremoto. Quindi non stiamo parlando di una sequenza storica ma di un caso specifico.''. Il processo di riforma del federalismo fiscale ''e' una strada molto complicata ma allo stesso tempo e' una grande speranza soprattutto per quelle regioni del sud che vogliono ridurre lo storico divario che c'e' con il settentrione e con le regioni piu' ricche'', afferma Chiodi, che auspica anch’egli una ''grande riforma istituzionale perche' oggi e' difficile trovare regole che siano applicabili a regioni di 5 milioni di abitanti e a regioni che di abitanti ne hanno appena 600 mila''. Il ministro per i Rapporti con le Regioni e per la coesione territoriale, Raffaele Fitto, spiega che "l'obiettivo del federalismo va nella direzione opposta all'aumento delle tasse e prevede una responsabilita' degli amministratori". Il federalismo fiscale pone, e' vero, la sfida dell'efficienza ''ma servono ancora forti politiche di coesione'', afferma il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, intervenuto al convegno ''Regionalismo e federalismo possono essere una risposta?''. Secondo De Filippo ''e' evidente che ci sono livelli essenziali di assistenza diversi nelle varie parti d'Italia ma la mobilita' sanitaria interregionale e' anche dovuta a investimenti enormi di risorse e strutture al nord''. Dunque la definizione di livelli essenziali di assistenza uguali per tutti ''puo' essere un'opportunita' per il Paese''. Per De Filippo, inoltre, ''una lunga caverna di pregiudizi sugli sprechi e le inefficienze'' grava sul sud, e, ha detto, ha dato il suo si' al decreto sul federalismo fiscale regionale anche per sconfiggere questi pregiudizi. ''Non e' pero' vero - ha concluso - che la delega alla legge 42 e' gia' stata attuata, mancano una ventina di provvedimenti per renderla completa''. L'assessore della Regione Marida Dentamaro, interviene dicendo che ''tutte le simulazioni fatte finora sugli impatti che avra' il federalismo fiscale danno un risultato sfavorevole per il Sud e le Regioni avranno margini scarsissimi per quanto riguarda la loro autonomia impositiva; avranno, insomma, le mani legate''. ''Noi - ha ricordato Dentamaro - al federalismo fiscale abbiamo detto 'ni', non abbiamo voluto rompere il fronte delle Regioni ma abbiamo espresso forti perplessita'. Il federalismo va comunque fatto senza far prevalere gli egoismi di bandiera''. ''Dal punto di vista politico gli effetti del federalismo sono devastanti, dal punto di vista economico sono da valutare'', ha detto l'assessore all'Istruzione della Regione Siciliana, Mario Centorrino. L'assessore ha spiegato che al federalismo sono state legate una serie di aspettative: di un regolamento di conti tra nord e sud, di un rinnovamento delle classi dirigenti del sud, di sviluppo. ''Ma il federalismo non e' un regolamento di conti ne' il sud ha colpe da espiare'', ha chiarito Centorrino, il quale si e' anche chiesto se si possa applicare il federalismo in un momento di crisi economica ''dal momento che sentiamo parlare di una nuova finanziaria che prevedera' tagli da 50 miliardi che ricadranno, in gran parte, su Regioni e Comuni. Da nostri studi il federalismo comportera' una Caporetto per i Comuni che vedranno minori trasferimenti sia dallo Stato che dalle Regioni''. pag. 4 Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.764 Firenze 5 febbraio 2011 NE’ CON BERLUSCONI NE’ SENZA BERLUSCONI Mi telefona Luigi Nidito, amico di antichissima data. E’ furibondo per le notizie fresche di giornata che io ancora non conosco perché da ore sono a fare la coda all’Ospedale di Careggi per l’intervento ad una cateratta. Lui, solitamente flemmatico, è furioso. In una stessa giornata sono state aperte inchieste contro il ministro Frattini (dopo un adempimento parlamentare, cioè dopo che aveva risposto ad una interpellanza); contro il Giornale, reo di avere reso noto che il magistrato che indaga su Berlusconi era finito sotto procedimento disciplinare per un episodio non simile ma dello stesso genere di quelli per cui si indaga contro Berlusconi. E, per quanto riguarda l’inchiesta su Berlusconi, si stanno accelerando i tempi cosicché anche l’agenda politica del Paese ne risulta fortemente condizionata. Cerco di spiegarmi come mai Luigi abbia perso la sua flemma abitudinaria e mi do questa spiegazione. Da molti anni vive e lavora all’estero, a Tirana: uno dei tanti italiani che all’estero hanno dato il meglio impiantando attività imprenditoriali e contribuendo al benessere del proprio Paese e di quello ospitante. Ha sensibilità e trascorsi in politica, per la quale ha una passione inguaribile. Perciò, come molti altri connazionali emigranti, coglie i motivi di fondo e non quelli contingenti che spiegano perché l’Italia sia sempre al centro di commenti poco benevoli ed abbia una immagine così poco smagliante. E’ pur vero che oggi si parla all’estero di Berlusconi e delle sue feste. Ma questo è il fenomeno del momento. Il fatto che se ne parli e scriva male da sempre ha altre spiegazioni, non contingenti ma strutturali. E molte appartengono agli arzigogoli della nostra vita pubblica, alle sue contraddizioni ed anche al fatto che non si capisce mai chi prende le decisioni. Non dimentichiamo che Mussolini, prima di entrare in guerra, godette di buona stampa , e per lungo tempo, in vasti settori della stampa e della società anglosassone. “ La democrazia è il problema, gli altri si risolvono dopo” mi dice Luigi “ Non è possibile che le sorti dell’Italia siano decise ancora una volta dall’intreccio oscuro tra qualche magistrato e determinati poteri finanziari con la copertura interessata e stupida di certa sinistra. E che si prospetti uno schieramento di ex comunisti con ex fascisti ed ex democristiani. Ci vorrebbe un grande leader, con il coraggio di un Saragat per condurre questa battaglia per la democrazia. Magari anche un patto con Berlusconi, a condizione che subito dopo si levi di torno”. Intanto mi chiamano per sottopormi all’intervento. Rifletto sulle parole appassionate e colme di verità di Nidito. Ma anche sulla inestricabilità della situazione italiana che si riassume in pochissime parole: né con Berlusconi né senza Berlusconi. La contraddizione sta tutta qui e per superarla occorre molto coraggio. Nicola Cariglia UNCEM Toscana: continuano le attività di prevenzione del disagio sociale nelle aree montane Nell’insieme di attività di intervento sul disagio sociale nei territori montani toscani, UNCEM Toscana ha tenuto un incontro, presso la sede regionale del Diritto alla Salute, per presentare agli operatori telefonici del Centro di Counseling Regionale, il progetto speciale “Montagna in Salute” sulla prevenzione del suicidio, fenomeno di rilievo nelle aree isolate, marginali, rurali. In particolare sono state illustrate le fasi progettuali che prevedono un programma di prevenzione del disagio sociale e in particolar modo del suicidio, che ormai da due anni UNCEM e Regione Toscana stanno sperimentando presso tre Società della Salute montane della Toscana, e cioè Colline Metallifere, Amiata Grossetana e Casentino. Obiettivo futuro quello di consolidare la rete creata nei due anni passati e gradualmente ampliare il modello “Montagna in Salute” ad altre Società della Salute. “Tali momenti formativi –ha detto il Presidente di UNCEM Toscana Oreste Giurlani all’apertura dei lavori – diventano essenziali per mettere a fuoco e condividere con le diverse professionalità, i principali fattori di rischio di suicidio, i contesti e le situazioni di vita connessi al fenomeno e quindi dare informazioni sulla possibile identificazione e gestione del rischio suicidario. È da qui che poi si possono impostare specifici programmi di prevenzione che diano risposte adeguate ai bisogni di salute delle popolazioni. L’utilizzo di uno strumento importante come la linea telefonica verde regionale per accogliere le richieste di aiuto sui territori credo possa rappresentare davvero un valore aggiunto al progetto Montagna in Salute”. Della stessa idea il Presidente della Società della Salute Colline Metallifere Luciano Fedeli che, nel portare i saluti in apertura dei lavori, ha sottolineato la grande opportunità che tale progetto rappresenta per i territori montani e la piena disponibilità a portare avanti il progetto, metten- do in campo le risorse necessarie. Ai lavori hanno partecipato oltre a Giurlani, anche il Dott. Alberto Zanobini Responsabile Segreteria Assessorato Diritto alla Salute – Regione Toscana, il Dott. Luca Pianigiani Coordinatore del Centro di Counseling - Regione Toscana, il Dott. Davide Lacangellera Psicologo Coordinatore progetto per UNCEM Toscana, il Dott. Giuseppe Corlito, Coordinatore scientifico e Responsabile del Progetto, il Dott. Giuseppe Boncompagni Responsabile Area Funzionale della Prevenzione “Amiata Grossetana”, AUSL 9 di Grosseto e il Dott. Marco Farmeschi Medico di Medicina Generale, Zona Sanitaria “Amiata Grossetana”, AUSL 9 di Grosseto. In linea con le direttive nazionali ed europee, il progetto mette in relazione i fattori di rischio del suicidio, stringe un forte contatto con i territori circa le problematiche legate al suicidio, mette in rete gli operatori della salute, crea una coscienza comune e sensibilizza fortemente i Medici di Medicina Generale delle aree interessate. Il tutto per ridurre il fenomeno del suicidio, promuovere la salute delle popolazioni per un complessivo miglioramento della qualità della vita in montagna. Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.764 Firenze 5 febbraio 2011 pag. 5 Cos'è la tassa patrimoniale? A cura di Alessandro Barbera Nel dibattito sul «che fare» per abbattere lo stock del nostro debito pubblico si riaffaccia l’ipotesi di imporre una tassa patrimoniale. Di cosa si tratta? Per patrimoniale si intende qualunque tipo di tassa calcolata, invece che sul reddito, sul patrimonio del contribuente. Esistono tasse patrimoniali negli Stati Uniti? Negli Usa non esiste nulla di simile alla tassa francese, ma si pagano forti imposte di successione e sul possesso di immobili. In quest’ultimo caso l’aliquota è mediamente pari all’1% del valore di mercato dell’immobile: per fare un paragone, finché è esistita, l’Ici sulla prima casa costava mediamente il 4 per mille, calcolato però sul valore catastale, di solito molto inferiore a quello reale. Quando nasce l’imposta francese? E perché? Nel 1982, per volontà dell’allora presidente François Mitterrand, con l’obiettivo di sostenere la redistribuzione dei redditi. Abolita nel 1987 da Jacques Chirac, è stata reintrodotta due anni dopo, con modalità diverse, sempre dai socialisti. Come funziona la tassa applicata in Francia. Quanto gettito garantisce? Viene applicata un’aliquota progressiva compresa fra lo 0,55 e l’1,8% del patrimonio. A partire da 790mila euro e fino a 1,3 milioni si paga lo 0,55%, lo 0,75% fino a 2,5, l’1,8% è a carico di chi ha un patrimonio superiore a circa 16 milioni. Lo scorso novembre Nicolas Sarkozy annunciò l’intenzione di sopprimerla, il deficit di cassa lo ha convinto a soprassedere: garantisce ogni anno all’erario più di quattro miliardi di euro di entrate. In Italia ci sarà un aumento delle imposte sui patrimoni? E perché il tema è tornato d’attualità? Stando alle dichiarazioni del premier, finché ci sarà questo governo non sarà imposta alcuna tassa «alla francese». Nel mondo accademico, fra gli economisti e i politici sono però in molti a invocarla come soluzione per abbattere rapidamente il debito italiano o come unica strada per ridurre le tasse sul lavoro. In Italia infatti, come dicono le statistiche dell’Ocse, con l’eccezione della Danimarca la tassazione sui redditi da lavoro e sulle imprese è la più alta d’Europa. In quest’ottica un aumento delle imposte sui patrimoni - o parte di essi - è vista come soluzione per ridurre le tasse su chi lavora e fa impresa. In Italia è mai stata applicata? Nel 1992 l’allora governo Amato, per evitare il crack finanziario e permettere alla lira di restare agganciata al sistema monetario europeo, impose un prelievo forzoso del sei per mille su tutti i conti correnti bancari. Ma occorre considerare fra le patrimoniali anche l’Ici, abolita sulle prime case e oggi applicata solo sulle seconde. E’ una forma di patrimoniale l’imposta di successione: quest’ultima, quasi abolita dal primo governo Berlusconi, fu reintrodotta dal governo Prodi. La soglia di patrimonio oltre la quale oggi è imposta è alta, circa un milione di euro. La tassazione sulle rendite finanziarie, oggi al 12,5%, non è tecnicamente una patrimoniale: si tratta infatti di una imposta sulla creazione di ricchezza. In quali Paesi si pagano invece patrimoniali sul complesso dei beni? In Europa lo fanno Svezia e Norvegia. In Francia si paga l’«impote de solidarité sur la fortune». pag. 6 Quali sono le proposte avanzate? Le ricette proposte sono molte. Il presidente di Assonime (l’Associazione delle società per azioni) Luigi Abete propone ad esempio di tassare dello 0,1% tutti i patrimoni: poiché le stime della Banca d’Italia dicono che la ricchezza complessiva è di poco inferiore ai novemila miliardi di euro, in questo modo si potrebbe produrre un gettito annuo di circa nove miliardi. Giuliano Amato propone una tassa di circa 30mila euro per il terzo di italiani più ricchi, Pellegrino Capaldo immagina un’imposta sulle plusvalenze immobiliari compresa fra il 5 e il 20%. Quali sono i vantaggi della patrimoniale? Se, come propongono alcuni, fosse applicata contestualmente a un taglio delle imposte su redditi, lavoro e imprese, potrebbe avere effetti redistributivi e di stimolo degli investimenti e della crescita economica. E gli svantaggi? Poiché viene applicata sul patrimonio «visibile», finisce per colpire il ceto medio-alto più dei grandi ricchi, ovvero coloro che i propri patrimoni li possono intestare in capo a società costituite all’estero o in paradisi fiscali. Anche per questo è una tassa che può spingere alcuni ad accumulare patrimoni fuori del confini nazionali e di conseguenza deprimere gli investimenti. Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.764 Firenze 5 febbraio 2011 Evasione, un vizio italiano Nel 2010, la Guardia di Finanza ha recuperato quasi 50 miliardi di reddito evaso Gli italiani e le tasse? Il rapporto è certamente burrascoso. I cittadini del Belpaese non hanno mai amato il ruolo di contribuenti, lo si sa, ma anno dopo anno le loro relazioni con il Fisco paiono andare sempre peggio. La "colpa" è anche della Guardia di Finanza, che - come rilevano i dati diffusi relativamente alla propria attività nel corso del 2010 - persegue con sempre maggiore intensità l'evasione fiscale, riuscendo a tirare fuori dal serbatoio delle tasse non pagate risorse sempre più consistenti. Il recupero dell'evasione è cresciuto del 46% Con il rapporto sul suo operato nel 2010, la Finanza ha reso noto di aver portato alla luce 49,2 miliardi di euro di redditi nascosti all'occhio del Fisco. Un dato stupefacente, cresciuto addirittura del 46% rispetto a quello registrato a fine 2009. Tantissimi gli evasori totali Nello specifico, le Fiamme Gialle hanno comunicato che 20,2 dei quasi 50 miliardi di euro recuperati sono frutto dell'evasione di poco più di 9mila evasori totali. Svolgere un'attività alla luce del sole e non dichiarare un euro di reddito allo Stato vi sembra un'impresa impossibile? Così non risulta alla Guardia di Finanza, che ha accertato come nell'anno passato gli evasori totali italiani siano cresciuti del 18% rispetto al 2009. Partite iva ed evasione all'estero Altri tasti dolenti sono quello delle partite Iva e all'evasione internazionale. Tra i lavoratori autonomi, i finanzieri hanno accertato un giro di evasione pari a 6,3 miliardi di euro; tra i conti correnti oltreconfine, invece, gli uomini delle Fiamme Gialle hanno rintracciato 10,5 miliardi di euro sottratti al Fisco (quasi il doppio dei 5,8miliardi identificati nel 2009). Istinto materno in via d’estinzione: i sei nuovi tipi di coppie, spesso senza figli La coppia si fa in sei. Si divide, si ricompone, si allarga, si contamina. Ma resiste anche quella tradizionale, quella tra uomo e donna che convive con i propri figli. Non ci sono i ”separati e basta” oppure i ”separati in casa” di piu’ recente scoperta. Le nuove coppie nella societa’ globalizzata si chiamano con acronimi, ovviamente in inglese: Lat (Living apart together), perche’ vivono insieme ma separati; Dink (Double Income No Kids ) che dell’assenza di prole hanno fatto una scelta non irreversibile; Childfree che ai figli dicono un no netto e definitivo. Poi ci sono le coppie omosessuali e quelle interculturali, diverse ma simili per i pregiudizi a cui spesso ancora sono soggette. E’ l’Italia delle nuove coppie, delle coppie moderne e, in fondo, delle nuove famiglie. In un Paese nel quale pesano non poco i condizionamenti della cultura cattolica. La racconta Alessandra Salerno, psicoterapeuta familiare e di coppia, nella sua indagine ”Vivere insieme” (Il Mulino). Pur non avendo motivo per non condividere l’abitazione, le coppie Lat vivono in due case diverse, talvolta provengono magari da precedenti unioni. Risulta loro piu’ facile non mettere insieme tutte e due le famiglie. Insomma, l’esatto opposto del modello che ci propongono recenti fiction tv, come ‘I Cesaroni’ o ”Tutti pazzi per amore”. E se e’ vero che il troppo storpia, il contrario non sempre funziona. Le childfree, dice la Salerno, ”sono le coppie assolutamente contrarie ai figli, decidono di non averne e mai li avranno”. Addirittura anche in Italia ormai, oltre che in America, ci sono forum on line in cui ci si scambia idee sull’argomento. In casi estremi si suggeriscono alberghi senza quei ‘pargoli’ rompiscatoli. Cio’ non significa che poi le stesse persone non possano essere affettuosissimi magari con i figli di amici. ”Soprattutto le donne – spiega la psicoterapeuta – sono criticate perche’ avere figli rientra nella normalita’ dell’identita’ femminile, per questo talvolta chiedono aiuto psicologico. Lo fanno per riuscire a far fronte agli altri, spesso agli stessi genitori. Preferiscono addirittura, in alcuni casi, dire che non possono avere figli”. Le coppie ‘doppio reddito niente bambini’ sono quelle che decidono per il momento di concentrarsi sulla casa, la coppia, la professione, il divertimento. Ma alla fine la scelta del rinvio puo’ rivelarsi una trappola: diventano coppie senza figli senza volerlo. Non solo perche’ l’orologio biologico della donna ha precisi tempi, ma anche perche’ col passare del tempo diventa piu’ difficile rinunciare alla propria liberta’ . Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.764 Firenze 5 febbraio 2011 pag. 7 Agricoltura: aperte le domande per il “premio” ai giovani e il “prepensionamento” agli anziani Giovani agricoltori: da oggi e fino al 30 aprile prossimo (ma poiché il 30 aprile cade di sabato la data di scadenza slitta al 2 maggio) è aperto il bando per ottenere 40 mila euro come “premio insediamento”. La misura, che dispone complessivamente di 2 milioni e 560 mila euro, è relativa all’annualità 2011 e vale sul Piano di sviluppo rurale 2007-2013 (misura 112fase IV). I giovani agricoltori che possono richiedere questa somma devono avere un’età compresa fra i 18 (compiuti) e i 40 anni (non compiuti) al momento della presentazione della domanda e devono insediarsi per la prima volta come capo dell’azienda agricola. Il premio può essere utilizzato per tutta una serie di attività, come l’acquisto di terreni agricoli, l’acquisto, la ristrutturazione o l’ampliamento di fabbricati agricoli, l’acquisto di nuovi macchinari o attrezzatture. Sono ammissibili anche spese per il miglioramento fondiario, di prati e pascoli, per la risorsa idrica, ma anche investimenti come corsi di formazione, consulenza, certificazioni di processo, valorizzazione dei prodotti. Non sono ammissbili invece spese per l’acquisto di materiali usati, attrezzature e materiale di consumo (concimi, sementi, carburante, ecc), mezzi di trasporto. Le domande vanno indirizzate, per via telematica usando l’apposita modulistica, all’ARTEA, l’agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura (www.artea.toscana.it). Al via le domande anche per il prepensionamento di imprenditori agricoli over 55 anni (50 per le donne). Anche questa è una misura (113 – fase IV) del PRS 20072013 ed ha una dotazione complessiva di circa 400 mila euro per gli anni 2010- 2011. Si tratta di un intervento che garantisce un reddito agli imprenditori che passano la mano ad un giovane con l’obiettivo di ringiovanire la forza lavoro e incrementare le dimensioni aziendali. Chi rileva l’attività deve essere un imprenditore agricolo con meno di 50 anni o un giovane che si insedia per la prima volta con i requisiti della misura prevista per il “premio di insediamento giovani agricoltori”. A chi va in “prepensionamento” viene riconosciuto un premio annuo di 9 mila euro, con l’aggiunta di 600 euro ad ettaro, fino ad un massimo di 18 mila euro all’anno, per un massimo di 15 anni, non oltre il compimento dei 70 anni. Anche in questo caso le domande vanno presentate ad ARTEA. Maggiori dettagli e i bandi integrali sono disponibili sul BURT, il bollettino ufficiale della Toscana n5. del 2-2-2011 parte III. “Queste misure – ha sottolineato l’assessore all’agricoltura Gianni Salvadori – vanno nella direzione di incentivare il ricambio generazionale in agricoltura, un ricambio indispensabile in Toscana dove l’età media è di 62 anni e i giovani rappresentano appena il 6-7 per cento della forza totale. Con il nuovo “pacchetto giovani” che stiamo per varare le misure a sostegno di queste attività saranno ulteriormente incrementate. Complessivamente ci saranno a disposizione 30 milioni per i giovani agricoltori. UNCEM Toscana a difesa del TPL nei comuni montani toscani. Incontro con le Associazioni Incontro tra UNCEM Toscana e le Associazioni Confartigianato, CNA e Confcooperative, in rappresentanza del mondo della cooperazione, per fare un’analisi sulla situazione relativa al Trasporto Pubblico Locale nelle aree montane della Toscana e vagliare la possibilità di iniziare un percorso condiviso in relazione a quelle che saranno le conseguenze della riforma del settore in atto, a seguito dei pesanti tagli decisi dal Governo per questo settore. Dopo aver condiviso le criticità e le ripercussioni che nelle aree montane tale riforma potrebbe apportare, rischiando di penalizzare le popolazioni e le imprese locali, è stato ipotizzato un percorso congiunto che veda da un lato le Associazioni impegnate in un azione di monitoraggio e rilevamento della situazione nelle varie realtà, mettendo in rilievo le concrete esigenze del territorio, e dall’altro l’impegno di UNCEM Toscana volto a sensibilizzare gli enti montani a collaborare per la creazione di una mappatura delle esigenze dei servizi di trasporto che comunque si riterrà necessario salvaguardare. Tale percorso condiviso potrebbe essere il punto di partenza per elaborare una proposta unitaria per le zone montane da presentare alla Regione Toscana, che tenda a salvaguardare l’operatività del servizio e che valorizzi il ruolo delle imprese artigiane di trasporto che svolgono prevalentemente le proprie azioni in Comuni montani con bassa utenza. pag. 8 Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.764 Firenze 5 febbraio 2011 Albo pretorio on-line A partire dal 1 gennaio di quest'anno le pubblicazioni effettuate su carta non hanno più valore legale. E' infatti entrato in vigore l'art. 32 della Legge n. 69/2009, che reca disposizioni finalizzate all'eliminazione degli sprechi. Grazie a questa rivoluzione digitale spariscono così fogli e foglietti affissi da decenni con le 'puntine' su migliaia di Albi pretori. Le amministrazioni pubbliche sono infatti obbligate a pubblicare sul proprio sito Internet (o su quello di altre amministrazioni affini o associazioni) tutte le notizie e gli atti amministrativi che necessitano di pubblicità legale: bandi di concorso, permessi di costruzione, delibere del Consiglio e della Giunta comunale, elenco dei beneficiari di provvidenze economiche, ecc. Anche le pubblicazioni di matrimonio devono quindi comparire esclusivamente su Internet. In caso di inosservanza, ai sensi dell'art. 99 del Codice civile la cerimonia non potrà essere celebrata. E qualora questa avvenga lo stesso, il matrimonio non sarà nullo né annullabile ma a carico degli sposi e dell'ufficiale di stato civile potrà essere comminata una sanzione amministrativa che va da 41 a 206 euro. Per quanto riguarda i bandi di gara ("procedure a evidenza pubblica") e i bilanci, lo switch-off completo al digitale è invece stabilito al 1 gennaio 2013. Nel frattempo la pubblicazione online di questi atti accompagnerà quella cartacea secondo modalità operative che verranno definite nei prossimi giorni con un Decreto del Presidente del Consiglio, su proposta del ministro Brunetta e di concerto con il ministro Matteoli (nelle materie di propria competenza). A partire dal 1 gennaio 2013 gli obblighi di pubblicità legale saranno pertanto assolti esclusivamente mediante la pubblicazione online sul sito istituzionale mentre la tradizionale pubblicità sui quotidiani sarà solo facoltativa e nei limiti degli ordinari stanziamenti di bilancio. Nei giorni scorsi il Ministero per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione ha effettuato, in collaborazione con il CNR, un'indagine approfondita sullo stato di applicazione della legge nei siti Internet delle pubbliche amministrazioni. Da questa è risultato che finora solo 5.133 Comuni (pari al 66,80% del totale) hanno predisposto una sezione online dell'Albo pretorio, così suddivisi su base regionale: 51 Comuni in Basilicata (40,5%), 50 in Molise (41,0%), 123 in Abruzzo (47,3%), 174 nel Lazio (52,7%), 119 in Friuli Venezia Giulia (56,4%), 167 in Trentino Alto Adige (56,6%), 140 nelle Marche (58,6%), 338 nel Veneto (59,1%), 152 in Puglia (60,8%), 239 in Sicilia (61,9%), 243 in Sardegna (64,5%), 47 in Valle d'Aosta (65,3%), 136 in Liguria (65,7%), 1.030 in Lombardia (68,8%), 243 in Emilia-Romagna (70,0%), 382 in Campania (71,4%), 291 in Calabria (74,6%), 68 in Umbria (78,2%), 882 in Piemonte (80,6%) e 258 (90,2%) in Toscana. Nel caso particolare delle città metropolitane, è emerso invece che tutte sono in regola con la legge: non solo hanno collocato nell'homepage del proprio sito (seppure con evidenza diversa) la sezione dedicata all'albo pretorio ma molte vi hanno già inserito anche i bandi di gara. Sia pure in presenza di un quadro così positivo, va però notato come non tutte le città abbiano utilizzato questa occasione come front-office di una corretta e integrata gestione documentale: in alcuni casi si tratta infatti di mera rappresentazione digitale dei documenti prima esposti in forma cartacea. Al contrario, alcune città (ad esempio Milano) hanno utilizzato l'obbligo dell'Albo pretorio online per rivedere tutto il processo documentale. "Un bravo alla Toscana che con 258 comuni già impegnati hanno toccato la massima punta percentuale con il 90,2% dei comuni". Così il commento di Oreste Giurlani, sindaco di Fabbriche di Vallico e presidente di Uncem Toscana. C'è l'Imu al posto dell'Ici Tassa su turismo e di scopo ROMA Cedolare sugli affitti, con un risparmio per i proprietari delle case, sblocco delle addizionali Irpef e l'arrivo della tassa di soggiorno sui turisti. E poi l'Ici che viene sostituita dall'Imu. Sono i contenuti del decreto sul federalismo municipale varato dal governo. Il Pd e Fli denunciano: «Viene introdottae una patrimoniale sulle seconde case e sulle imprese e accentua il divario tra nord e sud. Più tasse per tutti». CEDOLARE SU AFFITTI, Scatta dall' inizio 2011. Riguarda i soli immobili affittati a uso abitativo. Al posto dell'attuale tassazione Irpef e dell'imposta di registro, arriva un prelievo fisso del 21% (al 19% per i canoni agevolati). Secondo il Terzo Polo la norma non avrebbe sufficiente copertura finanziaria. Arriva il blocco degli affitti che, per chi sceglie la cedolare, non potranno essere adeguati al costo della vita Istat. ADDIZIONALE IRPEF. Previsto lo sblocco dell'addizionale Irpef. L'aumento non potrà superare lo 0,4% Potrebbe anche scattare retroattivamente dal 2010. È una delle misure più criticate dall'opposizione: «Aumentano le tasse». IMU AL 7,6 PER MILLE. Scatterà dal 2014. L'Ici sulle seconde case andrà in pensione e arriva l'Imposta municipale. Secondo il Pd rappresenta una tassazione patrimoniale sugli immobili che penalizza le imprese. Sarà simile all'Ici, non si pagherà sulle prime case, assorbirà l'Irpef. Chiesa esentata. TASSE TURISMO E DI SCOPO. I turisti che potrebbero dover pagare fino a 5 euro a notte in capoluoghi, Comuni turistici e città d'arte. Possibile l'introduzione di tasse di scopo per infrastrutture. COMPRAVENDITE. Dal 2014 scompare l'attuale tabella dell'imposta di registro per i trasferimenti immobiliari. Una sola imposta assorbe anche quella di bollo, le ipotecarie e catastali. TASSA RIFIUTI. Ora si paga sui metri quadrati, con possibilità di sconti per chi vive da solo. In futuro si conterà la composizione della famiglia. LOTTA ALL'EVASIONE. Inasprite le norme per chi non dichiara redditi da locazione. Metà dell'incasso andrà ai Comuni. Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.764 Firenze 5 febbraio 2011 pag. 9 Toscana, una regione rinnovabile La Toscana è una regione “rinnovabile”: nel 2010, infatti, dei circa 20 miliardi di kwh consumati dai cittadini toscani, oltre il 30% è stato prodotto da fonti rinnovabili. Gran parte di questa energia è stata fornita dal calore della terra che, grazie agli impianti geotermici di Enel Green Power, viene trasformata in energia elettrica: sono 5 miliardi, 29 milioni e 673mila i chilowattora prodotti dalle 33 centrali geotermiche toscane, collocate nelle province di Pisa, Siena e Grosseto. Una produzione che ha evitato l’immissione in atmosfera di 3,3 milioni di tonnellate di CO2 ed ha soddisfatto i consumi energetici di 1.676.557 famiglie, corrispondenti al 25% del fabbisogno energetico regionale. Nel dettaglio a Larderello e nella provincia geotermica pisana, le 15 Centrali geotermiche per un totale di 16 gruppi di produzione, distribuite tra i Comuni di Pomarance, Castelnuovo Val di Cecina e Monteverdi Marittimo, hanno una potenza installata di 400 MW per una produzione che nel 2010 ha soddisfatto il 138% del fabbisogno energetico della provincia pisana. Nella provincia di Grosseto le 8 Centrali geotermiche, situate nei Comuni di Monterotondo Marittimo, Montieri e Santa Fiora sull’Amiata grossetano, hanno una potenza installata di 180 MW per una produzione che nel 2010 ha soddisfatto il 109% dei consumi della provincia grossetana. Infine, nella provincia di Siena i 10 impianti geotermici, per un totale di 11 gruppi di produzione collocati nei Comuni di Radicondoli, Chiusdino, e Piancastagnaio sull’Amiata senese, hanno una potenza di 228 MW per una produzione che nel 2010 ha contribuito per l’88% alla copertura del fabbisogno della provincia senese. Numeri importanti che confermano la strategicità della geotermia toscana: Enel Green Power è il primo operatore di energia geotermica nel mondo che in Toscana, oltre a gestire il più antico complesso geotermico del mondo che contribuisce in modo significativo all’approvvigionamento energetico regionale da fonte rinnovabile, fornisce anche calore per riscaldare più di 8.700 utenze e 25 ettari di serre. “Lo sviluppo della geotermia toscana” dice Massimo Montemaggi, Responsabile Geotermia Enel Green Power “è un obiettivo importante per la strategia di Enel Green Power e per confermare la nostra regione un polo di eccellenza mondiale nel settore della geotermia e delle rinnovabili”. Positivo il commento di Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana, il quale ha voluto ribadire, ancora una volta, la necessità che venga determinata un'indennità compensativa a favore della montagna, da dividere tra Comuni montani e Regione. "Si tratta- dice Giurlani - di un atto di giustizia perequativa per aiutare la montagna dove i costi sono tutti ben superiori a quelli della pianura e quindi deleteri per l'economia familiare e di impresa". 10 idee per l’Amiata Val d’Orcia 2020 proposte dal PD di zona Incontri pubblici con i cittadini per individuare dieci idee progettuali per l’Unione dei Comuni dell’Amiata Val d’Orcia. L’Amiata e la Val d’Orcia hanno delle risorse naturali straordi- pag. 10 narie: le sorgenti d’acqua che dissetano intere provincie; i boschi, che rendono possibile per la Provincia di Siena l’obiettivo dell'azzeramento, entro il 2015, delle emissioni di CO2. il paesaggio e il patrimonio storico artistico dei centri storici; le acque termali; un agricoltura di qualità, che non è solo quella viticola. Noi dobbiamo partire da queste grandi risorse naturali per assicurare ai nostri territori uno sviluppo sostenibile. Privilegiare il passato rispetto al futuro esclude dallo sviluppo dei nostri territori coloro per cui il futuro è l’unica ricchezza: i giovani. Cultura, conoscenza, spirito innovativo proiettano anche i nostri territori nel futuro. La sfida, oggi e nei prossimi anni, è creare un ambiente istituzionale territoriale e un contesto civile, che coltivino quei valori, al tempo stesso rafforzando la coesione sociale. È questo l’invito che rivolgiamo agli amministratori e alle popolazioni dei nostri territori: tornare a ragionare intorno alle strategie di sviluppo, a immaginare quali direzioni di progresso l’Amiata e la Val d’Orcia possono prendere. Con tutte le difficoltà e il fascino che questo impegno comporta. La difficoltà e le opportunità di crescita dei nostri territori non devono smettere di preoccuparci. Dobbiamo tornare a ragionare tutti insieme sulle scelte strategiche collettive, con una visione lunga del futuro dei nostri territori. Pur comprendendo le difficoltà di natura economico-finanziaria, è necessario che gli Enti locali riescano a compiere scelte che abbiano come priorità il mantenimento e lo sviluppo di un welfare capace di interpretare i reali bisogni, da quelli individuali a quelli collettivi. Sosteniamo la decisione unanime dei sette sindaci dei Comuni dell’Amiata e della Val d’Orcia di avviare la trasformazione della Comunità Montana in una libera Unione dei Comuni. La consideriamo una scelta importante, per non disperdere un patrimonio comune maturato all’interno della Comunità Montana Amiata Val d’Orcia e per dare ai cittadini i migliori servizi possibili e fare risparmiare le amministrazioni comunali. Siamo per un processo costituente dell’Unione dei Comuni guidato dall’Uncem Toscana e supportato dalla partecipazione delle popolazioni. Salutiamo perciò con piacere il successo dell’incontro organizzato dalla Comunità Montana con l’Assessore Regionale Nencini sull’Unione dei Comuni Amiata Val d’Orcia e gli amministratori locali. La rappresentanza forte e credibile dei nostri territori rispetto a quelli urbani delle città toscane richiede qualcosa di più e di meglio del semplice allargamento del singolo campanile. Occorre una vera e propria innovazione culturale nel governo delle nostre comunità locali: il governo comune e competitivo dei nostri territori è decisivo per il governo di ogni singolo Comune. Il nostro territorio è contraddistinto da una molteplicità di bisogni che vanno dalle richieste degli anziani che sempre più contraddistinguono il nostro tessuto sociale, in considerazione dell’invecchiamento progressivo e costante della popolazione, alla necessità delle famiglie in condizioni di disagio socio economico, ai bisogni di sostegno per la conciliazione lavoro-famiglia, al bisogno di inclusione degli stranieri, ai diritti dei giovani, delle persone disabili, dei minori, degli psichici alle diverse dipendenze. L’efficacia e l’efficienza delle gestioni associate dei servizi ai cittadini, saranno decisive nei singoli territori comunali, perché saranno incentivate dalla Regione e comporteranno per i Comuni economie di scala. Siamo per una progettazione che valorizzi le singole peculiarità dei sette Comuni, considerandole punti di forza che possono interagire per offrire una proposta di sviluppo economico e sociale integrata e completa. Nelle prossime settimane apriremo su questi temi un confronto con le forze politiche alleate della zona. Positivo il commento di Oreste Giurlani che ha apprezzato l'iniziativa ritenendola "un momento di grande impatto democratico perchè coinvolge i cittadini nelle scelte che possono decidere il loro futuro". Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.764 Firenze 5 febbraio 2011 Piccoli grandi e-book Presentata a Milano la prima ricerca europea. La Gran Bretagna copre il 65% degli acquisti. Italia ferma allo 0,2, ma... MILANO - Nel 2010 Il mercato italiano degli e-book valeva il 2,6% di quello europeo. Tradotto in euro si tratta di due milioni o giù di lì. Una nicchia, dunque, ma si tratta solo dell'inizio. Anche perché i 70-80 milioni di euro spesi l'anno scorso nel vecchio continente per l'acquisto di libri elettronici sono destinati a moltiplicarsi nel giro di pochi anni. Se oggi, infatti, gli ebook rappresentano fra lo 0,5% e lo 0,6% del mercato continentale del libro (lo 0,2% in Italia) entro il 2014 questa percentuale si moltiplicherà per 10 fino a raggiungere una quota compresa fra il 6% e il 7%. A fornire questi dati, i primi in assoluto sull'Europa, è stata una ricerca condotta assieme da AT Kerney, società di consulenza internazionale e da Bookrepublic distributore italiano di libri digitali. L'occasione: il summit milanese "If Book Then" organizzato da Bookrepublic cui hanno partecipato 280 esponenti del mondo editoriale italiano ed europeo. Lo scenario è affascinante: nella vecchia Europa gli acquisti di libri elettronici di fatto sono iniziati solo l'anno scorso. Insomma, abbiamo cinque anni di ritardo sugli Usa che oggi coprono fra l'8% e il 10% delle loro vendite attraverso il download di file dalle principali librerie elettroniche per un fatturato complessivo stimato fra i 700 e gli 800 milioni di euro. E anche se la nostra crescita sarà più lenta di quella americana è possibile che la forbice che ci distanzia dagli Usa tenda progressivamente a ridursi. Se questo è la cornice, tocca alla Gran Bretagna la parte del leone. Gli inglesi, infatti, coprono da soli il 65% degli acquisti europei. Un primato raggiunto grazie alla disponibilità di mezzo milione di titoli e di 1,6 milioni di device dal Kindle all'Ipad a tutti gli altri e-reader. In seconda posizione ecco la Germania: centomila titoli e 800 mila device per una quota che sfiora il 26% delle vendite europee. Quanto all'Italia, quarta alle spalle della Francia, sconta soprattutto uno scarso numero di titoli (7mila contro i 50 mila dei francesi) mentre la consistenza del "parco macchine" appare più equilibrata: 470 mila a fronte delle 600 mila d'oltralpe. Ad ogni modo non è detto che il Bel Paese sia destinato a fare la Cenerentola d'Europa. Gli editori presenti, infatti, sembrano decisi a pigiare sull'acceleratore dello sviluppo. Lo conferma Luca Formenton , a capo del Saggiatore ("abbiamo quasi tutto il catalogo su e-book") e lo certifica Vittorio Bo, di Codice Edizioni: "Cinquanta titoli su 170 sono già in formato elettronico e in soli 6 mesi le vendite giornaliere sono quasi triplicate". Mentre Marco Ferrario, fondatore di Bookrepublic ha lanciato una casa editrice "40k" che pubblica solo e-book in 5 lingue diverse. "Fra le opportunità offerte dall'e-book", ha spiegato Mike Shatzkin, guru del libro elettronico e fondatore di The Idea Logical Company, "c'è la possibilità di abbattere le barriere linguistiche diventando editori globali". “L’E-book rappresenta un’importante esempio – ha detto il Presidente di UNCEM Toscana Oreste Giurlani – di promozione della cultura attraverso le nuove tecnologie. In Toscana recentemente si è tenuto in un piccolo comune di montagna l’anteprima dell’e-book festival, che ha avuto grande successo in quanto proprio a scuola, luogo fondamentale per la diffusione della cultura e del sapere in generale, si è potuto beneficiare in modo enorme delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie. In questo senso le scuole di montagna sono divenute importanti laboratori di innovazione”. Telecomunicazioni: garantire pari opportunità territoriale Firenze – Velocità di intervento, pari opportunità di accesso territoriale. Questi gli obiettivi del protocollo d’intesa siglato a dicembre 2010 tra Corecom della Toscana (Comitato regionale per le comunicazioni) e Uncem Toscana (Unione nazionale comuni e comunità enti montani), presentato stamani, martedì 1 febbraio, a Firenze. Un protocollo che mira a rendere accessibile il servizio di conciliazione delle controversie tra cittadini e operatori delle telecomunicazioni anche a coloro che risiedono in zone distanti e disagiate rispetto a Firenze. Un servizio che l’Authority fornisce a titolo gratuito (non è così per altri enti) e che dal 2004 ad oggi ha fatto registrare un incremento del 100 per cento di crescita delle istanze ogni anno (nel 2004 erano 217, nel 2010 sono 4075). “Garantire pari accessibilità territoriale è lo scopo principale dell’accordo siglato” ha detto il presidente del Corecom Marino Livolsi. “Siamo particolarmente soddisfatti di questa intesa con Uncem perché offrirà un servizio di videoconferenza ai residenti nelle aree montane evitando loro costosi e lunghi viaggi nel capoluogo”. “Crediamo – ha continuato Livolsi – che questa opportunità farà lievitare ulteriormente il numero delle domande di conciliazione. Spesso, infatti, si rinuncia ad aprire un contenzioso proprio per la difficoltà di raggiungere la sede fiorentina”. “Consideriamo il rapporto con il Corecom fondamentale per collegare oltre un milione di cittadini ad un servizio gratuito che risponde al legittimo diritto di difendersi laddove si siano verificate situazioni di disservizio. Diritto che deve essere garantito a tutti a prescindere dal luogo di residenza” ha detto il presidente di Uncem Toscana Oreste Giurlani. “Grazie a questa collaborazione, apriremo degli sportelli virtuali verso l’Authority e attraverso la videoconferenza i cittadini avranno la possibilità di difendersi”. Un’intesa che evidentemente farà crescere ancora di più “un’area di contenzioso già molto ampia” ha detto il consigliere del Corecom Vincenzo Caciulli ricordando che anche in merito all’arbitrato (procedimento stragiudiziale, cioè senza ricorso al processo ordinario, per la soluzione di quelle controversie che in sede conciliativa non hanno trovato soddisfazione) i numeri, in un solo anno di attività, possono dirsi notevoli: oltre 400 istanze ricevute. Nell’accordo con Uncem anche una rilevazione della ricezione del segnale radiotelevisivo pubblico e locale nelle aree geograficamente disagiate della Toscana e dell’utilizzo delle nuove tecnologie della comunicazione (digitale terrestre e banda larga) che a detta di Giurlani presentano “luci e ombre. L’obiettivo che ci siamo fissati per il 2011 è quello della massima copertura regionale”. E sull’utilizzo delle nuove tecnologie, su una “connettività che non deve essere un’aspirazione ma un’opportunità”, Caciulli ha ricordato che “si gioca una fetta strategica del futuro di questa regione. Per questo stiamo elaborando un report specifico sulla banda larga perché crediamo che in Toscana ci sia un gap evidente rispetto alle regioni del nord e dell’Europa”. In merito alla transizione al digitale televisivo terrestre, probabilmente anticipata al giugno 2011, sia Giurlani che Caciulli hanno evidenziato la necessità di un rapido interessamento da parte della Regione. “La transizione – ha continuato Caciulli – deve essere governata per scongiurare i tanti problemi delle famiglie che si sono palesati laddove il passaggio è già avvenuto”. Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.764 Firenze 5 febbraio 2011 pag. 11 AMBIENTE Il turista rurale, come un animale protetto, si rifugia nei Parchi Nazionali I primi 10 comuni italiani scelti sul web dai turisti rurali nel prenotare un agriturismo Ecco i risultati di una ricerca, basata sulle 17 milioni di visite al portale nell'anno 2010, che individua i primi 10 comuni italiani oggetto delle ricerche dirette dei turisti rurali nel prenotare un agriturismo. Parliamo quindi di un'analisi basata sulle statistiche di entrata alle pagine dei singoli comuni, nel territorio dei quali si trovano gli agriturismi del portale. Ecco la top10: 1. Pescasseroli (L'Aquila) 2. Amatrice (Rieti) 3. Roccaraso (L'Aquila) 4. Cogne (Aosta) 5. Bormio (Sondrio) 6. Pietrelcina (Benevento) 7. Pescocostanzo (L'Aquila) 8. Morcone (Benevento) 9. Sperlonga (Latina) 10. Contursi Terme (Salerno) È da sottolineare come quasi tutti i comuni nelle prima 10 posizioni sorgano nei territori dei Parchi Nazionali protetti, a testimoniare la ricerca di natura e tranquillità dei turisti rurali italiani. Questa è la seconda edizione dello studio, è stata possibile quindi un paragone con il 2009 che evidenzia una minore importanza delle destinazioni del turismo di massa e di mare (Sperlonga nel 2009 era seconda, ora nona). Interessante anche la scelta dei turisti rurali francesi (Castellana Sicula, Palermo) e spagnoli (San Gimignano, Siena). Sono i comuni dei Parchi Naturali ad essere stati al centro delle richerche dei turisti rurali italiani nel 2010. Pescasseroli (L'Aquila), Amatrice (Rieti) e Roccaraso (L'Aquila) i primi tre comuni del ricerche sul principale portale di ricerche relazionate con l'agriturismo e le strutture rurali in Europa. Il 2010 di Toprural si è chiuso con 17 milioni di visite. Dall'analisi degli accessi al portale è stato possibile stilare la Top10 dei comuni italiani più ricercati durante il 2010. Il Comune in vetta alla particolare classifica è Pescasseroli, in provincia de L'Aquila, immerso nel Parco Nazionale più antico d'Italia, il Parco Naturale d'Abruzzo, Lazio e Molise, del quale ospita inoltre la sede principale. Il comune sorge nella valle del fiume Sangro ed è un perfetto punto di partenza per praticare sport invernali o il trekking e l'osservazione nel Parco. In seconda posizione troviamo Amatrice (Rieti), sede del polo agroalimentare del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, rinomata ai più per il condimento che da questa prende il nome. Nel territorio comunale spicca la vetta del monte Gorzano, la più alta del Lazio. Ai più Amatrice viene alla memoria perchè resa famosa dal condimento per la pasta, antico piatto povero dei pastori della zona. Terzo classificato nelle ricerche degli italiani il comune di Roccaraso, in provincia de L'Aquila, prima meta sciistica dell'intero Appennino. Sede anche di competizioni sciistiche a livello europeo e mondiale, il comune appartiene alla comunità montana Altosangro Altipiano delle Cinque Miglia. Per il quarto comune della classifica di Toprural ci spostiamo in Valle d'Aosta, a Cogne. Piccolo comune ai piedi del Massiccio del Gran Paradiso e all'interno dell'omonimo Parco Nazionale, è conosciuto per la varietà di sport invernali ed estivi che offre ai suoi visitatori. In Estate è meta prettamente di chi ama praticare il trekking, la moutain bike, il kayak e la pesca sportiva. Quinto il comune di Bormio, in provincia di Sondrio, anche esso posizionato all'interno di un parco naturale, quello dello Stelvio. Bormio è una città turistica famosa per aver ospitato i campionati mondiali di scii nel 1985 e nel 2005, ma è rinomata anche per i suoi stabilimenti termali, conosciuti sin dall'età romana. In sesta posizione troviamo Pietrelcina (Benevento), rinomata meta di turismo religioso, in settima Pescocostanzo (L'Aquila), comune nella rete dei Borghi d'Italia, in ottava Morcone (Benevento) con i i resti del suo splendido castello medievale, in nona posizione Sperlonga (Latina), prima meta in classifica per quanto riguarda il turismo "di mare". Ultimo comune della top10 è Contursi Terme (Salerno), all'interno della Comunità Montana Alto e Medio Sele e conosciuta meta termale. pag. 12 Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.764 Firenze 5 febbraio 2011 Le Comunità montane in Toscana: Comunità Montana Appennino Pistoiese La vegetazione della Comunità Montana Appennino pistoiese è costituita prevalentemente da foreste di faggi, abeti e castagneti. L'intera area è costellata di costruzioni e borghi medievali che costituiscono un consistente patrimonio storico e culturale della zona. Tale patrimonio costituisce, insieme alla ricchezza ambientale dell'area, il sistema denominato "Ecomuseo della montagna pistoiese" che documenta i segni del rapporto fra l'uomo e l'ambiente circostante. L'Ecomuseo è una testimonianza dell'adattamento dell'uomo alle condizioni ambientali del territorio e, parallelamente, documenta la trasformazione subita nei secoli dal paesaggio naturale della montagna pistoiese in conseguenza all'azione umana sull'ambiente. I comuni: Abetone, Cutigliano, Marliana, Montale, Pescia, Piteglio, San Marcello Pistoiese, Sambuca Pistoiese ABETONE "Il paese dell'Abetone nasce per via di una strada di cui due stati avevano un gran bisogno. Fino alla fine del Settecento, infatti, per scavalcare quei monti fitti di abeti non c'era che qualche stradaccia che si arrampicava su per il Passo di Annibale o in cima a quello della Fariola oppure dei viottolini, pochi e spersi, piu' adatti ai muli ed alle pecore che ai rari cristiani costretti a mettersi in cammino dalla Toscana per il modenese ed al contrario. A togliere a quei viaggi il carattere di avventura dal finale incerto, ci pensarono in quattro: Pietro Leopoldo di Asburgo-Lorena, non Granduca di Toscana, Francesco III Duca di Modena e due architetti di grido: Leonardo Ximenes per i lavori nella parte toscana e Pietro Giardini per la parte modenese. Nonostante i mezzi di allora e la difficolta' dell'impresa, nel giro di soli dodici anni dall'inizio dei lavori e precisamente nel 1778 fu festeggiata la nascita di quella che oggi si chiama la "S.S. n. 12 dell'Abetone e del Brennero". ovest della Valdinievole, si trova in provincia di Pistoia nella Toscana settentrionale, fra Lucca e Firenze, sulle rive del Torrente Pescia; è rinomata per la floricoltura e per il commercio dei fiori, per la frazione di Collodi, la località dove Carlo Lorenzini (Carlo Collodi, Pinocchio) trascorse parte dell'infanzia, e per il Palio dei Rioni, gara di tiro con l'arco con relativo corteggio storico che vi si tiene ogni prima domenica di settembre. L'associazione "Quelli con Pescia nel cuore", in collaborazione con l'Avis di pescia e con il patrocinio gratuito del Comune di Pescia, organizza: "Il Pase dei Balocchi", carnevale per i bambini da 0 a12 anni, nelle domeniche del 27 febbraio e 6 marzo 2011 SAN MARCELLO PESCIA La città di Pescia, limite nord-orientale della Piana di Lucca e confine nord- solo in epoca successiva trasformato nell'attuale San Marcello, in onore dell'omonimo Papa martirizzato nel 309. Nel gennaio del 62 a.C. Catilina ed un centinaio di suoi fedelissimi furono intercettati dall'esercito romano nei pressi di Pistoria (ora Pistoia); Catilina morì nella battaglia, e i suoi furono gettati in un fiume. Tale battaglia si svolse sull'appennino pistoiese nei pressi dell'attuale abitato di Campo Tizzoro, alla confluenza del torrente Maresca nel fiume Reno (parecchi storici individuano lo scontro come Battaglia di Campo Tizzoro). Durante il Medio Evo, la Montagna Pistoiese si caratterizzò per la presenza di un articolato sistema di insediamenti fortificati, dove la vita era dura e difficoltosa, finché, dopo l'Anno Mille, le condizioni economiche degli abitanti della zona migliorano notevolmente, grazie alla rivoluzione agricola che si ebbe all'inizio del secondo millennio. San Marcello, per la sua posizione lungo gli itinerari appenninici, divenne in breve il più importante fra i centri della Montagna pistoiese. Inizialmente feudo del Conte Guido Guerra di Modigliana, nel XIII secolo San Marcello fu costituito libero comune, entrando a far parte dei territori sottoposti a Pistoia che, non senza fieri contrasti, impose il nuovo ordinamento amministrativo che portò all'istituzione della Comunità della Montagna ed alla nomina dei primi Capitani i quali, dal 1361, risiedettero alternativamente a Lizzano e a San Marcello. In epoca preromana la zona fu probabilmente abitata da sparute popolazioni italiche (particolarmente i Liguri), mentre gli Etruschi non vi ebbero mai dei veri e propri insediamenti, anche se certamente vi passarono più volte nei loro spostamenti. Fra il III e il II secolo a.C., i Romani sconfissero definitivamente queste popolazioni locali. Forse, proprio per questa situazione di guerriglia, fu costruito un loro insediamento nei pressi dell'attuale San Marcello, dove sembra che vasti territori fossero posseduti dalla nobile famiglia dei Marcelli, da cui si ipotizza derivi il toponimo del paese, Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.764 Firenze 5 febbraio 2011 pag. 13 SALUTE E ... DINTORNI Quale futuro per ospedale di San Marcello Pistoiese? Ampio dibattito a San Marcello Pistoiese per esaminare il futuro dell’Ospedale. “Sono profondamente soddisfatto dell’andamento dell’incontro - ha dichiarato Oreste Giurlani, presidente di Uncem Toscana in quanto ha permesso, anche grazie alla disponibilità dell’Assessore Scaramuccia e del Direttore generale Scarafuggi, di avviare un nuovo percorso che permetta di riorganizzare le funzioni ospedaliere dei piccoli ospedali montani partendo dalle esigenze della popolazione locale”. Dall’incontro è emerso come l’Ospedale di san Marcello in questi anni abbia raggiunto standard di sicurezza e di servizi di qualità elevata, con soddisfazione della popolazione locale, che ne ha fatto un punto di riferimento per il territorio. Anche per questo motivo eventuali riorganizzazioni debbono tendere al mantenimento di quella qualità che è divenuta garanzia per la salute dei cittadini. E’ stato quindi così condiviso da tutti i presenti che l’attività di riorganizzazione degli ospedali di montagna non sia solo il frutto del bisogno di far fronte alle difficoltà economico-finanziare degli enti ma bensì scaturisca da una nuova programmazione che veda insieme a concertare territorio, Azienda Sanitaria e Regione con lo scopo finale comunque di vedere garantiti i diritti di accesso e di cura della gente di montagna. “L’occasione per garantire i diritti attraverso una programmazione concertata - ha detto tra l’altro Giurlani - sarà il nuovo Piano Sanitario Regionale, nel quale bisognerà prevedere azioni di lungo periodo che garantiscano un livello ed un ventaglio di servizi funzionali alle esigenze reali della popolazione grazie anche ad una maggior integrazione tra territorio e ospedale. D’altra parte non si può dimenticare che quello di San Marcello è uno degli ospedali di montagna soggetti ad accreditamento da parte della Regione fin dalla precedente legislatura”. Per questo motivo, insieme all’Assessore è stato deciso di creare un apposito gruppo tecnico composto da rappresentanti del territorio e della Regione finalizzato alla costruzione di una nuova ipotesi di assetto dei servizi sanitari e sociosanitari del territorio - da inserire poi nel nuovo piano sanitario - in grado di ottimizzare le risorse e garantire comunque i servizi in uno scambio costruttivo e virtuoso tra ospedale e servizi territoriali. Per il nuovo ospedale di Lucca c’è già la data di inaugurazione: 26 ottobre 2013. Il ruolo della montagna per il welfare Sabato 26 ottobre 2013. E´ già stata fissata e resa nota la data d’inaugurazion e del nuovo ospedale di Lucca, i cui lavori di costruzione si trovano già ad un livello molto avanzato. La comunicazione è avvenuta nel corso della Conferenza annuale dei servizi pubblici sanitari dell’Azienda Usl 2 di Lucca, che si è svolta nel nuovo Centro sanitario di Capannori e alla quale ha preso parte l’assessore regionale alla sanità Daniela Scaramuccia. Oltre 200 persone, non solo operatori del settore ma anche molti cittadini, sono intervenute all’incontro, occasione importante di verifica dell’andamento dei servizi sanitari e delle prospettive di sviluppo. Partendo dal tema di questa edizione (‘Appropriatezza e innovazione : la sfida che ci attende’), l’assessore Scaramuccia ha evidenziato l’importanza del nuovo ospedale di Lucca, che ormai è una realtà, e del percorso avviato per la realizzazione di un ospedale unico in Valle del Serchio. “La dimostrazione – ha detto – che la Toscana continua ad investire: pur nella difficoltà economica presente, è fondamentale muoversi e innovarsi e questa è la forza del nostro sistema sanitario”. L’assessore ha sottolineato come dalla conferenza dei servizi sulla sanità lucchese emerga un quadro molto dinamico. “Si ha la sensazione – ha detto Scaramuccia – di una grande energia che coinvolge il sistema sanitario toscano nel suo complesso, e quello lucchese nel caso specifico”. Dinamismo, flessibilità, ricerca continua di soluzioni e proposte innovative: tra queste l’assessore ha ricordato il funzionamento dei percorsi ospedale-territo- pag. 14 rio, la nuova organizzazione dell’ospedale per intensità di cura, la “sanità d´iniziativa”, il Chronic Care Model. “Una visione – ha concluso l´assessore – che vede il coinvolgimento di tutti gli attori del sistema, dal cittadino, agli operatori, alle istituzioni. Ed è proprio grazie a questo meccanismo che la sanità toscana riesce a garantire un´elevata qualità ed efficacia delle prestazioni erogate”. La Conferenza è stata aperta da Mauro Favilla, sindaco di Lucca e presidente della Conferenza zonale dei sindaci di Lucca. Nella sua relazione, il direttore generale dell’Azienda sanitaria di Lucca Oreste Tavanti ha evidenziato la rilevanza delle azioni volte al rafforzamento dell’assistenza territoriale, a creare cioè una rete in grado di garantire risposte flessibili e tempestive, anche per proporsi come alternativa reale all’ospedalizzazione delle persone e per garantire la continuità dei percorsi assistenziali ospedale-territorio. Ai lavori ha partecipato anche Oreste Giurlani, sindaco di Fabbriche di Vallico, nonchè presidente di Uncem Toscana. Giurlani ha parlato molto della sanità in montagna e della necessità di mantenere integri i servizi, anzi migliorandoli, per evitare inutili e faticosi trasferimenti ai residenti verso ospedali di pianura. “La montagna - ha detto tra l’altro Giurlani - è pronta a raccogliere la sfida per migliorare il welfare parlando però non solo di appropriatezza ma anche di sussidiarietà ed innovazione, soprattutto oggi che lo Stato ha tagliato il fondo sociale, anche se in parte la Regione ha già cercato di sopperire con fondi propri”. Giurlani ha anche sottolineata l’importanza della costituzione di un gurppo di lavoro per la montagna che si occuperà di progetti innovativi, tra cui la telemedicina”. Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.764 Firenze 5 febbraio 2011 ESTERO Paesi arabi e democrazia (di Gianni Pardo) Secondo gli esperti di Freedom House, i Paesi islamici hanno la caratteristica di essere in media meno democratici degli altri. Naturalmente ci sono notevoli differenze, fra loro: ci sono nazioni pressoché compiutamente democratiche, come la Turchia, e nazioni politicamente medievali come l’Arabia Saudita. Ma la differenza media è comunemente riconosciuta: e sarebbe interessante conoscerne l’origine. In questa sede se ne discuterà senza alcuna pretesa scientifica e sollecitando anzi l’intervento di chi dovesse saperne di più. Ogni argomentazione razzistica è esclusa prima ancora che per preoccupazioni di political correctness perché gli arabi non sono una razza e perché sono islamici anche Paesi non arabi, come l’Iran, il Pakistan e l’Indonesia. E perfino un Paese come la Nigeria. Il problema andrebbe affrontato partendo dall’elemento comune, la religione, ma al riguardo sorge immediatamente un dilemma: la mentalità di un popolo è figlia della religione o la religione è figlia della mentalità di un popolo? Può darsi che non esista una risposta, ma si possono fare alcune osservazioni. Per i Greci l’Asia era innanzi tutto la parte orientale dell’Egeo. Lo scontro fra Occidente Europeo ed Oriente Asiatico, già accennato con la guerra di Troia, si materializzò nelle Guerre Persiane. All’alba della nostra civiltà, la Grecia era il mondo in cui la gente si riuniva in piazza per discutere e votare, l’Asia il posto in cui comandava il Grande Re. La democrazia è un’invenzione greca. La stessa Roma è nata democratica: è stata governata per secoli da un’Assemblea (il Senato) e non da un “tiranno”. Gli stessi consoli erano una carica elettiva. E quando infine le dimensioni dello Stato hanno spinto le istituzioni verso l’assolutismo, non solo si è avuta la reazione di Bruto e Cassio, ma è stata a lungo conservata l’apparenza del potere collegiale del Senato. La stessa monarchia imperiale, largamente corretta dal regicidio, non è stata ereditaria. Stranamente, erano aliene dall’assolutismo anche popolazioni occidentali certo non influenzate dalla cultura greca: i Germani. Salvo errori di memoria, secondo Tacito il loro principio politico era che ogni singolo guerriero era libero e serviva il gruppo cui apparteneva per libera scelta ed obbligo d’onore. Come si vede, qualcosa di molto lontano dal servaggio orientale. Friedrich Nietzsche ha stabilito un parallelo interessantissimo fra le religioni e le istituzioni politiche della Grecia e dell’Oriente. I Greci erano democratici ed avevano un Pantheon composito in cui gli dei erano numerosi e non raramente in contrasto fra loro. Un modello parlamentare, dopo tutto; in Oriente invece, e in particolare nel mondo ebraico, la divinità era vista come monocratica e indiscutibile: Dio aveva in Cielo e su tutta la Terra i poteri che il tiranno orientale aveva nello Stato di sua proprietà. Ne conseguiva il dovere dei fedeli di avere, nei suoi confronti, l’atteggiamento umile, spaventato e sottomesso dei sudditi; quasi da schiavi: miserere nobis. Non è strano che il filosofo abbia avuto una grande antipatia per il Cristianesimo, visto come una religione di vinti. E non è neppure strano che la protesta contro l’assolutismo religioso rappresentato dal Papa sia nata presso gli eredi dei Germani di Tacito. Da tutto ciò nasce l’ipotesi che sia la religione a nascere da un sistema politico-sociale e non l’inverso. Infatti lo stesso monoteismo ebraico, giunto a Roma, acquistò parte della mentalità romana, se non nella teoria certo nella pratica. Al punto che ricostruì perfino il politeismo con la Trinità, la Madonna, e i Santi. L’islamismo è la più risoluta sacralizzazione del principio per cui il comando di uno solo è ritenuto naturale: in cielo l’Unico è Allah, sulla terra è l’“Uomo Forte”, il dittatore. E il singolo ha il dovere di abbandonarsi alla volontà dell’uno come dell’altro. L’ideale dottrinale infatti è che i due poteri, politico e religioso, siano riuniti nelle mani di un solo uomo: il califfo. Non ne siamo lontani in Iran. Se però si giungesse alla conclusione che il sistema socio-politico determina le caratteristiche della religione, il problema diverrebbe: che cosa determina a sua volta quel sistema sociopolitico? Perché mai i popoli del Maghreb, del Vicino e del Medio Oriente hanno la tendenza a lasciarsi dominare in ogni aspetto della vita? La risposta di Montesquieu sarebbe che il clima li infiacchisce, ma è discutibile. Anche la Grecia ha un clima mite e addirittura caldo in estate. Manca la spiegazione innegabile e centrale e non rimane che accettare la realtà com’è. Smettendo magari di sperare che, dopo qualche sommossa, Paesi come la Tunisia, l’Algeria o l’Egitto divengano pienamente democratici. [email protected] Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.764 Firenze 5 febbraio 2011 pag. 15 MODA: RUBRICA DI ANGELINA AINO DALLA FRANGIA... C A P E L L I Come accade nella moda, anche in materia di tagli di capelli sono le dive a fare tendenza. E in questo 2011 pare che le star abbiano già indicato la strada da seguire, segnata dalla riscoperta di un classico dell’hair style che sembra non morire mai: la frangia. Da Sandra Bullock a Monica Bellucci, fino agli idoli delle teenager Vanessa Hudgense Demi Lovato, le celebrità hanno scelto di coprire la fronte e valorizzare gli occhi con la frangia, che tuttavia deve essere sempre perfettamente regolare, piena, folta e lunga almeno fino alle sopracciglia, se non di più. Che sia pilastrata, o leggermente bombata, la frangia si abbina a qualsiasi taglio, dal caschetto corto al lungo e mosso: i suoi punti di forza sono tanti, incornicia il viso, esalta lo sguardo e consente di cambiare look in poche mosse. È per questo che sono gli stessi fashion designer a riproporla e rinnovarla anche nelle sfilate. ... ALLO CHIGNON La tendenza del momento mira alla duttilità, e anche alla praticità; meglio evitare una frangia con la lunghezza unica, preferendo un taglio scalato che offre maggiori possibilità di creare pettinature diverse, una sorta di rivisitazione dello scalato in stile anni ’70. La stessa Jennifer Aniston, vera icona di stile in fatto di acconciature, ha optato per un taglio lungo con frangia per posare sulla cover di Allure. Chignon dalle sfilate La coda ordinata e liscissima torna ad imporsi, la treccia che regala un’aria un po’ romantica e un po’ bohemien è sempre di gran moda e il classico e raffinatissimo chignon è sempre amatissimo e rivisitato in chiavi diverse si è imposto come una delle acconciature più viste sulle passerelle delle sfilate per la primavera 2011. Oggi vediamo insieme quali saranno gli chignons più trendy durante quest’anno, cercando di tirare fuori delle idee utili dalle acconciature che abbiamo potuto ammirare sulle passerelle delle case di moda più blasonate. Le sfilate sono una fucina inesauribile di trend, e non solo per ciò che riguarda gli abiti. Se per il trucco primaverile le proposte sono all’insegna dell’estrosità e del colore, per pag. 16 ciò che riguarda i capelli prevale un rigore elegante e molto femminile. Se cercate idee per realizzare uno chignon davvero trendy dovete sapere che sulle passerelle se ne sono visti di tutti i generi e per tutte le occasioni. Per il giorno potete trarre ispirazione dalla sfilata di Diane Von Furstenberg e realizzare uno chignon basso da cui sfuggono alcune ciocche o dalla passerella di Dsquared è realizzare uno chignon spettinato ad arte che ricorda un fiore stilizzato o se amate i raccolti retrò potete prendere spunto dal defilè di Nina Ricci e realizzare un semplice chignon basso impreziosito da una semplice retina che lo avvolge, o copiare lo stile Gucci e realizzare una treccia da avvolgere su se stessa in modo da creare uno chignon. Anche per la sera le proposte non mancano. cignon arrotolato in cui i vari “giri” sono ben in vista e creano un effetto a spirale molto intrigante, per essere elegantissime potete provare a realizzare uno chignon voluminoso mentre se volete stupire tutti con un’acconciatura particolare l’idea perfetta arriva da Versace, un semplice chignon basso reso unico perchè avvolto in un tessuto sgargiante che ricorda una lastra di metallo. Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.764 Firenze 5 febbraio 2011 30 SECONDI DI RIFLESSIONE! Chi è senza peccato scagli la prima pietra... Elena Sofia Ricci e Lunetta Savino hanno deciso di sfilare il 13 febbraio nella manifestazione in difesa della dignità delle donne, “umiliate” dai comportamenti del Premier. Come sfileranno? La Ricci con la sua sensualità così amata dai fans che l’ammirano sul web e la Savino riproponendo scene dalla pièce teatrale “Prova orale per membri esterni” ? Staremo a vedere! Agipress-L'attenzione -settimanale - anno XXXXII- n. 1.764 Firenze 5 febbraio 2011 pag. 17