Dramma n

Transcript

Dramma n
40
Monselice ❖ Conselve ❖ Este ❖ Montagnana
IL MATTINO DOMENICA 13 NOVEMBRE 2011
«Tsunami improvviso
ora la terra è cemento»
Pierluigi Argenton abita vicino alla rotta del Frassine: l’acqua è giunta subito
19.500 polli morti, ortaggi da buttare e il padre per la prima volta in lacrime
di Renato Malaman
◗ SALETTO
«Non avevo mai visto mio padre Aldo scoppiare in lacrime.
Lo ha fatto davanti alla devastazione provocata dall’alluvione». Chi parla è Pierluigi Argenton, agricoltore e allevatore di Saletto, noto anche ai
consumatori padovani per via
dei Farmer’s Market di Tencarola e di via Cave dove settimanalmente porta i suoi prodotti
ortofrutticoli. «A dire il vero –
aggiunge il giovane imprenditore agricolo – dopo l’alluvione i miei clienti non mi hanno
più visto fino al 10 giugno. L’alluvione ha fatto tabula rasa di
tutte le coltivazioni...».
L’azienda di Argenton si trova in via Isole a Saletto, a circa
un chilometro in linea d’aria
dalla rotta del Frassine avvenuta a Prà di Botte. Quello che l’1
novembre 2010 ha investito in
pieno la sua azienda è stato
uno tsunami. Improvviso e devastante. Impossibile da annunciare, perché l’acqua melmosa del fiume nel suo vorticoso incedere ha inghiottito la
proprietà degli Argenton in un
battibaleno, seminando paura
e disperazione.
«Per fortuna i miei due bambini erano da mia suocera – aggiunge Pierluigi – e là abbiamo
deciso di lasciarli per risparmiare loro certe scene. Abbiamo perso tutto. 19.500 polli
erano già pronti per essere caricati e sono morti tutti. Anche
i funghi erano pronti per essere portati al mercato. Galleggiavano ovunque. Irreparabili
i danni subiti dalla ruspa. Mio
padre a casa sua aveva appena
sostituito le porte. L’acqua gli
ha rovinato quelle e anche i
mobili. Per fortuna la Veronesi
ha risposto per i polli morti,
ma il resto dei danni è a carico
nostro – aggiunge Argenton –
senza contare il fatto che ,dopo essere finiti sotto il fango, i
nostri terreni ora si sono induriti incredibilmente e danno
ortaggi di qualità inferiore. An-
LA NOSTRA
ALLUVIONE
5. Saletto
Saletto è stato l’epicentro del
disastro avvenuto un anno fa.
Il vasto territorio del Comune
della Bassa si trova in
prossimità della rotta del
Frassine, avvenuta a Prà di
Botte, e quel pomeriggio del
giorno dei Santi è stato
investito da uno tsunami.
Improvviso e devastante.
Ancora storie di dolore, di
danni, di sacrifici, di rabbia. A
Saletto era stato allestito
anche il centro di
coordinamento per gli sfollati.
Su www.mattinopadova.it
altri racconti e altre foto.
Lucio Pasotto fra i polli. A Destra Pierluigi Argenton indica il livello raggiunto dall’acqua. Sotto: l’alluvione a Saletto
‘‘
‘‘
Lucio
Pasotto
Il giovane
agricoltore
Non avrei mai
pensato che potesse
succedere una cosa
del genere. Annegati tutti
i miei 15.000 galletti di
pregiata razza Golden
I miei clienti
dei Farmer’s Market
di Padova non mi hanno
più visto fino a giugno.
Tutti gli ortaggi sono stati
distrutti dall’alluvione
che questo è un bel problema.
Altro che il limo del Nilo!».
Gli altri mezzi dell’azienda
hanno subito danni gravi e imposto costosissime riparazioni. Le due famiglie Argenton
hanno potuto ritornare sul luo-
l’immagine simbolo
Una catasta di masserizie e ricordi
go del disastro solo il venerdì,
ma in barca. «Queste cose succedono anche perché non esistono più i fossi – dice l’agricoltore – una volta si faceva più
manutenzione».
Poco lontano, ma in via Ba-
ogni genere è rimasta lì per mesi. All’incrocio fra la provinciale
per Noventa e via Cabriani. Ha rappresentato per tutti un’icona,
il doloroso simbolo del dramma vissuto dal paese.
della Valdastico Sud, l’autostrada in avanzato stato di costruzione. Poi da un ponticello, come in un film horror, è
riuscita a trovare il varco per
defluire inesorabilmente verso est. La prima “vittima” è sta-
©RIPRODUZIONERISERVATA
Il municipio era diventato un crocevia di solidarietà
◗ SALETTO
■ ■ Quella catasta di mobili, masserizie e oggetti domestici di
lanzane, abita Lucio Pasotto,
un altro allevatore. L’alluvione
ha acuito le sue sofferenze, visto che di recente aveva perso
la moglie in un incidente stradale. La sua azienda è stata per
un po’ protetta dal terrapieno
ta l’azienda di Pasotto.
«Ho perso 15.000 galletti della pregiata razza Golden – dice
Lucio Pasotto – e ha subito
danni pesanti anche la mia
abitazione. Non avrei mai pensato che potesse succedere
una cosa del genere, anche
perché la casa sorge su un piano rialzato. Prima di andare al
centro di raccolta sfollati avevo lasciato acceso un faro. In
caso di spegnimento avrei avuto la prova che l’acqua sarebbe
arrivata alla casa, fino all’altezza delle prese di corrente. E’
successo, eccome se è successo. Non dimenticherò mai
quei terribili momenti».
Era stato allestito in municipio
a Saletto il quartier generale
delle operazioni di soccorso alle vittime dell’alluvione. Si
chiamava Com: Centro Operativo Misto. Al comando c’era il
prefetto, ma vi è transitato per
assistere gli sfollati persino il
vescovo.
Furono giorni febbrili quelli
di inizio novembre. L’acqua
aveva invaso il 60% del territorio comunale di Saletto, attraversando anche la barriera della Statale 10.Barriera fisica e
psicologica, perché nessuno si
sarebbe aspettato che l’acqua
inondasse anche via Fornaci
che sta a sud della “10”. E invece è accaduto.
«Abbiamo assistito un migliaio di sfollati – dice Giacomo Peruzzi, assessore ai Lavori pubblici – il nostro sindaco
si è dato un gran da fare, ha coordinato ogni iniziativa nella
fase di emergenza e anche dopo».
«Il 31 ottobre in municipio il
sindaco e la giunta hanno convocato ancora una volta tutte
le persone e i titolari d’azienda
colpiti dal disastro – aggiunge
Simone Varotti, assessore
all’Ambiente – per fare il punto della situazione. Per informare la gente degli interventi
in corso o in fase di progettazione da parte degli enti superiori, e per dibattere la complessa problematica dei rimborsi».
In questi giorni girano per
Saletto due tecnici per un’ulteriore verifica dei danni. Il Comune continua a fare i conti
con le conseguenze di quella
disgraziata alluvione. Per dirne una, ci sono lampioni che a
distanza di mesi si spengono
per un fenomeno di ossidazione... Per non parlare delle strade, dei fossi, degli argini, degli
edifici.
Il Comune di Saletto, come
del resto altri enti colpiti
dall’alluvione, ha aderito al
servizio di allarme-alluvione
via sms. Incrociando le dita affinché non torni utile.
«In quei giorni – ricordano
ancora Peruzzi e Verotti – abbiamo assistito a scene che
non dimenticheremo mai. Di
notte poi non riuscivamo a
chiudere occhio, pensando a
quanto visto durante il giorno.
In qualche caso è risultato persino difficile convincere la gente ad abbandonare le abitazioni. Andavamo in giro a bordo
dei mezzi anfibi nella speranza che gli irriducibili si decidessero a lasciare i piani alti delle
abitazioni allagate, per venire
a trovare un po’ di conforto nel
centro di assistenza».
La mensa delle scuole era diventata la mensa degli sfollati,
il luogo dove trovare anche un
po’ di umana solidarietà e di
calore fraterno. «Protezione civile e volontari hanno lavorato
come matti – concludono gli
assessori – meriterebbero davvero una medaglia». (re.mal.)
Monselice ❖ Conselve ❖ Este ❖ Montagnana
DOMENICA 13 NOVEMBRE 2011 IL MATTINO
41
Il desolante record
da 800.000 euro
dei fratelli Zancanella
L’azienda di Dossi ha il triste primato dei danni subiti
Gli impianti nuovi del tabacco e il raccolto confezionato
◗ SALETTO
L’analisi di paolo vigato, ex presidente del consorzio di bonifica
«Opere idrauliche sottodimensionate»
«La rete di bonifica ha retto anche
bene, considerando che per la
botte di Vighizzolo sono transitati
qualcosa come 20 milioni di metri
cubi d’acqua». Paolo Vigato (nella
foto), ex presidente ed attuale
amministratore del Consorzio di
Bonifica Adige Euganeo, dice che
se il Brancaglia non avesse
miracolosamente tenuto, il
disastro avrebbe avuto
proporzioni bibliche. Il problema,
a suo avviso, sono le opere
idrauliche di seconda categoria,
sottodimensionate e in parte
vetuste per poter garantire la
sicurezza idraulica della Bassa.
«Vanno costruiti dei bacini di
laminazione a monte – aggiunge –
ma anche una rete di bonifica più
efficente in prossimità delle aree
urbane, realizzando delle grandi
vasche di laminazione con la
previsione di indennizzi a privati e
aziende che si trovano in
prossimità degli impianti idrovori,
e quindi più a rischio di finire
sott’acqua. L’alveo del Frassine va
riscavato. Il rischio è tutt’altro che
scongiurato». (re.mal.)
Vanta un triste primato l’azienda Zancanella, ma proprio triste. Stima dei danni alla mano,
è stata quella più colpita
dall’alluvione.
L’inventario
delle cose da buttare è un
cahier de doléances infinito, da
lacrime e sangue. Lacrime perchè il conto finale supera gli
800.000 euro, sangue perché i
sofisticati impianti per l’essiccazione del tabacco erano
nuovissimi ed erano costati
tanti sacrifici.
Florindo e Paolo Zancanella, come del resto i colleghi,
ammettono che è stata anche
la tanta solidarietà ricevuta in
questi mesi a dar loro la forza
per poter continuare. Per reagire, per rimboccarsi le maniche, nonostante lo stato d’animo sia quello di un alpinista
che viene ricacciato a valle
quand’era ormai a un passo
dalla vetta dopo aver scalato
l’Everest. «Il tabacco, già
bell’essiccato e impacchettato
– racconta Florindo Zancanella – era pronto per essere spedito. Ne avevamo stivato una
quantità del valore di 300.000
euro. E ora ce lo vogliono considerare come scorta, rifiutandoci un indennizzo pieno...».
Nel lungo elenco di danni
subiti dall’azienda di via Dossi
figurano anche ventimila polli
già pronti per la macellazione
e annegati inesorabilmente
(anche in questo caso per fortuna ha risposto l’azienda fornitrice), tutti i macchinari per
il tabacco, dalla raccoglitrice
alle costose caldaie per le celle
di essiccazione, compresi i
computer, i muletti, i motori,
le lesioni subite dai fabbricati
e molto altro. «In casa avevamo un metro e 30 di acqua –
aggiunge Zancanella – l’acqua
è arrivata così forte e impetuosa che è riuscita a sradicare dai
supporti il bombolone del gpl.
Purtroppo, nel nostro caso, il
terrapieno dell’autostrada ha
fatto da barriera e l’acqua si è
come fermata dentro una vasca, defluendo oltre nei giorni
successivi e molto lentamen-
Florindo Zancanella in azienda. A destra gli assessori Verotti e Peruzzi
te. Già avevamo contratto dei
debiti per l’investimento relativo al tabacco. Dopo questo disastro non sappiamo più a che
santi votarci, anche perché le
banche mordono il freno...».
Gli anziani genitori dei fratelli Zancanella ora vivono in
una cameretta. La parte di abitazione dove risiedevano non
è ancora stata sistemata. Ci
vorrà ancora molto tempo.
Nel cortile dell’azienda sono
ancora accatastati i rottami
dei macchinari danneggiati,
devono restare lì perché le perizie e le controperizie sono un
valzer infinito. Avere tutti i
giorni davanti agli occhi quelle
cose è un supplizio per gli Zan-
Dramma nel dramma per la figlia disabile
Il calvario dei Meggiorin di via Cabriani, sfollati dalla casa devastata insieme alla sfortunata ragazza
◗ SALETTO
Mattia Meggiorn mostra le parti della cucina “gonfiate” dall’acqua
Mattia Meggiorin accende il
computer e mostra le foto di
quei giorni. In una ci sono scatoloni di pannoloni ormai
squarciati dall’acqua, con i
maxi assorbenti per adulti che
galleggiano sul pavimento.
«Sono i pannoloni che utilizziamo per mia sorella disabile
– racconta – e fanno capire il
dramma nel dramma che abbiamo vissuto allora. L’acqua
ha devastato casa nostra per
quattro interminabili giorni, la
strada è rimasta sommersa
per dieci giorni. Abbiamo avu-
to 110.000 euro di danni. Tutti
gli intonaci sono da rifare. Siamo stati sfollati anche noi, mia
sorella disabile l’abbiamo portata da parenti. La sua era una
situazione delicata».
Papà Lorenzo fa notare la
cucina, una grande cucina fatta su misura. I pannelli si sono
gonfiati, è da buttare. «Qui
c’era fango ovunque – dice – è
finito persino dentro al guardaroba, non abbiamo potuto
recuperare nulla. Il problema
sono gli argini, non c’è manutenzione. Cresce la vegetazione e lì si rintanano tanti animali che con le loro tane aggrava-
no il rischio idraulico».
I Meggiorin abitano in via
Cabriani, una delle strade simbolo dell’alluvione. Nessuna
abitazione s’è salvata e, dopo
qualche giorno, all’incrocio,
accanto alla chiesetta di San
Giuseppe, s’era formata una
voluminosa catasta di masserizie da buttare.
Vicino ai Meggiorin abita
GiulianoTinello: «Guardate
qua – dice – l’acqua aveva raggiunto questo livello. Io sono
stato sfollato con la mia famigliola all’ostello di San Salvaro.
Sono rimasto fuori casa per
dieci giorni». La sua abitazione
canella, perché evocano quel
pomeriggio del giorno dei Santi di un anno fa, quando la rotta del Frassine ha sconvolto la
loro azienda e la loro stessa vita. In questi giorni la nuova
produzione di tabacco è alla fase finale: le foglie essiccate
vengono confezionate. Anche
l’anziano padre tenta di dare
una mano, fa quello che può. Il
suo apporto è più morale che
materiale. Come quello del figlio di Florindo che gioca nel
cortile, portando almeno una
nota di vita ad un quadro di desolazione e di tristezza difficile
da sopportare. Specie con il
conto bancario in rosso...
(re.mal.)
è tutta scrostata. Gli intonaci
sono stati tolti per accelerare il
prosciugamento dei muri, ma
dopo un anno questo processo sembra tutt’altro che completato. «Qui c’è anche un altro singolare problema – dice
Tinello – non si trovano muratori a cui affidare i piccoli lavori edili. Tutti ne hanno bisogno
e quindi bisogna mettersi in
coda e avere pazienza”.
Due numeri civici più in là
abitano i Muraro, Stefano e
Jessica. «Il guaio è – dice lei –
che dopo un anno sugli argini
non sono ancora stati effettuati lavori di una certa importanza. Il rischio che tutto possa
succedere di nuovo è concreto. Abbiamo paura».
Sindrome da bollettino meteo anche a Saletto, come in
tutti gli altri centri colpiti dal
disastro un anno fa. (re.mal.)