Quaderni d`italianistica : revue officielle de la Société canadienne
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Quaderni d`italianistica : revue officielle de la Société canadienne
302 Piccola biblioteca human beings. Saturn, not surprisingly given the darker side of the deity's nature, sociated with melancholy, both the cold and the hot sort, and with Somewhat surprisingly, however, Ciavolella finds "the influence of inextricably, yet fatally, connected" influence of the rays of Saturn and and argues Venus on that "it is the . . ill is as- fortune in love. Venus and Saturn . . because of the unyielding . human being can turn mel- that lovers ancholic, and melancholiacs can see their feelings of longing heightened to an unbear- able level the . . ." so that "the passionate lover lives under the menacing sickle of Saturn, at mercy of the darker side of his nature" Saturn From (174). Antiquity to the Renaissance is a treasure-trove of riches, not only for the professional academic, but for general readers as well, especially those themselves fascinated with the way human beings with them clothe themselves in communities of discourse in various guises in is find myth and reappear in interpenetrating many times and places, and under many The volume's scholarly standards are high, theological, intellectual, and artistic auspices. and the quality of the essays who natural processes and ideas about the connection of remarkably even for a collection principally incorporating make rewarding conference proceedings. All the essays reading; many are also brilliant. JAMES WYATT COOK Albion College and The Newberry Library Teodolinda Barolini. The Undivine Comedy: Detheologizing Dante. Princeton, NJ: Princeton UP, 1992. Pp. 356. Un libro sorretto da forte intelligenza, ben costruito e pausato utilizzando gomentativa offerta da articola, E organismo libro, (i Paradiso), eppure al unitario, a dar la libertà ar- dieci capitoli e l'Appendice in cui tali da si assemblare a lasciarsi conto e rassegna di una linea di ricerca coeren- per quanto, anche formalmente, non agevole, condannato a piacere, impegnato com'è a fetta indipendenti che spaziano daìl'Inferno costruire un tissima. moduU sostituire conoscenza del testo, di cose una alle parole, con l'uso sottile abilità di salda informazione e di per- argomentativa, che non è mai sofisma, che corrode dove bisogna e polemizza quando occorre e, al caso, morde dove è oppor- tuno mordere. Intento-guida è, come dice l'autrice, di "deteologizzare Dante", di chiedere ragione a Dante, cioè, delle guide ermeneutiche che sorreggono quali condizionamenti interpretativi per ci persuadono a credere in ciò che U suo il poema e che egli vi ha inserito lettore, di indagare, quindi, le tecniche egli afferma, quasi fosse poeta teologo, che eliminando lo scarto fra ciò che Dante dice e la sostanza della sua operazione letteraria. In quest'ottica, viene ovvio che volume ma il barbacane che sorregge — premessa cui dà luce e spessore volta e non. U Qui s'avanza insistence that he is la costruzione stia nel saggio che apre teorica di tutto lo svolgersi dimostrativo — , rileggerlo e rimeditarlo accerchiato dagli la capitale domanda: telling us the truth?", "How are we to U contributo non nuovo, altri, nuovi a loro respond to the poet's che adduce una preventiva, fondamentale questione: se Dante credesse nella verità letterale di quelle cose per le quali rivendica verità letterale. La proposta solutoria giunge al temine di un percorso che dà rassegna del pregresso lavoro critico sul tema, a partire dall'intervento di Nardi, che innescò le ambo le discussioni e s'apprez2a anche perché s'appiglia, ed è richiamo salutare su 303 Piccola biblioteca sponde dell'Oceano, concretezza del alla testo. La navicella che consente all'autrice di varcare le non quiete acque è sospinta, se non vedo male, da vele agostiniane: vera la visione, verisimile la rappresentazione (che è poi, mutatis mutandis, la tesi che trent'anni or sono Rocco Montano calava credo, la concretezza nel suo stessa dell'acutissimo Barbi, di cui del La poesia di Dante, Napoli 1962, 288-301). Ma, una sosta più prolungata suUa lezione (e testo impiego un poco frettoloso nel cap. si fa s'apprezza 7, in cui però una meditata riproposta del problema della realtà della visione e del viaggio) avrebbe forse potuto far riflettere sulla agibilità metodologica di una soluzione che è una non-soluzione, una sospensione di giudizio: scegliere infatti la strada della visione e della profezia oppure l'altra della completa finzione appare, in definitiva, opzione emozionale e aprioristica, 'teologizzante', dell'interprete. presenza della straordinaria statura piacere in direzione delle opposte ipotesi. o senza mio la costrizione 1 percorsi per accedere all'una o all'altra, in ed abilità del narratore, sono costruibili e decostruibili a ermeneutica Lo Comedta, può essere stesso titolo, deW Epistola letto a Cangrande (che, deliberatamente, con e, a vedere, assai opportunamente, è tenuta fuori gioco nel volume), dove Dante pare inscio di quello che tutti al tempo suo sapevano, essere specimine per eccellenza del verosimile: il evitare interazioni con quella considerabile, a sua della 'visione' o come un modo coinvolge di necessità la diretta fa di "e vidi cose che ridire / esplicazioni del titolo date come ben vede di procedere volta, alla prassi esegetica, esperienza dell'autore, dico né sa né può chi Comedia va commedia appunto lo o come una scoperta ammissione comune il commento che di la su discende". daW Epistola vengono cato, puntato sul contenuto, la che può essere dimenticanza programmata per tuttavia, se le bonarie integrate col suo più intrigante signifi- diritto, si la Barolini (la cui bibliografia E che non l'Epistola diceva, a collocare il testo dantesco, bene avrebbe potuto accogliere U denso studio di C. Paolazzi, "Nozione di 'comedia' e tradizione retorica nella dantesca Epistola a Cangrande", in Dante e la Comedia nel Trecento. Dall' Epistola a Cangrande all'età di Petrarca, Milano, Vita e pensiero, 1989, 3-110) entro l'ambito del verisimile (che altrimenti Dante aveva già beU'e pronto, apueritia, verosimile, disse della "mirabile visione"). Il non quanto storia il testo dantesco, in il si sa, si la storia è il titolo dell'opera maggiore, quando insinua fra storia e fabula. Quindi, racconto di cose vere, storicamente vere (r"alta tragedia" virgiliana: ed è questo tema che viene proposto fra del cap. 4 del volume), non fabula, cioè costruzione meramente non allegorico, col reale; le dalla possibilità di ma argumentum, racconto fittivo ma garantito inveramento della res narrata attraverso il le molte cose senza rapporto, se fittiva, e reso accoglibi- suo riconoscimento nella opinione universale, che nella fattispecie era costituita da una percezione dell'aldilà pressoché coincidente con quella dantesca: sicché, neWargumentum non era l'elemento formale ad essere 'falso', sibbene quello sostanziale ("res non vera") e di conseguenza esso sembrerebbe da sintetizzarsi non con un "ver ch'ha faccia di menzogna", mai con una menzogna che ha stello che vede in Gerione faccia di verità, l'ipostasi della scombinando un poco i ma sem- conci del bel ca- Commedia. Certo non tanto questo importa all'autrice, che pure ritoma all'argomento della verità del testo dantesco in molti luoghi del libro, in particolare nel settimo capitolo e in quel sottile capitolo terzo, dedicato al tema del volo che connette Ulisse e Gerione —due esempi del "varcar del segno", due figure cariche rispettivamente della responsabilità di rappresentare Dante e sare come Dante la sua antitesi e U poema e la sua antitesi (66-67) — quanto pale- ottenga la docilitas del suo lettore, attraverso quali strumenti lo induce a credere nella verità di quello che egli dice, lo persuada là dove U verisimile non è sorret- 304 Piccola biblioteca (come appunto to dalla universalis opinio nella raffigurazione gerionea, elemento di autentificazione della narrazione "paradossale e oltraggioso", che vale a rafforzare la credibilità per gli altri luoghi del racconto meno compromessi), come Dante manipoli narrativa in ordine alla creazione di prospettive dialettiche entro intento di decostruzione sorregge, pausazione del si diceva, tutti i il suo che considera saggi, da quello la Questo testo. la dantesco una imitazione della inarrestabile scansione tem- "fatale andare" porale, puntiforme, della vita dell'uomo, continuamente intersecata dal nuovo, eretto, nel caso dantesco, a principio di poetica (e qui andrà ricordato che l'annuncio del nuovo, del grande, dell'inusitato era chiaramente predicato dalle retoriche del tempo, che andavano ripetendo, rifacendosi al modello classico, alla Rhetorica ad Herennium — — che Dante, che "attentes habebinon so dire se direttamente o mediatamente, certo conosceva mus si pollicebimur nos de rebus magnis, novis, inusitatis verba facturos" (Rhet. ad Her. 1.4.7). La pausazione è fernali, dove veda U lettore si percettibile al massimo grado , negli incipit dei primi canti in- traduce in una serie protratta di inizi e sospensioni, di avvii e fermate (e anche l'utile Appendice, che censisce le modalità di inizio e fine dei singoli canti), di, crede l'autrice, confusioni strutturali che ingannano dono la vera, appunto a partire della sensibilità del berata intenzione o disponibilità dantesca, dovunque è principio che ammessa Il la la cui gradatio riproduceva, tempo inferno, la riflessione teologica del confon- stabilito differenziazione del peccato: altro puntello per inverare la verosimiglianza. cerca di conoscenza sono intimamente legati. Ulisse, è relato alla scrittura della "carco" di narrare una verità Il come movimento come spirituale, e ri- û tema "folle volo" di Ulisse, e quindi Commedia come ripreso, stimolato da confine fra la vita e altro materiale, nel la il morte, primo dei quinto del volume) dedicati al Purgatorio, "la più agostiniana delle (il di a quella di un'opera che s'assume ispirata, la trasgressione del l'uomo e Dio: tema che verrà capitoli il suo, da cui era lavoro esplora poi l'immaginario del volo che satura la Commedia, inteso espressione metaforica del desiderio, dove desiderio, fra lettore, il ma fa dimenticare che essa è vera, se è lettore, ma non implica di necessità una deli- sua aspettativa. L'osservazione trascina, tre cantiche", centrata quale è sull'impegno di segnare un passaggio della volontà dagli oggetti mortali del desiderio a quelli immortali. E la presenza di UUsse (adombrata anche nel tema, ricorrente, della nave e del viaggio), che, sotto lo stimolo di imperfetto ulissiaco U peccato amore e di 'desmezura' come Eva, ha ignorato gli interdetti, di troppo desiderio, serve a caratterizzare che deve essere redento nelle tre come comici dell'avarizia, gola e lussuria. Avanzando nella lettura, qualche riserva può invece suscitare lo svolgimento dell'interpretazione del porgere a Virgilio la corda che cinge naggio: se il vorrebbe meglio sustanziato, anche, e corda indica life", resta il nell' attribuire mutevole beirattieri, soprattutto, in relazione modo lirico al modo modo epico sia davvero il passaggio dal da vedere se il che l'epica "de historica fide la i fianchi di Dante perso- linguaggio sia frodolento in quanto costruzione umana, è concetto che tractat", invece quella funzione e, in definitiva, al secondo modo a Dante; se epico, "because this il mode più adatto ad "imitare" la poetica si porgere della imitates la vita, visto medievale, concorde comico. L'ambiguità del segno linguistico, ingannevole natura del linguaggio, al centro dell'episodio dei verrebbe protratta nei canti postgerionei, attraverso l'ambiguità semantica delle similitudini della rana e del topo e del villaneUo {Inf. 24.1-15) e l'uso di rime equivoche. Dove anche viene sottolineata, rinnovando osservazioni messe in circolo dalla critica più attenta ai risvolti formali del testo, quella continiana in particolare, la valenza stilistica 305 Piccola biblioteca gamma dei canti di Malebolge che esplorano, con singolare insistenza, tutta la variazioni tonali competevano e, in definitiva, alterazioni profonde della coerenza stilistica. Meditazione sul rapporto un riesame del problema fra arte e vita, fra realtà e rappresentazione della defmizione ontologica della capitolo, che indaga le modalità di rappresentazione che realizzato dall'arte divina — vero stesso — Commedia Dante che esplicita da sé un'arte, quindi, — quindi ancora — poi è il proprio messaggio, che il come nella cornice degli orgogliosi e, conseguentemente, egli affronti il il contrasto fra arte e "vita", interrogandosi suUo statuto della verità e della realtà. GU comune ultimi tre capitoli sono collegati dal impegnano entro cui il modo con nella necessità di raffigurare si situa muove e pensiero il problema è dunque quello di come intento di illustrare le modalità di cui la narrazione ed uno status che umano e la si il pone linguaggio dantesco l'attività dell'uomo: si opposizione a quello in sua possibilità di rappresentazione. Il rappresentare realtà supematurali non sensoriali, avulse dalle condizioni di determinazione spaziale e temporale entro cui esplica sesto fa del "visibile parlare" è rappresentazione del paradiso, delle realizzano pienamente lo statuto del comico, cui solo l'assenza di si riconosce e si scansioni temporali e spaziali, quindi di simultaneità, deve essere riprodotta attraverso il medium linguistico che, per sua natura, soggiace alle regole dello spazio e del tempo. L'impegno dantesco è pertanto quello del come creare l'Ulusione di una simultaneità entro un medium sequenziale; e l'impegno viene esplorato attraverso lo studio della realizzazione formale di due canti cruciali nella meditazione sulla natura e Paradiso, dove modo da il le costrizioni della narrativa, l'undicesimo e U dodicesimo del poeta, nel racconto delle vite di S. Francesco e S. suggerire mantenimento il Domenico, opera tempo dell'identità individuale e, al in stesso, la illu- sione di simultaneità e di identità degli eventi. Nel Paradiso le differenze sono amalga- mate assieme in modo da costituire una rizzanti. Chiude l'impegno sommario censimento alla riflessione in della dantista — unità, ma non così da perdere alla cui valentia degli argomenti portanti, obbligato di loro tratti caratte- non rende merito compiuto un com'è il lettore al confixjnto ed ogni pagina del testo poiché l'assunto principale dirama sovente in prospettive molteplici, a volte tracciate a volte appena alluse dalità i con cui Dante si — una indagine suUe mo- avvia alla conclusione del suo poema, viste come una alternanza due modi, quello della disagguaglianza e dell'uguaglianza, discorsivo, logico, crono- logizzato il primo, antinarrativo, resistente alla esposizione logica, "decronologizzato" il secondo e basato su apostrofi, esclamazioni, su un linguaggio altamente metaforizzato e su similitudini intensamente affettive. Figurando 'sacrato' deve "saltar", tentando, spiega l'autrice, il paradiso, dice Dante, una defmizione, attraverso la il poema metafora, del discorso antinarrativo che appunto caratterizza la rappresentazione delle zone dell'ultima cantica. GIAN CARLO ALESSIO Università di Venezia 'alte'