storia del 900 per la scuola di base a cura di
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storia del 900 per la scuola di base a cura di Daniela Givogre e Riccarda Viglino Indice: • • • • dati statistici sull’emigrazione italiana all’estero agli inizi del 1900 il viaggio sul bastimento testimonianze di emigrati canti dell’emigrazione Dati statistici. Riportiamo alcuni dati sull’emigrazione degli italiani verso l’estero nei primi anni del ’900, tratta da “Istituto centrale di statistica, sommario di statistiche storiche dell’Italia 1861-1975, Roma 1976” ESPATRIATI Anni Francia Germania Svizzera Canadà Stati Argentina Rep. Fed. Uniti 1891 - 25.928 23.093 18.906 592 51.433 36.722 900 1901 - 57.262 59.104 65.567 6.510 232.945 73.460 1910 1911 - 66.449 28.507 43.350 8.363 156.678 31.552 1920 1921 - 101.609 1.149 15.706 3.180 41.916 53.574 1930 Brasile Australia 58.022 344 30.336 754 12.588 748 7.656 3.352 RIMPATRIATI Anni Francia Germania Svizzera Canadà Stati Argentina Brasile Australia Rep. Fed. Uniti 1891 - ........... ............. ........... ........... .......... ............. ............ ............ 900 . 1901 - .......... ............ ............ ........... 118.146 32.830 18.858 ........... 1910 1911 - ........... .............. ............ 2.052 81.571 29.391 6.776 ........... 1920 1921 - 56.325 615 10.442 675 36.940 17.282 3.722 961 1930 Osserva le due tabelle: • quali dati ti vengono forniti? • quali Stati vengono presi in analisi? • verso quali Stati si è maggiormente indirizzata l’onda migratoria nel corso degli anni? • prendi come riferimento un unico Stato, ad esempio la Germania: quali sono gli anni caratterizzati da un numero maggiore di emigranti dall’Italia? Lo stesso fenomeno interessa anche altri Stati? Sei in grado di ipotizzarne le cause? • osserva la tabella dei rimpatriati: i numeri sono uguali a quelle degli espatriati? Leggi il seguente testo e sottolinea le cause alla base dell’elevata migrazione diretta verso gli Stati Uniti. “Nel XIX secolo e fino alla prima guerra mondiale, l’immigrazione transoceanica è stata attratta dai grandi spazi vuoti, dove si imponeva la necessità del popolamento per la coltivazione dei campi, per aprire cantieri minerari, e poi, per costruire le infrastrutture della circolazione e delle comunicazioni, strade ferrate, porti, ponti, strade ecc. Gli Stati Uniti hanno assorbito la maggior parte dell’emigrazione, poiché si sono mossi velocemente alla conquista del loro territorio spostando rapidamente la frontiera verso l’ovest. Il momento della saturazione fu raggiunto con la prima guerra mondiale.” Da Pierre George, Le migrazioni internazionali, Editori Riuniti Verso la Germania: “Dopo il 1860, la costruzione della ferrovia del Brennero e del San Gottardo convoglia un imponente flusso di emigranti italiani verso la Germania. […] Secondo il censimento del 1906, quasi la metà di tutti gli stranieri occupati nell’attività mineraria sono italiani; nell’industria vengono al terzo posto. Ma a differenza di quanto avviene in Francia, gli italiani non prendono fissa dimora in Germania e non lavorano nell’agricoltura. Anche qui, tuttavia, sono assunti per i lavori più pesanti, a basso salario: nelle fabbriche bavaresi di laterizi, per esempio, lavorano più ore dei locali, fino a diecidodici al giorno. Le donne e i bambini puliscono e ricaricano le fornaci e spingono le pesanti carriole persino durante i turni di notte. Anche l’industria tessile occupa donne e bambini.” Ridotto da Saskia Sassen, Migranti, coloni, rifugiati, Feltrinelli, Il viaggio sul bastimento Biglietto di viaggio di Santucci Giovanni, tratto da “Partono i bastimenti”, a cura di P.Cresci e L. Guidobaldi, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1980 Analizza la fonte: • a quale mezzo di trasporto si riferisce il biglietto? • di chi è il biglietto? Quanti anni ha il passeggero? • da dove parte la nave? • in quale giorno? • dove è diretta? • quanto tempo durerà il viaggio? • in quale classe alloggia il passeggero? • quanto costa il biglietto? Il menù a bordo. Il documento riporta il menù a bordo di uno dei bastimenti che, nei primi anni del 1900, portavano gli emigranti italiani verso l’America. Il menù di bordo è differenziato a seconda della provenienza della maggior parte dei viaggiatori. Estratto dal Regolamento della legge sull’emigrazione. - Le tabelle A saranno applicate quando a bordo siano in prevalenza emigranti delle provenienze meridionali del Regno. Le tabelle B quando prevalgono quelli delle provenienze settentrionali... Lunedì A. 1° pasto: Pasta asciutta alla conserva di pomodoro. Stufatino di carne con patate. B.1° pasto: Minestrone di riso alla lombarda. Stufatino di carne con patate.... Mercoledì A. 1° pasto: Minestrone di pasta e ceci. Carne in umido con lenticchie. 1° pasto: Minestrone alla genovese. Carne o stoccafisso in umido con patate.... Sabato...A. Pasta e ceci al lardo. Carne in umido con patate... Riso e patate in brodo. Carne lessa con lenticchie... Vino italiano (a 12°): litri 0,5. Da “Partono i bastimenti”, a cura di P.Cresci e L. Guidobaldi, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1980 Testimonianze di emigrati Giovanni Forzano, nato a Margarita, classe 1887, contadino: “Quando sono partito per l’America? Fate un po’ il conto, avevo ventisei anni. Sono andato in là sposato. Partiti da Genova col bastimento francese “Paranà”. Cera gente di tutte le razze sul “Paranà”, noi eravamo nella terza classe, la più bassa, dormivamo al piano dell’acqua tutte cuccette. Genova, Marsiglia, Valenza in Spagna, Armeria, Dover, un porto grosso dove hanno caricato il carbone. Poi Montevideo, poi Buenos Aires. Ci siamo presentati all’emigrazione, in treno siamo andati nella pampa a Montemiele, c’erano tanti italiani, tutti contadini. Per noi l’America era come l’Italia. Io ho cominciato subito a lavorare in campagna, e mia moglie faceva la serva alla padrona. Tanto di paga al mese, mangiavamo. Siamo stati solo tre anni, là non c’era da fare risorse. Tornati con quattromila lire di risparmio abbiamo comprato un po’ di terra, abbiamo ripreso a lavorare giorno e notte.” Ridotto e adattato da Nuto Revelli, Il mondo dei vinti, Einaudi Michele Costamagna, nato a Isola di Bene Vagienna, classe 1886, contadino: “Nel 1908 sono andato anch’io in Argentina, eravamo nove della Crava, servitori e anche figli di mezzadri che non andavano d’accordo in famiglia. C’era l’abitudine di andare via per il mondo a ceracre la vita. Sono partito da Genova, duecento lire il viaggio con il “Mendoza”, dormendo sotto, nelle cuccette come le bigatere. Barcellona, Stretto di Gibilterra, poi cielo e mare. Diciassette giorni di mare, poi ho visto Montevideo e mi sono fatto un po’ di coraggio. Sbarcato a Buenos Aires, sono andato a Santa Regina, poi a Rofino, Cagna de Seca, con la ferrovia del Pacifico. Quando sono arrivato a destinazione nella pampa là non tagliavano ancora il grano. Non c’erano case, solo terra e cielo. Ci siamo sistemati sotto una tenda. Poi abbiamo fatto i mun’d pata, in un giorno con le forme a dieci buchi abbiamo fatto tutti i mattoni occorrenti per la casa. Quattro muri, il tetto di lamiere, ma un tetto ben ancorato a terra con dei tiranti di filo di ferro, perché il vento è fortissimo, non ci sono né montagne né alberi che lo fermino, quando viene il temporale porta via tutto. Quando si andava dietro la macchina a vapore per la trebbiatura eravamo dodici manovali a servire la macchina, e trebbiavamo quattrocento quintali al giorno. La paga era di sessanta centesimi al quintale, il pesos valeva quarantaquattro soldi. Il fuoco alla macchina a vapore lo facevamo solo con la paglia, era un gran lavoro a buttare sempre nuova paglia nella caldaia. Sono stato anche sotto padrone per l’aratura, per la semina. La paga era di cento pesos per la stagione. Nella pampa vivevamo proprio isolati. Quando eravamo al lavoro in quelle piane immense, per avvertirci che era mezzogiorno alzavano una pertica con sulla punta un sacco, noi da lontano vedevamo, a cavallo raggiungevamo la baracca per il pranzo, la solita minestra con carne bollita. Dopo cinque anni di lavoro, cinque campagne del grano e altrettante a cogliere la meliga, avevo in tutto ottocento lire di risparmio. Ridotto e adattato da Nuto Revelli, Il mondo dei vinti, Einaudi Teresa Garro, nata a Peveragno, classe 1894: “Sono andata anch’io a Marsiglia, nel 1906, avevo dodici anni. Là c’erano già tre mie sorelle e tre fratelli. Sono andata mal volentieri perché avevo l’intenzione di studiare, di diventare maestra, ma mia madre a dirmi: “Non possiamo, devi lavorare, fai come le tue sorelle”. Mi sono subito ambientata. C’era un’altra maniera di vivere a Marsiglia, era meglio nel mangiare e nel vestire. Milleduecento le operaie, c’erano dei dormitori molto grandi, ogni paese aveva il suo stanzone, qui le operaie di Peveragno, là quelle di Alba, di Priocca, di Asti... La maggior parte delle operaie era di piemontesi, ma erano numerose anche le calabresi e le spagnole, poche le napoletane. Le calabresi sono arrivate dopo il terremoto del 1908. Anche in Calabria c’erano delle filande, allora queste donne avevano già il mestiere. Quasi tutte donne da sposare, la loro età variava dai quindici ai venticinque anni. Il fischio della caldaia segnava l’inizio e la fine del lavoro. Dodici ore al giorno, poi c’è stata un po’ di protesta ed il governo ha istituito le dieci ore, dalle sei del mattino alle sei di sera, con due ore di sosta a mezzogiorno. Eh, la mia malinconia continuava. Come ricevevo una lettera da mio padre mi mettevo a piangere, ah, avevo tanta nostalgia del mio paese, soffrivo. Ridotto e adattato da Nuto Revelli, L’anello forte, Einaudi tascabili Confronta i documenti e ricava le informazioni utili per rispondere alle domande: 1. esisteva una differenza tra le attività lavorative riservate alle donne e quelli riservate agli uomini? 2. hai individuato differenze nelle condizioni di vita dei lavoratori emigrati all’estero? 3. puoi spiegare alcuni motivi che spingevano gli uomini e le donne ad allontanarsi dal loro paese d’origine? Canti dell’emigrazione (da A.V. Savona- M.L. Straniero, Canti dell’emigrazione, Garzanti) Santa Lucia luntana Santa Lucia luntana Partono 'e bastimente pe' terre assai luntane... càntano a buordo: sò napulitane... Càntano pe' tramente o' golfo già scumpare e 'a luna 'a miezo 'o mare nu poco e' Napule lle fa vedé. Partono i bastimenti per terre assai lontane... cantano a bordo: sono napoletani... Cantano tremendo il golfo già sparisce e la luna in mezzo al mare um poco di Napoli gli fa vedere. Santa Lucia, luntano 'a te quanta malinconia! Se gira 'o munno sano, se va a cercà fortuna... ma quanno sponta 'a luna luntano 'a Napule nun se pò stà! Santa Lucia, lontano da te quanta malinconia! Si gira il mondo intero, si va a cercare fortuna... ma quando spunta la luna lontano da Napoli non si può stare! Un giorno andando in Francia Un giorno andando in Francia in pover abiti borghesi e pochi soldi e molte spese per cercare di campà. Ringraziamo 'sta nazione che ci accoglie tutti quanti, siamo poveri emigranti che andiamo a lavorar. Maledetto sto governo, maledetti sti signori che non pensano ai dolori di chi campa di lavor. Noi partiamo con rimpianto, con in cuore la tristezza, ma la casa che ci aspetta un bel dì ci rivedrà. O compagni che restate combattete anche per noi, anche lontani siam con voi pronti a batterci e a lottar Cara moglie di nuovo ti scrivo Cara moglie di nuovo ti scrivo Cara moglie di nuovo ti scrivo che mi trovo al confin dela Francia anche quest'ano c'è poca speransa di poterti mandar dei danè. La cucina l'è molto asai cara e di paga si piglia asai poco e i bresiani se ne vano al galopo questa vita la poso più far. Cara moglie di nuovo ti scrivo che mi trovo al confine della Francia anche quest'anno c'è poca speranza di poterti mandare dei soldi. Il mangiare è molto caro e di paga si riceve molto poco e i bresciani vanno al galoppo questa vita non la posso più fare.