INTRODUZIONE INFORMAZIONI PRATICHE

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INTRODUZIONE INFORMAZIONI PRATICHE
Abu Simbel – Il salvataggio dei Templi, l’uomo e la tecnologia
INTRODUZIONE
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« Una delle più affascinanti avventure dell’uomo », « Spettacolare e misteriosa »… Non mancano gli
aggettivi per descrivere la grande Campagna Nubiana, nell'antico Egitto, sorgente di fascino e di
ammirazione, che continua a svelare i tesori di una storia millenaria che rischiavano di essere sommersi dal
Grande Nilo.
Sono innumerevoli le esposizioni dedicate all’Egitto, ma World Wide Artists Gallery creerà un evento
originale e senza precedenti puntando i riflettori, in uno spazio unico al mondo come il Tempio di Adriano a
Roma, sugli uomini che hanno reso possibile il salvataggio dei « Templi di Abu Simbel ».
I curatori dell'esposizione, ognuno con il suo patrimonio di esperienze, hanno riunito importante materiale
fotografico, inedito a livello mondiale, per illustrare il tema. Si tratta di immagini eseguite dai protagonisti di
questo entusiasmante lavoro, di cui si celebra il 50° anniversario nel 2009.
La scenografia sarà sviluppata per raggiungere il “Grande Pubblico”, rendendo accessibili a tutti le
informazioni e le dinamiche dell’opera compiuta, ad esclusivo vantaggio della conoscenza del patrimonio
dell’umanità.
A partire dal 15 maggio 2009, il pubblico potrà accedere a queste importanti informazioni in modo
assolutamente inedito – i progetti, il taglio in blocchi, il deposito temporaneo, la ricostruzione necessari per il
salvataggio - attraverso immagini e reperti dei Templi che chiedono solo di rivelarsi al grande pubblico.
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INFORMAZIONI PRATICHE
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La mostra « Abu Simbel – Il salvataggio dei Templi, l’uomo e la tecnologia » è promossa da World
Wide Artists Gallery e Promoroma, Azienda Speciale della Camera di Commercio di Roma.
Direttore Artistico: Massimo Setzu
Curatori: Prof. Carlo Savini, Prof. Alessandro Roccati, Massimo Setzu, Susanna Viale
Location: Tempio di Adriano – Piazza di Pietra - Roma
Sito Internet: www.abusimbelexpo.org
Opening (su invito): Venerdì 15 maggio 2009, ore 18:00
Apertura al pubblico: dal 16 al 26 maggio 2009
Orari: Tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 22:00
Ingresso: Libero
Catalogo della mostra: in italiano, inglese e francese
Servizio comunicazione per la mostra:
Massimo Setzu:
Tel.: +39 – 335.64.58.835 – [email protected]
Susanna Viale:
Tel.: +39 – 339.27.84.844 – [email protected]
Silvio Moretti:
Tel.: +39 – 348.78.01.366 – [email protected]
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Abu Simbel – Il salvataggio dei Templi, l’uomo e la tecnologia
VIAGGIO NEL CUORE DELL’ESPOSIZIONE
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Poiché il tema dell’esposizione potrebbe essere considerato estremamente tecnico, pur mantenendo alcune
costanti, il salvataggio viene spiegato lungo il percorso espositivo per blocchi tematici: lo stato dei luoghi
prima dei lavori, le cause dell’intervento, i progetti internazionali, lo smontaggio, il taglio in blocchi, il deposito
temporaneo, la ricostruzione. Il tutto si ritrova nelle principali sezioni della mostra.
La mostra si apre con la situazione trovata ad Abu Simbel, sito archeologico considerato tra i più importanti
dell’antico Egitto. Dalla sabbia del deserto che fino ad allora ricopriva parzialmente i Templi di Ramses II e di
Nefertari si passa alla costruzione del cofferdam, una protezione temporanea dal lento ma inesorabile
innalzamento del livello del Nilo, causato dalla costruzione della diga di Aswan. La mostra si conclude con i
Templi ricostruiti fedelmente, sia esteticamente che per il loro orientamento, capaci di rispettare le volontà
del Faraone che li fece edificare con assoluta precisione in modo tale che, due volte l’anno, il primo raggio di
sole illuminasse il santuario all’interno del Grande Tempio.
Il visitatore si immergerà in un favoloso viaggio attraverso la sequenza dei lavori di salvataggio nel corso del
quale scoprirà le molteplici sfaccettature degli uomini e delle tecnologie usate per raggiungere questo
importante obiettivo. In primis il grande contributo, assolutamente indispensabile, fornito dal popolo egiziano:
anche se per un periodo più breve, anch’essi, al pari dei loro antenati, hanno concorso a scrivere un capitolo
di storia, permettendo in futuro di ricordarli come i realizzatori del salvataggio dei Templi.
La componente degli oltre 2000 egiziani ha dato il suo straordinario contributo in termini di operosità, serietà,
competenza e genialità nell’esecuzione di tale opera. Ad essi va il merito di aver coronato con successo un
simile rischioso lavoro senza un solo incidente. La sezione successiva illustrerà i progetti internazionali
presentati, attraverso un bando promosso dall’UNESCO e dalla Repubblica Araba d’Egitto.
A questo entusiasmante appello ed immenso lavoro risposero e parteciparono diverse Nazioni, tra cui l’Italia,
che, attraverso la costituzione della “Abu Simbel Joint Venture”, costituita dalla “HOCHTIEF” tedesca, la
“IMPREGILO” italiana, la “ATLAS” egiziana, la “G.T.M.” francese e la “SENTAB” e la “SKANKA” svedesi, con
la progettazione e la direzione dei lavori affidata alla “V.B.B.” svedese, ideatrice del progetto di salvataggio
(taglio dei Templi in blocchi), portarono a compimento il grande impegno assunto.
In seguito ci si addentrerà nel cuore di uno degli aspetti più delicati, lo smontaggio. I templi furono tagliati in
migliaia di blocchi per poi essere riassemblati con assoluta precisione nei punti indicati dal progetto
esecutivo. Ogni blocco ha avuto una sua storia distinta in quanto, essendo differenti per forma, dimensione e
peso, richiedevano un maneggio ed una movimentazione del tutto particolari: ogni blocco è andato al suo
Abu Simbel – Il salvataggio dei Templi, l’uomo e la tecnologia
posto come in un gigantesco puzzle. Non c’era una precedente esperienza di cui poter far uso, per cui i
lavori di salvataggio sono stati caratterizzati dagli stessi esecutori.
Non bisogna dimenticare che sono trascorsi quasi 50 anni dalla data di inizio dei lavori, e che i fatti avvenuti
in quel periodo sono ancora chiari nella mente di alcuni realizzatori dell’opera, attraverso ricordi e memorie,
che saranno utilissimi per il contributo che daranno a favore della mostra.
Delle grandi ed importanti opere del passato, infatti, sono ricordati sempre gli ideatori, i progettisti e gli illustri
committenti, ma mai le forze umane che le hanno realizzate, del loro ingegno nel risolvere grandi problemi
quotidiani in un’epoca che non aveva ancora visto nascere l’elettronica e la tecnologia avanzata, della
manodopera e delle esecuzioni manuali, con il loro umile ma indispensabile contributo. Chi erano, come
operavano, come vivevano la loro giornata, come erano considerati quando realizzarono tali magnificenze?
Sono stati consapevoli, nel loro quotidiano impegno, del significato del loro apporto, della loro cultura, della
loro appartenenza etnica con tutto il suo retaggio storico e di civiltà?
RIFERIMENTI CRONOLOGICI
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Epoca tinita e Antico Regno
1°– 6° dinastia
3100-2200 a.C.
Primo periodo intermedio
7°– 11° dinastia
2200-2030 a.C.
Medio Regno
11°- 13° dinastia
2030-1700 a.C.
Secondo periodo intermedio
13°- 17° dinastia
1700-1540 a.C.
18°– 20° dinastia
1540-1070 a.C.
1540-1295 a.C.
18° dinastia
Nuovo Regno
- Ahmosis (v.1540-1515)
- Hatshepsut (v. 1480-1455)
- Thutmoses III (v.1480-1425)
- Thutmoses IV (v. 1400-1390)
- Amenophis III (v. 1390-1350)
- Akhenaton (v.1350-1335)
- Tutankhamon (v.1335-1325)
- Horemheb (v. 1320-1295)
1295-1186 a.C.
19° dinastia
- Ramsete 1° (v. 1295-1294)
- Sethi 1° (v.1294-1279)
- Ramsete II (v. 1279-1213)
- Sethi II (v.1200-1195)
1186-1070 a.C.
20° dinastia
- Ramsete III (v.1184-1153)
Terzo periodo intermedio
21°– 25° dinastia
1070-664 a.C.
Età tarda
26° –30° dinastia
664-332 a.C.
Epoca tolemaica
Conquista romana
332-30 a.C.
30 a.C.
Abu Simbel – Il salvataggio dei Templi, l’uomo e la tecnologia
LA STORIA DEI TEMPLI
Le origini
Il complesso archeologico di Abu Simbel è composto da due grandi Templi scavati nella roccia, al fianco
della montagna, fatti erigere dal faraone Ramses II nel XIII secolo a.C., per intimidire i vicini Nubiani e per
commemorare la vittoria nella Battaglia di Kadesh.
Nel 1979 è stato riconosciuto come patrimonio mondiale dell'Umanità dall'U.N.E.S.C.O.
Il tempio maggiore
Tra i molti monumenti eretti dal faraone Ramses II il grande tempio di Abu Simbel è generalmente
considerato il più imponente ed il più bello. Sulla facciata, alta 33 metri e larga 38, spiccano le quattro statue
di Ramses II, ognuna delle quali alta 20 metri; in ognuna il faraone indossa le corone dell'Alto e del Basso
Egitto, il copricapo chiamato "Nemes" che gli scende sulle spalle, ed ha il cobra sulla fronte. Ai lati delle
statue colossali ve ne sono altre più piccole, la madre e la moglie Nefertari, mentre tra le gambe ci sono le
statue di alcuni dei suoi figli, riconoscibili dai riccioli al lato del capo.
Sopra le statue, sul frontone del tempio, ci sono 14 statue di babbuini che, guardando verso est, aspettano
ogni giorno la nascita del sole per adorarlo; in origine c'erano 22 statue di babbuini, tante quante erano le
province dell'Egitto.
Una delle statue di Ramses è senza testa, che, crollata, forse a causa di un terremoto, è rimasta ai piedi
della stessa; nel crollo ha distrutto alcune delle statue che si trovano nella terrazza del tempio,
rappresentanti lo stesso Faraone e il dio Horus (falco).
Da qui si entra nella sala grande del tempio, detta dei “nobili”, con otto pilastri quadrati coperti da rilievi
raffiguranti il faraone con varie divinità. Sulle pareti c'è il Faraone mentre offre profumi ed incensi alla barca
sacra di Amon, seguito dalla moglie, la regina Nefertari. Questa sala conduce al Sancta Sanctorum,
contenente quattro statue sedute che guardano verso l'entrata; Ra-Harakhte (il falco con il disco solare),
Ramses deificato, Amon-Ra (dio del sole e padre degli dei) e Ptah (dio dell'arte e dell'artigianato).
Qui, grazie all'orientamento del tempio, due volte l'anno il primo raggio del sole si focalizza sul volto della
statua del faraone: il 22 febbraio, giorno della sua nascita, ed il 22 ottobre, giorno della sua incoronazione.
Nei successivi due o tre giorni il sole illumina anche le altre divinità, ad esclusione del dio Ptah, considerato
dio delle tenebre.
Il tempio minore
A nord del tempio maggiore, ad un centinaio di metri, si trova il tempio, scavato anch’esso nella roccia,
dedicato ad Hathor ed a Nefertari, moglie di Ramses. La facciata, larga 28 metri ed alta 12 metri, è ornata da
sei statue alte 10 metri, tre ad ogni lato della porta di ingresso. Le statue raffigurano quattro volte Ramses e
due Nefertari. Ai lati delle statue del faraone ci sono i figli in dimensioni minori, mentre ai lati di Nefertari sono
raffigurate le figlie.
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LA SEDE ESPOSITIVA
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Il Tempio di Adriano
L’Hadrianeum è un complesso monumentale che ingloba notevoli vestigia romane nonché sovrapposizioni
architettoniche dovute ad un uso ininterrotto per quasi duemila anni.
Oggi, i suoi edifici ospitano la presidenza della Camera di Commercio di Roma, il segretario generale,
l’archivio storico, alcune unità operative ed aziende speciali.
Il Tempio è il cuore delle attività istituzionali e viene sempre più percepito come location per iniziative che
coinvolgono
gli
operatori
economici della capitale e come
spazio di interazione culturale con
i cittadini.
Una struttura che si è evoluta al
passo
con
i
tempi e
il
cui
contributo per lo sviluppo socioeconomico
del
territorio
viene
sempre più riconosciuto come
determinante.
L’Hadrianeum e la Camera hanno
fatto
molta
strada
insieme
dall’ormai lontano 1874, anno in
cui la legge n. 1804 sanciva la proprietà dell’immobile alla Camera di Commercio ed Arti di Roma.
Dedicato al padre adottivo dall’imperatore Antonino Pio, il Tempio di Adriano fu consacrato nel 145. La
collocazione in Campo Marzio rispondeva ad esigenze di tipo politico, soprattutto relative al consolidamento
istituzionale dei confini territoriali dell’impero.
Tale politica viene esaltata dal posizionamento strategico di bassorilievi marmorei, rappresentanti le province
pacificate, nel portico rettangolare che recingeva l’edificio templare.
Nel recinto, inoltre, venivano presumibilmente esposte le copie degli editti imperiali relativi allo statuto delle
province. L’uso comunicazionale e documentario del Tempio ha quindi radici antiche.
L’Hadrianeum si è trasformato nei secoli adattandosi alle esigenze espresse dalla collettività: fortificato nel
medioevo dai Colonna a difesa della porzione più centrale della città, divenne sede di attività filantropiche nel
Cinquecento, Dogana di terra pontificia nel Seicento, sede della Camera di commercio e della borsa valori
nell’Ottocento.
Oggi, agli albori del terzo millennio, con la necessità di rispondere alle sollecitazioni di una società che
chiede una maggiore circolazione della conoscenza e dell’informazione, si è dato vita ad un progetto di
riflessione storica sul Tempio, nella prospettiva che esso diventi luogo privilegiato di comunicazione,
documentazione e cultura per l’intero sistema camerale.
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La stessa vocazione alla territorialità anima le aspettative per il futuro e sollecita i progetti di adeguamento
alle nuove necessità derivanti da una moderna interpretazione del ruolo specifico che la Camera di
Commercio si prefigge di svolgere a Roma.
Lo scopo è quello di lavorare perché si creino le migliori condizioni per lo sviluppo, condizioni che sono di
natura materiale ed infrastrutturale ma anche immateriale e culturale per la diffusione di un sempre migliore
livello di qualità della vita dei cittadini.
Già Andrea Busiri Vici, nel 1879, riconosceva all’Hadrianeum la complessa anima bivalente di centro
finanziario e polo culturale e proponeva che nel Tempio si ricavasse uno spazio destinato alla musica.
Parlando del Tempio di Adriano infatti, non riflettiamo soltanto sopra un ineguagliabile agglomerato storicoarchitettonico ma rievochiamo in noi u simbolo altamente significativo della Città. Esso non è soltanto uno
sfondo scenografico d’eccezione ma uno specchio che ci rimanda una immagine della nostra storia e che ci
spinge a riflettere, ancora una volta, sull’intrinseco legame tra Roma e cultura, tra Roma e conoscenza della
nostra civiltà.
Il peristilio, il pronao, la cella: spazi ideali dove ricollocare lo sguardo prospettico sulla realtà che ci circonda,
snodi architettonici di un percorso gnoseologico fondamentale, accesso all’informazione “sacra”, approccio
ineludibile per una conoscenza effettiva e stabile.
Ci piace pensare che questi fossero i corollari che trovavano riscontro nei recessi dell’aula, dove l’uomo
decideva quali dovessero essere gli attributi degli dei.
Torniamo a riflettere, allora, sull’impatto sociale delle decisioni che qui venivano prese, sulle folle che
popolavano il piazzale, sui riti istituzionali che animavano le mura, sui commento della gente, le loro attività
economiche, le loro idee politiche.
Al silenzio che abitava il Tempio faceva riscontro la voce sonante della folla, al tacito fiorire delle idee
corrispondeva l’azione fragorosa del popolo romano.
Ripartire dall’Hadrianeum, dal suo simbolo metastorico e trasversale, significa per noi restituire a Roma e al
mondo che vi si riconosce, quel ponderato pragmatismo che ha fatto dell’Urbe lo spettacolo umano e politico
più grandioso della nostra antichità.
Sono idee, queste, che abitano il Tempio, idee che resistono come fantasmi ineliminabili ad ogni distruzione,
ad ogni cambiamento delle apparenze, ad ogni oscillare delle certezze. Idee che costituiscono la forza sulla
quale Roma è destinata a restare grande.
Associazione Culturale World Wide Artists Gallery
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