Pur avendo delle specifiche preferenze per il reportage e i paesaggi

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Pur avendo delle specifiche preferenze per il reportage e i paesaggi
Pur avendo delle specifiche preferenze per il reportage e i paesaggi, amo vivere la fotografia in quasi tutti i suoi ambiti quindi non c’è da stupirsi se tra le mie esperienze fotografiche c’è anche quella di adoperarmi come “fotografo di scena” in teatro. Da questo punto di vista posso ritenermi fortunato avendo la possibilità di poter seguire dall’interno ben due compagnie teatrali amatoriali – una filodrammatica di spettacolo in vernacolo fiorentino e una di musical – che si esibiscono sul modesto ma funzionale palcoscenico del mio paesello. E’ un’esperienza che, specie a questi livelli, può capitare a chiunque quindi ho ritenuto opportuno redigere questo articolato “tutorial-­‐memorandum-­‐vademecum” a beneficio di quanti – alle prime armi -­‐ si troveranno ad affrontarla e sono desiderosi di ottenere delle fotografie degne dell’evento cui si riferiscono piuttosto che le solite ciofeche sfocate, bruciate e prive di ogni minimo criterio compositivo (e se ne vedono a milioni sulla rete). Partiamo col dire che la “fotografia di scena” è tutt’altro che facile da eseguire poiché molti sono gli ostacoli da superare, primo tra tutti la gestione della luce. Una rappresentazione teatrale o – peggio ancora – un musical possono essere caratterizzati da diversi schemi di illuminazione per cui il passaggio da scene sufficientemente illuminate a scene completamente buie è sovente repentino per cui il fotografo – che deve operare necessariamente adeguandosi alle impostazioni dello spettacolo – è costretto a cambiare spesso i settaggi della fotocamera. Se poi consideriamo che gli artisti sono sul palcoscenico per fare il proprio mestiere (cantare, ballare o recitare) e non per fare da “modello” al fotografo, e che quest’ultimo deve praticamente diventare invisibile per non deconcentrarli e – soprattutto – per non disturbare la visione del pubblico, allora vi renderete conto che solo una buona dose di esperienza e professionalità possono garantire un risultato apprezzabile. Ergo, la fotografia di scena è per molti ma non per tutti…sicuramente è per quanti – pur a livello amatoriale – hanno superato la fase del “punta&scatta” e abbandonato gli automatismi delle moderne fotocamere. Sono tre quelle che io ritengo le “conditio sine qua non” per approcciarsi a questo particolare genere fotografico con risultati apprezzabili: 1) la tecnica 2) l’attrezzatura 3) la cultura dell’arte dello spettacolo. La passione, la voglia e la buona volontà devono essere supportate da una buona padronanza della tecnica fotografica nella gestione della luce e della scena, fattori imprescindibili in ogni ambito della fotografia, tanto più quando ci si trova ad operare in condizioni molto al limite come nella fotografia di scena in teatro. In questi casi – di che ne dicano i tanti professoroni che scrivono nei vari forum e sui social media – l’attrezzatura fa sicuramente la differenza: l’impossibilità di usare il flash (cosa assolutamente vietata in teatro!!!) costringe ad usare ottiche molto luminose (almeno f2,8) e fotocamere con un sensore che abbia la capacità di lavorare ad alte sensibilità ISO (almeno 3200-­‐6400) senza generare “rumore digitale” (la grana): tutto questo si traduce in un investimento economico di grande rilievo che generalmente sono disposti ad affrontare professionisti e quelli che io amo definire “professionali”, ovvero gente che non vive di fotografia, ma vive per la fotografia!!!” Avendo la disponibilità di un corredo ampio e variegato, la mia operatività cambia in base a ciò di cui dispongo al momento. Generalmente opero con una fotocamera Compact System Fujifilm X100 e due corpi DSLR Nikon – una D3 e una D700 -­‐ alle quali sono abbinate ottiche Nikkor 24-­‐70mm f2,8 e Sigma 70-­‐200mm f2,8 e, per il solo “backstage”, un flash Nikon SpeedLight SB-­‐910 con diffusore a cupola di serie. A seconda delle circostanze e sempre e solo durante le fasi ultime del backstage, uso anche gli eccellenti Nikkor 50mm , 85mm e 180mm. Relativamente alla cultura sull’arte teatrale, è fondamentale la conoscenza a 360° dello spettacolo che si andrà a riprendere perché solo in questo modo ci si potrà trovare al posto giusto nel momento giusto e con la fotocamera pronta a riprendere gli attimi salienti e irripetibili della rappresentazione (compatibilmente con gli spazi in cui ci si può muovere, naturalmente!!!) La fotografia di scena non s’improvvisa ma richiede una progettualità ben precisa. A livello professionale – ovvero quando si parla di compagnie di professionisti – sono diverse le ragioni che richiedono la presenza del fotografo di scena: realizzazione di immagini a scopo pubblicitario e promozionale dell’evento, ritratti “posati” degli artisti, documentazione degli allestimenti, schemi di luci, costumi, trucco e tutto ciò che concerne lo spettacolo. A livello amatoriale molto spesso il tutto si riduce alla realizzazione di un documento fotografico ad esclusivo beneficio della compagnia teatrale. Non è raro però che anche a un livello più “paesano” c’è che ama le “cose in grande stile”. In entrambi i casi è importante che il fotografo divenga parte integrante della Compagnia. La presenza di un obiettivo suscita nelle persone timidezza e diffidenza inducendole ad assumere atteggiamenti guardinghi e innaturali. Questo implica quindi una partecipazione attiva del fotografo nella realizzazione dello spettacolo sin dalle prime battute e ciò è importante anche ai fini dell’acquisizione di una buona conoscenza del luogo in cui andrà ad operare dal momento che i teatri possono essere molto diversi tra loro: un palco con o senza proscenio, la presenza o meno di “quinte chiuse”, la presenza di un unico camerino o di più camerini, di sale apposite per il “trucco&parrucco”, la presenza o meno di spazi disponibili in sala ove potersi muovere durante lo spettacolo sono tutti fattori che influiscono sulle scelte tecniche e operative da adottare per non farsi cogliere impreparati nel momento della ripresa. La mia personale esperienza mi ha indotto a suddividere lo spettacolo teatrale in tre fasi:-­‐ 1) il backstage 2) la prova generale 3) la “prima”. Dal mio punto di vista – quello di un fotografo amante del reportage – il backstage è il momento più interessante tra tutte le fasi di costruzione e realizzazione di uno spettacolo di qualsiasi natura. In questa fase ho incluso tutti quei momenti che precedono la messa in scena della “prova generale”. E’ una fase che faccio partire sin dalla prima riunione della Compagnia (che in qualche caso ha coinciso addirittura con la scelta del tipo di spettacolo da realizzare!!!) e -­‐ a seguire -­‐ le numerose serate di prove che si svolgeranno fino a quando lo spettacolo non prenderà la forma e la consistenza della suddetta “prova generale”. Che si tratti di professionisti o di amatori, questi sono momenti caratterizzati da grande tensione emotiva, e in ambito di compagnie amatoriali si aggiunge anche un forte senso di aggregazione tra persone che nella vita fanno tutt’altro mestiere e che proprio per questo in questi frangenti – loro malgrado, ma talvolta anche con goliardica consapevolezza – sono protagonisti di “scenette” veramente esilaranti. In tale contesto il mio “ferro del mestiere” è la “piccola” Fujfilm X100 la cui compattezza mi garantisce la giusta discrezione per scattare inosservato e riprendere quindi le situazioni nella più naturale spontaneità del momento. Ovviamente i momenti topici sono quelli che precedono la “prova generale” e la “prima” in cui dietro le quinte si viene a creare un’atmosfera carica di emozioni contrastanti che trasudano dai gesti e dalle espressioni di artisti e addetti ai lavori. Questi sono anche i momenti in cui entrano in campo truccatori, costumisti, scenografi e tecnici audio e luci il cui lavoro è importante al pari di quello degli artisti quindi va sicuramente documentato. Tra i camerini e dietro le quinte gli attori ripassano il copione, i ballerini fanno stretching e i cantanti si schiariscono la voce: gesti, espressioni, emozioni che andranno a costituire la parte più emozionale del reportage fotografico. In questi momenti talvolta preferisco operare con una delle due DSLR col 24-­‐70mm impostata sui 400 ISO ed esponendo a “priorità di diaframma” tra f5.6 e f8 con flash di rimbalzo in TTL con una leggera sottoesposizione di -­‐3EV. La prova generale invece è l’unico vero momento in cui il fotografo di scena può attuare il suo progetto. Essa si può definire una “prima” senza il pubblico: scenografie, costumi, trucco e luci sono perfetti e l’impegno e la concentrazione degli artisti è pari a quella del debutto. La mancanza del pubblico consente al fotografo di muoversi “liberamente” e quindi riprendere la scena dall’angolazione più appropriata (ecco perché bisogna conoscere lo spettacolo e il teatro!!!) La “prima” infine è il debutto della Compagnia teatrale di fronte al suo pubblico quindi se il fotografo di scena è costretto a fotografare l’evento solo in questa serata (non sempre le compagnie hanno la possibilità di fare la prova generale, specie a livello amatoriale) avrà l’ulteriore implicazione di doversi ritagliare i propri spazi senza costituire “elemento di disturbo” per gli spettatori. In questo caso la bontà del risultato è soggetta alla tipologia di teatro in cui si opera e agli spazi che offre per la ripresa. Se – ad esempio – si dispone di una “galleria” a cui l’accesso al pubblico è stato inibito o la postazione della consolle delle luci è posizionata centralmente in fondo alla sala (ovviamente si parla di piccoli teatri!!!), si può addirittura valutare di posizionare la fotocamera su un treppiede e limitarsi a riprendere l’intero spettacolo con una focale tele che, se del caso, sarà moltiplicata. Altrimenti l’unica soluzione è quella delle riprese laterali alternando – ove possibile – una focale standard per le riprese d’insieme e un tele per i ritratti: ovviamente non ci si aspetti delle fotone da prima pagina di Life o Vogue perché le immagini che verranno fuori soffriranno sicuramente di una composizione approssimativa e ricca di elementi di disturbo (fili, tende, casse, aste ecc. ecc.) e di un punto di ripresa dal basso verso l’alto con una conseguente distorsione della prospettiva: sono situazioni in cui, purtroppo, il fotografo non può fare miracoli!!! Approfittate eventualmente della seconda serata per variare prospettiva e, se possibile, ingegnatevi per rialzare il piano di ripresa (nessun cartellone, anche quello della compagnia più amatoriale del mondo, non prevede almeno una seconda se non una terza serata!!!). Riguardo alla “tecnica di ripresa”, credo sia addirittura superfluo precisare che in teatro l’uso del flash è vietato!!! (e non immaginate quanto odio quei fenomeni che lo usano sulle loro compattine nonostante prima di ogni spettacolo venga annunciato il divieto di ripresa!!!) Come già detto, gli schemi di luce di uno spettacolo teatrale possono essere molteplici. In alcuni piccoli teatri di paese (come quello in cui fotografo io) spesso ci sono solo un paio di luci spot laterali e una “americana” a tetto. In altri casi, specie nei musical, ci possono essere invece anche luci strobo ed effetti fumo. Sono quindi molte le variabili che un fotografo di scena deve considerare, e allora come si opera??? Il primo “trucco del mestiere” è quello più ovvio: scattare rigorosamente in RAW!!! Ciò consente di acquisire il maggior numero di dati possibili e poter agire in post-­‐produzione nel recupero di ombre e luci e di regolare il bilanciamento del bianco. Il secondo mio suggerimento è quello di non aver paura di elevare alla massima sensibilità accettabile il livello degli ISO (nel mio caso 6400 ISO) e, all’uopo, può venire in soccorso la funzione ISO AUTO in modo da lasciare alla fotocamera la scelta della giusta sensibilità in base alla scena che si sta per riprendere. Altro suggerimento è quello di esporre in Manuale con metodo Matrix (o “valutativa”) per le scene ampie e “Ponderata Centrale” per i ritratti. La scelta della coppia Tempi/Diaframma è conseguente alla misurazione dell’esposizione e generalmente può variare tra la massima apertura possibile (f1,8/f2,8) e f5,6 se si vuole avere una maggiore “profondità di campo” con tempi che non devo essere più lunghi di 1/60” (anche se io non scenderi sotto 1/125”) per evitare il mosso. Ove è stato possibile e con la collaborazione di tecnici luci e soggetto, ho altresì eseguito una misurazione spot della luce riflessa usando un esposimetro Sekonic L-­‐308s Flashmate e mi sono annotato i diaframmi suggeriti. L’ultimo consiglio che mi sento di darvi è quello di non “sprecare” scatti per rincorrere la fotografia ben esposta: se avete pianificato bene la sessione non dovreste avere molti problemi a realizzare una buona fotografia già al primo scatto. Preoccupatevi piuttosto di fare una sequenza variegata che comprenda tutte le varie scene e, cosa importante, cercate di immortalare tutti gli artisti che si susseguono sul palcoscenico poiché, che siano amatori o professionisti, a tutti piace avere “il ricordo” della serata. Una produzione oculata di scatti comporterà un workflow di post-­‐produzione molto meno estenuante e -­‐ almeno per me – noioso. La post-­‐produzione è un procedimento che ciascuno esegue con software diversi e secondo diversi metodi. Io scarico i RAW all’interno di una sottocartella creata a sua volta all’interno di una cartella “contenitore” nominata col titolo dello spettacolo (es. “La Bella e la Bestia”). In questa cartella creo le seguenti sottocartelle: a)“nome spettacolo.TIFF”, b)“nome spettacolo.JPG” c) “nome spettacolo.WEB” (oltre alla già citata “nome spettacolo.NEF”). L’esportazione la eseguo tramite il software Nikon View e già da lì faccio una prima selezione: ciò che non è buono lo cancello senza indugio!!! Trasferisco i RAW buoni nella sopra citata sottocartella e la importo in Lightroom 5 di cui apprezzo la maggior precisione delle regolazioni del Bilanciamento del Bianco, dell’Esposizione, dello strumento Ritaglio che mantiene le proporzioni originali e quello della Correzione Lente. Da LR 5 esporto in Photoshop CS6 salvando in TIFF nella relativa sottocartella applicando il profilo colore AdobeRGB (che è lo stesso impostato on camera). In CS6 – di massima -­‐ opero sui Valori Tonali, sulle Curve e sulle Luci de Ombre. A questo punto decido se applicare il filtro DEFINE di Nik Software dopo di che – se necessario – opero su Luminosità a Contrasto. Scattando ad alti ISO, difficilmente aggiungo una maschera di contrasto poiché il suo effetto andrebbe per l’appunto a contrastare con quello precedentemente applicato da DEFINE. Prima di salvare unisco i livelli, regolo i parametri di dimensione immagine necessari per la successiva stampa ed infine “salva con nome” in formato JPG massima qualità (12) nella sottocartella “nome spettacolo.JPG”. Se devo condividere la fotografia sui social media o nella gallery del mio sito allora “salva per web” e imposto la misura di 800 mpx per il lato più grande e ridimensiono salvandola nella sottocartella “nome spettacolo.WEB”. A questo punto il lungo ma divertente lavoro del “fotografo di scena” può ritenersi concluso, ed è sicuramente concluso questo mio modesto contributo che – lo ripeterò fino alla noia – non è il “Vangelo secondo me” ma solo il mio personalissimo modo di operare che è assolutamente opinabile o non condivisibile. Potrete visionare le mie fotografie di scena nell’apposita Gallery – Spettacolo. @passione fotografia di vincenzo ianniciello