del 28 Giugno
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del 28 Giugno
Del 12 Marzo 2014 Estratto da pag. VI - L’inchiesta Tre anni fa un operaio finì con il muletto contro gli scaffali nel deposito di Scandicci Morì sul lavoro all’Unicoop sì al giudizio per due dirigenti FRANCA SELVATICI UN FLACONE di olio di mandorle cade sul pavimento e si rompe. Si forma una larga chiazza d’olio che sarà fatale per Claudio Pierini, 52 anni, dipendente di Unicoop Firenze con la mansione di addetto alle pulizie. La mattina del 21 luglio 2011 Pierini è alla guida di un carrello commissionatore (un muletto) con il quale deve eliminare i residui degli imballaggi nel magazzino profumeria, inaugurato da pochi giorni, del grande deposito di Unicoop Firenze a Scandicci. Probabilmente l’operaio non fa in tempo ad accorgersi della macchia oleosa. Il muletto ci finisce sopra, sbanda e si schianta contro una scaffalatura metallica. L’impatto è così violento che Pierini spezza con il torace lo sterzo. Quando i compagni di lavoro accorrono per prestargli soccorso respira ancora, ma morirà poco più tardi per le gravi fratture costali riportate. Per questa tragica morte sul lavoro, la prima accaduta dentro Unicoop Firenze, ieri il giudice Silvia Cipriani ha rinviato a giudizio Marco Covelli, all’epoca dell’incidente consigliere delegato di Unicoop Firenze, e Fabio Del Bimbo, dirigente responsabile del magazzino di Scandicci. Ambedue sono accusati di omicidio colposo con violazione delle norme sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro. Il fratello e la moglie di Pierini si sono costituiti parte civile con gli avvocati Mattia Alfano e Guido Ferradini. Pochi mesi prima dell’incidente, il 2 marzo 2011, il medico aziendale, dottor Miceli, specialista in medicina del lavoro, dopo aver visitato Pierini aveva raccomandato di non adibirlo a compiti che prevedessero la guida di muletti. Marco Covelli è accusato di aver disatteso questa raccomandazione, di non aver tempestivamente rielaborato la valutazione dei rischi dopo che il locale in cui è avvenuto l’incidente era stato trasformato da magazzino salumi e latticini in magazzino profumeria, e di non aver valutato i rischi di urto e scivolamento. Insieme con Fabio Del Bimbo è accusato anche di aver fatto lavorare i dipendenti in condizioni non semplici e non pienamente sicure, perché dovevano operare anche a bordo di muletti in corsie delimitate da scaffalature metalliche prive di protezioni contro urti e collisioni, senza essere stati adeguatamente informati, formati e addestrati in relazione alla evoluzione dei rischi aziendali. Claudio Pierini viveva a Scandicci con i suoi familiari. Il suo salario era l’unica fonte di sostentamento. Dopo la sua morte la solidarietà dei colleghi non è bastata per evitare al fratello e alla moglie di precipitare nell’indigenza. E solo lo scorso Natale, due anni e mezzo dopo l’infortunio mortale, l’assicurazione ha versato un acconto.