scarica il programma di sala - Orchestra Filarmonica Marchigiana

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scarica il programma di sala - Orchestra Filarmonica Marchigiana
ministero per i beni e le attività culturali
regione marche assessorato alla cultura
in collaborazione con
consorzio marche spettacolo
in collaborazione con
con il patrocinio del
comune di ancona
2015
STRAVINSKIJ
MOZART
direttore
David Crescenzi
mercoledì 18 marzo, ore 21.00
Ancona, Aula Magna di Ateneo “Guido Bossi”
orchestra filarmonica marchigiana
filarmonicamarchigiana.com
Programma
S. Santoni (Jesi, 1990)
Navigando, ouverture per orchestra
(opera su commissione FORM)
I. Stravinskij (Oranienbaum, oggi Lomonosov, 1882 – New York, 1971)
Pulcinella, suite per orchestra (da Pergolesi e pseudo Pergolesi)
I.
Sinfonia: Allegro moderato
II.
III.
Serenata: Larghetto (G. B. Pergolesi, Flaminio, Atto I: Pastorale)
a) Scherzino (D. Gallo, Sonata per trio II in si magg., I mov.;
(D. Gallo, Sonata per trio I in sol magg., I mov.)
G.B. Pergolesi, Flaminio, Atto III: Canzone)
b) Allegro (D. Gallo, Sonata per trio II, III mov.)
c) Andantino (D. Gallo, Sonata per trio VIII in mi bem. magg., I mov.)
Tarantella (forse F. Chelleri, Concertino VI in si magg., IV mov.)
Toccata: Allegro (Anonimo, Suite per clav. I in mi magg., Rondò)
IV.
V.
VI. Gavotta: Allegro moderato
Variazione Ia: Allegretto
Variazione IIa: Allegro più tosto moderato
(Anonimo, Suite per clav. III in re magg., Gavotta)
VII. Vivo (G. B. Pergolesi, Sonata per violonc. e b. c. in fa magg., IV mov.)
VIII. a) Minuetto: Molto moderato
(G. B. Pergolesi, Lo frate ‘nnamorato, Atto I: Canzone)
b) Finale: Allegro assai
(D. Gallo, Sonata per trio XII in mi magg., III mov.)
- intervallo -
W. A. Mozart (Salisburgo, 1756 - Vienna, 1791)
Sinfonia n. 38 in re magg. K. 504 “di Praga”
I. Adagio – Allegro
II. Andante
III. Finale. Presto
Note
Un moto d’aria in lenta discesa, innescato all’inizio da un fremito di violini: una brezza leggera che gradualmente cresce in intensità e si trasforma in vento. Poco dopo, un moto ondoso in ascesa sospinto dalla voce
del clarinetto che si propaga agli archi e progressivamente invade l’orchestra. Vento e Mare. Dall’interazione, lo sviluppo, il contrasto e la fusione fra queste due cellule melodiche nasce Navigando, ouverture per
orchestra, opera su commissione FORM del giovanissimo compositore
jesino Saverio Santoni. Un brano dalla struttura semplice e chiara e dal
notevole fascino evocativo che rielabora in chiave contemporanea le
forme e le atmosfere armoniche esatonali dal sapore orientaleggiante
proprie dell’estetica musicale impressionista-simbolista, in particolare di
Debussy, in un contesto politonale di derivazione stravinskiana.
Ascoltando la musica di Santoni, il pensiero corre immediatamente a La
mer di Debussy: soprattutto all’ultimo dei tre schizzi sinfonici, Dialogue du
vent et de la mer (Dialogo del vento e del mare). E non per un’effettiva
somiglianza sul piano melodico-armonico fra le due composizioni, bensì
per una questione di affinità spirituale e di comune intenzione poetica:
quella di suggerire sensazioni, piuttosto che raffigurare immagini o situazioni concrete imbrigliando la fantasia dell’ascoltatore. In perfetta sintonia, dunque, con il precetto estetico del poeta simbolista Mallarmé:
«Suggerire, ecco il sogno»; e parallelamente con lo stesso fine perseguito in musica da Debussy, quello di tradurre attraverso fuggevoli impressioni di suono-luce-colore le «corrispondenze misteriose tra la Natura e
l’Immaginazione».
Grazia, naturalezza, levità e semplicità unite ad una grande ricchezza
espressiva. Furono queste le qualità che sedussero Stravinskij quando,
nella primavera del 1919, entrò a contatto con alcune composizione di
Pergolesi – «Vidi, e me ne innamorai» lasciò scritto di lui – che l’amico
Diaghilev gli aveva procurato, dopo averle raccolte durante una tournée
italiana intrapresa nel 1917 con la sua compagnia di danzatori, affinché il
compositore ne traesse la materia musicale per un balletto. Stravinskij
intanto, giunto in Italia al seguito della tournée di Diaghilev, aveva avuto
modo di conoscere Picasso e con lui di partecipare una sera a Napoli ad
una rappresentazione comica popolare di cui, più tardi, scrisse: «Tutti e
due eravamo molto colpiti dalla Commedia dell’arte, che avevamo veduto in una piccola sala piena zeppa e puzzolente d’aglio. Il Pulcinella era
un gran babbeo ubriaco ed ogni suo movimento, probabilmente ogni sua
parola, se l’avessi capita, erano osceni». Nella fantasia del compositore
russo i modi sanguigni e plebei di quell’arte popolare interagirono con la
nobile e raffinata espressività della musica di Pergolesi: ne nacque così il
balletto con canto Pulcinella, rappresentato per la prima volta nel 1920
all’Opéra di Parigi con scene e costumi di Picasso e due anni più tardi
ridotto in forma di suite orchestrale.
Geniale è il modo con cui Stravinskij rielabora la musica di Pergolesi –
sebbene, come si è scoperto in seguito, solo la metà dei brani del balletto appartenga veramente al compositore jesino, mentre l’altra metà è
opera di alcuni suoi imitatori. Non si tratta di un semplice riadattamento
del modello, bensì di una sua totale rigenerazione. Tecnicamente
Stravinskij non fa altro che ristrumentare in tutto o in parte gli originali
variando in qualche punto l’armonizzazione e la scansione ritmica e
aggiungendo o togliendo qua e là qualche battuta e qualche inciso. Ma i
suoi interventi sono così mirati e sostanziali che non c’è una sola nota in
tutta l’opera che non suoni stravinskiana. Un esempio tra tutti: la
Tarantella dello pseudo-Pergolesi (n. IV della Suite).
Le modifiche armoniche, ritmiche e timbriche apportate da Stravinskij
hanno, nella sostanza, un unico fine: neutralizzare la rigida simmetria
degli incisi ritmico-sintattici dell’originale. L’operazione è molto vicina a
quella svolta in quegli anni dal suo amico Picasso, quando, ispirato dalle
creazioni dell’arte primitiva, scomponeva gli elementi fisici dei suoi modelli per ricomporli in uno spazio asimmetrico, aprospettico e multidimensionale. E come per Picasso, anche per Stravinskij il risultato è stupefacente: pur restando una composizione colta e raffinata, la tarantella dello
pseudo-Pergolesi perde la chiarezza e l’equilibrio della sua aulica fattura
settecentesca per acquistare una forza e una vitalità assolutamente
moderne e nel contempo vicinissime all’originaria, antichissima danza
popolare. Può sembrare un paradosso, ma di fatto in questo caso la copia
risulta più vera, più autentica dell’originale, e desta in noi ammirazione –
nonché una leggera punta di invidia – il fatto che probabilmente la più
bella ed entusiasmante tarantella napoletana mai scritta sia opera di un
russo: Stravinskij.
La Sinfonia n. 38 in re magg. K. 504, denominata sinfonia “di Praga” per
essere stata scritta da Mozart nella capitale ceca su espresso invito della cittadinanza, innamorata delle sue Nozze di Figaro, e lì eseguita per la prima
volta il 19 gennaio 1787, è tradizionalmente indicata come la prima delle ultime quattro grandi sinfonie del compositore: capolavori caratterizzati da una
straordinaria concentrazione di materia e di energia unita ad una palpabile
urgenza espressiva che pare determinata dall’oscuro presentimento della
fine. Essa inaugura, in effetti, una monumentale operazione di sintesi tecnico-poetica che, quasi un “appello all’eternità”, proietta la vertiginosa fase
finale della parabola creativa mozartiana in una dimensione di solitudine e
distacco dal mondo nella premonizione di un’imminente scomparsa – qualche mese dopo la composizione della Praga, Mozart avrebbe scritto al
padre: «Non vado mai a letto senza pensare che (per quanto giovane io sia)
l’indomani forse non ci sarò più» – ovvero, in una dimensione di “sopravvivenza” dello spirito alla corruzione della materia.
Una delle caratteristiche più sorprendenti dell’ultimo Mozart è la sua capacità di abbracciare in uno sguardo tutta la complessità del mondo condensando in pochi tratti essenziali l’intera gamma dei sentimenti umani: l’allegria
come il dolore, la partecipazione entusiastica alla vita sensuale come il cedimento alla malinconia, l’esaltazione derivante dalla conoscenza razionale
come il senso di impotenza di fronte alle forze oscure e inconoscibili della
natura. Mozart possedeva questa capacità sin dall’infanzia, ma la portò a
maturazione nell’ultimo periodo della sua vita grazie anche, in riferimento
specifico al genere sinfonico, allo studio di Haydn e soprattutto di Bach.
Nella Praga, Mozart recupera da Haydn l’idea dell’Adagio introduttivo già
sperimentato nel primo tempo della Linz, ampliandone le dimensioni al
massimo e oscurandone la materia con motivi di tenebra che anticipano le
atmosfere fatali del Don Giovanni; inoltre, l’elemento della sorpresa, al
quale conferisce però una profondità di significato nuova. In tutti e tre i
movimenti della sinfonia – manca il Minuetto, scelta probabilmente dettata dal desiderio di svincolarsi dal modello normativo in quattro movimenti
definito da Haydn o molto più semplicemente dalla necessità di non allungare ulteriormente i tempi di un lavoro di durata già considerevole – accadono spesso, per lo più in mezzo a situazioni di gioviale allegria o di serena contemplazione, improvvise modulazioni da una tonalità all’altra,
cadenze evitate (o “d’inganno”) e mutamenti dal modo maggiore al modo
minore (ovvero passaggi improvvisi dalla luce alle tenebre) che, invece di
limitarsi a sorprendere piacevolmente l’ascoltatore alla maniera bonaria di
Haydn, lo disorientano spalancandogli di fronte, senza alcun preavviso,
una porta verso l’ignoto, verso una dimensione inesplorata che a volte
lascia intravvedere una misteriosa luce lontana e altre volte è invece invasa dalle tenebre. Ma è grazie a Bach, al suo contrappunto trapiantato nel
nuovo fertile terreno del classicismo, che Mozart ricompone i singoli frammenti contrastanti della realtà dispersi fra loro, addensandoli e concentrandoli in un solo punto e ponendo se stesso al di là, in un luogo elevato,
oltre la realtà immanente. Mentre all’orizzonte si staglia ormai, sin dall’attacco del sontuoso Adagio iniziale, la “Jupiter”, la sua ultima sinfonia, una
delle sue estreme isole di sopravvivenza.
Cristiano Veroli
David Crescenzi direttore
David Crescenzi è stato assistente di Alessio Vlad e allievo del Maestro
Kuhn, del quale ha frequentato un corso di perfezionamento presso i
“Pomeriggi Musicali” di Milano. Vincitore di numerosi premi, tra cui il
Concorso Nazionale di Pesaro e il “Ferragamo” di Arezzo, ha dietro di sé,
ancora giovane, una brillante carriera come direttore di coro e direttore
d’orchestra.
Dal 1998 è direttore ospite principale del Teatro dell’Opera del Cairo,
dove ha ottenuto ampi consensi di pubblico e di critica dirigendo opere di
Rossini, Puccini, Donizetti e Verdi. Dal 1999 al 2001 ricopre la carica di
maestro del coro presso l’Ente Lirico “Teatro Carlo Felice” di Genova e,
dal 2006 al 2013, presso il Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini” partecipando alle stagioni liriche del Teatro Pergolesi di Jesi, del Teatro delle
Muse di Ancona e dello Sferisterio di Macerata. Dal dicembre 2002 è
direttore ospite dell’Opera Rumena di Timisoara. Nel luglio 2008 ha diretto l’Orchestra Filarmonica Marchigiana nel debutto di Cleopatra di Lauro
Rossi all’omonimo teatro di Macerata per la Stagione Lirica di Sferisterio
Opera Festival. Nel 2009 ha debuttato al teatro Bolshoi di Mosca con l’opera Otello di Verdi. Nel 2010 ha diretto Attila di Verdi all’Opera di
Budapest, nel 2011 Adriana Lecouvreur di Cilea all’Opera Rumena in
prima assoluta per la Romania e il concerto di apertura della Stagione
Sinfonica della FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana con Uto Ughi,
nel 2012 Faust di Gounod all’Opera Rumena con Roberto Scandiuzzi.
Dal gennaio 2013 è Direttore Ospite presso l’Orchestra Nazionale della
Radio di Bucarest, dove ha debuttato nel Don Carlo verdiano in forma di
concerto. Nel giugno dello stesso anno, per l’Opera di Cluj, dirige nuovamente il Don Carlo in forma scenica e in settembre il Trittico pucciniano.
Nel 2014 ha diretto il Requiem di Verdi, lo Stabat Mater di Rossini, una
nuova produzione de Il Trovatore all’Opera del Cairo, la Carmen a Seoul,
il Barbiere di Siviglia a Bucarest.
Nell’ottobre del 2014 è stato nominato Direttore Musicale ed Artistico
presso il Teatro dell’Opera del Cairo. Nel 2015, oltre agli impegni con la
FORM, dirigerà La Bohème allo Sferisterio di Macerata.
Crescenzi ha collaborato con grandi direttori, quali Callegari, Mariotti,
Arrivabeni, Bartoletti, Battistoni, Bertini, Santi, Elder, Tate e con importanti
registi, come Pizzi, Brockaus, Ferretti, Cavani, Ranieri, De Hana, Pier’Alli.
Saverio Santoni compositore
Nato a Jesi (AN) nel 1990, si è diplomato in Organo e Composizione
Organistica col massimo dei voti nel settembre 2010, presso il
Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro, sotto la guida del prof. Andrea
Freddini. Ha inoltre frequentato il corso per “Maestro collaboratore di
sala e di palcoscenico”, tenuto dalla Fondazione Pergolesi Spontini, nell’ambito del Progetto “Sipario” (2010). Parallelamente ha intrapreso lo
studio della composizione; attualmente è studente (III anno - Triennio I
Livello) presso lo stesso Conservatorio di Pesaro nella classe del prof.
Lamberto Lugli. Svolge intensa attività come organista e pianista; dal
2006 è organista presso la Chiesa di S. Antonio di Falconara Marittima
(AN), collaborando come tale con il coro “P. Pierbattista da Falconara”.
Dal 2010 è anche organista presso la Cattedrale di S. Ciriaco di Ancona.
Come autore di composizioni, nel 2012 è risultato finalista al V Concorso
Nazionale “Terzo Musica – Valle Bormida” (edizione “giovani composito-
ri” – musiche per clavicembalo). Nello stesso anno ha vinto il II premio (I
non assegnato) all’ XI Concorso Internazionale “D. Vincenzo Vitti” (categoria Junior “Composizioni per organo”). È risultato poi due volte vincitore del I premio all’ “International Antonin Dvorak Composition
Competition” di Praga (2013 categoria Junior, 2014 categoria Senior),
riportando, in entrambe le occasioni, tre premi speciali della giuria per le
composizioni presentate. Come membro dell’Associazione Organistica
Vallesina (dal 2010), ha collaborato al progetto di ricerca e trascrizione
di musiche di Fabio ed Alessandro Costantini (due compositori di origine
marchigiana appartenuti alla scuola polifonica romana del XVII sec.), i
cui risultati sono stati recentemente pubblicati. Due sue composizioni per
clavicembalo sono state inserite come brani d’obbligo nell’ambito del XV
Concorso di Clavicembalo e Basso Continuo “Gianni Gambi” che si terrà
a Pesaro nel Marzo 2015.
OrchestraFilarmonicaMarchigiana
Violini I
Alessandro Cervo**
Giannina Guazzaroni*
Alessandro Marra
Elisabetta Spadari
Laura Di Marzio
Lisa Maria Pescarelli
Cristiano Pulin
Laura Calamosca
Paolo Strappa
Violini II
Simone Grizi*
Laura Barcelli
Baldassarre Cirinesi
Simona Conti
Sandro Caprara
Sergio Morellina
Elia Torregiani
Viole
Greta Xoxi*
Massimo Augelli
Cristiano Del Priori
Lorenzo Anibaldi
Andrea Pomeranz
Flauti
Francesco Chirivì*
Saverio Salvemini
Corni
David Kanarek*
Giovanni Cacciaguerra
Roberto Quattrini
Oboi
Giovanni Pantalone* Trombe
Giuliano Gasparini*
Marco Vignoli
Manolito Rango
Clarinetti
Trombone
Danilo Dolciotti*
Massimo Gianangeli*
Luigino Ferranti
Violoncelli
Alessandro Culiani*
Antonio Coloccia
Gabriele Bandirali
Fagotti
Nicolino Chirivì
Giuseppe Franchellucci Paolo Biagini*
Giacomo Petrolati
Contrabbassi
Luca Collazzoni*
Andrea Dezi
Marco Cempini
Timpani
Adriano Achei*
** Primo Violino di spalla
* Prime parti
prossimi appuntamenti
STAR WARS...& more
FILARMONICA DELL’ADRIATICO
Musiche di J. Williams
Direttore
Giuseppe Ratti
lunedì 13 aprile, ore 21.00
Ancona, Aula Magna di Ateneo “Guido Bossi”
FORM ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA
Via degli Aranci, 2 - 60121 Ancona | Tel. 071 206168 - Fax 071 206730
filarmonicamarchigiana.com | [email protected]
Ispettore d’orchestra
Michele Scipioni