Qualcosa di rosso di Benedetta Buccellato

Transcript

Qualcosa di rosso di Benedetta Buccellato
qualcosa di rosso’
volevano cambiare il mondo, a tutti i costi
di
Benedetta Buccellato
(2007)
Personaggi
in scena:
Palli
Zara
italiano, giovane agente immobiliare laureato in Fisica
cecena, giovane attrice, immigrata clandestina
in video:
Terry
Armando
Marguerite
Alvaro
Armida
madre di Palli
padre di Palli, rifugiato politico a Parigi
figlia di Armando
compagno di Armando
nonna di Palli, madre di Armando
La scena è la stanza semivuota di un appartamento in vendita, a Roma.
Su una delle pareti verranno proiettate le fotografie e le immagini
ingrandite di Skype. Ai nostri giorni.
Note
Per Palli: i riferimenti sardi sono frutto di una modifica apportata in un
secondo momento per esigenze di cast. Nella prima stesura Palli era romano.
Per Zara: il personaggio nasce da una biografia reale, quella di una giovane
attrice cecena che morì in seguito all’assalto al teatro di Mosca (2003)
durante una replica del musical Nord- Ost.
Lo spettacolo ha debuttato nel 2007 al Teatro Due di Roma.
E’ stato ripreso, con un cast differente e col titolo “Per caso o per amore”, al
Teatro de’ Servi di Roma nel 2010.
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Prologo (facoltativo)
Musica. (certe notti di Ligabue?)
Una serie di fotografie racconta l’incontro casuale di due giovani, Palli e Zara, a
Roma, in una serata di settembre.
Palli in moto, in giro per le strade, al termine di una giornata di lavoro.
Il suo ingresso in un bar.
L’incontro con la ragazza.
Palli fa sfoggio di simpatia.
I due seduti a un tavolino.
Zara che parla al cellulare.
Palli che invia un sms (“c’ho da lavorare, faccio tardi”)
I due che mangiano, allegri.
Sulla moto per le strade notturne di Roma.
Una macchina li segue.
Il cancello chiuso di un comprensorio del quartiere Flaminio.
I due davanti al cancello.
La macchina li ha seguiti fin lì.
I due si baciano.Entrano nel comprensorio.
La facciata di una palazzina.
Una finestra chiusa.
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Scena prima
La stessa notte. Un’ora dopo.
L’interno di un appartamento in vendita, nel quartiere Flaminio di Roma.
Qualche cassa, un materasso.
Zara in piedi davanti alla finestra con le persiane chiuse. La stanza è debolmente
illuminata dalla luce della strada che filtra attraverso gli scuri socchiusi.
Il materasso è a terra. Sulle casse gli indumenti e le borse dei due giovani: una
ventiquattrore di pelle e un borsone vagamente etnico.
Zara spia la strada sottostante. E’ nuda, avvolta in un copriletto stinto, in mano una
sigaretta accesa.
L’apertura della porta del bagno la fa leggermente sobbalzare. Chiude gli scuri della
finestra, accende la luce della stanza e va velocemente a sedersi sul materasso.
Entra Palli, indossa solo un pantalone grigio, torso e piedi nudi.
In mano un pacchetto di fazzoletti di carta con i quali si asciuga e che poi
appallottola e mette in tasca.
Da questo momento comincerà a rivestirsi: camicia bianca, giacca grigia, cravatta
blu.
Nel corso di tutta la scena Palli, a differenza di Zara, controllerà il volume della
voce, preoccupato per l’ora tarda e la presenza dei vicini di casa.
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
(alla ragazza) Vuoi un fazzoletto?
(scuote impercettibilmente la testa)
Ti serve un fazzoletto?
No, dopo vado in bagno.
Vacci subito, per piacere, devo chiudere l’acqua.
(tira fuori un fazzoletto dalla tasca dei pantaloni, lo apre e lo posa a terra,
accanto a Zara) La cenere mettila qui dentro, anche la cicca…è umido.
(a voce alta)Tu non fumi?
(continuando a vestirsi) Ssst! (a volume più basso) Fumavo. Ho cominciato
a fumare in terza media, nel bagno della scuola, ho fumato di tutto:
Diana rosse, Lucky Strike, le Nazionali senza filtro di mio nonno…poi,
quando mi hanno preso in squadra, ho smesso. Giocavo a calcio, ora gioco
a calcetto.
Fai tanti gol?
No…non sono un attaccante.
Giochi in difesa.
Neanche, sto in mezzo…. Mediano di spinta ( accenna la canzone di
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Zara
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Zara
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Ligabue) “Una vita da mediano, a recuperar palloni…”
(spegne la cicca sul pavimento)
Ma che sei matta!? ( recupera la cicca)
Ah, scusami !
No, figurati…( chiude la cicca nel fazzoletto, pulisce il pavimento, dopo
un attimo di indecisione chiude fazzoletto e cicca nella ventiquattrore)
Vestiti adesso, dobbiamo andare.
(si guarda intorno) E’ bello qui.
(prende dalla tasca della giacca il cellulare spento e lo riaccende. Le parla
distrattamente, concentrato sulla lista delle chiamate) Se ci spendi un po’
di soldi: sono case vecchie, devi buttare giù un paio di tramezzi, rifare
cucina e bagno, gli impianti, gli infissi… può venire fuori un
bell’appartamentino e il quartiere è a un passo dal centro, ma devi
spenderci un 50.000 euro, almeno.
Tu non ce l’hai 50.000 euro?
No, non ce l’ho 50.000 euro.
E i tuoi genitori?
I miei genitori che c’entrano? Non ci sono.
Sono morti?
Si, sono morti.
Non hai fratelli?
No, sono figlio unico…credo.
Allora non devi dividerla con nessuno?
(la guarda) Cosa?
(indicando la casa) Questa.
Vestiti, dai, è tardi. Se devi andare in bagno, vacci subito.
Ci vado dopo.
Ci vai adesso, per piacere.
(seduttiva) Perché non torni qui?
(imbarazzato) Senti, io mi devo svegliare tra cinque ore: ti devo
accompagnare a casa e poi arrivare fino a Mentana.
Posso dormire a casa tua?
(un urlo soffocato) A casa mia? Ma tu sei pazza?
Dormo qui. (indica il materasso).
(comprende l’equivoco) Ah, tu dici qui! No, non puoi assolutamente
dormire qui!
(ostinata) All’alba io me ne vado fuori.
No! Tu mi fai il piacere di vestirti e di tornartene a casa tua, adesso!
Io non ho la casa.
(tentando di controllarsi) Ti prego, risparmiami la storia dell’immigrata
che mette via i soldi per la vecchia nonna russa…
(risentita) Mia nonna non è russa, è del Kazakistan!
Vabbé del Kazakistan…
Tutti i miei nonni sono del Kazakistan!
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Palli
Zara
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Zara
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Zara
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Zara
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Zara
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Abbi pazienza, ma non me lo ricordo dove sta precisamente il
Kazakistan, sulla carta geografica che c’avevamo in classe c’era scritto
URSS in grande, e basta. Sei dell’ex Unione Sovietica, giusto?
Giusto.
Sei russa.
No, sono cecena.
Aah!
Perché dici “Aah!”?
(in imbarazzo, ma con sincerità) Perché non ve la state passando bene:
avete la guerra con i russi, il terrorismo…
Anche voi avete le guerre, anche qui c’è il terrorismo!
(in difficoltà) Ma che c’entra, è diverso: le nostre non sono guerre, sono
missioni di pace…e poi qui mica ci bombardano sulla testa. Anche il
terrorismo italiano è molto diverso da quello ceceno…Perché non me
l’hai detto, a tavola, che eri cecena? Ti ho fatto una testa così col mio
viaggio a San Pietroburgo.
(correggendolo) Leningrado.
Adesso si chiama San Pietroburgo.
Per me resta Leningrado.
Per te…Vestiti, dai, che ti accompagno a casa.
Io non ho la casa. La mia casa è stata distrutta.
(stupito) Qui a Roma?
No, in Cecenia.
Aah, in Cecenia! lo vedi che è diverso? (cercando di controllare un
disagio crescente) Senti: mi dispiace molto che t’abbiano distrutto la
casa - davvero - ma qui, a Roma, un letto ce l’avrai, no? Dove hai
dormito ieri notte?
Non ho dormito.
(tra sé) Non ha dormito…(a lei) L’altro ieri hai dormito?
Si, tre ore.
Bè, meglio di niente; allora adesso io t’accompagno al letto dell’altro
ieri così finalmente ti fai una bella dormita.
Ma io non lo so dov’ è il letto.
(dopo una breve pausa) Rispondi a questa domanda: mi stai pigliando
per il culo?
(scuote la testa)
Come fai a non sapere dove vivi? La valigia coi vestiti, lo spazzolino da
denti e tutto il resto, dove sono?
(lo guarda, in silenzio)
Ma tu chi sei? (cambio) No, zitta! non lo voglio sapere: ti chiami Nina,
sei un’ ex sovietica, cecena, i tuoi nonni vengono dal Kazakistan, sei una
bella ragazza e abbiamo passato una serata fantastica insieme. Stammi
bene a sentire, Nina, io c’ho già abbastanza casini per conto mio, fammi
‘sto piacere: vestiti!
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Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
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Zara
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Zara
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Zara
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Palli
Zara
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Zara
Palli
Zara
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Zara
Palli
(rimane immobile)
(si aggira per la stanza, guarda l’orologio, impreca sottovoce) Ti vuoi
vestire, per favore?
(c.s.)
Sono già fuori tempo massimo, lo vuoi capire?
(c.s.)
E va bene, dormi qui.
(il primo lieve sorriso)
Alle 7 però ti alzi, ti vesti, rimetti tutto com’era e ti tiri la porta, te ne vai.
E se non mi sveglio alle 7?
(esasperato, si toglie l’orologio e armeggia con i pulsanti) Nina, tu ti
svegli alle 7 in punto - e dormi comunque due ore più di me - (posa
l’orologio su una delle casse) questo me lo lasci qui … è un rolex,
nigeriano, l’ho pagato 10 euro, ma funziona benissimo: alle 7 suona e
alle 7 e mezza sparisci, ti dilegui, evapori…va bene?
(annuisce)
(si avvia alla porta) Allora buonanotte…mi ha fatto piacere conoscerti
e…niente, buonanotte.
Buonanotte.
(esce)
(ad alta voce) Lasciami l’acqua!
(rientra) Ssst! Ma che vuoi svegliare tutto il palazzo?! Ti lascio l’acqua,
va bene. Alle 7 e mezzo fuori! Buonanotte.
(esce, rientra, le mostra il cellulare) Ti avverto: se domattina ti ritrovo
qui, faccio una bella chiamata al 118 e racconto al carabiniere che sono
in compagnia di un’ extracomunitaria col permesso di soggiorno
scaduto, giusto?
Ma il 118 non è l’autombulanza?(un tempo) Alle 7 e mezzo sono fuori.
Buonanotte. (esce)
(a voce alta) Palli è il tuo vero nome?
(rientrando) Ssst! No.
(vagamente ironica) Allora anche il tuo nome è falso…
Non è falso, Palli è il diminutivo di Palmiro.
Come Palmiro Togliatti.
(stupito) Già…perché, lo conosci?
E Palmiro è vero?
Si, è verissimo…purtroppo. (esce)
La porta d’ingresso si apre e si chiude.
La ragazza, rimasta sola, corre alla finestra e spia il marciapiede sottostante
attraverso le fessure della persiana.
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Scena seconda
La stessa stanza, il giorno seguente. Sono circa le 13.
Le persiane sono spalancate, il materasso alzato e appoggiato al muro.
Nessuna traccia della ragazza.
Nell’ingresso, Palli sta congedando una coppia di clienti.
Palli
(voce) Nel biglietto ci sono tutti i numeri dell’agenzia, ma può chiamarmi
sul cellulare a qualsiasi ora. Se posso darle un consiglio spassionato, decida
in fretta perché è un vero affare: con 20-25.000 euro di ristrutturazione
questo le diventa un signor appartamento in un signor quartiere…A
prestissimo allora…signora…
La porta d’ingresso viene chiusa.
Palli entra nella stanza. Indossa il suo immancabile vestito grigio. Chiama un
numero in memoria, mentre parla al telefono si allenta la cravatta blu.
Palli
Sono Menabue…ciao Mazzucconi, mi passi “Gattuso”?…Oh, Simonetta,
sono a Villa Riccio, mi guardi se l’appuntamento delle
15 è confermato?…(canticchia) Magnifico. Caramazza è rientrato?…Gli
dici se mi passa a prendere qui sotto alle 5, che al campetto ci andiamo con
la sua macchina?…Perché non vieni a fare il tifo?…Guarda che ti perdi
l’Oriali di Mentana…come chi è Oriali? Oh, siete tutti ignoranti, per voi
esistono solo le punte e i portieri...Tu, poi, che giochi a centrocampo,
dovresti saperlo…No, niente, è una cosa mia… Vabbé, ti saluto. (chiama
un altro numero in memoria e, nel frattempo, chiude le persiane) Amo, che
fai?…Se potessi c’andrei io, ma oggi proprio non ce la faccio, c’ho un
appuntamento subito dopo pranzo…E’ sulla mensola arancione, sopra
quella di Sky…esatto, ma perché non lo chiedi a tuo nonno?, tanto lui
deve andarci per la pensione…Vabbé, Amo, fa come ti pare, io devo
scappare…oh, stasera niente insalatona, c’ho calcetto, c’avrò una fame nera
…Bella mossa, ma chi cucina, tua nonna o tua madre? …Era meglio
nonna…Dille di non esagerare con la cipolla…otto e mezza, massimo nove
meno un quarto, sono a casa…Amo, tranquilla… Ciao...Ooh, porzioni
abbondanti!
Palli esce.
La porta d’ingresso viene aperta e poi chiusa.
Il coperchio di una delle casse si alza lentamente.
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Scena terza
La sera dello stesso giorno. La stanza è illuminata solo dalla luce della strada che
filtra dalle persiane chiuse.
Zara è stesa sul materasso. Dorme. Sulle casse il borsone aperto e qualche
indumento.
La porta d’ingresso viene aperta e richiusa velocemente a doppia mandata.
Palli compare sulla soglia, barcolla, la mano destra alla fronte, un borsone da sport
nella mano sinistra. Vede la ragazza. Impreca. La ragazza si sveglia di soprassalto,
intravede solo la sagoma del ragazzo. Gli si scaglia contro, spaventata, e lo tempesta
di pugni e calci.
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Lasciami! Non mi toccare! (lo colpisce più volte)
Zitta! Fai piano! (cade, impreca)
(si ferma, lo riconosce) Ah! Scusami! ( corre alla finestra, guarda giù)
(si lamenta platealmente, rantola con le mani premute sulle
stomaco) Il tuo amico dice se scendi.
(continua a spiare dalla finestra)
(si mette faticosamente in ginocchio) Tranquilla, è tutto a posto…
(c.s.)
Aiutarmi, no?
Ah si, scusami. (lo aiuta ad alzarsi)
Figurati…
(lo fa sedere)
Accendi la luce...Prima chiudi gli scuri.
(esegue)
Palli si tampona il sangue che gli esce dal naso.
Zara è davanti a lui, lo guarda costernata.
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
(dandole un pacchetto di fazzoletti) Andresti gentilmente a bagnarli?
(li prende ed esce di corsa. Da fuori, ad alta voce) Si è rotto?
Sssst!
(ancora da fuori, a voce più bassa) Ah si! Scusami. Si è rotto?
(rientra con i fazzoletti inzuppati, sottovoce) Hai sentito un “crac”?
Uno? (tende il viso verso di lei per farsi tamponare il naso)
(gli porge i fazzoletti bagnati )
(deluso) Faccio da solo, grazie.
(si accorge della delusione) Ah si! Scusami…(si inginocchia di fronte a lui,
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gli tampona il naso, a voce normale) Ho paura di farti male.
Palli
Piano!
Zara
(sottovoce) Ho paura di farti male.
Palli
Piano col fazzoletto!
Palli
Ah si…
Insieme …scusami!
Palli
(le blocca la mano, la guarda negli occhi) Perché ti scusi sempre? C’hai la
coscienza sporca? E di cosa ti scusi, del naso rotto o di avermi raccontato
un sacco di balle?
Zara
Scusami…
Palli
Ancora! Quello che m’ha dato la testata, qua sotto, e s’è pure fregato il
telefonino, chi è?
Zara
Si chiama…
Palli
(interrompendola) Lascia perdere il nome, tanto è falso, come il tuo.
Zara
Io mi chiamo Nina.
Palli
(si tocca il naso) E io mi chiamo Marco Materazzi…e l’amico tuo Zinedine
Zidane…
Zara
No, si chiama Flamur.
Palli
E’ il tuo ragazzo?
Zara
Lui crede di si.
Palli
Sicuramente crede di si e crede anche che io e te stiamo insieme e che vuoi
chiudere con lui e col suo giro…Porca puttana!, quanti sono gli amici tuoi?
Zara
Non sono amici miei.
Palli
Vabbé, quanti “soci” c’ha Zidane?
Zara
Non lo so, non li conosco tutti.
Palli
(si alza gemendo, spegne la luce, si trascina verso la finestra, apre gli scuri
e spia fuori) Sta ancora lì…Il cancello è chiuso…Ci sono una ventina di
palazzine qua dentro, non lo può sapere dove siamo e, con la bella faccia
che si ritrova, non c’avrà avuto il coraggio di chiedere informazioni al
portiere…Ma tu sei stata tutto il giorno chiusa qua dentro?
Zara
(annuisce)
Palli
Non è possibile, ci sono venuto dieci volte!
Zara
Ero lì. (indica una delle casse, la più grande)
Palli
(sbalordito) Eri dentro la cassa?
Zara
Si.
Palli
Ma che sei scappata da un circo?
Zara
Mi sono tolta i tacchi…
Palli
Sei a digiuno da ieri sera?
Zara
No, avevo dei biscotti in borsa.
Palli
Porca puttana! M’aspettano per cena! E come ci torno conciato così? Non
posso neanche telefonare…
Zara
(estrae dal borsone un cellulare. Lo accende) Puoi chiamare tua moglie col
mio. (controlla il registro delle chiamate)
Palli
Mia moglie?
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Zara
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Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Si, Amo. (legge e cancella alcuni messaggi)
M’hai pure spiato da dentro la cassa! Comunque, non è mia
moglie, è la mia ragazza, viviamo insieme...
Non mi avevi detto niente di Amo…
Perché tu mi avevi detto qualcosa di Zidane?
Ma lui non è il mio ragazzo! Noi non viviamo insieme!
Bè, non è che in una sera ci si può raccontare tutta la vita…E,
comunque, non si chiama Amo.
Ha un nome falso anche lei?
No, Amo è un diminutivo.
Come Palli.
Esatto, come Palli: “Palli e Amo”…(considera per un istante l’orrore dei
due nomignoli appaiati) Si chiama Valentina.
Amo è il diminutivo di Valentina?
(esasperato) No! Il diminutivo di Valentina è Vale. Amo è il
diminutivo di Amore, va bene? Amore…Amo!
(legge sul display) 3485872868…
E’ il mio numero!
(legge un messaggio) Flamur ha mandato un messaggio col tuo telefonino.
E’ per te. ( gli dà il telefonino)
Per me? (Legge): “ Fratello, questo solo anticipo. Manda fuori Anna.
Meglio per tutti. ” (la fissa) Anna?!
Silenzio
Zara
Palli
Zara
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Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Ti aspettano a casa, telefona.
Si, e che gli dico? “ Cominciate a mangiare ché io c’ho una
questione in sospeso con un magnaccia russo.”?
Non è russo.
Ah si, scusami: ”…con un magnaccia ceceno.”
Non è ceceno, è serbo, e io non sono una puttana.
(sbotta) E io non sono Bruce Willis! (una breve pausa, va a sedersi col
cellulare in mano, compone un numero ma non preme l’invio) Dico che
c’ho avuto un incidente e se viene a prendermi… (si blocca) E se Zidane
ci segue fino a Mentana?( a lei) Che macchina ha, Zidane?
Lui non ce l’ha, ce l’ha suo cugino.
Perfetto, quindi minimo sono in due là sotto…(la guarda) Chiamare la
Polizia, i Carabinieri, la Municipale…?
(scuote la testa, spaventata)
…neanche a parlarne. (tra sé) Adesso che faccio? Che gli racconto?
E’ lontana Mentana?
Nina…Anna…come cazzo ti chiami, non domandarmi più niente, stai zitta.
(si avvicina alla finestra, spia di sotto) Zidane - e il cugino - sono là sotto e
io sono qua dentro, chiuso a chiave: non è il massimo, ma fino a domani
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mattina me lo faccio bastare.
Zara
Non torni dalla tua ragazza?
Palli
Parlo turco? L’hai capito che devi stare zitta?
Zara
(si infila le scarpe, mette le sue cose nel borsone)
Palli
Cosa fai?
Zara
(non risponde, si prepara a uscire).
Palli
Torni dai tuoi amici?
Zara
Non sono miei amici. (esce)
Palli
(si accorge di avere in mano il cellulare di Zara) Ti sei dimenticata il
telefonino.
Zara
(da fuori) Te lo regalo.
Palli
Grazie, ma non accetto regali dagli sconosciuti. (glielo restituisce) Tanti
auguri…Anna?
Zara
Anna. Grazie e…
insieme …scusami!?
Pausa
Palli
Zara
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Zara
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Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Siamo sicuri che Zidane non è tuo amico?
Tanto tu non mi credi.
Se ora scendi…che succede?
(alza le spalle)
Spacca il naso anche a te?
( c.s.)
(dopo una pausa) Te ne vai domani mattina, è meglio, quello è incazzato
nero…
Dormo qui anche stanotte?
Hai un’idea migliore?
Domani mattina me ne vado, promesso.
Si, l’avevi promesso anche ieri.
No, ieri non avevo promesso.
Pausa
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
“Felice colui che in simili notti se ne sta sotto il tetto di casa,
che ha un caldo cantuccio”.
Chi l’ha detto?
L’ha scritto un poeta...
…ceceno.
No, russo. (dopo una breve pausa, imbarazzata, indicando il materasso)
C’è solo quello per dormire?
(anche lui imbarazzato dall’intimità che si prospetta) Si, c’è solo quello, e
meno male che non sono ancora venuti a prenderselo. Hai problemi?
Tu?
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Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Io cosa?
Tu hai problemi?
Te l’ho chiesto prima io.
Decidi tu, tu sei il padrone.
Il padrone di che?
Il padrone della casa.
Ma tu ancora non l’hai capito che io non sono padrone di un bel niente!
Che io le case le vendo e basta!? Io non ce l’ho la casa, vivo nella
bifamiliare della famiglia di Valentina, a Mentana: i nonni a pianterreno, i
genitori al primo piano e noi due nella mansarda. (cambio) Porca puttana, la
cena! Riprestami il cellulare, per favore. Senti…Cosetta…Nikita… tu
vai in cucina, attacca la presa del frigorifero, sotto il lavandino ci dev’essere
un sacchetto di plastica, lo riempi d’acqua e lo metti nel freezer, domani
mattina c’ho gli appuntamenti qui e mi devo sgonfiare ‘sto naso.
Zara (esce)
Palli ( si prepara alla telefonata che sta per fare) Amo, non sai che m’è successo!
Tutto è cominciato sul 6 a 6, ultimi tre minuti di gioco, stavo per battere il
rigore decisivo - qualche volta me lo fanno tirare! - e uno dell’altra squadra - che
chiamano lo Zidane del Nuovo Salario - m’ha dato una testata in faccia, a freddo…
la moto non è più ripartita - ma lì Zidane non c’entra - e, mentre la spingevo, m’è
caduto per terra il cellulare e s’è rotto… Con che telefono sto chiamando? Ti sto
chiamando col telefono di Caramazza, Pino, che però non può accompagnarmi fino a
Mentana. Perché? Bella domanda. Non mi può accompagnare perché Zidane gli ha
dato un calcione alla caviglia, quello per cui l’arbitro c’aveva dato il rigore che io
poi però non ho potuto tirare per via della testata in faccia, e neanche Caramazza, per
via della caviglia…infatti stiamo andando a casa sua in taxi…(ma io che ci vado a
fare a casa di Caramazza?) Vuoi sapere chi ha tirato il rigore? Complimenti,
finalmente una domanda che c’ha una logica. L’ha tirato uno della filiale di Baldo
degli Ubaldi, Proietta, voto otto, monumentale. Ha trafitto il portiere e ha siglato il
gol della vittoria: 7 a 6. Non fa una piega. (compone il numero. Sottovoce) Amo,
che state già a tavola?…Amo, ma come chi è, sono io!…Perché ti sto chiamando col
cellulare di un mio collega, Caramazza, Pino…parlo piano perché… Amo, c’hai
presente Marco Materazzi, la finale Italia-Francia, ai mondiali?…
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Scena quarta
Dieci giorni dopo. Sabato.
Sono circa le 13. Dalla finestra aperta entra la luce di una bella giornata di sole. La
stanza è vuota.
Dall’ingresso arriva la voce di Palli.
Palli
Sono case vecchie, signora, nascono come edilizia popolare…. Lei
comunque calcoli che con settanta, massimo centomila euro, questo le
diventa un appartamento sfizioso, un gioiellino. Tenga anche conto che con
l’apertura del disco-pub, qui di fronte, il quartiere si svecchierà parecchio, acquisterà
vivacità, si rivaluterà…musica, motorini, ragazzi…non solo del quartiere,
arriveranno da Vigna Clara, dalla Cassia, dalla Salaria, Fidene, Settebagni, Castel
Giubileo e via andare… La vedo perplessa…lei comunque ci pensi con calma, non
c’è nessunissima fretta…Tra l’altro - le do una dritta perché lei mi è molto
simpatica, mi ricorda mia nonna – lei ci pensi con calma tanto, tempo tre mesi, la
bolla scoppia…Tante belle cose anche a lei e buona domenica.
La porta dell’appartamento viene chiusa.
Entra Palli. Si toglie giacca e cravatta. Chiude le persiane. Bussa sulla cassa grande.
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Anna Frank, via libera!
(esce dalla cassa, si sgranchisce)
(riferendosi alle orecchie della vecchia signora) Le si erano scaricate le pile.
Quelli col cane, però, ho avuto paura che mi scoprissero. Non la smetteva
più di abbaiare davanti alla cassa.
Totò, bastardo…(facendo il verso) “Totò, statti fermo!”.
Che ore sono?
L’una e mezza. E il nano scassaballe ?
Il bambino?
Si, il bambino. (c.s.) “Giogiò, statti fermo a mamma!”. (apre la
ventiquattrore, estrae due contenitori di plastica e una confezione in cartone
di vino in) Signora Anna, congratulazioni! Lei oggi ha vinto un pranzo con
il dottor Menabue: mitiche polpette della signora Marisa - la nonna
di Valentina- veramente ignoranti; cicoria ripassata e vino dei castelli.
Valentina non torna a pranzo.
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Palli
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Palli
Zara
Esatto: è andata all’Ikea con la madre e mangiano lì.
(guarda altrove)
Oh, se disturbo, vado a mangiarmele nel giardinetto qua sotto…
No, no…mi fa piacere…( inizia ad apparecchiare)
I due accostano due casse a quella più grande; da una delle due estraggono una
tovaglia e le stoviglie.
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Zara
Che raccontavi ai clienti col cane?
Gli ho detto che nell’appartamento a fianco abita un’anziana coppia di
Varese…
Dov’è Varese?
Nel nord. Gli ho raccontato che il marito soffre di cefalea cronica e che la
moglie è maniaca della pezzetta. “La mattanza di Villa Riccio: Totò e
Giogiò, vittime innocenti della cieca vendetta della coppia di condomini
leghisti. Nano e mastino, entrambi napoletani, seviziati al Flaminio ”.
Ma i musulmani non fanno peccato a bere alcolici?
I cattolici non fanno peccato a vivere con una ragazza senza essere
sposati?
Io non sono cattolico, non m’hanno neanche battezzato, credo. E
comunque non sono credente.
Anche io non sono credente.
Meglio così, “ le religioni sono l’oppio dei popoli.” Karl Marx.
Sei marxista?
In che senso?
Sei di sinistra?
No.
Sei di destra?
No.
Cosa sei?
Sono uno che sta cercando di individuare il nemico.
Se non sei marxista, perché citi Marx?
Perché, per alcuni versi - alcuni - aveva ragione…ne avrebbe avuta anche
doppia se avesse aggiunto che anche le ideologie sono l’oppio dei popoli.
Hai le idee chiare tu.
Assolutamente no…Alla salute. (beve)
I tuoi capi cosa dicono che non riesci a venderlo?
Gli altri li vendo tutti. Questo non si vende perché, nel quartiere, si
ricordano ancora tutti del fattaccio…
Quale fattaccio?
Il delitto di Marcella la cartomante: fu trovata proprio qui, nel salottino,
massacrata a colpi di palla di vetro, seminuda, con due tarocchi in mano.
La palla, invece, non fu mai più ritrovata..
E quando sarebbe successo, questo fattaccio?
15
Palli
Zara
Palli
Boh, nel dopoguerra…pare però che nelle notti di luna piena si sentano
ancora i guaiti del cane della povera Marcella, uno yorkshire…Conan.
In agenzia ci hanno creduto?
Certo che c’hanno creduto, gli ho anche chiesto un’indennità-sfiga, ma
non credo che me la daranno…
Pausa
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Io non ce la faccio più…
Non ti piacciono?
Sono dieci giorni che sono qui. Non posso restare chiusa per sempre.
E chi l’ ha detto che devi restarci per sempre? (una breve pausa)
Che t’ha scritto oggi, Zidane?
Il solito. Continua a cercarmi. Ha telefonato anche a una mia amica, a
Verona, per sapere se ero da lei.
Nel dubbio, però, una controllatina qua sotto ogni tanto, continua a
farla…Aspettiamo che le acque si calmino, domani chiamo il mio amico,
Gabriele Cossu, ha appena vinto un concorso al Ministero degli Interni,
gli chiedo se può fare qualcosa per il permesso di soggiorno.
Siamo stati nello stesso banco per 13 anni, a Cagliari: elementari medie e
liceo, lui poi è rimasto a Cagliari, si è iscritto a Giurisprudenza, e io sono
venuto a Roma, a Fisica. Gli porto il tuo passaporto, vediamo cosa può
fare…
Pausa
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Mi piacerebbe fare una corsa sul lungo fiume…
Quale fiume?
(indica fuori dalla finestra) Il fiume.
Il Tevere! Lo capisco ma è meglio di no, aspettiamo qualche giorno.
(un’occhiata all’orologio) Devo scappare.
Torni più tardi?
No, oggi ho finito col lavoro, è sabato.
Ah già, è sabato…e domani è domenica…
Già…
Ci vediamo lunedì, allora?
Già…
(indicando la cassa) Puoi liberarmi qui?
Durante il dialogo che segue, Zara sposta il materasso, apre una delle casse, ne
assembla altre, alza dei teli…Utilizzando le casse e il loro contenuto trasforma un
angolo della stanza in una sorta di tana dal sapore orientale. Palli assiste.
16
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Andate fuori per il week end?
No, Valentina voleva andare da certi parenti a Ladispoli, al mare, ma io
non ne ho voglia.
Stasera uscite?
No, stiamo a casa, viene una coppia di amici a cena e poi ci vediamo un
film. Valentina ha noleggiato l’ultimo di Muccino…Tu, fino a lunedì stai
a posto, no? C’è l’insalata, il formaggio…vuoi che ti lascio le polpette?
No, no. Vai, fai tardi.
Mi raccomando, niente corsa.
Lo so.
Neanche domani. Ricordati gli scuri…Ti ricarico l’i-pod: Traviata e
Turandot, giusto?
Giusto.
Domani mattina chiamo Cossu per il permesso di soggiorno. Sigarette?
Ne ho ancora.
Vuoi un altro libro?
Che libro?
In garage ho la raccolta completa di Urania, fantascienza.
Non mi piace tanto la fantascienza.
Fumetti? Tex, Martin Mistere, Nathan Never, Dylan Dog?
Non mi piacciono tanto i fumetti.
Vabbé ci penso io, ti faccio una sorpresa. Ci vediamo lunedì, allora.
Buon week end.
(la guarda. Dopo una pausa) Stai bene anche tu. (esce)
17
Scena quinta
Il giorno seguente. Tardo pomeriggio di domenica.
Zara è nella sua tenda, sta leggendo o disegnando. E’ in reggiseno e mutandine.
La porta d’ingresso viene aperta. Dall’ingresso arriva il fischio sommesso di Palli.
Palli
Insieme
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
(entra con una scatola) Abita qui la signorina Anna? (la vede
semisvestita) Ah!…
…scusami!
Devo consegnare un pacco.
(coprendosi) I postini italiani lavorano anche di domenica?
Che vuole, signorina, si arrotonda…Sola?
(annuisce)
(studiando la tenda) Complimenti per l’arredamento, originale.
(indicando la scatola ) Che fa, lo apre?
(apre la scatola, ne estrae il contenuto: un libro…) Grazie.
Ero indeciso con l’Iliade, poi ho pensato che qui almeno la guerra è
finita .
(…l’i-pod…)
Traviata e Turandot. In coda t’ho scaricato anche l’ultimo cd di
Ligabue, fa compagnia.
(…una scatola di biscotti…)
Biscotti allo zenzero. Svedesi.
(…un pacchetto incartato) E questo?
Apri. Spero di avere azzeccato.
( tira fuori una grossa collana di legno colorato) E’ bellissima! (la
indossa)
Artigianato etnico.
(lo abbraccia in silenzio)
(stretto nell’abbraccio, imbarazzato ed emozionato, sussurra) Grazie.
(si scioglie dall’abbraccio) Vuoi un thè?
(frastornato dall’abbraccio) Non hai niente di più forte?
(cenno di no con la testa) E Valentina?
Ti dispiace se parliamo d’altro?
Avete litigato.
Ti dispiace se parliamo d’altro?
18
Silenzio
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
E’ un po’ che siamo in crisi…cioè, io sono in crisi con lei, lei con me
no…dice di no. Per questo, la prima sera non te ne avevo parlato…
Comunque, neanche tu hai parlato molto, stavi sempre zitta e così ho
straparlato io e, in mezzo, ci ho infilato anche qualche balla…(una breve
pausa) Credevo che non ci saremmo visti mai più…(altra breve pausa)
T’ho detto che ero libero, sciolto…che non mi faccio problemi…
insomma, che sono uno scaldabrande…
Scaldabrande?
Scaldabrande è uno che salta da un letto a un altro…
Ah!
(continua)…Non è vero, io sono sempre stato uno fedele. E questa è la
prima balla. La seconda è che non sono mai stato a San Pietroburgo, (si
corregge) Leningrado. Terza balla: non ho mai suonato in un gruppo
rock, strimpello da solo, quando non c’è nessuno in casa. Quarta e
ultima: io non ho la Smart, è della madre di Valentina.
E, per finire – a parte le balle - non mi sono piaciuto per niente a letto
con te – sul materasso - la prima volta…l’unica. Diciamo che non ne ho
un gran ricordo…ho finito.
Anche per me non è un gran ricordo…
Ah no?! (ferito nell’orgoglio) Bé, ero nervoso, avevo anche bevuto a
tavola, ti ricordi che ho mischiato?
Non devi giustificarti.
Non mi sto mica giustificando!
Capita, quando si fa l’amore senza amore.
L’amore senza amore, appunto. Solo un masochista potrebbe innamorarsi
di una che non sai neanche come si chiama. Comunque, per quanto mi
riguarda, io, con le balle, ho chiuso.
I tuoi genitori, allora, sono veramente morti?
(dopo una breve pausa) E’ di cattivo gusto dire che sono morti, eh?
Non sei orfano.
No, non sono orfano.
E perché hai detto che sono morti? Hai litigato con loro?
Non è così semplice…
Hai fatto qualcosa…di grave?
Sai che me lo chiedo spesso? Magari da piccolo ho combinato qualche
casino gigantesco…è che non mi ricordo quasi niente di quando ero
piccolo.
Abitano qui a Roma?
No, mio padre è scappato a Parigi, quando io avevo tre anni, e non
19
è più tornato. Lui dice che è ricercato e che non può passare la frontiera:
in realtà non l’ha mai cercato nessuno, né allora né tantomeno adesso. Cossu, il mio
amico poliziotto, ha fatto delle indagini ma non ha trovato niente d’importante. Due
anni fa l’ho stanato io, su internet: ha un blog con altri compagni - c’hanno tutti
minimo 55- 60 anni - si chiama Le drap rouge. Qualche volta, di notte, chatto con
lui. Mi firmo Mazinga 75, lui non lo sa che sono suo figlio, gli ho detto che sono un
compagno della Sinistra Giovanile. Mi chiede cosa succede qui, mi
manda indirizzi, contatti assurdi, appelli…il suo nickname è Belfagor, in
realtà si chiama Armando.
Zara
(ripete) Armando…
Palli
I miei nonni paterni hanno fatto la Resistenza e l’hanno chiamato come un
famoso comandante partigiano.
Zara
Non sei mai andato a trovarli?
Palli
A trovarlo. Mia madre mica vive con lui. Figurati, s’è sposata altre due
volte!
Zara
E lei come si chiama?
Palli
Prima si chiamava Teresa, ora si chiama Terry, è più trendy. M’ha
accompagnato a Parigi due volte: quando abitavamo ancora con mia nonna
paterna, e poi in prima o seconda elementare, quando mi ero già trasferito
a Cagliari dai miei nonni materni…loro sono morti veramente, non è
una balla. Non mi ricordo niente di quei viaggi, neanche la Tour
Eiffel…la verità è che io non mi ricordo un cazzo…
Zara
Io, invece, mi ricordo tutto, da quando ero piccolissima.
Palli
Ah si?!
Zara
(continua) E quello che, magari, avrei potuto dimenticare, me l’hanno
raccontato i miei nonni, i miei zii, i miei genitori. Ricordo tutto dei loro
racconti, anche di quelli che io non ho vissuto: le persone che non ho mai
incontrato, i paesaggi - fino ai dettagli- che non ho mai visto, mi ricordo
perfino gli odori e i sapori che non ho mai provato. Non riesco a smettere
di ricordare la mia vita di prima, quella normale, quando potevo ancora
sognare. Adesso anche i sogni sono diventati un lusso. Come fai a sognare
se hai bisogno di tutto? Era così bello essere normale.
Palli
Non lo so…per qualcuno sarà anche bello…Ma, a volte, essere normale
non è precisamente esaltante…e anche i sogni…(un’occhiata all’orologio)
Io scappo. Domenica sera, barbecue e home theatre: il padre di Valentina
ha comprato il cofanetto delle prime puntate di E.R.. Io sono il
responsabile del barbecue.
Zara
Grazie.
Palli
Di che?
Zara
Dei regali…di essere venuto…domattina a che ora viene il primo cliente?
Palli
Non lo so, devo passare prima in agenzia. Ti mando un messaggio.
Zara
Per le nove, comunque, chiudo tutto.
Palli
Allora, a domani. Buonanotte. (esce)
Zara
Buonanotte.
20
Rimasta sola, Zara accende l’i-pod e, sulle note della Traviata dal vivo, si panneggia
il corpo con il copriletto, sale sul materasso come su di un palcoscenico, interpreta
Violetta. Fino all’acuto finale di Maria Callas e all’applauso scrosciante del
pubblico.
Scena sesta
La mattina seguente. Sono circa le otto. La tenda è ancora montata, ma Zara non è
nella stanza.
Rumore di apertura della porta. Dall’ingresso il fischio sommesso di Palli.
Palli, in abito da lavoro, si affaccia sulla porta.
Palli
Buongiorno.
Si accorge dell’assenza di Zara, dà uno sguardo al corridoio. Apre la ventiquattrore
ed estrae una bottiglietta col caffè e un sacchetto con un paio di cornetti. Sulla soglia
appare Zara, è vestita come la sera del loro primo incontro. Palli, di spalle alla
soglia, non la vede, sta apparecchiando la prima colazione su una cassa.
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Buongiorno…Ho fatto un salto prima di passare in agenzia. Caffè e
cornetti caldi!
Io vado via.
(si ferma) Cosa?
Io vado via.
(si gira lentamente verso di lei) Perché?
(con semplicità) Perché è il mio destino.
Che significa, che vuol dire “perché è il mio destino”? Il destino si può
anche cambiare. Vuoi andare a fare una passeggiata?
(con un sorriso triste) No, vado via.
Da questo momento Zara, sotto lo sguardo impotente di Palli, rimetterà tutto in
ordine.
Palli
Zara
Palli
Aspetta, ragioniamo: stasera riparlo con Cossu, magari gli chiedo di fare un
salto qui, così te lo presento e gli dai tu il passaporto.
Il mio passaporto ce l’hanno loro.
(un tempo) E perché non me l’hai detto prima? Perché non me le dici le
cose? Perché te le devo sempre tirar fuori io con le tenaglie?
21
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
(non risponde, continua a chiudere tutto)
(a se’) Certo che ce l’hanno loro, che coglione che sono, dovevo
immaginarmelo! E senza il passaporto, che gli chiedo a Cossu?
(alza le spalle) Non è importante il passaporto.
Si, invece, che è importante, è indispensabile!
Non è importante, è falso.
Silenzio
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Ma tu me l’hai mai detta una cosa vera? Tra le poche che m’hai raccontato,
ce n’era almeno una vera?
(tace)
Non ti chiami neanche Anna, eh?
(c.s.)
Mi dici almeno come ti chiami, prima di andartene?
(si ferma, lo guarda. Dopo un’esitazione) Mi chiamo Za…
(la interrompe, esasperato) La verità, stavolta, ti prego!
I tuoi genitori come ti chiamano? I tuoi nonni, i tuoi amici, quelli
veri, non quelli come me, usa e getta?
Loro mi chiamavano Koku.
Quindi ti chiami Koku?
Non più.
(esasperato) Cosa vuol dire “ non piu” !?
Koku non esiste più, come la mia vita di prima. Se vuoi, tu puoi chiamarmi
Zara. Zara era il mio nome d’arte.
(amaro) Non dirmi quale arte, ti supplico, almeno questo risparmiamelo.
Fai una cosa: vattene.
(dopo una pausa) Ero un’attrice.
(c.s.) Si certo, eri un’attrice e ti chiamavi Zara… e poi?
E poi c’era la guerra…
Lo sappiamo che c’era la guerra.
No, voi non lo sapete, non sapete niente! Sapete solo quello che i russi
vogliono farvi sapere e voi non volete sapere qual è la realtà! Meglio così,
no? Meglio per i russi, ma anche meglio per voi. I tuoi nonni lo sapevano
che nei lager in Germania morivano milioni di ebrei? Forse non lo
sapevano! Così, quando i tuoi nipoti ti chiederanno: “Ma tu lo sapevi che
in Cecenia c’erano i lager dove morivano migliaia di innocenti, tu lo sapevi
che i russi stavano facendo un genocidio?”, tu risponderai: ” Non lo
sapevo.” E non dirai una bugia, sarà la tua verità, la verità di un uomo
normale che vive in un Paese normale! E meglio così, no?
Non lo so se è meglio cosi.
Anch’io sono stata normale, sai? Prima della guerra ero una ragazza
come quelle che ci sono qui, con lo zaino e i jeans scoloriti. Dopo la
scuola, sognavo di andare a Grozny e di diventare attrice e, alla fine, i miei
22
genitori si sono convinti e mi hanno lasciato partire con mio fratello più
piccolo. E così siamo andati insieme all’Università, io e Mosvar. Poi, nel
1999, i russi hanno occupato Grozny. L’anno dopo mi sono diplomata in
recitazione: il mio sogno si stava avverando, ma io non ero più capace di
sognare. Niente era più normale: i russi bombardavano, torturavano i civili,
li uccidevano, stupravano le donne, distruggevano le case…
Palli
Anche la tua, lo so…
Zara
No, la casa dei miei genitori l’hanno distrutta due anni dopo, quando sono
venuti a cercarmi e non mi hanno trovata.
I russi e la milizia cecena devastavano tutto e io lì, con pochi altri, a
imparare a memoria Gorkij, Gogol, Cechov, anche Eduardo De Filippo…All’inizio
dell’ultimo anno i russi hanno ucciso mio fratello. Aveva 19 anni ed era diventato
molto “religioso”. Dopo la sua morte ha cominciato a farmi male il cuore, avevo fitte
che mi toglievano il respiro, mi piegavo a terra per quanto era forte il dolore. Ma ho
continuato a studiare e, alla fine, sono arrivata, non so neanche io come, al saggio
finale: “Cajka”, “Il gabbiano”, Cechov. Io recitavo la parte di Nina.
E’ stata l’ultima volta che sono salita su un palcoscenico.
I confratelli di Mosvar mi hanno portato via. Io ero sola e malata e loro hanno
pagato i dottori e le medicine, mi hanno dato anche un marito perché una donna
senza marito, o senza un fratello o un padre, vale meno di niente.
“ Dimentica la tristezza e credi alla fede”. Ho buttato via i jeans e le magliette e ho
nascosto il mio corpo sotto abiti lunghi, mi sono annodata un fazzoletto nero che mi
copriva la testa e la fronte fino alle sopracciglia. Mi hanno dato tutto e mi hanno
chiesto tutto, così ho smesso di appartenere a me stessa e ho cominciato a desiderare
una cosa sola: che Allah esistesse e che facesse tornare la pace.
Non ho potuto dire di no quando è arrivato il mio momento. Mi avevano detto che
dovevo partecipare a un’operazione speciale, a Mosca, che avrebbe costretto il
presidente russo a fare delle concessioni e a iniziare le trattative per la pace. Mi
avevano detto che dovevamo metterci un abito particolare, molto largo in vita,
coprirci il viso e recitare la parte delle attentatrici-suicide, che “non accadrà nulla di
terribile”, che “non è la prima volta che reciti”. Dovevo fare finta ma non sul
palcoscenico, questa volta. Sul palcoscenico ci sarebbero stati gli attori veri e la
platea sarebbe stata piena di spettatori. Noi donne – eravamo tutte donne, ognuna
con alle spalle una tragedia personale o, più semplicemente, una vita infelice – noi
donne dovevamo interrompere lo spettacolo, quello vero, e cominciarne “ un altro”.
Non gli ho creduto: non ero una vigliacca, ero anche pronta a morire, ma doveva
essere una scelta mia, non volevo esser fatta saltare in aria a distanza da un
confratello, non volevo diventare una bomba vivente, non volevo uccidere degli
innocenti per la pace.
Alla fine le mie consorelle sono morte tutte e sono morti anche 128 donne e uomini
del pubblico. E Allah non ha fatto tornare la pace, la pace è sempre più lontana.
Io non c’ero in quel teatro, anche se molti pensano il contrario.
Non sono partita per Mosca. Il 17 ottobre del 2002 sono scomparsa, mi sono
volatilizzata, forse sono morta e il mio corpo verrà ritrovato chissà dove.
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La casa dei miei genitori è stata distrutta, non lo so da chi: i russi, la milizia,
i confratelli... Non so dove sono i miei genitori - forse sono tornati nel paese dei miei
nonni, in Kazakistan - e loro non sanno dove sono io. Meglio così.
E’meglio non sapere, vero? (una breve pausa)
“Da migliaia di secoli la terra non porta sul dorso nemmeno una sola creatura viva, e
questa povera luna accende invano la propria lanterna. Sul prato non si svegliano più
con un grido le gru, e non si sentono i maggiolini nei boschetti di tigli. Freddo,
freddo, freddo. Vuoto, vuoto, vuoto.”
Fine del monologo di Nina…e anche di quello di Zara.
Silenzio
Zara
Capisci perché il mio passaporto non è importante? E’ finto, come è
finta Anna, e prima di Anna: Irina, Sonia, Marina…Per cambiare identità
basta conoscere i giri giusti e avere un po’ di soldi. E per fare un po’ di
soldi ci sono tanti modi…
Pausa
Palli
Zara
Loro lo sanno che il passaporto è falso? Gli hai detto chi sei?
No, per loro sono Anna e Anna parla poco… I monologhi sono pericolosi.
Pausa
Palli
Zara
Palli
Ma se ora te ne vai, dove vai? Come fai a scappare da sola, senza
documenti, senza soldi?
Io non scappo, torno da loro.
Torni da loro? Ma allora sei davvero pazza! Ti sei bevuta il cervello?
Preferisci tornare da quei pezzi di merda piuttosto che restare qui?
D’accordo, qui non sei libera, ma non sarà per sempre. Non siamo stati
male in queste settimane, no?, mi sembrava che tu fossi abbastanza
serena…che almeno ti sentissi al sicuro.
A questo punto Zara avrà finito di mettere in ordine la stanza.
Zara
Palli
(prende la borsa, cerca un messaggio nel cellulare, glielo porge)
L’ho letto un’ora fa, quando ho acceso il telefono. Aspettavo il tuo
messaggio.
(legge) 50.000 mila euro?…e sanno pure come mi chiamo! (a se stesso,
aggirandosi per la stanza) Porca puttana!
Zara, nel frattempo, è uscita dalla stanza.
Palli
(si accorge all’improvviso di parlare da solo) Nina! (la insegue
24
nell’ingresso. Da fuori, disperato) Dove stai andando, si può
sapere? Tu non esci…te lo proibisco! (entra ed esce, fa la spola tra la
stanza e l’ingresso. Nonostante la disperazione, non dimentica di non
poter gridare e la voce gli esce strozzata) Hai capito? Tu resti qui! Ma pensi davvero
che io ti lasci andare via? Che ti faccia tornare da quei pezzi merda? Pensi questo di
me, eh? Rispondi! Pensi che sia lo sfigato con la giacca fintoarmani che di fronte al
ricatto dei “banditi” abbassa la testa? “D’accordo, fratelli, riprendetevi la vostra
clandestina, costa troppo!, e scusate se vi ho fatto incazzare? Tanto Anna -o come
cazzo si chiama! - è uno scarto, no?, e il mondo va così, se sei sfigato resti
sfigato…che poi pure voi non è che siete messi male a sfiga! Date le testate, vi
fregate i passaporti e i cellulari, ma non deve essere proprio il massimo della vita
aggirarsi per le periferie come dei cani randagi!”.
Zara è rientrata lentamente nella stanza. Lo ascolta e lo guarda, in silenzio.
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
(continua) Non rispondi? Allora parlo io! Vogliono che io paghi la tua
libertà? Credono che sia il tuo ragazzo, che mi sono innamorato di Anna
e che sono pronto a tutto pur di tenermela?
“La vita è un gioco duro per gente dura? Benissimo, pezzi di merda, mi
adeguo! Non c’è problema, io mi adeguo, affare fatto! Datemi solo un
po’ di tempo per trovare la grana perché io non ce l’ho 50.000 euro, e voi
lo sapete benissimo – perché mi avete sicuramente pedinato - che sono
uno sfigato quasi come voi.”
Vuoi comprarmi?
Tu non capisci proprio niente! Pensi veramente che io accetti il ricatto di
quei pezzi di merda? Io non ho nessuna intenzione di comprare nessuno!
Tu sei una donna libera e puoi scegliere…
Io non sono una donna libera! Non posso scegliere niente!
Bè, adesso devi scegliere! O decidi di essere Anna, e allora esci da quella
porta e non farti vedere mai più, oppure scegli di essere Nina…cioè no,
Koku…o Zara - come cazzo vuoi! - e resti qui con me. Gli facciamo
credere che stiamo cercando i soldi per Anna - magari tiriamo anche sul
prezzo - e invece li cerchiamo per noi due e poi ce ne andiamo via.
E Valentina? E il tuo lavoro, la tua vita normale? E poi, con chi vuoi
andare via? Con Nina, con Koku o con Zara?
(le si avvicina, le toglie di mano il borsone, le prende il viso
tra le mani) Non me ne frega niente di come ti chiami! Io voglio stare con
te! Puoi cambiarti il nome anche tutti i giorni, se vuoi, lo cerchiamo
insieme nel calendario, tutte le mattine. Ogni mattina, per festeggiare il
tuo onomastico, ti metterò un fiore nuovo sul comodino, perché ti giuro
che un giorno ce l’avremo un comodino!
Non te ne andare, ti prego. Ti prego… (corre all’agendina, la sfoglia,
torna da lei ) ti prego, Beata Vergine Immacolata, non te ne andare. Io
amerò Beata Vergine fino a mezzanotte, e domani amerò Angela Merici e
25
Zara
Palli
dopodomani Brigida….san Pietro e Paolo…Sant’Efisio. Lascio Valentina
e tutta la sua famiglia, me ne vado da Mentana, chiedo un prestito a Cossu
e vengo a vivere qui con te. Mi inventerò 154.000 milioni di balle per non
vendere questa casa e quando avremo messo insieme un po’ di soldi,
partiremo, ce ne andremo via di qui.
Dove andremo?
Non so, all’inizio in Europa…e poi decideremo! Troveremo un posto
dove poter vivere e poter lavorare. Tu tornerai a fare l’attrice e io
comincerò a fare il fisico. Non te ne andare, ti prego!
Si guardano, a lungo.
Zara
Voglio tornare ad essere Zara. E voglio stare con te.
Si baciano con passione.
Si spogliano a vicenda dei vestiti.
Luce in dissolvenza. Musica.
Scena settima
Più tardi. Dalle persiane entra la luce del primo pomeriggio.
Palli e Zara sono nudi, nella cassa, abbracciati.
Zara
Palli
Zara
Palli
Non puoi chiedere un prestito a tuo padre?
Siii, figurati! C’ha un bistrot con quattro tavolini, una specie di
club di latitanti dove mangiano tutti a scrocco. In due anni mi
ha già chiesto - cioè, l’ha chiesto a Mazinga - di organizzare un paio di
sottoscrizioni, qui a Roma, per i compagni esuli...
Anche tua madre è povera?
No, mia madre è diventata una persona serissima e soprattutto ha sposato
un milanese ricco, ma mi dà già dei soldi, non mi va di chiedergliene altri.
M’ha pure pagato l’Università, e non voleva neanche che facessi Fisica.
26
Zara
Palli
Secondo lei dovevo fare una scelta più mirata, più aggressiva. “ La vita è
un gioco duro per gente dura.” ( ci pensa su ) Forse c’hanno ragione
loro… Io, comunque, nel dubbio, sai che faccio?
Che fai?
(si guarda intorno) Dov’è andato a finire il tuo cellulare?
Cercano entrambi dentro e fuori dalla cassa, tra i vestiti e le borse.
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Eccolo. Che vuoi fare?
Mi adeguo. E’ la cosa che mi riesce meglio, assieme al calcetto. Non c’è
niente di più esaltante che sapersi adeguare…
No, non può essere così.
Hai un’idea migliore? Zidane ha capito che stai ancora qui e che io sto
qui con te. Sa come mi chiamo e dove abito, cioè dove abitavo. L’unica
cosa che non sa è che tu non ti chiami Anna e che, quindi, il passaporto
che ha in mano non vale niente. E, soprattutto, non sa che io so.
“ Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare.” Blues
Brothers, John Landis, 1980, anno d’oro. Dammelo.
(a malincuore gli dà il cellulare) Almeno non dovremo più
nasconderci.
(trascrive sul proprio cellulare il numero di Flamur)
Usa il mio.
Bruce Willis non lo farebbe mai.
(quasi a se stessa) Potrò urlare e cantare con le finestre aperte.
E i condomini dove li metti? Sono più bastardi loro di una banda
di pusher serbi. (digita un messaggio) Tratterò sul prezzo e gli
dirò che mi servono quindici giorni per raccogliere il denaro. Come
si chiama Zidane?
Flamur.
Ah già, Flamur. (scrive) “ O.K. Flamur. Anna sta con me.
Domani, stazione Termini, da Feltrinelli …(cancella),McDonald’s, alle
14. Solo. Conferma ”.
27
Scena ottava
Due giorni dopo. Tardo pomeriggio. Dalle persiane chiuse filtra la luce del tramonto.
Dall’ingresso arriva il fischio di Palli.
Palli entra e va ad aprire la cassa.
Zara
Palli
Che ore sono?
Se non ci sbrighiamo, non facciamo a tempo neanche oggi.
Montano in un angolo il pc con la web cam.
Palli
Comunque avevo ragione: Esposito Pasquale è un napoletano verace.
Appena ha visto la targhetta col 16 bis ha avuto immediatamente il
sospetto. Io gli ho giurato che l’interno 17 era stato eliminato da una delibera
condominiale prima ancora della guerra e che questo appartamento è il 16 bis da
almeno settant’anni: niente, Esposito Pasquale non ne ha voluto sapere. Mi ha fatto
svitare la targhetta col 16 bis e sotto, miracolo!, è comparsa quella col 17. Alla vista
del 17 Esposito Pasquale ha infilato una mano in tasca e s’è jettato ncoppa abbascio
pé tutte le scale. (esce e rientra con un pannello in sughero)
Zara
Cos’è?
Palli
La location per la telefonata, l’ho preso a casa di Cossu.
Attaccati al pannello: una foto di Gigi Riva, una gigantografia della squadra del
Cagliari e una bandierina della Sardegna
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Quel signore chi è?
Come chi è? E’ il più grande giocatore di tutti i tempi: Giggirriva!
Rombo di tuono lo mettiamo qui (lo avvicina al muro di fronte alla web
cam). C’è un chiodo?
Ne stacco uno…
(un’occhiata all’orologio) Non facciamo a tempo…Ce la fai a
reggerlo? (le passa il pannello)Mettiti qui…Tienilo più su.
Non lo so quanto resisto.
(controlla l’inquadratura della webcam e armeggia con la tastiera del pc)
28
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Non ti preoccupare, mia madre è un tipo spiccio, in cinque minuti ce la
caviamo. Ce la fai a resistere cinque minuti?
Credo di si.
(c.s.) Un po’ più a destra…
Si vedono le mani?
No, così no, però devi stare immobile. (si aggiusta nervosamente la
cravatta e i capelli) Pronti?
Pronti. Stai tranquillo, fai un bel respiro…
Sulla parete nuda appare, ad uso degli spettatori, la schermata ingrandita di Skype.
Numerosi i contatti segnati in alto a sinistra. Palli clicca sul nome Terry. Si sente,
amplificato, il suono di chiamata.
Palli
Zara
Insieme
Sssst!
Ah si…
…scusami!
Sullo schermo appare il mezzobusto di Terry, la mamma di Palli.
La donna è seduta dietro la scrivania di un elegante ufficio milanese.
E’ una bella donna che porta alla grande i suoi 55 anni. Capelli, trucco, tailleur,
gioielli: tutto ineccepibile.
Terry
Palli
Terry
Palli
Terry
Palli
Terry
Palli
Terry
Palli
Terry
Palli
Terry
Palli
Terry
Palli
Terry
Palli
Terry
Palli
Pallino!Tesoro! Ma non è mica lunedì oggi?!
No, no, è venerdì…
Ah, ecco! E’ che ho i riflessi condizionati…
Tranquilla, è venerdì…
Lo so che è venerdì, non vedo l’ora di chiudere tutto! Siamo indecisi se
partire stasera stessa per Sestri…è che ci sarà un traffico! Come mai mi
chiami di venerdi ?
Ho bisogno di parlarti…
Che è successo? Il bonifico ti è arrivato, no?, è in automatico!
Si, è arrivato…grazie…
Sei dimagrito…stai bene?
Si, grazie.
La Vale ?
Sta bene…anzi no! Ci siamo lasciati.
Chi ha lasciato chi?
Come?
L’hai lasciata tu o t’ha lasciato lei?
L’ho lasciata io!
Hai un’altra ?
No, è che devo fare delle scelte importanti…
E non potevi farle con la Vale?
(in difficoltà) Terry, ho bisogno di stare da solo, di non avere legami.
29
Terry
Palli
Terry
Palli
Terry
Palli
Terry
Palli
Terry
Palli
Terry
Palli
Terry
Palli
Terry
Palli
Terry
Palli
Terry
Palli
Terry
Palli
Terry
(poco convinta) Ah! (cambio) E ora dove vivi?
(indicando il pannello) Sono tornato a casa di Cossu.
Dalla Vale stavi comodo, un po’ fuori mano, ma la mansardina era
carina…
C’aveva anche il cesso con l’idroscopino…
Stai facendo dell’ironia?
Non c’ho neanche la forza…
Sei sempre nell’immobiliare, vero?
(non risponde)
Pallino, non mi dire che t’hanno licenziato!
Non m’hanno neanche assunto! Sono sempre a percentuale.
E’ normale, i contratti costano, sono un investimento…comunque, io
adesso devo proprio scappare, rischio che mi chiudano dentro per tutto il
week end. Ne parliamo lunedì, va bene?
Aspetta! Preferirei parlartene adesso…
Basta che non mi tiri fuori anche tu i sindacati che mi viene l’orticaria
solo a sentirli nominare!
Ma che c’entrano i sindacati! E’ che io non ne posso più di fare il
venditore. In Facoltà mi hanno detto che c’è un master biennale di
specializzazione in biofisica per una cattedra all’Università di
Richmond…. (si alza, si aggira per la stanza, fuori dal raggio della
webcam)
(non vedendolo più) Palli!
(continua a girellare)…il numero è chiuso e si entra per titoli, ma il mio
professore della tesi dice che posso farcela e che mi prepara lui la
domanda col curriculum. L’unico problema è il costo: devo pagarmi tutto
io, iscrizione, viaggio, vitto e alloggio… mi ci vogliono un 45.000 dollari,
circa 35.000 euro. Volevo sapere se potevi anticiparmeli tu? (torna a
sedersi alla postazione) Un prestito eh!, appena comincio a guadagnare te
li restituisco.
Ma non se ne parla neanche! 35.000 euro! Mi sembra un po’ caro: 35.000
euro per fare cosa? per finire a fare il professore? Allora tanto valeva che
l’avessi fatto qui il professore, guadagnavi quei quattro soldi, ma almeno
non ne spendevi! Ti vai a imbarcare in un’avventura fumosa, a parte il
problema della lingua. Cosa fai, vai a fare l’emigrante con la valigia di
cartone e senza uno straccio di conoscenze? E poi, ti dico la verità, io
35.000 euro non ce li ho e non posso assolutamente chiederli a
Giampietro. E’ già tutto così delicato…
Me ne basterebbero anche 20.000…
Non sono in grado, Pallino! Ne hai parlato con tua nonna?
Che gliene parlo a fare? C’ha quattro soldi di pensione…
Non sto pensando alla pensione, penso al Dragone!
Che c’entra il Dragone?
C’entra eccome! E’ chiuso da almeno vent’anni. Tua nonna non se ne fa
30
più niente, tuo padre figurati…Convincila a venderlo: Dino è figlio
unico, tu sei l’unico nipote…altro che 35.000 euro! L’Armida la senti,
no?
Palli
Si, la vedo pure, quando riesce ad accendere la webcam…
Terry
Senti, Pallino, la soluzione è a portata di mano, tu chiamala e le esponi il
problema. Lei ne parlerà col figlio e prenderanno una decisione.
Palli
Non ci vuole parlare con Armando.
Terry
Ancora! Non perdona l’Armida, eh? Ai bei tempi - si fa per dire – diceva
che tuo padre l’avevo traviato io, che ero la nuora peggiore che potesse
capitarle: la gruppettara borghese con gli zoccoli e la gonna a fiori …bè, tutti i torti
poi non ce li aveva, eravamo sufficientemente presuntuosi e totalmente privi di
ironia, volevamo cambiare il mondo…ma questo è un altro discorso. Comunque io,
con gli anni, qualche cosetta l’ho capita; Dino, invece, si sarà soffocato nella
naftalina. Caso mai è stato lui a traviare me, il vero figlio del proletariato era lui,
mica io. Io borghese ero e borghese sono rimasta! (cambio) Senti Pallino, io adesso
devo proprio scappare - mi sta venendo anche il cattivo umore - tu chiama l’Armida,
va bene?, mettigliela giù dura e, soprattutto, ricordati che non stai chiedendo
l’elemosina a nessuno, va bene?
Palli
Va bene.
Terry
Ciao, tesoro, e salutami la Vale…
Palli
(tenta un debole inserimento) Non ci sto più con…
Terry
(continua, imperterrita)…che, poi, senti anche come la pensano i suoi
genitori. Con la vendita del Dragone e un aiuto del padre di Valentina,
potreste comprarvi un loft in centro, invece di andarvene in
giro per ostelli a fare gli eterni studenti. Va bene? Ciao Pallino, buon
weekend!
Palli
Buon week end.
La comunicazione s’interrompe. Zara posa il pannello.
Silenzio
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Io non posso venire con te.
Dove?
Non potrò mai entrare negli Stati Uniti.
Ma chi ci vuole andare negli Stati Uniti?
E il master a Richmond?
Non c’è nessun master, o meglio, il master ci sarebbe pure…ma
chissenefrega!.
Pausa
Zara
Palli
Il Dragone cos’è?
E’ la cascina dei miei nonni paterni, sta al nord, in Emilia Romagna, sulle
31
Zara
Palli
montagne: casa, granaio, stalla e pollaio. Non ti immaginare mostri mitici,
si chiama Dragone perché il torrente, sotto, si chiama così.
Ho vissuto lì fino a sei anni, con mia nonna Armida e mia madre - mio
padre era già scappato in Francia - poi mia madre mi ha portato dai suoi
genitori a Cagliari. Al Dragone ci tornavo tutte le estati, appena finita la
scuola, da metà giugno a metà settembre. Poi, quando sono venuto qui
per l’Università, mia nonna l’ha chiuso, era troppo grande e non ce
la faceva più da sola. Ora vive in pianura, vicino a Modena.
Se non ci abita più nessuno, allora può venderlo.
Non lo venderà mai. Mio nonno Ercole è stato ucciso lì, dai nazisti o dai
fascisti o da tutti e due, non mi ricordo più. C’è pure una lapide di marmo
a destra del cancello col suo nome.
(cambio) Preferiva che me ne stessi nella mansardina superaccessoriata,
capito?, a fare il parassita mantenuto dal suocero, che poi non era neanche
mio suocero e non ci teneva per niente ad esserlo: viveva nell’incubo che
la figlia potesse rimanere incinta di uno che, al massimo, poteva fare il
professore, praticamente di un fallito…che se mi gira, un giorno gli mando
la Finanza a spulciargli i conti di quel supermarket di merda, così magari
gli sequestrano pure quel Suv di merda e la finisce di aggirarsi in piazza
caduti del terrorismo come Walker Texas Ranger.
Pausa
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Tra dieci giorni dobbiamo dargli i soldi.
Che casino…Ci devo per forza parlare io con Armando…Oh!, in fondo
mica gli chiedo l’elemosina! Mia nonna non ne vuole neanche più sentire
parlare di lui…ed è sua madre! Deve essere una tradizione di famiglia
quella di scollarsi di dosso i figli come se fossero degli adesivi. L’ultima
volta che gli abbiamo telefonato, io e mia nonna, doveva essere l’estate
dopo la prima elementare…o forse stavo già in terza…non mi ricordo.
E’ sempre stato lontano, forse non sa nemmeno cosa vuole dire fare il
padre. Se tu riesci a chiedergli qualcosa, forse gli dai la possibilità di
darti qualcosa…
E perché dovrei fargli ‘sto regalo? Credo di averlo pure odiato, al liceo,
ma dev’essere stato un odio un po’ annacquato perché non me lo ricordo
più tanto bene. Io non mi ricordo proprio un cazzo…
Io, invece, non riesco a smettere di ricordare, e mi sento così pesante!
(citando) “ Ormai sono una vera attrice, recito con piacere, con
entusiasmo, mi inebrio sul palcoscenico e mi sento bellissima…quando
penso alla mia vocazione, non ho paura della vita.” (cambio) Come faccio
a tornare davanti al pubblico se non posso neanche fare una passeggiata
senza la paura che qualcuno mi chieda i documenti?
(apre il portafoglio, dispone davanti a sé ) Carta d’identità, codice fiscale,
bancomat, patente, orocard del supermarket del padre di Valentina, multa
32
Zara
Palli
da pagare, carta da gioco portafortuna – se ci passi l’accendino la donna
diventa nuda – Paypal bancoposta…e, nonostante tutta ‘sta overdose di
documenti, mi sento invisibile.
Vogliamo fare cambio?
Che te ne fai? (la tiene stretta tra le braccia) Noi due ora abbiamo un
progetto, è questa la cosa più importante. Se tra un mese, o anche tra un
anno, tu ricomincerai a sognare, vorrà dire che avrò imparato a sognare
anch’io, per la prima volta nella mia vita.
Scena nona
Notte. Palli è davanti al computer. Zara sta dormendo.
Sulla parete riappare la schermata ingrandita di Skype.
La webcam sta riprendendo l’interno di un bistrot parigino. S’intravedono un paio di
tavoli, il bancone per la mescita. Manifesti e quadri alle pareti di sapore
sessantottino, l’atmosfera è più quella di un circolo politico che di un bistrot in
orario di chiusura.
Di fronte alla webcam, in primo piano, il volto di Alvaro, un uomo sulla sessantina,
di possibile origine sudamericana.
33
Alvaro
Palli
Alvaro
Palli
Alvaro
Palli
Alvaro
Palli
Alvaro
Marguerite
Alvaro
Marguerite
Palli
Alvaro
Marguerite
Palli
Marguerite
Palli
Marguerite
Palli
Alvaro
Le drap rouge, le combat vient juste de commencer.
(sottovoce) Ciao, sono Mazinga.
Ciao, Mazinga.
Ti ricordi di me?
Ci conosciamo?
Non ti ricordi? Sono il camerade…il camerata…cioè no…il
compagno di Roma, della Sinistra Giovanile…Mazinga 75!
Non mi ricordo.
Non è possibile…sono due anni che chattiamo! Tu sei Belfagor, no?
Si tu veux parler avec Belfagor, tu dois chatter avec l’enfer,
camarade. (verso l’interno) Quelqu’un connaît Belfagor?
(avvicinandosi, in francese) Se conoscessi il diavolo, sarei già
fuggita con lui! Qui, purtroppo, abbiamo solo angeli con
la pancia… ( una pacca alla pancia di Alvaro)
(esclamazione)
(in francese) Je suis Marguerite, sei tu che cerchi il diavolo?
(taglia corto) Sto cercando Armando Menabue, devo parlargli.
(alzandosi dalla postazione, verso l’interno) Armand! C’est pour toi!
(a Palli, in francese) Arriva.
Grazie.
(in italiano) Sei un compagno italiano?
Si, sono italiano…
Di dove?
Abito a Roma.
(fuori campo) J’essuie les derniers verres et je vais me coucher.
Compare Armando.
Armando
Marguerite
(In francese) Chi è?
(a Armando, in francese)) E’ un compagno italiano, vuole parlare con
te.
Armando
(si siede di fronte al pc, in italiano) Chi sei,
compagno?
Palli
Sono Mazinga 75.
Armando
(dopo una pausa) Tu sei Mazinga?
Palli
Si. Ti ricordi di me?
Armando
Certo che mi ricordo…il nickname me lo ricordo benissimo, il
viso no.
Palli
Per forza, non ci siamo mai visti…
Armando
Già…(a Marguerite) Fermez tout!
Marguerite Vado. (saluta col pugno) Hasta la victoria, Mazinga…
Palli
Si…ciao. (alza goffamente il pugno)
Marguerite (in allontanamento, ad Alvaro) Alvaro, le gaz!
Alvaro
(in secondo piano, in francese) Già chiuso, tranquilla!
34
Armando
Palli
Armando
Palli
Armando
Palli
Armando
Palli
Armando
Palli
Armando
Palli
Armando
Palli
Armando
Palli
Armando
Palli
Armando
Palli
Armando
Palli
Armando
Palli
Armando
Palli
Armando
Palli
Armando
Palli
Armando
Palli
Armando
Palli
Armando
Palli
Era un po’ che non ti facevi vivo…
C’ho avuto da fare…
In sezione?
Si, in sezione…
Ora che siete al potere c’avrete un sacco di affari da sbrigare…finché
durate…
Si, stiamo lavorando parecchio…anche perché c’hanno lasciato un
disastro. Tocca rimboccarsi le maniche.
Ora, poi, fate la fusione coi democristiani…
Si, il progetto è quello di unire più culture, più radici…
Lenin e De Gasperi, Che Guevara e Moro, il diavolo e l’acqua
santa…auguri.
Bè, vogliono tentare un esperimento, una strategia proiettata nel
futuro…
Vogliono? E tu cosa vuoi? Che ci metti di tuo?
Ci metto la voglia di sognare.
La voglia di sognare ce l’hanno tutti, è qualunquismo allo
stato puro. Il problema è se riesci a sognare, cosa sogni
e, soprattutto, con chi sogni.
Vorrei sognare con la mia ragazza, andarcene di qui, poter fare il
lavoro per cui abbiamo studiato, farci una famiglia.
Ti sposi?
Magari…
State insieme da tanti anni, no?
Da meno di un mese.
Ah!, non stai più con la compagna di Mentana…(dopo una breve
pausa) E come si chiama la tua nuova ragazza?
Si chiama Zara, parlo piano perché sta dormendo. E’cecena.
Una compagna cecena?
Non lo so, non gliel’ho chiesto…
Non gliel’hai chiesto?
No, non gliel’ho chiesto.
E che le hai chiesto?
Altre cose…
L’hai conosciuta in sezione?
No, lei non le frequenta le sezioni…c’ha altri problemi…
Ah! (un tempo) Lavori sempre in quella multinazionale?
Già.
L’idea di insegnare l’hai abbandonata completamente?
Si, non fa per me…ma tu come fai a ricordarti tutte queste cose?
E cos’è che fa per te?
Un lavoro che mi dia delle prospettive, dinamico, ben pagato…
Voli alto, giovane “compagno”, eh?
No, volo basso, rasoterra, volo con le ali che ho, non è colpa mia se
35
Armando
Palli
Armando
Palli
Armando
Palli
Armando
sono atrofizzate. Voi, invece, con le vostre ali in cima a quale vetta
siete arrivati, eh? Che cosa avete conquistato? Che cosa ci avete
lasciato? E tu, che cosa mi hai dato tu? Se proprio lo vuoi sapere, io mi
sono rotto il cazzo di nascondermi dietro un nickname: il mio nome è
Palmiro Menabue e sono tuo figlio, va bene?!
(dopo una pausa) Lo so che sei mio figlio, l’ho capito dalle prime
volte che abbiamo chattato, da alcuni particolari che ti sono sfuggiti…i
nonni partigiani, Cagliari, tuo padre, morto in un cantiere
autostradale…E poi, il nickname: Mazinga con il tuo anno di
nascita…Mazinga era il tuo super eroe preferito, si smontava tutto, te
l’avevo regalato per il tuo compleanno, non ti ricordi?
No, non mi ricordo! Fammi capire: per due anni tu hai fatto finta di non
sapere che ero tuo figlio?
Aspettavo che fossi tu a dirmelo…
E perché avrei dovuto dirtelo? Morivi dalla voglia, eh?, che ti chiamassi
“papà”? E invece tu per me non sei nessuno, per il semplice motivo che
non mi hai mai dato niente!
Ti ho dato l’unica cosa che potevo darti! T’ho dato l’esempio! Come
mio padre l’ha dato a me!
Non dire cazzate! E non t’azzardare a nominare nonno Ercole: tu l’hai
tradito l’esempio di tuo padre, l’hai tradito quel proletariato che c’hai
sempre in bocca. Dovevate fare la rivoluzione e, invece, avete fatto il
gioco del potere, e se adesso siamo tutti dei depressi è anche colpa
vostra!
Ripeti come un pappagallo le parole di tua nonna e di tua madre.
E taglialo questo cordone ombelicale, una volta per tutte!
Richiamati dalle urla di Armando, Marguerite e Alvaro si avvicinano alla
postazione.
Anche Zara si è svegliata, e, non vista, gli si è avvicinata.
Armando
Palli
Armando
Palli
(continua) Mio padre non l’ho mai conosciuto, mia madre non vuole
neanche sapere se sono vivo, ma io non frigno, come fai tu, non mi
sono mai sentito un povero orfanello, e lo sai perché? Perché a 17 anni
ho imparato a sognare con tanti altri, tutti insieme! , e ora che ne
abbiamo 60 di anni, continuiamo a sognare, insieme!, continuiamo a
lottare, insieme!, con milioni di compagni di tutto il mondo…
(applaude) Bravi! A lottare contro chi? Siete patetici!
Vai ad applaudire i tuoi degni leader! Quella banda di revisionisti e
traditori che vi sta portando col guinzaglio in piazza San Pietro!
(fuori di sé) Io non mi faccio mettere il guinzaglio da nessuno, hai
capito? Io non ho nessun leader! Non ci sono mai neanche entrato in
una sezione! Me lo sono inventato che ero comunista, mi sono
inventato tutto!,perché tu non mi avresti neanche risposto se ti avessi
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Armando
Marguerite
Alvaro
Alvaro
Marguerite
Palli
Marguerite
Palli
Marguerite
Palli
Marguerite
Armando
Marguerite
Palli
Alvaro
scritto che non ci credo nella politica - non credo in niente! – e che mi
fate schifo tutti…(scoppia in un pianto dirotto)
(tace)
(ad Armando) Pourquoi est-ce qu’il pleure? C’est qui?
(a Marguerite) C’est son fils.
Oui. (a Palli) Non piangere, Palmiro. Non c’è niente di irreparabile.
Perché non vieni qui? Ci facciamo una chiacchierata, ci beviamo un
bicchiere di rosso.
Tu sei Palmiro?
Si, sono Palmiro.
Lavori a Roma?
Più o meno…
Non hai preso gli occhi di Armando.
Non lo so…non l’ho mai fatta l’analisi del mio corredo cromosomico
(cariotipo)…Sicuramente non ho ereditato tutte e 26 le coppie di
autosomi da lui…Ci sono gli alleli dominanti e gli alleli recessivi
oppure si può avere un’eredità intermedia…
(lo interrompe ride) Monsieur le professeur!, a parte gli occhi, sei
proprio figlio di tuo padre!
Fermez tout, je vous rejoins tout de suite.
Ciao. A bientot!
Ciao.
Hasta la victoria, Palmiro…
I due si allontanano.
Marguerite
Armando
Alvaro
Palli
Armando
Palli
Armando
Palli
Armando
(f.c.in francese) Le hai prese le chiavi?
(a Palli) Posso chiederti una cosa?
(f.c. in francese) Tranquilla!
Dì.
Perché non mi hai scritto come tutte le altre volte? Perché stanotte mi
hai telefonato? Volevi dirmi qualcosa?
(un’esitazione) No, niente.
Armida…sta bene?
Si, sta bene, lei non c’entra. Volevo solo vederti.
Anche a me ha fatto piacere vederti…
La saracinesca del bistrot viene abbassata.
Armando
Palli
Armando
Palli
Armando
Se passi da Parigi, noi siamo qui…
E’ tua figlia, vero?
Si…
Ti somiglia molto.
Già. Allora…
37
Palli
Armando
Allora buonanotte.
Buonanotte.
La comunicazione s’interrompe. Palli spegne il computer. Zara lo stringe tra le
braccia.
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
T’ho svegliato, scusami…Ho sbagliato tutto…Mi sono messo a
piangere come un ragazzino…pure davanti a mia sorella più
piccola…che stronzo!
Forse non è possibile cambiare il proprio padre.
Ma chissenefrega di lui! E’ lui che vorrebbe cambiare me, da mille
chilometri di distanza! Per mio padre sono un servo del sistema e per
mia madre sono un pirla: un successone! Ma che ne sanno loro di me?!
Non hanno capito che io posso essere tutto e il contrario di tutto, che io
sono liquido. Lo sai qual è la caratteristica dei fluidi liquidi?
Qual è, monsieur le professeur?
Che fai, sfotti anche tu? I liquidi hanno una coesione interna minima.
Se tu non li chiudi in un contenitore, loro non hanno forma; se invece
ce li chiudi, loro si adeguano.
Per essere felici bisogna essere liquidi?
Non lo so, sicuramente ti eviti le tramvate.
Cosa sono le tramvate?
E’ quando ti becchi un tram in corsa sulla faccia: fa molto
male…
Allora devo imparare a diventare liquida anch’io.
No, basto e avanzo io. Tu sei solida, proprio il contrario di
me… Resta come sei, per favore…
38
Scena decima
La mattina seguente. Zara sta dormendo. Palli entra con il vassoio della colazione.
Ha i pantaloni grigi del completo e la camicia bianca fuori dai pantaloni. Si avvicina
al materasso, la sveglia con un bacio.
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Buon onomastico.
Come mi chiamo oggi?
(indica la tazza del caffellatte).
(stacca un post it dalla tazza) Teresa del Bambin Gesù.
1° ottobre, è l’onomastico anche di mia madre.
Che ore sono? (beve il caffellatte)
Le otto meno un quarto. (finisce di vestirsi) Devo essere in agenzia prima
delle nove, alle 10 ho il primo cliente qui e devo ancora studiarmi un nuovo
piano di dissuasione psicologica.
Mi vesto e smonto tutto. Non facciamo in tempo a chiamare tua nonna?
L’ho già chiamata.
(tesa) Allora?
Cosa?
Come cosa? Che ti ha risposto?
No, non le ho detto niente, le ho detto solo di prepararsi: ci mette una
mezz’ora buona per essere “operativa”, ogni volta deve rileggersi le
istruzioni che le ho spedito con la webcam. (va a sedersi al computer) Ora
ci provo.
(si alza) Aspetta! Voglio conoscerla! (si veste e si pettina con grande
velocità)
Tanto comincio io. Noo, impossibile, è già in linea!
(continuando a vestirsi) Presentami come Zara, non come Teresa del
Bambin Gesù.
Non c’è pericolo: non pronuncerei mai il nome di mia madre di fronte a mia
nonna.
Sullo schermo appare il tinello di Armida. Un tinello come ce ne sono tanti nella
case di tante pensionate che vivono da sole. Unica particolarità, al posto dei
soprammobili, dei quadri e dei ninnoli, Armida espone, per sé e per i compagni, tutto
l’arredo di una sezione del Pci in disarmo: una bandiera rossa, un paio di busti di
Lenin, il ritratto di Marx, uno di Che Guevara…
Armida
Palli
Armida
Palli
(f.c.) Spero tu abbia apprezzato che stavolta sono sotto i 25 minuti.
Se ci aggiungi il tempo per sistemare la webcam, restiamo nella media.
Ma se ti vedo benissimo!
Io no! Armida, devi sistemarti la webcam!
39
Armida
Palli
Armida
Palli
Armida
Palli
Armida
Palli
Armida
Palli
Armida
Palli
Armida
Palli
Armida
Palli
Armida
Palli
Armida
Palli
Armida
Palli
Armida
Palli
Armida
Palli
Armida
Palli
Armida
Palli
Zara
Armida
Zara
Armida
Zara
Armida
Zara
Armida
Zara
Oh boia di un can lader… M’ero scordata la cinepresa!
(armeggia con la webcam) Mi vedi adesso?
Un po’ più a destra…
Destra tua o destra mia?
Tua.
(sistema la webcam) Adesso?
Perfetta, non toccarla più.
Ma non ci penso proprio (ma si sposta lei).
Torna dov’eri. Devi stare ferma.
(si piazza di fronte alla webcam con le braccia intrecciate) Sto immobile.
Buongiorno.
Buongiorno
Non ci vediamo da un pezzo noi due. Prima di tutto dimmi come stai.
Fisicamente?
Cominciamo da lì…
Fisicamente, benissimo, però…
Sei dimagrito…però?
…però c’ho un problema. Intanto mi sono lasciato con Valentina…
E questa mi sembra la soluzione, non il problema. Poi?
Mi sono innamorato.
Aspetta che stappo una bottiglia di lambrusco secco. Come si chiama?
(un’impercettibile esitazione) Zara.
Friulana ?
No, è dell’est.
Ex Jugoslavia?
Ex Unione Sovietica.
Una compagna?
Non lo so, non gliel’ho chiesto!
Com’è possibile? Di che parlate?
Se pensi che sia importante, glielo chiedo.
(esclamazione in dialetto) E’ fondamentale!
(fa segno a Zara di entrare in campo)
(entra in campo, si china davanti alla webcam) Buongiorno signora, io
sono Zara.
(guardandosi intorno) A casa mia le signore non sono mai entrate. Io
sono l’Armida, senza se e senza ma. Buongiorno Zara. Mi diceva
Palmiro che sei sovietica…
Sono cecena.
Quindi sovietica.
Si, quando c’era l’Unione Sovietica.
Ai bei tempi!
Credo anch’io che fossero belli, certamente migliori di adesso.
E questo si chiama parlare!
Ho sentito la domanda…se sono compagna…si, sono compagna, al
40
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Armida
Zara
Armida
Palli
Armida
Palli
Armida
Palli
Armida
Palli
Armida
Palli
Armida
Palli
Armida
Palli
Armida
Palli
Armida
Palli
Armida
Palli
Armida
Palli
primo anno di Università mi ero iscritta all’Unione studenti comunisti
ceceni, poi, per una serie di ragioni, ho smesso di fare politica
militante…
(a Zara) Sei comunista anche tu!?
(sorride) Si.
E perché non me l’hai mai detto?
Perché non me l’hai mai chiesto.
Bè, che vuol dire? Se io non ti chiedo le cose…
Non ci perdere il tempo con quello lì, che alle ultime elezioni non ha
neanche votato…Palmiro, intanto fai sedere la compagna…
(si siede sulle ginocchia di Palli)
(continua) Allora, per adesso m’hai detto solo le cose belle…Il lavoro?
Va.
Quello sì che è un problema…cosa ti sei laureto a fare se devi andare in
giro a vendere metri quadri? Ma te lo vuoi mettere nella zucca che il
mestiere più bello è quello d’insegnare ai giovani? Tira fuori ‘sto
problema, và.
Volevo parlarti del Dragone.
Ah certo, sei nel ramo e vorresti occupartene tu. Non è mica
sbagliato…Te ne vieni qui da me e segui la cosa.
Ecco, appunto…se tu non hai niente in contrario…
Cosa dovrei avere in contrario?
Bè, che vada ad altri.
Meglio che vada ad altri piuttosto che diventi un rudere.
E’ quello che penso anch’io. Anche perché i ricordi ognuno se li porta
dentro, no?…ma mio padre è d’accordo?
Armando ha rinunciato al Dragone con regolare atto firmato dal Notaio
Vattelapesca di Parigi. Il che dimostra, tra l’altro, che gode di tutti i
diritti civili e che, se avesse voluto, avrebbe potuto tornarsene in Italia
dove qualche dovere - di cittadino, di padre e di figlio- ce l’aveva.
Nonna, non ricominciare, pensiamo a noi: se tu sei d’accordo, allora io
cerco il contatto giusto.
Il contatto giusto ce l’ho già. Telefona a mio nome all’ Alvise Ricci, un
vecchio compagno, si occupa lui di tutto. Prenditi il numero. (inforca gli
occhiali, sfoglia delle carte che ha di fronte) Zero cinque sei tre…
(prendendo l’appunto) E’ la casa o l’agenzia?
E’ la sezione di Montefiorino: zero cinque sei tre…
Nonna, meglio se mi dai il numero dell’agenzia.
Ma quale agenzia?
L’agenzia che si occupa della vendita.
Quale vendita?
Del Dragone.
(ci pensa su) L’avrà sicuramente stracciata in mille pezzi…
Cosa? Chi?
41
Armida
Palli
Armida
La tua ex…
Valentina?
(continua)… la figlia del fascista. L’avranno spedita nelle fogne. C’era
pure la falce e il martello in alto a sinistra…
Palli
Dove?
Armida
…La sezione Tarasov ti aveva scritto una lettera ufficiale in cui
ti ringraziava, come erede, per la donazione del Dragone.
Palli
(dopo una pausa di sconcerto) A chi l’hai regalato?
Armida
Allora: il corpo centrale l’ho regalato al Comune che ci farà il Circolo
culturale Ercole Menabue con sala riunioni, biblioteca, museo della
resistenza e angolo bar. Gli annessi li ho dati in comodato d’uso,
quando sarà li erediterai tu : la stalla alla Tarasov, la rimessa e il fienile, invece,
diventeranno dei miniappartamenti per il Consorzio Irriducibili. Lasciamo la pianura
e i nostri appartamentini piccolo-borghesi, uniamo le nostre pensioni da fame e ce ne
torniamo in montagna, tutt’insieme, al grido di “Bastardi, non ci avrete!”.
E adesso non rompetemi più le balle, tutti quanti: notai, avvocati, eredi, assessori e
geometri, lasciatemi in pace che c’ho un sacco di cose da fare e non posso perdere
tempo con la vostra burocrazia.
Allora, che te ne pare?
Palli
(ammutolito, non riesce ad aprire bocca)
Zara
Mi sembra un sogno!
Armida
No, no, basta sognare! Qui le cose vanno fatte e anche in fretta, ché non
c’è più tanto tempo per sognare…
Zara
Credo che tu abbia ragione.
Armida
Palmiro, t’è cascata la lingua?
Palli
No, è che mi sono reso conto che sono in ritardo: ho un cliente tra dieci
minuti e devo ancora finire di vestirmi ...
Armida
Corri corri che mamma ha fatto li gnocchi. Il tempo è denaro. Ciao,
tovarich, vieni a trovarci.
Zara
Spero di si. Ciao, Armida.
Armida
Devo finire di preparami anch’io: c’abbiamo l’ultima assemblea,
in sezione, e dobbiamo imballare tutto: bandiere, falciemartello,
Marx, Lenin, Giuseppe….Via tutto, che la settimana prossima ci arriva
il nuovo partito con il nuovo “logo”: un rettangolo azzurro con un bel
vegetalone al centro e, in un angolo, qualcosa di rosso, ma giusto
una robina, eh?, uno sbafino che non dia fastidio a nessuno. Vi saluto.
Ah Palmiro, guarda che il mese prossimo cominciano i lavori.
Palli
Si, faccio un salto…se posso.
Armida
Come si fa più a chiudere ‘sto coso qua?
Palli
Clicca sul telefonino rosso, col mouse.
Armida
(legge le istruzioni) Sposto la freccetta, eccola, e spingo il pulsante di
sinistra…così.
42
La comunicazione s’interrompe.
Palli e Zara rimangono in silenzio.
Zara
Palli
Tua nonna mi piace.
Ne ero sicuro.
Pausa
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
E ora che facciamo?
Non lo so. (un’occhiata all’orologio) Devo scappare. Salirò verso le dieci
meno dieci. Accendi il cellulare.
(annuisce)
Ricordati di spegnerlo, nella cassa.
Non ti preoccupare.
(ha finito di vestirsi, prende la ventiquattrore. Si avvia lentamente alla
porta).
(lo segue. Gli posa le mani sulle spalle)
(si ferma. Si gira lentamente)
Ti sei pentito?
Di che ?
Di avermi incontrata in quel bar.
Tu che dici?
Dico che posso sempre tornare da loro, che posso imparare a essere
liquida anch’io, che non è la fine del mondo. Cerchiamo una
soluzione che vada bene per tutti. Magari possiamo continuare a vederci,
ogni tanto…
(l’afferra per le braccia) Non dirlo più! Non devi dirlo mai più, hai
capito? Anna non esiste più, hai capito? Sei l’unica cosa bella
della mia vita, non mi puoi lasciare! Ti lascio andare solo se mi
dici che non mi ami più. Scappiamo lo stesso, anche senza soldi. Mi
vendo la moto e il computer. Ci facciamo ospitare per qualche giorno da
un mio amico a La Spezia. E poi andremo in Francia oppure in Spagna,
meglio. Qualcosa ce l’inventiamo. Tu non sai quanta energia posso tirare
fuori, se voglio. Mi devi solo dire che mi ami. E basta.
Io ti amo ma…
(le copre le labbra con la mano) E basta! (fa scivolare via la mano e la
bacia)
Si staccano dall’abbraccio, Palli esce.
43
Scena undicesima
Rimasta sola, Zara chiude tutto l’arredo della “casetta” dentro le casse. L’azione è
accompagnata dalla sua voce che compone una lettera d’addio.
Zara
(voce registrata) Io ti amo, ma non ho il diritto di distruggere
anche la tua vita. Torno da Flamur, solo così possiamo evitare
la “tramvata”. Ma non credo che resterò tanto tempo con loro: Anna
sparirà, molto presto. Dove andrà non lo so ancora.
Ricordi quando ti dissi che me ne andavo via perché era il mio destino? E’ successo
qualche settimana fa e mi sembra che siano passati degli anni. Tu ti sei arrabbiato,
tantissimo, hai detto che il destino si può cambiare e avevi ragione. Io l’ho cambiato
già due volte nella mia vita: quando ho lasciato il mio paese e la mia famiglia per
andare a Grozny, all’Università, e poi, la seconda volta, quando ho deciso che non
sarei salita sull’autobus per Mosca con le mie consorelle.
Non è stato facile, nessuna delle due volte.
Se ti avessi permesso di fuggire con me, avrei cambiato anche il tuo destino e questo
non è giusto. Col tempo, non mi avresti ringraziato. Saremmo diventati due
clandestini, senza un lavoro dignitoso, senza sicurezza, e con tanta paura. Ma se hai
paura, come fai ad amare?
Credo che proverò a cambiare il mio destino per la terza volta. Non sono un’ ”eroina
da melodramma”, come dici tu quando mi prendi in giro, ho solo bisogno di un
lavoro normale, di una camera in affitto, di orari, di poter andare a un pronto
soccorso se mi sento male, di mettere la mia firma senza dover sentire il cuore che
mi manca.
Zara ha chiuso tutto. E’ vestita con gli abiti dell’inizio. Prende il borsone. Un’ultimo
sguardo alla stanza ed esce.
Zara (continua) Ho bisogno di normalità per desiderare di nuovo, per amare
veramente, per sognare ancora.
Se puoi, scusami. Zara
44
Epilogo
Sulla parete scorrono le immagini che raccontano i giorni e i mesi che seguono.
Foto che raccontano l’itinerario di Palli, le tappe di un viaggio - interiore e
geografico - alla ricerca della propria identità e della possibilità di sognare.
Palli da solo nell’appartamentino vuoto.
Palli in giro, sulla moto, per la città.
Palli sul ciglio del Tevere (o su un ponte) che getta il vestito grigio nell’acqua.
Un treno in una stazione.
Palli che arriva al Dragone, in via di ristrutturazione. Con Armida e tanti compagni,
anziani e non.
In un’aula di fisica con un gruppo di studenti adolescenti.
Nei boschi di Montefiorino, in riva al torrente…
Infine, davanti al grande cancello chiuso del Dragone.
Sulla strada, aldilà del cancello, compare una figura, lontana.
La figura s’avvicina: è Zara.
Ora è ferma davanti al cancello.
In scena, Zara è ferma sulla soglia del cancello. Di fronte a Palli.
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Ciao.
Ciao.
Stai bene?
Direi di si. E tu?
Direi di si. Anche Armida sta bene.
Benissimo.
lo so. E’ riuscita a mantenere il segreto?
Continuava a controllare gli orari della corriera. Mi ha raccontato che era
emozionata perché doveva arrivare un vecchio compagno di Bologna che
non vedeva da tanti anni. (un’esitazione) Il vecchio compagno di
Bologna…sei tu?
(annuisce)
Mia nonna è brava quasi come te a raccontare balle. (la guarda) Sei molto
elegante…
Anche tu, professore…
Ti fermi qui stanotte, come il vecchio compagno di Bologna?
Se non disturbo…
Domani devo andare a scuola, ma ho solo le prime due ore.
Insegno qui vicino, a Sassuolo, allo Scientifico…
Si, lo so...
45
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Zara
Palli
Te l’ha detto Armida.
(annuisce) I liquidi, li hai già spiegati?
Non ci siamo ancora arrivati, ma credo che non mi ci fermerò più di
tanto…quando riparti?
Ho la corriera per Modena alle tre e venti. La convocazione allo Storchi è
per le sei.
(allarmato) Chi ti ha convocato?
Bé…era sull’ordine del giorno…il direttore di scena…
Stai recitando?
(annuisce) Lo Storchi è un teatro, non è la Prefettura. (tira fuori dalla
borsa un programma di sala, glielo dà)
(scorre il programma) Arthur Schnitzler, “Il girotondo”…Zara
Zekiman…. Sei tu?
Se non ci crede, professore… (estrae dalla borsa un documento, glielo dà)
(legge) Zekiman Koku…rifugiata politica...
…in arte Zara Zekiman. (gli passa, uno dopo l’altro, tutti i suoi
documenti) il mio abbonamento ferroviario, la carta- punti della libreria, il
bancomat, la tessera del sindacato…Può farmi entrare nella sua casa in
tutta sicurezza, professore.
(frastornato) Ah si, scusami!
Reazione di entrambi
Palli
Zara
(riprende, imbarazzato) Al momento le stanze ristrutturate
sono solo tre. Se vuoi, puoi dormire nella mia, io mi sistemo in
biblioteca…
No, grazie. Ormai è più di un anno che ho dei problemi a dormire nei
letti…Non avreste, per caso, una cassa?
Si guardano. Zara si avvicina, lo abbraccia timidamente.
Palli si lascia abbracciare. Poi la stringe tra le braccia. Sempre più forte.
fine
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