Scarica - Rèclame Savigliano
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ANNO 1 NUMERO 7 LUGLIO 2012 d e l l a P r o v i n c i a G RAN D A Arriva dal Lazio il primo agrofarmaco contro il cancro dell’actinidia A Saluzzo, record del mondo di mungitura a mano Come produrre energia dai canali dei Consorzi irrigui 1 2 L’ editoriale di O svaldo B ellino Siate realisti chiedete l’impossibile Siate realisti, chiedete l’impossibile, si diceva negli anni delle ambiziose idealità. La provocazione rimane valida, soprattutto in agricoltura, dove non mancano né l’uno né l’altro: il realismo, che è pane quotidiano, e l’impossibile, che puntualmente incombe sulla normale attività. Prendiamo un bene di questa stagione: la frutta. è possibile che i produttori che oggi raccolgono e vendono le pesche non sappiano il prezzo a cui le cedono? Né quando verranno loro pagate? Essere realisti in questo caso vorrebbe semplicemente dire che chi compra paga e poi rivende, se è un commerciante. Che ognuno faccia il suo mestiere, con rischi e benefici: il produttore difenda la frutta dal gelo e dai parassiti e il commerciante cerchi l’occasione migliore per piazzarla sul mercato. è chiedere l’impossibile? Evidentemente, sì! Il prezzo al produttore dipende da come andrà il mercato, prendere o lasciare. Peccato che il meccanismo non funzioni anche quando c’è da comprare la motozappa o l’antiparassitario, perché farebbe comodo pagarli di meno (o non pagarli) se la stagione è andata male. Ma in questo caso, si sa, l’impossibile coincide perfettamente con la realtà, prendere o lasciare. Ci sono “misteri” in agricoltura che sembrano impossibili da risolvere, come l’eterna questione delle quote. Al di là del dibattito sull’opportunità di regolare il mercato o di lasciarlo libero, come mai il sistema delle quote nel settore del vino ha funzionato e in quello del latte no? è impossibile pretendere che le regole valgano per tutti? Evidentemente, sì! Ma la realtà è che, da una parte, i produttori del moscato LA CINA è VICINA vendemmiano con le bollicine del successo e sono costretti a Io non so dov’è la Cina, ma se è gente preoccuparsi di gestire l’abbondanza della domanda; dall’alche lavora la terra come me, mi semtra, dopo essersi massacrati nella guerra civile delle multe e bra di conoscerla da sempre, ‘sta Cina. degli splafonatori, gli allevatori rischiano di affogare nel fiume di latte sottocosto che arriva dall’estero, senza che nessuno (Davide Lajolo, I mè) ormai si preoccupi più di tanto di riconoscere la qualità della loro produzione, peraltro indispensabile al vanto dell’industria casearia nazionale. L’ennesimo caso in cui, per essere realisti, occorrerebbe chiedere l’impossibile. terragranda 3 1 ANNO NUMERO 7 SOMMARIO a l l d e IO LUGL 2012 a c i i n o v P r D a a n G r L’ editoriale 3 Siate realisti chiedete l’impossibile io dal Laz aco arriva o agrofarmell’actinidia il prim il cancro d o contr mondo O rizzonte T erra 5 L’ aria 6 L’IMPRENDITORE AGRICOLO della provincia Granda Direzione, redazione e amministrazione: Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo Tel. 0172.711279 - Fax 0172.716066 [email protected] www.imprenditoreagricolo.com 19 Essiccatoi, esoneri ambientali per gli impianti stagionali 20 Il boom della legna da ardere Opportunità per i nostri boschi Editore: Réclame S.r.l. Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo Progetto grafico: Marco Grussu Pubblicità: Réclame Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo Tel. 0172.711279 - Fax 0172.716066 e-mail: [email protected] www.reclamesavigliano.it Stampa: G. Canale & C. S.p.A. Via Liguria, 24 - 10071 Borgaro - Torino Registrazione Tribunale di Saluzzo n. 3 del 09/01/2012 Abbonamento anno 2012 Euro 15,00 Copia gratuita inviata a tutti gli imprenditori agricoli della provincia di Cuneo 34 36 41 4 dalla 8 e T ributi Quando scarseggiano i terreni da affittare G randa 12 Cisterne agricole fai da te Ahi, ahi, ahi...vediamo perchè 31 Prorogata l’autocertificazione della valutazione dei rischi sul lavoro N otizie 24 dalle R adici 42 L’estate della montagna che chiede rispetto F rutticoltura 17 Mela Rossa Cuneo conquista l’Europa Allevatore saluzzese batte il record di mungitura a mano C uriosità 30 Confagricoltura apre a Fossano 44 Mercatino dell’Imprenditore R icerca V oci 38 Registrato il primo agrofarmaco contro il cancro dell’actinidia 28 40 Kiwi, il Lazio non è il Piemonte La malattia vista dal Creso 32 E nologia 22 Il dogliani docg a Roma L’amabile dolcetto debutta in società 23 La pagella dei consumatori sulla salubrità dei vini cuneesi 26 Le dolci bollicine conquistano il mondo A ziende In collina vince chi sa crescere insieme 14 Associato Unione Stampa periodica Italiana La battaglia per difendere l’etichettatura delle carni Contributi per il recupero di baite e case di montagna I pneumatici a bassa pressione riducono i consumi di carburante N otizie F isco S icurezza piano Il latte torna bollente lotta dura su prezzi e contratti A ttualità Direttore responsabile: Osvaldo Bellino Direttore editoriale: Valerio Maccagno che tira Storie di Equitalia, Condifesa e Arpea. Quando arriva la cartella esattoriale. P rimo 7 l cord de o zzo, re a Salu tura a man gi di mun gia re ener zi irrigui produr or come li dei cons na dai ca Quando l’aquila partorì ‘l ciucun dai campi Perchè i consorzi irrigui non producono elettricità Le vacche viola non fanno per noi Z ootecnia 10 16 35 Cinquant’anni di alpeggio in valle Po La prima bufala non si scorda mai Rispettate le quote latte e la multa non c’è più F ormazione 35 Agrotecnici, il praticantato dura solo tredici mesi 1 O rizzonte T erra di F loriano L uciano Quando l’aquila partorì ‘l ciucun Il tempo è ciclico ed implacabile. Tornano gli stessi scenari, le medesime situazioni. Alle volte aleggiano anche gli stessi fantasmi. Ciclicamente nel mondo agricolo qualcuno decide di smettere di fare il proprio mestiere e si improvvisa imprenditore, ma con le aziende degli altri. Spesso è una catastrofe. Annunciata. Quando si passa dalla rappresentanza sindacale alla mediazione economica lo scenario cambia, il contesto pure e le regole del gioco altrettanto. Il cinismo è matematico e se fai saltare il banco non finisci all’Ispettorato agrario a tentare una conciliazione, ma porti dritto i libri in Tribunale. Dopo aver fatto pagare i soci e gli amministratori, sempre e comunque in una maniera o nell’altra. Nel settore della carne se lo ricorderanno per sempre. Anche perché – questa è la beffa, dopo il danno – l’imprenditore con le aziende degli altri dopo il disastro si schernisce: “ … non li avevamo mica obbligati noi ad aderire …” lasciando gli altri nella bagna. è una tentazione senza fine nel mondo del sindacalismo agricolo. Vent’anni fa a Savigliano un potente presidente nazionale di Organizzazione agricola nel suo forbito italo-napoletano spiegava il “progetto forte e concreto” per far entrare direttamente il sindacato in economia, si chiamava “progetto aquila”. In quella stessa sede, un dirigente di zona si LA TERRA permise di sostenere che l’economia andava CHE SCALDA IL CUORE lasciata fare alle strutture economiche, svincolate dal sindacato; lo fece con è un caldo che mi piace, sa un odore: ci sono dentro anch’io a quest’odore, ci un’immagine molto efficace e nostrana sono dentro tante vendemmie e fienadicendo che probabilmente “l’aquila avrebbe gioni e sfogliature, tanti sapori e tante partorito un ciucun”. Così fu. Quel dirigente voglie che non sapevo più si chiamava Giuliano Sacchetto, il presidente d’avere addosso. di Coldiretti Arcangelo Lobianco. (Cesare Pavese, La luna e i falò) In un mondo agricolo pieno di “yes-man”, caro Giuliano quanto ci manchi! terragranda 5 L’ aria di che tira M ichele A ntonio F ino Storie di Equitalia, Condifesa e Arpea. Quando arriva la cartella esattoriale Così è capitato anche a noi. No, non come diceva la sigla: di avere una musica in testa. è capitata anche a noi la cartella di Equitalia: una di quelle che è meglio aprire da seduti. Ai primi di giugno la fatidica busta che contiene un foglio striminzito: ruolo del Condifesa 2011, il suo debito da saldare per il 30 giugno è di 2.100 e rotti euro. Se uno conduce, come mia moglie con il mio aiuto, cinque giornate di vigneto, per nemmeno metà Doc, una stangata come quella per il premio della grandine sembra un invito a smettere subito di produrre! Anche in considerazione delle sanzioni: 40 euro al mese se non si paga entro il 30 giugno, ovvero, su base annua il 24%... Subito le indagini in famiglia: hai dimenticato un bollettino? Ma come diavolo è successo? No, figurati, facciamo attenzione, i premi l’anno scorso li abbiamo pagati e pure salati. Una telefonata all’assicuratore scaccia i dubbi: la cartella è arrivata a tutti, quindi a molti ben più salata che a noi, ma chiede dei soldi che entro il 30 giugno Arpea dovrà versare a ogni azienda agricola, alle quali quindi si chiede semplicemente di girare il contributo derivante dalla domanda Pac art. 68 - assicurazioni. Tutto bene quindi, e una lettera giunta tre giorni dopo dal Condifesa conferma la versione tranquillizzante dell’assicuratore. Anche se ribadisce le sanzioni per chi non paga entro il 30 giugno e che il nominativo dei morosi sarà segnalato ad Arpea, allo scopo, immagino, di bloccare nuovi pagamenti a chi non ha adempiuto ai propri obblighi. Da me non si sentiranno mai parole di condanna per Equitalia o per le tasse, perché come lavoratore dipendente le pago necessariamente tutte e sicuramente in misura maggiore di moltissimi che sfrecciano accanto alla mia Stilo del 2006, con macchine fiammanti e nuove. Però un paio di domande me le faccio. La prima è questa: l’ordine dei fattori non cambia il risultato nelle moltiplicazioni. Ma nelle sottrazioni come in questo caso? Insomma: avrebbe fatto una bella differenza ricevere prima la lettera del Condifesa e poi quella di Equitalia. La seconda, più preoccupata, è questa: quanti agricoltori controllano il loro conto bancario con il computer come faccio io mentre scrivo, a quindici giorni dalla scadenza? Quanti invece devono perdere ore di lavoro per adempiere a questa formalità? Anche questa è burocrazia, non la più pesante, per carità, ma una goccia alla volta... Spero che, mentre leggete, il problema sia superato e non sia iniziato lo sfinente iter per spiegare ad Equitalia che la colpa è di un ritardo di Arpea. Se così non fosse, ci risentiremo: tra noi, che non riusciamo a capire le complicazioni di affari semplici, e verso chi li complica. 6 P rimo piano Di Floriano Luciano Il latte torna bollente lotta dura su prezzi e contratti Produttori ancora divisi sulle scelte della categoria Mentre i caseifici comprano dalla Francia a 28 centesimi Il latte torna a bollire. Sulle piazze della pianura zootecnica non si parla d’altro: prezzo indicizzato, cooperative di conferimento, contratti diretti o collettivi, alcuni bilanci che chiudono in difficoltà mentre altri viaggiano a gonfie vele, pagamento a 60 giorni, prezzo che scende, assemblee infuocate… ce n’è per tutti! Un dato sembra non differenziarsi dal passato: un mondo allevatoriale costantemente diviso, litigioso, perfino a tratti fazioso che analizza lo scenario economico con la furia del tifoso ultrà. Si susseguono voci: trattori che rombano, pronti a tornare in piazza, mentre il latte francese, come registra la Camera di commercio di Lodi, viene acquistato a 28,84 centesimi… E ci si dovrebbe adeguare? Ma qual’è l’azienda che nel medio periodo ci perde di suo per far guadagnare un altro elemento della filiera? L’economia la fa il mercato, purtroppo o per fortuna noi qui ora siamo nel tempo del prendere o lasciare. Certo che per uscire dalla crisi ci vuole progettualità concreta e l’analisi fine a se stessa è sterile, ma almeno aiuta a prendere coscienza. A ricordarsi che al centro c’è l’azienda agricola e che non basta prendere tantissimo un anno e poi penare per i tre successivi, perché un trend è positivo se lo è per almeno cinque anni. E poi sulle piazze aleggiano tante altre domande in attesa di risposte: come va davvero il trend economico del polverizzatore? Riuscirà ad essere traino del settore lattierocaseario come annunciato dall’inaugurazione in poi, fino a qualche tempo fa? Nel 2011 ha reso di più lavorare col latte spot? Vorrei tornare nella mia cooperativa di conferimento diretto … come posso fare? Come dicono a “Striscia la notizia”: noi siamo qui, e se qualcuno ha da dire qualcosa si faccia sentire, gli daremo lo spazio che merita. 7 Quando scarseggiano i terreni da affittare Come funzionano la coltivazione conto terzi e la compartecipazione agraria stagionale Disporre di terreni sui quali poter svolgere l’attività agricola di coltivazione dei fondi è sempre più difficoltoso oltre che sempre più oneroso. Diventa pertanto necessario trovare, sulla base degli strumenti che il nostro ordinamento civilistico e fiscale ci concede, delle forme alternative all’affitto dei terreni o all’acquisto degli stessi per poter riuscire, se non altro, a mitigare tale situazione. Due forme contrattuali sicuramente poco utilizzate e spesso poco conosciute sono la “coltivazione conto terzi” e la “compartecipazione agraria stagionale”. COLTIVAZIONE CONTO TERZI Mediante questo contratto (applicabile solo alle coltivazioni di vegetali e non all’allevamento di animali) un soggetto, sia esso 8 imprenditore agricolo od imprenditore commerciale, consegna ad un imprenditore agricolo che possiede i mezzi produttivi (terreno ed attrezzature) le sementi, le talee o le piante germogliate, affinchè le coltivi per poi riconsegnare il prodotto finito al committente. L’aspetto interessante è che, dal punto di vista fiscale, quanto corrisposto dal committente all’imprenditore agricolo (che può essere un imprenditore individuale, una società semplice o una società agricola di persone o di capitali) rientra a tutti gli effetti nel reddito agrario di quest’ultimo. Questo tipo di contratto, molto utilizzato nel settore florovivaistico, può essere interessante anche in altri ambiti, vista la necessità di reperire terreni sui quali effettuare coltivazioni, anche di secondo raccolto, per approvvigionare impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili di origine agroforestale. Tale attività di coltivazione conto terzi rientra a tutti gli effetti tra le attività agricole connesse di prestazione di servizi mediante l’utilizzazione prevalente di attrezzature e risorse dell’azienda normalmente impiegati nell’attività agricola principale. Ai fini Iva, pertanto, il corrispettivo per tale attività rientra nel regime forfettario che prevede la detrazione, forfettaria appunto, del 50 % fatta salva la possibilità di optare per il regime ordinario. COMPARTECIPAZIONE AGRARIA STAGIONALE La compartecipazione agraria è a tutti gli effetti un contratto agrario che ha natura associativa. Tale contratto F isco di Alberto tealdi, e T ributi commercialista [email protected] prevede che il compartecipato, imprenditore agricolo che apporta la disponibilità del fondo ed i mezzi meccanici per la coltivazione, ed il compartecipante, che apporta gli altri fattori produttivi quali le sementi, i concimi, ecc., concorrano entrambi alle spese di produzione ed al rischio della coltivazione (esclusivamente di culture stagionali) per poi attribuirsi la produzione o il ricavo della cessione in base alla percentuale di compartecipazione prevista dal contratto. In caso di vendita dei prodotti sarà il compartecipante a fatturare la cessione ricevendo a sua volta dal compartecipato fattura di addebito della propria quota. A differenza della coltivazione conto terzi tale attività comporta che, ai fini reddituali, i due attori si attribuiscano pro-quota il reddito agrario e nella stessa misura i beni rientrino tra quelli prodotti sul proprio fondo. L’utilizzo di questa forma di contratto ai fini delle coltivazioni per l’approvvigionamento di impianti di produzione di energia od ai fini dell’allevamento di animali può essere più vantaggioso per il compartecipante rispetto a quanto possa essere per il committente nel contratto di coltivazione conto terzi, in quanto la propria quota di prodotti concorre al calcolo della prevalenza ai fini reddituali con il vincolo che la compartecipazione può solamente essere utilizzata per coltivazioni che abbiano carattere di stagionalità. Ins Han L’Un Zuppa di larve 9 Z ootecnia «Io, le mie vacche e il Monviso» Cinquant’anni di alpeggio in valle Po Targa speciale dell’Apa a Secondo Luigi Mattio da mezzo secolo margaro all’Alpetto Da cinquant’anni anni a piedi con la sua mandria da Revello agli alpeggi di Oncino. Per il margaro Secondo Luigi Mattio una targa speciale dell’Apa che sarà consegnata a San Giovanni. 10 Da mezzo secolo quando arriva giugno imbocca la via della transumanza con la sua mandria di 60 vacche e 30 vitelli, il cavallo e i cani, da Revello ad Oncino. Tutto il percorso rigorosamente a piedi, lui, le sue bestie, e i campanacci che risuonano per la strada della Valle Po. Una lunga giornata di marcia, dall’alba a sera, tra i saluti festosi dei bambini e gli incitamenti dei valligiani. è un personaggio d’altri tempi, Secondo Luigi Mattio, allevatore di razza e margaro nell’anima: per questo l’Apa di Cuneo, cogliendo l’occasione del cinquantenario di salita agli alpeggi, gli ha consegnato una targa speciale, con una semplice cerimonia sotto il Monviso, alle presenza del presidente Roberto Chialva e del direttore Bartolomeo Bovetti, saliti per l’occasione all’Alpetto di Oncino. «Mi fa proprio piacere - dice Secondo appena rientrato dal pascolo – vuol dire che il mio lavoro è apprezzato. Io torno al paese dei miei vecchi tutti gli anni da quando ne ho undici, e qui rimango fino a metà ottobre. Dovreste Z ootecnia vedere che bei vitelli porto giù a Revello dopo i mesi dell’alpeggio: roba di prima super». Secondo Mattio è del ’51. Dai primi anni Sessanta, piccolo margaro al seguito del padre Luigi, ha imparato la legge della montagna: piedi in spalla e marciare. La famiglia aveva allora lasciato Oncino per trasferirsi in una cascinotta a San Martino di Revello. Ma appena arrivava il caldo, si ripartiva per l’alta valle. Mancato il padre, ha fatto da solo, ed è contento così. «Mi vengono a trovare la domenica, mio fratello e i nipoti. E ci facciamo qualche merenda con gli amici». Secon do Lu Lassù igi Ma ttio ai 1700 metri della Comba non ha tempo d’annoiarsi. «Adesso parto dal basso dove c’è l’erba buona, poi risalgo i pascoli. Mungere ora è difficile, le vacche non si lasciano tanto, sono abituate a svezzare i vitelli. Farò qualche formaggio più avanti. La notte sento una calma che mi fa stare proprio bene, io, le mie bestie, e il Monviso». 11 S icurezza Cisterne agricole fai da te? Ahi, ahi, ahi… vediamo perchè Le regole e raccomandazioni dell’Asl Cn 1 sul rifornimento e trasporto dei carburanti Il sempre maggiore utilizzo di attrezzature da lavoro ha fatto sì che nel tempo le aziende agricole abbiano organizzato dei depositi di carburante necessario al funzionamento di trattrici, mietitrebbie e altre attrezzature a motore. Un’azienda agricola ha altresì bisogno di rifornire di gasolio le macchine agricole quando queste si trovano nei campi. Una non corretta gestione di 12 tale attività può causare pericolose fuoriuscite, anche accidentali, di carburante e provocare incendi con conseguenti danni a persone, animali, edifici e cose. A tal proposito, il Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Asl Cn 1 ha avviato una campagna di conoscenza e sensibilizzazione, con informazioni e consigli pratici (oltre che utili ad evitare sanzioni). DISTRIBUTORI FAI DA TE Sono vietati depositi di gasolio autocostruiti che non abbiano caratteristiche tali da contenere fuoriuscite accidentali di carburante e ridurre il rischio di incendio. Le norme per il rifornimento di carburanti, a mezzo di contenitori-distributori mobili e per macchine in uso presso aziende agricole, sono contenute nel Decreto ministeriale 19 marzo 1990. In particolare, la capacità massima del deposito deve essere di 9 mila litri per combustibili di Classe C (gasolio e oli minerali). I contenitori-distributori devono essere accompagnati da dichiarazione di conformità al prototipo approvato dal Ministero degli Interni, avere un manuale di installazione, uso e manutenzione e una targa identificativa. S icurezza I contenitori-distributori devono essere provvisti di bacino di contenimento, di capacità non inferiore alla metà della capacità geometrica del contenitoredistributore stesso, e di tettoia di protezione dagli agenti atmosferici realizzato in materiale non combustibile. Devono appoggiare su di una platea in cemento. Devono essere installati in un’area dove non vi siano depositati altri materiali, non sia presente vegetazione e, comunque, deve essere garantita una fascia libera di sicurezza di tre metri. ESTINTORI E CARTELLI In prossimità del depositodistributore, devono essere presenti almeno tre estintori portatili (di cui uno carrellato) per classi di fuochi A-B-C ed idonei all’utilizzo su apparecchi in tensione. Appositi cartelli fissi ben visibili devono segnalare il divieto di avvicinamento al deposito da parte di estranei e il divieto di fumare e usare fiamme libere. Gli impianti e le apparecchiature elettriche devono essere realizzati ed installati in conformità a quanto previsto dalla D.M. 37/2008. Il contenitoredistributore deve essere provvisto di idonea messa a terra. RIFORNIMENTI E TRASPORTO IN CAMPO. Durante i rifornimenti vanno utilizzati i dispositivi di protezione individuali per evitare il contatto con il gasolio. Il trasporto del gasolio in campo si può fare con contenitori omologati (max 1). è richiesta l’omologazione del serbatoio, la capacità massima può essere di 1.000 litri e si dovrà garantire l’adeguatezza del mezzo di trasporto. è necessaria la presenza sul mezzo di due estintori piccoli e uno grande. 13 N otizie dalla G randa Di Osvaldo Bellino Allevatore saluzzese batte il record di mungitura a mano mandria di vacche piemontesi. Maurizio Paschetta batte il record davanti al giudice Lorenzo Veltri Il ventisettenne Maurizio Paschetta entra nel Guinness World Records Ha munto quattro litri e mezzo di latte in due minuti In due minuti ha munto a mano quattro litri e mezzo di latte. Da sabato 26 maggio l’allevatore saluzzese Maurizio Paschetta, 27 anni, è entrato nell’albo ufficiale del Guinness dei primati come il mungitore più veloce del mondo. 14 L’impresa è stata compiuta nella stalla in Regione Paracollo 6, a Saluzzo, dove Maurizio, insieme al papà Marco e alla mamma Nella Carena, con l’aiuto del fratello Massimo, conduce l’azienda di famiglia che fa perno su una splendida ITALIA BATTE GERMANIA Il record, precedentemente detenuto da un allevatore tedesco che aveva munto due litri di latte in due minuti, è stato certificato dal giudice internazionale del Guinness World Records, Lorenzo Veltri, appositamente giunto da Roma e già noto al grande pubblico televisivo per la presenza fissa, sempre come giudice, allo “Show dei records”, condotto da Teo Mammuccari, su Canale 5. L’evento è stato seguito dal veterinario Dario Depetris, che ha attestato il rispetto delle norme sulla tutela degli animali, oltre che da numerosi giornalisti. Paschetta ha centrato l’obiettivo al primo tentativo, sulla vacca meticcia Falchet. Nel caso non ci fosse riuscito, aveva a disposizione altri due tentativi, per i quali erano già pronte le vacche Merlu e Cadorna. FESTA IN CENTRO CON L’INNO NAZIONALE. Tra i primi a complimentarsi per il risultato, sono stati il sindaco di Saluzzo Paolo Allemano e l’assessora comunale all’agricoltura Cinzia Aimone, che avevano atteso con trepidazione la comunicazione ufficiale del primato sulla soglia della stalla, insieme a decine di invitati.Poi la festa si è trasferita al Caffè Principe, in centro città, dove è risuonato l’inno nazionale e Maurizio riceveva l’abbraccio di centinaia di intervenuti, tra cui il presidente dell’Associazione provinciale allevatori, Roberto Chialva. NON MOLLARE MAI. «Ero sicuro di battere il record – ha detto il nuovo titolare del Guinness -, ho alle spalle quattro generazioni di allevatori specializzati nella razza piemontese, mungo tutti i giorni a mano e sono orgoglioso del lavoro che faccio. La mia iniziativa ha voluto anche essere un messaggio di incoraggiamento alla categoria zootecnica, che sta attraversando un momento di crisi, ma che non deve mollare. Bisogna lavorare al meglio e non arrendersi, come insegna l’esperienza dei nostri vecchi». Ad assistere all’evento era presente anche il sindaco di Saluzzo, Paolo Allemano (primo a sinistra) Adesso il mungitore da battere è lui: «Se mio padre potrebbe fare meglio di me? Può darsi – ha sorriso Maurizio all’intervistatore - accetto la sfida, se lo vorrà». IL VIDEO IN RETE. La sola iscrizione al Guinness World Records è costata all’allevatore saluzzese circa 6 mila sterline, vale a dire oltre 7 mila euro. Per la serata del record Maurizio Paschetta ha vestito un’apposita maglietta con i marchi degli sponsor, con in primo piano la “Mondo Servizi”, che, tra l’altro, ha messo a disposizione uno splendido autobus inglese a due piani per i festeggiamenti. Il filmato dei momenti salienti del Guinness World Record di Maurizio Paschetta è visionabile in internet sul canale youtube del nuovo quotidiano agricolo on line della provincia di Cuneo, terraoggi.it [email protected] 15 Z ootecnia Di Osvaldo Bellino La prima bufala non si scorda mai L’allevamento e il caseificio Moris di Caraglio Mille capi in azienda, un sogno divenuto realtà Quando chiese alla sua futura moglie di sposarlo, Franco Morisiasco disse che aveva fretta perché doveva “comprare le vacche”. Quell’argomento, non propriamente romantico, oggi è un aneddoto che i due coniugi si rimpallano con complicità canzonatoria, consapevoli che la malattia per l’allevamento degli animali li ha da sempre uniti, forse più della promessa prematrimoniale. Franco e suo fratello Mario sono 16 grandi professionisti dell’allevamento. Dagli anni Settanta in poi hanno vinto tutti i premi sulle fiere zootecniche delle razze frisona e piemontese. Hanno portato la media produttiva delle loro vacche dai 48 quintali del 1977 ai 111 quintali del 1989, quando vinsero la coccarda dei migliori allevatori d’Italia. Nel 2002, alla Fiera di Verona Franco si innamorò delle bufale, che, dopo le frisone, sono gli animali da latte di maggiore interesse zootecnico. Fu colpito da quel mondo di latte e carne, tanto simile quanto diverso da quello delle vacche, per la quantità (minore per le bufale) e la qualità (maggiore) della produzione. Sei anni più tardi le strade dei due fratelli si sono divise. Mario ha continuato sul cammino collaudato della frisona, Franco si è lanciato nell’avventura delle bufale. Oggi il suo allevamento, Moris, sulla provinciale tra Caraglio e Busca, conta un migliaio di capi, tra piccoli e adulti, con una quarantina di vacche che fanno da balia ai piccoli da svezzare, per non sottrarre latte alla produzione dell’azienda. A fianco delle stalle si trova il caseificio, che trasforma il latte appena munto in mozzarelle, latticini (burrata, toma, ricotta, caciocavallo, primo sale, formaggio stagionato) e yogurt da vendere nell’annesso spaccio, insieme a carni e salumi, sempre e rigorosamente di bufala. A Cuneo e Borgo San Dalmazzo ci sono gli altri due punti vendita aziendali. «è un sogno che si è avverato», osserva Franco Morisiasco, che ha coinvolto nell’impresa tutta la famiglia, dalla moglie Marina ai figli Elisa, Ivan e Elena, ognuno impegnato sui diversi fronti aziendali. Una realtà in crescita, tutt’altro che una “bufala”: «Il latte di bufala è l’ideale per le produzioni a pasta filata – dice papà Franco -, in cinque minuti si gioca la partita della mozzarella e tutto è nelle mani del casaro. Poi c’è la carne, succosa e molto tenera, che anche per noi è stata una vera scoperta. Una carne ad alto contenuto proteico e povera di grassi, ottima per anziani, bambini e sportivi, oltre che per le persone anemiche, per il suo alto contenuto di ferro. Chi prova le bufale non le lascia più, com’è accaduto anche a me». F rutticoltura La Mela Rossa Cuneo conquista l’Europa A novembre sarà iscritta nel Registro ufficiale europeo delle Dop e Igp Se entro il 16 novembre gli Stati membri della Comunità europea non presenteranno eventuali domande di opposizione, la Mela Rossa Cuneo IGP sarà iscritta nel registro ufficiale europeo delle DOP e IGP. Dopo un lungo iter burocratico, la domanda di registrazione è stata infatti pubblicata sulla Gazzetta europea del 16 maggio ed ora il traguardo appare vicino. La mela denominata “Mela Rossa Cuneo” IGP viene prodotta utilizzando esclusivamente le mele e i cloni delle varietà Red Delicious, Gala, Fuji e Braeburn. Queste varietà si contraddistinguono per la sovracolorazione rossa della buccia, che influisce sull’aspetto del prodotto, sia per quanto riguarda l’estensione del sopraccolore, sia per la particolare brillantezza della colorazione dell’epicarpo. Queste caratteristiche conferiscono alla Mela Rossa Cuneo una propria specifica identità nei mercati locali, regionali, nazionali ed esteri. La zona di produzione della «Mela Rossa Cuneo» comprende i comuni situati in parte nella provincia di Cuneo ed in parte in quella di Torino, ad un’altitudine compresa tra 280 e 650 metri. La porzione di territorio Mela Rossa Cuneo della Regione Piemonte interessata si identifica con un altipiano presente lungo la catena alpina occidentale costituita dalle Alpi Marittime e Cozie e rappresenta la principale zona di produzione di mele della Regione Piemonte, dove la coltivazione di mele a buccia rossa ha trovato la sua origine, il suo sviluppo e la sua localizzazione territoriale, sin dagli anni ‘50 e ‘60. 17 F ormazione Agrotecnici, il praticantato dura solo tredici mesi Cinque mesi in meno grazie alla convenzione tra Collegio nazionale e istituti professionali di agraria è stato premiato lo studente Cristian Fraire, terzo classificato nella gara di agraria per gli Istituti professionali agrari, sessione 2011. Analoghi incontri informativi si sono svolti presso tutte le sedi degli Istituti professionali per Cristian Fraire (al centro) con Maria Vittoria Bori Non diciotto, ma soli tredici mesi di praticantato sono necessari ai neodiplomati dell’Istituto professionale agrario “Paolo Barbero” di Verzuolo per accedere alla professione, grazie alla convenzione in atto con il Collegio nazionale degli agrotecnici. L’argomento è stato al 18 centro dell’interesse degli studenti delle classi quinte dell’istituto, nell’incontro di orientamento annuale con il presidente Roberto Golè e il revisore dei conti (ed ex-presidente) Enrico Surra del Collegio provinciale degli agrotecnici e degli agrotecnici laureati di Cuneo sulle competenze Enrico Surru, Cristian Fraire, Roberto Golè degli iscritti all’albo professionale e sulle “procedure” di iscrizione. Al termine degli interventi l’agricoltura della Provincia di Cuneo: Fossano, Grinzane Cavour e Ormea. A ttualità Essiccatoi, esoneri ambientali per gli impianti stagionali Disegno di legge sull’autorizzazione alle emissioni Esonero in arrivo per gli essiccatoi dall’obbligo di autorizzazione alle emissioni in atmosfera. è stato presentato alla Camera dei Deputati un disegno di legge che contiene importanti novità sull’esonero delle piccole imprese agricole dal Sistri e dall’obbligo di iscrizione all’Albo dei gestori ambientali, prevedendo anche l’esonero dall’obbligo di autorizzazione alle emissioni in atmosfera per gli essiccatoi. L’articolo 12 del disegno di legge introduce, infatti, alcune modifiche al codice ambientale (decreto legislativo n.152/06) inserendo nell’elenco degli impianti esonerati dall’obbligo di autorizzazione gli impianti stagionali di essiccazione di prodotti agricoli in dotazione alle imprese agricole che non lavorano più di novanta giorni l’anno e di potenza installata non superiore a 450.000 chilocalorie/ora per corpo essiccante. La stessa norma inserisce, inoltre, gli altri impianti di essiccazione di cereali, medica e semi tra quelli che possono beneficiare di un regime semplificato, attraverso lo strumento dell’adesione all’autorizzazione generale predisposta dall’autorità competente in materia ambientale. Il via libera spetta ora ai politici. 19 Il boom della legna da ardere Opportunità per i nostri boschi La crisi riaccende i camini, ed è boom per la legna da ardere, la cui importazione, nell’inverno 2012, ha fatto segnare un aumento del 17 per cento, raggiungendo il valore più alto degli ultimi 20 anni. Lo rileva un’analisi della Coldiretti, che evidenzia il cambiamento di abitudini degli italiani dovuto 20 all’aumento del prezzo dei combustibili e alla riduzione del potere di acquisto. MENO GASOLIO, PIù LEGNA Mentre è crollato del 16 per cento il consumo di gasolio da riscaldamento, nel 2011 sono stati importati in Italia ben 3,3 miliardi di chili di legna da ardere nelle diverse forme, pari a più del triplo rispetto a 20 anni fa. Una dimostrazione evidente del crescente interesse verso questa forma di energia che è diventata competitiva dal punto di vista economico oltre ad essere più sostenibile dal punto di vista ambientale. Una tendenza dovuta alla riapertura dei camini nelle vecchie case ed alla costruzione di nuovi, ma anche ad una forte domanda di tecnologie più innovative nel comparto delle stufe a legna, delle caldaie a pellets, dove l’industria italiana soddisfa oltre il 90 per cento delle domanda sul mercato interno, mentre destina quasi un terzo della produzione nazionale A ttualità Indagine della Coldiretti sul cambiamento delle abitudini La crisi riaccende i camini, ma la materia prima arriva dall’estero alle esportazioni. PERCHè IMPORTARE? L’Italia è diventato il primo importatore mondiale di legna da ardere nonostante la presenza sul territorio nazionale di 10 milioni e 400 mila ettari di superficie forestale, in aumento del 20 per cento negli ultimi 20 anni. Con una più corretta gestione delle foreste può essere prelevata, quasi gimento degli obiettivi del Piano d’azione nazionale al 2020 (secondo il quale le biomasse, tra le quali spicca il ruolo dei prodotti legnosi, dovranno coprire il 44 per cento dei consumi di fonti rinnovabili e il 58 per cento dei consumi di calore totale), fornendo biomassa ottenuta con metodi sostenibili (sia nella produzione che nel taglio) nell’ambito di una filiera sostenibile anche nelle modalità di trasformazione energetica con caldaie moderne ed efficienti. Senza contare che si tratta di un’energia a misura di territorio, a filiera necessariamente corta, come potrebbe dimostrare la realtà montana della provincia di Cuneo. senza alterarne la sostenibilità, una quantità di 23,7 milioni di tonnellate/anno di combustibile che riduce i consumi attuali di petrolio di ulteriori 5,4 milioni di tonnellate. IL NUOVO PETROLIO è QUI Appare quindi evidente l’importanza di rilanciare la gestione dei boschi che potrebbe contribuire in modo decisivo anche al raggiun- 21 E nologia Il Dogliani docg a Roma L’amabile dolcetto debutta in società Protagonisti 48 aziende, 21 Comuni cuneesi, 75 mila quintali di uva, 55 mila ettolitri di vino e 6 milioni e mezzo di bottiglie Nella sala Ailanto del settimo piano, il Marriott Grand Hotel Flora di via Veneto ha ospitato il 6 giugno l’ingresso in società di una nuova stella del firmamento vitivinicolo, il Dogliani Docg. L’iniziativa, che ha visto protagoniste 48 aziende del Cuneese produttrici di Dogliani Docg, con l’adesione di oltre 75 rinomate etichette, è stato presentato dalla Camera di commercio di Cuneo, grazie alla sua azienda ghiberti 22 speciale CEAM (Centro Estero Alpi del Mare), in collaborazione con i produttori del Dogliani Docg, la Bottega del Vino di Dogliani, la Regione Piemonte, la Provincia di Cuneo, l’Ima Piemonte, l’Associazione roma- na Sommelier, la Fipe Confcommercio Roma, la Federalberghi e Unioncamere. FRUTTO TERAPEUTICO. Uva “dolcetto”, amabile e invitante nel pieno della maturazione, ma anche uva dalle molteplici proprietà terapeutiche con ricchezza di ferro, manganese e potassio, da consentire la diffusione, nel secolo scorso, di stabilimenti di ampeloterapia (la cura attraverso l’uva, che prevede l’introduzione del frutto autunnale dolce e succoso con buccia e semi quale alimento esclusivo, o quasi, di una dieta) con consumo quotidiano di almeno un grappolo di quest’uva definita appunto “curativa”. Il “Dogliani” è un vino di colore rosso rubino, talvolta con riflessi violacei, profumo intenso di liquirizia, mandorla amara, more e ciliege, talora con richiami floreali, dal gusto secco, amarognolo, di medio corpo, poco acido, sufficientemente tannico, morbido e armonico. IL SEGRETO DEL VINO. La produzione riguarda i vigneti coltivati in 21 Comuni nella destra orografica del fiume Tanaro; gli ettari coltivati sono oltre un migliaio, per un quantitativo d’uva che si aggira sui 75 mila quintali, da cui si ricavano 55 mila ettolitri di vino, vale a dire oltre 6 milioni e mezzo di bottiglie ogni anno. Il segreto di questo prodotto d’eccellenza è la perfetta combinazione di un territorio collinare e impervio ma estremamente generoso, di un clima temperato che gode di una buona ventilazione, accompagnato dai segreti di un’uva “unica” e dal sapiente intervento dell’uomo, in vigna e in cantina. E nologia La pagella dei consumatori sulla salubrità dei vini cuneesi Analisi dei vini bianchi e rossi prodotti in provincia di Cuneo. Questo l’obiettivo dell’indagine promossa dal Movimento consumatori, nell’ambito di una serie di analisi nel settore agroalimentare, tese a verificare la genuinità di cibi e bevande. Lo screening, realizzato con il contributo della Camera di commercio, ha interessato 60 campioni, tra bianchi e rossi. In particolare, si è guardato alla presenza di solfiti e di residui di pesticidi, con risultati nel complesso soddisfacenti, ancora migliorabili. Per quanto concerne l’anidride solforosa (indispensabile nella produzione dei vini bianchi, in cui esplica azione antisettica e selettiva inibendo lo sviluppo dei batteri, e capace di evidenziare meglio colore e aroma dei vini rossi), la legge prevede che non debba superare i 200 mg per litro. Le analisi hanno nei bianchi. In questi ultimi, a tenori più alti di anidride solforosa corrispondono prezzi inferiori. Di qui una considerazione: la presenza di solfiti aumenta con il ridursi della Indagine su 60 campioni tra bianchi e rossi Sorvegliati speciali i solfiti e i pesticidi rilevato percentuali inferiori, comprese tra i 50 ed i 130 mg per litro nei rossi (con assenza di tracce riscontrabili per alcuni prodotti) e un valore medio di 100 mg per litro qualità e del prezzo. Quanto all’ocratossina A, non è stata rilevata, segno dunque di buona qualità delle uve e di un buon processo di vinificazione. A proposito dei pesticidi, tutti i campioni, esaminati dal laboratorio Eurofins di Nantes, sono risultati conformi ai limiti previsti dalla legge. Il 20% è risultato completamente privo di residui, mentre nell’80% dei campioni sono stati riscontrati residui di un pesticida o più, ma sempre tra quelli consentiti e nei limiti di legge. La ricerca del Movimento consumatori conclude con l’auspicio che la legge sull’etichettatura sia più chiara, prevedendo l’indicazione non solo della presenza, ma anche della percentuale dei solfiti, con vantaggio per il consumatore e potenziamento di immagine per i prodotti di maggior qualità. 23 N otizie dalle A ziende In collina vince chi sa crescere insieme La “Robino” di Santo Stefano Belbo leader nel mercato dei cingoli e dei trattori speciali per vigneti e frutteti In mezzo secolo le Langhe e il Monferrato hanno fatto passi da gigante. L’agricoltura ha trainato la crescita del territorio, che ora è candidato al riconoscimento Unesco di patrimonio dell’Umanità. Uno sviluppo al quale hanno contribuito in modo determinante gli uomini e le aziende più attenti alle esigenze del lavoro in collina, come la “Robino Oreste & C.” di Santo Stefano Belbo, leader nel mercato dei cingoli e dei trattori speciali per vigneti e frutteti, concessionaria New Holland e Goldoni, oltre che officina di assistenza e 24 riparazione di macchine agricole. Attiva dal 1958, la “Robino” è diventata con orgoglio la fornitrice delle migliori aziende del territorio, che scegliendola sono la garanzia della sua serietà, qualità e professionalità. Una realtà al passo coi tempi, che sa offrire soluzioni convenienti e sempre all’avanguardia, emergendo nel mercato delle macchine agricole in Italia e all’estero con la forza della tradizione unita ad una mentalità aperta al futuro e allo sviluppo. Un punto di riferimento di alta qualità, con sede coperta di circa 7 mila metri quadrati, dotata di aree espositive per vedere personalmente una vastissima gamma di prodotti nuovi e usati unica in tutta Italia, uffici commerciali, un magazzino ricambi multipiano in grado di garantire ricambi anche per macchinari molto vecchi, un’officina attrezzata per supportare e dare risposta a qualsiasi richiesta del cliente, più 10.000 metri quadrati di area esterna espositiva e campi prova. Quanto basta per continuare a guardare con fiducia a dove si vuole arrivare, sapendo che mezzo secolo di esperienza non si possono inventare. 25 E nologia Le dolci bollicine conquistano il mondo «I momenti di crisi sono ideali per riflettere, per crescere, voi siete in una fase di grande ascensione, siete la riscossa e il trionfo del vino, ma cercate di non sedervi o adagiarvi sul successo, amministratelo e puntate sul marketing; avete un prodotto eccezionalmente unico, bisogna saper vendere bene la sua immagine. Il prezzo troppo basso incute un certo timore, oltre alla qualità bisognerebbe alzare il prezzo dell’Asti, convincendo il consumatore finale». Sono le considerazioni finali del giornalista televisivo Bruno Vespa, moderatore d’eccezione della tavola rotonda sulle “dolci bollicine di successo”, svoltasi il 25 maggio nell’avveniristica “Barricaia Cantine Fratelli Martini Secondo Luigi”, a Cossano Belbo. Un incontro organizzato da Confagricoltura Asti, in collaborazione con Confagricoltura Cuneo e Alessandria, che, nella monumentale struttura cossanese, capace di contenere fino a 6 26 mila barriques, ha chiamato a raccolta oltre 450 esperti e operatori del settore per fare il punto su mercato e scenari futuri di Asti spumante e Moscato d’Asti. MOSCATOMANIA I due vini hanno venduto, nel 2011, ben 107 milioni di bottiglie ma, come rilevava Giorgio Bosticco, direttore del Consorzio dell’Asti Docg, mentre lo spumante è cresciuto lentamente da 65 a 81 milioni di bottiglie, il Moscato d’Asti è passato, in tre anni, da 8 a 26 milioni, una crescita determinata dall’aumento della resa per ettaro fino a 115 quintali di uva. Il Paese con i maggiori consumi dell’Asti è la Germania, mentre il mercato di maggior interesse per il Moscato d’Asti, è dato dagli Stati Uniti d’America, dove il fenomeno della “Moscatomania” è particolarmente diffuso e in continua crescita. Sono 10 mila gli ettari di vigneto, collocati tra Asti, Alessandria e Cuneo, che L’omaggio dell’Imprenditore agricolo a Bruno Vespa Il convegno di Confagricoltura a Cossano Belbo. Bruno Vespa: «Non adagiatevi sul successo» hanno di media 30 anni, mille ne hanno 64, e i “Sorì”, vigneti di qualità suprema, sono collocati su colline con pendenze tali da non poter sfruttare alcuna meccanizzazione, e potrebbero essere abbandonati. E nologia Il talk-show sul moscato a Cossano Belbo AUMENTARE L’OFFERTA? «Siamo favorevoli ad un aumento progressivo dell’offerta di Moscato e dell’Asti – ha detto Gian Paolo Coscia, presidente di Confagricoltura Piemonte -, recuperando innanzitutto le superfici vitate revocate dal piano dei controlli, circa 350 ettari che colmerebbero le esigenze momentanee del mercato, fermando eventuali competitori». Al dibattito hanno partecipato, tra gli altri, il presidente nazionale di Confagricoltura, Mario Guidi, l’assessore regionale all’agricoltura, Claudio Sacchetto, il presidente della Fratelli Martini, Gianni Martini, il presidente del Consorzio dell’Asti Docg, Gianni Marzagalli, il direttore generale Italia Gruppo Davide Campari, Jean Jaques Dubau e, in videoconferenza, il presidente Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, Paolo De Castro. Gli auguri di Bruno Vespa all’Imprenditore agricolo “Auguri carissimi al nuovo giornale”: Bruno Vespa ha scritto l’incoraggiamento direttamente sulla copertina de “L’imprenditore agricolo”, dopo che il direttore Osvaldo Bellino gli aveva illustrato le caratteristiche dell’iniziativa editoriale promossa dalla Réclame di Savigliano per l’agricoltura della provincia di Cuneo. Il giornalista televisivo più popolare d’Italia, tra l’altro, conosce molto bene il settore primario ed è un quotato esperto di vini. 27 V oci dai C ampi Perchè i consorzi irrigui non producono elettricità? Claudio Olivero Ho lavorato per 41 anni come manutentore elettrico e sono da sempre appassionato di fonti energetiche rinnovabili, in particolare idroelettriche. Mi chiedo come mai non vengano utilizzati i salti idrici sui canali dei consorzi irrigui, che potrebbero produrre un significativo reddito 28 integrativo per le famiglie agricole. I consorzi irrigui già hanno la concessione dell’acqua e sono proprietari dei canali scavati dai loro predecessori, i dislivelli sono una conseguenza. Sui canali principali per la distribuzione delle acque irrigue sono presenti vecchi mulini abbandonati, ripristinabili con moderne turbine ad alto rendimento, basso rumore ed impatto ambientale zero. Il sistema migliore è di coinvolgere il Comune come garante e supervisore della società, per tranquillizzare i proprietari dei siti. è da 30 anni che seguo questo problema ed ho concluso che i proprietari hanno paura di essere derubati o sfrattati, invece con il Comune sarebbero tranquilli di entrare nella società, tutelati V oci dai C ampi L’acqua è per sempre con il Rotary a scuola Da Saluzzo l’appello contro lo spreco e con le relative quote; così pure il Comune, che non ne ricaverebbe tasse, ma quote di rendita. Il valore della struttura verrebbe suddiviso in tante quote di valore opportuno, con prelazione dei soci del consorzio, successivamente degli che le risorse locali come prima cosa devono portare benefici alla gente della zona e poi di riflesso agli altri. Un impianto idro produce 24 ore al giorno, quando piove, è nuvoloso o nevica. Se la realizzazione delle centraline può risultare costosa, il Il Rotary International, tramite la scuola, che rappresenta il canale più diretto ed efficace, si è rivolto ai bambini per educarli ad un corretto uso dell’acqua. Per svolgere questa iniziativa il Distretto rotariano ha indetto, per il terzo anno consecutivo, la “Settimana rotariana dell’acqua” che si è svolta dal 16 al 20 aprile. Obiettivo del progetto “Acqua per sempre” era sensibilizzare le scuole primarie sull’importanza dell’acqua, elemento essenziale per la vita, evidenziando la necessità di ridurne lo spreco nella vita di tutti i giorni e di limitarne l’inquinamento. I quasi trecento bambini intervenuti, hanno ricevuto la visita di un gruppo di rotariani del club saluzzese, tra cui il presidente Luciano Zardo. I salti idrici sui canali potrebbero essere una fonte di reddito integrativo per gli agricoltori abitanti del Comune ecc. fino a coprire l’intera somma e con le stesse percentuali verrebbero calcolate le ripartizioni degli utili. Le aziende attraversate da corsi d’acqua dovrebbero essere autorizzate ad installare piccole centraline (sotto i 5-10 Kw/h), con l’unico obbligo della gestione da parte di persone qualificate: la tassa è questa e si tradurrebbe in lavoro per tutti. E il nocciolo del discorso è combustibile è gratis. In campagna non c’è forse il detto che il nonno pianta la quercia per il nipote? Se 50 anni fa, quando si sono fermati i mulini, i nostri politici ne avessero permesso la riconversione, ora a noi quella quercia farebbe molto comodo. Perché i politici di oggi non pongono un onorevole rimedio a quegli errori? Claudio Olivero Verzuolo 29 N otizie dalla G randa Confagricoltura apre a Fossano L’inaugurazione della nuova sede di Confagricoltura a Fossano Taglio del nastro ufficiale mercoledì 6 giugno per la nuova sede di Confagricoltura a Fossano, in via Marconi 112 all’angolo con piazza Dompè. Alla presenza del direttore di Confagricoltura Cuneo, Roberto Abellonio, del vice presidente dell’organizzazione, Oreste Massimino e di diversi imprenditori agricoli della zona, i dirigenti e rappresentanti 30 Servizi diretti in azienda agli imprenditori Sede aperta il lunedì e mercoledì mattina dell’associazione hanno illustrato le motivazioni che hanno spinto ad aprire questo nuovo ufficio nella città degli Acaja, non prima però della solenne benedizione dei locali officiata da don Ezio Bodino, parroco della chiesa di Sant’Antonio Abate. Responsabile della nuova sede sarà Floriano Luciano, che ha approfittato dell’occasione per presentarsi e per spiegare come si svolgerà l’attività del nuovo ufficio: «Il Fossanese, ultimo lembo della Pianura Padana, rappresenta il cuore della nostra agricoltura soprattutto sotto il profilo cerealicolo e allevatoriale. Qui si danno appuntamento ogni settimana al mercato centinaia di agricoltori; a loro forniremo a 360° tutti i servizi di cui necessita una moderna azienda del settore primario, dopo di che faremo rete con i servizi già presenti sul territorio per andare ad assistere direttamente sul territorio le imprese che ne avranno necessità». La nuova sede sarà aperta il lunedì, dalle 8,30 alle 12, e il mercoledì, dalle 10 alle 12 e sarà contattabile telefonicamente al numero 0172/637242 o via mail all’indirizzo fossano@ confagricolturacuneo.it. S icurezza Prorogata l’autocertificazione della valutazione dei rischi sul lavoro Fino al 31 dicembre 2012 nulla cambia per le imprese agricole fino a 10 lavoratori è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 14 maggio 2012 il decreto legge che rinvia al 31 dicembre 2012 l’autocertificazione della valutazione dei rischi nelle Piccole e Medie Imprese (PMI). Il provvedimento dovrà essere convertito in legge entro 60 giorni e riguarda le PMI fino a 10 lavoratori, fra cui anche le imprese agricole. Il rinvio permette che “i datori di lavoro che occupano fino a 10 lavoratori effettuano la valutazione dei rischi sulla base delle procedure standardizzate. Fino alla scadenza del terzo mese successivo alla data di entrata in vigore del decreto interministeriale, e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2012, gli stessi datori di lavoro possono autocertificare l’effettuazione della valutazione dei rischi”. La proroga si è resa necessaria a fronte della mancata pubblicazione di decreti specifici per alcuni settori di attività ed in attesa della definizione delle procedure standardizzate per l’effettuazione della valutazione dei rischi. Quindi, fino alla pubblicazione delle procedure standardizzate, e comunque non oltre il 31 dicembre 2012, le imprese che occupano fino a 10 lavoratori potranno continuare ad autocertificare l’effettuazione della valutazione dei rischi. 31 V oci dai campi Le vacche viola non fanno per noi è ora che i produttori di latte e i caseifici si uniscano per fronteggiare la Grande distribuzione Dalla fine dell’inverno si aspetta che arrivi la fattura per sapere quanto si realizza con il latte consegnato, è questa l’infelice realtà degli attuali produttori di latte piemontesi, limitati a produrre, non solo da un sistema di quote, ma anche dalla totale esclusione nella gestione della catena produttiva, cooperative piemontesi comprese. La Comunità europea 32 sta preparando per gli anni a venire il cosiddetto “pacchetto latte” (insieme di regole e norme volte a loro dire a favore dei produttori), pensato per agevolare i produttori nei confronti dell’industria, tramite la creazione di O.P. (organizzazioni di produttori ) deputate alla gestione e commercializzazione del prodotto “latte”. Chissà come verrà accolto in un paese come il nostro, l’Italia, dove l’indipendenza non è solo un fatto politico – geografico, ma soprattutto culturale, e dove “chi fa da sè fa per tre” non è solo una regola matematica, ma anche un risultato economico comprovato. UNA STRADA COMUNE. Ritornando al Pacchetto Latte, dove oltre la metà delle proposte sono già messe in atto dagli allevatori italiani da anni (contratti scritti, pagamenti entro 30 gg. ecc. ), penso che qualcosa potrà cambiare nel momento in cui produttori e trasformatori (industria casearia) insieme affronteranno chi realmente determina il prezzo finale, cioè quello che il consumatore realmente paga, inconsapevolmente decidendo le nostre sorti e cioè la Gdo, grande distribuzione organizzata, che, in barba a tutti gli slogan con cui ogni giorno ci tempesta (pubblicità), poco si preoccupa del destino di chi produce (messo in condizione di produrre sempre con prezzi in ribasso) e di chi consuma (se spende meno è solo perché acquista prodotti che realmente valgono meno). Quello che mi auguro è che siano gli stessi produttori, organizzandosi, a creare realtà in grado di potersi sedere al tavolo con quella che fino ad oggi considerano una controparte (gli industriali del latte) per poter trovare una strada comune, cosicché gli allevatori possano diventare protagonisti indispensabili nel determinare le scelte della Gdo, e non nel sottostare alle scelte egoiste della stessa Gdo. Solo allora il consumatore bevendo un bicchiere di latte, o mangiando un pezzo di formaggio, penserà alle vacche bianche o nere… ma non “viola”. Cume sempre, bun travaj. Antonio Bedino [email protected] 33 A ttualità La battaglia per difendere l’etichettatura delle carni Coldiretti: «Sopprimere le informazioni facoltative sarebbe un grave danno per i nostri allevatori» La Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (Comenvi) del Parlamento europeo si esprimerà a breve su una proposta di regolamento della Commissione esecutiva che modifica le disposizioni sull’identificazione elettronica dei bovini e sopprime quelle relative all’etichettatura facoltativa delle carni bovine. Nonostante le pressioni a 34 favore del mantenimento delle informazioni facoltative oltre a quelle obbligatorie, all’inizio di maggio la Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale (Comagri) del Parlamento aveva espresso il proprio parere sulla nuova proposta, approvando un emendamento che posticipa la soppressione al 1° gennaio 2014. Per completare la procedura legislativa ordinaria, anche il Consiglio dell’Ue dovrà esprimersi sulla proposta della Commissione europea. Da sempre contraria alla modifica del sistema vigente di etichettatura della carne bovina, è la Coldiretti: «Verrebbero danneggiati – è la posizione ufficiale del sindacato - i numerosi allevatori italiani che hanno investito tempo e risorse per conformarsi a questo prezioso strumento utilizzato con grande successo per distinguere la loro produzione, per informare meglio i consumatori sulle caratteristiche specifiche dei loro prodotti e aiutarli a compiere delle scelte di acquisto consapevoli ed informate, visto che hanno da tempo dimostrato un crescente interesse anche nei confronti delle altre informazioni utili riportate in etichetta, come la razza dell’animale o la sua alimentazione (ad esempio, Ogm free)». Z ootecnia Rispettate le quote latte e la multa non c’è più In Italia sono rimasti appena un migliaio su 40 mila gli allevatori che devono le sanzioni allo Stato Nessuna multa in arrivo per le quote latte a carico degli allevatori italiani che quest’anno hanno prodotto al di sotto del limite imposto dall’Unione Europea. Ad annunciarlo è la Coldiretti nel sottolineare che per la campagna 2011/2012 secondo le rilevazioni dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) la produzione di latte commercializzata in consegne non ha superato il quantitativo nazionale di riferimento. Nessuna sanzione sottolinea la Coldiretti - può quindi essere imputata ai singoli produttori italiani a differenza di quanto è accaduto nel passato. La questione quote latte – ricorda la Coldiretti - è iniziata quasi 30 anni fa, nel 1983, con l’assegnazione ad ogni Stato membro dell’Unione di una quota nazionale che poi doveva essere divisa tra i propri produttori. All’Italia fu assegnata una quota molto inferiore al consumo interno di latte. Il 1992 con la legge 468 poi il 2003 con la legge 119 e infine il 2009 con la legge 33, sono le tappe principali del difficile iter legislativo per l’applicazione delle quote latte in Italia. Degli attuali 40 mila allevatori oggi in attività nel nostro Paese (erano 120 mila nel 1996) sono solo un po’ più un migliaio conclude la Coldiretti - quelli che devono alle casse dello Stato 1,7 miliardi di euro di multe maturate in questi ultimi anni. 35 A ttualità Contributi per il recupero di baite e case in montagna L’Uncem Piemonte ha presentato il bando per il programma di “recupero e rivalutazione delle case e delle borgate montane del Piemonte”. Entro il 31 luglio 2012, la Delegazione piemontese dell’Unione nazionale dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani (telefono 011 8613715 – 349 8599339 E-mail: [email protected]) raccoglie le manifestazioni di interesse di Comuni, Comunità montane, privati, imprese edili, progettisti, professionisti del settore (ingegneri, architetti, geometri), operatori immobiliari che possono presentare programmi per la rivitalizzazione architettonica, economica e sociale di aree marginali. In particolare, l’Uncem intende favorire il collegamento tra imprese ed 36 enti locali per valorizzare il patrimonio edilizio delle Terre Alte che, secondo le stime, comprenderebbe oltre 20 mila baite in 553 Comuni montani piemontesi ristrutturabili con interventi più o meno radicali. Baite, case, ricoveri, vecchie fortificazioni, stalle, intere borgate, spesso di proprietà di privati, ma anche direttamente dei Comuni, che oggi possono rivivere grazie all’impegno di imprese e di gruppi di professionisti, con investimenti mirati, ma anche innovative operazioni di marketing territoriale. «In molti Comuni montani del Piemonte – spiega il presidente Uncem Lido Riba - stiamo assistendo a un “ritorno” da parte di persone che erano emigrate nei decenni del A ttualità dopoguerra, che oggi lasciano le città o il fondovalle, per risalire in zone montane dove acquistano e ristrutturano case abbandonate. Molto spesso sono giovani che insediano nuove imprese, non soltanto agricole, artigianali o turistiche, ma anche collegate alle nuove tecnologie, grazie al divario commerciale – prosegue il presidente Uncem – sull’esempio di quanto successo alcuni decenni fa nelle Langhe, nel Chianti, ma anche nell’Ossola o in Comuni come Ostana in Valle Po e Canosio in Valle Maira. Questo programma con il bando Uncem risponde a una precisa vocazione Bando Uncem per rivitalizzare il territorio alpino Gli interessati devono comunicarlo all’ Uncem entro il 31 luglio digitale ridottosi negli ultimi anni e alle possibilità del telelavoro». «Vecchi ruderi possono acquistare valore del territorio. Non è più un’illusione di pochi tecnici o amministratori. Una vocazione che diventa stabile e diffusa, così da trasformare le case destinate all’estinzione a causa dell’abbandono, in un patrimonio per l’intero Piemonte, capace di muovere nuova economia, creare nuovi posti di lavoro e generare nuove imprese. Un piccolo-grande tesoro della montagna che può tornare a vivere». 37 R icerca Registrato il primo agrofarmaco contro il cancro dell’actinidia Dopo oltre due anni di sperimentazione, sono stati divulgati, in importanti aree ad actinidia (Lazio, Veneto, Emilia Romagna), i risultati conseguiti dal gruppo di ricerca di fitobatteriologia del Dafne (Dipartimento di Scienze e tecnologie per l’agricoltura, le foreste, la natura e l’energia) dell’Università della Tuscia che hanno permesso la La malattia sul tronco RIMOZIONE AMIANTO #)6),) ).$5342)!,) !'2)#/,) 2)34254452!:)/.))--/"),) #)6),)%15!,3)!3)!44)6)4° $%,,%$),):)!).'%.%2% "/.)&)#!4%22%.)%$!.!,)3) 02%6%.4)6)'2!45)4)).3%$% Studio dell’Università viterbese della Tuscia L’incidenza della malattia ridotta fino al 40% $ITTA5L%RSRLDI2ACCA'"ATTISTA 4ELs registrazione del primo agrofarmaco biologico, in Europa, in grado di contrastare, soprattutto durante il periodo della fioritura, il batterio fitopatogeno Pseudomonas syringae pv. actinidiae (Psa) agente causale del cancro batterico dell’actinidia. AMYLO-X. L’agrofarmaco registrato, denominato 38 Amylo-X, è costituito da un ceppo (D747) di Bacillus amyloliquefaciens. Dai risultati conseguiti, il preparato microbiologico risulta in grado di inibire, in diversi rapporti e concentrazioni, lo sviluppo e quindi la moltiplicazione di Psa, come di Pseudomonas syringae pv. syringae (PSS) e di Pseudomonas viridiflava (PV), anch’essi batteri a R icerca volte in grado di arrecare danni di rilievo, soprattutto agli organi fiorali ed alle foglie, di piante di Actinidia spp.. L’antagonista naturale non è resistente agli antibiotici e si sviluppa in presenza/miscela con il rame (metallo e minerale): un aspetto particolarmente interessante, soprattutto dal punto di vista applicativo in quanto, non necessitando per le proprie funzioni vitali di rame, Bacillus amyloliquefaciens non lo assorbe e non ne subisce alcun effetto negativo, moltiplicandosi così senza alcun rischio e senza trasferire ad altre popolazioni batteriche eventuali resistenze al rame. UN’ARMA EFFICACE. Dalle prove condotte prima in laboratorio e quindi, per due anni consecutivi in campo, in differenti areali del Lazio, in impianti di Actinidia chinensis (kiwi a polpa gialla) e di Actinidia deliciosa (kiwi a polpa verde) emergono differenti aspetti positivi. Sia in termini d’incidenza della malattia, sia in termini di percentuale di rami sani, sulle tesi dove venivano effettuati i trattamenti dalla rottura dei bottoni fiorali in poi con il preparato microbiologico, la malattia è risultata ridotta in misura statisticamente Gli effetti del cancro batterico a livello fogliare significativa, sui rami di uno e due anni, dall’8 al 40%. MA NON BASTA. Lo studio è in corso di pubblicazione, mentre si sta valutando la capacità del formulato di proteggere gli altri organi vegetativi, in particolare mediante applicazioni sia al momento della raccolta, sia alla caduta delle foglie, come anche di proteggere il polline dalla fase di conservazione alla distribuzione in pieno campo. I trattamenti con il formulato microbiologico non hanno la presunzione di poter sradicare il cancro batterico dagli impianti di actinidia, osservano all’Ateneo viterbese, ma la registrazione di un agrofarmaco biologico viene considerata un valido passo in avanti per una strategia di difesa integrata nel rispetto dell’ambiente, degli agricoltori e dei consumatori. 39 R icerca Kiwi, il Lazio non è il Piemonte La malattia vista dal Creso Davanti a duecento frutticoltori giunti il 1 giugno al Centro di ricerche del Creso per il sopralluogo ai campi dove avviene la sperimentazione sulla batteriosi dell’actinidia (Psa), Graziano Vittone ha relazionato sulle risultanze del Convegno nazionale organizzato dalla SOI a Latina. Un intervento atteso, dopo le notizie sulla registrazione del primo agrifarmaco biologico contro la Psa sperimentato nel Lazio. rappresentate dalle basse temperature invernali e primaverili associate a piogge persistenti. Da questo punto di vista, le gelate invernali (quest’anno nell’arco di due settimane le temperature sono state costantemente sotto 0, con i noti picchi di -20 °C di inizio febbraio) e la distribuzione delle precipitazioni, abbondanti fino alle soglie dell’estate, rendono il Piemonte una delle regioni più a rischio diffusione della malattia». GELO KILLER. Vittone ha riferito che si è fatta luce sulle vie e modalità di penetrazione del batterio nella pianta; sui momenti a rischio e le situazioni predisponenti. «La Psa è un batterio vascolare – ha detto Vittone - che penetra sia dalle aperture naturali (stomi, lenticelle), sia dalle lesioni provocate dal gelo, dalla grandine o dai tagli di potatura. Le condizioni favorevoli sono MENO PEGGIO. Il confronto con l’areale di Latina non lascia dubbi in proposito. Se in altre regioni la convivenza con la Psa pare possibile, da noi tutto diventa più difficile. Il clima laziale è molto diverso da quello piemontese: quest’inverno la temperatura più bassa è stata di -6 °C e non si sono avuti periodi piovosi e molto umidi. Tant’è che, nonostante la presenza della malattia, 40 in molti impianti della zona, anche se colpiti, si è riusciti a produrre nel 2011 anche 300 quintali per ettaro. VIVAISTI SPREGIUDICATI. La stessa sensibilità varietale deve essere riferita al contesto epidemiologico, come ha fatto osservare Lorenzo Berra. In Piemonte la Psa si sta accanendo su Hayward, che a Latina mostra una discreta tolleranza. Questa situazione può dar luogo ad equivoci, su cui hanno speculato alcuni vivaisti. Alcune nuove varietà – peraltro non ancora adeguatamente saggiate né sotto il profilo epidemiologico né sotto quello agronomico – vengono presentate come tolleranti a Psa, senza precisare che la minor suscettibilità è riferita a Hort 16A, la varietà a polpa gialla che è stata spazzata via anche a Latina, e non a Hayward. A ttualità I pneumatici a bassa pressione riducono i consumi di carburante Michelin in campo a Poirino Pneumatici in campo all’Agrigelateria San Pé di Poirino, venerdì 1 giugno, nell’evento organizzato in collaborazione tra Michelin ed Ermes Gomme, rivenditore specializzato in pneumatici per agricoltura certificato Michelin Exelagri, anch’esso di Poirino. Obiettivo: far toccare con mano ai numerosissimi utenti presenti, il risparmio in termini di consumo carburante, semplicemente grazie all’utilizzo dei pneumatici Michelin Ultraflex Technologies, la cui tecnologia, brevetto Michelin, permette di viaggiare a pressioni nettamente più basse rispetto a quelle normalmente utilizzate dai trattori equipaggiati con pneumatici tradizionali. MENO 12 PER CENTO In campo un New Holland T 7060, accoppiato ad un ripuntatore pesante, equipaggiato con pneumatici Michelin Ultraflex gamma XEOBIB (la gamma progettata per trattori di media potenza) con la dimensione 600/60 R30 all’anteriore e 710/60 R42 sull’asse posteriore. Sono state effettuate delle prove di tiro il cui scopo era di verificare come, equipaggiando il trattore con pneumatici a tecnologia Ultraflex, si migliorava la capacità di trazione del trattore diminuendo così il consumo di carburante. Sono stati compiuti due differenti passaggi del trattore: il primo con le coperture gonfiate alle pressioni di lavoro normalmente utilizzate con pneumatici a tecnologia tradizionale e il secondo con le corrette pressioni di lavoro previste con tecnologia MUT (Michelin Ultraflex Tecnologies). I livelli di carburante residuo presente nei due serbatoi separati rendevano evidente il successo dell’esperimento, con un risparmio calcolato tra le due differenti prove di oltre il 12 per cento. 41 R adici di A ldo P onso L’estate della montagna che chiede rispetto Una civiltà rurale in bilico tra passato glorioso e futuro di pretese e speculazioni L’indimenticabile don Bartolomeo Ruffa, uno degli ultimi parroci dell’alta valle di Bellino, soleva dire: «Noi diciamo le nostre montagne, ma le montagne non sono nostre, sono del Creatore, come ogni altra cosa esistente e che rivela di Lui l’immensa potenza e l’austera bellezza…» Sfogliando, dopo anni, il rustico suo bollettino trilingue (francese, italiano, provenzale d’Oc), primo tra i primi ad osare tanto, vi notiamo la sua lotta costante contro un turismo superficiale, smodato e dissacrante, giunto dalla pianura a strappare gli ultimi residui di tradizioni ataviche, solo in parte ridotto dalla “crisi”, in cerca di quei benefici che solo la buona montagna sa offrire. Ed essa in realtà sa distribuire ancora a tutti aria buona, acque limpide, fiori, animali e piante, paesaggi d’incanto, praterie sconfinate, valloni a strapiombo, cime innevate… tutto un mondo di bello e di buono, unito a 42 quanto di sano e di rustico è rimasto nei paesi alpini di umano. Ma permangono purtroppo i motivi di sconforto e di timore per un equilibrio instabile tra un passato glorioso ed un futuro incerto, tra una civiltà rurale ed una nuova, piena di pretese e di speculazioni. Si parla di Imu e di lupi, di baite divenute “chalet”, di quelle poverette destinate a sprofondare sotto le intemperie, ormai inutilizzate, di Comunità Montane traballanti, di prima e seconda casa… Occorre al più presto fare qualcosa per riequilibrare il tutto a servizio della montagna e della pianura, dei pochi residenti e dei molti forestieri: perché a tutti la montagna tuttora può donare molto. E già si sta parlando di nuove prospettive di sviluppo: tavole rotonde, come quella su “Politica e Montagna” tenutasi alla Porta di valle di Brossasco, del maggio scorso; R adici progetti, vedi Gestalp di Rore e Sampeyre; Adialpi (Difesa alpeggi Piemonte) con sede a Crissolo; studi sulla valorizzazione energetica delle biomasse da parte dell’Uncem (Unione Comunità Montane Piemontesi); proposte, come la candidatura dell’area Monviso a patrimonio dell’Unesco con riconoscimento internazionale… DEFENDEN LA NATURA (Poesia classificata al primo posto nel concorso per ragazzi, “Difendiamo la Natura” dalla Pro Loco di Rossana) Ma mentre si pensa a soluzioni grandiose, dobbiamo tutti stare attenti a non calpestare il fiore, a rispettare l’anziano curvo sotto gli anni e la fatica, a salutare chi si incontra in “bassa tenuta”, a non distruggere del tutto la “grongio” di chi vi ha sepolto ricordi ed affanni… Penso sia opportuno risentire la voce di una ragazza di Bellino: A voi che venite dalle città, chiusi dentro le case, come dentro una prigione, piace essere in libertà. Lo so! Ma volevo dirvi di non raccogliere nei prati i fiori delicati… Andate a raccoglierli lungo la via. Non vedete che calpestate l’erba dei prati? Il povero vecchietto che lavora tutto l’anno per guadagnare qualche soldino, adesso è la che piange, guardando il suo prato calpestato. Come era bello prima!... Anche se siamo montanari, la nostra roba lasciatela stare! “Vous que vene da les cità, sarà dedin les meisoun coumo na preisun, la vous pias esser en libertà. Oh, sai! Ma vouriou vous dir: anà pa le cuir per i pra les delicates fiour. Anà les cuir romba a la vio… Vièu pa que pistà l’ erbo dedin li pra? Lou paure viejet qu’ei travajo tout l’an per gagnar quarque souldiet, aùro a les eilai qu’a piouro giunchont soun pra pistà. Angela Brun. Classe V Coumo l’ero joli dron!... Bele se soun de mountanar, elementare - Celle Bellino nosto robo leisalo star! 43 Per pubblicare i vostri annunci • Tel. 0172.711279 - mail: VENDO Telescopico Merlo P 32.7 EVT anno 2000 ore lavoro 3900, Trattrice agricola 5 ton. Tel. 0173/440552 Sacchi per copertura silo già riempiti e pronti all’uso. Tel. 333/6184524 Botte spandi liquami quintali 50 come nuova non omologata. Tel. ore serali 0172/377202 Ducati Monster 696 bianco Km 890 causa inutilizzo. Tel. 333/4025220 Suzuky Super Carry cassone, pianale 1000 cc Gpl con bombola 30 lt/Kg. Nuova. Motore revisionato con garanzia. Tel. 0173/65054 Elevatore fisso per impianto trasportatore di letame + Ruota scavafossi diametro cm 80. Tel. 338/1553474 Rotopressa Supertino SP 1500 in ottimo stato. Tel. 339/1468060 Telescopico 37.10 CS anno 2011 motore deutz 140 hp turbo aria condizionata. Tel. 0173/440552 Quad 700 cc 4wd 2011 ben tenuto. Vendo causa inutilizzo. 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