Scarica - Rèclame Savigliano

Transcript

Scarica - Rèclame Savigliano
ANNO 1
NUMERO
7
LUGLIO
2012
d e l l a
P r o v i n c i a
G RAN D A
Arriva dal Lazio
il primo agrofarmaco
contro il cancro dell’actinidia
A Saluzzo, record del mondo
di mungitura a mano
Come produrre energia
dai canali dei Consorzi irrigui
1
2
L’ editoriale
di
O svaldo B ellino
Siate realisti
chiedete l’impossibile
Siate realisti, chiedete l’impossibile, si diceva negli anni delle ambiziose
idealità. La provocazione rimane valida, soprattutto in agricoltura, dove non
mancano né l’uno né l’altro: il realismo, che è pane quotidiano, e l’impossibile, che puntualmente incombe sulla normale attività.
Prendiamo un bene di questa stagione: la frutta. è possibile che i produttori che oggi raccolgono e vendono le pesche non sappiano il prezzo a cui le
cedono? Né quando verranno loro pagate?
Essere realisti in questo caso vorrebbe semplicemente dire che chi compra paga e poi rivende, se è un commerciante. Che ognuno faccia il suo
mestiere, con rischi e benefici: il produttore difenda la frutta dal gelo e dai
parassiti e il commerciante cerchi l’occasione migliore per piazzarla sul mercato. è chiedere l’impossibile? Evidentemente, sì! Il prezzo al produttore dipende da come andrà il mercato,
prendere o lasciare. Peccato che il meccanismo non funzioni anche quando c’è da comprare la motozappa o
l’antiparassitario, perché farebbe comodo pagarli di meno (o non pagarli) se la stagione è andata male. Ma
in questo caso, si sa, l’impossibile coincide perfettamente con
la realtà, prendere o lasciare.
Ci sono “misteri” in agricoltura che sembrano impossibili
da risolvere, come l’eterna questione delle quote. Al di là del
dibattito sull’opportunità di regolare il mercato o di lasciarlo
libero, come mai il sistema delle quote nel settore del vino ha
funzionato e in quello del latte no? è impossibile pretendere
che le regole valgano per tutti? Evidentemente, sì!
Ma la realtà è che, da una parte, i produttori del moscato
LA CINA è VICINA
vendemmiano con le bollicine del successo e sono costretti a
Io non so dov’è la Cina, ma se è gente
preoccuparsi di gestire l’abbondanza della domanda; dall’alche lavora la terra come me, mi semtra, dopo essersi massacrati nella guerra civile delle multe e
bra di conoscerla da sempre, ‘sta Cina.
degli splafonatori, gli allevatori rischiano di affogare nel fiume
di latte sottocosto che arriva dall’estero, senza che nessuno
(Davide Lajolo, I mè)
ormai si preoccupi più di tanto di riconoscere la qualità della
loro produzione, peraltro indispensabile al vanto dell’industria
casearia nazionale.
L’ennesimo caso in cui, per essere realisti, occorrerebbe chiedere l’impossibile.
terragranda
3
1
ANNO
NUMERO
7
SOMMARIO
a
l l
d e
IO
LUGL
2012
a
c i
i n
o v
P r
D a
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L’ editoriale
3
Siate realisti chiedete l’impossibile
io
dal Laz
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arriva o agrofarmell’actinidia
il prim il cancro d
o
contr
mondo
O rizzonte T erra
5
L’ aria
6
L’IMPRENDITORE AGRICOLO
della provincia Granda
Direzione, redazione e amministrazione:
Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo
Tel. 0172.711279 - Fax 0172.716066
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www.imprenditoreagricolo.com
19
Essiccatoi, esoneri ambientali
per gli impianti stagionali
20
Il boom della legna da ardere
Opportunità per i nostri boschi
Editore: Réclame S.r.l.
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Stampa: G. Canale & C. S.p.A.
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Registrazione Tribunale di Saluzzo
n. 3 del 09/01/2012
Abbonamento anno 2012 Euro 15,00
Copia gratuita inviata a tutti
gli imprenditori agricoli della
provincia di Cuneo
34
36
41
4
dalla
8
e
T ributi
Quando scarseggiano
i terreni da affittare
G randa
12
Cisterne agricole fai da te
Ahi, ahi, ahi...vediamo perchè
31
Prorogata l’autocertificazione
della valutazione dei rischi
sul lavoro
N otizie
24
dalle
R adici
42
L’estate della montagna
che chiede rispetto
F rutticoltura
17
Mela Rossa Cuneo
conquista l’Europa
Allevatore saluzzese batte
il record di mungitura a mano
C uriosità
30
Confagricoltura apre a Fossano
44
Mercatino dell’Imprenditore
R icerca
V oci
38
Registrato il primo agrofarmaco
contro il cancro dell’actinidia
28
40
Kiwi, il Lazio non è il Piemonte
La malattia vista dal Creso
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E nologia
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Il dogliani docg a Roma
L’amabile dolcetto
debutta in società
23
La pagella dei consumatori
sulla salubrità dei vini cuneesi
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Le dolci bollicine
conquistano il mondo
A ziende
In collina vince
chi sa crescere insieme
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Associato
Unione Stampa periodica Italiana
La battaglia per difendere
l’etichettatura delle carni
Contributi per il recupero di baite
e case di montagna
I pneumatici a bassa pressione
riducono i consumi di carburante
N otizie
F isco
S icurezza
piano
Il latte torna bollente
lotta dura su prezzi e contratti
A ttualità
Direttore responsabile: Osvaldo Bellino
Direttore editoriale: Valerio Maccagno
che tira
Storie di Equitalia, Condifesa e
Arpea. Quando arriva la cartella
esattoriale.
P rimo
7
l
cord de
o
zzo, re
a Salu tura a man
gi
di mun
gia
re ener zi irrigui
produr
or
come li dei cons
na
dai ca
Quando l’aquila partorì ‘l ciucun
dai campi
Perchè i consorzi irrigui
non producono elettricità
Le vacche viola non fanno per noi
Z ootecnia
10
16
35
Cinquant’anni di alpeggio
in valle Po
La prima bufala non si scorda mai
Rispettate le quote latte
e la multa non c’è più
F ormazione
35
Agrotecnici, il praticantato dura
solo tredici mesi
1
O rizzonte T erra
di
F loriano L uciano
Quando l’aquila
partorì ‘l ciucun
Il tempo è ciclico ed implacabile. Tornano gli stessi scenari,
le medesime situazioni. Alle volte aleggiano anche gli stessi
fantasmi. Ciclicamente nel mondo agricolo qualcuno decide di
smettere di fare il proprio mestiere e si improvvisa imprenditore,
ma con le aziende degli altri. Spesso è una catastrofe.
Annunciata.
Quando si passa dalla rappresentanza sindacale alla mediazione
economica lo scenario cambia, il contesto pure e le regole del
gioco altrettanto. Il cinismo è matematico e se fai saltare il banco non finisci all’Ispettorato
agrario a tentare una conciliazione, ma porti dritto i libri in Tribunale. Dopo aver fatto pagare i
soci e gli amministratori, sempre e comunque in una maniera o nell’altra.
Nel settore della carne se lo ricorderanno per sempre. Anche perché – questa è la beffa, dopo
il danno – l’imprenditore con le aziende degli altri dopo il disastro si schernisce: “ … non li
avevamo mica obbligati noi ad aderire …” lasciando gli altri nella bagna.
è una tentazione senza fine nel mondo
del sindacalismo agricolo. Vent’anni fa a
Savigliano un potente presidente nazionale
di Organizzazione agricola nel suo forbito
italo-napoletano spiegava il “progetto forte
e concreto” per far entrare direttamente il
sindacato in economia, si chiamava “progetto
aquila”.
In quella stessa sede, un dirigente di zona si
LA TERRA
permise di sostenere che l’economia andava
CHE SCALDA IL CUORE
lasciata fare alle strutture economiche,
svincolate dal sindacato; lo fece con
è un caldo che mi piace, sa un odore:
ci sono dentro anch’io a quest’odore, ci
un’immagine molto efficace e nostrana
sono dentro tante vendemmie e fienadicendo che probabilmente “l’aquila avrebbe
gioni e sfogliature, tanti sapori e tante
partorito un ciucun”. Così fu. Quel dirigente
voglie che non sapevo più
si chiamava Giuliano Sacchetto, il presidente
d’avere addosso.
di Coldiretti Arcangelo Lobianco.
(Cesare Pavese, La luna e i falò)
In un mondo agricolo pieno di “yes-man”,
caro Giuliano quanto ci manchi!
terragranda
5
L’ aria
di
che tira
M ichele A ntonio F ino
Storie di Equitalia,
Condifesa e Arpea.
Quando arriva
la cartella esattoriale
Così è capitato anche a noi. No, non come diceva la sigla: di avere una
musica in testa.
è capitata anche a noi la cartella di Equitalia: una di quelle che è meglio
aprire da seduti. Ai primi di giugno la fatidica busta che contiene un
foglio striminzito: ruolo del Condifesa 2011, il suo debito da saldare per
il 30 giugno è di 2.100 e rotti euro.
Se uno conduce, come mia moglie con il mio aiuto, cinque giornate di vigneto, per nemmeno metà Doc,
una stangata come quella per il premio della grandine sembra un invito a smettere subito di produrre!
Anche in considerazione delle sanzioni: 40 euro al mese se non si paga entro il 30 giugno, ovvero, su base
annua il 24%...
Subito le indagini in famiglia: hai dimenticato un bollettino? Ma come diavolo è successo? No, figurati,
facciamo attenzione, i premi l’anno scorso li abbiamo pagati e pure salati.
Una telefonata all’assicuratore scaccia i dubbi: la cartella è arrivata a tutti, quindi a molti ben più salata
che a noi, ma chiede dei soldi che entro il 30 giugno Arpea dovrà versare a ogni azienda agricola, alle quali
quindi si chiede semplicemente di girare il contributo derivante dalla domanda Pac art. 68 - assicurazioni.
Tutto bene quindi, e una lettera giunta tre giorni dopo dal Condifesa conferma la versione tranquillizzante
dell’assicuratore. Anche se ribadisce le sanzioni per chi non paga entro il 30 giugno e che il nominativo
dei morosi sarà segnalato ad Arpea, allo scopo, immagino, di bloccare nuovi pagamenti a chi non ha
adempiuto ai propri obblighi.
Da me non si sentiranno mai parole di condanna per Equitalia o per le tasse, perché come lavoratore
dipendente le pago necessariamente tutte e sicuramente in misura maggiore di moltissimi che sfrecciano
accanto alla mia Stilo del 2006, con macchine fiammanti e nuove. Però un paio di domande me le faccio.
La prima è questa: l’ordine dei fattori non cambia il risultato nelle moltiplicazioni. Ma nelle sottrazioni
come in questo caso? Insomma: avrebbe fatto una bella differenza ricevere prima la lettera del Condifesa
e poi quella di Equitalia.
La seconda, più preoccupata, è questa: quanti agricoltori controllano il loro conto bancario con il computer
come faccio io mentre scrivo, a quindici giorni dalla scadenza? Quanti invece devono perdere ore di lavoro
per adempiere a questa formalità? Anche questa è burocrazia, non la più pesante, per carità, ma una goccia
alla volta...
Spero che, mentre leggete, il problema sia superato e non sia iniziato lo sfinente iter per spiegare ad
Equitalia che la colpa è di un ritardo di Arpea. Se così non fosse, ci risentiremo: tra noi, che non riusciamo
a capire le complicazioni di affari semplici, e verso chi li complica.
6
P rimo
piano
Di Floriano Luciano
Il latte torna bollente
lotta dura su prezzi e contratti
Produttori ancora divisi sulle scelte della categoria
Mentre i caseifici comprano dalla Francia a 28 centesimi
Il latte torna a bollire.
Sulle piazze della pianura
zootecnica non si parla
d’altro: prezzo indicizzato,
cooperative di conferimento,
contratti diretti o collettivi,
alcuni bilanci che chiudono
in difficoltà mentre altri
viaggiano a gonfie vele,
pagamento a 60 giorni,
prezzo che scende,
assemblee infuocate… ce n’è
per tutti!
Un dato sembra non
differenziarsi dal passato:
un mondo allevatoriale
costantemente diviso,
litigioso, perfino a tratti
fazioso che analizza lo
scenario economico con la
furia del tifoso ultrà.
Si susseguono voci: trattori
che rombano, pronti a
tornare in piazza, mentre il
latte francese, come registra
la Camera di commercio
di Lodi, viene acquistato a
28,84 centesimi… E ci si
dovrebbe adeguare? Ma
qual’è l’azienda che nel
medio periodo ci perde di
suo per far guadagnare un
altro elemento della filiera?
L’economia la fa il mercato,
purtroppo o per fortuna noi
qui ora siamo nel tempo del
prendere o lasciare. Certo
che per uscire dalla crisi ci
vuole progettualità concreta
e l’analisi fine a se stessa
è sterile, ma almeno aiuta
a prendere coscienza. A
ricordarsi che al centro c’è
l’azienda agricola e che non
basta prendere tantissimo un
anno e poi penare per i tre
successivi, perché un trend è
positivo se lo è per almeno
cinque anni.
E poi sulle piazze aleggiano
tante altre domande in
attesa di risposte: come va
davvero il trend economico
del polverizzatore?
Riuscirà ad essere traino
del settore lattierocaseario come annunciato
dall’inaugurazione in poi,
fino a qualche tempo fa?
Nel 2011 ha reso di più
lavorare col latte spot? Vorrei
tornare nella mia cooperativa
di conferimento diretto …
come posso fare?
Come dicono a “Striscia la
notizia”: noi siamo qui, e se
qualcuno ha da dire qualcosa
si faccia sentire, gli daremo
lo spazio che merita.
7
Quando scarseggiano
i terreni da affittare
Come funzionano la coltivazione conto terzi
e la compartecipazione agraria stagionale
Disporre di terreni sui quali poter
svolgere l’attività agricola di
coltivazione dei fondi è sempre più
difficoltoso oltre che sempre più
oneroso. Diventa pertanto necessario
trovare, sulla base degli strumenti
che il nostro ordinamento civilistico
e fiscale ci concede, delle forme
alternative all’affitto dei terreni o
all’acquisto degli stessi per poter
riuscire, se non altro, a mitigare tale
situazione. Due forme contrattuali
sicuramente poco utilizzate e spesso
poco conosciute sono la “coltivazione
conto terzi” e la “compartecipazione
agraria stagionale”.
COLTIVAZIONE CONTO TERZI
Mediante questo contratto
(applicabile solo alle coltivazioni
di vegetali e non all’allevamento
di animali) un soggetto, sia esso
8
imprenditore agricolo od imprenditore
commerciale, consegna ad un
imprenditore agricolo che possiede
i mezzi produttivi (terreno ed
attrezzature) le sementi, le talee o le
piante germogliate, affinchè le coltivi
per poi riconsegnare il prodotto finito
al committente. L’aspetto interessante
è che, dal punto di vista fiscale,
quanto corrisposto dal committente
all’imprenditore agricolo (che può
essere un imprenditore individuale,
una società semplice o una società
agricola di persone o di capitali)
rientra a tutti gli effetti nel reddito
agrario di quest’ultimo. Questo tipo
di contratto, molto utilizzato nel
settore florovivaistico, può essere
interessante anche in altri ambiti,
vista la necessità di reperire terreni sui
quali effettuare coltivazioni, anche di
secondo raccolto, per approvvigionare
impianti di produzione di energia
elettrica da fonti rinnovabili di
origine agroforestale. Tale attività
di coltivazione conto terzi rientra a
tutti gli effetti tra le attività agricole
connesse di prestazione di servizi
mediante l’utilizzazione prevalente
di attrezzature e risorse dell’azienda
normalmente impiegati nell’attività
agricola principale. Ai fini Iva,
pertanto, il corrispettivo per tale
attività rientra nel regime forfettario
che prevede la detrazione, forfettaria
appunto, del 50 % fatta salva la
possibilità di optare per il regime
ordinario.
COMPARTECIPAZIONE AGRARIA
STAGIONALE
La compartecipazione agraria è a tutti
gli effetti un contratto agrario che
ha natura associativa. Tale contratto
F isco
di
Alberto tealdi,
e
T ributi
commercialista
[email protected]
prevede che il compartecipato,
imprenditore agricolo che apporta
la disponibilità del fondo ed i mezzi
meccanici per la coltivazione, ed il
compartecipante, che apporta gli altri
fattori produttivi quali le sementi, i
concimi, ecc., concorrano entrambi
alle spese di produzione ed al rischio
della coltivazione (esclusivamente di
culture stagionali) per poi attribuirsi
la produzione o il ricavo della
cessione in base alla percentuale
di compartecipazione prevista dal
contratto. In caso di vendita dei
prodotti sarà il compartecipante a
fatturare la cessione ricevendo a sua
volta dal compartecipato fattura
di addebito della propria quota. A
differenza della coltivazione conto
terzi tale attività comporta che, ai fini
reddituali, i due attori si attribuiscano
pro-quota il reddito agrario e nella
stessa misura i beni rientrino tra quelli
prodotti sul proprio fondo. L’utilizzo di
questa forma di contratto ai fini delle
coltivazioni per l’approvvigionamento
di impianti di produzione di energia
od ai fini dell’allevamento di
animali può essere più
vantaggioso per il
compartecipante
rispetto a quanto
possa essere per
il committente
nel contratto di
coltivazione conto
terzi, in quanto
la propria
quota di
prodotti
concorre al calcolo della prevalenza
ai fini reddituali con il vincolo che la
compartecipazione può
solamente essere
utilizzata per
coltivazioni
che abbiano
carattere di
stagionalità.
Ins
Han
L’Un
Zuppa di larve
9
Z ootecnia
«Io, le mie vacche
e il Monviso»
Cinquant’anni di
alpeggio in valle Po
Targa speciale dell’Apa a Secondo Luigi Mattio
da mezzo secolo margaro all’Alpetto
Da cinquant’anni anni a piedi con la
sua mandria da Revello agli alpeggi di
Oncino. Per il margaro Secondo Luigi
Mattio una targa speciale dell’Apa che
sarà consegnata a San Giovanni.
10
Da mezzo secolo quando arriva
giugno imbocca la via della
transumanza con la sua mandria di 60
vacche e 30 vitelli, il cavallo e i cani,
da Revello ad Oncino. Tutto il percorso
rigorosamente a piedi, lui, le sue
bestie, e i campanacci che risuonano
per la strada della Valle Po. Una lunga
giornata di marcia, dall’alba a sera,
tra i saluti festosi dei bambini e gli
incitamenti dei valligiani.
è un personaggio d’altri tempi,
Secondo Luigi Mattio, allevatore
di razza e margaro nell’anima: per
questo l’Apa di Cuneo, cogliendo
l’occasione del cinquantenario di
salita agli alpeggi, gli ha consegnato
una targa speciale, con una semplice
cerimonia sotto il Monviso, alle
presenza del presidente Roberto
Chialva e del direttore Bartolomeo
Bovetti, saliti per l’occasione
all’Alpetto di Oncino.
«Mi fa proprio piacere - dice Secondo
appena rientrato dal pascolo – vuol
dire che il mio lavoro è apprezzato. Io
torno al paese dei miei vecchi tutti gli
anni da quando ne ho undici, e qui
rimango fino a metà ottobre. Dovreste
Z ootecnia
vedere che bei vitelli porto giù a
Revello dopo i mesi dell’alpeggio:
roba di prima super».
Secondo Mattio è del ’51. Dai primi
anni Sessanta, piccolo margaro al
seguito del padre Luigi, ha imparato
la legge della montagna: piedi in
spalla e marciare. La famiglia aveva
allora lasciato Oncino per trasferirsi
in una cascinotta a San Martino di
Revello. Ma appena arrivava il caldo,
si ripartiva per l’alta valle. Mancato
il padre, ha fatto da solo, ed è
contento così.
«Mi vengono
a trovare la
domenica,
mio fratello
e i nipoti. E
ci facciamo
qualche
merenda con
gli amici».
Secon
do Lu
Lassù
igi Ma
ttio
ai 1700 metri
della Comba non ha tempo
d’annoiarsi. «Adesso parto dal basso
dove c’è l’erba buona, poi risalgo i
pascoli. Mungere ora è difficile, le
vacche non si lasciano tanto, sono
abituate a svezzare i
vitelli. Farò
qualche
formaggio
più avanti.
La notte
sento una
calma che
mi fa stare
proprio bene,
io, le mie
bestie, e il
Monviso».
11
S icurezza
Cisterne agricole fai da te?
Ahi, ahi, ahi… vediamo perchè
Le regole e raccomandazioni
dell’Asl Cn 1
sul rifornimento e trasporto
dei carburanti
Il sempre maggiore utilizzo
di attrezzature da lavoro
ha fatto sì che nel tempo
le aziende agricole abbiano
organizzato dei depositi
di carburante necessario
al funzionamento di
trattrici, mietitrebbie e
altre attrezzature a motore.
Un’azienda agricola ha
altresì bisogno di rifornire
di gasolio le macchine
agricole quando queste
si trovano nei campi. Una
non corretta gestione di
12
tale attività può causare
pericolose fuoriuscite,
anche accidentali, di
carburante e provocare
incendi con conseguenti
danni a persone, animali,
edifici e cose. A tal
proposito, il Servizio di
prevenzione e sicurezza
negli ambienti di lavoro
dell’Asl Cn 1 ha avviato una
campagna di conoscenza
e sensibilizzazione, con
informazioni e consigli
pratici (oltre che utili ad
evitare sanzioni).
DISTRIBUTORI FAI DA TE
Sono vietati depositi di
gasolio autocostruiti che
non abbiano caratteristiche
tali da contenere fuoriuscite
accidentali di carburante e
ridurre il rischio di incendio.
Le norme per il rifornimento
di carburanti, a mezzo di
contenitori-distributori
mobili e per macchine in
uso presso aziende agricole,
sono contenute nel Decreto
ministeriale 19 marzo 1990.
In particolare, la capacità
massima del deposito
deve essere di 9 mila litri
per combustibili di Classe
C (gasolio e oli minerali).
I contenitori-distributori
devono essere accompagnati
da dichiarazione di
conformità al prototipo
approvato dal Ministero
degli Interni, avere un
manuale di installazione,
uso e manutenzione e
una targa identificativa.
S icurezza
I contenitori-distributori
devono essere provvisti di
bacino di contenimento,
di capacità non inferiore
alla metà della capacità
geometrica del contenitoredistributore stesso, e di
tettoia di protezione
dagli agenti atmosferici
realizzato in materiale
non combustibile. Devono
appoggiare su di una platea
in cemento. Devono essere
installati in un’area dove
non vi siano depositati altri
materiali, non sia presente
vegetazione e, comunque,
deve essere garantita una
fascia libera di sicurezza di
tre metri.
ESTINTORI E CARTELLI
In prossimità del depositodistributore, devono
essere presenti almeno tre
estintori portatili (di cui
uno carrellato) per classi
di fuochi A-B-C
ed idonei
all’utilizzo
su apparecchi
in tensione. Appositi cartelli
fissi ben visibili devono
segnalare il divieto di
avvicinamento al deposito
da parte di estranei e il
divieto di fumare e usare
fiamme libere. Gli impianti e
le apparecchiature elettriche
devono essere realizzati ed
installati in conformità a
quanto previsto dalla D.M.
37/2008. Il contenitoredistributore deve essere
provvisto di idonea messa a
terra.
RIFORNIMENTI
E TRASPORTO
IN CAMPO. Durante
i rifornimenti vanno
utilizzati i dispositivi di
protezione individuali
per evitare il contatto
con il gasolio. Il trasporto
del gasolio in campo si
può fare con contenitori
omologati (max 1). è
richiesta l’omologazione
del serbatoio, la capacità
massima
può essere di 1.000
litri e si dovrà garantire
l’adeguatezza del mezzo
di trasporto. è necessaria
la presenza sul mezzo di
due estintori piccoli e uno
grande.
13
N otizie
dalla
G randa
Di Osvaldo Bellino
Allevatore saluzzese batte
il record di mungitura a mano
mandria di vacche piemontesi.
Maurizio Paschetta batte il record davanti al giudice Lorenzo Veltri
Il ventisettenne Maurizio Paschetta
entra nel Guinness World Records
Ha munto quattro litri e mezzo di
latte in due minuti
In due minuti ha munto a mano quattro
litri e mezzo di latte. Da sabato 26
maggio l’allevatore saluzzese Maurizio
Paschetta, 27 anni, è entrato nell’albo
ufficiale del Guinness dei primati come
il mungitore più veloce del mondo.
14
L’impresa è stata compiuta nella stalla
in Regione Paracollo 6, a Saluzzo, dove
Maurizio, insieme al papà Marco e alla
mamma Nella Carena, con l’aiuto del
fratello Massimo, conduce l’azienda di
famiglia che fa perno su una splendida
ITALIA BATTE GERMANIA
Il record, precedentemente detenuto da
un allevatore tedesco che aveva munto
due litri di latte in due minuti, è stato
certificato dal giudice internazionale del
Guinness World Records, Lorenzo Veltri,
appositamente giunto da Roma e già
noto al grande pubblico televisivo per
la presenza fissa, sempre come giudice,
allo “Show dei records”, condotto da
Teo Mammuccari, su Canale 5.
L’evento è stato seguito dal veterinario
Dario Depetris, che ha attestato
il rispetto delle norme sulla tutela
degli animali, oltre che da numerosi
giornalisti.
Paschetta ha centrato l’obiettivo al
primo tentativo, sulla vacca meticcia
Falchet. Nel caso non ci fosse riuscito,
aveva a disposizione altri due tentativi,
per i quali erano già pronte le vacche
Merlu e Cadorna.
FESTA IN CENTRO CON L’INNO
NAZIONALE. Tra i primi a
complimentarsi per il risultato, sono
stati il sindaco di Saluzzo Paolo
Allemano e l’assessora comunale
all’agricoltura Cinzia Aimone, che
avevano atteso con trepidazione la
comunicazione ufficiale del primato
sulla soglia della stalla, insieme a decine
di invitati.Poi la festa si è trasferita al
Caffè Principe, in centro città, dove è
risuonato
l’inno
nazionale e Maurizio
riceveva l’abbraccio di centinaia
di intervenuti, tra cui il presidente
dell’Associazione provinciale allevatori,
Roberto Chialva.
NON MOLLARE MAI. «Ero sicuro di
battere il record – ha detto il nuovo
titolare del Guinness -, ho alle spalle
quattro generazioni di allevatori
specializzati nella razza piemontese,
mungo tutti i giorni a mano e sono
orgoglioso del lavoro che faccio. La
mia iniziativa ha voluto anche essere
un messaggio di incoraggiamento
alla categoria zootecnica, che sta
attraversando un momento di crisi, ma
che non deve mollare. Bisogna lavorare
al meglio e non arrendersi, come
insegna l’esperienza dei nostri vecchi».
Ad assistere all’evento era presente anche il sindaco di Saluzzo, Paolo Allemano (primo a sinistra)
Adesso il mungitore da battere è lui:
«Se mio padre potrebbe fare meglio
di me? Può darsi – ha sorriso Maurizio
all’intervistatore - accetto la sfida, se lo
vorrà».
IL VIDEO IN RETE. La sola iscrizione
al Guinness World Records è costata
all’allevatore saluzzese circa 6 mila
sterline, vale a dire oltre 7 mila euro. Per
la serata del record Maurizio Paschetta
ha vestito un’apposita maglietta con
i marchi degli sponsor, con in primo
piano la “Mondo Servizi”, che, tra
l’altro, ha messo a disposizione uno
splendido autobus inglese a due piani
per i festeggiamenti.
Il filmato dei momenti salienti del
Guinness World Record di Maurizio
Paschetta è visionabile in internet sul
canale youtube del nuovo quotidiano
agricolo on line della provincia di
Cuneo, terraoggi.it
[email protected]
15
Z ootecnia
Di Osvaldo Bellino
La prima bufala
non si scorda mai
L’allevamento e il caseificio
Moris di Caraglio
Mille capi in azienda,
un sogno divenuto realtà
Quando chiese alla sua futura moglie
di sposarlo, Franco Morisiasco
disse che aveva fretta perché
doveva “comprare le vacche”.
Quell’argomento, non propriamente
romantico, oggi è un aneddoto
che i due coniugi si rimpallano con
complicità canzonatoria, consapevoli
che la malattia per l’allevamento degli
animali li ha da sempre uniti, forse
più della promessa prematrimoniale.
Franco e suo fratello Mario sono
16
grandi professionisti dell’allevamento.
Dagli anni Settanta in poi hanno vinto
tutti i premi sulle fiere zootecniche
delle razze frisona e piemontese.
Hanno portato la media produttiva
delle loro vacche dai 48 quintali
del 1977 ai 111 quintali del 1989,
quando vinsero la coccarda dei
migliori allevatori d’Italia.
Nel 2002, alla Fiera di Verona Franco
si innamorò delle bufale, che, dopo
le frisone, sono gli animali da latte
di maggiore interesse zootecnico.
Fu colpito da quel mondo di latte e
carne, tanto simile quanto diverso da
quello delle vacche, per la quantità
(minore per le bufale) e la qualità
(maggiore) della produzione.
Sei anni più tardi le strade dei due
fratelli si sono divise. Mario ha
continuato sul cammino collaudato
della frisona, Franco si è lanciato
nell’avventura delle bufale. Oggi
il suo allevamento, Moris, sulla
provinciale tra Caraglio e Busca, conta
un migliaio di capi, tra piccoli e adulti,
con una quarantina di vacche che
fanno da balia ai piccoli da svezzare,
per non sottrarre latte alla produzione
dell’azienda. A fianco delle stalle si
trova il caseificio, che trasforma il
latte appena munto in mozzarelle,
latticini (burrata, toma, ricotta,
caciocavallo, primo sale, formaggio
stagionato) e yogurt da vendere
nell’annesso spaccio, insieme a carni
e salumi, sempre e rigorosamente
di bufala. A Cuneo e Borgo San
Dalmazzo ci sono gli altri due punti
vendita aziendali.
«è un sogno che si è avverato»,
osserva Franco Morisiasco, che
ha coinvolto nell’impresa tutta la
famiglia, dalla moglie Marina ai figli
Elisa, Ivan e Elena, ognuno impegnato
sui diversi fronti aziendali.
Una realtà in crescita, tutt’altro che
una “bufala”: «Il latte di bufala è
l’ideale per le produzioni a pasta filata
– dice papà Franco -, in cinque minuti
si gioca la partita della mozzarella
e tutto è nelle mani del casaro.
Poi c’è la carne, succosa e molto
tenera, che anche per noi è stata
una vera scoperta. Una carne ad alto
contenuto proteico e povera di grassi,
ottima per anziani, bambini e sportivi,
oltre che per le persone anemiche,
per il suo alto contenuto di ferro.
Chi prova le bufale non le lascia più,
com’è accaduto anche a me».
F rutticoltura
La Mela Rossa Cuneo
conquista l’Europa
A novembre
sarà iscritta
nel Registro
ufficiale europeo
delle Dop e Igp
Se entro il 16 novembre gli Stati
membri della Comunità europea non
presenteranno eventuali domande
di opposizione, la Mela Rossa Cuneo
IGP sarà iscritta nel registro ufficiale
europeo delle DOP e IGP.
Dopo un lungo iter burocratico, la
domanda di registrazione è stata infatti
pubblicata sulla Gazzetta europea
del 16 maggio ed ora il traguardo
appare vicino. La mela denominata
“Mela Rossa Cuneo” IGP viene
prodotta utilizzando esclusivamente
le mele e i cloni delle varietà Red
Delicious, Gala, Fuji e Braeburn.
Queste varietà si contraddistinguono
per la sovracolorazione rossa della
buccia, che influisce sull’aspetto del
prodotto, sia per quanto riguarda
l’estensione del sopraccolore, sia per la
particolare brillantezza della colorazione
dell’epicarpo. Queste caratteristiche
conferiscono alla Mela Rossa Cuneo
una propria specifica identità nei
mercati locali, regionali, nazionali ed
esteri. La zona di produzione della
«Mela Rossa Cuneo» comprende i
comuni situati in parte nella provincia
di Cuneo ed in parte in quella di Torino,
ad un’altitudine compresa tra 280 e
650 metri. La porzione di territorio
Mela Rossa Cuneo
della Regione Piemonte interessata si
identifica con un altipiano presente
lungo la catena alpina occidentale
costituita dalle Alpi Marittime e Cozie
e rappresenta la principale zona di
produzione di mele della Regione
Piemonte, dove la coltivazione di mele
a buccia rossa ha trovato la sua origine,
il suo sviluppo e la sua localizzazione
territoriale, sin dagli anni ‘50 e ‘60.
17
F ormazione
Agrotecnici, il praticantato
dura solo tredici mesi
Cinque mesi in meno grazie alla convenzione
tra Collegio nazionale e istituti professionali di agraria
è stato premiato lo
studente Cristian Fraire,
terzo classificato nella
gara di agraria per gli
Istituti professionali agrari,
sessione 2011.
Analoghi incontri
informativi si sono svolti
presso tutte le sedi degli
Istituti professionali per
Cristian Fraire (al centro) con Maria Vittoria Bori
Non diciotto, ma soli tredici
mesi di praticantato sono
necessari ai neodiplomati
dell’Istituto professionale
agrario “Paolo Barbero”
di Verzuolo per accedere
alla professione, grazie alla
convenzione in atto con
il Collegio nazionale degli
agrotecnici.
L’argomento è stato al
18
centro dell’interesse degli
studenti delle classi quinte
dell’istituto, nell’incontro di
orientamento annuale con
il presidente Roberto Golè
e il revisore dei conti (ed
ex-presidente) Enrico Surra
del Collegio provinciale
degli agrotecnici e degli
agrotecnici laureati di
Cuneo sulle competenze
Enrico Surru, Cristian Fraire, Roberto Golè
degli iscritti all’albo
professionale e sulle
“procedure” di iscrizione.
Al termine degli interventi
l’agricoltura della Provincia
di Cuneo: Fossano, Grinzane
Cavour e Ormea.
A ttualità
Essiccatoi,
esoneri
ambientali
per gli impianti
stagionali
Disegno di legge
sull’autorizzazione
alle emissioni
Esonero in arrivo per gli
essiccatoi dall’obbligo di
autorizzazione alle emissioni
in atmosfera.
è stato presentato alla
Camera dei Deputati
un disegno di legge
che contiene importanti
novità sull’esonero delle
piccole imprese agricole
dal Sistri e dall’obbligo di
iscrizione all’Albo dei gestori
ambientali, prevedendo
anche l’esonero dall’obbligo
di autorizzazione alle
emissioni in atmosfera per gli
essiccatoi.
L’articolo 12 del disegno
di legge introduce,
infatti, alcune modifiche
al codice ambientale
(decreto legislativo
n.152/06) inserendo
nell’elenco degli impianti
esonerati dall’obbligo di
autorizzazione gli impianti
stagionali di essiccazione di
prodotti agricoli in dotazione
alle imprese agricole che
non lavorano più di novanta
giorni l’anno e di potenza
installata non superiore a
450.000 chilocalorie/ora per
corpo essiccante.
La stessa norma inserisce,
inoltre, gli altri impianti
di essiccazione di
cereali, medica e semi
tra quelli che possono
beneficiare di un regime
semplificato, attraverso lo
strumento dell’adesione
all’autorizzazione generale
predisposta dall’autorità
competente in materia
ambientale. Il via libera
spetta ora ai politici.
19
Il boom della legna da ardere
Opportunità per i nostri boschi
La crisi riaccende i camini,
ed è boom per la legna da
ardere, la cui importazione,
nell’inverno 2012, ha fatto
segnare un aumento del 17
per cento, raggiungendo il
valore più alto degli ultimi
20 anni.
Lo rileva un’analisi della
Coldiretti, che evidenzia
il cambiamento di abitudini degli italiani dovuto
20
all’aumento del prezzo dei
combustibili e alla riduzione del potere di acquisto.
MENO GASOLIO,
PIù LEGNA
Mentre è crollato del 16
per cento il consumo di
gasolio da riscaldamento,
nel 2011 sono stati importati in Italia ben 3,3 miliardi
di chili di legna da ardere
nelle diverse forme, pari a
più del triplo rispetto a 20
anni fa. Una dimostrazione
evidente del crescente interesse verso questa forma
di energia che è diventata
competitiva dal punto di
vista economico oltre ad
essere più sostenibile dal
punto di vista ambientale.
Una tendenza dovuta alla
riapertura dei camini nelle
vecchie case ed alla costruzione di nuovi, ma anche
ad una forte domanda di
tecnologie più innovative
nel comparto delle stufe
a legna, delle caldaie a
pellets, dove l’industria
italiana soddisfa oltre il 90
per cento delle domanda
sul mercato interno, mentre destina quasi un terzo
della produzione nazionale
A ttualità
Indagine della Coldiretti sul
cambiamento delle abitudini
La crisi riaccende i camini, ma la
materia prima arriva dall’estero
alle esportazioni.
PERCHè IMPORTARE?
L’Italia è diventato il primo
importatore mondiale di
legna da ardere nonostante
la presenza sul territorio
nazionale di 10 milioni e
400 mila ettari di superficie
forestale, in aumento del
20 per cento negli ultimi
20 anni. Con una più corretta gestione delle foreste
può essere prelevata, quasi
gimento degli obiettivi del
Piano d’azione nazionale
al 2020 (secondo il quale
le biomasse, tra le quali
spicca il ruolo dei prodotti
legnosi, dovranno coprire
il 44 per cento dei consumi
di fonti rinnovabili e il 58
per cento dei consumi di
calore totale), fornendo
biomassa ottenuta con
metodi sostenibili (sia nella
produzione che nel taglio)
nell’ambito di una filiera
sostenibile anche nelle
modalità di trasformazione energetica con caldaie
moderne ed efficienti.
Senza contare che si tratta
di un’energia a misura di
territorio, a filiera necessariamente corta, come potrebbe dimostrare la realtà
montana della provincia di
Cuneo.
senza alterarne la sostenibilità, una quantità di 23,7
milioni di tonnellate/anno
di combustibile che riduce i
consumi attuali di petrolio
di ulteriori 5,4 milioni di
tonnellate.
IL NUOVO PETROLIO è QUI
Appare quindi evidente
l’importanza di rilanciare la
gestione dei boschi che potrebbe contribuire in modo
decisivo anche al raggiun-
21
E nologia
Il Dogliani docg a Roma
L’amabile dolcetto
debutta in società
Protagonisti 48 aziende, 21 Comuni cuneesi, 75 mila quintali
di uva, 55 mila ettolitri di vino e 6 milioni e mezzo di bottiglie
Nella sala Ailanto del settimo
piano, il Marriott Grand Hotel
Flora di via Veneto ha ospitato il 6 giugno l’ingresso
in società
di una nuova
stella del firmamento vitivinicolo, il
Dogliani Docg.
L’iniziativa, che ha
visto protagoniste 48
aziende del Cuneese
produttrici di Dogliani
Docg, con l’adesione di
oltre 75 rinomate etichette, è stato presentato dalla
Camera di commercio di Cuneo, grazie alla sua azienda
ghiberti
22
speciale CEAM (Centro Estero
Alpi del Mare), in collaborazione con i produttori del
Dogliani Docg, la Bottega del
Vino di Dogliani, la Regione
Piemonte, la Provincia di Cuneo,
l’Ima Piemonte,
l’Associazione roma-
na
Sommelier,
la Fipe
Confcommercio Roma, la Federalberghi e Unioncamere.
FRUTTO TERAPEUTICO. Uva
“dolcetto”, amabile e invitante nel pieno della maturazione, ma anche uva dalle
molteplici proprietà terapeutiche con ricchezza di ferro,
manganese e potassio, da
consentire la diffusione, nel
secolo scorso, di stabilimenti
di ampeloterapia (la cura
attraverso l’uva, che prevede
l’introduzione del frutto autunnale dolce e succoso con
buccia e semi quale alimento
esclusivo, o quasi, di una
dieta) con consumo quotidiano di almeno un grappolo di
quest’uva definita appunto
“curativa”.
Il “Dogliani” è un vino di
colore rosso rubino, talvolta
con riflessi violacei, profumo
intenso di liquirizia, mandorla
amara, more e ciliege, talora
con richiami floreali, dal gusto
secco, amarognolo, di medio
corpo, poco acido, sufficientemente tannico, morbido e
armonico.
IL SEGRETO DEL VINO. La
produzione riguarda i vigneti
coltivati in 21 Comuni nella
destra orografica del fiume
Tanaro; gli ettari coltivati
sono oltre un migliaio, per
un quantitativo d’uva che si
aggira sui 75 mila quintali, da
cui si ricavano 55 mila ettolitri
di vino, vale a dire oltre 6
milioni e mezzo di bottiglie
ogni anno.
Il segreto di questo prodotto
d’eccellenza è la perfetta
combinazione di un territorio collinare e impervio ma
estremamente generoso, di
un clima temperato che gode
di una buona ventilazione,
accompagnato dai segreti di
un’uva “unica” e dal sapiente
intervento dell’uomo, in vigna
e in cantina.
E nologia
La pagella dei consumatori
sulla salubrità dei vini cuneesi
Analisi dei vini bianchi e rossi
prodotti in provincia di Cuneo.
Questo l’obiettivo dell’indagine promossa dal Movimento
consumatori, nell’ambito di
una serie di analisi nel settore
agroalimentare, tese a verificare la genuinità di cibi e bevande. Lo screening, realizzato
con il contributo della Camera
di commercio, ha interessato
60 campioni, tra bianchi e
rossi. In particolare, si è guardato alla presenza di solfiti e di
residui di pesticidi, con risultati
nel complesso soddisfacenti,
ancora migliorabili.
Per quanto concerne l’anidride
solforosa (indispensabile nella
produzione dei vini bianchi, in
cui esplica azione antisettica e
selettiva inibendo lo sviluppo
dei batteri, e capace di evidenziare meglio colore e aroma
dei vini rossi), la legge prevede
che non debba superare i 200
mg per litro. Le analisi hanno
nei bianchi. In questi ultimi,
a tenori più alti di anidride
solforosa corrispondono prezzi
inferiori. Di qui una considerazione: la presenza di solfiti
aumenta con il ridursi della
Indagine su 60 campioni
tra bianchi e rossi
Sorvegliati speciali i solfiti
e i pesticidi
rilevato percentuali inferiori,
comprese tra i 50 ed i 130 mg
per litro nei rossi (con assenza di tracce riscontrabili per
alcuni prodotti) e un valore
medio di 100 mg per litro
qualità e del prezzo. Quanto
all’ocratossina A, non è stata
rilevata, segno dunque di
buona qualità delle uve e di un
buon processo di vinificazione. A proposito dei pesticidi,
tutti i campioni, esaminati dal
laboratorio Eurofins di Nantes,
sono risultati conformi ai limiti
previsti dalla legge. Il 20% è
risultato completamente privo
di residui, mentre nell’80% dei
campioni sono stati riscontrati
residui di un pesticida o più,
ma sempre tra quelli consentiti
e nei limiti di legge. La ricerca
del Movimento consumatori
conclude con l’auspicio che la
legge sull’etichettatura sia più
chiara, prevedendo l’indicazione non solo della presenza,
ma anche della percentuale
dei solfiti, con vantaggio per il
consumatore e potenziamento
di immagine per i prodotti di
maggior qualità.
23
N otizie
dalle
A ziende
In collina vince
chi sa crescere insieme
La “Robino” di Santo Stefano Belbo
leader nel mercato dei cingoli
e dei trattori speciali
per vigneti e frutteti
In mezzo secolo le Langhe
e il Monferrato hanno
fatto passi da gigante.
L’agricoltura ha trainato
la crescita del territorio,
che ora è candidato al
riconoscimento Unesco di
patrimonio dell’Umanità.
Uno sviluppo al quale
hanno contribuito in modo
determinante gli uomini
e le aziende più attenti
alle esigenze del lavoro in
collina, come la “Robino
Oreste & C.” di Santo
Stefano Belbo, leader nel
mercato dei cingoli e dei
trattori speciali per vigneti e
frutteti, concessionaria New
Holland e Goldoni, oltre
che officina di assistenza e
24
riparazione
di
macchine
agricole.
Attiva dal
1958, la
“Robino” è
diventata con
orgoglio la
fornitrice delle
migliori aziende
del territorio, che
scegliendola sono
la garanzia della
sua serietà, qualità e
professionalità. Una
realtà al passo coi tempi,
che sa offrire soluzioni
convenienti e sempre
all’avanguardia,
emergendo nel
mercato delle macchine
agricole in Italia e all’estero
con la forza della tradizione
unita
ad una
mentalità aperta al
futuro e allo sviluppo.
Un punto di riferimento
di alta qualità, con sede
coperta di circa 7 mila
metri quadrati, dotata
di aree espositive per
vedere personalmente
una vastissima gamma
di prodotti nuovi e usati
unica in tutta Italia, uffici
commerciali, un magazzino
ricambi multipiano in grado
di garantire ricambi anche
per macchinari molto vecchi,
un’officina attrezzata per
supportare e dare risposta a
qualsiasi richiesta del cliente,
più 10.000 metri quadrati
di area esterna espositiva e
campi prova.
Quanto basta per continuare
a guardare con fiducia
a dove si vuole arrivare,
sapendo che mezzo secolo
di esperienza non si possono
inventare.
25
E nologia
Le dolci bollicine
conquistano
il mondo
«I momenti di crisi sono
ideali per riflettere, per crescere, voi siete in una fase di
grande ascensione, siete la
riscossa e il trionfo del vino,
ma cercate di non sedervi
o adagiarvi sul successo,
amministratelo e puntate sul
marketing; avete un prodotto eccezionalmente unico,
bisogna saper vendere bene
la sua immagine. Il prezzo
troppo basso incute un certo
timore, oltre alla qualità
bisognerebbe alzare il prezzo
dell’Asti, convincendo il consumatore finale».
Sono le considerazioni
finali del giornalista televisivo
Bruno Vespa, moderatore d’eccezione della tavola
rotonda sulle “dolci bollicine
di successo”, svoltasi il 25
maggio nell’avveniristica
“Barricaia Cantine Fratelli
Martini Secondo Luigi”, a
Cossano Belbo. Un incontro
organizzato da Confagricoltura Asti, in collaborazione
con Confagricoltura Cuneo e
Alessandria, che, nella monumentale struttura cossanese,
capace di contenere fino a 6
26
mila barriques, ha chiamato
a raccolta oltre 450 esperti e
operatori del settore per fare
il punto su mercato e scenari
futuri di Asti spumante e
Moscato d’Asti.
MOSCATOMANIA
I due vini hanno venduto,
nel 2011, ben 107 milioni di
bottiglie ma, come rilevava
Giorgio Bosticco, direttore del Consorzio dell’Asti
Docg, mentre lo spumante è
cresciuto lentamente da 65 a
81 milioni di bottiglie, il Moscato d’Asti è passato, in tre
anni, da 8 a 26 milioni, una
crescita determinata dall’aumento della resa per ettaro
fino a 115 quintali di uva. Il
Paese con i maggiori consumi dell’Asti è la Germania,
mentre il mercato di maggior interesse per il Moscato
d’Asti, è dato dagli Stati Uniti
d’America, dove il fenomeno della “Moscatomania” è
particolarmente diffuso e in
continua crescita.
Sono 10 mila gli ettari di
vigneto, collocati tra Asti,
Alessandria e Cuneo, che
L’omaggio dell’Imprenditore agricolo a Bruno Vespa
Il convegno di Confagricoltura
a Cossano Belbo.
Bruno Vespa:
«Non adagiatevi sul successo»
hanno di media 30 anni,
mille ne hanno 64, e i “Sorì”,
vigneti di qualità suprema,
sono collocati su colline con
pendenze tali da non poter
sfruttare alcuna meccanizzazione, e potrebbero essere
abbandonati.
E nologia
Il talk-show sul moscato a Cossano Belbo
AUMENTARE L’OFFERTA?
«Siamo favorevoli ad un
aumento progressivo
dell’offerta di Moscato e
dell’Asti – ha detto Gian
Paolo Coscia, presidente di
Confagricoltura Piemonte -,
recuperando innanzitutto le
superfici vitate revocate dal
piano dei controlli, circa 350
ettari che colmerebbero le
esigenze momentanee del
mercato, fermando eventuali
competitori».
Al dibattito hanno partecipato, tra gli altri, il presidente
nazionale di Confagricoltura,
Mario Guidi, l’assessore
regionale all’agricoltura,
Claudio Sacchetto, il presidente della Fratelli Martini,
Gianni Martini, il presidente del Consorzio dell’Asti
Docg, Gianni Marzagalli,
il direttore generale Italia
Gruppo Davide Campari,
Jean Jaques Dubau e, in
videoconferenza, il presidente Commissione agricoltura
e sviluppo rurale del Parlamento europeo, Paolo De
Castro.
Gli auguri di Bruno Vespa
all’Imprenditore agricolo
“Auguri carissimi al nuovo giornale”:
Bruno Vespa ha scritto l’incoraggiamento
direttamente sulla copertina de
“L’imprenditore agricolo”, dopo che il
direttore Osvaldo Bellino gli aveva illustrato
le caratteristiche dell’iniziativa editoriale
promossa dalla Réclame di Savigliano per
l’agricoltura della provincia di Cuneo.
Il giornalista televisivo più popolare d’Italia,
tra l’altro, conosce molto bene il settore
primario ed è un quotato esperto di vini.
27
V oci
dai
C ampi
Perchè
i consorzi irrigui
non producono
elettricità?
Claudio Olivero
Ho lavorato per 41 anni
come manutentore
elettrico e sono da sempre
appassionato di fonti
energetiche rinnovabili, in
particolare idroelettriche.
Mi chiedo come mai non
vengano utilizzati i salti idrici
sui canali dei consorzi irrigui,
che potrebbero produrre
un significativo reddito
28
integrativo per le famiglie
agricole.
I consorzi irrigui già hanno
la concessione dell’acqua
e sono proprietari dei
canali scavati dai loro
predecessori, i dislivelli sono
una conseguenza. Sui canali
principali per la distribuzione
delle acque irrigue sono
presenti vecchi mulini
abbandonati, ripristinabili
con moderne turbine ad alto
rendimento, basso rumore
ed impatto ambientale zero.
Il sistema migliore è di
coinvolgere il Comune come
garante e supervisore della
società, per tranquillizzare
i proprietari dei siti. è da
30 anni che seguo questo
problema ed ho concluso
che i proprietari hanno paura
di essere derubati o sfrattati,
invece con il Comune
sarebbero tranquilli di
entrare nella società, tutelati
V oci
dai
C ampi
L’acqua è per sempre
con il Rotary a scuola
Da Saluzzo l’appello
contro lo spreco
e con le relative quote; così
pure il Comune, che non ne
ricaverebbe tasse, ma quote
di rendita. Il valore della
struttura verrebbe suddiviso
in tante quote di valore
opportuno, con prelazione
dei soci del consorzio,
successivamente degli
che le risorse locali come
prima cosa devono portare
benefici alla gente della zona
e poi di riflesso agli altri.
Un impianto idro produce 24
ore al giorno, quando piove,
è nuvoloso o nevica. Se la
realizzazione delle centraline
può risultare costosa, il
Il Rotary International, tramite la scuola, che
rappresenta il canale più diretto ed efficace, si è
rivolto ai bambini per educarli ad un corretto uso
dell’acqua. Per svolgere questa iniziativa il Distretto
rotariano ha indetto, per il terzo anno consecutivo,
la “Settimana rotariana dell’acqua” che si è svolta
dal 16 al 20 aprile.
Obiettivo del progetto “Acqua per sempre” era
sensibilizzare le scuole primarie sull’importanza
dell’acqua, elemento essenziale per la vita,
evidenziando la necessità di ridurne lo spreco nella
vita di tutti i giorni e di limitarne l’inquinamento.
I quasi trecento bambini intervenuti, hanno ricevuto
la visita di un gruppo di rotariani del club saluzzese,
tra cui il presidente Luciano Zardo.
I salti idrici sui canali
potrebbero essere
una fonte di reddito
integrativo
per gli agricoltori
abitanti del Comune ecc.
fino a coprire l’intera somma
e con le stesse percentuali
verrebbero calcolate le
ripartizioni degli utili.
Le aziende attraversate da
corsi d’acqua dovrebbero
essere autorizzate ad
installare piccole centraline
(sotto i 5-10 Kw/h), con
l’unico obbligo della
gestione da parte di persone
qualificate: la tassa è questa
e si tradurrebbe in lavoro per
tutti.
E il nocciolo del discorso è
combustibile è gratis.
In campagna non c’è forse il
detto che il nonno pianta la
quercia per il nipote?
Se 50 anni fa, quando si
sono fermati i mulini, i nostri
politici ne avessero permesso
la riconversione, ora a noi
quella quercia farebbe molto
comodo. Perché i politici
di oggi non pongono un
onorevole rimedio a quegli
errori?
Claudio Olivero
Verzuolo
29
N otizie
dalla
G randa
Confagricoltura apre a Fossano
L’inaugurazione della nuova sede di Confagricoltura a Fossano
Taglio del nastro ufficiale
mercoledì 6 giugno
per la nuova sede
di Confagricoltura a
Fossano, in via Marconi
112 all’angolo con piazza
Dompè. Alla presenza del
direttore di Confagricoltura
Cuneo, Roberto Abellonio,
del vice presidente
dell’organizzazione,
Oreste Massimino e
di diversi imprenditori
agricoli della zona, i
dirigenti e rappresentanti
30
Servizi diretti in azienda
agli imprenditori
Sede aperta il lunedì
e mercoledì mattina
dell’associazione hanno
illustrato le motivazioni
che hanno spinto ad aprire
questo nuovo ufficio
nella città degli Acaja,
non prima però della
solenne benedizione dei
locali officiata da don
Ezio Bodino, parroco della
chiesa di Sant’Antonio
Abate.
Responsabile della nuova
sede sarà Floriano Luciano,
che ha approfittato
dell’occasione per
presentarsi e per spiegare
come si svolgerà l’attività
del nuovo ufficio: «Il
Fossanese, ultimo lembo
della Pianura Padana,
rappresenta il cuore
della nostra agricoltura
soprattutto sotto il profilo
cerealicolo e allevatoriale.
Qui si danno
appuntamento ogni
settimana al mercato
centinaia di agricoltori; a
loro forniremo a 360° tutti
i servizi di cui necessita
una moderna azienda del
settore primario, dopo
di che faremo rete con
i servizi già presenti sul
territorio per andare ad
assistere direttamente sul
territorio le imprese che ne
avranno necessità».
La nuova sede sarà aperta
il lunedì, dalle 8,30 alle
12, e il mercoledì, dalle 10
alle 12 e sarà contattabile
telefonicamente al numero
0172/637242 o via mail
all’indirizzo fossano@
confagricolturacuneo.it.
S icurezza
Prorogata l’autocertificazione
della valutazione dei rischi
sul lavoro
Fino al 31 dicembre 2012 nulla cambia
per le imprese agricole fino a 10 lavoratori
è stato pubblicato sulla Gazzetta
Ufficiale del 14 maggio 2012 il decreto
legge che rinvia al 31 dicembre 2012
l’autocertificazione della valutazione
dei rischi nelle Piccole e Medie Imprese
(PMI).
Il provvedimento dovrà essere convertito
in legge entro 60 giorni e riguarda le
PMI fino a 10 lavoratori, fra cui anche le
imprese agricole.
Il rinvio permette che “i datori di lavoro
che occupano fino a 10 lavoratori
effettuano la valutazione dei rischi sulla
base delle procedure standardizzate.
Fino alla scadenza del terzo mese
successivo alla data di entrata in
vigore del decreto interministeriale, e,
comunque, non oltre il 31 dicembre
2012, gli stessi datori di lavoro possono
autocertificare l’effettuazione della
valutazione dei rischi”.
La proroga si è resa necessaria a
fronte della mancata pubblicazione
di decreti specifici per alcuni settori di
attività ed in attesa della definizione
delle procedure standardizzate per
l’effettuazione della valutazione dei
rischi.
Quindi, fino alla pubblicazione delle
procedure standardizzate, e comunque
non oltre il 31 dicembre 2012, le
imprese che occupano fino a 10
lavoratori potranno continuare ad
autocertificare l’effettuazione della
valutazione dei rischi.
31
V oci
dai campi
Le vacche viola
non fanno
per noi
è ora che i produttori di latte
e i caseifici
si uniscano per fronteggiare
la Grande distribuzione
Dalla fine dell’inverno si
aspetta che arrivi la fattura
per sapere quanto si realizza
con il latte consegnato,
è questa l’infelice realtà
degli attuali produttori di
latte piemontesi, limitati
a produrre, non solo da
un sistema di quote, ma
anche dalla totale esclusione
nella gestione della catena
produttiva, cooperative
piemontesi comprese.
La Comunità europea
32
sta preparando per gli
anni a venire il cosiddetto
“pacchetto latte” (insieme
di regole e norme volte
a loro dire a favore dei
produttori), pensato per
agevolare i produttori nei
confronti dell’industria,
tramite la creazione di O.P.
(organizzazioni di produttori
) deputate alla gestione e
commercializzazione del
prodotto “latte”. Chissà
come verrà accolto in un
paese come il nostro, l’Italia, dove
l’indipendenza non è solo un fatto
politico – geografico, ma soprattutto
culturale, e dove “chi fa da sè fa per
tre” non è solo una regola matematica,
ma anche un risultato economico
comprovato.
UNA STRADA COMUNE. Ritornando
al Pacchetto Latte, dove oltre la metà
delle proposte sono già messe in atto
dagli allevatori italiani da anni (contratti
scritti, pagamenti entro 30 gg. ecc. ),
penso che qualcosa potrà cambiare
nel momento in cui produttori e
trasformatori (industria casearia)
insieme affronteranno chi realmente
determina il prezzo finale, cioè quello
che il consumatore realmente paga,
inconsapevolmente decidendo le nostre
sorti e cioè la Gdo, grande distribuzione
organizzata, che, in barba a tutti gli
slogan con cui ogni giorno ci tempesta
(pubblicità), poco si preoccupa del
destino di chi produce (messo in
condizione di produrre sempre con
prezzi in ribasso) e di chi consuma (se
spende meno è solo perché acquista
prodotti che
realmente
valgono
meno).
Quello che
mi auguro
è che siano
gli stessi produttori,
organizzandosi, a creare realtà in
grado di potersi sedere al tavolo
con quella che fino ad oggi
considerano una controparte
(gli industriali del latte) per
poter trovare una strada
comune, cosicché gli allevatori
possano diventare protagonisti
indispensabili nel determinare
le scelte della Gdo, e non nel
sottostare alle scelte egoiste
della stessa Gdo. Solo allora il
consumatore bevendo un bicchiere
di latte, o mangiando un pezzo
di formaggio, penserà alle vacche
bianche o nere… ma non “viola”.
Cume sempre, bun travaj.
Antonio Bedino
[email protected]
33
A ttualità
La battaglia per difendere
l’etichettatura delle carni
Coldiretti: «Sopprimere le informazioni facoltative
sarebbe un grave danno per i nostri allevatori»
La Commissione per
l’ambiente, la sanità
pubblica e la sicurezza
alimentare (Comenvi)
del Parlamento europeo
si esprimerà a breve
su una proposta di
regolamento della
Commissione esecutiva
che modifica le disposizioni
sull’identificazione
elettronica dei bovini e
sopprime quelle relative
all’etichettatura facoltativa
delle carni bovine.
Nonostante le pressioni a
34
favore del mantenimento
delle informazioni
facoltative oltre a quelle
obbligatorie, all’inizio di
maggio la Commissione per
l’agricoltura e lo sviluppo
rurale (Comagri) del
Parlamento aveva espresso
il proprio parere sulla nuova
proposta, approvando un
emendamento che posticipa
la soppressione al 1°
gennaio 2014.
Per completare la procedura
legislativa ordinaria, anche
il Consiglio dell’Ue dovrà
esprimersi sulla proposta
della Commissione europea.
Da sempre contraria alla
modifica del sistema
vigente di etichettatura
della carne bovina, è la
Coldiretti: «Verrebbero
danneggiati – è la posizione
ufficiale del sindacato - i
numerosi allevatori italiani
che hanno investito tempo
e risorse per conformarsi
a questo prezioso
strumento utilizzato
con grande successo
per distinguere la loro
produzione, per informare
meglio i consumatori sulle
caratteristiche specifiche
dei loro prodotti e aiutarli
a compiere delle scelte di
acquisto consapevoli ed
informate, visto che hanno
da tempo dimostrato un
crescente interesse anche
nei confronti delle altre
informazioni utili riportate
in etichetta, come la razza
dell’animale o la sua
alimentazione (ad esempio,
Ogm free)».
Z ootecnia
Rispettate le quote latte
e la multa non c’è più
In Italia sono rimasti appena un migliaio su 40 mila
gli allevatori che devono le sanzioni allo Stato
Nessuna multa in arrivo per le quote
latte a carico degli allevatori italiani che
quest’anno hanno prodotto al di sotto
del limite imposto dall’Unione Europea.
Ad annunciarlo è la Coldiretti nel
sottolineare che per la campagna
2011/2012 secondo le rilevazioni
dell’Agenzia per le erogazioni in
agricoltura (Agea) la produzione di
latte commercializzata in consegne non
ha superato il quantitativo nazionale
di riferimento. Nessuna sanzione sottolinea la Coldiretti - può quindi
essere imputata ai singoli produttori
italiani a differenza di quanto è
accaduto nel passato.
La questione quote latte – ricorda la
Coldiretti - è iniziata quasi 30 anni
fa, nel 1983, con l’assegnazione ad
ogni Stato membro dell’Unione di una
quota nazionale che poi doveva essere
divisa tra i propri produttori. All’Italia
fu assegnata una quota molto inferiore
al consumo interno di latte. Il 1992
con la legge 468 poi il 2003 con la
legge 119 e infine il 2009 con la legge
33, sono le tappe principali del difficile
iter legislativo per l’applicazione delle
quote latte in Italia. Degli attuali 40
mila allevatori oggi in attività nel
nostro Paese
(erano 120
mila nel
1996) sono
solo un
po’ più un
migliaio conclude la
Coldiretti
- quelli che
devono alle
casse dello
Stato 1,7
miliardi di euro di multe maturate in
questi ultimi anni.
35
A ttualità
Contributi per il recupero
di baite e case in montagna
L’Uncem Piemonte ha presentato il
bando per il programma di “recupero
e rivalutazione delle case e delle
borgate montane del Piemonte”.
Entro il 31 luglio 2012, la Delegazione
piemontese dell’Unione nazionale
dei Comuni, delle Comunità e
degli Enti montani (telefono 011
8613715 – 349 8599339 E-mail:
[email protected]) raccoglie
le manifestazioni di interesse di
Comuni, Comunità montane, privati,
imprese edili, progettisti, professionisti
del settore (ingegneri, architetti,
geometri), operatori immobiliari che
possono presentare programmi per
la rivitalizzazione architettonica,
economica e sociale di aree marginali.
In particolare, l’Uncem intende
favorire il collegamento tra imprese ed
36
enti locali per valorizzare il patrimonio
edilizio delle Terre Alte che, secondo
le stime, comprenderebbe oltre 20
mila baite in 553 Comuni montani
piemontesi ristrutturabili con
interventi più o meno radicali.
Baite, case, ricoveri, vecchie
fortificazioni, stalle, intere borgate,
spesso di proprietà di privati, ma
anche direttamente dei Comuni,
che oggi possono rivivere grazie
all’impegno di imprese e di gruppi di
professionisti, con investimenti mirati,
ma anche innovative operazioni di
marketing territoriale.
«In molti Comuni montani del
Piemonte – spiega il presidente
Uncem Lido Riba - stiamo assistendo
a un “ritorno” da parte di persone
che erano emigrate nei decenni del
A ttualità
dopoguerra, che oggi
lasciano le città o il
fondovalle, per risalire
in zone montane dove
acquistano e ristrutturano
case abbandonate. Molto
spesso sono giovani che
insediano nuove imprese,
non soltanto agricole,
artigianali o turistiche, ma
anche collegate alle nuove
tecnologie, grazie al divario
commerciale – prosegue
il presidente Uncem –
sull’esempio di quanto
successo alcuni decenni fa
nelle Langhe, nel Chianti,
ma anche nell’Ossola o in
Comuni come Ostana in
Valle Po e Canosio in Valle
Maira.
Questo programma con
il bando Uncem risponde
a una precisa vocazione
Bando Uncem per rivitalizzare il territorio alpino
Gli interessati devono comunicarlo all’ Uncem
entro il 31 luglio
digitale ridottosi negli ultimi
anni e alle possibilità del
telelavoro».
«Vecchi ruderi possono
acquistare valore
del territorio. Non è più
un’illusione di pochi tecnici
o amministratori.
Una vocazione che diventa
stabile e diffusa, così
da trasformare le case
destinate all’estinzione a
causa dell’abbandono, in
un patrimonio per l’intero
Piemonte, capace di
muovere nuova economia,
creare nuovi posti di lavoro
e generare nuove imprese.
Un piccolo-grande tesoro
della montagna che può
tornare a vivere».
37
R icerca
Registrato il primo
agrofarmaco
contro il cancro
dell’actinidia
Dopo oltre due anni di
sperimentazione, sono stati
divulgati, in importanti
aree ad actinidia (Lazio,
Veneto, Emilia Romagna),
i risultati conseguiti
dal gruppo di ricerca
di fitobatteriologia del
Dafne (Dipartimento di
Scienze e tecnologie per
l’agricoltura, le foreste,
la natura e l’energia)
dell’Università della Tuscia
che hanno permesso la
La malattia sul tronco
RIMOZIONE AMIANTO
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Studio dell’Università
viterbese della Tuscia
L’incidenza della malattia
ridotta fino al 40%
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4ELs
registrazione del primo
agrofarmaco biologico,
in Europa, in grado di
contrastare, soprattutto
durante il periodo della
fioritura, il batterio
fitopatogeno Pseudomonas
syringae pv. actinidiae (Psa)
agente causale del cancro
batterico dell’actinidia.
AMYLO-X. L’agrofarmaco
registrato, denominato
38
Amylo-X, è costituito da
un ceppo (D747) di Bacillus
amyloliquefaciens.
Dai risultati conseguiti, il
preparato microbiologico
risulta in grado di inibire,
in diversi rapporti e
concentrazioni, lo sviluppo
e quindi la moltiplicazione
di Psa, come di
Pseudomonas syringae
pv. syringae (PSS) e di
Pseudomonas viridiflava
(PV), anch’essi batteri a
R icerca
volte in grado di arrecare
danni di rilievo, soprattutto
agli organi fiorali ed alle
foglie, di piante di Actinidia
spp.. L’antagonista naturale
non è resistente agli
antibiotici e si sviluppa in
presenza/miscela con il
rame (metallo e minerale):
un aspetto particolarmente
interessante, soprattutto
dal punto di vista
applicativo in quanto, non
necessitando per le proprie
funzioni vitali di rame,
Bacillus amyloliquefaciens
non lo assorbe e non
ne subisce alcun effetto
negativo, moltiplicandosi
così senza alcun rischio e
senza trasferire ad altre
popolazioni batteriche
eventuali resistenze al
rame.
UN’ARMA EFFICACE. Dalle
prove condotte prima in
laboratorio e quindi, per
due anni consecutivi in
campo, in differenti areali
del Lazio, in impianti di
Actinidia chinensis (kiwi a
polpa gialla) e di Actinidia
deliciosa (kiwi a polpa
verde) emergono differenti
aspetti positivi. Sia in
termini d’incidenza della
malattia, sia in termini di
percentuale di rami sani,
sulle tesi dove venivano
effettuati i trattamenti dalla
rottura dei bottoni fiorali
in poi con il preparato
microbiologico, la malattia
è risultata ridotta in
misura statisticamente
Gli effetti del cancro batterico a livello fogliare
significativa, sui rami di
uno e due anni, dall’8 al
40%.
MA NON BASTA. Lo studio
è in corso di pubblicazione,
mentre si sta valutando la
capacità del formulato di
proteggere gli altri organi
vegetativi, in particolare
mediante applicazioni
sia al momento della
raccolta, sia alla caduta
delle foglie, come anche
di proteggere il polline
dalla fase di conservazione
alla distribuzione in pieno
campo.
I trattamenti con il
formulato microbiologico
non hanno la presunzione
di poter sradicare il cancro
batterico dagli impianti
di actinidia, osservano
all’Ateneo viterbese, ma
la registrazione di un
agrofarmaco biologico
viene considerata un valido
passo in avanti per una
strategia di difesa integrata
nel rispetto dell’ambiente,
degli agricoltori e dei
consumatori.
39
R icerca
Kiwi, il Lazio non è il Piemonte
La malattia vista dal Creso
Davanti a duecento frutticoltori giunti il
1 giugno al Centro di ricerche del Creso
per il sopralluogo ai campi dove avviene
la sperimentazione sulla batteriosi
dell’actinidia (Psa), Graziano Vittone ha
relazionato sulle risultanze del Convegno
nazionale organizzato dalla SOI a Latina.
Un intervento atteso, dopo le notizie
sulla registrazione del primo agrifarmaco
biologico contro la Psa sperimentato nel
Lazio.
rappresentate dalle basse temperature
invernali e primaverili associate a piogge
persistenti. Da questo punto di vista, le
gelate invernali (quest’anno nell’arco
di due settimane le temperature sono
state costantemente sotto 0, con i
noti picchi di -20 °C di inizio febbraio)
e la distribuzione delle precipitazioni,
abbondanti fino alle soglie dell’estate,
rendono il Piemonte una delle regioni
più a rischio diffusione della malattia».
GELO KILLER. Vittone ha riferito che
si è fatta luce sulle vie e modalità di
penetrazione del batterio nella pianta;
sui momenti a rischio e le situazioni
predisponenti. «La Psa è un batterio
vascolare – ha detto Vittone - che
penetra sia dalle aperture naturali (stomi,
lenticelle), sia dalle lesioni provocate
dal gelo, dalla grandine o dai tagli di
potatura. Le condizioni favorevoli sono
MENO PEGGIO. Il confronto con l’areale
di Latina non lascia dubbi in proposito.
Se in altre regioni la convivenza con
la Psa pare possibile, da noi tutto
diventa più difficile. Il clima laziale è
molto diverso da quello piemontese:
quest’inverno la temperatura più bassa
è stata di -6 °C e non si sono avuti
periodi piovosi e molto umidi. Tant’è che,
nonostante la presenza della malattia,
40
in molti impianti della zona, anche se
colpiti, si è riusciti a produrre nel 2011
anche 300 quintali per ettaro.
VIVAISTI SPREGIUDICATI. La stessa
sensibilità varietale deve essere riferita al
contesto epidemiologico, come ha fatto
osservare Lorenzo Berra. In Piemonte la
Psa si sta accanendo su Hayward, che
a Latina mostra una discreta tolleranza.
Questa situazione può dar luogo ad
equivoci, su cui hanno speculato alcuni
vivaisti. Alcune nuove varietà – peraltro
non ancora adeguatamente saggiate né
sotto il profilo epidemiologico né sotto
quello agronomico – vengono presentate
come tolleranti a Psa, senza precisare
che la minor suscettibilità è riferita a
Hort 16A, la varietà a polpa gialla che è
stata spazzata via anche a Latina, e non
a Hayward.
A ttualità
I pneumatici
a bassa pressione
riducono i consumi
di carburante
Michelin in campo
a Poirino
Pneumatici in campo
all’Agrigelateria San Pé di
Poirino, venerdì 1 giugno,
nell’evento organizzato
in collaborazione tra
Michelin ed Ermes Gomme,
rivenditore specializzato in
pneumatici per agricoltura
certificato Michelin Exelagri,
anch’esso di Poirino.
Obiettivo: far toccare con
mano ai numerosissimi
utenti presenti, il risparmio
in termini di consumo
carburante, semplicemente
grazie all’utilizzo dei
pneumatici Michelin
Ultraflex Technologies, la cui
tecnologia, brevetto Michelin,
permette di viaggiare a
pressioni nettamente più
basse rispetto a quelle
normalmente utilizzate dai
trattori equipaggiati con
pneumatici tradizionali.
MENO 12 PER CENTO
In campo un New Holland
T 7060, accoppiato ad
un ripuntatore pesante,
equipaggiato con pneumatici
Michelin Ultraflex gamma
XEOBIB (la gamma progettata
per trattori di media potenza)
con la dimensione 600/60
R30 all’anteriore e 710/60
R42 sull’asse posteriore.
Sono state effettuate delle
prove di tiro il cui scopo
era di verificare come,
equipaggiando il trattore
con pneumatici a tecnologia
Ultraflex, si migliorava la
capacità di trazione del
trattore diminuendo così il
consumo di carburante.
Sono stati compiuti due
differenti passaggi del
trattore: il primo con
le coperture gonfiate
alle pressioni di lavoro
normalmente utilizzate con
pneumatici a tecnologia
tradizionale e il secondo con
le corrette pressioni di lavoro
previste con tecnologia
MUT (Michelin Ultraflex
Tecnologies).
I livelli di carburante residuo
presente nei due serbatoi
separati rendevano evidente
il successo dell’esperimento,
con un risparmio calcolato tra
le due differenti prove di oltre
il 12 per cento.
41
R adici
di A ldo P onso
L’estate
della montagna
che chiede
rispetto
Una civiltà rurale in bilico tra
passato glorioso e futuro di
pretese e speculazioni
L’indimenticabile don
Bartolomeo Ruffa, uno
degli ultimi parroci dell’alta
valle di Bellino, soleva dire:
«Noi diciamo le nostre
montagne, ma le montagne
non sono nostre, sono del
Creatore, come ogni altra
cosa esistente e che rivela
di Lui l’immensa potenza e
l’austera bellezza…»
Sfogliando, dopo anni,
il rustico suo bollettino
trilingue (francese, italiano,
provenzale d’Oc), primo
tra i primi ad osare tanto,
vi notiamo la sua lotta
costante contro un turismo
superficiale, smodato e
dissacrante, giunto dalla
pianura a strappare gli ultimi
residui di tradizioni ataviche,
solo in parte ridotto dalla
“crisi”, in cerca di quei
benefici che solo la buona
montagna sa offrire. Ed essa
in realtà sa distribuire ancora
a tutti aria buona, acque
limpide, fiori, animali e
piante, paesaggi d’incanto,
praterie sconfinate,
valloni a strapiombo, cime
innevate… tutto un mondo
di bello e di buono, unito a
42
quanto di sano e di rustico
è rimasto nei paesi alpini di
umano.
Ma permangono purtroppo
i motivi di sconforto e di
timore per un equilibrio
instabile tra un passato
glorioso ed un futuro
incerto, tra una civiltà rurale
ed una nuova, piena di
pretese e di speculazioni.
Si parla di Imu e di lupi, di
baite divenute “chalet”,
di quelle poverette
destinate a sprofondare
sotto le intemperie, ormai
inutilizzate, di Comunità
Montane traballanti, di
prima e seconda casa…
Occorre al più presto fare
qualcosa per riequilibrare
il tutto a servizio della
montagna e della pianura,
dei pochi residenti e dei
molti forestieri: perché a
tutti la montagna tuttora
può donare molto.
E già si sta parlando di
nuove prospettive di
sviluppo: tavole rotonde,
come quella su “Politica e
Montagna” tenutasi alla
Porta di valle di Brossasco,
del maggio scorso;
R adici
progetti, vedi Gestalp di
Rore e Sampeyre; Adialpi
(Difesa alpeggi Piemonte)
con sede a Crissolo;
studi sulla valorizzazione
energetica delle biomasse
da parte dell’Uncem
(Unione Comunità Montane
Piemontesi); proposte,
come la candidatura
dell’area Monviso a
patrimonio dell’Unesco
con riconoscimento
internazionale…
DEFENDEN LA NATURA
(Poesia classificata al primo
posto nel concorso per
ragazzi, “Difendiamo la
Natura” dalla Pro Loco di
Rossana)
Ma mentre si pensa a
soluzioni grandiose,
dobbiamo tutti stare attenti
a non calpestare il fiore, a
rispettare l’anziano curvo
sotto gli anni e la fatica,
a salutare chi si incontra
in “bassa tenuta”, a non
distruggere del tutto la
“grongio” di chi vi ha
sepolto ricordi ed affanni…
Penso sia opportuno risentire
la voce di una ragazza di
Bellino:
A voi che venite dalle città,
chiusi dentro le case,
come dentro una prigione,
piace essere in libertà.
Lo so!
Ma volevo dirvi di non
raccogliere nei prati i fiori
delicati…
Andate a raccoglierli lungo
la via.
Non vedete che calpestate
l’erba dei prati?
Il povero vecchietto che
lavora
tutto l’anno per guadagnare
qualche soldino, adesso è la
che piange,
guardando il suo prato
calpestato.
Come era bello prima!...
Anche se siamo montanari,
la nostra roba lasciatela
stare!
“Vous que vene da les cità,
sarà dedin les meisoun
coumo na preisun,
la vous pias esser en libertà.
Oh, sai!
Ma vouriou vous dir:
anà pa le cuir per i pra
les delicates fiour.
Anà les cuir romba a la vio…
Vièu pa que pistà
l’ erbo dedin li pra?
Lou paure viejet
qu’ei travajo tout l’an
per gagnar quarque souldiet,
aùro a les eilai qu’a piouro
giunchont soun pra pistà.
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