Formulario sui Prodotti Hermitiani Marcello Mamino — Pisa, 24·v
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Formulario sui Prodotti Hermitiani Marcello Mamino — Pisa, 24·v
Fo r m u l a r i o sui P ro d o t t i H e r m i t i a n i Marcello Mamino — Pisa, 24·v·2010 In quetsa dispensa: V è uno spazio vettoriale di dimensione d sul campo complesso C generato dai vettori v1 , . . . , vd . Le variabili m, n, i, j, . . . rappresentano elementi di N, le variabili x, y, . . . rappresentano elementi di C, le variabili v, w, . . . rappresentano elementi di V. Il simbolo M(m × n; C) rappresenta lo def spazio delle matrici complesse con m righe ed n colonne, Cm = M(m × 1; C) è lo spazio dei vettori colonna complessi con m componenti. Se M è una matrice, allora con Mi,j si intende l’entrata di M nella i-esima riga e j-esima colonna. Definizione 1. Sia M = {Mi,j }i,j una matrice in M(d × d; C). M si dice: t t i. unitaria se MM = Idd ——ossia M = M−1 t ii. hermitiana se M = M——ossia Mi,j = Mj,i per ogni i, j t t iii. normale se M M = MM . def Definizione 2. Una forma sesquilineare su V è una mappa φ : V × V → C tale che φ(v1 + v2 , w1 + w2 ) = φ(v1 , w1 ) + φ(v1 , w2 ) + φ(v2 , w1 ) + φ(v2 , w2 ) φ(xv, yw) = xyφ(v, w) per ogni v1 , v2 , w1 , w2 , v, w ∈ V ed ogni x, y ∈ C. Inoltre, se φ(v, w) = φ(w, v) per ogni coppia di vettori v e w di V, allora la forma sesquilineare φ è detta forma hermitiana o prodotto hermitiano. Se per ogni v 6= 0 esiste un w tale che φ(v, w) 6= 0 allora la forma φ è detta non degenere, altrimenti è degenere. Fissata una forma hermitiana φ su V, due vettori v e w tali che φ(v, w) = 0 si dicono ortogonali rispetto a φ. Chiaramente la condizione φ(v, w) = 0 equivale a φ(w, v) = 0. Un vettore ortogonale a se stesso è detto isotropo. Fissata una base B = {vi }i di V, si dice che una forma sesquilineare φ è rappresentata dalla matrice quadrata M ∈ M(d × d; C) in detta base se def Mi,j = φ(vi , vj ) in questo modo avremo che se v e w sono i vettori colonna che rappresentano nella base B i vettori v e w allora φ(v, w) = vt Mw La forma φ è degenere se e solo se la matrice M è singolare (ossia se e solo se Det (M) = 0). La forma φ è hermitiana se e solo se la matrice M è hermitiana. La forma hermitiana h(v, w) = vt w definita sullo spazio Cd dei vettori colonna complessi con d componenti è detta prodotto unitario o prodotto hermitiano standard. 1 Definizione 3. Dato un endomorfismo lineare f : V → V, l’aggiunto di f, rispetto ad una forma sesquilineare φ non degenere, è l’unico endomorfismo lineare f∗ di V che soddisfa φ (f(v), w) = φ (v, f∗ (w)) Un automorfismo lineare di V si rappresenta nel modo usuale nella badef se B = {vi }i mediante la matrice F ∈ M(d × d; C) tale che per ogni j si abbia X f(vj ) = Fi,j vi i F∗ in questo modo la matrice che rappresenta l’automorfismo aggiunto f∗ di f rispetto a φ è determinata da F∗ = M−1 Ft M ove M è la matrice associata a φ nella stessa base. Se φ è una forma hermitiana, allora φ(v, v) = φ(v, v), quindi per ogni vettore v abbiamo che φ(v, v) ∈ R. i. ii. iii. iv. v. Definizione 4. Una forma hermitiana φ su V è detta: definita positiva se per ogni v ∈ V non nullo φ(v, v) > 0 definita negativa se per ogni v ∈ V non nullo φ(v, v) < 0 semidefinita positiva se non è definita e per ogni v ∈ V si ha φ(v, v) > 0 semidefinita negativa se non è definita e per ogni v ∈ V si ha φ(v, v) 6 0 indefinita se esiste un v ∈ V non nullo tale che φ(v, v) = 0 (ossia esiste un vettore isotropo non nullo). Si noti che le forme hermitiane semidefinite (positive o negative), in particolare, sono indefinite. Tutte le forme hermitiane degeneri sono indefinite. Le forme non degeneri possono essere definite o indefinite. Definizione 5. Fissiamo una forma hermitiana φ su V. Sia A un sottospazio vettoriale di V. Il sottospazio ortogonale ad A rispetto a φ è il seguente sottospazio vettoriale di V: A⊥ = {v ∈ V | ∀w ∈ A φ(v, w) = 0} Se v è un vettore di V, con v⊥ si intende lo spazio ortogonale al sottospazio di V generato da v: in particolare si tratta dell’insieme dei w ∈ V tali che φ(v, w) = 0. def Il sottospazio Rad (φ) = V ⊥ di V è detto spazio radicale di φ. Se M rappresenta φ in una certa base, ed il vettore colonna v rappresenta v ∈ V in quella stessa base, allora v⊥ è rappresentato dall’insieme di quei vettori colonna w tali che vt Mw = 0, ossia dal nucleo di vt M (vista come applicazione lineare da Cd a C). Vale l’identità (A + B)⊥ = A⊥ ∩ B⊥ 2 quindi è possibile calcolare l’ortogonale ad un sottospazio A di V intersecando i sottospazi ortogonali ad un insieme di generatori di A. Altrimenti, se v1 , . . . , vm sono vettori colonna che rappresentano un insieme di generatori di A, allora il sottospazio ortogonale ad A è rappresentato dal nucleo di Nt M, ove N ∈ M(d × m; C) è definita da Ni,j = (vj )i . Applicando quest’ultimo procedimento a V ⊥ si ottiene che lo spazio radicale è rappresentato dai vettori colonna appartenenti al nucleo di Mt = M (infatti N può essere presa uguale all’identità). Proposizione 6. Data una forma hermitiana φ su V, esiste una base di V costituita da vettori fra loro ortogonali rispetto a φ. Una base dotata di questa proprietà è detta base ortogonale rispetto a φ. Se, inoltre, φ è definita positiva, allora esiste una base B di V tale che per ogni v ∈ B si abbia φ(v, v) = 1: una base dotata di questa proprietà è detta base ortonormale. Chiaramente, una base è ortogonale rispetto a φ se e solo se la matrice che rappresenta φ in quella base è una matrice diagonale. Definizione 7. Sia φ una forma hermitiana, sia B = {vi }i una base ortogonale per φ, e sia M la matrice diagonale che rappresenta φ nella base B. Allora si dice segnatura di φ la terna di numeri interi positivi (p+ , p− , n) ove i. p+ è il numero di entrate positive della diagonale di M ii. p− è il numero di entrate negative della diagonale di M iii. n è il numero di entrate nulle della diagonale di M (che coincide con la dimensione di Rad (φ)). I numeri p+ , p− , ed n sono detti rispettivamente indice di inerzia positivo, indice di inerzia negativo, e nullità di φ. Tale terna dipende unicamente da φ e non dalla base B. def Proposizione 8. La segnatura identifica una forma hermitiana a meno di automorfismi lineari di V. Due forme hermitiane φ e φ 0 su V hanno, quindi, la medesima segnatura se e solo se esiste un automorfismo f di V tale che φ(v, w) = φ 0 (f(v), f(w)) per ogni coppia di vettori v e w. Sia (p+ , p− , n) la segnatura di φ. Allora la classificazione di φ come degenere/non-degenere, e (semi-)definita (positiva o negativa)/indefinita è determinata dallo schema seguete. p+ = 0 =⇒ definita negativa n = 0 =⇒ non-degenere p− = 0 =⇒ definita positiva p+ > 0 & p− > 0 =⇒ indefinita p+ = 0 =⇒ semidefinita negativa n > 0 =⇒ degenere (indefinita) p− = 0 =⇒ semidefinita positiva def Il polinomio caratteristico p(λ) = Det (M − λ Idd ) della matrice M associata ad una forma hermitiana φ in una qualunque base di V ha necessariamente d radici reali, contate con secondo la loro molteplicità. Il polinomio p dipende 3 dalla base, tuttavia la segnatura (p+ , p− , n) di φ – indipendente dalla base – può essere determinata a partire dal polinomio caratteristico: i. p+ è il numero delle radici positive di p(λ), contate con la loro molteplicità ii. p− è il numero delle radici negative di p(λ), contate con la loro molteplicità iii. n è la massima potenza di λ che divide p(λ), ossia la molteplicità di 0. La somma p+ + p− + n eguaglia la dimensione dello spazio d. In particolare, il numero delle radici positive (risp. negative) è il numero delle variazioni (risp. permanenze) nella sequenza dei segni dei coefficienti di p(λ)/λn —gli zeri contano come positivi (ma, in realtà, con qualunque segno li si conti il risultato non cambia). È possibile determinare una base ortogonale rispetto ad una data forma hermitiana mediante il procedimento di Gram-Schmidt. Supponiamo, innanzitutto, che φ sia una forma hermitiana definita e v1 , . . . , vd generino V. Una base ortogonale v10 , . . . , vd0 di V rispetto a φ è data da: v10 = v1 v20 = v2 − φ(v2 , v10 ) 0 v φ(v10 , v10 ) 1 v30 = v3 − φ(v3 , v10 ) 0 φ(v3 , v20 ) 0 v − v φ(v10 , v10 ) 1 φ(v20 , v20 ) 2 .. . vd0 = vd − 0 φ(vd , vd−1 ) 0 φ(vd , v10 ) 0 φ(vd , v20 ) 0 v v v − − · · · − 1 2 0 0 0 0 0 0 φ(v1 , v1 ) φ(v2 , v2 ) φ(vd−1 , vd−1 ) d−1 L’ipotesi che φ sia definita assicura che i denominatori delle frazioni non siano nulli. Se φ è definita positiva, allora una base ortonormale è data dai vettori vi0 normalizzati: v0 def vi00 = p i0 0 φ(vi , vi ) pa s s o i . pa s s o i i . pa s s o i i i . caso sfav o r e v o l e . caso fav o r e v o l e . Se, tuttavia, φ è semidefinita o indefinita, allora uno dei denominatori nel procedimento di Gram-Schmidt potrebbe annullarsi. Manualmente, un metodo comodo è: calcolare una base qualunque Brad di Rad (φ) scegliere d − n vettori vn+1 , . . . , vd (ove n è la nullità di φ) che completano la base Brad ad una base di V applicare Gram-Schmidt ai vettori vn+1 , . . . , vd se uno dei denominatori si annulla ripetere il passo ii scegliendo un’altra base 0 0 altrimenti Brad ∪ {vn+1 , . . . , vd0 }, ove vn+1 , . . . , vd0 sono i vettori ottenuti da Gram-Schmidt, è una base ortogonale. Chi non intendesse affrontare l’alea del passo ii potrà applicare il metodo di Lagrange, che generalizza il procedimanto di Gram-Schmidt, cosı̀ come è descritto a pagina 396 e seguenti del libro di testo (C. Ciliberto, Algebra Lineare). 4 Proposizione 9. Una matrice quadrata M ∈ M(d × d; C) è normale se e solo se può essere espressa nella forma M = UDU−1 ove D ∈ M(d × d; R) è una matrice diagot nale reale ed U ∈ M(d × d; C) è unitaria—quindi, in particolare, si ha M = UDU . In questo caso si dice che la matrice U diagonalizza M. Per trovare le matrici U e D della proposizione precedente si procede in questo modo. pa s s o i . Si calcolano gli autovalori λi e i relativi autospazi Vi di M. pa s s o i i . Per ogni autospazio Vi si trova una base ortonormale rispetto al prodotto hermitiano standard (se l’autospazio ha dimensione 1 basta normalizzare l’autovettore, altrimenti si applica il procedimento di Gram-Schmidt—si noti che il prodotto hermitiano standard è definito positivo). pa s s o i i i . Al passo ii si sono trovati, in totale, d autovettori: v10 , . . . , vd0 . Siano λ10 , . . . , λd0 , nel giusto ordine, gli autovalori corrispondenti a v10 , . . . , vd0 . Allora la matrice U è ottenuta giustapponendo le colonne v10 , . . . , vd0 —più precisamente Ui,j = (vj0 )i . D è la matrice diagonale λ10 0 D= . .. 0 λ20 ··· .. 0 . λd0 0 M rappresenta un endomorfismo lineare di Cd nella base canonica e1 , . . . , ed : il medesimo automorfismo è rappresentato nella base v10 , . . . , vd0 dalla matrice diagonale D. Più in generale, se M rappresenta un endomorfismo di V nella base v1 , . . . , vd , allora il medesimo endomorfismo è rappresentato da D nella P base v10 , . . . , vd0 , ove vi0 = j (vi0 )j vj . f i n i s d i s p e n sæ 5