Edizione 17 - Giugno 2009 - Nobile Collegio Mondragone
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Edizione 17 - Giugno 2009 - Nobile Collegio Mondragone
A Associazione ex Alunni Nobile Collegio Mondragone Fondata il 2 febbraio 1922 _______________________________________________________________________________________________________________________ N° 17 GIUGNO 2009 Il M.Rev. Padre Adolfo Nicolàs S.J., nuovo Padre Generale della Compagnia di Gesù, con il nostro Presidente Ferdinando Massimo _____________________________________________________________________________________________ Primo numero redatto il 14 luglio 1866 - Nuova edizione semestrale dal 2001 On-line, a colori, sul sito www.collegiomondragone.com Il Mondragone ________________________________________________________________________________________________ Indice degli articoli La nevicata – di Roberto Nobiloni……………………………………………………….….…..……pag. 3 L’antica Cappella Borghese – a cura di Rodolfo Maria Strollo……….…………………………pagg.4÷ 5 Padre Lorenzo Rocci S.J.- a cura di Vittorio Spadorcia..……………….………………….……..pagg.6÷12 Padre Rocci: come l’ho visti io. – di Padre Max Taggi S.I….………………………………...….pagg. 13 ÷15 A proposito del “Risorgimento visto dal Vesuvio –di Claudio Sabatini….……………..…….....pagg. 16÷ 17 Padre Raffaele De Ghantuz Cubbe e i Giusti d’Italia- a cura di Mario Sonnino……….......….pagg.18÷21 Ricordi di Catechesi e di Ri-Conversione- di Giuseppe Munno..………..…...…………….….…pag. 22÷24 La Storia siamo noi- di Claudio Sabatini………………………………………..……………...……pag.25÷27 Colazione di Primavera a Casal Romito – 18aprile 2009…………………………..……………..pag..28 Posta ricevuta……….……………………………………………………………………..…...…..…..pag. 29÷30 Dal nostro archivio: Inno a Mondragone – a cura di Anna Pia Sciolari…………..………..…..pag.31 _____________________________________________________________________________________________ Edizione n° 17 – giugno’09 pag.2 di 32 Il Mondragone ______________________________________________________________________________________________ LA NEVICATA Anno scolastico 1950 /1951 Era forse il mese di gennaio o febbraio. L’anno era certamente il 1951, poiché il Prefetto della nostra Camerata "Piccolissimi" era Padre J. Caneparo (negli anni successivi i nostri Prefetti furono Padre Trento e Padre Parisi). Durante le ore di scuola, sulla collina di Mondragone v’era stata un’abbondante nevicata, cui aveva fatto seguito una mattinata di sole che scioglieva la neve appena caduta. Terminate le lezioni, andammo come sempre a pranzo e, finito di mangiare, invece della solita ricreazione sotto i portici del cortile, Padre Caneparo portò noi "piccolissimi" fuori del Collegio, a giocare con la neve sulle collinette circostanti. Si può immaginare la nostra gioia, tanto che i primi venti minuti furono dedicati a corse sulla neve e pallate. Ricordo come se fosse ora i nostri visi arrossati per il correre, per il freddo e per l’entusiasmo. iniziai a piangere, pensando che sarei morto congelato all’età di otto anni. Il Ninfeo innevato In realtà i miei compagni erano andati a chiamare Padre Caneparo che, dopo qualche minuto, comparve assieme a tutti gli altri, portando a cavalluccio sulle spalle il piccolo Peter Francovich. Mai visione mi fu più gradita. Padre John mi tolse le scarpe e mi frizionò i piedi gelati e con i suoi modi affabili non solo mi confortò, ma prendendomi scherzosamente in giro, mi fece sorridere assieme a tutti i compagni che mi erano intorno. Il piazzale con la neve Passata la prima mezz’ora, il sole fu coperto da qualche nuvola, la temperatura si abbassò ed i nostri piedi, per via delle scarpe bagnate, cominciarono a gelarsi. Io, in particolare, ero caduto in terra ed avevo il fondo schiena bagnato, i piedi ghiacciati e le mani gelide. Probabilmente ci eravamo allontanati di qualche centinaio di metri dal Collegio, ma a me sembrava di aver percorso vari chilometri. Quando fu l’ora di rientrare cominciai a restare indietro, non riuscendo a muovere i piedi gelati. Restarono vicino a me Giancarlo Carlizzi e Carlo De Donato che mi incitavano a camminare più svelto per non perdere contatto con gli altri. Nonostante i miei sforzi, proprio non ce la facevo e dopo poco mi fermai esausto. Oramai sconfortato, mi sedetti a terra rifiutando di proseguire. Carlizzi e De Donato, vedendomi seduto in terra, scapparono via per raggiungere gli altri ed io, rimasto solo, La fontana dei draghi sotto la neve Quindi, aggrappato alla sua tonaca, che mi dava un impagabile senso di sicurezza, feci ritorno al Collegio dove trovai calore e generi di conforto. La vita mi sorrise di nuovo ed andai così contento a studio che persino il lugubre verso dei pavoni, che accompagnava le nostre serate, mi sembrò melodioso e l’austero suono dell’oro1ogio "westminster", che puntualmente scandiva ogni ora, mi parve allegro. Giunti oramai alle otto di sera, mancava soltanto di attraversare il corridoio degli studi passando indenni sotto il condor e la grande tigre imbalsamata, che mi incutevano un sacro terrore, e poi la giornata si sarebbe conclusa nel migliore dei modi. Roberto Nobiloni (in Collegio dal 1950 al 1953) _____________________________________________________________________________________________ Edizione n° 17 – giugno’09 pag.3 di 32 Il Mondragone ________________________________________________________________________________________________ L’ANTICA CAPPELLA BORGHESE La finestra “ellittica” di Villa Mondragone di Rodolfo Maria Strollo Estratto dall’articolo pibblicato su IL MONDRAGONE n° 13 giugno 2007 Su questo fronte, a causa del nuovo volume affiancato alla Manica Lunga, nell’angolo a ovest scomparve un peculiare dettaglio, unico nell’architettura dell’intera Villa: la finestra dalla sagoma curvilinea posta superiormente alla finta finestra corrispondente alla parete dell’altare della Cappella Borghese o del SS. Sacramento (fatta realizzare dal cardinal Scipione per svolgere il suo personale ministero sacerdotale). Una soluzione, questa della finestra dalla sagoma ovale o ellittica, che aveva apportato alla Villa una nota "dissonante", tipica delle coraggiose scelte funzionali del Vasanzio, definibile - come tutto l’intervento dell’architetto fiammingo su Mondragone — “fuori del Classicismo” e da lui riproposta, in zona, nel coevo Palazzo Borghese di Monte Porzio. La presenza della finestra, coerente con le considerazioni metriche scaturite dai rilievi effettuati, è stata confermata dall’attenta lettura di varia documentazione d’archivio, principalmente di natura fotografica — come nel corredo illustrativo di vari articoli pubblicati su Il Mondragone o in alcune cartoline illustrate — ma anche semplicemente descrittiva, com’é, ad esempio, il caso di una copia della minuziosissima "Descrizione di consegna" della Villa, redatta verosimilmente nell’arco di due anni: dal 1886 al 1888. Qui la finestra é descritta, anche nel meccanismo d’apertura, entro una specifica voce, che per ben tre pagina, é dedicata alla sola descrizione della parete di fondo della _____________________________________________________________________________________________ Edizione n° 17 – giugno’09 pag.4 di 32 Il Mondragone ______________________________________________________________________________________________ Cappella ed é ancor valida per gli elementi superstiti. "437. Incontro l’ingresso evvi l’altare con mensa di muro...superiore trabeazione con fregio intagliato e cornicione risaltato sopra i pilastri sopra indicati e timpano centinato spezzato nel mezzo tutto intagliato e lumeggiato ad oro, e nel mezzo la cornice del quadro con orecchiature dai lati, e mensoletta sotto e il frontone sopra circoscritto dalla stessa cornice intagliata sotto posta, entro la quale altra cornice ellittica rilevata, sorretta da due putti vi é la raggiera collo Spirito Santo tutto in rilievo e dorato, come sono dorati gli ornati laterali con sfingi. Sopra il cornicione e in mezzo al timpano spezzato evvi altro frontone centinato dai lati, con sovrapposta cimasa scorniciata che giunge alla volta con entro un vano ellittico circoscritto da cornice rilevata, intagliata o lumeggiata ad oro, munita di telaro e sportello con bacchetta verticale nel mezzo e due lastre a mastice poste nel battente; ferrato a studio con due paia di cerniere, saliscendino composto sulla piastra con rispettive staffette ribadite a monachetto, cassa di ferro con carrucola murata nel sotto arco e cordino per aprirlo, tutto in ottimo stato e senza mancanze. Con l’intervento allora attuato, fu stravolto uno degli ambienti di maggior qualità artistica tra quelli realizzati nell’ambito dell’ingente ampliamento riferibile al pontificato di Paolo V (Camillo Borghese 1605-1621): appunto la Cappella Borghese. Nell’operazione, che ridusse questo spazio (di cui restano soltanto pregevoli stucchi della volta a botte cassettonata opera certa di Annibale Durante) a un locale di passaggio, fu altresi eliminata, murando il vano ellittico (o forse ovale), una significativa possibilità di lettura storicocritica dell’intera fabbrica (oltre che una sua significativa peculiarità architettonica). Fu cosi cancellata una specificità rappresentativa dalla doppia valenza: quella legata alla mano di un grande artista come il Vasanzio che sulla fabbrica si era cimentato (ma con maggior rispetto per le preesistenze del suo moderno "collega") e quella connessa alla volontà di un proprietario che ne aveva ispirato a sua immagine, probabilmente, una particolarità estetico-funzionale. Con il generoso intervento economico del nostro Massimo Scaramella abbiamo restaurato la statua dell’Immacolata in cima al Viale degli Elci che potremo ammirare quando ci vedremo domenica 7 giugno per la Giornata degli Ex a Mondragone. Adesso ci sono altri due appelli: - Il restauro dell’orologio che si trova nella vetrata del piazzale principale, fermo da tanti anni. (vedi articolo ne IL MONDRAGONE n° 16 di dicembre 2008). - La sostituzione dei pannelli di legno, che impediscono di vedere la Cappella Borghese, con delle vetrate di cristallo (vede articolo precedente del Prof. Rodolfo Maria Strollo). Chi di voi fosse disposto ad intervenire materialmente deve al più presto mettersi in contatto con la segreteria della nostra Associazione e daremo maggiori dettagli di quanto richiesto. Tel.: +39.06.3214480 e-mail: [email protected] _____________________________________________________________________________________________ Edizione n° 17 – giugno’09 pag.5 di 32 Il Mondragone _____________________________________________________________________________________________ P. Lorenzo Rocci S.J. Giosuè Carducci -, per dedicarsi poi all'insegnamento liceale presso il Nobile Collegio Mondragone di Roma); Padre Lorenzo Rocci Prefetto di camerata nel 1891 Nato a Fara Sabina (Prov. di Roma) il 11 settembre 1864 da Domenico ed Eustochio Corradini Morto a Roma Collegio San Francesco Saverio il 14 agosto 1950. Entrato nella Compagnia di Gesù il 18 ottobre 1880. Dal 1891 al 1901 a Mondragone come Prefetto di camerata. Dal 1903 al 1920 a Mondragone come insegnante di latino e greco. Dal 1939 al 1946 a Mondragone come Preside. (ricerca di Vittorio Spadorcia) al 1939 risale la prima pubblicazione del suo Vocabolario Greco-Italiano, poi pubblicato in edizione definitiva nel 1943, per la stesura del quale (2.074 pagine) ha impiegato oltre venticinque anni di lavoro, con il solo ausilio di schede dattiloscritte e appunti. Da Wikipedia, l'enciclopedia libera *** Filippo Rizzi ricostruisce la vita del prezioso compilatore in un articolo dell'"Avvenire": *** Lorenzo Rocci (1864 – 1950) è stato un grecista, latinista, storico e poeta italiano. È noto per aver firmato il Vocabolario GrecoItaliano edito dalla Società editrice Dante Alighieri, che fino alla comparsa del GI curato da Franco Montanari e pubblicato da Loescher, nel 1995, è stato l'unico dizionario di questo tipo redatto in Italia. Gesuita, si laureò in Lettere presso la Regia università di Roma nel 1890 - della commissione esaminatrice faceva parte anche il poeta E’ ricomparsa, dopo anni di assenza, tra i banchi di scuola per la maturità classica la prova scritta di greco... Una sparuta ma consistente minoranza affiderà il buon esito del suo scritto a un _______________________________________________________________________________________________ Edizione n° 17 – giugno ‘09 pag.6 di 32 Il Mondragone _______________________________________________________________________________________________ volume, riconoscibile ancora oggi per la sua copertina in pelle blu, che per più di cinquant'anni, dal 1943 al 1995, è stato l'unico mezzo incontrastato per entrare nel vivo di una lingua morta e complessa come il greco: il Rocci. Solo poco più di dieci anni fa, nel 1995, questo dizionario, oggetto di culto ma anche di odio di tante generazioni di maturandi, andato alle stampe per la prima volta nel lontano 1939 e frutto delle fatiche e dell'acribia intellettuale di un solo uomo, unius viri, un gesuita di origini nobili e sconosciuto professore di liceo, Lorenzo Rocci (1864-1950), ha ceduto il passo al più aggiornato e moderno vocabolario di lingua greca, il GI, conosciuto ai più con il nome del suo autore.principale.Il.Montanari. «Il debito verso Rocci - sottolinea l'autore del vocabolario e docente di Letteratura greca all'università di Genova, Franco Montanari – è indiscutibile perché è stato il frutto del lavoro di un uomo che armato solo di schedine e appunti e privo di un computer è riuscito a creare in 25 anni un'opera di 2074 pagine, suddivisa in 4148.colonne. Un opus magnum incredibile. Si pensi che per realizzare il mio dizionario, con l'uso delle più moderne tecnologie, hanno collaborato circa 30 ricercatori. L'opera di Rocci è stato un modello, da cui siamo partiti per realizzare un manuale più maneggevole e adatto alle esigenze didattiche della scuola di oggi. Ma il debito verso questo infaticabile gesuita rimane intatto». Ma chi era veramente Lorenzo Rocci? Fu soprattutto un formidabile intreccio di saperi, un grecista e latinista, poeta e grammatico, metricista, storico (molte saranno le sue opere dedicate ai santi gesuiti) e memorialista, agiografo e confessore della Compagnia di Gesù, in cui trascorse ben settant'anni della sua lunga e intensa vita. Un ritratto felice e inedito sulla figura di Rocci lo consegna, nelle sue memorie, il suo discepolo e noto latinista, il gesuita Emilio Springhetti, descrivendolo come un «venerando vecchio di alta statura» e con «una bella testa da antico romano». Nel 1890 il Rocci conseguirà la laurea in Lettere presso la Regia università di Roma. Il grande poeta Giosuè Carducci, noto per il suo anticlericalismo e le sue posizioni filomassoniche, che farà parte della commissione esaminatrice, si complimenterà con lui con queste parole: «Lei - disse - non solo ha fatto bene, ma.molto.bene». Da quegli anni incomincerà il suo faticoso impegno nelle lingue morte e a far nascere come un antico socratico maieuta il suo vocabolario, che lo consegnerà in un certo senso alla fama e all'immortalità dei suoi contemporanei. Nel 1939 copie rilegate in pelle bianca del suo dizionario verranno consegnate al Papa Pio XII, al re Vittorio Emanuele III e al duce Benito Mussolini. Di suo pugno, proprio in quell'anno, Papa Pacelli vergherà una lettera per ricordare i meriti di quest'opera. «E veramente il tuo lavoro, diletto figlio - si legge nel messaggio autografo - benché altissimo per gli scolari, non è un semplice manuale scolastico, ma si presenta con tali caratteri di ampiezza e di dottrina, anche nuova e recondita, da spiccare tra quanti simili si son pubblicati finora in Italia, anzi da vincerli facilmente». Ma un segno della ribalta e della notorietà di padre Rocci nella difficile temperie culturale di quel tempo sarà il suo incontro, che ha quasi il sapore della leggenda, proprio in quell'anno, il 1939, a Palazzo Venezia con il duce e capo del Governo, il cavaliere Benito Mussolini. «Rivelò in quel frangente tutta l'arte diplomatica dei gesuiti - annota con una punta di emozione il suo discepolo quasi novantenne, il gesuita Franco Rozzi, (il preside e professore dell'Istituto Massimo di Roma che annovererà tra i suoi allievi nella maturità classica del 1965 il giovane e imberbe Mario Draghi, il futuro governatore di Bankitalia) - perché esordì con queste parole: "Eccellenza, finalmente oggi questo vocabolario di greco potrà degnamente sostituire quelli pubblicati in inglese e in tedesco. Secca e fulminea fu la replica del duce. Batté i pugni sul tavolo e rispose: "Bene domani tutta l'Italia saprà dai giornali il valore di.quest'opera"». Gli anni successivi di padre Rocci, quasi coetaneo del tessitore nascosto dei Patti Lateranensi del 1929, il gesuita Pietro Tacchi Venturi (1861-1956) saranno spesi a Edizione n° 17 – giugno ‘09 pag.7 di 32 Il Mondragone _____________________________________________________________________________________________ perfezionare il suo vocabolario fino all'edizione definitiva del 1943 e a rivestire il ruolo di confessore nella Chiesa del Gesù di Roma. «L'ho conosciuto proprio in quegli anni, ero un giovane novizio rammenta il gesuita Giuseppe Peri, classe 1913 - e me lo ricordo durante una caldissima estate romana nella sua stanza, piena di libri con in mano quelle schedine che servivano al suo vocabolario. Faceva impressione perché da quanto era preso dal suo lavoro per non perdere la concentrazione si dimenticava di togliersi il soprabito. Ed eravamo in pieno agosto!». Ma di Rocci uomo di scienza emerge anche il tratto di apostolo di anime. «Mi viene in mente la sua accuratezza nell'aiutarci a tradurre dal greco – rivela l'allora giovane studente di Lettere classiche, il gesuita Paolo Bachelet - ma anche la sua attenzione negli ultimi anni a ricordarci il bene fatto a tante anime dentro il confessionale della Chiesa del Gesù». Rocci morirà quasi a 86 anni il 14 agosto 1950 nella Casa Professa del Gesù a Roma. «Il debito della Compagnia di Gesù verso di lui è enorme confida infine padre Rozzi; grazie ai diritti d'autore del suo vocabolario per più di cinquant'anni l'Ordine ha sostenuto finanziariamente le attività missionarie e gli.studenti poveri. Si racconta che prima di morire, dopo l'estrema unzione, espresse un piccolo desiderio: fumarsi l'ultimo sigaro. Il suo desiderio fu esaudito. Ed è spirato con la semplicità e la bonarietà non artefatta che ha contraddistinto tutta la sua intensa vita di sacerdote e di studioso». Da internet a cura di Benedetta Colella *** Bibliografia di Lorenzo Rocci ( a cura di Vittorio Spadorcia ) : - Al cav. Luigi Alberto Trotta dopo la morte del figlio Pio Telemaco (entrato nel Nobile Collegio di Mondragone come convittore nel 1897). Parole di un amico. - L’Antigone di Sofocle. Traduzione letterale, prospetto sinottico, breve commiato del prof. Rocci Lorenzo S.I. Milano, Dante Alighieri, 1935. Carmina varia. Milano, Dante Alighieri, 1926. - Esercizi greci con vocabolario. Milano, Dante Alighieri, 5 edizioni al 1963. - La fiducia in Cristo. Ode saffica letta sul bosco Parresio nella tornada degli Arcadi per l’ottava si S.Pietro: 6 luglio 1924. Milano, Dante Alighieri 1925. - Giovanni de’C.ti Galeotti Ottieri della Ciaja (entrato in collegio nel 1904), sottotenente dei cavalleggeri d’Alessandria, perito combattendo gloriosamente. Memorie biografiche. Roma, Paravia e Dante Alighieri, 1917. - Grammatica greca, Morfologia, sintassi e dialetti. 37 edizioni al 1964. Milano, Dante Alighieri. - Luigi Rizzo, tenente di vascello. Partecipò all’affondamento della corazzata guardiacoste austriaca Wien, avvenuto al largo di Trieste il 10 dicembre 1917, e, nello stesso mese, per le missioni compiute nella difesa delle foci del Piave, venne decorato di una terza Medaglia d'Argento al Valore Militare, ed ebbe la promozione a Tenente di Vascello per meriti di guerra e il passaggio in s.p.e. Carme latino. Milano, Dante Alighieri, 1918. - Il Mare nostrum e le imprese dei prodi italiani nell’Adriatico. Secondo carme latino. Milano, dante Alighieri, 1918. - Memorie biografiche del P. Giovanni Nobili Vitelleschi d.C.d.G. (Rettore nel Nobile Collegio Mondragone 1908. Notizie più approfondite le troverete nel sito: www.collegiomondragone.com nella _______________________________________________________________________________________________ Edizione n° 17 – giugno ‘09 pag.8 di 32 Il Mondragone _______________________________________________________________________________________________ pubblicazione “Uomini per gli altri”di Padre Vito Bondani che si trova nei documenti). Roma, Manuzio, 1908. - I primi sei libri dell’Odissea. Traduzione letterale con ampio commento morfologico, sintattico e dialettale. Milano, Dante Alighieri, 1928. - Il P. Giuseppe Sceberras Strickland S.I. (entrato in collegio nel 1875) - La metrica di Orazio e trenta odi secondo i vari metri. Torino, Paravia, 1938. 37 ristampe della 2ª ed. - Mondragone. Cenni storici e due carmi latini. 1916 fondatore del ricreatorio di s. Giuseppe in Firenze, cappellano delle milizie inglesi. Morto a Malta il 15 luglio 1917. Memorie biografiche. Roma, Ist. Pio IX, 1917. (vedi su: www.collegiomondragone.com tra i documenti il libro “Uomini per gli altri” di P. Vito Bondani S.J.) - Piccola antologia poetica preceduta dal trattato di metrica latina. Torino, Paravia, 1909. Roma, Tip. Pio IX, 1916. (Li troverete nel sito: www.collegiomondragone.com tra i documenti nei “Cenni storici”). - Nuove favole latine in versi secondo la maniera di Fedro. Milano, Dante Alighieri, 1927. - La repubblica romana nel possesso delle sue conquiste. Discorso tenuto… per la solenne distribuzione dei premi agli alunni dell’Istituto Massimo il 12 dicembre 1901. Roma, Unicae cooperativa editrice, 1902. Estratto dalla Rivista Internazionale di scienze sociali e discipline ausiliari. - S. Andrea Bobòla S.I., martire polacco.Sui recenti lavori critici del P. Martino Czeraiaski e su un nuovo studio dei processi. Roma, Università gregoriana, 1938 - Nuovi esercizi greci per la 4ª e 5ª ginnasiale con vocabolario e copiosa antologia. Milano, Dante Alighieri, al 1946 oltre 25 ed. Edizione n° 17 – giugno ‘09 pag.9 di 32 Il Mondragone _____________________________________________________________________________________________ EVENTI: Sabato 28 marzo 2009 Scoprimento di una lapide per l’intestazione della scuola Lorenzo Rocci. Liceo Statale Classico Scientifico di Passo Corese S.Andrea Bobola S.J. - I sei martiri del Libano g.C.d.G. uccisi nel 1860. Isola Liri, Macioce e Pisani, 1927. - La sintassi latina. Lavori di retroversione desunti dai classici latini con note dichiarative e con richiamo alle grammatiche dei proff. Schultz, Tiscani, Zenoni. Segue un prospetto della coordinazione e subordinazione. Milano, Dante Alighieri, 1934. Saluti: Rev.mo Priore Conventuale dell’Abbazia di Farfa - Trattato di metrica latina. Torino, Paravia, 1938. - Trenta odi di Orazio secondo i vari metri, preceduto dal trattato di metrica. Torino, Paravia, 1909. Vocabolario greco-latino. Milano, Dante Alighieri, 1939. - CEPARI Virgilio: Vita di s. Luigi Gonzaga d.C.d.G.. Nuova edizione completamente annotata dal P. Lorenzo Rocci S.I.. Roma, Università Gregoriana, 1926 Vittorio Spadorcia (in collegio dal 1946 al 1953) Padre Dom Eugenio Gargiulo O.S.B *** _______________________________________________________________________________________________ Edizione n° 17 – giugno ‘09 pag.10 di 32 Il Mondragone _______________________________________________________________________________________________ Abbazia Benedettina S.Maria di Farfa Prof. Michele Lamura, Dirigente scolastico del Liceo “Rocci” PROFILO STORICO Dott. Stefano Ciavatti, Presidente Rotary Club Farfa-Cures del Relatori: P. Max Taggi S.J. Prefetto a Mondragone nel 1946 Prof. Remo Bracchi, Ordinario di Glottologia presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma Interventi Programmati: Prof.ssa Daniela Simonetti, Assessore alla cultura del Comune di Fara in Sabina Amm. Fabio Valerj, Consigliere Assoc. Ex Alunni Nobile Collegio Mondragone Avv. Giuseppe Rinaldi, Assessore alla Cultura e Turismo della Provincia di Rieti Moderatore: Francesco Vergovich, giornalista Agli inizi del quattrocento l’abate commendatario Giovanbattista Orsini, visto probabilmente lo stato di grave degrado in cui si trovava la vecchia basilica decise di costruire una nuova chiesa abbaziale. L’impresa non fu facile se si protrasse per circa 70 anni ma alla fine, nel 1496, la nuova basilica fu consacrata. A tre navate con il coro pronunciato secondo le esigenze benedettine la chiesa, nella sua forma attuale, fu completata solo nel corso dei sec. XVI e XVII con la costruzione delle cappelle delle navate laterali e del nuovo reliquiario. Di particolare interesse è il soffitto a cassettoni della navata centrale sul quale è posta in bella mostra l’effige del committente, il cardinale Orsini appunto. Le finiture in oro arricchiscono la già pregevole orditura. Gli Edizione n° 17 – giugno ‘09 pag.11 di 32 Il Mondragone _____________________________________________________________________________________________ affreschi della basilica non sono tutti sicuramente attribuibili, però sappiamo con certezza, per il rinvenimento di una ricevuta di pagamento, che le tele delle cappelle dei S.S. Pietro e Paolo, del SS.mo Sacramento e di S. Orsola sono di Orazio Gentileschi, mentre i lunettoni delle navate laterali possono essere attribuiti alla scuola dello stesso. Anche le pareti della navata centrale sono interamente dipinte, su vari livelli si incontrano le figure di papi benedettini e dei dottori della chiesa all’interno di una serie di decorazioni del tipo a finto marmo. Una particolarità originale della basilica Farfense è certamente la decorazione delle volte delle navate laterali del transetto e del coro con dei motivi del tipo a ‘’Grottesche’’ del tutto insoliti per una chiesa più consoni alla decorazione di palazzi. Queste come anche gli affreschi del coro sono attribuiti ai fratelli Zuccari per il loro rapporto con la committenza Farnese. Alla fine del ‘500 è infatti un Farnese l’abate commendatario di Farfa: il Card. Alessandro. E’ molto probabile che mentre i maestri erano occupati in opere più impegnative, come le decorazioni del palazzo di Caprarola, la bottega si occupò del lavoro di Farfa. Gli stalli del coro sono seicenteschi, furono realizzati al posto di quelli, splendidi, quattrocenteschi spostati al I piano nel nuovo coretto nel seicento. Di notevole effetto è il grande giudizio universale posto sopra la porta d’ingresso, notevoli le dimensioni per essere dipinto con la tecnica dell’olio su muro. E’ attribuito ad un artista fiammingo, forse H. Van den Broek, ed è datato 1561. Da ricordare per il grande valore artistico e religioso la madonna bizantina di Farfa posta nella cappella di centro della navatella destra. L’immagine risale all’XI sec. ed è stata oggetto di grande venerazione soprattutto nel basso medioevo. A queste opere rinascimentali si aggiungono una serie di elementi emersi alla fine degli anni ’50 dai lavori di ristrutturazione della chiesa. In questa occasione emerse il pavimento carolingio della chiesa medievale risalente al IX sec., un altarino ed un frammento del muro perimetrale della medesima chiesa. La prima scoperta portò a privilegiare la ricerca di altre preesistenze medievali con la conseguente demolizione dell’altare barocco e della sistemazione seicentesca del presbiterio. Al posto dell’altare fu realizzato un baldacchino con le colonne superstiti così come lo si può vedere oggi. Nella parte destra del coro fu realizzato nel 1622 il nuovo reliquiario nel quale oggi, non avendo piu’ la funzione originaria, si possono ammirare il grande crocifisso e le tre statuette lignee policrome del XVI sec.. Nella basilica di Farfa si trova anche il corpo del beato Placido Riccardi, monaco farfense e padre spirituale del card. I. Shuster, il corpo ha subito un processo di mummificazione naturale ed è esposto al culto con il solo ritocco del volto e delle mani con la cera. http://www.abbaziadifarfa.it/ _______________________________________________________________________________________________ Edizione n° 17 – giugno ‘09 pag.12 di 32 Il Mondragone _______________________________________________________________________________________________ Padre Rocci come l’ho visto io Cerimonia commemorativa di P. Lorenzo Rocci S.J. all’Abbazia di Farfa Relazione di Padre Max Taggi S.J. Abbazia di Farfa (Rieti), 28/03/2009 Dopo l'inaugurazione stamani a Passo Corese nella sede del vostro liceo, della lapide allo studioso sabino P. Lorenzo Rocci, siamo qui per celebrare questo evento, per coglierne meglio il significato e approfondire la conoscenza con questo personaggio, gia noto a molte generazioni di docenti e di studenti, se non altro come autore di un Vocabolario greco molto apprezzato. Sulla sua figura di letterato il professore Don Remo Bracchi ci parlerà fra poco con la sua alta competenza specifica. Il mio compito ora e semplicemente di presentarvi qualche tratto della personalità del Rocci, sia sul piano umano che su quello religioso, dato che il Padre Rocci era un sacerdote gesuita. Non si tratterà di una biografia, né di mezza biografia, ma solo di qualche flash, di una condivisione amichevole. Vi propongo quattro sguardi ed una conclusione. Il primo sguardo fu, diremmo oggi, virtuale. Avvenne a Livorno, la città dove sono nato, all’istituto S. Francesco Saverio, un liceo classico diretto dai padri gesuiti. Avevo 14-15 anni ed ero approdato in quarta ginnasio. Ero incuriosito da questo nuovo livello scolastico: nuove materie, nuovi professori, nuovi libri di testo. Proprio fra i libri di testo, mi colpi particolarmente la Grammatica greca del Rocci, soprattutto per la chiarezza con cui erano presentati i suoi contenuti. Una sensazione simile, cosi netta, l’ho avuta solamente un’altra volta in vita mia, studiando Filosofia alla Gregoriana, con il Manuale di Metafisica del P. Dezza e ascoltando le sue lezioni. Fu quello il mio primo incontro col Rocci. Edizione n° 17 – giugno ‘09 pag.13 di 32 Il Mondragone _____________________________________________________________________________________________ Il secondo sguardo, invece, fu diretto, di persona, una diecina di anni piu tardi. Nel frattempo, avevo scelto di entrare nella Compagnia di Gesù. Dopo il Noviziato e un periodo di Magistero (tirocinio), mi trovavo a frequentare i corsi di Filosofia all’Università Gregoriana a Roma. Con i miei compagni abitavamo al Gesù, al centro di Roma, dove, allora come ora, coesistevano due comunità, quella degli studenti e quella dei padri e fratelli addetti alla chiesa e ad altre opere. In tale Residenza c’erano anche due padri anziani, già abbastanza noti: il P. Pietro Tacchi Venturi, storico, ed il p. Lorenzo Rocci. Noi studenti andavamo volentieri a trovare questi padri, sia per aiutarli a celebrare la messa, sia per parlare con loro. Fu cosi che conobbi il P. Rocci. Ricordo benissimo il primo incontro. Mi chiese: - Come ti chiami? E quando sentì il mio cognome, Taggi, esclamo: Persone intelligenti, i Taggi! (Conosceva mio cugino Arturo, insegnante di Latino e Greco, e un mio fratello maggiore, Gianfranco, che allora frequentava Lettere alla Sapienza). Mi resi conto, naturalmente, che parlava di loro, ma presi la sua battuta come un incoraggiamento. Quello che mi conquistò subito fu la sua personalità. Già la sua presenza: era alto, rnassiccio, con dei bei capelli bianchi, un viso aperto, bonario, uno sguardo profondo e calmo. Era autorevole ma accogliente; s’indovinava in lui una persona serena, equilibrata. di grande cultura, ma semplice in senso positivo, ”uncomplicated” si direbbe in inglese. Il terzo sguardo si potrebbe definire ”professionale". Erano passati un’altra diecina di anni, più o meno, e mi trovavo di nuovo a Livorno, al Saverio, non più come alunno, ma come rettore del collegio. Provenivo da Bruxelles, dovetti ambientarmi. Naturalmente, dovevo occuparmi sia della comunità religiosa che di quella educativa, della scuola. Ricordo che nell’adozione dei libri di testo ci fu consenso unanime per adottare i testi del Rocci. Nel frattempo era stato pubblicato anche il suo famoso vocabolario. Nelle verifiche nel corso dell’anno scolastico constatavamo che i ragazzi rispondevano bene, e questo, oltre che all’impegno dei professori, era dovuto anche ai libri di testo. C’era dunque una presenza e un contributo del Rocci. Il quarto sguardo, si basa su alcuni documenti storici. Siamo di nuovo a Roma, al Gesù, in questo mese. Grazie a voi, in vista di questo incontro, ho cercato nella nostra biblioteca e nell’archivio di Provincia un po' di documentazione. Vediamo qualche cosa insieme. In un Dizionario di gesuiti illustri (Ctr. il "Diccionario historico de la Compañia de Jesus", Roma-Comillas, 2002, Vol.IV) ho trovato una scheda biografica del P. Rocci. Ve ne leggo qualche passaggio: a) Dati biografici. Lorenzo Rocci, ellenista, scrittore. Nato a Fara Sabina l’11 settembre del 1864, morto a Roma il 14 agosto del 1950. Entra nella Compagnia di Gesù a Napoli nel 1880, e ordinato sacerdote a Cortona (Arezzo) nel 1892. Ha studiato alla Gregoriana e in un solo anno si laureò in Lettere a Roma, alla Sapienza, dove della Commissione esaminatrice faceva parte il Carducci, che, dopo averlo ascoltato gli disse: ”Lei non solo ha fatto bene, ma molto bene".Fece 1’ultimo anno di formazione in Francia, ad Angers. Dopodiché, insegno greco e latino al Collegio Mondragone (Frascati) per 21 anni, durante i quali per una diecina di anni fu anche preside. Successivamente si dedicò prevalentemente allo studio, abitando alla Gregoriana e collaborando con la cappellania della Sapienza. Lavorava fino a tardi la sera. Il suo volto ingenuo (candoroso) dietro dei lineamenti rozzi (?) rivelava una persona molto umana e simpatica. _______________________________________________________________________________________________ Edizione n° 17 – giugno ‘09 pag.14 di 32 Il Mondragone _______________________________________________________________________________________________ Il suo nome resta legato al Vocabolario greco, al quale lavorò per 25 anni, che critici italiani e stranieri hanno riconosciuto particolarmente autorevole. b) Ha pubblicato anche altre cose: oltre alla Grammatica greca, che ha avuto trenta edizioni, la traduzione italiana dei primi sei libri della Odissea di Omero e l’Antigone di Sofocle. Ha scritto varie biografie di gesuiti edelle poesie in latino. Era membro del1'Accademia dell’Arcadia. Il religioso e il sacerdote (impressioni mie, sulla base di documenti di archivio e di colloqui con persone che lo hanno conosciuto) Come sacerdote, aveva sempre avuto una dimensione pastorale ed una evidente vita spirituale. Era un piacere servirgli la messa. Celebrava con calma, non aveva nulla di sentimentale o di bigotto, ma era raccolto, era lì, ben presente al mistero che si celebrava. Come religioso, era quanto mai ”ignaziano", probabilmente senza rendersene troppo conto! Tutta la sua opera ne da testimonianza. Di Ignazio di Loyola aveva i valori e le passioni: il tendere alla eccellenza, a fare bene quello che si fa; la ricerca costante, istintiva, d' integrazione fra spiritualità (vita di fede) e serietà professionale; l’assillo del "magis", dell’andare oltre; il senso della frontiera (nel suo campo ed al suo livello il Rocci e stato senza dubbio un pioniere, come S. Francesco Saverio e il P. Matteo Ricci); il tendere ad innovare, a fare qualcosa in più del banale, dell’esistente; e questo, non per capriccio, ma per due scopi ben precisi: per essere di aiuto al prossimo, alla gente, e per dare gloria a Dio, in armonia col celebre motto ignaziano "ad maiorem Dei gloriam" (AMDG). Una conferma di questo suo identificarsi con la spiritualità e la pedagogia ignaziane la troviamo nella sua aderenza concreta alla Ratio studiorum, cosa peraltro abbastanza naturale per un umanista come lui. Conclusione Chi era dunque, chi e stato, Lorenzo Rocci? - Uno studioso ed un educatore, al tempo stesso serio, solido e molto umano - Molto presente ai suoi interlocutori: guardando lui mi tornano alla mente pensatori, come Lévinas con la sua "Etica del volto" e Buber, il filosofo ebreo della alterità con il suo ”Io, tu"; - Un uomo di fede, una fede limpida, quasi da fanciullo, la ”foi du charbonnier" , cara a Pascal; - E, finalmente, era un sabino! Vedendo la vostra regione, ho capito meglio il Rocci, nella sua solidità e finezza, nella sua genuinità, nella sua concretezza Ho letto recentemente un bel libro intitolato: "Dall’autorità all’autorevolezza - Per una leadership in tempo di crisi". Nell’introduzione, gli Autori citano un esperto che in un Convegno sulla scuola ha detto: "Alla scuola italiana servono memo professori e più maestri perché, per quanto necessaria, l’istruzione non basta ad educare. Il giovane deve anche essere provocato da chi è in grado di avanzare una proposta credibile e suscitare nel suo cuore una risposta". Facendo l’affermazione di quell’esperto, penso che noi tutti, oggi, abbiamo bisogno di professori, di docenti - senza di loro resteremmo ignoranti e di docenti che siano al tempo stesso maestri, ossia educatori. ~ Credo che il P. Rocci sia stato proprio uno così. (Prefetto a Mondragone nel 1946) Edizione n° 17 – giugno ‘09 pag.15 di 32 Il Mondragone _____________________________________________________________________________________________ A proposito del ”Risorgimento visto dal Vesuvio” Poiché nel lungo articolo del nostro caro ex Franco Puca sono stato citato nel contesto di una ironica e dissacrante rivisitazione pseudo-storica dei fatti e dei….misfatti dell’arduo e spesso contestato Risorgimento Italiano, sento la necessità di un sereno commento al parto letterario del nostro EX. La descrizione degli episodi Risorgimentali Italiani ricostruita in modo assai sommario ed in chiave burlesca di commedia ”pulcinellesca” può anche essere, forse, divertente e contenere, purtroppo, qualche verità ma quale altra Nazione nel corso dei secoli non ha accumulato almeno altrettanti avvenimenti scomodi e poco seri? Comunque si tratta della nostra storia fatta di luci ed ombre permeata di episodi gloriosi o meno gloriosi, ma è pur sempre la storia della nostra Patria Italiana la cui unità nel bene e nel male è costata tanti sacrifici e tanto sangue. Molto dipende dal colore della lente con cui si analizza la successione degli avvenimenti storici e dalla interpretazione che se ne ricava particolarmente se esiste un atteggiamento di parte, ossia se l’analisi è viziata da sentimenti preconcetti e rancorosi o se chi analizza è uno studioso serio e sereno. Grandi scrittori come Dante o Balzac hanno intitolato le loro opere che descrivono le storie degli uomini come Commedie, ma Commedie Umane e non pulcinellesche. La storia Italiana, dopo la caduta dell’Impero Romano, è una successione di lotte contro le invasioni e, purtroppo, anche di conflitti interni, di guerre fratricide, ma tralasciando il medio evo, che pure sarebbe molto interessante esaminare, ma non è argomento della dissacrazione pseudo-storica del nostro Puca, vorrei spendere due parole a favore del “gatto-sardo” (Garibaldi) e del “aripipino il breve” (Vittorio Emanuele III°). Basterebbero le giornate gloriose della Repubblica Romana, della quale ricorre il 160°, le campagne del ’59 e del ’66, senza contare l’intervento nel ’70 durante la quale fu conquistata l’unica bandiera tolta ai Prussiani in quella guerra sfortunata per i Francesi, per immortalare nella storia la figura leggendaria dell’Eroe dei Due Mondi, studiata e descritta con simpatia ed ammirazione da storici di ogni paese. Nella Prima Guerra Mondiale, nella quale l’Italia perse più di 650.000 caduti ed oltre un milione tra mutilati e feriti non è certo motivo di derisione il fatto che la Vittoria conquistata _______________________________________________________________________________________________ Edizione n° 17 – giugno ‘09 pag.16 di 32 Il Mondragone _______________________________________________________________________________________________ a così caro prezzo fu chiamata la “Vittoria Mutilata”. La battuta di arresto, con conseguente sconfitta di Caporetto, fu dovuta alla resa agli Imperi Centrali da parte della Russia nel 1917 che rese possibile a quelle potenze di concentrare sul nostro fronte tutta la forza liberata con conseguenze disastrose. Ebbene fu il nostro Re, che Franco Puca chiama irriverentemente: Aripipino il Breve, contrariamente a quanto pretendevano i nostri Alleati di allora nel convegno di Peschiera che si impose affinché la difesa fosse stabilita non con l’arretramento sul fiume Po, ma sul Piave. E fu da questo fiume, con un minimo aiuto degli alleati,che partì la riscossa che portò a Vittorio Veneto. In questo modo si conclusero, al di fuori di qualsiasi furberia diplomatica, le guerre per l’Unità d’Italia,anche se alcune terre Italiane erano ancora irredente. Nella seconda guerra mondiale dopo oltre tre anni di lotta durissima su molti fronti fummo costretti a chiedere un armistizio alle potenze alleate in quanto ci eravamo avventurati in una impresa superiore alle nostre forze con una alleanza voluta e non sentita. Altre Nazioni, di cui almeno una, assai superiore alle nostre potenzialità, si erano arrese dopo pochi mesi di lotta, ma nonostante tutto le nostre forze armate combatterono con tenacia ed eroismo una guerra certamente non voluta come la precedente del ’15-’18. Come si può non ricordare l’eroismo dei nostri incursori della marina, il coraggio dei nostri piloti che combatterono quasi sempre uno contro dieci, i militari di tutte le armi che s’immolarono in Etiopia, in Libia, in Albania ed in Russia? E’purtroppo vero che dopo la sconfitta, per ragioni ideologiche, ci siamo ancora divisi, ma ognuno che era in buona fede ha seguito la sua scelta pagando di persona con dignità a qualunque prezzo. Nel cuore di chi scrive restano impresse le parole incise sul cippo collocato sulla strada di Alessandria d’Egitto dal quale dista circa 100 Kilometri: 7°Reggimento Bersaglieri MANCO’ LA FORTUNA NON IL VALORE 1°-7-1942 a questo dolorosamente aggiungo mancarono anche i mezzi! P:S. Un paterno consiglio a Franco Puca da un vecchio ex Mondragoniano a un ex giovane (si fa per dire): meglio che si occupi di cucina piuttosto che di storia. CLAUDIO SABATINI (in collegio dal 1936 al 1946) Edizione n° 17 – giugno ‘09 pag.17 di 32 Il Mondragone _____________________________________________________________________________________________ Padre Cubbe e I Giusti d’Italia _______________________________________________________________________________________________ Edizione n° 17 – giugno ‘09 pag.18 di 32 Il Mondragone _______________________________________________________________________________________________ Traduzione: 1. Racconta la tua vita e quella della tua famiglia fino al momento del pericolo. 2. Quando la tua famiglia e andata a Campanella? 3. Fai presente nel tuo racconto che avevi dei documenti falsi, anche la tua famiglia ne aveva? Se ancora ne hai spedisci le copie. 4. Sotto quale nome eri registrato in collegio? 5. Dove stavano i tuoi genitori durante questo periodo? OGGETTO: Risposte di Marco Pavoncello (in collegio dal 1943 al 1948) 1.-Mio padre Cesare e mia madre Celeste Sonnino si sposarono il 28 Marzo del 1920 presso il Tempio Maggiore di Roma e in questa città fissarono la loro dimora. Dall'unione nacquero oltre a me, che sono il figlio minore, altri cinque figli: Angelo, morto alla nascita, Amelia, morta all'età di due anni, Alberto, Fatina e Bettina (detta Nella). Al 16 Ottobre del 1943, la mia famiglia risultava residente in via San Bartolomeo de' Vaccinari n.16, un palazzo posto sul confine del ghetto, con ingresso anche al n° civico 4 di Lungotevere de’Cenci , ed abitato per la maggior parte da persone ebree. A quel tempo, l'unica dei figli ad aver lasciato la casa di famiglia era stata mia sorella Fatina, sposatasi con Vittorio Pavoncello,e dal quale aveva già avuto un bambino di nome Cesare. Sino al 1938, allorquando apparvero i primi provvedimenti legislativi ed amministrativi antiebraici, papa Cesare aveva condotto una florida ditta di costruzioni e un magazzino per la raccolta di rottami di ferro insieme al cugino di sua moglie, Samuele Sonnino. Tale azienda era ubicata in piazza Re di Roma, nel quartiere San Giovanni . Da quel momento in poi l'azienda di famiglia subì un progressivo ridimensionamento, che si concluse con la cessazione di ogni attività nel maggio del 1940. Prima dell'espulsione dei ragazzi ebrei dalle scuole pubbliche, mia sorella Bettina era stata allieva dell’istituto "Felice Veneziani" di Portico d'0ttavia ed io della scuola elementare "Trento e Trieste" di via dei Giubbonari. I nostri rapporti con la comunità nazionale non furono caratterizzati da alcuna forma di discriminazione sino al 1938. Da allora, e in maniera progressiva, iniziammo ad essere emarginati e guardati con sospetto dagli appartenenti alla razza ariana. Naturalmente, questa emarginazione perpetrata nei nostri confronti non riguardo tutti ma soltanto coloro che si erano lasciati fortemente condizionare dalla 6. Chi sapeva nel collegio che voi eravate ebrei? 7. Ci sono stati momenti di pericolo nel quale voi eravate preoccupati che la vostra identità ebraica fosse stata scoperta? 8. Con l'eccezione del tempo in cui i tuoi parenti erano in collegio con te dopo le bombe, come eravate in contatto? 9. Includi nel tuo racconto ogni particolare o aneddoto che tu ricordi di quando stavi in collegio. propaganda fascista e nazista. lnfatti, già nel maggio del 1943 mio padre, avendo avuto sentore dell’imminente pericolo, grazie proprio alla disponibilità di famiglie ariane, riuscì a metterci al sicuro lontani da quella che era la nostra residenza ufficiale. 2.-Giungemmo a Campanella nel maggio del 1943 insieme alla famiglia Sonnino, nostri parenti e nostri soci nella attività imprenditoriale. Restammo lì sino ad alcuni giorni dopo l'8 settembre del 1943. Si dovette andare via poiché chi ci ospitava temeva possibili rappresaglie da parte nazista. 3.-ll destino della mia famiglia, al tempo dell'occupazione nazista, é sempre stato legato a quello dei Sonnino. Tutti ci spacciammo per profughi di Cassino. Noi dicevamo di essere la famiglia Olivieri; loro dicevano di essere la famiglia Sbardella. Riuscimmo ad ottenere documenti falsi ma purtroppo sono andati smarriti nel corso del tempo. 4.-Come ho già detto, dicevo di chiamarmi Olivieri, il nome marco invece mi era stato cambiato in Aldo. 5.-Quando il collegio Mondragone accolse gli sfollati di Frascati, i miei genitori, confondendosi fra questi, si rifugiarono la insieme alla famiglia di mia sorella Fatina e ai Sonnino; mia sorella Bettina, insieme alle giovani cugine Sonnino, trovò ospitalità presso le Maestre Pie Filippine di Frascati e poi nell'omonimo convento di Roma. 6.-Le persone a conoscenza della nostra condizione erano: innanzitutto padre Cubbe, poi padre Ranieri, padre Marsecano, padre Parisi, e padre Floridi. 7.-Ricordo che, giunti a Roma presso il Collegio Pio Latino Americano, durante una passeggiata organizzata con gli altri convittori e sotto la guida di alcuni padri gesuiti, passando nei pressi della Sinagoga volsi verso di essa lo sguardo e la salutai con la mano. Fui subito rimproverato aspramente dai miei cugini Sonnino, che erano con me, i quali mi spiegarono il serio pericolo corso. Edizione n° 17 – giugno ‘09 pag.19 di 32 Il Mondragone _______________________________________________________________________________________________ 8.-Si interruppero tutte le forme di contatto; seppi solo che i miei genitori erano riusciti a trovare rifugio nella città del Vaticano. 9.-Ricordo che, mentre stavo in collegio, una seria difficoltà era quella dovuta al fatto che a volte veniva servita carne di maiale, che io e i miei cugini Sonnino rifiutavamo di mangiare, la quale, visti i tempi, veniva considerata da tutti un piatto raro. Per il resto, la mia vita era simile a quella di qualsiasi altro convittore. sotto il cognome di Sbardella e si diceva di essere profughi di Cassino rifugiatisi, a seguito dei bombardamenti, nell'area di Frascati. Oggi però non posseggo né l'originale né la copia di quel mio documento. OGGETTO: Testimonianza di Mario Sonnino (in collegio dal 1943 al 1947) 5) I miei genitori, spacciandosi per sfollati, sono stati accolti in questa veste presso il collegio di Mondragone. Nel frattempo, le mie sorelle erano rifugiate presso le Maestre Pie di Frascati (passando poi alla sede romana). Dopo Mondragone, mio padre e mai madre sono riusciti ad accedere nella città del Vaticano, dove rimasero alla liberazione di Roma. Il sottoscritto Mario Sonnino, avendo ricevuto una Vostra comunicazione che lo invitava a fornire ulteriori informazioni, risponde alle domande inviategli nel modo seguente: 1) Samuele fu Mario, mio padre, e Bianca Piperno, mia madre, contrassero matrimonio il 2 giugno 1929. Da loro sono nati, Virginia, lo scrivente, Graziano, Rosalba e Sergio (che venne alla luce il 2 giugno 1943). Al momento dell'occupazione tedesca di Roma si abitava tutti in via Arenula 41, cioè a pochi passi dal Tempio Maggiore di Roma. Mio padre aveva fondato nel 1920, insieme ad un nostro parente, Cesare Pavoncello, un'azienda che vendeva ferro nuovo ed usato, la quale, a causa delle leggi razziali, cesso di esistere nel maggio del 1940. Sino al momento dell'allontanamento dei ragazzi ebrei dalle scuole di Stato, con i miei fratelli frequentai l'istituto "Trento e Trieste" di via dei Giubbonari, mentre mia sorella Virginia era stata allieva dell'istituto "Felice Veneziani" presso il Portico d'Ottavia. Fu solo a partire dal 1938 che nacque e crebbe un sentimento di emarginazione nei nostri confronti provato dalla comunità "ariana". Sino ad allora, infatti, ci si era sentiti elemento integrante della più vasta comunità nazionale. 2) Giungemmo a Campanella nel maggio del 1943 insieme ai nostri parenti Pavoncello e vi rimanemmo sino alla fine ottobre di quello stesso anno. Fummo costretti a lasciare la tenuta "Campanella" per la diffusa presenza di reparti tedeschi nell'area di Frascati che rendeva insicura la condizione dei nostri ospiti. 3) La nostra famiglia si procuro documenti falsi Edizione n° 17 –giugno ‘09 pag.20 di 32 4) Al collegio fui registrato sotto il nome di Mario Sbardella (come si evince dalle copie dei registri degli alunni del Collegio Mondragone già a Voi inviate). 6) A conoscenza della mia origine ebraica erano: Padre Cubbe, Padre Ranieri (padre ministro) e Padre Marsecano (economo); tutti del collegio di Mondragone. 7) Alla fine di maggio del 1944, quando ero ospite del Collegio Pio Latino Americano di Roma, il professor Gianpietro, nostro insegnante, vedendo che né io, né mio fratello Graziano, né mio cugino Marco Pavoncello , a pranzo mangiammo carne di maiale, dinanzi agli altri convittori esordì dicendo che secondo lui noi eravamo tre ragazzi ebrei. Quella stessa notte, fummo caricati in un furgone con il quale, nascosti sotto sacchi, ci trasferirono presso al Collegio Santa Chiara di Roma (ubicato nell'omonima via). 8) Fu padre Cubbe ad informarmi che i miei genitori erano riusciti a trovare scampo in Vaticano ma tra me e loro di fatto si interruppe ogni comunicazione. 9) La mia vita in collegio si svolgeva in maniera perfettamente identica a quella di ogni altro convittore: momenti di studio, si alternavano allo sport, al teatro, alla musica e alle passeggiate; inoltre, per dare l’impressione appartenente alla razza ariana, imparai a recitare preghiere cattoliche e a servire messa in latino. Roma, 23 marzo 2009 In fede Mario Sonnino Il Mondragone _______________________________________________________________________________________________ Oggetto: Testimonianza di Enrico Giacobazzi (in collegio dal 1940 al 1945) Io sottoscritto Enrico Giacobazzi Mazzari Fulcini, nato a Verona il 10 Febbraio 1927, residente in Roma dichiaro che il contenuto di questo scritto corrisponde alla più assoluta verità: - negli anni 1940–‘47 ho dimorato come studente presso il Nobile Collegio Mondragone, istituzione gesuitica, con sede in Frascati; - là mi trovavo all’indomani del terribile bombardamento che colpì quell’abitato l’ 8 settembre 1943, ed ho potuto constatare di persona l’aiuto morale e materiale elargito dai padri gesuiti alla popolazione del luogo, che giunse numerosa alle porte del nostro istituto in cerca di cibo e di un tetto; - ricordo ancora che con l’occupazione militare tedesca, e sicuramente nei giorni immediatamente successivi al 16 ottobre 1943, furono accolti come nuovi allievi tre ragazzi che ci vennero presentati con i nomi di Sbardella Mario, Sbardella Graziano e Olivieri Aldo; i quali, data la loro giovane età, furono assegnati al gruppo dei “Piccoli”, al contrario di me che appartenevo al gruppo dei “Grandi”; - ricordo ancora che fra noi alunni circolava la voce che essi fossero ragazzi ebrei. Tuttavia, mai nei loro riguardi ho avuto modo di constatare un atteggiamento di ostilità o anche di diffidenza. I tre giovani Sbardella e Olivieri furono accettati con la stessa disponibilità e secondo la consueta maniera con cui si inseriva nel gruppo ogni nuovo arrivato. Infatti, grazie agli insegnamenti dei padri gesuiti, noi convittori eravamo stati educati alla cultura dell’accoglienza e dell’accettazione scevra da qualsiasi pregiudizio. Un atteggiamento, il nostro, frutto soprattutto dell’azione pedagogica svolta dal rettore dell’istituto, padre Raffaele De Gandutz-Cubbe, uomo di grande spiritualità e di grande umanità, nonché capace di grande altruismo; - ricordo, altresì, di aver capito già da allora che, sempre sotto falso nome, il Nobile Collegio Mondragone dava rifugio anche ad altri giovani, così come ad adulti, di origine ebraica, fra cui Floriano Hettner; così come pure si dava asilo a giovani appartenenti a famiglie tedesche antinaziste, quali i tre fratelli Fredichstal. - ricordo ancora che i tre ragazzi Sardella e Olivieri hanno seguito tutti noi convittori, ormai in numero ridottissimo, presso il Collegio Pio Latino Americano di Roma, dove la piccola comunità mondragoniana si trasferì verso la fine di febbraio 1944, a seguito dei continui bombardamenti che tormentavano l’aerea di Frascati. Dichiaro, infine, di aver saputo solo a guerra conclusa che i nomi di Sbardella e Olivieri erano cognomi falsi e che i tre ragazzi erano effettivamente di religione ebraica, corrispondenti a Sonnino Mario, Sonnino Graziano e Pavoncello Marco. Dichiaro, poi, che mai, ed assolutamente mai, ho potuto notare in padre De Ghantuz-Cubbe, atteggiamenti volti a convertire i due fratelli Sonnino e il loro cugino Pavoncello. Infatti, ciò che posso oggi affermare, essendo a conoscenza della verità dei fatti, è che il rettore Cubbe aveva come suo unico obiettivo quello di proteggere i tre ragazzi, inermi e indifesi, dalla furia omicida nazista. E tutto questo con grande sprezzo della sua stessa vita, dato che il nostro Collegio era assiduamente frequentato da militari tedeschi stanziati in Frascati, i quali già il 9 settembre del 1943 avevano occupato parte del parco di Mondragone per farne uno stanziamento per le loro truppe. Ribadisco e sottoscrivo che il contenuto di questo documento corrisponde al mio più assoluto libero pensiero e che è frutto di ricordi relativi ad esperienze direttamente vissute. Padre Raffaele De Ghantuz Cubbe 10 ottobre 1904 – 12 agosto 1983 _______________________________________________________________________________________________ Edizione n° 17 – giugno 09 pag.21 di 32 Il Mondragone _______________________________________________________________________________________________ RICORDI DI CATECHESI E DI RI..CONVERSIONE Caro.Vittorio, ti invio i miei "ricordi di catechesi" che, ove nulla osti, e senza obbligo da parte tua, potrebbe forse trovare uno spazio sul nostro periodico Il Mondragone. Se hai ricevuto il mio ultimo messaggio a dicembre, avrai avuto conferma di quanta sfortuna perseguita la mia salute da tre anni a questa parte. Non dirò più che verrò alla prossima riunione degli Ex. Ma continuo a sperare. Con simpatia. Giuseppe Munno ******* Adamo e la libertà. Adamo, il giorno della trasgressione fatale, si accorse con amarezza che il percorso intrapreso per soddisfare la sua autonoma ansia di sapere era errato e gli aveva oscurato il principio fondamentale della libertà che consiste nella regola di condotta di “ fare anche ciò che non piace”. Nel suo primitivo concetto di libertà aveva escluso la condizione di quell’unica norma (“dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiarne, perché, nel giorno in cui te ne cibassi, dovrai certamente morire. ”) che gli aveva consentito di abitare nel luogo dove è presenza di ogni bene e assenza di ogni male. E, dolorosamente, la sua discendenza da allora conosce male- il- bene- e- bene- ilmale e, per conoscere ognuno dei “beni”, deve passare in rassegna ciascuno degli opposti. Maggior dolore si continua a provare per i segni evidenti di quella primitiva mancanza di fiducia nel Padre, il Signore Dio creatore di tutte le cose visibili e invisibili. Dunque, Adamo non sapeva che il Signore Dio, suggerendogli il rispetto di un’unica norma, aveva aggiunto allo splendore del creato, un dono che sebbene contenesse l’obbligo di non fare, era del tutto liberatorio. Se la libertà è bene supremo, il dominio della propria persona, santificato nell’amore di Dio, restituisce il diritto alla Edizione n° 17 –giugno ‘09 pag.22 di 32 proprietà piena di se stessi nella vita senza fine. E tale bene non sarebbe godibile interamente se non fosse apprezzato proprio in riferimento al suo opposto, l’immagine di tutti i mali, e del peggiore dei mali che è la morte, e la morte “segunda” come la definì San Francesco. Sappiamo, per dogma, che Iddio è onnipotente e onnisciente e infinitamente altro, in ogni bene. Sappiamo anche che Egli, infinitamente buono e misericordioso, non può volere il male. E non c’è contraddizione in queste sue proprie, infinite virtù, perché il Signore è anche il grande maestro della libertà. E, se per amore Egli aveva creato tutte le cose, per giustizia non ha consentito a Adamo e alla sua discendenza di permanere nel luogo dove è “presenza di ogni bene e assenza di ogni male”. Tuttavia, per la sua infinita bontà, il Signore Dio promise a Adamo che per lui sarebbe stato pagato, e sappiamo a quale costo, il riscatto della colpa per la sfiducia manifestatagli, dalla sua creatura prediletta, disprezzando proprio il dono della libertà. Lo scienziato. Nel suo saggio: Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo (Mondadori), il prof. Antonino Zichichi, eminente scienziato, sostiene che la nostra realtà è costituita dal concorso di pochi elementi fondamentali, tutti Il Mondragone _______________________________________________________________________________________________ indispensabili alla nostra esistenza materiale: materia, energia, carica, spazio, tempo. Zichichi, concordando con gli scienziati più importanti: Galileo Galilei, Newton, Planck e molti altri (i più importanti sono stati e sono credenti), dice che le leggi che reggono il Cosmo sono in comunione, in armonia, con la parola di Dio manifestata nella Bibbia. Aggiunge anche che “tra le tante scelte, rigorosamente logiche, Chi ha fatto il mondo ne ha scelto una e una sola.” In altri termini, il Signore avrebbe potuto creare ogni cosa in modi infinitamente diversi; se ha fatto il creato così com’è, ha certamente scelto il meglio, e in assoluto. Dalla sua ridottissima prospettiva di conoscenza l’uomo, creatura prediletta di Dio, continua nell’affascinante, inesauribile ricerca dei princìpi che regolano l’immensità dello spazio abissale che separa lui, microscopico e ignaro pulviscolo, dall’enormità dell’invisibile e da tutto il resto di ciò che si vede e si tocca. Il tempo. In riferimento alla nozione di tempo, così accreditato come uno degli elementi fondamentali della nostra esistenza materiale, e alla sua relazione con il dogma dell’onniscienza di Dio, mi propongo ora il seguente motivo di meditazione. Gli uomini, accecati dalle tentazioni del potere, della ricchezza e della vanità, se fossero stati abbandonati a se stessi e al libero arbitrio, certamente si sarebbero eliminati a vicenda. Per questo motivo, allo scopo di salvare l’umanità, il Signore Dio conoscendo da sempre, come già compiuto, il tempo delle cose create che dalla Sua prospettiva di eternità hanno già esaurito la loro esistenza, promise la venuta del Messia: Cristo Signore! Gesù Cristo, per l'appunto, è venuto a salvarci e, quale testimone e esecutore della volontà del Padre, glorificato con il sacrificio della croce, ci ha indicato la sua stessa persona come via, verità e vita. Via, per ottenere, ormai fuori dal tempo della vita terrena, la libertà da tutti i mali, compreso il peggiore dei mali cioè la “ morte segunda”. Verità, perché la sua resurrezione ha dimostrato che il bene trionferà per sempre sul male. Vita, e vita senza fine, con il pieno diritto di tornare alla casa del Padre quali figli-eredi di Dio, diritto subordinato alla nostra libera scelta per la vittoria del bene sul male. Nel cosiddetto discorso della montagna e con l’unico suo precetto:” amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”, Gesù, vero Dio nel mistero della Santissima Trinità, e vero uomo in tutto tranne che nel peccato, ci ha suggerito regole di comportamento, universalmente valide, che consentono a ognuno di vivere la nostra realtà materiale, come se ripercorressimo un sentiero misteriosamente a noi ben noto, per rimediare, nell’unico modo possibile, agli errori della nostra vita terrena, agli occhi Suoi già conclusa nel tempo! La Fede. Alcuni non credenti non intendono la vita come dono, né alla sua infinità; altri dicono che se fosse dipeso da loro l’avrebbero rifiutata, altri si abbarbicano alla loro materialità, escludono la trascendenza e ridicolizzano l’idea del divenire. Altri vivono nel terrore della morte. A tutti gioverebbero forse le seguenti brevi letture: 1) Vangelo di Matteo cap.11, 16-18: “A chi posso paragonare questa generazione? E’ simile ai bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:- vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto-. E’ venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono:- è indemoniato-. E’ venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono:- Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e peccatori-. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie.” 2) Vangelo di Luca cap.8, 49-52 “…arrivò uno della casa del capo (Giairo) della sinagoga e disse:- tua figlia è morta, non disturbare più il maestro-. ….Gesù disse:non è morta, ma dorme-. Essi lo deridevano, sapendo bene che era morta.” _______________________________________________________________________________________________ Edizione n° 17 – giugno 09 pag.23 di 32 Il Mondragone _______________________________________________________________________________________________ 3) Seconda lettera di Pietro cap.3, 8-9: “Una cosa .. non dovete perdere di vista.. davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno.” La vita è un dono senza fine, e la scelta, tra il bene e il male, è libera, ma… prima che il “tempo” di ognuno si esaurisca, non si aspetti altro “tempo” per pensarci! Gesù e i profeti. Isaia 42: “Ecco il mio servo… ho posto il mio spirito sopra di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta…” Nella sua “ Storia di Gesù Cristo” il grande prof. Giuseppe Ricciotti, abate dei Canonici Regolari Lateranensi, professore universitario docente di lingue orientali e storia del cristianesimo, scrive quanto segue:”Certo è che Gesù, oggi, è più vivo che mai tra gli uomini. Tutti hanno bisogno di lui, o per amarlo o per bestemmiarlo: ma farne a meno non possono. Molti uomini furono amati intensissimamente nei tempi andati: Socrate dai suoi discepoli, Giulio Cesare dai suoi legionari, Napoleone dai suoi soldati: ma oggi questi uomini sono inesorabilmente trapassati, nessun cuore palpita più per le loro persone, nessun uomo darebbe la sua vita o anche solo le sue ricchezze per essi, anche se i loro ideali siano ancora propugnati da altri; se poi i loro ideali siano avversati, nessuno pensa a bestemmiare né Socrate né Giulio Cesare né Napoleone, perché le loro persone non hanno più efficacia e sono trapassate. Gesù no; Gesù è tuttora amato e tuttora bestemmiato; si Edizione n° 17 –giugno ‘09 pag.24 di 32 rinunzia tuttora alle ricchezze, e perfino alla vita sia per suo amore sia anche per odio contro di lui. Nessun vivente è tanto vivo quanto Gesù.” Lui e io. Se Gesù mi chiedesse: “mi ami tu?” Come gli risponderei? So che sai tutto Signore, e che conosci ogni dettaglio del mio passato. Per la mia malizia, i fallimenti, la sofferenza e la vergogna degli errori della mia adolescenza e giovinezza senza freni ho imparato, da vecchio, a essere prudente perciò,valutando la bontà di qualche residua mia credenziale, è a voce sommessa che ti rispondo: sì, penso di amarti, Signore. Perdonami di non saperti offrire di più della mia malferma sicurezza. Il salmista dice: “ Il mio nome è scritto nel palmo della Tua mano.” Infatti so che agli occhi Tuoi la mia vita terrena è già conclusa, e che da sempre conosci anche il mio futuro, con il mio timore di errori ancora da compiere. Per la mia debolezza, perdonami se è nel silenzio e chinando il capo che ti rispondo: sì, penso di amarti, Signore. So che leggi nel mio cuore e, alla Tua misericordia in risposta ai miei tradimenti, al Tuo amore per me che non merito, alla Tua gratuita ricompensa per la mia inquietudine e i miei smarrimenti, alla libertà vera che mi dai, sento che dovrei rispondere a voce alta; vorrei gridare: sì Signore, ti amo con tutto il mio cuore, con tutta la mia mente, con tutte le mie forze! So che tu lo sai. Giuseppe Munno (in collegio49-52) Il Mondragone _______________________________________________________________________________________________ La Storia siamo noi La mattina di giovedì 26 febbraio su RAI 3 ho seguito la puntata della" Storia siamo noi" che verteva sulla battaglia di Monte Cassino Abbazia di Monte Cassino ed in particolare sul forzamento della linea fortificata Germanica denominata Gustav. Ebbene tutte le forze armate impiegate dagli alleati su quel fronte dai Marocchini ai Neozelandesi sono state citate, ma come al solito il Corpo Italiano di liberazione forte di oltre 25.000 militari di tutte le armi non è stato minimamente citato. E dire che nel Dicembre del '43 bersaglieri e fanti del Raggruppamento Italiano avevano espugnato, a prezzo del sacrificio di molte giovani vite, la montagna di Monte Lungo che sbarrava il passo della Via Casilina verso Cassino; passato sulle montagne Abruzzesi dove si era fatto onore conquistando vette di oltre 2000 metri.Purtroppo l'avanzata verso Roma a noi Italiani ci fu negata e fummo subito dopo inviati sul versante Adriatico dove dopo battaglie cruente si proseguì alla liberazione della nostro Paese fino a Bologna ed oltre. I caduti delle forze Armate regolari furono oltre 87.000 nella guerra di Liberazione, ma si preferisce ricordare solo i partigiani forse perché nel complesso di un certo colore politico o perché nella "vulgata resistenziale" non c'era posto per i combattenti animati solo dal senso del dovere verso la Patria. Mi dispiace elevare questa risentita critica verso Minoli al quale siamo debitori di molto impegno nelle sue trasmissioni di argomento storico, ma non si può perpetrare ancora questo falso storico che furono solo i partigiani a liberare l'Italia, offendendo in tal modo i reduci ed i caduti con le stellette. Claudio Sabatini *** Vergogna! Questa mattina, 26.2.2009, Minoli della TV di Stato, nel trattare la Battaglia di Monte Cassino e la Linea Gustav, ha ignorato completamente la conquista di Monte Lungo da parte del nostro Raggruppamento Motorizzato. L’Abbazia dopo i bombardamenti del 1944 susseguentemente proprio il Corpo Italiano di Liberazione rinforzato con reparti Alpini e Paracadutisti sostituiva il Corpo di Spedizione francese a Nord Est di Cassino e nel Maggio del '44 contribuiva in misura notevole alla rottura del fronte dopo un inverno terribile Attacco a Monte Lungo Agli smemorati rammentiamo che Monte Lungo era considerato, da Kesserling, il più saldo ed inespugnabile baluardo per sbarrare la piana di Cassino è stato conquistato, il 16 _______________________________________________________________________________________________ Edizione n° 17 – giugno 09 pag.25 di 32 Il Mondragone _______________________________________________________________________________________________ dicembre 1943 dal Raggruppamento Motorizzato e dalle Truppe Americane. Il generale Clark, il 17 dicembre 1943, nel telegramma inviato al generale Dapino, Comandante del raggruppamento motorizzato, scrive: ”Desidero congratularmi con gli ufficiali ed i soldati al vostro comando per il successo riportato nel loro attacco di ieri a Monte Lungo, su quota 353. Questa azione dimostra la determinazione dei soldati italiani di liberare il loro Paese dalla dominazione tedesca determinazione che può ben servire come esempio ai popoli oppressi dell’Europa”. All’illustre giornalista consiglio la lettura del libro “La riscossa dell’Esercito – Il Primo Raggruppamento Motorizzato – Monte Lungo”, dove troverà utili notizie ed i riconoscimenti anche al principe Umberto di Savoia (proposto per la Silver Star – non concessa per opportunismo politico) e gli apprezzamenti da parte da parte del Comandante del II° Corpo USA “agli effetti morali, la sua presenza fra le truppe, equivale ad uno squadrone di carri armati”. Noi Veterani della Guerra della Guerra di Liberazione chiediamo la fine della vulgata, che vuole l’Italia liberata dai Partigiani e condanna all’oblio il sacrificio delle nostre Forze Armate, con gli 87.000 Caduti, e degli Alleati, con i loro 320.000 Caduti nella Campagna d’Italia, ricordando che i Partigiani, secondo Longo (un Popolo alla Macchia) erano 130.000 e 150.000 secondo Togliatti (Consiglio dei Ministri Giugno 1946). MILITARI CADUTI nella Guerra di Liberazione Esercito: 76.000 (compresi 42.000 (morti nei campi) Marina: 9.000 Aviazione: 2.000 Totale: 87.000 Con la Celebrazione in Quirinale della “Giornata del Ricordo”. Il Presidente Napolitano ha sigillato la fine della congiura del silenzio sulle Foibe. Con la Sua visita (25 aprile p.v.) al Sacrario di Monte Lungo, dove le nostre Truppe accesero la fiaccola della riscossa e fatto germogliare l’Albero della verità, dovrebbe sdoganare il contributo delle nostre Forze Armate e quelle Alleate per liberare l’Italia e l’Europa dal nazifascismo. Al Ministro della Pubblica Istruzione, al Sindaco Alemanno ed tutti i sindaci, la preghiera di far intervenire gli studenti alla Celebrazione di Monte Lungo perché, visitando i Cimiteri di tutte le Nazioni, si rendano conto dell’immenso numero di vite spente e di mezzi profusi per la conquista della libertà che hanno avuto in dono, che la realtà storica sul Secondo Risorgimento italiano è ben diversa da quella appresa nelle Scuole e soprattutto per ringraziare il Presidente Napolitano per la Sua iniziativa. Giuseppe Valencich _______________________________________________________________________________________________ Edizione n° 17 – giugno 09 pag.26 di 32 Il Mondragone _______________________________________________________________________________________________ Colazione di Primavera - 18 aprile 2009 A Casal Romito Hanno partecipato : Padre Tiziano Repetto S.J. Giuliano e Paola Mauro Felice e Daniela Cafiero Giuseppe e Maura Carafa Jacobini Massimo e Manuela Carafa Jacobini Carlo e Maria Conforti Enrico ed Isabella Corsetti Antonini Giuseppe e Gabriella de Carlo Vincenzo Falzacappa Lamberto Ferri Ricchi Maria Massimo Lancellotti e Gabriele Fiastri Mario Garofoli Antonio e Franca Gnoni Mavarelli Piero ed Helene Marchetti Ferdinando e Maresti Massimo Giorgio e Augusto Melucco Giuseppe Moroni Fiori Roberto e Patrizia Nobiloni Franco Sanvoisin Tommaso ed Ada Sinibaldi Vittorio e Nilla Spadorcia Orazio e Giulia Tarantini Pastore Francesco ed Antonella Tarantini Pastore Fabio e Ludovico Valerj _______________________________________________________________________________________________ Edizione n° 17 – giugno 09 pag.27 di 32 Il Mondragone _______________________________________________________________________________________________ POSTA RICEVUTA Egregio.Signor.Spadorcia, per caso mi sono imbattuto nel sito del Collegio Mondragone, sempre nominato dai componenti più anziani della mia famiglia, rendendolo quasi un baluardo e un simbolo di qualcosa che non c'è più. Non posso negarle che lo sfogliare le varie pagine non è stato per me privo di emozione ma, ritrovandomi vis à vis, davanti la foto di un parente il sentimento è sicuramente cresciuto. Ovviamente la mia già presente curiosità è stata fomentata da questa casuale scoperta portandomi a ricercare, con inaspettati risultati, altro ancora. Dopo questa lunga ma necessaria premessa vengo.subito.al.punto. Le scrivo per chiederle se fosse possibile ricevere via e-mail delle copie aventi una migliore risoluzione delle foto in cui figurano: Giovanni Gagliardi (Gagliardo) di Cottonaro (entrato in collegio nel 1881), PS: Sono alla ricerca, da tempo, del collegio in cui studiò il mio bisnonno, ma non riesco non avendo notizie sul nome di detto istituto a trovare alcunché. Se lei potesse essermi d'aiuto in qualche modo le sarei molto grato. Il Collegio si trovava a Pisa e vi erano presenti anche il Ginnasio e il Liceo. Pensavo fosse il Collegio Le Querce, in quanto abbastanza frequentato da altri componenti della famiglia, ma essendo in provincia di Firenze e non Pisa l'ho subito cestinato. *** Salve, sono la figlia di uno dei vostri ex allievi, Antonio Sabatinelli, da voi nel 1945. Ho trovato per caso navigando su internet le foto degli alunni e così quella di mio padre, morto nel 2004. Mi piacerebbe sapere se siete in possesso di altre foto di mio padre, se sì vi pregherei di spedirmele per avere un ricordo di quando era studente, ho ben poche immagini di quel periodo. Vi ringrazio Francesca Sabatinelli Antonio Sabatinelli 1945 Giovanni Gagliardi 1881 Rodolfo Rampolla di Polizzello (in collegio nel 1882) e Vincenzo Sgadari (entrato nel 1880). Sarebbe per me una grandissima gioia avere un responso positivo ma, qualora non fosse, la prego comunque.di.informarmi. In attesa e fiducioso in una Sua pronta risposta colgo l'occasione per porgerle cordiali.saluti, Alessio Maria Camarda-Signorino Edizione n° 17 –giugno ‘09 pag.28 di 32 Gent.ma D.ssa Francesca, le allego la prima foto che ho ricevuto da Alberto Solito compagno di scuola di papà Antonio Sabatinelli che dovrebbe essere il terzo in basso da sinistra. La foto è stata scattata il 15 giugno 1946 ed è la camerata dei mezzani. Distinti saluti V. S. *** Il Mondragone _______________________________________________________________________________________________ Camerata dei Mezzani anno 1945-46 Egregio Dott. Spadorcia davvero non so come ringraziarla per la sua gentilezza, proprio ieri ho ricevuto la vostra pubblicazione che, confesso, ancora non sono riuscita a sfogliare per mancanza di tempo. Adesso ho appena ricevuto la foto, la prego vivamente di ringraziare Alberto Solito per la sua gran cortesia. Spero di incontrarla presto, chissà magari anche prima del pranzo di giugno, al quale sin da ora le dico che non mancherò. Grazie ancora cari saluti Francesca prossimo raduno degli EX. Chissà che davvero non possa parteciparvi...e grazie molto per il futuro invio di notizie. Approfitto per chiedere notizie di un mio compagno di classe Pietro Naitana, col quale ero molto amico. Spero non gli sia successo niente di male. Vorrei anche entrare nella Associazione Ex Alunni, e se vi sono spese o formalità da effettuare, ti prego di farmelo sapere. Ti ringrazio ancora, e augurandomi di poterti incontrare a Roma, ti invio i miei saluti più cordiali. 19,1.2009 Dr Luigi Cafiero Benabbia Svizzera ( in collegio dal 1935 al 1937) *** Sono un ex-alunno "ritrovato" da Roberto Nobiloni, che mi ha segnalato il sito(bello e commovente, complimenti!) e mi ha suggerito di scriverLe. Sarei lieto di tenermi in contatto e partecipare alle attività della Associazione. Con i migliori saluti *** Caro Vittorio con immensa sorpresa e gioia - grazie a te - ho ricevuto stamane la grande busta del nostro indimenticabile Collegio. Ho passato la mattinata in tua compagnia insieme con tanti altri indimenticati, indimenticabili nomi e visi di carissimi compagni, di bellissimi anni ! Ricordo Mondragone come qualcosa di unico, oggi inimmaginabile, inarrivabile....una palestra di sana educazione, una temperie di storia, classicità, serietà, onestà...una forgia di persona perbene e valide. Te ne ringrazio davvero sinceramente ! Tommaso Sinibaldi (in collegio dal 1952 al 1953) *** Sono Roberto Nobiloni, in collegio (semiconvittore) dal 1950 al 1953 nella camerata "piccolissimi". Cosa debbo fare per iscrivermi all'Associazione ex alunni ? Grazie sin da ora. Roberto Nobiloni *** Luigi Cafiero1935 Per me, ormai felicemente ottantaquattrenne, sarebbe un po' un problema venire fino a Frascati, però ti sarei assai grato se mi facessi poi conoscere la data del _______________________________________________________________________________________________ Edizione n° 17 – giugno 09 pag.29 di 32 Il Mondragone _______________________________________________________________________________________________ Gentile Staff di COLLEGIOMONDRAGONE, Ennio de Angelis (in collegio dal 1946 al 1950) *** L'Ing. Gastone Fiorelli nato il 19 gennaio 1919 è il nuovo decano della Associazione In collegio dal 1927 al 1936 Rallegramenti a Gastone! Luciano Koch *** Prego di porgere i più cari Auguri a Gastone anche da parte di mia moglie. Ho fatto in modo di poter essere presente il prossimo 7 giugno alla riunione degli Ex a presto Cari Saluti agli amici Giovanni Sambucci *** Edizione n° 17 –giugno ‘09 pag.30 di 32 Abbiamo visitato il Vs/ sito sul web http://www.collegiomondragone.com e dato che lo reputiamo molto interessante ed utile anche per i ns visitatori, saremo lieti di poter partecipare reciprocamente ad uno scambio link gratuito tra i ns siti web, preferibilmente nelle rispettive "home-page". Vogliamo presentarVi la ns realtà per questa eventuale collaborazione: la ns libreria è specializzata da oltre 30 anni nella vendita di pubblicazioni turistiche cartografiche e da 6 anni il ns portale www.maps-store.it conta più di 4000 accessi unici ogni giorno (fonte Google Analytics). Siamo inoltre rivenditori autorizzati e web-partner di Michelin, Touring Club "homepage" di Maps-Store.it, Vi preghiamo di contattarci Italiano e dell'Istituto Geografico Militare. Vi ricordiamo che potete aggiungere gratuitamente un link al Vs sito web su MapsStore.it collegandoVi a http://www.mapsstore.it/links.asp?cmd=form, mentre se desiderate aggiungere gratis un link al Vs sito web nella direttamente a [email protected] ; Infine, al seguente indirizzo, potete trovare le informazioni ed il codice HTML necessario per aggiungere un link a Maps-Store.it sul Vs sito web: http://www.maps-store.it/links-mapsasp Rimaniamo in attesa di una Vs cortese risposta e ringraziandoVi per l'attenzione, Vi porgiamo cordiali saluti, Giovanni Maps-Store Staff *** Caro Presidente, mi dispiace di non poter essere alla colazione con voi ma spero di vederci in un'altra occasione. Per l'Abruzzo, la nostra Fondazione di famiglia ha messo in palio 5 borse di studio da 2.000,00 Euro ciascuna per orfani del terremoto che hanno conseguito buoni risultati negli studi. Cordiali saluti. Francesco Zerbi (in collegio dal 1946 al 1947) Il Mondragone _______________________________________________________________________________________________ “INNO A MONDRAGONE” Sulla Home page del nostro sito potrete ascoltare la registrazione sonora del 1937 dell’Inno eseguito dal coro dei convittori e all’organo Padre De Giudici Albergotti S.J. Di Mondragone fervida noi siam la giovinezza, i nostri occhi brillano fulgenti di gaiezza. Un ideal ci guida, infiamma il nostro cuor: farsi ovunque onor con virtù e lavor. Di nuova luce splendono la nostra mente e il cuor, i verdi colli echeggiano di giovanil ardor. Noi siam di Mondragone la speme ed il decoro, orsù leviam con giubilo un cantico d’amor… Ai lettori di questo giornale farà forse piacere la notizia che, tra i documenti dell’Archivio della Chiesa del Gesù (l’Archivio contiene i documenti della Curia Provincializia e relativi alle cose e ai collegi dell’Istituto Centrale - o Provincia Romana – dei sec. 19° e 20°, a partire dal 1830) si trova un manoscritto musicale autografo del P. Alessandro De Giudici Albergotti, contenente un “Inno a Mondragone”. Il testo, presumibilmente dello stesso autore, consiste in un poemetto di 8 versi; la musica è in tempo di marcia molto gioioso e si presenta nella versione di coro a una sola voce accompagnato dal solo organo, oppure da un organico composto da violino 1° e 2°, viola, violoncello, contrabasso, flicorno-tenore 1° e 2°. Questa notizia è stata fornita alla scrivente, sorella di due “ex” dal P. Vincenzo Pellicciotta, attuale Archivista, nella fase di ordinamento dei circa 1.500 manoscritti musicali che si trovano nel suddetto Archivio, relativi all’attività liturgicomusicale della “Cappella Farnesiana”, istituzione adibita all’assistenza musicale del servizio liturgico (Messe, liturgia delle ore, funzioni varie) della stessa Chiesa del Gesù, che ha sempre dimostrato, nel corso della propria storia centenaria, una esplicita attenzione alla qualità della musica ivi eseguita, come risulta da importanti studi svolti sull’argomento, (tra i più importanti: T.D. Culley…Jesuits and music…; G.Gixon: Musical activity in the Churc of the Gesù; G. Pastina: Teatro dei Gesuiti; R. Casimiri: Maestri di Cappella e Disciplina musicale; G.Villoslada:.documento sopra la musica en el antiguo Seminario Romano etc.) e dalla scelta dei musicisti di volta in volta chiamati al compito di “Maestri di Cappella” della Chiesa stessa. Il lavoro di inventariazione, condotto da chi scrive insieme al P. Pellicciotta, è tuttora in corso e potrà, al suo completamento, contribuire a fornire una conoscenza sull’importanza musicale della Cappella Farnesiana e sul suo rapporto con le altre numerose e famose Cappelle Musicali Romane. Per tornare al nostro Inno, di cui trascrivo il nostalgico testo, mi auguro che, tra gli “ex” più sensibili, oltre che…più intonati, sorga il desiderio di farlo rivivere, in occasione di qualche ricorrenza sociale, mediante una sicuramente meritata e meritoria esecuzione. Anna Pia Sciolari _______________________________________________________________________________________________ Edizione n° 17 – giugno 09 pag.31 di 32 Il Mondragone _______________________________________________________________________________________________ Re d a z i o ne e d e di t i ng a c ur a d i Vi t t o r i o S pa d o r c i a e Ro l a ndo To na r e l l i Edizione n° 17 –giugno ‘09 pag.32 di 32