la ricetta per fare il gelato più buono del mondo
Transcript
la ricetta per fare il gelato più buono del mondo
SABATO 19 MAGGIO 2012 R CLUB ■ 45 media ogni mese I Inle gelaterie Grom 19 gusti GUSTI propongono (classici, speciali, frutta di stagione). Il cacao Domori arriva dal Venezuela e dalla Colombia. La frutta arriva da Mura Mura (l’azienda agricola di proprietà del marchio) gelato è privo di LA Ilemulsionanti (monoPerciò NATU digliceridi). occorre lavorarlo mano prima di RA ametterlo in coni, gelato viene LE Ilcontenuto nelle di acciaio CARA “carapine” anziché nelle più vasche a PINE diffuse vista. In questo modo coppette e vaschette. Non vengono utilizzati neppure additivi chimici, aromi e coloranti è possibile mantenere una temperatura costante di -12 gradi in condizioni igieniche migliori Un’idea semplice: prepararlo come una volta. E materie prime selezionate GROM& MARTINETTI IL TA LEN TO LA RICETTA PER FARE IL GELATO PIÙ BUONO DEL MONDO VERA SCHIAVAZZI U n’idea semplice, semplicissima, banale perfino. Ma un’idea che ha riportato indietro le lancette e reso felici (oltre ai suoi proprietari) moltissimi golosi: fare il gelato come una volta, quello che non è artificialmente cremoso, quello che richiede un po’ di fatica per essere tirato su col cucchiaio e sistemato nel cono. Federico Grom e Guido Martinetti non si somigliano (il primo ha 39 anni e una formazione manageriale, il secondo 37, studi e precedenti da enologo) e, prima di cominciare, in comune avevano solo una grande amicizia. Un giorno Guido – vaga somiglianza con Jude Law – lesse per caso un articolo di Carlo Petrini. Il papà di Slow Food si lamentava dell’eccesso di gusti sospetti, coloranti e sapori incerti che aveva contagiato le gelaterie d’Italia, salvandone una sola, un piccolo produttore artigianale di Orvieto. Detto, fatto: era il 2002, Martinetti avanzò la proposta all’amico, fece una gita a Orvieto, IL LIBRO qualche studio, un business plan Grom e da 32.500 euro a Martinetti hanno scritto: testa, e nel 2003 i due erano pronti Grom ad aprire il primo (Bompiani) negozio: piazza Paleocapa, nel cuore ottocentesco di Torino. Nome: Grom. Sottotitolo: il gelato come una volta. Le lacune dei due fondatori vengono superate a passi da gigante: a insegnare ci pensano gli artigiani rimasti, i fornitori delle macchine, quelli delle materie prime, selezionate con cura maniacale, dai pistacchi di Bronte alle fragole ‘autoprodotte’ a Mura Mura, la fattoria biologica di Costigliole d’Asti dove viene coltivata la maggior parte della frutta utilizzata. Alcune scelte si rivelano subito vincenti, come quella di utilizzare le carapine, i fusti di acciaio al posto delle vasche utilizzate da molte gelaterie. Altre danno luogo alle leggende che accompagnano la storia della ditta: il sorbetto alle mele rosa dei Monti Sibillini, per esempio, un gusto, o meglio un frutto, che non esiste, nato per spiegare agli amici invita- FOTO:FRANCESCO DEL BO ti per una prova l’inconsueto profumo derivato da un macchinario nel quale era rimasto dell’arancio. Carlo Petrini torna a scrivere di loro e delle loro particolarità: il botti- glione usato per il semilavorato di tuorli d’uovo, il latte delle mucche piemontesi, i limoni di Amalfi. E poi quel furioso, breve e intenso lavorare di polso e di gomito che an- cora oggi migliaia di clienti possono vedere quando arriva il loro turno in una delle 57 gelaterie Grom (oltre all’Italia, dieci sono sparse tra New York, Malibu, Parigi, Tokyo e Osaka). Serve a miscelare il prodotto, a renderlo più morbido e più buono, visto che la chimica qui è bandita e non c’è traccia di emulsionanti. È (anche) grazie a SENZA GLUTINE Dall’alto, alcuni momenti della lavorazione. Il gelato Grom non contiene glutine, quindi è adatto anche per i celiaci. Dall’anno prossimo anche coni gluten free loro se i bambini che amano il gelato, oggi, sanno che il pistacchio non è affatto verde, ma solo marroncino (in compenso, è molto buono). Ora i due sono diventati anche scrittori (Grom, storia di un’amicizia, qualche gelato e molti fiori è il libro appena uscito per Bompiani, che il 28 maggio verrà presentato al Teatro Carignano, alle 17,30, con Enzo Bianchi) e si sentono anche un po’ guru. Si fanno perdonare, però, appena i primi grammi di crema di Grom con dentro i pezzettini di biscotti di meliga raggiungono il palato. E fa piacere sapere che la ‘premiata ditta’ sta lavorando per arrivare, entro il 2013, a produrre anche i propri coni, in modo da rendere accessibili anche ai celiaci tutte le sue delizie (che per ora si devono accontentare delle coppette). In fondo, nulla è rivoluzionario come un’idea semplice: buon latte, buone uova, grandi cucchiai e pastorizzazione attenta, il tutto nel più totale rifiuto della chimica. Ci vuole molta energia, però, non solo per mescolare furiosamente ma per selezionare le decine di ragazzi che ogni giorno lo fanno nei negozi di tutto il mondo. Una delle prime ‘coniste junior’ scontentò gravemente un’anziana cliente capitata agli albori di questa storia nel negozio torinese: non aveva girato abbastanza, e c’era poca crema nel cono da un euro e 70, “il più caro di Torino”, commentò la signora. Federico Grom la seguì di nascosto per tutta la piazza. Con un sospiro di sollievo, la vide tornare indietro a gelato finito e rimettersi in coda per averne un secondo. Ma imparò anche che, nel gelato, mescolare è importantissimo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Repubblica Nazionale