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Anno IL n.4 - ottobre-dicembre 2011 -
“Miracolo al Pantanal”
A Milano il IV Convegno
sul Sostegno a Distanza
Spedito nel mese di settembre 2011 - Poste Italiane s.p.a.- Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 nº 46) - art. 1, comma 2, CDM BG
sommario
EDITORIALE
1
EMMECINOTIZIE
Benvenuto per fra Marino
al Centro missionario di Milano
2
Custodia della Costa d’Avorio
3
SAN FRANCESCO E IL NATALE
San Francesco e il Presepe di Greccio 4
SPECIALE CONVEGNO
SOSTEGNO A DISTANZA
8
10
Miracolo al Pantanal
14
20
Son partito quasi per caso
22
Una residenza per gli studenti
in Costa d’Avorio
24
RICORDO FRA BENIAMINO ZANARDINI
Il suo grande amore era per Gesù
26
Ha camminato sempre nel Vangelo
28
PROFESSIONE PERPETUA
Due nuovi fratelli
per la Costa d’Avorio
31
I due neoprofessi raccontano
la loro vocazione
33
Una Chiesa in fermento
ricca di nuove vocazioni
34
Editore: MISSIONI ESTERE CAPPUCCINI ONLUS
P.le Cimitero Maggiore, 5 - 20151 Milano
Aut. Trib. di Milano n. 6113 del 30-11-62
Direttore editoriale: Mauro Miselli
Caporedattore: Alberto Cipelli
Redattori: Marino Pacchioni, Agostino Valsecchi,
Paoletta Bonaiuto, Matteo Circosta, Madalin Galliani,
Lorenzo Mucchetti, Marina Renna, Elisabetta Viganò
Direttore responsabile: Giulio Dubini
Realizzazione a cura della Editrice Velar - Gorle (BG)
Grafica: Anna Mauri
38
NATALE MISSIONARIO
Il Natale Missionario:
un valore aggiunto...
41
La Monasticheria
43
44
VOLONTARI PER LA MISSIONE
Una grande fiaccola accesa
contro l’indifferenza
48
SOSTEGNO A DISTANZA
Il sostegno a distanza
compie dieci anni!
50
editoriale
Natale: attesa e dedizione
Pensando al prossimo Natale mi sono soffermato su queste riflessioni
che vi propongo come ringraziamento per la vostra amicizia e come augurio
di pace e bene per le prossime festività.
Natale è compimento dell’attesa.
“Accogliere il Salvatore, riconoscendolo nell’umile Bambino che giace
in una mangiatoia. È questo il mistero del Natale” (Papa Benedetto XVI)
“O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco,
di te ha sete l’anima mia,
a te anela la mia carne
come terra deserta arida senz’acqua”. (salmo 62, 2–9).
VOLONTARI IN MISSIONE
FRA PIERANTONIO ZANNI
FRA GIUSEPPE LECCHI
36
I progetti dei Missionari Cappuccini
nella Diocesi di Grajaù
Testimoni con il loro esempio
L’emozione della speranza
La mia vita nel segno
della Madonna
I contrasti di realtà così diverse
PROGETTI
STORIE.
Un nuovo libro e il calendario 2012
per raccontare la storia
delle missioni
FRA LUIGI SPELGATTI
“Ci sono persone
che sono pezzi di cielo”
53
Una missione nella missione
55
L’amore ci rende uguali!
56
Quello che non sapevo...
58
Incontri formativi
per volontari 2012
60
SPIRITUALITÀ
In compagnia degli angeli
62
“…attendete alla vostra salvezza con timore e tremore.
È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo i suoi benevoli disegni.
Fate tutto senza mormorazioni e senza critiche, perché siate irreprensibili e semplici,
figli di Dio immacolati in mezzo ad una generazione perversa e degenere, nella quale
dovete splendere come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita”. (Fil. 2,12–16)
Natale è il senso della nostra dedizione.
“Nella nostra anima e nella nostra vita il Signore trovi una dimora. Non
dobbiamo solo portarlo nel cuore, ma dobbiamo portarlo al mondo, cosicchè
anche noi possiamo generare Cristo per i nostri tempi” (Papa Benedetto XVI –
Catechesi 15/02/06).
“Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio
degli altri, come buoni amministratori di una multiforme
grazia di Dio. Chi parla lo faccia come con parole di Dio; chi
esercita un ufficio, lo compia con l’energia ricevuta da Dio,
perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù
Cristo, al quale appartiene la gloria e la potenza nei
secoli dei secoli. Amen!”. (1 Pt. 4, 10-11).
Auguro che ciò accada per ognuno di noi.
fra Mauro Miselli
Segretario delle Missioni
EMMECINOTIZIE
Benvenuto per
fra Marino al Centro
Missionario di Milano
Nuovo Custode nella missione della
Costa d’Avorio
Il 28 settembre nel
Convento San Padre Pio
di Angré - Abidjan
si è proceduto all’elezione
del Custode e dei consiglieri
della Missione
in Costa d’Avorio.
Custode:
fra Oliviero Bergamaschi
1° Consigliere:
fra Serge Okpo Ollo
2° Consigliere:
fra Gianluigi Marcassoli.
Affidiamo i nostri fratelli
al Signore perché possano
generosamente donare la
loro vita servendo e amando.
Custodia della Costa d’Avorio • Capitolo 2011
Da
settembre fra Marino
Pacchioni è entrato nel
team del Centro Missionario
di Milano Musocco.
Precedentemente superiore nel
convento milanese di Piazzale
Velasquez, dove si trova lo
studentato di filosofia dei frati
cappuccini lombardi, egli è
anche fratello del missionario
fra Innocenzo che si trova in
Brasile dove fra Marino ha
recentemente effettuato
un viaggio missionario. A lui
i nostri più cari auguri e una
preghiera perché il suo nuovo
incarico missionario sia ricco
di soddisfazioni e di bene. ■
ANGRÉ • San Padre Pio,
fraternità di formazione:
fra Ernesto Giudici, guardiano
fra Eric Dingui, vicario, maestro
di formazione, segretario della Custodia,
coordinatore degli aspiranti
fra Giuseppe Lecchi, responsabile del centro
di accoglienza e animazione spirituale
fra Giorgio Lucini, economo della Custodia
e del sostegno a distanza, responsabile del
sostegno a distanza (Abidjan)
fra Oliviero Bergamaschi, custode
studenti:
fra Wilfried Yapi, fra Olivier Bossou, 1º anno
fra Vivien Hugues Zahui, 3º anno
fra Louis Diarrassouba, in formazione al centro
Mater Christi di Bobo-Dioulasso (Burkina Faso)
fra Francis, 3º anno INFES
2
ALÉPÉ • Beato Innocenzo da Berzo:
fra Serge Okpo Ollo, guardiano, maestro
dei postulanti, rappresentante dei frati minori
cappuccini al bureau della famiglia inter
francescana, 1º Consigliere
fra Marco Pirovano, vicario, vice-maestro
dei postulanti, vicario della Parrocchia
Cristo Re di Alépé
fra Gianluca Lazzaroni, responsabile del Foyer
“San Francesco d’Assisi” di Alépé, direttore
del sostegno a distanza, responsabile del
sostegno a distanza (Alèpè), responsabile
per le comunicazioni con il Segretariato Missioni
di Milano
fra Gianluigi Marcassoli, parroco della Parrocchia
Cristo Re di Alépé, 2º Consigliere
ZOUAN-HOUNIEN • San Benedetto,
fraternità parrocchiale:
fra Antonio Forchini, guardiano, parroco
fra Siver Kibuh, vicario, vicario parrocchiale
fra Cyril Kerla, vicario parrocchiale
fra Patrizio Bernini, responsabile del sostegno a
distanza (Zouan-Hounien), vicario parrocchiale
All’estero:
Jean-Baptiste, Alexis, noviziato a Sop (Camerun)
fra Kevin, post-noviziato a Bambui (Camerun)
fra Basile, fra Dieudonné, fra Venance, 1º anno
a Ouidah (Benin)
fra Justin, fra Charles, fra Etienne, 2º anno
a Ouidah (Benin)
fra Emmanuel, fra Riva, 3º anno a Ouidah (Benin)
fra Zacharie Kolantrin, dottorato in teologia
spirituale a Roma (Italia)
SAN FRANCESCO E IL NATALE
di fra Cesare Vaiani
T
utti conosciamo l’episodio
del Natale di Greccio,
quando Francesco volle
celebrare in un modo nuovo
e singolare la natività del Signore.
Egli si rivolse ad un suo nobile amico, di
nome Giovanni, signore della località di
Greccio, e gli chiese di poter “vedere con
gli occhi del corpo” la povertà e i disagi in
cui era nato il Signore. Fu dunque disposto
il luogo per una singolare celebrazione della
veglia e della Messa di mezzanotte,
cui fu invitata la popolazione dei
dintorni, che accorse festosa
insieme ai frati, portando
torce e fiaccole:
si trovò
una grotta, si dispose del fieno su
una greppia che fungeva da altare,
si collocarono accanto a
quell’improvvisato altare l’asino e
il bue, e si celebrò l’eucaristia,
durante la quale Francesco stesso
cantò il Vangelo con la sua voce
limpida e sonora e predicò su Gesù
Re povero e su Betlemme città
piccolina. Il racconto del biografo si conclude
narrando anche della visione di un uomo
presente, che vide Francesco risvegliare dal
sonno un bambinello addormentato,
prendendolo tra le sue braccia.
Questo Natale che san Francesco volle
celebrare a Greccio è spesso
ricordato come l’invenzione
del presepio. In verità,
di un presepio piuttosto singolare si tratta:
è infatti un presepio senza statue. Francesco
fa preparare la grotta e la mangiatoia, fa
condurre il bue e l’asino, e in quella
“scenografia” viene celebrata l’eucaristia,
sopra la mangiatoia. È l’eucaristia che sta
al centro, e questo per una convinzione
profonda di Francesco, sulla quale val la
pena di soffermarsi, perché manifesta un
aspetto importante del Natale, secondo
l’intuizione del Poverello.
Egli è infatti convinto che l’eucaristia ripete,
in qualche modo, il mistero
dell’incarnazione, che contempliamo nel
presepio di Betlemme; e su questo tema
ritorna più di una volta nei suoi Scritti, che
insistono su questo parallelismo tra
incarnazione ed eucaristia.
Così si esprime, ad esempio,
nell’Ammonizione 1 (vv. 16-21: FF 144):
«Ecco ogni giorno egli si umilia, come
quando dalla sede regale discese nel grembo
della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a
noi in apparenza umile; ogni giorno discende
dal seno del Padre sull’altare nelle mani del
sacerdote. E come ai santi apostoli si mostrò
nella vera carne, così anche ora si mostra a
noi nel pane consacrato. E come essi con
gli occhi del loro corpo vedevano soltanto
la carne di lui, ma, contemplandolo con gli
occhi dello spirito, credevano che egli era lo
stesso Dio, così anche noi, vedendo pane e
vino con gli occhi del corpo, dobbiamo
vedere e credere fermamente che questo
è il suo santissimo corpo e sangue vivo e
vero». Secondo queste parole di Francesco,
l’eucarestia riattualizza l’incarnazione nel
grembo di Maria. Emerge un chiaro parallelo
tra i due eventi: «come quando dalla sede
regale discese nel grembo della Vergine».
Come l’incarnazione rende visibile il Dio
invisibile, così avviene
nell’eucaristia,
© flafabri - Fotolia.com
San Francesco
e il presepe di Greccio
SAN FRANCESCO E IL NATALE
della quale più volte Francesco sottolinea
che è il modo in cui è possibile “vedere
corporalmente” qualcosa del Signore Dio.
(Test10: FF 113; LChier 3: FF 207).
La verità della carne di Cristo continua
nel sacramento; e la stessa fede che era
richiesta ai contemporanei di Gesù per
riconoscere in quella carne il Figlio di Dio,
è richiesta oggi a noi per riconoscere
nell’eucaristia il suo corpo e sangue.
Quando parliamo di incarnazione, dunque,
non è solo un fatto lontano: ci è accessibile
anche oggi nell’eucaristia. In questo senso
l’eucaristia riattualizza l’incarnazione.
Certo, bisogna aggiungere che la fede è
necessaria per scorgerlo e passare dal
semplice vedere al vedere e credere
di cui si parla nel testo che abbiamo citato.
Anche per noi, oggi, val la pena di riflettere
sulla visibilità dell’incarnazione (fisica ed
“eucaristica”) di Cristo: si tratta di un vedere
che chiede comunque fede, perché il
semplice vedere fisico non basta. Ma allo
stesso tempo si tratta di una fede che non
elimina il semplice vedere, ma lo ingloba
e trasfigura, facendolo diventare un vedere
e credere.
Accogliamo allora questo invito di Francesco
a vivere il Natale di Gesù ogni volta che
celebriamo l’eucaristia: per noi sarà un bel
modo di condividere con san Francesco lo
sguardo adorante e la gioia semplice che egli
visse a Greccio. E ci accorgeremo che la
buona sostanza del Natale non si vive solo il
25 dicembre, ma ogni volta che andiamo a
Messa, se guardiamo al mistero con lo stesso
sguardo di fede di Francesco a Greccio.
Ma possiamo osservare anche altri aspetti
che emergono dall’episodio di Greccio e
chiederci che cosa sembra interessare di più
a Francesco, quando egli “ricostruisce” in
quel modo la nascita di Gesù. Secondo
Tommaso da Celano, il biografo che per
primo ci narra quell’episodio, Francesco
spiega così il suo intento al nobile Giovanni:
6
«Se desideri che celebriamo a Greccio
la presente festa del Signore, affrettati
a precedermi e prepara diligentemente
quanto ti dico. Voglio infatti far memoria
del Bambino che è nato a Betlemme,
e in qualche modo vedere con gli occhi
del corpo i disagi per la mancanza delle
cose necessarie a un neonato, come fu
adagiato in una greppia e come fu posto
sul fieno tra il bue e l’asino». Da queste
parole, emerge che l’oggetto primo
dell’interesse di Francesco è la povertà di
Gesù e i disagi di quello straordinario
neonato. La semplicità – povertà – umiltà
che risplende nella scena di Greccio, prima
ancora di essere quella di Francesco,
è quella di Gesù. La povertà radicale,
che affascina Francesco e che lo muove a
mettere in piedi tutta questa “sceneggiata”,
è l’incarnazione del Figlio di Dio, che da
grande e immenso si fa povero e piccolo.
Francesco ci invita così a lasciarci
conquistare dalla povertà di Gesù: sarà
questa la via per diventare anche noi
un po’ più poveri.
Le parole di Francesco manifestano anche
la volontà di “far memoria” (il latino dice
proprio “memoriam agere”), usando
un’espressione che è tipica del mistero
cristiano celebrato nella liturgia, quando
obbediamo a Gesù che ci ha detto “fate
questo in memoria di me”. Si tratta di un
compito essenziale della fede, che per certi
versi è proprio un continuo far memoria del
Signore Gesù. Il contrario della memoria
è la dimenticanza, e sappiamo bene che
il rischio dell’oblio è attualissimo, tipico
del nostro tempo moderno: quella
dimenticanza che si nasconde dietro la
superficialità, l’esteriorità, l’incapacità di
fermarsi che spesso contraddistingue la
nostra vita travolta dagli impegni.
Il proposito di Francesco, che voleva
“far memoria” del Signore nato a
Betlemme, ci provoca e ci interroga:
quanto la nostra fede è capace di far
memoria del Signore nel tempo di oggi,
con la stessa efficacia e creatività?
Merita attenzione anche il proposito,
espresso da Francesco di “vedere con gli
occhi del corpo” i misteri del Signore.
Da questa esigenza nasce la volontà di
rappresentare, con pieno coinvolgimento
dei cinque sensi: la vista (le luci, le torce e
le fiaccole di quella notte, l’ambientazione
stessa della grotta, dell’asino e del bue),
l’udito (i canti armoniosi dei frati e del
popolo, il canto del Vangelo), il tatto (la
visione del bimbo risvegliato e preso in
braccio), addirittura il gusto (con
Francesco che, secondo il biografo,
si lecca le labbra ogni volta che
pronuncia il nome di Gesù,
quasi ad assaporarne la
dolcezza). E possiamo
pensare che anche
l’olfatto avesse la sua
parte, se non altro per
la presenza degli
animali accanto
all’altare! Un coinvolgimento totale, di tutto
l’uomo, di tutte le capacità sensoriali e
recettive dell’uomo, un coinvolgimento che
diventa annuncio ed evangelizzazione.
Forse per noi è anche un invito a rivedere
l’intellettualismo di tanti modi di annunciare
il vangelo o anche di pregare. Siamo invitati
da Francesco a non avere paura dei sensi,
ma a sviluppare un sano rapporto con
i nostri sensi, quelli corporei e quelli
spirituali, scoprendo così che gli uni
rimandano agli altri.
Il presepio di Greccio è anche un chiaro
invito a lasciare più posto alla creatività e
alla novità, senza aver paura di quel che
non si è mai fatto: nessuno aveva mai
celebrato il Natale in quel modo, eppure
l’intuizione geniale di Francesco diventa
generatrice, se non del presepio in assoluto,
certo della capacità di dare corpo alla
rappresentazione, come il genio cristiano
ha saputo fare nel corso dei secoli, in tante
forme artistiche. Dare spazio anche ai
sentimenti, senza avvilirci in celebrazioni
seriose, ma con la capacità di dar voce alla
gioia e al canto, alla celebrazione festosa,
alla bellezza, da godere con tutti i sensi.
E infine, forse soprattutto a noi francescani,
ricorda anche che la povertà è bella:
è anche esteticamente bella. A Greccio
tutto parla di povertà, di semplicità, di
mezzi molto poveri: eppure risplende
sovrana la bellezza. Riusciremo
anche noi a essere fedeli a
questa “estetica della povertà”
che Francesco ci insegna, con
eleganza e con semplicità,
e che noi francescani
siamo chiamati a
testimoniare nel mondo
di oggi, e anche nella chiesa
di oggi, troppo spesso
sovraccarica di inutili
orpelli? ■
7
STORIE.
Un nuovo libro
e il calendario 2012
per raccontare
la storia
delle missioni
N
on è una semplice
storia della missione
del Camerun, ma
qualcosa di diverso. Il
calendario 2012 e il libro
“Storie. Un racconto
missionario”, realizzati dal
Centro Missionario di
Milano, permettono di
entrare davvero nel mondo
più intimo della missione
del Camerun.
Sono infatti protagonisti di
entrambe le pubblicazioni
tanti giovani, bambini,
adulti e anziani che si
trovano nelle nostre
missioni e che aprono il loro
cuore per donarci un
frammento della loro storia
personale. Storie
drammatiche, di povertà e
tristezza, ma anche storie
umane ricche ed intense
che lasciano una porta
aperta alla speranza. Luoghi
difficili come le carceri
statali o il centro per malati
di mente, luoghi di dolore e
speranza come il Cardiac
Center, ma anche scuole,
momenti di gioco e
parrocchie sono state
fotografate dalla brillante
“Storie.
”
Un racconto missionario.
8
macchina della fotografa
modenese Elena Bellini che
ci ha restituito un Paese di
missione in tutta la sua
intensità e le sue molteplici
emozioni.
Ciascuno racconta la propria
storia anche se essa non
appartiene al rango delle
storie importanti o
conosciute e forse per
Storie.
Un racconto missionario
questo assume ancora
ricchezza maggiore e
significato più profondo.
Storie udite dalla
testimonianza dei diretti
interessati, riportate dai
frati cappuccini che
quotidianamente vivono
con queste persone, oppure
trapelate da uno sguardo,
da un semplice gesto,
dall’espressione di un volto.
Ti invitiamo ad osservare
con occhio curioso e ad
ascoltare a cuore aperto le
storie racchiuse in queste
pagine per trattenere ciò
che di più bello ti possono
dire o ciò che di più bello
possono comunicare. In
questo modo sarà più facile
comprendere come anche
le piccole vicende sono in
grado di diventare così
importanti.
Il nostro grazie più grande
va a tutte le persone
immortalate in questo
lavoro e che forse,
direttamente non lo
potranno neppure vedere.
Solitamente sono loro, dalle
missioni, a ringraziarci per
gli aiuti che mandiamo
attraverso i frati. Proviamo
noi, per una volta, ad
essere riconoscenti nei loro
confronti per quello che son
riusciti a donarci in queste
pagine. ■
Calendario 2012
Disponibile nel formato
da parete (cm 35x24)
e nel formato da scrivania
(cm 15x10,5)
“Storie.
Un racconto missionario”
Fotografie: Elena Bellini
Testi: Alberto Cipelli
160 pagine a colori
9
SPECIALE CONVEGNO
8 ottobre 2011: a Milano il IV convegno sul Sostegno a Distanza
emozione della speranza
L’
Fra Luigi, fra Oliviero e Suor Letizia
durante il convegno hanno portato
la loro testimonianza di missionari,
ma soprattutto hanno raccontato
ai partecipanti quali sono le grandissime
speranze che, tramite il contributo
del Sostegno a distanza, si accendono
nelle vite dei nostri fratelli più bisognosi.
Moderatrice Maria Grazia Capulli,
giornalista del TG2.
A cura di Elisabetta Viganò
“L’
emozione della speranza”, è questo
il titolo del IV convegno sul Sostegno
a Distanza che si è tenuto sabato 8
ottobre presso il Teatro Rosetum di Milano.
E infatti di speranza e fede hanno parlato i tre
ospiti dell’incontro: fra Oliviero Bergamaschi,
missionario in Costa d’Avorio e referente del
Sad (Sostegno a Distanza) in terra ivoriana;
fra Luigi Rota, missionario e responsabile Sad
in Brasile, e Suor Letizia Boccardi, suora
cappuccina in Eritrea. Tutti e tre hanno
presentato concretamente le rispettive
missioni, nelle quali è presente il progetto
di aiuto a distanza.
L’incontro è stato presentato da fra Mauro
Miselli, responsabile del Centro
Missionario di Milano, che con
grande trasporto ha introdotto
i missionari e le loro
testimonianze: “È proprio
il comandamento di Gesù
“Amatevi gli uni e gli altri come
io ho amato voi” il senso che fa muovere
il nostro progetto di Sad. I bambini aiutati
attualmente dai nostri benefattori sono 3223
10
in cinque terre di missione. Convegni come
questo sono importanti per fare il punto della
situazione, ma soprattutto per offrire a chi ci
sostiene trasparenza e serietà. Il sostegno a
distanza è un gesto di solidarietà e di
condivisione, in un momento storico in cui si
parla di globalizzazione; è un gesto che lascia
un segno con spirito di fratellanza; è un gesto
di speranza per un mondo migliore. Senza i
nostri benefattori… noi cappuccini potremmo
fare poco o nulla”.
Successivamente è stato proiettato un video,
che con semplicità e chiarezza ha spiegato al
pubblico come e dove arriva il contributo che
si dona con il sostegno a distanza, ma
soprattutto a chi perviene.
La parola è poi passata a
Maria Grazia Capulli,
giornalista del Tg2, presente al
convegno in qualità di
moderatrice per il secondo anno consecutivo:
“Nel nostro paese c’è tanta gente che ha
voglia di fare del bene! I frati, attraverso il
Sad, sono il veicolo che permette anche a noi
laici di far qualcosa di buono. Grazie a questo
progetto, al quale anche io partecipo,
possiamo dare un piccolo senso
alla nostra vita”.
Maria Grazia ha poi posto delle
domande ai tre missionari
presenti. A fra Oliviero
Bergamaschi è stato chiesto
qual è l’attuale situazione socio-politica della
costa d’Avorio, dopo la guerra civile di
quest’anno legata alle elezioni del nuovo
presidente. “La situazione è ancora instabile
ma in ripresa – ha spiegato il padre – La crisi
post elettorale è stata dura, l’insicurezza
perdura e siamo stati anche costretti a subire
violenze dai banditi. La tentazione di lasciare
tutto per tornare in Italia al sicuro è forte,
ma poi pensiamo a ciò che lasciamo e grazie
al sostegno dei nostri frati, dei nostri amici,
e dell’attaccamento al Signore troviamo
la forza di continuare la nostra missione.
La Costa d’Avorio è un paese dove convivono
pacificamente tutte le religioni, e in periodi
di crisi si sono sempre unite per sostenersi.
11
SPECIALE CONVEGNO
I bambini lì sono desiderosi di imparare
e di avere una vita dignitosa… sono sereni
nonostante la povertà e la miseria. Grazie al
Sad al bambino viene offerta un’ottima base
per inserirsi nella società”.
Fra Luigi Rota ha raccontato
invece della situazione
brasiliana: “La realtà del Brasile
è molto varia. La nostra
presenza vuole essere d’aiuto
sia dove c’è povertà, sia dove
vi è necessità di uno stimolo per farsi forza e
crearsi un futuro migliore. Nella nostra
Provincia ci sono 106 professi, di cui 85
brasiliani e il resto italiani. Questi dati ci fanno
capire che presto queste missioni andranno
avanti con l’aiuto dei soli frati brasiliani,
questa è un ottima cosa”. Dopo l’intervento
di fra Luigi, è stato mostrato ai presenti un
toccante video, testimonianza di Alyenni,
una ragazza brasiliana che ha potuto vivere
e crescere grazie all’aiuto pervenuto dal Sad.
La testimonianza successiva,
quella di Suor Letizia Boccardi,
è stata di grande trasporto.
La missionaria è infatti una
suora di Clausura; per sua
natura è riservata e non è a suo
agio a parlare di fronte ad un
pubblico. Ha voluto comunque ringraziare con
il cuore in mano tutti coloro che sostengono
le missioni: “I bambini possono realizzare
innumerevoli cose grazie a voi. Attraverso
il sostegno a distanza le condizioni stanno
migliorando. Il popolo eritreo è un popolo con
9 etnie di cui 7 mussulmane, ma ci si stima,
ci si vuol bene, si va avanti insieme.
Chi bussa alla nostra porta sa che in qualsiasi
momento troverà qualcuno pronto ad
ascoltarlo… tante volte noi siamo la loro
seconda famiglia. Quando aiutiamo qualcuno
tramite il Sad, invitiamo questa persona a non
prendere solo i soldi per spenderli, ma a
investirli, in una piccola attività, per migliorare
la propria situazione non solo attuale ma
12
anche futura. In Eritrea manca l’acqua, non
piove, ma grazie ai container che ci avete
inviato possiamo dare latte ai bambini e cibo.
La gente dell’eritrea ha molta fede! Nostro
compito è anche quello di aiutare tutti ad
avere più speranza”.
L’intervento del pubblico, con domande
rivolte ai missionari, ha permesso di entrare
più nello specifico dei vari argomenti trattati.
Fra Oliviero ha spiegato che a Zuan-Hunien in
Costa d’Avorio, l’istruzione non ha risentito
della guerra civile. I coraggiosi maestri della
scuola hanno deciso di portare avanti le
lezioni, e l’anno scolastico non è stato
compromesso. Fra Luigi Rota ha invece
spiegato che in Brasile l’obiettivo dei frati
è quello di essere il più possibile a contatto
con i ragazzi per allontanarli dalle situazioni
Durante il
convegno
fra Agostino
Valsecchi del
Centro
Missionario ha
spiegato perché e
come è nata l’idea
di organizzare
incontri di
preparazione
per i volontari
in missione.
anni fa,
Ssonoeiquando
arrivato
al Centro
Missionario di
Milano,
continuavano ad
arrivare richieste di
persone desiderose
di partire come
volontari in missione.
Da lì abbiamo tratto
l’idea di organizzare
dei corsi per
pericolose che potrebbero trovare in strada.
Crescendo questi ragazzi potranno aiutare
altri ragazzi: “il comandamento dell’amore
non avrà mai fine!”.
Suor Letizia ha invece fatto comprendere
a tutti, con trasporto e parole profonde,
che cosa significa donare tramite il sostegno
a distanza: “Per tanti di voi il contributo che
si versa annualmente sembra poco, ma in
realtà attraverso il Sad donate speranza,
e la speranza che offrite accende una luce
dentro una famiglia! Vi rendete conto?”
Fra Mauro ha poi concluso: “quello che
i nostri missionari ci hanno trasmesso oggi
è coraggio e voglia di andare avanti
nonostante le difficoltà. Ringraziamoli per
la loro testimonianza e per aver parlato a noi
con il cuore. Grazie!” ■
preparare i volontari
all’esperienza
missionaria. Pensavamo
che si sarebbero iscritte
una ventina di
persone… il primo anno
erano 80! Da allora
abbiamo dato vita a
questo progetto: da
gennaio a marzo, chi ha
il desiderio di partire,
segue degli incontri in
cui si spiega quali sono
le missioni, cosa si farà
e per quanto tempo.
Verso febbraio io mi
informo dai frati
missionari quanti
volontari possono
accogliere e da lì si
cominciano a formare i
gruppi. Solitamente si
parte nei mesi estivi.
Ogni anno il numero dei
volontari è sempre alto
e l’impegno che offrono
ai frati in missione è di
grande importanza. ■
Lorenzo Mucchetti, presidente
dell’Associazione Sorriso Onlus di
Brescia, ha risposto a una domanda
posta dal pubblico: “È possibile
adottare a distanza non
solo un bambino, ma
un’intera famiglia?”.
Associazione Sorriso Onlus
L’
nasce proprio da questa
domanda, che un gruppo di
famiglie della parrocchia dei frati cappuccini
di Brescia si è posta nel 1999.
Desideravamo portare un aiuto concreto
a delle famiglie in in stato di precarietà
nei paesi più poveri. Abbiamo quindi
pensato di utilizzare la formula del sostegno
a distanza, sempre con i frati cappuccini
come referenti, non per il singolo ma per
tutta una famiglia. E da lì è nata la nostra
associazione a favore di questo progetto. ■
SPECIALE CONVEGNO
Miracolo al Pantanal
Una bellissima storia
nella missione
del Brasile
Mi chiamo Alienny...
14
15
SPECIALE CONVEGNO
frei Daniele da Samarate
...sono nata in Brasile nel
1987, nell’estrema periferia
della città di Belém do Pará,
nella Favela del Pantanal, che
significa pantano, palude;
infatti la mia casa, di legno e
lamiera, è una palafitta sul
fiume Tucunduba.
Nel mio quartiere, l’unico
ospedale è l’ambulatorio dei
Missionari Cappuccini; l’unica
chiesa è la cappellina dei
Cappuccini; e l’unico asilo è
“A flor do Pantanal” - il fiore
del Pantanal - l’Asilo Fra
Daniele da Samarate, in
onore del santo Frate
italiano, che tanti anni fa è
venuto in Brasile ad aiutare
la mia gente. Ed assistendo i
lebbrosi, egli stesso è
diventato lebbroso, e nel
1914 è venuto proprio qui,
nel Tucunduba, dove prima
c’era il Lebbrosario di Stato.
Nel 1935 i lebbrosi sono stati
trasferiti, ed i miei nonni, che
erano molto poveri, hanno
occupato un piccolo terreno,
che era libero perché
frequentemente inondato dal
fiume Tucunduba, che dà il
nome al quartiere, e tra
fango e fogne a cielo aperto,
si formava il Pantanal, il
pantano.
Quando avevo 2 anni, la mia
mamma, Deuza, è rimasta
sola con 3 figli, il mio papà ci
ha abbandonati e siamo
rimasti senza niente; solo il
tetto di lamiera della nostra
palafitta ci riparava dalle
piogge torrenziali che si
abbattono ogni giorno su
Belém.
17
SPECIALE CONVEGNO
Nella disperata ricerca
di trovare qualcuno che
potesse ascoltarla e
comprenderla, la mia
mamma si è rivolta al
Missionario Cappuccino che
condivideva con noi la vita
nella favela ed in pochi
mesi, grazie ad un
Sostegno a Distanza
dall’Italia, l’asilo
Fra Daniele è diventato la
nostra seconda casa!
Io e i miei fratelli abbiamo
iniziato a giocare con gli
altri bimbi, crescendo sani
grazie ai nutrienti pasti ed
alle cure dei medici e degli
infermieri; anche la mia
mamma ha finalmente
trovato un luogo che
l’accogliesse, ed è stata
assunta come donna delle
pulizie dell’asilo.
La stabilità che la mia
famiglia aveva ritrovato,
ha permesso alla mia
mamma, che era ancora
molto giovane, di poter
lavorare di giorno e
studiare di notte!
Nel frattempo, il Sostegno
a Distanza mi ha
mantenuto negli studi
della scuola elementare e
media; e crescendo,
ho salutato la famiglia
italiana che tanto mi ha
aiutata, con un
ringraziamento speciale e
concreto, ho infatti
frequentato e terminato sia
la scuola superiore che
l’università!
18
Oggi sono
una pedagoga
dell’Asilo Fra Daniele
da Samarate!
E la mia mamma,
terminati gli studi serali,
non fa più le pulizie
dell’asilo, ma è diventata
istruttrice di una
classe e, assieme
a me e alle altre
insegnanti,
controlla
e istruisce
i nuovi
bambini che
vengono affidati
alle nostre
amorevoli cure
dalle famiglie
più bisognose
del Pantanal.
FRA PIERANTONIO ZANNI
La mia
vita nel segno
della Madonna
A sette anni fra Pierantonio sognava
già di diventare sacerdote. Poi
l’incontro con i frati lo ha fatto
innamorare della figura di San
Francesco e desiderare di partire come
missionario per il Brasile. Nella sua vita
è stato professore, ha imparato ad
utilizzare la radio per evangelizzare,
ma soprattutto ha amato la sua
missione, tanto da diventare un
cappuccino della Provincia brasiliana.
A cura di Elisabetta Viganò
Fra Pierantonio, quando ha sentito di
voler dedicare la sua vita a Dio?
Quest’anno cade il cinquantesimo della mia
ordinazione sacerdotale! Tutta la mia vita è
legata alla Madonna, a date che riconducono
sempre a lei: sono nato il 13 maggio del
1937, giorno della Madonna di Fatima, sono
entrato in convento ad Albino il 15 settembre
del 1947, giorno della Madonna Addolorata.
Alla festa dell’Assunta del 54, ho pronunciato
la professione semplice, mentre la
professione solenne il 15 maggio del 58.
La mia ordinazione sacerdotale è avvenuta il
27 maggio di cinquant’anni fa! Io sono nato a
Sovere. Quando nel 1945 ho fatto la prima
20
comunione, la nostra suora ci ha portato in
pellegrinaggio alla madonna della Torre e lì ci
ha chiesto “chi di voi vuole farsi sacerdote?” e
ho risposto subito “Io” alzando la mano. Lì è
nata la mia vocazione! A soli 7 anni. Io e mio
fratello, quando eravamo piccoli, andavamo a
servire come chierichetti la Santa Messa,
celebrata da padre Epifanio, un frate
cappuccino. Un giorno mi chiese che cosa
volevo fare da grande, io allora lo guardai
e gli dissi “voglio farmi frate come te!”.
Padre Epifanio è una figura molto importante
per me, anche perché fu colui che nel 1982
mi chiamò per dirmi che mio fratello Gianni
(padre Tranquillino) anche lui missionario, era
morto proprio in missione in Brasile. Quando io
decisi di entrare in convento mio padre non fu
subito d’accordo proprio perché c’era già mio
fratello più grande. Mi ha aiutato molto il mio
gemello che lo convinse ad accettare la mia
scelta.
E quando ha sentito la vocazione
missionaria?
Ho fatto domanda di partire subito dopo la mia
ordinazione sacerdotale. Ma nel 1961 partiva
Fra Pierantonio Zanni: 50 anni
di ordinazione sacerdotale
anche mio fratello Gianni come missionario
in Brasile, e mia mamma era spaventata
all’idea che partissi anch’io, perché ai tempi
si poteva tornare a casa, dal luogo di
missione, solo ogni 10 anni. Mi venne detto
anche dai superiori che mandare due fratelli
in missione era… contro natura. Fui mandato
allora ad Albino come professore e successore
di fra Apollonio Troesi. Intanto io nutrivo una
passione nata da un articolo che lessi
sull’Osservatore Romano. Nella notizia si
raccontava di questo monsignore che aveva
iniziato a evangelizzare con la radio i paesini
di montagna. Da lì ho tratto l’idea…
ho imparato a trasmettere con la radio.
Io sognavo di andare missionario in Brasile
già a 15 anni, e sapevo che lì sarebbe stato
utilissimo poter evangelizzare in questo
modo. Nel frattempo mandavo in Brasile
le bobine registrate.
Dopo tanti anni finalmente è partito
in missione…
Dopo essere stato professore di filosofia a
Varese, psicologo e assistente di vari seminari,
nell’85 ho fatto per la terza volta la domanda
di poter partire. Finalmente, mi è stato dato il
permesso. A febbraio sono partito; ero
destinato ad andare a Belém, come professore
di teologia, ma invece sono stato mandato ad
occupare il posto di un frate uscito dall’ordine,
ad Anil, un quartiere di São Luís. Lì mi occupavo
dell’opera delle vocazioni ed ero professore.
Si è anche realizzato il mio sogno di installare
una radio, dato che c’era l’idea di crearne una
della diocesi. Nel 98, dopo essere stato
economo del Cetema, mi sono offerto per
andare in un convento appena costruito in una
periferia malfamata di São Luís, a Coroadinho.
Con me c’erano fra Aquilino e fra Paolo, un
padre brasiliano. Nel 1999 si è costituita la
nuova Provincia brasiliana e io mi sono
incardinato là. Nel 2006 sono stato trasferito a
Capanema come vicario conventuale e per la
visita agli ammalati. Nel 2009, è stata scelta
per me la località di Marabà, dove sono stato
prima professore di italiano e catechista e
attualmente sono vicario conventuale.
Ho talmente amato e sospirato il Brasile che
mi sono incardinato nella provincia, ossia non
sono più della provincia cappuccina della
Lombardia ma di quella brasiliana! La mia vita
ora è lì. ■
Istantanee dai “cinquant’anni”
di frei Pierantonio, in alcune immagini
con il fratello fra Tranquillino.
21
FRA GIUSEPPE LECCHI
23 anni in
Costa
d’Avorio
Son partito
quasi per caso
Come è stato vivere in Costa d’Avorio
durante i periodi di guerra?
Una lunga esperienza missionaria è quella di fra Giuseppe Lecchi
che ha passato buona parte della sua vita in Costa d’Avorio.
Da infermiere a educatore nel Foyer di Alepè, una casa per giovani
studenti, egli conosce tutti gli aspetti del Paese ed ha vissuto
il dramma della guerra civile sulla sua pelle.
Fra Giuseppe, come è nata la sua
vocazione? Quando ha deciso di
farsi frate?
Sono nato a Capriate in provincia di
Bergamo nel 1948. Da piccolo andavo a
trovare una mia zia che lavorava in una villa
di Carate Brianza. Quando i frati facevano la
questua loro ospitavano questo frate
cappuccino che poi ho incontrato una volta
in convento. È conoscendo lui che ho
apprezzato la realtà dei frati. I miei parenti
non erano molto propensi alla mia scelta.
Sono prima andato dal mio parroco e lui mi
ha messo in contatto con i frati cappuccini.
Nel 1968 sono entrato in convento, mentre
a 24 anni ho concluso il noviziato a Lovere.
Nel 1975 invece ho fatto la professione
solenne. Poi sono stato mandato per 2 anni
in infermeria a Bergamo. L’anno prossimo
compirò quindi 40 anni di vita religiosa.
Dopo essere tornato sono stato per circa
cinque mesi in Francia. Nell’88, dopo che
padre Fidenzio mi ha consegnato il
crocifisso, sono partito in missione,
definitivamente, per la Costa d’Avorio.
Sono prima stato mandato a Memnì, dove
ho collaborato con fra Romano per un anno
e mezzo circa. Intanto si stava costruendo
un ospedale a Tiobly. Una volta pronto, nel
1990, sono stato inviato lì come infermiere
e responsabile dell’ospedale. L’anno
successivo l’ospedale è stato però chiuso,
e così mi sono trasferito ad Alepè come
responsabile del Foyer. In questa casa di
accoglienza per giovani ero padre,
confessore, infermiere ma anche amico
e genitore! Lì sono stato per nove anni!
Nel 2009 sono stato trasferito ad Abidjan
dove sono tuttora responsabile di un centro
di spiritualità. Qui accogliamo gruppi e
associazione carismatici che vogliono fare
ritiro. Abbiamo 22 stanze con 3 letti.
La guerra del 2002 non l’abbiamo sentita
molto perché eravamo ad Alepè: gli scontri
veri, infatti, si sono combattuti nell’ovest.
In quegli anni la Costa d’Avorio era divisa
in due zone: l’ovest dove vi era la sofferenza,
e il sud dove invece eravamo noi dove la
situazione era più tranquilla. La guerra di
quest’anno si è invece vissuta proprio ad
Abidjan, nella capitale. Hanno distrutto
un’intera città. Noi abbiamo nascosto le
nostre cose anche se per fortuna siamo in
una zona abbastanza periferica. Appena sono
scoppiati i combattimenti tutta la gente ha
cercato di fuggire, di rifugiarsi nelle chiese.
Noi abbiamo sentito tutti i bombardamenti,
la terra che tremava quando scendevano i
missili. Vivevamo sempre con la paura, e
abbiamo mandato via i frati stranieri, ma noi
siamo rimasti lì, altrimenti la casa sarebbe
stata occupata e derubata. Da noi la
situazione è peggiorata dopo. Il problema era
dato dal fatto che c’erano sì i militari veri, ma
si sono creati poi dei gruppi armati che
tenevano sotto controllo diverse zone della
città. La città era dunque divisa. Non avevano
vere divise, ma erano tutti armati. Nella
nostra zona c’era in giro gente che uccideva.
C’era una gran confusione.
Quali sono stati i suoi primi
incarichi?
Dopo essere stato a Sovere, poi a Milano in
viale Piave, nel 1987 mi ha chiamato padre
Ismaele Bertani per dirmi: “So che a te piace
viaggiare, servirebbe qualcuno che possa
andare per tre mesi in Costa D’Avorio”.
Così sono partito per Zouan Hounien.
22
23
FRA GIUSEPPE LECCHI
La Chiesa è stata anche presa di mira
quando alcuni Vescovi hanno preso
posizione in merito alla situazione politica.
Molti preti sono dovuto fuggire,
nascondersi. È stato un mese e mezzo in cui
facevamo fatica a trovare da mangiare e
medicinali. Avevamo sempre paura! Non si
capiva dove avrebbero sparato! Ma
eravamo già pronti a una visita dei ladri, e
quindi avevamo preparato dei soldi così ci
avrebbero lasciato stare. Infatti sono venuti
anche da noi. È successo il giorno delle
palme di quest’anno. Intorno alle 20.30
abbiamo cominciato a sentire musica ad
alto volume proveniente dalla strada,
seguita da delle urla. Io ero in camera e da
lì vedevo che qualcuno cercava di salire dal
muro. Poi sento fra Giorgio discutere con
uno di loro, mentre questo minacciava, con
un kalashnikov in mano, di ucciderlo. Allora
io sono uscito e mi sono ritrovato con un
giovane che mi puntava il mitra alle spalle.
Continuava a dirmi di portarlo nella mia
stanza e di aprigli la cassaforte, che io però
non avevo. Allora siamo andati in stanza.
Avevo lì dei soldi che gli ho dato. Intanto
diceva di dargliene altri mentre mi
minacciava di spararmi. E io cercavo quello
che avevo per darglielo, cercando di essere
disponibile. Con me è stato tranquillo.
Poi quando se n’è andato tutti cercavano di
bussare alla mia porta. Saranno stati 6 o 7.
Non ci hanno ferito, erano violenti nei modi
di fare ma non con noi. Poi sono scappati
di fretta. Subito dopo sono arrivati i militari.
Abbiamo sporto denuncia… era giusto farla,
anche se sapevamo di non recuperare
niente! La paura vera è nata dopo però…
temevamo che potessero tornare dato che
non erano riusciti a portare via tutto. Così
abbiamo cominciato a vivere nella paura,
più forte che dopo la guerra. Per quanto
riguarda il futuro… non si può sapere e
prevedere nulla. ■
Una residenza per gli studenti in Costa d’Avorio
Il Foyer di Alépé: centro del villaggio di Alépé.
25 anni di attività; Pochi anni dopo, su proposta
dell’arcivescovo
ce ne parla
d’Abidjan, si pensò
l’attuale
bene di creare
responsabile
un’istituzione
fra Gianluca
analoga per le
ragazze e così i frati
Lazzaroni
ei primi anni ‘80
N
i frati cappuccini
presenti nella regione di Alépé
(a 50 km dalla capitale,
Abidjan) per rispondere ad un
urgente bisogno di alloggio
per gli studenti della scuola
superiore creano il Foyer “San
Francesco d’Assisi”. La prima
ubicazione della struttura è al
24
lasciarono posto alle
suore Dorotee di
Vicenza, che ancora
oggi continuano
questa preziosa opera sociale
ed educativa. Il Foyer dei
ragazzi ha trovato una nuova
ubicazione nel 1986 oltre il
fiume Comoé, fino a qualche
mese fa in piena campagna,
ma che ben presto sembra sarà
attorniato dai nuovi quartieri
di Alépé. Ecco perché nel
mese di settembre 2011 si
sono celebrati i 25 anni del
Foyer, o meglio del
“trasloco” nella sede attuale.
È stata anzitutto l’occasione
per ritrovare almeno una
parte dei tanti “ragazzi” che
in tutti questi anni sono stati
ospitati, ma anche per fare
un bilancio di questa lunga
“avventura” e lanciarci con
rinnovato entusiasmo verso
le “sfide” a venire. Senza
dimenticare tutti coloro che
si sono succeduti nella
responsabilità di gestire il
Foyer, a cominciare dai
“pionieri” fra Oliviero, fra
Pino, passando per fra
Ernesto, fra Gianluigi, fra
Patrizio fino a fra Renato e fra
Giuseppe che qui è rimasto
fino a settembre 2009.
La struttura che ha una
capacità di 111 posti ed è
dotata di sale studio e di una
biblioteca è in grado di offrire
ai giovani studenti un luogo
adatto per studiare e crescere
insieme, creando un clima di
famiglia. L’attuale
responsabile è fra Gianluca
Lazzaroni: “Si tratta in realtà
di un sovraffollamento: 111
ragazzi, un numero mai
raggiunto in passato.
Obbedendo alla sua originaria
vocazione ‘sociale’ è la
risposta che il Foyer, nei limiti
massimi di capienza, sta
tentando di dare ad una vera e
propria ‘emergenza alloggio’
già cronica ad Alépé, ma ancor
più grave ed evidente
quest’anno. Fra i miei sogni
c’è il desiderio di proporre una
offerta formativa integrativa
che possa colmare almeno
in parte le molte lacune del
sistema scolastico ivoriano
oltre naturalmente a pensare
agli interventi di
manutenzione straordinaria ai
quali la struttura dovrebbe
essere sottoposta”. ■
25
RICORDO FRA BENIAMINO
Si è spento fra Beniamino Zanardini: aveva 72 anni
Il suo grande amore
era per Gesù
Dal 1986 in Brasile ha svolto
numerosi incarichi nel suo mandato
missionario seguendo il suo
cammino d’amore e di obbedienza
nei confronti di Gesù
e di San Francesco.
A cura di Alberto Cipelli
E
ra stato ordinato sacerdote il 26
marzo1966, nella Basilica di S.Ambrogio
in Milano ma la sua vocazione aveva
origini ancora più lontane: da oltre 50
anni infatti nella chiesetta di Lovere, aveva
pronunciato il suo “sì” al Signore con la scelta
di vivere la sua vita secondo San Francesco
come frate cappuccino. Ha trascorso i primi
20 anni in Italia compiendo gli studi a Roma
e poi numerosi impegni nelle case di
formazione, nelle diverse responsabilità nelle
fraternità, sempre aperto all’aiuto alla Chiesa
locale, con il lavoro pastorale-sacerdotale.
L’idea di essere missionario era stata per lui
26
una vocazione molto lontana che si era
radicata negli anni della formazione e in
seguito, con la presenza di due confratelli in
terra di missione, con i quali manteneva
costanti contatti.
Proprio in Brasile ha lavorato nella formazione
dal 1986 al 1998, poi è stato parroco della
Cattedrale di Grajaú, con Mons. Franco Cuter,
Vescovo della Diocesi, suo compagno di
ordinazione sacerdotale. Oltre alle attività
pastorali-sacerdotali ha operato nel settore
socio-caritativo nella periferia della città.
Con il “Progetto Sorriso” di Brescia ha lavorato
per dare una casa a chi non l’aveva o la
possedeva di fango ed è stato ad Imperatriz
svolgendo impegni pastorali ed
accompagnando casi particolari di estrema
povertà dentro e fuori parrocchia; ha svolto
attività con gli ammalati e gli anziani.
Sempre ha curato, con particolare dedizione,
il sacramento della Riconciliazione;
in particolare è stato per diversi anni in
São Luìs come confessore del Santuario
della Madonna del Carmine.
Nell’Omelia al suo funerale, il Ministro
Provinciale fra Raffaele Della Torre ricorda la
figura di fra Beniamino ringraziando Dio per
avercelo donato: “Il motivo profondo di
gratitudine al Signore lo traggo da un
biglietto che il 20-12-79 fra Beniamino
scrive all’allora Ministro provinciale:
«Molto rev.do p. Provinciale, dopo aver
pensato davanti al Signore, mi sembra di
poter presentare la mia disponibilità per la
missione della Thailandia. La prego perciò
di disporre di me secondo come le ispirerà
il Signore. Credo fermamente che il Signore
aiuta sempre chi rischia per la sua Gloria,
anche se possono sussistere incertezze
nate dalla considerazione della nostra
27
RICORDO FRA BENIAMINO
fragilità e pochezza. Con l’augurio di Buon
Natale. fr. Beniamino Zanardini».
Un frate che vuole dare gloria a Dio, che è
pronto a rischiare per questa gloria, ed è
consapevole che questo desiderio porta con
sé fragilità e pochezza, ma non si tira
indietro. Beniamino ancora oggi dice a tutti
noi, così come lo ha fatto con tante
Fra Beniamino
Zanardini
I segni più profondi della presenza di Dio in
mezzo agli uomini sono i comportamenti
degli uomini che hanno la loro origine da
Dio. E Beniamino è stato segno di questa
presenza soprattutto con tanti ragazzi e
giovani che sono passati nelle nostra case
di formazione, ad Albino, Varese, Lovere, in
Brasile dove ha trascorso gli ultimi 25 anni
della sua vita. È stato segno della presenza
amorosa del Signore con i poveri e in questi
ultimi anni a Imperatriz è stato segno di
consolazione per gli ammalati negli
ospedali soprattutto per i più poveri e i più
soli. Come abbiamo letto poco fa nel
biglietto inviato al ministro provinciale fra
Beniamino chiede di andare in missione per
Ha camminato sempre nel Vangelo
25 anni di missione in
Brasile sono stati quelli
che più han segnato
l’intensa vita di fra
Beniamino che è morto
il 19 settembre dopo
una breve malattia
nell’ospedale di
Bergamo. A ricordarlo il
confratello Apollonio che
con lui ha condiviso
l’intensità della
missione brasiliana.
di Frei Apollonio Troesi
28
persone, di non guardare al proprio limite
ma di fidarsi del Signore, perché Lui
sostiene sempre il desiderio di dargli gloria.
Beniamino ha dato gloria Dio, e dare Gloria
a Dio vuol dire essere segno della Sua
presenza. Beniamino è stato segno della
sua presenza vivendo la sua consacrazione,
il suo presbiterato.
“Gesù, visto Natanaele che
gli veniva incontro, disse di lui:
– Ecco davvero un Israelita in
cui non c’è falsità...”
(Vangelo di Giovanni 1,47ss.)
“Vedrai cose maggiori di
queste...” è sempre Gesù che
sta parlando con Natanaele
stupito di essere conosciuto
prima ancora che Filippo lo
chiamasse”... cose maggiori...
vedrai il cielo aperto e gli
angeli di Dio salire e
scendere!”.
Per la verità quel “vedrai” nel
testo di Giovanni è “vedrete”!
È una visione aperta a tutti,
specialmente a quelli che
accettano l’invito di Gesù:
“Seguimi” e vanno e vedono e
si innamorano di “Colui del
quale hanno scritto Mosé e i
Profeti” (Giovanni 1,43-51).
Ora solo Gesù sa quanto bene
si addicono queste Sue Parole
al Suo e nostro carissimo Frei
BENIAMINO ZANARDINI da poco
chiamato a vedere e a
possedere quel “cielo aperto”
con quelle visioni di Angeli in
continuo movimento!
È “azzeccato” davvero il Titolo
che ho scelto per ricordare nel
migliore dei modi il Confratello
e approvo pure di tutto cuore,
pensando al nostro Frei, quanto
ho letto in una rivista cattolica
a proposito di un sacerdote
esemplare “Da qualche tempo
Don... non lo incontro più
– scrive quel suo devoto –
non c’è più, è finalmente a
riposo in una di quelle stanze
confortevoli in Paradiso...
Ricordo l’uomo con lo sguardo
in alto, con le croci degli altri
ben cucite addosso, tanto da
farle proprie...”.
Cristianissimo ritratto di
quel sacerdote! Bellissima,
cristianissima, verissima
fotografia di Frei Benianimo
anche lui adesso a riposo in
una di quelle stanze
confortevoli! Quanto ha
lavorato, pregato, camminato,
sofferto facendo propri il
dolore e la sofferenza degli
altri e intendo parlare solo dei
suoi 25 anni brasiliani:
stupende nozze d’argento con
questi nostri poveri e
sofferenti.
Oh, carissimo “Benja”,
come eri affettuosamente
chiamato dai tuoi, va un po’
in giro Lassù, incontrerai tanti
Missionari nostri che ti hanno
preceduto, incontrerai i Tre
Servi di Dio Tre: DanieleGiampiero-Alberto; Stelle di
primissima luce nel cielo della
nostra presenza in Brasile!
Nei tuoi 25 anni brasiliani hai
lavorato in vari conventi e
parrocchie e ospedali. Eri e
sei caro a moltissimi! Parecchi
hanno pianto alla notizia
della tua morte!
Personalmente sento che
devo ringraziarti per quello
che sei riuscito a fare nei tuoi
sei anni di Macapá
all’estremo Nord del Brasile,
mia attuale residenza.
Qui hai incominciato a essere
alla grande Servo del Signore,
Ministro devoto con quel tuo
tipico sguardo in alto di cui
ho parlato sopra e proprio per
questo sei diventato ancora
più Fratello amoroso, solerte,
attento ai sempre più
numerosi Poveri che in quegli
anni iniziavano a prendere di
preferenza la strada del
convento. Qui con te e
sostenuto da te c’era pure un
altro grande frate
magnanimo, tuttofare che
nutriva i tuoi stessi Ideali!
È di questi tuoi anni di
Macapá (1990-1996) la
costruzione di un piccolo
ambulatorio annesso al
convento per venire incontro
ai più poveri della città e
dintorni. Un ambulatorio
dedicato a Frei Daniele da
Samarate e proprio la scelta
di questo Titolare mi spinge a
definire questa tua opera
sociale ispirata perché anche
le pietre parlano, anzi gridano
(cf Luca 19,40) e il terreno non
tace! Qui, infatti, dove sorgono
convento e ambulatorio è
ancora viva ed efficace la
presenza del grande Marcello
Candia; era e è suo questo
territorio: qui ha vissuto,
operato, progettato e tutti
sanno quanta ammirazione
nutriva per Daniele da
Samarate.
L’ambulatorio esiste tuttora, è
diventato un signor
Poliambulatorio di quasi 1300
mq. e proprio nei giorni della
tua ammirabile agonia e della
tua santa morte, noi stavamo
offrendo alla popolazione uno
speciale “Mutirão”, un’attività
straordinaria dei medici
volontari – sono più di 60! –
per tutti i poveri registrati e
non registrati... Tutti, proprio
tutti in preparazione alla
festa di S.Francesco,
l’amico universale dei
poveri, particolarmente!
E così ricordandoti, mai
dimenticandoti, noi
frati, vecchi e
giovani
con il
popolo della Cohab di Anil
– di Macapá – di Açailandia
– di Imperatriz – del Carmo
di S.Luis: luoghi che hai
“riempito” con la tua bontà
e santità evidenti, noi tutti ti
auguriamo BUON PARADISO
in una di quelle stanze
confortevoli della Casa-di-Dio!
Da quelle Altezze mandaci
spesso la tua benedizione
e il tuo aiuto! ■
RICORDO FRA BENIAMINO
dare Gloria a Dio; ha dovuto attendere un
po’ di anni prima che i superiori gli
dicessero sì. Parte per il Brasile nel 1986
all’età di 47 anni, con uno spirito giovane,
contento di realizzare un desiderio che lo ha
sempre interpellato e provocato il suo cuore
di religioso e di sacerdote.
Fra Beniamino è stato un uomo mite,
capace di ascolto, di accompagnare le varie
situazioni esistenziali di chi si rivolgeva a
lui, un uomo paziente di chi sa che la storia,
il tempo, il compimento delle cose
appartiene al Signore, un uomo contento e
convinto della propria vocazione.
Sono certo che il Vangelo delle ‘beatitudini’
ha accompagnato i pensieri e le azioni di
fra Beniamino. Il ritratto del cristiano è in
quelle otto frasi: ‘Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli. Beati
gli afflitti, perché saranno consolati. Beati
i miti, perché erediteranno la terra…’
(Mt 5, 3-5). Lì c’è il ritratto del cristiano, e lì
c’è in fondo la manifestazione di Dio dentro
l’uomo. Quando ci sono queste cose, allora
significa che Dio si riflette, vediamo come
in uno specchio l’immagine stessa del
Signore sul volto degli altri, dei cristiani
fedeli. Ritroviamo nel cristiano – che è
‘povero in spirito’, cioè umile, non
arrogante, non presuntuoso – l’immagine
dell’umiltà di Dio, perché Dio è umile, anzi
innanzitutto Dio è umile. Dio è così umile
che dalla sua altezza si china sopra l’uomo
bisognoso; Dio non ha paura di abbassarsi,
in Gesù Cristo si è fatto uno di noi.
Beniamino ci ha testimoniato questa
povertà in Spirito.
Quando sono andato a trovarlo all’ospedale,
nei giorni successivi all’intervento chirurgico
che rivelò la gravità della sua malattia, mi
disse: ‘Raffaele, la valigia per l’ultimo
viaggio è quasi pronta, non so ancora
quando dovrò chiuderla definitivamente,
ma prima di farlo aiutami a mettere ancora
qualcosa di bello per il Signore’.
30
PROFESSIONE PERPETUA
E Beniamino, prima di partire, nella valigia
ha messo l’offerta della sua sofferenza.
La prima volta che sono andato a trovarlo
nella nostra infermeria mi ha chiesto
espressamente di consegnargli le mie
intenzioni per cui pregare, gliele ho dette,
le ha accolte con un sorriso con la promessa
che le avrebbe presentate quotidianamente
al Signore”. ■
Due nuovi
fratelli per la
Costa d’Avorio
Il 25 settembre fra Vivien e fra Louis hanno vissuto
la professione perpetua a testimonianza che il carisma francescano
porta ancora grandi frutti e nuove forze.
31
PROFESSIONE PERPETUA
di fra Giansandro Cornolti
È
la seconda volta che mi
accosto al continente africano,
la prima nella nostra Custodia
della Costa d’Avorio. Due
settimane intense, dal 23
settembre al 6 ottobre, iniziate ad Abidjan con
la festa e il raduno per S.Pio da Pietrelcina nel
Santuario Mariano e con la professione
perpetua – 25 settembre – dei nostri due
confratelli fra Louis e fra Vivien nella chiesa
parrocchiale di S. Ambrogio a Angrè.
In modo diverso due feste che mi hanno fatto
gustare la freschezza di una fede cristiana che
sta crescendo, costellata di tanti canti e balli,
espressione di una realtà che non perde
speranza nonostante la guerra civile da poco
terminata.
Mi ha impressionato la partecipazione della
gente, tanta, attenta e paziente, non certo
preoccupata di vedere la fine delle
celebrazioni, ma interessata e semplicemente
coinvolta dal bello della festa.
Le due giornate così piene mi hanno
introdotto nel clima del Capitolo della
Custodia, momento di verifica e di
rinnovamento della vita della Missione,
che abbiamo celebrato dal 27 al 29 settembre
con la nomina dei nuovi superiori.
32
La visita è proseguita con il lungo
viaggio di 12 ore verso la
parrocchia di Zouan-Hounien;
è stato un immergersi realmente
nella vita missionaria, attraverso
strade, villaggi e paesaggi che
dicono la grandezza di questo
paese, le tante opportunità e
possibilità di crescita, e l’evidente povertà
in cui giace. Nella nostra parrocchia
l’accoglienza è stata calorosa e significativa,
si capisce l’importanza del lavoro e del
servizio che i nostri missionari compiono con
passione e senza risparmiarsi.
Dopo tre giorni il nostro ritorno al sud è
coinciso con la Solennità di S.Francesco
celebrata nella parrocchia di Alepè.
Un momento di fraternità significativo:
l’omelia del ministro Provinciale è stato un
forte richiamo a rinnovare e diffondere il
nostro carisma francescano-cappuccino anche
in questi luoghi dove tutto è novità e non è
così scontato.
L’impressione è che il Santo d’Assisi ad ogni
latitudine ha il suo fascino, e il ritmo delle
danze africane rendono ragione del sentirlo il
“giullare” di Dio.
Ringrazio il Signore per questa esperienza,
dell’accoglienza fraterna e della gioia di aver
visto accrescere la nostra Provincia di due
nuovi fratelli. ■
neoprofessi
raccontano
la loro vocazione
I due
Sono fra Vivien Hughes
Zahui e voglio condividere
con voi la storia della mia
vocazione. Durante la
scuola superiore il
desiderio di consacrarmi al
Signore ha continuato a
crescere in me. Dopo alcuni momenti di
esitazione e di lotta, ho capito che non
potevo sfuggire il piano di Dio per la mia
vita. Così, dopo la scuola di specializzazione,
ho deciso di lasciare che la volontà di Dio
si realizzasse nella mia vita.
Ho incontrato i frati Cappuccini nel 2001.
Quell’anno facevo parte del Rinnovamento
Carismatico, e ho partecipato a un ritiro
organizzato dal movimento a Alepè, città
in cui i frati sono presenti.
Il sacerdote che ha presieduto la Messa
era un frate cappuccino. Alla fine del ritiro,
mi sono avvicinato a lui e gli ho chiesto
come poter entrare nell’Ordine. Mi ha
orientato a un frate responsabile degli
aspiranti. È così che una volta arrivato ad
Abidjan ho potuto entrare in contatto con
fra Pino. Quest’ultimo mi ha accolto e così ho
potuto iniziare il mio cammino vocazionale.
Per il primo anno di postulato, ho dovuto
lasciare il mio Paese quando scoppiò la
guerra nel 2002 per andare in Benin.
E le differenti tappe della formazione iniziale
mi hanno poi portato in Camerun per il
noviziato e post noviziato e infine sono
potuto tornare in Costa d’Avorio, dove ho
finito il mio ciclo di studi di teologia.
Ringrazio Dio per il dono della vocazione e
a Lui affido il resto della mia vita religiosa
nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini.
33
PROFESSIONE PERPETUA
Sono fra Louis S.
Darrassouba. Sono molto
felice in questi giorni per la
mia definitiva consacrazione
nell’Ordine dei Frati Minori
Cappuccini; un atto gratuito
di Dio nei miei riguardi: "Tu
sei con me, Signore, tu mi hai scelto, tu mi ha
chiesto di rimanere nel tuo amore!". (Giovanni
Paolo II). Credo che la mia vocazione sia un
atto di amore di Dio per me. Sono stato
chiamato all’esistenza per amore e un amore
gratuito (agape) nel vero senso della parola.
E la mia missione è quella di vivere
rispondendo come posso all’amore del
Signore annunciando questo Amore ricevuto
gratuitamente da Colui che non è altro che
Amore.
Vengo da una famiglia molto cristiana,
modesta, io sono il secondo religioso della
mia famiglia. Il mio fratello maggiore è Padre
Jean-Marie monaco benedettino da 24 anni,
sacerdote da undici. Il mio fratellino Daniele
che è l’ultimo della famiglia è al secondo
anno di teologia presso il seminario di
Abidjan. Benedico il Signore per la mia
consacrazione e lo prego di venire attraverso
il suo Spirito di vita per far fiorire i doni posti
in ciascuno di noi. Per quanto riguarda la mia
vocazione ho voluto da sempre essere un
religioso e non un sacerdote diocesano
perché fin da piccolo ero in contatto con la
vita religiosa e i suoi valori che si vivevano
anche nella nostra famiglia come quello di
condividere il pasto, di avere rapporti
fraterni… In un primo momento ho voluto
sperimentare la mia vocazione al monastero
benedettino. Ma quando è arrivato il
momento di fare il primo passo nella vita
consacrata mia madre mi invitò a riflettere
bene su questa scelta. Riteneva infatti che
due figli nello stesso luogo non fossero
l’ideale anche per paura che io rimanessi
troppo dipendente dal mio fratello maggiore
(il fratello più grande infatti nella nostra
34
cultura protegge il più piccolo e gli impedisce
di crescere come persona autonoma). Secondo
lei ognuno deve fare e costruire una propria
storia di formazione vocazionale accettandola
liberamente e responsabilmente.
Con l’aiuto del gruppo vocazionale del settore
di Abobo, ho potuto conoscere i frati minori
cappuccini grazie ad un amico che è
originario della regione di Alepè.
Il mio primo incontro con fra Pino, che era
l’incaricato degli aspiranti all’epoca, fu un
nuovo inizio per la mia storia d’amore con
Dio. La gioia e la semplicità della vita dei frati
mi ha permesso di entrare in contatto con
San Francesco d’Assisi. Inoltre mi ha
permesso di avere una visione più ampia
della mia vocazione, e soprattutto della mia
missione di consacrato. ■
Una Chiesa in fermento ricca di nuove vocazioni
Hanno scelto
come motto
“Con ogni umiltà,
mansuetudine e
pazienza,
aiutandovi a
vicenda con
amore” (Ef 4, 2) i
16 giovani africani
che nel settembre
scorso sono entrati
in noviziato.
7 settembre 2011,
Il
qui nel nostro
convento di Sop in
Camerun, hanno
iniziato il noviziato 16
giovani: 2 provenienti
dalla Costa d’Avorio, 5
dal Benin e 9 dal
Camerun. L’inizio del
loro noviziato è stato
sottolineato dal rito
della vestizione:
durante la celebrazione
dei vespri, sono stati
invitati ad esprimere
pubblicamente il loro
desiderio di condividere
la nostra vita al seguito
del Vangelo, secondo
l’ideale francescanocappuccino. Hanno
ricevuto l’abito da
novizi, e solo al termine
del loro cammino, dopo
un anno, riceveranno il
saio cappuccino nel
giorno della loro
Professione.
Fra Alphonsius Teh
(Camerun) confessa:
“Questo momento di
distacco dalla mia
famiglia, i miei amici
con cui ho condiviso
questi anni della mia
giovinezza per
abbracciare la fraternità
Cappuccina e il suo stile
di vita rappresenta una
sfida per me. Sono
chiamato a discernere e
mettere tutto me stesso
nella volontà di Dio
sulla mia vita”.
Fra Yuwong Henry
Kinyuy (Camerun)
sottolinea quanto sia
difficile esprimere a
parole quanto sente in
questo momento:
“Voglio ringraziare il
Signore per quello che
mi ha fatto diventare
chiamandomi a questa
vocazione”; tali forti
sentimenti sono
condivisi anche da
fra Jean-Baptiste
Zoure (Costa d’Avorio):
“Posso dire che non è
facile esprimere i nostri
sentimenti iniziando
questo cammino al
noviziato, si può solo
“cercare” di esprimerli,
ma le parole non
riescono a dire quello
che si vorrebbe dire. Mi
trovo all’inizio di un
passo importante nella
mia vita: la gioia
interiore che riempie il
mio cuore mi fa cercare
la mia pace nella
vicinanza con il Signore,
so che Gli appartengo”.
Fra Rodrice Epoh
Elombat (Camerun)
pone l’accento sul fatto
che la vocazione sia un
cammino continuo:
“Ora mi trovo in
compagnia di altri
giovani e ognuno di noi
ha portato un po’ di
Africa diversa in questa
casa di noviziato
dedicata a Santa Maria
degli angeli. Chiedo al
Signore la grazia di
rispondere, giorno per
giorno, alle varie
circostanze che si
succederanno lungo
l’anno. Questo pensiero
di San Paolo mi è molto
caro in questo
momento particolare:
“Del resto noi
sappiamo che tutto
concorre al bene di
coloro che amano Dio,
che sono stati chiamati
secondo il suo
disegno”. Nella
preghiera sono
chiamato ad
interiorizzare sempre di
più il vangelo e la vita
cappuccina, in
particolare la vita in
fraternità, semplicità e
lo sguardo d’amore
verso tutti”.
Chiediamo a fra Pierre
Amougou Mvogo
(Camerun) perché
abbia scelto di vivere
questo cammino:
“Fondamentalmente è
la chiamata a “vivere il
Vangelo, in obbedienza,
senza nulla di proprio, e
in castità”. Perché
seguire il Vangelo? Che
cosa ha da offrirmi per
il mio ben-essere?
Credo che sia la Parola
di Dio che,
diversamente dalle
molte parole umane,
ha la capacità di
cambiarmi, di
trasformarmi, perché è
una parola vivente.
Cristo ci dice: “Io sono
la Via, la Verità e la
Vita”. Devo rendermi
terreno disponibile in
cui la mia vocazione
possa svilupparsi e
crescere”.
Conclude Kohyen
Cedric Verbe
(Camerun): “Quando un
cacciatore si prepara
per andare a caccia,
prepara tutto quanto gli
può servire, ma non sa
quanto la preda lo farà
aspettare; lui parte
sapendo che non
tornerà finché non avrà
preso la sua preda.
Anche noi avendo
messo mano all’aratro
non ci tiriamo indietro,
ma vogliamo
continuare a seguire
Cristo e Francesco.
Siamo pronti, ciascuno
di noi, a mettere a
disposizione degli altri i
nostri doni e ciò che
siamo; insieme
condivideremo questo
anno di noviziato e la
risposta alla nostra
chiamata alla vita del
Vangelo nella fraternità
cappuccina”. ■
FRA LUIGI SPELGATTI
I contrasti di
realtà così diverse
Fra Luigi Spelgatti
missionario in Brasile
Fra Luigi offre una visione globale
delle missioni dei frati cappuccini
presenti in Brasile. Avendo egli
stesso vissuto per anni in molte di
queste, riesce a raccontare gli
aspetti che differenziano le une
dalle altre, e soprattutto l’impegno
che i frati dedicano ad ognuna.
a cura di Elisabetta Viganò
Fra Luigi… quando ha sentito di
voler consacrare la sua vita a Dio?
Io sono bergamasco, sono nato sul lago di
Iseo. La mia vocazione è legata all’infanzia.
Ero chierichetto nella parrocchia, e in quel
periodo ci furono le missioni popolari
predicate dai frati cappuccini. Un giorno,
dopo la celebrazione della Santa Messa,
il missionario che predicava mi guardò e mi
disse “vuoi essere missionario?”. Io già
avevo dato la parola ad un salesiano ma
cominciai a sentire che quella era la mia
36
vocazione. Avevo dieci anni e facevo la
quarta elementare. In quel tempo stavano
aprendo il pre-seminario ad Albino. In tutto
il periodo della preparazione io ho sempre
visto segnali che mi confermavano che
quella era la mia strada. Dopo la mia
ordinazione sacerdotale, avvenuta nel 1977,
sono stato 7 anni nella parrocchia di Como
come vicario. Nel frattempo mantenevo una
corrispondenza epistolare con fra Leonardo
Trotta e fra Luigi Rota in cui loro mi
invitavano esplicitamente ad andare in
missione. Nelle lettere raccontavano le
difficoltà della missione in Brasile, e
rendevano presente l’urgenza di sacerdoti.
Questa corrispondenza ha suscitato in me
il desiderio di partire; nell’82 quindi ho fatto
la richiesta scritta ai superiori, accettata
abbastanza in fretta. Per problemi di visto
consolare sono potuto partire solo nell’84,
e lì è iniziata la mia peregrinazione nel
Maranhão. Da allora sono 27 anni che sono
in Brasile. Il mio primo incarico è stato ad
Anil, dove allora c’era una casa di
formazione per aspiranti cappuccini e una
parrocchia molto estesa e in espansione.
Essendo così grande percepivi la
disuguaglianza… potevi vedere sia le
palafitte, che le invasioni e le spiagge con
case fatiscenti. Ero vicario parrocchiale e in
quel periodo si era nell’urgenza di sacerdoti,
ma il seminario di São Luis era chiuso.
Si stava cominciando a voler formare clero
locale, sacerdoti del luogo, come fece fra
Marcellino a Carolina. Ecco che ad Anil si
aprì negli anni 70 il primo seminario.
I cappuccini sono stati coloro che hanno
dato tanta fiducia al clero locale e ad
espressioni religiose locali.
In 27 anni di missioni ha visto tante
realtà del Brasile diverse fra loro…
Dopo l’esperienza di Anil sono andato a
Pedreiras nella parrocchia di sant’Antonio.
Lì sono stato a contatto con una realtà
completamente differente. Sono stato
animatore delle comunità di base, ossia
comunità che non hanno la continuità della
presenza del prete e di conseguenza si
organizzano per il mantenimento della vita
ecclesiale con i laici. La comunità di base
descrive l’impegno e il protagonismo dei
laici nella vita della parrocchia. È una
comunità dove il rapporto personale è
vivo… si conoscono, si amano, si aiutano.
Io ero animatore di queste comunità che
avevano già una loro storia, facenti parte
della diocesi di Bakabal, una diocesi che
aveva una grande sensibilità sociale.
Quello che mi ricordo di questa esperienza
è la grande sensibilità della diocesi per
Alcuni dei luoghi dove fra Luigi
ha vissuto la sua esperienza missionaria:
Anil, Pedreiras, Imperatriz,
Barra do Corda, Grajaù.
37
FRA LUIGI SPELGATTI
i problemi sociali, la presa di posizione
pubblica. Importante era anche la
generosità di tanti laici e la passione per la
loro piccola comunità. Lì ho conosciuto la
forza dei laici, il loro essere soggetti e
protagonisti di evangelizzazione e di nuove
relazioni. Smettono di essere oggetto di
evangelizzazione e ne divengono soggetti.
Erano 25 le comunità di base.
In seguito sono stato nominato parroco a
Imperatriz. Ho quindi lasciato la zona interna
rurale per andare in una città, sede della
diocesi, che si è ingrandita spaventosamente.
Negli anni 70 contava 4000 abitanti…
quando sono arrivato io alla fine degli anni
80 erano saliti a 200 mila abitanti! Questo
dopo l’apertura della strada che collega
Belém a Brasília, e della scoperta della
miniera d’oro. Imperatriz è diventata così il
polo di una grande concentrazione sia di
persone che venivano dal nord-est, sia di
gente del sud che vendeva i propri territori.
Fu un grande fenomeno sociale, come una
grande esplosione, legato sia a gravi
problemi come lo sradicamento dai propri
costumi, l’aumento della violenza, ma
anche alla ricerca del senso religioso al
quale ha soprattutto risposto la chiesa
evangelica. Lì a Imperatriz c’è una grande
presenza di movimenti religiosi e di sette.
Con le altre religioni c’è un grande sforzo di
dialogo… ma con chi vuole dialogare!
Molti movimenti fanno della loro chiusura
un punto di forza e quindi non si riesce a
comunicare. Nel 1995 sono andato a São
Luis, alla Madonna del Carmine dove facevo
I progetti dei Missionari Cappuccini nella Diocesi di Grajaù
ella Diocesi di Grajaú si
N
trovano tre scuole aiutate
dal sostegno a distanza e due
scuole materne attive grazie
ad altri progetti.
Il Progetto Sorriso, sostenuto
dalla Diocesi, aiuta madri
gestanti in difficoltà.
Il fenomeno dello stupro è
davvero diffuso in queste zone
e spesso arrivano anche
bambine gravide che hanno a
malapena 11 o 12 anni.
Ormai hanno perso la bellezza
dell’infanzia, ma possono
ancora essere aiutate durante
38
la gestazione grazie a questo
progetto.
La pastorale carceraria è
portata avanti con i ragazzi in
attesa di processo che vivono
in carcere. Sono tutti giovani
coinvolti nei giri di droga, o
per furto, che vivono in
condizioni disumane. C’è
sovraffollamento nelle piccole
celle e alle volte passano
anche 15 giorni prima che
possano uscire a respirare.
Il nostro impegno è quello
di una vicinanza ai carcerati,
vicinanza solidale e non
confessionale. Il progetto è
quello di riuscire a costruire
un ambiente più sano dove
possano leggere, studiare,
per far passare il tempo che
in quelle condizioni non
passa mai.
Un progetto che si occupa
dei disabili, attivo nel
centro “Padre Daniele
Marchi”, raccoglie quasi il
50% dei disabili di Grajaú.
La scuola è gestita con due
turni, uno alla mattina e uno
al pomeriggio. La condizione
dei disabili richiede una
necessaria collaborazione dei
tre agenti che se ne fanno
carico: la parrocchia, la quale
si occupa della manutenzione
del Centro, dell’offerta di
materiale didattico e
alimentare, sostenuto anche
questo dal sostegno a
distanza; la Prefettura che
offre gli insegnanti e il
personale specializzato come
psicologi, nutrizionisti e
assistenti sociali e, infine,
l’Associazione civile “Genitori
e amici dei disabili”. I disabili
hanno carenze sia fisiche che
psichiche. È fondamentale,
per i disabili, l’intervento
alla socializzazione e del
reinserimento nella società,
oltre che quello educativo
e di auto mantenimento.
C’è inoltre anche un nuovo
progetto, molto apprezzato,
di ippoterapia lanciato dai
commerciati e produttori
agricoli di Grajaù.
La Pastorale Indigena:
nella diocesi di Grajaú ci sono
circa 9.000, 10.000 indios.
L’intenzione è quella di
portare avanti un’intensa
opera di evangelizzazione
per far sì che due ceppi di
popolazione diventino un
popolo solo, offrendo loro il
nostro bene più prezioso: Gesù
Cristo. Oltre al contatto con i
vari popoli vi è anche la
proposta di progetti di
promozione umana diretti
soprattutto alle donne
indigene. È importante che
nella comunità si crei una rete
di rapporti che offra
solidarietà a tutti. ■
39
FRA LUIGI SPELGATTI
NATALE MISSIONARIO
Il Natale
missionario:
un valore
aggiunto
Riaprono lo Show Room
e la Mostra Missionaria
a Milano
parte del consiglio come definitore della
provincia e come economo. Ai tempi il
Brasile era ancora vice provincia, e il nostro
compito era quello di prepararla a divenire
provincia cappuccina. L’idea era quella di
“sparrocchializzare” un po’ la Provincia
perché emergesse più nitidamente il nostro
carisma. Per fare questo si è ritenuto
necessario separare le case di formazione
dalle parrocchie, per aprire la vice provincia
ad attività apostoliche più caratteristiche
della vita francescana.
Attualmente dove opera?
Dopo São Luis, nel settembre del 1999, ho
cominciato la mia esperienza nella diocesi di
Grajaú: prima a Barra do Corda e poi a Grajaú
stessa. A Barra sono stato per sei anni come
parroco, a Grajaú sono attualmente vicario
generale della diocesi e responsabile della
parrocchia. Nel 1999 a Barra do Corda si
cominciavano a lanciare progetti di nuova
evangelizzazione da parte di Giovanni Paolo
II. Effettivamente quello che ho vissuto in
questi anni è stata la necessità di una nuova
evangelizzazione, con varie tappe suggerite
dal Papa. In Brasile si è concretizzata con la
quinta conferenza del CELAM (Conferenza
Episcopale Latino Americana) realizzata nel
2007, con la produzione di un documento
pubblicato l’anno dopo chiamato
“Aparecida”, un documento molto bello che
scalda il cuore. Siamo coscienti della sfida
che il mondo oggi propone, e guardiamo con
occhio critico la realtà. In Brasile, nelle
parrocchie dove io sono passato, riusciamo a
raccogliere il 10% di chi si professa cattolico.
Il documento suggerisce: o le parrocchie
diventano parrocchie che formano
cristiani, o se ci accontentiamo di
rimanere chiusi tra quelli che
frequentano si rischia di perdere di
vista il 90% di coloro che si
professano cattolici ma non
praticano. Il documento ha dunque
40
Pedro Casia è responsabile dello Show Room del centro
missionario di Milano. Il suo compito è quello di organizzare lo spazio dedicato
alle esposizioni, ma soprattutto di spiegare ai clienti che il loro acquisto avrà
doppio valore: troveranno prodotti alimentari di alta qualità e nel medesimo
momento sosterranno con il loro contributo le missioni dei frati.
una forte intenzione missionaria! Smettiamola
di essere contenti delle chiese piene, perché
è sempre questo 10% a riempirle!
L’intenzione del documento è quello di fare
una Chiesa di DISCEPOLI e MISSIONARI!
Discepoli, facendo in modo che le comunità
aiutino i cristiani a fare un’esperienza di
incontro personale con Gesù Cristo, facendo
diventare Gesù un avvenimento della vita,
non solo un contorno. È necessario cominciare
ad essere testimoni. Quando questo succede
subentra l’essere missionario: nella misura in
cui sono discepolo, sono missionario.
Ci vuole cambiamento con attenzione alla
famiglia, ai cristiani che non vengono
in chiesa, ma soprattutto in Brasile, ai
poveri! Per noi cappuccini è importante
l’attenzione ai poveri, tramite la nostra
presenza nei lebbrosari, negli ospedali,
nelle scuole. Noi cappuccini preferiamo
il fare! ■
P
edro in questa intervista ci racconta il
suo ruolo e i prodotti venduti
all’interno dello Show Room. Ma che
cos’è innanzitutto uno “Show Room”?
È uno spazio, un luogo, dove vengono esposti
prodotti e oggetti, che in questo caso poi si
possono acquistare. Quello dei frati è
adiacente alla mostra missionaria, e offre
principalmente alimenti con il marchio
“Paradiso del gusto”.
Come hai conosciuto il Centro
missionario di Milano?
Ho iniziato a entrare in contatto con la realtà
dei missionari cappuccini come volontario.
Nel 2003 sono arrivato in Italia dal Guatemala,
NATALE MISSIONARIO
e ho contattato questo amico che
viveva in missione in Costa d’Avorio
oramai da 6 anni. Tramite lui sono riuscito
a conoscere i frati cappuccini di Milano e ho
iniziato a fare volontariato presso il centro
missionario. A quei tempi c’era padre Renato,
e fu proprio lui che mi invitò a collaborare per
la mostra missionaria e per la campagna di
Natale. Nel 2007 divenni poi definitivamente
responsabile dello Show Room.
Che significato ha per te esercitare
un lavoro legato alla solidarietà?
Se si vuole lavorare in un ambiente come
questo a mio parere è importante che ci
sia un’affinità con lo scopo che si vuole
raggiungere. Il mio lavoro non si limita al
discorso della vendita del prodotto, non si
ferma solo lì, va oltre! Vendendo un prodotto
non fai contento solo il cliente, ma aiuti i frati,
le loro missioni e quindi la gente bisognosa.
Il mio lavoro, e quello dei miei colleghi,
ha sicuramente un valore aggiunto, non
perché lo faccio io, ma perché si lavora per
aiutare gli altri. Ha tutto un altro senso.
Come sono cresciuti in questi anni lo
show room e i suoi prodotti?
Quando ho iniziato, nel 2003, c’era già il
“Il paradiso del gusto” ossia il marchio dei
missionari cappuccini di Milano.
Allora era una cosa artigianale:
i fornitori ci inviavano i loro prodotti
e noi applicavamo la nostra etichetta.
Nel corso degli anni ho visto crescere questo
marchio fino ad arrivare al giorno d’oggi.
All’inizio c’erano solo il miele, il vino e il
panettone. Dal 2008 abbiamo allargato la
linea, puntando sull’alta qualità, affinché
“Il paradiso del gusto” fosse sinonimo di
prodotti sicuri.
Con il nostro marchio vogliamo offrire
all’acquirente due elementi: qualità e unicità
dei nostri prodotti, proprio perché sono
artigianali, e hanno sapori che non trovi
nella grande distribuzione.
Per esempio la passata di pomodoro viene
venduta moltissimo proprio perché ha un
sapore che non trovi più tanto spesso.
Un altro punto forte del nostro Show Room
è il “pranzo missionario”. Si tratta di un
insieme di prodotti alimentari a marchio
“Paradiso del gusto” in una scatola dove si
trova la scritta “Due famiglie a pranzo: la tua
e quella in missione” per far passare l’idea
che non solo stai comprando dei prodotti per
la tua famiglia, ma stai acquistando la
possibilità di dar da mangiare ad una famiglia
in missione, bisognosa. Se a Natale una
persona decide di regalare un nostro
prodotto, questo dono avrà doppio valore,
perché avrà la certezza di offrire prodotti
esclusivi, tutti di ricercata qualità artigianale,
ma con un valore aggiunto, quello di aiutare
le missioni dei frati.
Q
uest’anno, all’interno della mostra
missionaria, potrete trovare un’interessante
novità: la Monasticheria! È un’ulteriore
esposizione e vendita di alimenti e non, tutti
provenienti e prodotti esclusivamente da
monasteri o conventi!
Sono tre i protagonisti che traggono beneficio
dalla Monasticheria: i religiosi dei monasteri,
che vendendo i loro prodotti possono autosostenersi, e sostenere i loro progetti; il cliente
che acquista un prodotto speciale che non
troverà nella grande distribuzione e i missionari
cappuccini che potranno inviare il ricavato nelle
missioni.
Si possono trovare vari prodotti: vini, liquori,
birre, infusi, cosmetici, erboristeria, biscotti,
miele, marmellate, condimenti ecc.
Alcuni di questi sono già conosciuti da un
pubblico esterno, esperto. Difatti i vini che noi
proponiamo sono di alta qualità che gli esperti
già conoscono, presenti anche su riviste
specializzate.
In ogni caso questi prodotti derivano da antiche
ricette, tramandate di generazione in
generazione... un patrimonio unico, rispettoso
della natura e dell’uomo che vi farà assaporare
metodi e gusti di tempi lontani.
Che tipo di prodotti si possono
trovare nello show room?
Da noi si possono trovare innumerevoli
prodotti alimentari: dalle conserve, ai dolci,
alle paste, dalle tisane, ai the, ai vini e olii.
E molto altro, compresi due ricettari che
offrono gustose “ricette intorno al camino”.
Tutto ad un prezzo contenuto. È possibile
inoltre, sia per i privati che per le aziende,
ordinare da noi dei cesti natalizi. Proponiamo
una vasta gamma, ma ogni prodotto può
essere scelto e sostituito con altri.
Lo show room inoltre vive all’interno della
mostra missionaria, che propone oggettistica
proveniente dalle missioni, dagli arredi etnici
fino ai piccoli oggetti di bigiotteria.
Ma non siamo aperti tutto l’anno.
L’inaugurazione solitamente avviene a metà
ottobre, e la chiusura a maggio. Durante
tutto questo periodo noi contiamo molto
sull’impegno dei volontari. Siamo molto grati
a queste persone che spendono il loro tempo
per aiutare i frati, facendo turni allo show
room o alla mostra missionaria. ■
La mostra missionaria e lo show room
si trovano presso il
Centro Missionario di Milano
P.le Cimitero Maggiore, 5 20151 Milano
Info: tel. 02 33 49 30 344
email: [email protected]
Orari di apertura:
SABATO: 9.30-12.30 • 14.30-17.30
DOMENICA: 9.30-13.00 • 14.30-18.00
Tutti i giorni di dicembre
dalle 9.30-12.30 e dalle 14.30 alle 18.00
42
43
PROGETTI
Seminaristi Cappuccini in Missione
Testimoni con il loro esempio
I grandi esempi del passato ci
insegnano che per costruire il
futuro dobbiamo accompagnare la
formazione dei Seminaristi
Cappuccini in Missione.
Attualmente nelle missioni sono
presenti oltre 90 giovani in
formazione: una conferma
dell’attualità del carisma
francescano.
di Matteo Circosta
Vi
sono vite che oltrepassano i
luoghi ed i tempi, sono vite
semplici che ripercorrono ordinari
passi quotidiani, ma che tuttavia,
grazie a scelte coraggiose e ad incontri
importanti, diventano vite immortali ed
attuali, oggi e sempre.
Iniziamo raccontando la storia di tre giovani
in ricerca vocazionale…
Enrico è nato a Milano in piazza
Risorgimento, a due passi dai frati
Cappuccini di viale Piave e presso il
Convento di Lovere incontrò fra Adriano da
Zanica, missionario in Brasile, i cui racconti
lasciarono un segno indelebile nel suo
animo.
Soprattutto le descrizioni delle condizioni di
abbandono dei poveri, dei lebbrosi e degli
ammalati, colpirono Enrico in modo
particolare, che da quel momento iniziò a
sognare: «Voglio essere cappuccino
missionario e medico!».
44
Felice è nato a San Macario (VA) e quando
aveva 14 anni esplose la sua vocazione
religiosa: decise che voleva diventare un
Frate Cappuccino! In paese, a dire il vero,
nessuno si meravigliò della sua scelta di
vita perché lui era il buon chierichetto della
Chiesa parrocchiale, gracile di corporatura,
ma dall’occhio vivace, acuto ed intelligente!
Il suo parroco, Don Virginio Civati, che fin
dalla nascita lo accompagnò nella
formazione religiosa, scrisse ai Cappuccini:
“Farà col tempo una riuscita veramente
felice, e darà motivo di consolazioni ai
Superiori e all’Ordine intero!”. Due giorni
dopo, nel Convento di Sovere, iniziò la
formazione cappuccina del giovane Felice!
Clemente è nato a Sesto San Giovanni (MI)
e fin da giovane faceva visita di frequente
ai Frati Cappuccini di Monforte a Milano,
dove si confrontava con il suo Padre
Spirituale; ma anche vicino a casa, presso
l’oratorio parrocchiale, si formarono le sue
basi cristiane, che gli sarebbero state
fondamentali in futuro, per affrontare le
sfide che la vita gli avrebbe riservato!
A Milano, la vocazione cristiana e
francescana di Enrico gli fa indossare il saio
cappuccino ed in onore del padre Alberto e
della madre Maria, si fa chiamare:
fra Alberto Maria Beretta!
Anche Felice cambia nome nella vestizione
e come si usava tra i Frati aggiunge il paese
di provenienza, che per lui è Samarate (VA),
dove si era trasferito con la famiglia quando
aveva appena quattro anni, divenendo:
fra Daniele da Samarate!
Durante gli anni di formazione, il giovane
seminarista incontrò Fra Rinaldo da Paullo,
Superiore della Missione del Brasile
(fondata solo sei anni prima), e fra Daniele
rimase così affascinato dal suo ardore
apostolico, che benché ancora studente,
chiese subito di partire come missionario!
A Fortaleza (Brasile), fra Daniele concluse la
sua formazione cappuccina e si consacrò
sacerdote in terra di missione: un ulteriore
sacrificio nel momento più speciale di una
45
PROGETTI
vita religiosa, lontano dalle persone a lui
più care, ma consapevole di aver
abbracciato fin da subito la sua nuova
famiglia, formata dai poveri e dagli ultimi
della foresta brasiliana.
Il giovane Clemente, quando veste l’abito
dei Cappuccini, prende il nome di fra
Giampietro da Sesto San Giovanni
e ricevuto il crocifisso di Missionario dalle
mani del Padre Provinciale, partì anch’egli
per il Brasile, dove promosse ed espanse le
attività missionarie, portando con
entusiasmo l’annuncio evangelico con la
predicazione, la “desobriga” nella foresta tra
gli indios e la costruzione di chiese,
conventi, scuole, collegi, orfanotrofi ed
ospedali! Grazie alle esperienze vissute in
gioventù a Sesto San Giovanni, ispirò anche
la nascita di numerosi oratori, che accolsero
molti giovani delle missioni.
Oltre a tutto questo, fra Giampietro fu scelto
da Dio per realizzare un’opera la cui natura
avrebbe oltrepassato il tempo e lo spazio,
fondò infatti la Congregazione delle
“Suore Missionarie Cappuccine”!
I nostri tre seminaristi, dopo la formazione
Da sinistra: Enrico (fra Alberto Beretta), Felice
(fra Daniele da Samarate) e Clemente (fra
Giampietro da Sesto San Giovanni), Servi di Dio.
cappuccina e l’incontro in Italia con i frati di
ritorno dalle missioni, intrapresero delle
autentiche vite cristiane, e grazie alle
“Cause di Beatificazione”, oggigiorno
camminano al nostro fianco come:
fra Alberto Beretta, Servo di Dio;
fra Daniele da Samarate, Servo di Dio;
fra Giampietro da Sesto San Giovanni,
Servo di Dio!
Fra Alberto, Missionario Cappuccino e
Medico, donò tutto se stesso alla causa del
Vangelo, vivendo tra i più umili e semplici,
curandoli nell’anima e nel corpo, e
fondando a Grajaú l’Ospedale “San
Francesco di Assisi” ed il Lebbrosario
“Villaggio San Marino”, pur non smettendo
mai di ripetere: «Il vero medico non sono io,
ma nostro Signore!».
Fra Daniele educò i piccoli indios, annunciò
instancabilmente il Vangelo, coltivò i terreni,
ed in piena foresta… fece arrivare il treno
e il telefono!
Direttore illuminato, costruttore
intraprendente e missionario infaticabile,
fino a quando… a causa delle continue
visite agli ammalati più gravi, anche lui
contrasse la lebbra.
Come Missionario e Apostolo dei Lebbrosi
continuò a consumarsi per i suoi fratelli,
lebbroso tra i lebbrosi, rappresentando in
mezzo a loro l’immagine viva del Cristo
sofferente, che come servo si offre per
amore.
Con la testimonianza diretta di fra
Giampietro, concludiamo la storia di
queste tre persone eccezionali, che hanno
però iniziato la loro esistenza terrena in un
modo assolutamente normale, ma che
seguendo la Parola del Signore hanno
trasformato le loro vite, in vite straordinarie!
“Siamo venuti qui per lavorare e sviluppare
la nostra Missione, nel nome di Dio e per il
bene del prossimo; abbiamo trasformato
questa foresta in una florida Colonia,
iniziando la catechesi degli indios; …siamo
venuti qui solamente con il Breviario, e
andremo là dove ci sarà possibile
concretizzare il nostro dovere evangelico”.
Carissimi amici delle missioni, le nostre
fraternità, gli stati, le città e le comunità che
ci ospitano, continuano ad aver bisogno di
persone che sappiano testimoniare con il
proprio esempio una forma di vita
evangelica, che tocca inevitabilmente gli
Enrico, Felice e Clemente di tutte le epoche,
giovani che sono già pronti ad infiammarsi
con le parole del Signore e di Francesco,
diventando: fra Alberto, fra Daniele e fra
Giampietro!
Per i frati Cappuccini della Lombardia, il 18
agosto 1893 è stato l’inizio della Missione
all’estero, che ha visto i “frati del popolo”
allargare l’abbraccio fraterno dal Lazzaretto
di Milano, al fianco dei malati di peste, fino
agli estremi confini della terra!
Il chicco di grano, innaffiato con
l’evangelizzazione, la promozione umana, il
sudore ma anche con il sangue, quando
sembrava apparentemente morto, ha dato
frutto! …e con fra Lorenzo (frei Lourenço)
d’Alcantara abbiamo il primo frate
Cappuccino Brasiliano!
Al quale la storia farà seguire fra Zacharie
46
in Costa d’Avorio, fra Somyot in Thailandia e
fra Tobias in Camerun!
Il 26 settembre, in Costa d’Avorio vi sono
state due nuove Professioni perpetue: fra
Vivien e fra Luis!
In Camerun, nella Chiesa del Sacro Cuore di
Shisong, il 24 giugno sono stati ordinati due
presbiteri (fra Fredrick e fra Peter) e sei
diaconi (fra Mengven, fra Jude, fra Martin,
fra Terence ed i confratelli etiopi: fra Birhanu
e fra Yohannes).
Mentre a Sop, giovedì 8 settembre, hanno
emesso la prima Professione religiosa
i novizi: fra Abunaw, fra Mbifeh, fra Litika e
il confratello ivoriano fra Kevin.
In Thailandia, nel maggio del 2010,
sei postulanti thailandesi hanno emesso
la Professione temporanea, offrendo un
momento storico alla vita della Delegazione:
era infatti la prima volta che un gruppo così
numeroso di confratelli thailandesi si
consacrava al Signore!
Dopo un anno, il 21 maggio 2011 è stato
ordinato sacerdote fra Giuseppe Denchai,
mentre sabato 11 giugno fra Pietro
Phanomkon (per gli amici fra Ciai), ci ha
comunicato la gioia per la sua ordinazione
diaconale; condividiamo con entrambi la loro
missione: evangelizzare ed aiutare il
prossimo, vivendo la tradizionale solidarietà
cappuccina incarnata nella cultura thai.
Anche in Costa d’Avorio, Camerun e
Thailandia il chicco di grano ha dato
molto frutto!
Attualmente, presso i nostri conventi in
missione, ci sono più di 90 giovani che
stanno vivendo la formazione cappuccina
per diventare frati.
Accompagnare le persone ai valori del
Vangelo, al dono di sé stesse al Signore ed ai
più poveri, è il modo migliore per aiutare le
terre di missione, dove dal nostro cammino
secolare stanno nascendo i Frati che in futuro
sosterranno le opere missionarie a favore dei
loro fratelli più bisognosi. ■
47
VOLONTARI PER LA MISSIONE
Una grande fiaccola accesa
contro l’indifferenza
Il gruppo
della parrocchia
delle Bustecche
di Varese
Cosa non si fa quando si ha
il desiderio di aiutare un popolo
pieno di problemi! Soprattutto se
ad accendere l’idea ci sono tanti
cuori pulsanti come quelli del gruppo
parrocchiale di Varese che da due anni
organizza una grandissima fiaccolata
solidale in giro per l’Europa con
la finalità di raccogliere fondi per
la realizzazione di un pozzo in uno
sperduto villaggio dell’Eritrea.
di fra Dino Franchetto
“Le
cose belle, le cose
grandi nascono sempre
davanti ad un buon
bicchiere di vino o di birra”
dichiara solennemente un mio
caro amico.
Credo che Guido, Ribi, Angelino, Gianni,
Franco, Totò e gli amici della parrocchia
delle Bustecche di Varese abbiano concepito
proprio in quel modo l’idea di una fiaccolata
transeuropea... non riesco ad immaginare
che sia successo in altro modo, conoscendoli
bene!
Eh sì, perché sto parlando di fiaccolate
non “fuori porta”, ma di centinaia e centinaia
di chilometri. Una corsa, una maratona
portando una fiaccola in giro per l’Italia
lo scorso anno e attraverso l’Europa “di
mezzo” (la Mitteleuropa) quest’anno.
San Giovanni Rotondo lo scorso anno,
Czestokhowa quest’anno. 1200 chilometri là;
1400 quest’anno...
Per che cosa? Per stare insieme tra persone
che amano correre, innanzitutto. Ma non
solo! Quando il passo si fa ansimante,
48
quando le tossine ti fulminano i muscoli
ci vuole dentro qualcosa in più per
stringere i denti e per andare avanti.
Noi ce l’avevamo: l’acqua per i bimbi
di Karina.
Karina è un villaggio dell’Eritrea, nell’Eparkia
(Diocesi) di Barentù. C’è un giovane e
dinamico vescovo autoctono, Mons. Thomas
Osman che guida la sparuta comunità
cattolica. Ha la fortuna di essere “cappuccino”
e di avvalersi della rete di amici che orbitano
intorno a questa galassia sgangherata,
disorganizzata, ma piena di generosità. E così
anche gli amici della parrocchia Santa Teresina
della Bustecche si pongono come obiettivo
quello della costruzione di un pozzo proprio a
Karina. 10.000 euro lo scorso anno; 5.000
quest’anno. Qualche contributo a destra e a
manca da altri amici che, strada facendo, si
sono accorti che quella fiaccola riaccendeva
una speranza anche in loro e li faceva venir
fuori da ciò che nuoce gravemente alla salute
dell’anima più che del corpo: l’indifferenza!
Tra queste “reclute della Provvidenza” ci piace
annoverare Antonello De Giorgio e il suo
libro-testimonianza “Non sono ancora una
foto su una lapide”; Gigi Leva e i viaggi dei
pellegrini a Medjugorje. Amadeo Riccarda e
Natalino Soligo con gli amici della
Associazione Trevisani nel Mondo di Olgiate
Comasco; Sergio Rossi e i soci del CAI di
Malnate. E poi altri amici che hanno voluto
restare nell’anonimato, ma hanno contribuito
in modo sostanzioso a questo progetto del
cuore! Gente che vuole ricordare i propri cari
scomparsi, a volte in modo tragico, ma che
La storia della
mia malattia
in un libro che
aiuta a sostenere
i progetti in Eritrea
di Antonello De Giorgio
l’autore del libro “Non
Sunaono
sono ancora una foto sopra
lapide”; il racconto è una
storia vera. È la mia storia. Narro
quello che mi è successo quando,
mi sono presentato a casa, una
credono fermamente che l’amore non ha
confini ed è eterno.
Ci sono pochi momenti di felicità uguali a quelli
di una villaggio che, per la prima volta, vede
sgorgare a profusione l’acqua da una pompa.
A me piace pensare che quest’acqua viva ci
ricorda un’altra acqua che sempre scorre nel
nostro cuore: quella dolcissima, sommessa e
che continuamente fluisce: lo Spirito di Dio!
Che sia proprio Lui il regista invisibile di questa
carità a 360 gradi e che accoglie ogni uomo e
donna di buona volontà? ■
sera, comunicando alla famiglia
che mi avevano diagnosticato il
cancro.
Cosa ho fatto per lottare contro
questa malattia terribile; quanto
ha influito la forza della fede, la
presenza della famiglia e quel
“pizzico” di follia che mi porta ad
irridere le situazioni.
Dopo la pubblicazione
del libro ho pensato di
diffondere un
messaggio positivo e di
speranza a chi forse, la
speranza, la sta
perdendo: l’ammalato oncologico.
Lo sto facendo attraverso la
testimonianza e la presenza ad
incontri mirati nelle parrocchie,
nei gruppi di famiglie, nei centri
culturali e comunque dove mi
invitano. Al pubblico parlo della
malattia ma parlo soprattutto di
Dio. I proventi delle mie
partecipazioni servono ad
aiutare l’opera missionaria che
si occupa della costruzione di
pozzi per l’acqua in Eritrea
gestito dal gruppo parrocchiale
delle Bustecche di Varese. ■
SOSTEGNO A DISTANZA
Il sostegno a distanza
compie dieci anni!
Nel 2002 nasceva ufficialmente il Sad del Centro Missionario dei frati Minori
Cappuccini di Milano. Da allora i bambini bisognosi, aiutati da questo progetto,
sono stati migliaia. Grazie alle famiglie italiane sostenitrici, questi piccoli hanno
la possibilità di studiare, di curarsi, di crescere e credere in un futuro migliore.
È
ormai passato un decennio da quando,
nel 2002, il progetto di adozioni a
distanza gestito dai frati cappuccini
passava nelle mani del Centro
Missionario di Milano. La nascita ufficiale
del Sad (sostegno a distanza) fu
accompagnato da un altro grande evento:
la nascita dell’Organizzazione non Lucrativa
di Utilità Sociale Missioni Estere Cappuccini
Onlus, in grado di coordinare le adozioni
a distanza, permettendo alle famiglie
adottanti di poter detrarre fiscalmente
le offerte.
Da allora numerose persone si sono
avvicendate nell’amministrazione di
questo progetto, contribuendo alla
crescita del sostegno a distanza,
ognuno con la propria individualità ma
tutti uniti da un unico obiettivo: aiutare
i più bisognosi, specialmente i piccoli.
Il sostegno a distanza è un gesto
concreto di aiuto ad un progetto che
vede, al centro, il bambino di un altro
continente, figura fragile e
50
maggiormente bisognosa di assistenza.
I protagonisti di questo gesto sono quattro:
la famiglia sostenitrice, il bambino in
situazione di necessità, il missionario e
Missioni Estere Cappuccini Onlus in qualità
di coordinatore del progetto. La cifra di
denaro inviata dalla famiglia si concretizza
nell’aiuto al bambino divenendo fonte di
istruzione, cibo, medicinali e quant’altro
possa servire al suo sostentamento.
Un decennio
ricco di
speranza
Il sostegno a distanza è dunque un aiuto
che vuole concretizzarsi sul posto, affinché
le nuove generazioni possano avere la
possibilità di cambiare la loro condizione
senza fuggirne; dare loro dei mezzi e delle
occasioni per crescere significa renderle
capaci di vincere la povertà, rispettando la
loro cultura, le loro tradizioni, e la loro
dignità di esseri umani.
Non si deve dimenticare che, all’aiuto
economico, si affianca sempre il diretto
intervento del missionario che, con gestione
sapiente e oculata, cerca di coordinare gli
interventi di assistenza e farli funzionare
nel modo migliore possibile.
Attualmente i bambini
aiutati tramite il Sad sono
3.223, in cinque terre di
missione dei frati
cappuccini: Brasile, Costa
d’Avorio, Eritrea, Thailandia
e Kenia.
Nel 2001 i piccoli che
venivano aiutati da questo
progetto erano 2.299… da allora
è stato sempre un crescere.
Tantissime famiglie, privati, gruppi,
in questi dieci anni si sono uniti a questa
cordata di aiuto, dove il contributo di
ognuno è stato fondamentale. I frati in
missione hanno sempre contato e contano
su questa realtà che li aiuta concretamente
a dare una risposta alla richiesta di aiuto di
migliaia di bisognosi.
In dieci anni tanti sono stati i traguardi
raggiunti dalla realtà del Sad stesso. Tra
questi, uno è recente: dal 22 ottobre 2010
i missionari cappuccini sono infatti tra le 33
associazioni no-profit iscritte alle linee guida
per il sostegno a
distanza di minori e
giovani, approvate
dall’agenzia per il
terzo settore. Le linee
guida rappresentano
un quadro coerente di
principi e obiettivi di
riferimento per le
51
SOSTEGNO A DISTANZA
organizzazioni che operano in questo ambito,
finalizzati a tutelare in modo triangolare il
sostenitore, il beneficiato della donazione
e l’operato dell’organizzazione non profit,
attraverso la garanzia della trasparenza,
la correttezza dell’informazione e della
comunicazione. È questo un traguardo
importante perché garantisce a chi si
avvicina al Sad una garanzia di trasparenza
e correttezza.
Il sostegno a distanza è stato, in questi
dieci anni, un flusso di carità molto grande,
costituito da persone con un “cuore solidale”
che hanno dato vita a un movimento
inarrestabile di solidarietà.
Fra Mauro Miselli, segretario provinciale
delle missioni estere, in una delle lettere
inviate in questi dieci anni ai sostenitori
del Sad scrive: “‘Signore fammi strumento
della tua pace, dove è disperazione ch’io
porti la Speranza’.
Carissimi amici, è con le parole della
‘preghiera semplice’ attribuita a
San Francesco che desidero portarvi un
ringraziamento: con il sostegno a distanza
siete fonte di speranza e di vita.
‘O Maestro, fa ch’io non cerchi tanto:
Essere amato, quanto amare’: questo
è lo stile del padre missionario impegnato
ad amare e rendere concreta la speranza;
attraverso l’alimentazione, la cultura,
la salute, i centri
scolastici e altri
bisogni primari il
missionario si prende
cura, con i suoi
collaboratori, di questi
bambini per i quali
52
I numeri del
SOSTEGNO A DISTANZA
in 10 anni di attività
Da dieci anni sempre più bambini vengono
aiutati grazie al sostegno a distanza
portato avanti dai Missionari Cappuccini
nelle loro missioni sparse nel mondo.
2002 • bambini aiutati n. 2.299 in tre Paesi:
Brasile, Costa d’Avorio ed Eritrea.
2003 • bambini aiutati n. 2.866 in quattro
missioni: Brasile, Costa d’Avorio, Eritrea
ed Etiopia.
2004 • bambini aiutati n. 3.131
2005 • bambini aiutati n. 3.290 in cinque
missioni: Brasile, Costa d’Avorio, Eritrea,
Etiopia e Thailandia.
2006 • bambini aiutati n. 3.564 bambini
delle precedenti missioni e il Kenya.
2007 • bambini aiutati n. 3.806
2008 • bambini aiutati n. 3.922
2009 • bambini aiutati n. 3.611
2010 • bambini aiutati n. 3.358
Grazie a tutti i benefattori che ci permettono
di portare avanti questo progetto!
si creano le condizioni di una vita dignitosa.
‘Dove è tristezza, ch’io porti la Gioia’:
i bambini sostenuti a distanza vivono,
grazie a voi. Per loro inizia un futuro non
segnato solo da negatività ma la speranza
è una nuova reale possibilità di vita.
I bambini aiutati sono molti di più di quelli
censiti con le schede, spesso si incontrano
situazioni particolari che richiedono una
risposta urgente, così la vostra solidarietà
arriva a molti più bambini”.
Da queste parole si comprende la
grandezza dei protagonisti del Sad
e capiamo la meraviglia del gesto
compiuto da ognuno dei
sostenitori: dal loro contributo
nascono speranza, futuro, amore e
gioia di molti bambini. ■
VOLONTARI IN MISSIONE
“Ci sono
In Etiopia
durante
l’estate
2010
persone
che sono
pezzi di cielo“
di Angela Bonaconza
Q
Angela racconta le emozioni vissute
durante la sua esperienza in
Etiopia, quando ha appreso che
un bambino conosciuto l’anno
precedente, nella stessa missione,
era venuto a mancare. Dopo un
primo momento di sconforto, la
tristezza che aveva preso il
sopravvento nel suo cuore l’ha
aiutata a comprendere meglio
l’importanza di donarsi agli altri.
uesta è la terza volta che passo le
mie vacanze come volontaria in
missione con i frati cappuccini di
Lombardia, ai quali sono
infinitamente grata per aver reso possibile
quest’esperienza, che ha cambiato e
arricchito la mia vita.
Tutto iniziò nel 2007, nello studio di frate
Giulio Savoldi, mio padre spirituale, il quale
ogni volta che partivo per la missione mi
accompagnava con la sua benedizione e mi
esortava a portare e a far conoscere in terra
di missione lo Yoga, disciplina che io insegno
a Milano ormai da anni.
Al ritorno dalla missione gli mostravo le foto
più significative e lui ne teneva qualcuna, che
poi esponeva nel suo studio per mostrare alle
persone quello che i missionari fanno e la
realtà di vita nei paesi di missione.
Purtroppo fra Giulio ci ha lasciato e
partire per l’Etiopia senza andare a
salutarlo non mi sembrava
giusto, così sono andata a
Nembro, la sua città natale, per
ricevere come sempre la sua
benedizione... che in effetti
Fra Giulio Salvoldi.
VOLONTARI IN MISSIONE
In queste foto pubblicate lo scorso anno
vediamo Angela con due bambini ricoverati
nella clinica del Centro di Asco,
Tarikua, nel frattempo adottata,
e Biruk, che purtroppo non ce l’ha fatta.
In basso Angela insegna yoga.
mi ha accompagnata, sostenuta e guidata nel
mio cammino di ricerca. Queste le parole che
mi ha lasciato in eredità: “Ad Angela perché
attraverso la vita di Gesù e la protezione di
Maria impari a vivere nella verità e
nell’amore”.
E infatti il suo sostegno mi è stato necessario
sin dal primo momento: l’anno scorso avevo
lasciato ASCO portando nel mio cuore due
bambini, Biruk e Tarikua. Non è passato
giorno che non pensassi a loro e che li
stringessi al cuore, tornavo in Etiopia
soprattutto per loro. Ed ecco una bella notizia,
Tarikua è stata adottata, e una brutta,
inaspettata: Biruk non ce l’ha fatta, una
polmonite se l’è portato via. Mi sono sentita
svuotata e sola anche se attorno a me c’erano
tanti volontari ed un’infinità di bambini
bisognosi di attenzione e d’amore.
La sera mi sono recata nella cappella delle
suore per l’adorazione Eucaristica, ho chiuso
gli occhi, ho pregato respirando, ho pianto e
tra un respiro e l’altro è stato come
se il tempo si fosse fermato e io mi sono
ritrovata il piccolo Biruk tra le braccia. L’ho
stretto forte, mi sorrideva e la tristezza che
54
Volontari in Camerun
Una missione
nella missione
sentivo si trasformava in pace e gioia infinita…
ed ecco frate Giulio che mi abbraccia, insieme
diciamo la sua preghiera e nel salutarmi mi
dice categorico “Domani insegna Yoga, sei qui
per questo!”.
Mi piace ricordare una frase che ci disse frate
Agostino prima di partire: “Ci sono persone
che sono pezzi di cielo” e mi sento veramente
fortunata per aver avuto modo di incontrare
tanti pezzetti di cielo che stanno bene insieme
in un’unione perfetta di cuori e di anime.
Concludo con il saluto di chiusura della nostra
pratica che i ragazzi avevano fatto proprio
“Shanti, Shanti, Shanti. Peace in the mind –
peace in the words – peace in the heart”
“Pace nei pensieri, nelle parole, nel cuore”.
Semplicemente grazie! ■
Lucia e Paolo, due giovani
studenti universitari, durante
l’estate 2010 hanno deciso di
dedicare il loro tempo alla
missione del Camerun. Per 42
giorni sono stati a Sop, un piccolo
villaggio, che per la prima volta
ha ospitato e incontrato dei
volontari italiani.
di Lucia e Paolo
16
luglio 2010, inizia la nostra
inedita avventura africana, o
meglio, camerunense. Sono tante
le aspettative riposte in
quest’esperienza da vivere, ma tanto è anche
l’affetto pronto ad esser condiviso con tutti i
bimbi e le persone che incontreremo.
Cosa possono fare due studenti universitari in
Camerun? In realtà è stato più semplice di
quanto pensassimo, è bastato mettersi a
disposizione, affidarsi ai favolosi frati per
55
VOLONTARI IN MISSIONE
poter arrivare ad ogni singola persona.
Certo, senza dubbio sono molte le differenze
di cultura, di tradizione, di stili di vita…
è stato più facile ambientarsi a Sop e
dimenticare tutto quello che avevamo
lasciato a Milano, che ricominciare la routine
quotidiana una volta tornati... una prima cosa
risultata difficilissima da vivere: rispettare gli
orari!! E tra l’altro la vita milanese non giova
di certo a due ragazzi ormai semi-africani.
Sop è un piccolo villaggio, ma molto
popolato, che per la prima volta ha ospitato
dei volontari.
Tutto nuovo per tutti: prima volta in Africa
per noi, prima volta con i ‘bianchi’ per loro.
Quindi una missione nella missione. Accanto
alle giornate intense di pioggia e giochi,
trascorse con bimbi di ogni età, c’è la vita
condivisa con i frati e i novizi di Sop.
La favolosa assenza di lavastoviglie (e lo
scrive chi ha una cucina che non la include)
ci ha permesso di lavare un’infinità di pentole
e piatti insieme ed approfondire così la
conoscenza, e poi l’amicizia, di una decina
di novizi.
Tanto è difficile raccontare tutto ciò che
Daniela ha deciso
di partire come
volontaria in missione
per il Camerun poiché
sentiva un profondo
desiderio di voler vivere
un’esperienza vera,
senza grandi aspettative,
ma sicura di trovare
qualcosa su cui riflettere.
Nella sua
anima, ora, c’è
un segno
indelebile di
amore e fede.
di Daniela
Dallera
si è vissuto, quanto è bello però mostrare le
foto di bimbi bellissimi, i bimbi sperduti, tutti
belli sporchi, con una sola infradito e qualche
buco nella maglietta, ma così felici di poter
scoppiare bolle di sapone o anche solo di
poterti abbracciare, che nell’aria si respirava
una gioia, senza voler esagerare, divina!!!
Trascorsi i primi giorni di timidezza e forse un
po’ di giustificata paura da parte loro (l’uomo
bianco ha la pancia bianca? e come fa ad
avere la barba?) nessuno li fermava più.
Allo scoccare del mese nemmeno ci
accorgevamo che nelle foto le nostre pallide
facce facevano risaltare la lucentezza della
loro pelle. Si pensava poi che la lingua fosse
un ostacolo, fortunatamente però non siamo
poi così male con l’inglese, quindi le regole di
palla prigioniera e bandiera vengono, più o
meno, perfettamente applicate.
Non si possono nascondere difficoltà anche
da parte nostra: non è così semplice inserirsi
in una comunità con cultura e tradizioni
molto diverse dalle nostre. La fede ci
accomunava tutti, però già il modo di
manifestarla era diverso.
Sono passati un po’ troppo in fretta questi
giorni, nonostante ne avessimo 42 “liberi”
da vivere sul suolo camerunense. Ci siamo
resi conto che valeva davvero la pena
approfondire la conoscenza di numerosi frati
missionari che sono davvero dei santi sulla
terra. Sono dei libri aperti per tutte le cose
che hanno vissuto, e il tempo non basta
davvero mai.
Non abbiamo risolto i problemi di Sop, anche
perché non ci è sembrato che loro sapessero
che c’è qualcosa che può esser migliorato
nelle loro vite; abbiamo però capito e cercato
L’amore ci rende uguali!
sono spesso sentita
Mi
chiedere il perché di
questa scelta di partire come
volontaria in missione e mi sono
fatta delle sane risate a sentire
le più svariate opinioni della
gente: alcuni la trovavano una
follia, altri una via di fuga, altri
ancora un modo per trascorrere
una vacanza insolita; e
poi c’è chi restava con
le proprie perplessità e
curiosità in silenzio ad
ascoltare ed è stato
l'atteggiamento che ho
apprezzato di più.
La verità è molto più
semplice di quello che
si possa immaginare:
ho sentito un profondo e
semplice desiderio di volere
intraprendere questo viaggio,
sono partita senza grandi
aspettative ma con la certezza
che avrei trovato sicuramente
qualcosa su cui riflettere,
qualcosa da cui farmi
trasportare.
Eccomi in Camerun, accolta da
piccole e grandi mani da
sfiorare, occhi grandi in cui
perdersi, differenze culturali
profonde da cui attingere, una
comunità pronta ad accoglierti
per il semplice desiderio di
condivisione, incontri con
persone che sono riuscite a
penetrare nel profondo della
mia anima lasciando un segno
di speranza e di fede che mai
dimenticherò.
Ancora oggi quando mi
chiedono di raccontare questa
breve esperienza ho difficoltà
di vivere fino in profondità il Vangelo, e
senza dubbio il contesto umano ci ha aiutato
tantissimo.
Non può rimanere un’esperienza vissuta
nell’estate 2010, dobbiamo far sì che anche
tra 3, 4… 20 anni si veda che noi siamo stati
a Sop, e infatti ci piace l’idea di poter inserire
questo mese e mezzo in una cornice più
ampia: chissà che un domani…
I 42 giorni a Sop non hanno stravolto le
nostre vite, abbiamo ripreso le lezioni in
università e ricominciato la ricerca di qualche
lavoretto per poter magari ricomprare un
biglietto d’aereo per il Camerun, però siamo
convinti che questa tappa del nostro
cammino è più importante di una vincita
al superenalotto: troppi soldi; a Sop vale
di più il tempo e l’Amore.
Cogliamo l’occasione per ringraziare di cuore
tutte le persone che ci hanno accompagnato
in questo mese e mezzo, in primis i frati,
di Milano, di Sop e di Shisong, ma non solo…
l’accoglienza che abbiamo ricevuto è
indescrivibile, e risalta ancora di più dalle
sponde di un paese che forse ha tanto da
imparare dai camerunensi, da Sop. ■
nel trovare le parole giuste.
Le emozioni prendono il
sopravvento prima che
incominci a pronunciare
qualsiasi parola e credo che sia
questa la risposta più vera:
questo ricordo impresso
nell'anima.
L’unica cosa certa anche di
fronte alle più evidenti
differenze resta sempre una:
l’Amore… non importa quello
che hai, non importa da dove
vieni, non importa quale sia il
tuo credo ma l’amore verso se
stessi e verso gli altri ci rende
inequivocabilmente uguali e
speciali allo stesso modo. ■
VOLONTARI IN MISSIONE
Quello che non sapevo...
Volontaria a
Vila Litoranea
in Brasile
Cecilia è partita con un bagaglio
pieno di domande e dalla sua
prima esperienza in missione è
tornata con molta consapevolezza e
gratitudine per ciò che ha vissuto.
di Cecilia Peli
L’
esperienza in Brasile a Vila
Litoranea è stata per me e
per le mie compagne di
viaggio la prima volta in
missione. Durante il corso
frequentato presso il Centro Missionario dei
Frati Cappuccini avevo cercato di prepararmi
ascoltando i racconti di chi ci era già stato,
cercando di immaginare come sarebbe
stato per me. La destinazione nel mio caso
è stata casuale, non avevo nessuna idea...
Africa, Brasile, Thailandia erano tutte mete
possibili; quello che desideravo era
conoscere con i miei occhi e soprattutto con
il cuore qualcosa che non apparteneva alla
mia vita.
I giorni prima della partenza sono stati
caratterizzati da un po' di confusione,
sentivo la testa piena di tante cose, alcune
legate all'organizzazione, altre legate alle
mie paure, al mio sentire.
Mi era stato consigliato di non avere
aspettative e di vivere semplicemente con
un cuore aperto in grado di accogliere
quello che mi si sarebbe presentato.
Il giorno della partenza è arrivato in fretta,
sono partita con un bagaglio pieno di
domande, paure, ma anche gioia e curiosità
e con mia grande sorpresa c'è stato spazio
per tutto.
58
Quando mi viene chiesto di raccontare della
mia esperienza vado sempre un po' in
panico, dopo il rientro non sono riuscita a
raccontare molto di quello che ho visto e
vissuto. Ho avuto per molto tempo la
sensazione che tutto potesse
apparire banale, ma in quello che
ho vissuto non c'è stato nulla di
banale e scontato per la mia storia.
Siamo state accolte in Brasile da un
gruppo di suore cappuccine che ci
ha fatto sentire completamente a
nostro agio, in famiglia.
Divineia è uno dei tanti quartieri
che fanno parte di São Luis, città enorme
dello stato del Maranão nel nord-est del
Brasile... un piccolo mondo fatto di tante
piccole realtà, che rappresentano in modo
chiaro le contraddizioni del Brasile, un
paese dove povertà e ricchezza convivono
senza sfiorarsi come se appartenessero a
due mondi diversi, distanti. Non sono
riuscita a comprendere subito la realtà e le
problematiche della terra che ci ha accolto.
Le prime ore sono state caratterizzate dalla
confusione degli occhi e del cuore, guardavo
ma non riuscivo a vedere... solo il calore
delle suore mi ha permesso di rilassare prima
la mente e poi il cuore dandomi la possibilità
di iniziare ad osservare ed accogliere.
Non è stato semplice sospendere il giudizio
e smettere di ragionare da “occidentale”,
ma piano piano qualcosa è cambiato e
anche la realtà al di fuori delle mura di
quella che era la nostra casa, ha iniziato a
prendere forma.
Forse dovrei raccontare fatti, descrivere
luoghi, parlare di emozioni, ma non ne sono
capace...
Quello che sapevo alla partenza è che avrei
trovato un asilo nido, tanti bimbi dagli occhi
grandi, un ambulatorio ed una cultura
diversa dalla mia...
Quello che non sapevo è che sarei stata
abbracciata molto più spesso di quanto
avrei pensato di abbracciare...
Che avrei imparato a comunicare molto di
più con il corpo, che con le parole...
Che avrei ricevuto lettere e regali per il mio
compleanno...
Che mi avrebbero fatto sentire importante
dopo essermi sentita inadeguata...
Che avrei pianto sorridendo...
Che avrei danzato muovendo il bacino...
Che avrei sentito il desiderio fortissimo di
riabbracciare le persone che amo e che a
casa mi stavano aspettando...
Che avrei sentito nostalgia al mio ritorno di
tutte le persone che hanno condiviso con
me l'estate...
Che alcune domande non hanno risposte o
almeno non immediate;
Che è meglio porsi piccoli obiettivi...
Che è meglio non partire da soli...
Un'amica alla partenza mi ha lasciata con
queste parole: “saranno emozioni e
trasformazioni... saranno dubbi e
riflessioni... saranno consapevolezze e
decisioni... saranno pienezza e serenità”.
Ora posso rispondere: “Sono state emozioni
e mi auguro lente trasformazioni.
Sono riflessioni che fanno nascere dubbi e
dubbi che trovano pace nella speranza...
Sono consapevolezze che cercano terreno
fertile nelle decisioni. Sono pienezza e
serenità che spesso diventano nostalgia e
mancanza... Sono tanto, spesso troppo, ma
fortunatamente non abbastanza per
decidere di fermarsi”.
Grazie. ■
59
VOLONTARI IN MISSIONE
Partire per la missione
Incontri formativi
per volontari 2012
di fra Agostino Valsecchi
C
on grande soddisfazione per
le esperienze passate e
grande speranza per il
nuovo anno noi frati del
Centro Missionario di Milano
proponiamo il settimo ciclo di incontri per
coloro che vogliono prepararsi a fare
un'esperienza di volontariato estivo nelle
missioni di Brasile, Guatemala, Etiopia,
Camerun, Kenia, Thailandia e Costa d’Avorio.
Bisogna sapere che non si può improvvisare
l’esperienza di volontariato, ma è
importante prepararsi e capire insieme cosa
60
significa vivere questo mese
accanto ai missionari e ad altri
amici che come noi sentono il
desiderio di rendersi utili ai fratelli
più poveri.
Saremo aiutati in questo cammino
dalla testimonianza dei volontari
che hanno già vissuto
un'esperienza in missione, così da
calare subito nel concreto le nostre
aspettative, confrontandole con i problemi
reali che ci troveremo ad affrontare in terra
di missione.
Partiremo anzitutto scoprendo la variegata
realtà in cui i missionari cappuccini lombardi
operano, le attività che svolgono e le
necessità alle quali possiamo rispondere
con il nostro operato e la nostra
professionalità. Ci accorgeremo che sotto il
termine generico di missione si nasconde
una diversità di servizi e opere a favore di
poveri, ammalati, parrocchie, bambini...
Seguirà un lavoro di gruppo attraverso cui
scopriremo che è il Signore stesso,
attraverso desideri e incontri, che ci smuove
dal nostro torpore per indicarci nuovi
sentieri di amore gratuito verso i fratelli
meno fortunati. Ci lasceremo aiutare ad
indagare la qualità delle nostre motivazioni
per purificare le aspettative e non rischiare
cocenti delusioni nel momento dell’incontro
concreto con la realtà missionaria.
Ci porremo poi in ascolto di un Missionario
per riconoscere le aspettative che i frati
ripongono nei volontari. È necessario
conoscere in questo percorso gli usi, i
costumi la lingua e la cultura delle persone
con cui condivideremo un mese della nostra
vita. L’atteggiamento più adatto non è
quello del giudizio o del voler salvare, ma
quello di una disponibilità a collaborare
accettando le indicazioni di coloro che si
trovano in missione da molto tempo.
Concluderemo con un incontro di sintesi
che ci farà scoprire la fede in Cristo come
forza che dilata i nostri orizzonti e ci apre ad
una fraternità che non conosce confini.
E allora ancora una volta l’augurio di
buon cammino missionario. ■
Calendario degli
appuntamenti 2012
sabato 14 gennaio • ore 16
INTRODUZIONE. Un cammino
di scoperta delle missioni da fare insieme.
Con presentazione del corso
di due volontarie.
sabato 28 gennaio • ore 16
LA VERIFICA DELLE MOTIVAZIONI
E ASPETTATIVE DEL VOLONTARIO
per guardare nel mio cuore con verità.
Con testimonianza e contributo
dei volontari in ETIOPIA.
sabato 4 febbraio • ore 16
L’INCONTRO CON I MISSIONARI
E CON LE ALTRE CULTURE per scoprire
cosa si attende da noi chi ci accoglie.
Con testimonianza e contributo
dei volontari in BRASILE.
sabato 18 febbraio • ore 16
VIVERE L’ESPERIENZA DA INVIATI
la fede in Cristo come forza
per andare verso l’altro.
Con testimonianza e contributo
dei volontari in CAMERUN.
sabato 3 marzo • ore 15,30
SANTA MESSA PER GRUPPI MISSIONARI
E AMICI DELLE MISSIONI
segue testimonianza dei volontari
in COSTA D’AVORIO, GUATEMALA
E THAILANDIA.
sabato 17 marzo • ore 16
FORMAZIONE DEI GRUPPI DI PARTENZA
un’esperienza di disponibilità
da condividere con altri.
domenica 15 aprile • tutto il giorno
RITIRO CONCLUSIVO.
sabato 9 giugno • ore 18
Festa dei missionari cappuccini.
CONSEGNA DEL TAU con invio missionario.
Centro Missionario dei frati minori cappuccini
Piazzale Cimitero Maggiore, 5 – 20151 Milano
tel. 02 30 88 042 - fax. 02 33 40 21 64
www.missioni.org - [email protected]
Mezzi: Tram 14 - autobus 40 - 72
Iscrizioni al primo incontro
SPIRITUALITÀ
di Frei Apollonio Troesi, missionario in Brasile
Con molta amarezza ci dobbiamo
lasciare! La crisi imperversante è
arrivata anche da noi e ci toglie
la gioia di continuare... Quanto
era bello per me pensare e poi
con calma “stendere” voli di
Angeli, canti di preghiere
all’unisono coinvolgendo cielo e
terra! Mi piaceva salire e farVi salire su su,
sempre più su fino a raggiungere la vetta
del Monte-di-Dio col fiatone, ma felici!
Ricordate? Eravamo arrivati anche ben
oltre il Monte-di-Dio! Aggrappati alle
possenti ali degli Angeli ci eravamo
introdotti in punta di piedi fin dentro la
Stessa Casa-di-Dio avvolta dal silenzio
eterno di canti senza fine!
Ci dobbiamo congedare: lasciamoci Libro
dei Salmi alla mano! Teniamoci sempre in
compagnia degli Angeli e di tanto in tanto,
se non tutti i giorni, apriamo e preghiamo
questo Libro-di-Dio che è in circolazione
da millenni! Di tanto in tanto andiamo
verso Dio con la mente, con il cuore,
con il canto. In casa o per strada, in auto
o perfino nei superaffollati mezzi collettivi
di trasporto andiamo “al Dio della nostra
gioia, del nostro giubilo. A Lui dobbiamo
cantare tutti i giorni della nostra vita...”
(cf Salmo 43 (42), 3-4).
Lettori miei affezionati, in questo clima
di “addio” piuttosto triste ho cercato
consolazione nei Salmi e per lasciarVi un
dolce ricordo ho cercato “passi” adatti a
quest’ora.
Ne ho selezionati TRE, autentiche perle
62
preziose: con il loro splendore,
il loro alto valore espressivo ci
aiutino a concludere in bellezza!
Le introduco con un mirabile
pensiero del carissimo e mai
dimenticato Card. Carlo Maria
Martini. A un vecchietto che gli
scriveva: “Padre, può indicarmi un
libro di preghiera che possa aiutarmi...”
risponde solennemente: “Il più bel libro di
preghiera che io conosco è QUELLO dei
SALMI perché ci mette sulla bocca le parole
di lamento e di speranza, di amore e di lode
che sono state espresse da millenni di
storia. La preghiera fatta a partire da
qualche Salmo come il 43(42) o come il
63(62) e meditata nel profondo del cuore è
il vero toccasana per tutte le occasioni della
vita: tristi o gioiose, liete o addirittura
mortali!” (passim dal libro “Il comune
sentire”).
Un altro Autore spirituale che va per le
maggiori soleva affermare: “Il Salterio?
Questa Preghiera che è stata anche di Gesù
è “Pane” per tutte le “mense” e quanto più
sono povere queste mense, tanto più
prezioso e gustoso è questo “pane”!”
Interessante metafora, verissima soprattutto
a partire dallo stupore di quel “Man hu”
(che cos’è?) pronunciato con sorpresa dagli
Ebrei in cammino nel deserto! (Lascio a Voi
la gioia di coordinare e spiegare le idee che
Vi sto sottoponendo... Andate a leggerVi
l’“episodio” nel Libro divino dell’Esodo
16,11-15)
EccoVi finalmente le tre citazioni che ho
scelto per me e per Voi. Ricordano e
riassumono un po’ tutto quello che con
l’aiuto di Dio e dei Suoi Angeli ci siamo
detti in questi due anni.
La prima anche in ordine numerico
appartiene al Salmo 63(62) citato pure
da Martini in quella sua risposta. I versetti
scelti (3-6) cantano così: “Nel Santuario
ti cerco e ti ho cercato per contemplare la
tua potenza e la tua gloria e poiché la tua
grazia vale più della vita, le mie labbra
diranno per sempre la tua lode. Così ti
benedirò finché io viva, nel tuo nome
alzerò le mie mani, mi sazierò come a
lauto convito e con voci di gioia ti loderà
sempre la mia bocca”. Stupendo
programma di vita! A noi realizzarlo!
La seconda appartiene al Salmo 104 (103)
“splendida cattedrale gotica” inneggiante
agli splendori della Creazione. I versetti
tolti dalla perorazione finale (31-35)
concludono solennemente così: “La Gloria
del Signore sia per sempre... gioisca
il Signore nelle Sue opere! Voglio cantare
al Signore finché esisterò. A Lui sia gradito
il mio canto; la mia gioia è nel Signore...
Anima mia, benedici il Signore adesso e
sempre. Alleluia!
La terza fa parte del Salmo 119 (118)
chilometrico con i suoi 176 versetti per
cantare e magnificare la “Torà” (parola
ebraica complessa, intraducibile che indica
nel profondo la “Parola viva del Signore
Iddio” attiva lungo i secoli... Tradurre
“Torà” come fanno i più con “legge” e
sinonimi non dà tutta la fortissima carica
semantica che contiene...). I versetti da
me selezionati vanno dal 169 al 176.
Concludono così il “poema”: “Giunga il mio
grido fino a Te, Signore – venga al Tuo Volto
la mia supplica – scaturisca dalle mie labbra
la Tua lode – la mia lingua canti la Tua
“Parola” – mi venga in aiuto la Tua mano –
desidero la Tua salvezza, Signore – la Tua
“Parola” è tutta la mia gioia – possa io
vivere a lungo per darti lode – è grande
la pace per chi ama la Tua “Parola”!
Esaltante, meravigliosa conclusione! La Tua
“Parola”, è il Verbo che si è fatto carne,
è GESÙ in Persona, è il Dio fatto uomo
venuto ad abitare in mezzo a noi!
Parli Egli a noi... canti con noi i Salmi
pasquali come si legge nel Vangelo (vedi
Matteo 26,30) ci faccia sentire, “palpare”
la Sua Presenza.
Vorrei tanto continuare a commentare i tre
passi scelti per dirVi Addio, ma penso che
non ci sia più spazio. Meditateli Voi nel
profondo del vostro cuore così come
suggerisce l’indimenticabile Cardinale
di Milano.
RicordateVi di me e della mia missione.
Stiamo uniti nella preghiera! La Pace del
Signore Gesù sia sempre con Voi. Amen ■
63
© Martin Nemec - Fotolia.com - © Jakub Cejpek
In compagnia degli angeli
In compagnia
degli angeli
ci congediamo
libro dei Salmi
alla mano
MISSIONI ESTERE
CAPPUCCINE
P.le Cimitero Maggiore, 5
20151 MILANO
Tel. 02/3088042 - Fax 02/334930444
www.missioni.org - [email protected]
Nasce all’interno dello showroom del Centro Missionario di P.le Cimitero Maggiore
a Milano una nuova proposta dei Missionari Cappuccini: La Monasticheria.
Un tuffo nel passato, alla riscoperta delle antiche ricette rispettose della natura
e dell’uomo, un luogo dove poter trovare tanti prodotti provenienti esclusivamente
dai numerosi monasteri d’Italia. Un percorso che porta il visitatore alla conoscenza
di monasteri dediti alla produzione di confetture, mieli, liquori, vini, birre, olii,
tisane, biscotti e prodotti per la cura del corpo tutti rigorosamente frutto della
tradizione tramandata negli anni. L’acquisto di questi prodotti ha una triplice
valenza; la prima per i monasteri che potranno così essere sostenuti nella loro
attività, la seconda per i Missionari Cappuccini che potranno promuovere nuovi
progetti in favore delle tante popolazioni bisognose che quotidianamente assistono,
la terza per chi acquista, che potrà gustare un prodotto unico di genuina bontà,
inevitabile risultato della passione e della dedizione monastica.
Anche pensando al prossimo Natale, La Monasticheria vuole offrire un’alternativa
davvero interessante per un presente diverso, carico di tanti significati
e di originalità. Ti aspettiamo nel nostro showroom!
Per offrire il tuo contributo
puoi scegliere
le seguenti modalità
SEGRETARIATO
MISSIONI ESTERE
Posta
Conto Corrente Postale n. 757203
intestato a Segretariato Missioni Cappuccine
P.le Cimitero Maggiore, 5 - 20151 Milano
Bonifico bancario
Provincia di Lombardia
dei Frati Minori Cappuccini
P.le Cimitero Maggiore, 5 - 20151 Milano
Banca Intesa San Paolo
IBAN IT 32 V 03069 09400 100000104212
Assegno bancario
intestato a Provincia di Lombardia
Frati Minori Cappuccini
Segretariato Missioni Estere
MISSIONI ESTERE
CAPPUCCINI ONLUS
(per avere la detrazione fiscale)
Posta
Conto Corrente postale n. 37382769
intestato a
MISSIONI ESTERE CAPPUCCINI ONLUS
P.le Cimitero Maggiore, 5 – 20151 Milano
Elenco
E
lenco de
dei
eii m
e
monasteri:
onasteri:
A b ba zi a di
Abbazia
d i Chiaravalle
Chiara
C h i a r aavalle
v a l l e della
d e l l a Colomba
C o l o m ba
LLocalità
o c a l i t à Chiaravalle
Chiarava
C h i a r a v a llle
l e della
d e l l a Colomba
C o l o m ba ALSENO
A L SEN O (P
((PC)
P C)
M o n a s t e ro Carmelitano
Monastero
C a r me l i t a n o ddii Monte
M o n t e Carmelo
C a r me l o
PPiazza
i a z z a Monte
M o n t e Carmelo,
C a r me l o, 3 LLOANO
OA N O (SV)
(SV)
M on ast e ro di
Monastero
d i BBetlemme
e tle mm e
LLocalità
o c a l i t à Campore
C
Camporeggiano
a mp o re g g iian
a nnoo MOCAIANA
MO C A IANA D
DII G
GUBBIO
U BB I O (PG)
( P G)
A b ba zi a di
Abbazia
d i Monte
M o n t e Oliveto
O l i v et o Maggiore
M
Maa g ggii oore
re
LLocalità
o c a l i t à Chiusure
C h iu s u re Monte
M o nt e Oliveto
O l i v et o CHIUSURE
C H I U S U R E ((SI)
S I)
P i c c o l o Opificio
Piccolo
O p i f i c i o BBrassico
Brassicolo
r a s s i c oolo
l o ddel
e l Carrobiolo
C a r ro b i o l o FFermentum
e r me n t u m
PPiazza
i a z z a Carrobiolo,
C a r ro b i o l o, 8 M
MO
MONZA
ONZA
O
NZ A (MI)
( M I)
M o n a s t e ro BBenedettino
Monastero
e ne d et t i n o SSanti
a n t i Pietro
P i et ro e Paolo
Pao l o
LLoc.
o c. Giardino
G i a rd i n o della
d e l l a Risurrezione
Risu
R i s uurrezione
r rezi o ne A
Alpe
l p e Colla
C o l l a GERMAGNO
GERMAGN
GER MAG N O (VB)
(V B)
A b ba zi a di
Abbazia
d i Novace
NNovacella
o v a c eella
lla
Stiftstrasse
SStiftstrasse,
t i f t s t r a s s e , 1 390
339040
900040
4 0 VVARNA
A RRNA
NA
C o m u n i t à SS.
Comunità
SS. PPietro
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Loc
LLoc.
o c.
c Cascinazza
C a s c i n a z z a BUCCIN
BU
BUCCINASCO
CC I NNASCO
A S CO (MI)
( M I)
M on ast e ro di
Monastero
d i SSiloe
ilo e
LLocalità
o c a l i t à Strada
S t r a d a San
Sa n Benedetto,
Be
B eenedetto,
enedetto
ne d et t o, 1 POGGI
PO G G I DEL
DEL SASSO
SA SS O (GR)
(G R )
A b ba zi a di
Abbazia
d i Praglia
Pr a g l i a
Viaa Abbazia
Vi
A b ba zi a di
d i Praglia,
Pra
Pr aaglia,
g l i a, 16
1 6 TEOLO
T EO LO (PD)
(P D)
M o n a s t e ro Benedettine
Monastero
B e ne d et t i ne di
d i S.M.
S. M . delle
d e l l e Grazie
G r a zi e
Viaa le
Vi
l e Grazie,
G r a zi e , 9 ORTE
O RT E (VT)
((VVVT)
T)
M o n a s t e ro Cistercense
Monastero
C i s t e rc e ns e Trappiste
Tr a p p i st e di
d i Valserena
Va l s e r e n a
Viaa Provinciale
Vi
Pro v i nc i a l e del
d e l Poggetto,
PPoo g ggetto,
et t o, 48
48 GUARDISTALLO
GUARDIS
G U A R D I STA
TA LLLO
LO (PI)
( P I)
A b ba zi a S.
Abbazia
S. Maria
M a r i a di
d i Finalpia
Fi n a l p i a
Viaa Santuario,
Vi
Sa nt u a r i o, 5599 FFINALE
I N A L E LLIGURE
I G U R E ((SV)
SV)
M o n a s t e ro Benedettine
Monastero
B e ne d et t i ne S.
S. Maria
M a r i a degli
d e g l i Angeli
A n ge l i
Vicolo
Vi
c o l o S.
S. Michele,
M i ch e l e , 8 PISTOIA
PPIST
I STO IIA
A ((PT)
P T)
M o n a s t e ro Trappiste
Monastero
Tr a p p i st e NN.S.
. S. ddii San
Sa n Giuseppe
G iu s e p p e
Viaa della
Vi
d e l l a Stazione,
S t a zi o ne , 1199 VVITORCHIANO
ITTO
TO RC H I A N O (VT)
(V T )
Bonifico bancario
MISSIONI ESTERE CAPPUCCINI ONLUS
P.le Cimitero Maggiore, 5 – 20151 Milano
Banca di Legnano Agenzia 090
viale Certosa 269/271 - 20151 Milano
IBAN IT 66 L 03204 01601 000000062554
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Se effettui il versamento per la prima volta,
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Garanzia di tutela dei dati personali D.Lgs. n. 196/2003
I dati personali forniti dagli interessati sono trattati
direttamente per l’invio della rivista e delle informazioni
sulle iniziative delle Missioni Estere Cappuccine.
Non sono comunicati o ceduti a terzi. Responsabile del
trattamento dati è p. Mauro Miselli, direttore editoriale.
“Accogliere il Salvatore, riconoscendolo
nell’umile Bambino che giace in una mangiatoia.
È questo il mistero del Natale”
(Papa Benedetto XVI)
In caso di mancato recapito si prega di restituire, presso l’ufficio postale di Gorle, al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa