PREVENZIONE DELLE LEGIONELLOSI

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PREVENZIONE DELLE LEGIONELLOSI
PREVENZIONE DELLE LEGIONELLOSI: CONFRONTO TRA LINEE GUIDA
EUROPEE ED EXTRAEUROPEE
Savina Ditommaso*, Cinzia Biasin*, Monica Giacomuzzi*, Carla Maria Zotti*, Angela
Ruggenini Moiraghi*
* Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Sanità Pubblica e di Microbiologia
Autore al quale inviare ogni comunicazione:
Savina Ditommaso
Dipartimento di Sanità Pubblica e di Microbiologia
Indirizzo: Via Santena 5 bis 10126 Torino
Tel.011-6706567
Fax 011-6706551
E-mail [email protected]
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Riassunto
Negli ultimi anni, al seguito del verificarsi di numerosi casi di legionellosi, molti paesi
hanno emanato raccomandazioni e linee guida in relazione al problema.
Obiettivo di questo lavoro è stato quello di mettere in evidenza concordanze e
divergenze su temi fondamentali quali: rischio di contrarre l’infezione, opportunità di
controlli ambientali e di bonifiche, rischio professionale.
Le divergenze riscontrate sono numerose, tuttavia l’argomento è in continua evoluzione.
Soltanto la sperimentazione sul campo della sorveglianza e del controllo potrà
consentire di acquisire comportamenti validati, e di adottare misure di intervento
efficaci e fattibili, superando la disomogeneità delle indicazioni presenti nelle
documentazioni esistenti.
PAROLE CHIAVE: Legionella, rete idrica, torri di raffreddamento, linee guida,
metodi di disinfezione
The aim of this review is to underline agreements and disagreements on the prevention
of
Legionnaire’s
disease
(risk,
possibility
of
environmental
controls
and
decontaminations, occupational hazard) among the guidelines issued by several
countries.
Even though controversies exist on these issues, and some conclusions are not
definitive, we think that only field trials on surveillance and control will enable to
acquire validated behaviours and to set up successful and feasible interventions. This
will allow to overcome difficulties arising from the lack of homogeneity of the current
recommendations.
KEY WORDS: Legionella, water supply, cooling towers, guidelines, disinfection
methods
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Introduzione
A seguito della segnalazione di numerosi casi di legionellosi nosocomiale e del parziale
disaccordo sugli interventi proponibili, si è ritenuto opportuno analizzare e discutere i
punti essenziali affrontati dalle linee guida promulgate dai diversi paesi.
In particolare si è posta attenzione al rischio di infezione in relazione alla proporzione di
campioni ambientali positivi e alla entità della carica microbica osservata, alla
opportunità dell’effettuazione di controlli ambientali e alle modalità di prelievo, agli
interventi di bonifica consigliati e alle relative modalità di applicazione, all’eventualità
di rischio professionale e delle conseguenti misure di protezione.
L’analisi è stata rivolta ai problemi posti dalle reti idriche e dalle torri di raffreddamento
anche se va segnalato che da altri impianti può derivare il rischio di infezione:-sistemi
idrici di emergenza (docce di decontaminazione, stazioni di lavaggio occhi, sistemi
antincendio “sprinkler”), vasche e piscine per idromassaggi e idroterapie, fontane
decorative e cascate artificiali. Per alcuni di questi (vasche e piscine per idromassaggi e
idroterapie, fontane decorative) esiste evidenza di associazione con epidemie (4, 5).
Non tutte le linee guida propongono interventi risolutivi relativamente alle
problematiche esposte ed esiste inoltre una notevole disomogeneità nella trattazione
dell’uno o dell’altro argomento, ne derivano pertanto i seguenti obiettivi:
-riferire il punto di vista delle Linee guida (L.g.) promulgate da diversi paesi
relativamente agli aspetti più rilevanti del problema “prevenzione e controllo delle
infezioni da Legionella” in ambito ospedaliero
-individuare le indicazioni maggiormente condivise per la prevenzione, la sorveglianza
e il controllo della legionellosi
- offrire strumenti utili per indurre una condotta razionale degli organi di controllo.
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Metodi
Per questo lavoro sono state consultate le linee guida di Australia, Francia, Giappone,
Inghilterra, Italia, Spagna, Svizzera e USA (Allegheny County Health Department,
ASHRAE, CDC e OSHA) che rappresentano le fonti cui fa riferimento la maggior parte
della letteratura mondiale.
Per il reperimento e la consultazione ci si è avvalsi di strumenti informatici (gli indirizzi
disponibili sono riportati in bibliografia), di pubblicazioni ufficiali dei singoli stati,
oppure della richiesta diretta agli enti estensori.
In questa rassegna non sono state prese in considerazione le linee guida pubblicate nel
2002 dal gruppo EWGLI (European Working Group for Legionella Infection)
finalizzate espressamente al problema della legionellosi acquisita a seguito di viaggi in
quanto l'attenzione è stata focalizzata sugli ambienti ospedalieri.
Risultati
Rischio di infezione ed entità della contaminazione:
Esiste in merito uno studio effettuato dal gruppo di Pittsburg (1) in cui è stata dimostrata
una relazione statisticamente significativa tra n° di campioni ambientali positivi e
presenza/assenza di casi di legionellosi. Lo studio condotto nell’arco di 18 mesi di
osservazione prevedeva controlli ambientali mensili e la sorveglianza delle polmoniti,
condotta con particolare attenzione, ha evidenziato che l’isolamento di Legionella
pneumophila da più del 30% dei siti distali è associata alla presenza di casi; in
occasione delle bonifiche e quindi di minore colonizzazione non sono mai stati segnalati
casi.
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Viceversa lo studio non ha dimostrato alcuna influenza dell’entità della carica (UFC/L)
sulla comparsa di casi di legionellosi.
Quindi l’indicazione derivante da questo studio, successivamente fatta propria da
Allegheny County Health Department, è quella di ricorrere alla bonifica solo quando
dalla ricerca ambientale emergano dati di contaminazione superiori al valore soglia
(contaminazione di più del 30% dei siti distali).
Rischio di infezione ed entità della carica
In antitesi a quanto sostenuto dai ricercatori di Pittsburg, altri (2) sostengono che il
rischio di infezione è certamente legato a due fattori: 1) alla carica infettante che deriva
dall’ambiente (torre di raffreddamento, circuito di acqua calda con i suoi punti di
approvvigionamento, aria trattata con umidificatori ecc.) 2) alla capacità di resistenza
dell’ospite. A tal proposito, gli stessi autori hanno quantificato per soggetti HIV postivi
un rischio 40 volte superiore rispetto ai giovani adulti; per soggetti trapiantati il rischio
è circa 200 volte maggiore; per soggetti di età superiore ai 65 anni, per i fumatori e i
forti bevitori il rischio risulta moderatamente più alto rispetto ai giovani adulti. Inoltre il
rischio dipende dalla tipologia di consumo dell’acqua, dalla dimensione dell’edificio
(uno studio su 84 ospedali canadesi ha dimostrato che quelli di grosse dimensioni sono
a maggior rischio di colonizzazione), dalle dimensioni delle torri (per le epidemie in cui
sono implicate le torri di raffreddamento è più frequente l’associazione con le torri di
piccole dimensioni), dall’età dell’edificio (presenza di bracci morti, utilizzo di materiali
favorenti l’accumulo di biofilm).
Quindi alla luce di quanto detto, per la valutazione del rischio, più che il numero di
campioni positivi, bisogna prendere in considerazione l’entità della carica e riferirla al
tipo di popolazione occupante l’edificio.
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Qui di seguito sono elencati i criteri elaborati da alcuni enti per aiutare nella
interpretazione dei risultati ambientali e stabilire il livello al di sopra del quale si
rendono necessari interventi di bonifica.
L g. Australiane:
concentrazione massima ammissibile di Legionella nella rete di acqua calda sanitaria e
nelle torri evaporative: 104UFC/L.
L g. Francesi:
rete di acqua calda sanitaria:
Legionella pneumophila
(UFC/L)
<1000
103
104
Interventi richiesti
-Basso rischio, non è necessario alcun intervento
-Livello di allerta: sensibilizzazione dei medici per la
ricerca dei casi, verifica della temperatura dell’acqua sia
alla produzione sia alla distribuzione, verifica della
presenza di incrostazioni nei punti distali ed eventuale
pulizia. Verifica mediante controlli microbiologici
dell’efficacia degli interventi adottati
-Divieto di utilizzo di docce, di utilizzo di acqua calda
dai lavabi, uso solo di acqua fredda o di acqua calda
filtrata fino alla negativizzazione dei campioni,
immediati interventi di bonifica dell’impianto
torri di raffreddamento:
Legionella spp
(UFC/L)
103
105
Interventi richiesti
-Livello di allerta: messa in opera di misure
necessarie ad abbassare la concentrazione al di
sotto di 103
-Livello di azione: arresto del sistema,
svuotamento, pulizia e disinfezione prima di
rimetterlo in funzione
Per le stazioni termali una prima circolare (DGS/SD1D/92 n° 513, 20 luglio 1992)
stabiliva di utilizzare come valore di riferimento la concentrazione 102UFC/L, ed
imponeva l’applicazione di misure di prevenzione a partire dalla concentrazione
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103UFC/L. Successivamente la soglia di intervento è stata fissata a 50UFC/L dalla
circolare DGS/VS 4 N° 2000-336 del 19 giugno 2000.
Si raccomanda inoltre ai medici di non prescrivere cure termali a soggetti
immunodepressi
(pazienti
sottoposti
a
trattamento
con
chemioterapici,
con
corticosteroidi).
L.g. Giapponesi*:
torri di raffreddamento e sistemi di climatizzazione:
Legionella spp
(UFC/L)
<103
≥ 103 < 104
Interventi richiesti
Range desiderabile
Range di osservazione
≥ 104 < 106
Range di precauzione
≥ 106
Range di emergenza
-Nessun intervento
-Ripetere immediatamente i
prelievi
ambientali
per
accertare eventuali fluttuazioni
della conta
-Effettuare una disinfezione o
lavaggio
dell'impianto
se
necessario (trend negativo
della conta)
-Effettuare una bonifica
*In queste linee guida il problema della contaminazione della rete idrica è affrontato in
modo marginale, pertanto non vengono indicati né valori soglia né eventuali modalità di
bonifica.
Probabilmente la manutenzione degli edifici secondo regole rigide dettate da leggi
nazionali (Building Sanitation Law) minimizza il rischio correlato alla rete idrica.
Va precisato inoltre che non si tratta di pubblicazione destinata in maniera specifica a
strutture nosocomiali, ma ad edifici di varia destinazione.
L.g. Inglesi:
concentrazione massima ammissibile di Legionella nella rete di acqua calda sanitaria e
nelle torri evaporative: 103UFC/L.
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L g. Italiane:
anche se è difficile stabilire quale sia la dose infettante per l’uomo, si ritiene che
concentrazioni di legionelle comprese tra 103-104UFC/L siano idonee a provocare un
caso di infezione l’anno, mentre cariche comprese tra 104-106UFC/L siano idonee a
provocare più casi sporadici.
Alla luce di quanto detto i comportamenti da adottare in materia di sorveglianza e
bonifica degli impianti sono i seguenti:
rete di acqua calda sanitaria:
Legionella
(UFC/L)
≤ 102
103 -104
≥104
Interventi richiesti
-In assenza di casi non è necessario alcun trattamento
-Contaminazione, si potrebbero verificare dei casi sporadici; in
assenza di casi è raccomandata aumentata sorveglianza clinica,
in particolare nei pazienti a rischio; in presenza di un caso
effettuare la bonifica e adottare misure specifiche di
prevenzione
-Contaminazione importante, mettere in atto immediatamente
misure di decontaminazione. Successiva verifica dei risultati
torri di raffreddamento e sistemi di climatizzazione:
-negli umidificatori adiabatici la presenza di Legionella si ritiene improbabile se la
carica batterica totale non eccede 103UFC/L. Tale carica, relativa all’acqua circolante,
non deve comunque superare il valore standard di 106UFC/L
-nelle torri evaporative la carica batterica totale massima ammissibile è di 107UFC/L
L g. OSHA:
rete di acqua calda sanitaria e torri di raffreddamento:
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Legionella
(UFC/L)
<10.000
100.000
1.000.000
Considerazioni ed Interventi richiesti
-Nessun intervento straordinario
-Livello elevato di contaminazione dal
quale possono derivare epidemie; bonificare
-Livello molto elevato di contaminazione;
bonificare immediatamente
L g. Svizzere:
la concentrazione soglia al di sopra della quale si devono prendere dei provvedimenti
varia in funzione delle situazioni:
rete di acqua calda sanitaria:
Legionella
(UFC/L)
103
103-104
≥104
Considerazioni e Interventi richiesti
-Livello soglia, in assenza di casi
-Contaminazione: nessun trattamento, ripetere l’analisi, a
fronte di conferma positiva, procedere alla bonifica
-Contaminazione importante: procedere alla bonifica
Se il riscontro di positività avviene in seguito alla segnalazione di un caso, si procede
alla bonifica per qualsiasi livello di contaminazione.
I reparti ad alto rischio non devono essere colonizzati da Legionella (<100UFC/L).
Installazioni per il trattamento dell’aria:
carica batterica totale
(UFC/L)
<106
106-107
>107
Interventi richiesti
-Nessun intervento straordinario
-Verifica dell’impianto, controlli ravvicinati,
determinazione dei germi nell’aria, soprattutto in
locali ad alto rischio
-Blocco dell’impianto e relativa pulizia e
decontaminazione
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Non è necessaria la ricerca di Legionella, sono invece da considerare come segnali di
allarme la presenza di sostanze organiche e di microrganismi in generale; pertanto è
importante verificare i valori di carica batterica totale nell’acqua di condensa e di
umidificazione ed in funzione di essi intervenire.
Sorveglianza ambientale: si o no?
Molto dibattuta l’utilità dei campionamenti ambientali routinari eseguiti in assenza di
casi (prevenzione primaria). Esistono in merito due correnti di pensiero, di cui una
sfavorevole (CDC), e l’altra favorevole (Pittsburgh).
È invece riconosciuta da tutti la necessità della ricerca ambientale quando si è in
presenza di casi (prevenzione secondaria) e della valutazione dell’efficacia degli
interventi di bonifica.
L.g. Allegheny County Health Department:
favorevoli ai controlli ambientali. Sono gli unici a stabilire anche le regole sul numero
di prelievi da eseguire in relazione alle dimensioni dell’ospedale (10 siti per un ospedale
con meno di 500 posti letto, per ospedali di dimensioni maggiori due punti aggiuntivi
ogni 100 posti letto), e come siti di prelievo consigliano di privilegiare i reparti a
rischio.
L.g. Australiane:
per le torri di raffreddamento è previsto un controllo routinario ed un controllo in
occasione di ogni disinfezione.
Non è prevista sorveglianza per la rete tranne in caso di epidemie e in occasione di
bonifiche.
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L.g. CDC:
-in assenza di casi (prevenzione primaria) il CDC non raccomanda il prelievo e l’analisi
routinaria dell’acqua per i seguanti motivi: 1) difficile l’interpretazione dei risultati, in
quanto il microrganismo è isolato anche in strutture dove non si sono verificati casi di
legionellosi; 2) non esiste una chiara correlazione fra entità della carica e rischio di
malattia (a tal proposito ricordano che a parità di carica bisogna tener conto anche del
sierotipo, del grado di aerosolizzazione e della suscettibilità dell’ospite); 3) esiste una
notevole fluttuazione dei risultati; 4) risultati positivi possono indurre ad intraprendere
misure correttive e forse anche inutili spese; per contro risultati negativi possono
generare falsa sicurezza che può concretizzarsi in una minore sorveglianza da parte dei
clinici e in un allentamento delle misure preventive in generale 5) non esistono evidenze
scientifiche che abbiano dimostrato la validità di questa strategia.
Si raccomanda invece di mantenere un alto indice di sospetto per i casi di polmonite e di
effettuare indagini microbiologiche ambientali solo dopo il verificarsi di un caso certo
di legionellosi o di due casi possibili. Un valido aiuto nell’accertamento etiologico e nel
conseguente intervento sull’ambiente è rappresentato dall’impiego dell’antigene
urinario.
-In presenza di un caso di legionellosi nosocomiale (prevenzione secondaria) si ricorre
all’inchiesta epidemiologica e all’indagine ambientale se il paziente è un soggetto
immunodepresso o se l’ospedale ricovera soggetti immunodepressi, altrimenti si
effettua solo l’indagine epidemiologica.
Se non si verificano altri casi viene consigliato di procedere ad una sorveglianza intensa
per almeno due mesi. Se si verificano ancora casi l’indagine ambientale diventa
importante per stabilire la fonte di contagio da Legionella.
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-Nelle linee guida successivamente emanate e riguardanti la prevenzione di infezioni
opportunistiche in soggetti trapiantati si parla invece della necessità dei controlli
ambientali periodici e della necessità di avere la rete idrica con livelli di Legionella non
rilevabili. Inoltre si ribadisce il concetto: in caso di polmonite nosocomiale pensare ad
una legionellosi anche quando i rilievi ambientali risultino negativi.
Per questi pazienti, in caso di Legionella nell’ambiente deve essere assolutamente
vietato l’uso dell’acqua di rete per bere, per fare bagno/doccia, per il lavaggio di denti.
Inoltre è obbligatorio l’uso di acqua sterile per i dispositivi quali umidificatori,
nebulizzatori, sondini nasogastrici, ecc.
L.g. Francesi:
favorevoli alla sorveglianza ambientale in ospedale (prelievi dalla rete, dalle riserve di
acqua, da torri di raffreddamento, dai sistemi di climatizzazione a batterie fredde,
umidificatori e tutte le installazioni a rischio presenti) almeno una volta all’anno, nei
reparti a rischio si consigliano controlli semestrali.
Nelle strutture recettive in generale (campeggi, centri sportivi, alberghi, luoghi di
lavoro, ecc) la ricerca di Legionella deve essere fatta almeno una volta all’anno e in
occasione della riapertura stagionale.
L’indagine ambientale è raccomandata in caso di comparsa di un caso in struttura
ospedaliera o stazione termale; se invece la notifica riguarda un caso presentatosi in
hotel, campeggio, luogo di lavoro non è raccomandata la ricerca di Legionella; però si
raccomandano le regole di buona manutenzione dell’impianto idrico e delle eventuali
torri di raffreddamento; se il caso riguarda una abitazione si informa il paziente circa la
necessità di intervento di manutenzione del sistema di produzione di acqua calda.
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Inoltre la ricerca ambientale va effettuata per verificare l’efficacia delle bonifiche (2472 ore dopo la bonifica) e per valutare la ricolonizzazione (1 mese dopo la bonifica).
L.g. Inglesi:
favorevoli alla sorveglianza ambientale anche in assenza di casi in tutte quelle strutture
dove non si hanno sufficienti informazioni sull’impianto e sull’efficacia delle misure di
manutenzione e/o correttive.
Per quanto riguarda l’ambiente ospedaliero oltre che nelle situazioni dianzi descritte, i
controlli sono consigliati nei reparti a rischio.
Inoltre nel programma di monitoraggio delle torri di raffreddamento si raccomandano
controlli settimanali e quadrimestrali rispettivamente per la carica batterica totale e per
la Legionella.
L.g. Italiane:
la ricerca della Legionella nell’impianto idrico deve essere effettuata nelle strutture
recettive in presenza di uno o più casi; in ospedale monitoraggio periodico nei reparti ad
alto rischio.
L.g. Spagnole:
sono previsti controlli microbiologici in seguito alla notifica di uno o più casi di
legionellosi.
L.g. Svizzere:
la ricerca ambientale di Legionella non ha senso se non è effettuata in modo mirato:
-non è mai indicata in presenza di un caso di legionellosi comunitaria (possono fare
eccezione alcune situazioni come ad esempio il domicilio di un soggetto
immunodepresso)
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-se si tratta di caso nosocomiale, termale o professionale la ricerca ambientale va fatta
allo scopo di evitare nuovi casi
-nei reparti ospedalieri a rischio potrebbe essere utile la ricerca preventiva senza
attendere la comparsa di casi.
Frequenza dei campionamenti
La ricerca ambientale di Legionella può essere intrapresa per avere informazioni in
merito alla presenza/assenza/entità della contaminazione, per identificare la sorgente di
infezione e per la valutazione dell’efficacia delle misure correttive eventualmente
applicate.
L.g. Allegheny County Health Department:
in questo caso la raccomandazione è di eseguire con la periodicità annuale i controlli
sulla rete idrica; gli ospedali che ospitano soggetti trapiantati devono prevedere controlli
più frequenti.
L.g. Australiane:
controllo mensile della conta batterica totale per le torri di raffreddamento; il limite
fissato è 5x108UFC/L. Se viene superato sono previsti controlli settimanali fino al
ripristino delle condizioni ottimali.
I prelievi dalla rete di acqua calda vengono effettuati ogniqualvolta si sospetti
l’associazione con casi di legionellosi e settimanalmente in occasione di bonifiche.
L.g. CDC:
la calendarizzazione delle indagini microbiologiche ambientali, elaborata solo al fine di
valutare l’efficacia degli interventi di bonifica, prevede:
prelievi ogni due settimane nell’arco dei primi tre mesi
in caso di esito negativo, prelievi mensili nell’arco dei tre mesi successivi.
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L.g. Francesi:
la circolare DGS n°2002/243 del 22 aprile 2002 (relativa alle strutture sanitarie)
specifica la seguente periodicità: almeno un controllo annuale per la ricerca di
Legionella nella acqua calda della rete, nelle torri di raffreddamento e nei sistemi di
umidificazione; nei reparti a rischio controlli microbiologici semestrali e controllo
settimanale della temperatura.
La ricerca di Legionella è prevista anche nella rete di acqua fredda qualora il controllo
settimanale della temperatura indichi un innalzamento al di sopra di 20°C.
L.g. Inglesi:
per la rete di acqua calda sanitaria la frequenza dei controlli è variabile a seconda del
tipo di conduzione dell’impianto:
Impianto
-Impianto trattato con biocidi
Interventi richiesti
-Controlli mensili
La valutazione dei risultati ottenuti
nell’arco di un anno permetterà di avere
migliori conoscenze sul biocida e quindi di
diradare i controlli microbiologici
-Impianto in cui i trattamenti di -Settimanali fino a quando il sistema non è
mantenimento non vengono effettuati con sotto controllo
successo (biocidi/ temperatura)
-Strutture dove si è verificata una -Controllo microbiologico prima e dopo la
epidemia
bonifica
-Strutture che ospitano pazienti a rischio -Monitoraggio periodico
per le torri di raffreddamento: controllo settimanale della conta batterica totale e
quadrimestrale per la Legionella.
L. g. Italiane:
per la rete di acqua calda sanitaria si parla di monitoraggio periodico nei reparti a
rischio.
Il calendario per i controlli ambientali dopo la disinfezione è il seguente:
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immediatamente dopo la bonifica
se il risultato è negativo, dopo 15-30 giorni
se negativo, dopo tre mesi
se negativo, periodicamente ogni sei mesi
L g. Svizzere:
per la rete di acqua calda sanitaria si consiglia il controllo della temperatura e la ricerca
routinaria di Legionella solo nei reparti ospedalieri ad alto rischio, però non è precisato
il calendario.
In tutte le altre istituzioni considerate a medio rischio (ospedali, case di cura, alberghi,
centri sportivi, ecc.) si consiglia il solo controllo della temperatura con cadenza almeno
bimensile, mentre la ricerca microbiologica è indicata solo in presenza di casi.
per gli impianti di trattamento aria è consigliato un monitoraggio periodico della carica
batterica totale (4 volte all’anno) e controlli in occasione di attivazione di nuove unità o
dopo un periodo di interruzione.
Modalità di prelievo
Su questo argomento c’è abbastanza accordo (prelievo di un litro di acqua, utilizzo di
bottiglie contenenti tiosolfato di sodio se si preleva acqua contenente biocidi, prelievo di
biofilm mediante sfregamento con tampone) anche se alcuni puntualizzano meglio le
procedure. Nella maggior parte dei casi si individua un duplice obiettivo, sia la
valutazione della qualità dell’acqua nel punto prescelto (prelievo senza scorrimento) che
di quella circolante nella rete (prelievo dopo qualche minuto).
L g. Allegheny County Health Department:
contrariamente agli altri, specificano solo per prelievi di biofilm mediante tampone,
mentre il prelievo di acqua è indicato solo per le vasche di accumulo dell’acqua calda.
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L. g. Australiane:
si consiglia di prelevare da tutti i siti distali individuati immediatamente all’apertura del
rubinetto e dopo qualche secondo di scorrimento; inoltre da un solo punto dopo un
tempo sufficiente ad ottenere acqua delle vasche di accumulo eventualmente presenti.
L g. CDC:
si consiglia di effettuare un prelievo di 100 ml subito all’apertura del rubinetto ed 1 litro
di acqua dopo 2-3 minuti di scorrimento.
L g. Francesi:
per la ricerca di Legionella nelle condizioni di utilizzo comune, prelevare 1 litro di
acqua subito all’apertura del rubinetto senza flambare al punto di sbocco.
Per una ricerca quantitativa di Legionella nell’acqua all’interno dell’impianto, prelevare
dopo aver fatto scorrere l’acqua per 2-3 minuti senza flambare.
In alcuni casi può essere utile studiare l’impianto nelle condizioni più favorevoli ad
ottenere conte batteriche più elevate, per cui si effettuano i prelievi solo dopo la
stagnazione di una notte.
L g. Inglesi:
fanno riferimento alle norme ISO 11731: 1998.
L g. Italiane:
per la ricerca di Legionella nelle condizioni di utilizzo comune, prelevare
preferibilmente dal circuito di acqua calda senza flambare al punto di sbocco e senza far
scorrere precedentemente l’acqua.
Per una ricerca quantitativa di Legionella nell’acqua all’interno dell’impianto, prelevare
dopo aver fatto scorrere l’acqua per 5-10 minuti flambando allo sbocco.
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L g. Spagnole:
si consiglia di effettuare un prelievo di 100 ml subito all’apertura del rubinetto e di
prelevare il biofilm mediante un tampone, successivamente raccogliere un litro di
acqua.
L.g Svizzere:
per la ricerca di Legionella nelle condizioni di utilizzo comune, prelevare 1 litro di
acqua subito all’apertura del rubinetto o eventualmente dopo stagnazione di una notte.
Per una ricerca quantitativa di Legionella nell’acqua all’interno dell’impianto, prelevare
dopo aver fatto scorrere l’acqua qualche minuto.
Interventi di bonifica
Il ricorso alla bonifica è considerato non sempre un obbligo per gli impianti colonizzati
da Legionella. Anche su questo punto ci sono diverse scuole di pensiero.
La disinfezione dell’impianto può essere effettuata sia a scopo “curativo” che a scopo
“preventivo”.
L g. Allegheny County Health Department:
il ricorso alla disinfezione è indicato ogniqualvolta la percentuale dei siti positivi alla
coltura è superiore al 30%.
L g. Australiane:
gli interventi di disinfezione vanno differenziati a seconda della tipologia di pazienti (a
basso rischio e ad alto rischio).
Per tutte le strutture che ospitano pazienti a rischio, la frequenza consigliata è mensile
con le modalità descritte di seguito (metodi di bonifica).
Per le strutture che ospitano pazienti a basso rischio è sufficiente lo scorrimento
dell’acqua settimanalmente per un tempo minimo di 15 secondi.
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L g. CDC:
a fronte della presenza di casi, se la fonte non è identificata si può decidere se ricorrere
alla bonifica o aspettare di dimostrare la presenza di Legionella; se invece è dimostrata
la relazione ambiente-caso di malattia si deve bonificare tempestivamente.
L g. Francesi-Svizzere:
la bonifica va effettuata quando si supera il valore soglia di 103UFC/L con maggiore o
minore tempestività a seconda del reparto di isolamento.
L g. Inglesi:
la disinfezione dell’impianto è indicata quando le ispezioni ruotinarie rilevino anomalie
nella conduzione dell’impianto stesso, quando ci siano dei cambiamenti o alterazioni
dell’impianto o in occasione di epidemie comprovate od anche solo un sospetto di
epidemia.
rete di acqua calda sanitaria:
Legionella spp
(UFC/L)
102 - 103
>103
Interventi richiesti
-Se si è riscontrata positività solo per uno o due campioni, si
effettua un nuovo campionamento: se i risultati vengono
confermati, si procederà ad una verifica delle procedure di
manutenzione e alla stima del rischio
-Se la maggior parte dei campioni sono positivi, la rete è
colonizzata, ma prima di procedere alla bonifica è necessario
rivedere le procedure di manutenzione e di valutazione del
rischio
-Ulteriore conferma dei risultati mediante un nuovo
campionamento ed immediata revisione delle misure di
controllo e di valutazione del rischio inclusa una eventuale
bonifica del sistema
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installazioni per il trattamento dell’aria:
Conta batterica (aerobi)
(UFC/L)
≤ 107
107 - 108
Legionella
(UFC/L)
≤ 102
102 - 103
> 108
> 103
Interventi richiesti
-Nessun intervento
-Controllo
delle
procedure
di
manutenzione e conferma ulteriore della
carica mediante un campionamento
-Ripetere immediatamente i prelievi
ambientali. Effettuare una bonifica
L g. Italiane:
la bonifica si rende necessaria in caso di contaminazione massiva dell’impianto o
quando si verifichino casi. Non risulta tuttavia chiaro se il termine “massiva” si riferisca
a contaminazione diffusa o alla presenza di siti per i quali sia accertata contaminazione
superiore a 103-104UFC/L. A scopo preventivo la bonifica è consigliata quando si
rimette in funzione il sistema idrico dopo un periodo di non uso (edifici ad apertura
stagionale).
L.g. Spagnole:
prevedono la bonifica annuale e in occasione di arresto dell’impianto per interventi di
riparazione o modifiche ecc.
Metodi di bonifica e relative modalità di applicazione
I metodi di disinfezione massiva degli impianti non sono sufficienti ad eliminare
definitivamente il problema, bisogna comunque adottare idonee strategie per il
mantenimento e in alcuni casi introdurre dei cambiamenti di tipo strutturale.
Accanto ai metodi di bonifica tradizionali (calore, cloro) esistono metodi alternativi per
i quali non ci sono ancora risultati comprovanti l’efficacia:
Radiazioni ultraviolette
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Ioni rame argento
Perossido di idrogeno e argento stabilizzati
Biossido di cloro
Acido peracetico
Ozono
(Filtri distali)
La maggior parte di questi interventi può essere effettuato con modalità di shock
(concentrazioni elevate per un tempo determinato) o di mantenimento (concentrazioni
ridotte mantenute stabilmente).
a) Rete idrica
L g. Australiane:
Calore: innalzamento settimanale della temperatura a 70°C per almeno 1 ora;
scorrimento dai rubinetti per 5 minuti con una temperatura minima di 60°C.
Clorazione: è prevista normalmente per la rete di acqua fredda e per la rete di acqua
calda quando non si raggiungano i 60°C in uscita. Il cloro è utilizzato a concentrazioni
di 10ppm nelle vasche di accumulo in modo tale da assicurare 5ppm di cloro libero nei
punti distali per 1 ora; assicurarsi che il cloro libero sia almeno 2ppm, concentrazione
da mantenersi fino a quando si possa ritenere che l’impianto non sia più sorgente di
infezione.
L g. Allegheny County Health Department:
Calore: mantenimento di temperature superiori a 70°C nei serbatoi di accumulo di
acqua calda, deflusso dai siti distali di acqua calda a 60°C almeno per 30 minuti.
21
Clorazione: non sono indicate concentrazioni e procedure.
Ioni rame-argento: concentrazioni d’uso 0.2-0.8ppm per il rame, 0.02-0.08ppm per
l’argento.
L g. CDC:
-prevenzione primaria
In assenza di casi, non ci sono raccomandazioni circa l’utilizzo di cloro 1-2ppm e la
temperatura ≥50°C e ≤20°C al rubinetto.
Non è dimostrata l’efficacia di queste misure.
Non ci sono evidenze scientifiche che dimostrino l’efficacia di altre tecnologie quali
UV, ozono, metalli pesanti.
-prevenzione secondaria
Se la rete idrica è sospettata essere la fonte di infezione o l’inchiesta epidemiologica e
quella microbiologica ne dimostrano l’implicazione è d’obbligo la disinfezione secondo
le seguenti modalità:
Calore: temperatura superiore a 65°C con scorrimento per almeno 5 minuti dai punti
distali.
Clorazione: utilizzo di concentrazioni di cloro in modo da ottenere in uscita ≥10ppm di
cloro libero; scorrimento per almeno 5 minuti.
Nella versione più aggiornata delle linee guida attualmente presentate sotto forma di
draft (versione non ufficiale) le modalità di bonifica sono state modificate in:
Calore: temperature comprese tra 71°-77°C con scorrimento per almeno 5 minuti dai
punti distali (shock termico)
Clorazione garantendo in uscita ≥ 2ppm di cloro libero. Disinfezione dei serbatoi e dei
bollitori con 20-50ppm di cloro.
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Mantenimento con cloro 1-2ppm e temperatura ≥51°C e ≤20°C all’uscita dal rubinetto.
Negli ospedali in cui non è documentata la presenza di casi si consiglia di mantenere la
temperatura all’uscita dai rubinetti tra 51°C e ≤20°C.
L g. Francesi:
Calore: acqua calda in uscita dai rubinetti a 70°C per almeno 30 minuti (shock termico);
mantenimento della temperatura a 60°C all’interno dei boiler o comunque in partenza
dalla centrale termica; temperatura di almeno 50°C all’interno della rete.
Clorazione: 15ppm di cloro per 24 ore oppure 50ppm per 12 ore;
per il mantenimento, utilizzo di concentrazioni di cloro utili ad ottenere in uscita 12ppm di cloro libero (non superare la concentrazione di 3ppm).
Acido peracetico + perossido di idrogeno: può essere utilizzato solo per trattamenti
shock con un dosaggio di 1000ppm per 2 ore.
Perossido di idrogeno e argento: utilizzabile solo per trattamenti shock con
concentrazioni variabili da 100 a 1000ppm per un tempo di contatto variabile in
funzione della concentrazione (max 12 ore).
L g. Italiane:
Calore: aumento della temperatura dell’acqua calda a 70°-80°C continuativamente per
tre giorni consecutivi con scorrimento dai siti distali di acqua calda per almeno 30
minuti (shock termico) oppure mantenimento costante di una temperatura tra 55-60°C
nella rete dell’acqua calda.
Clorazione: 20-50ppm per un tempo di contatto rispettivamente di 2 ore e di 1 ora
(iperclorazione shock)
1-3ppm per una iperclorazione continua (il limite di potabilità per il cloro è di 0.2ppm).
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Biossido di cloro: si propongono concentrazioni variabili (0.1-1.0ppm) a seconda dei
settori di impiego.
Ioni rame-argento: concentrazioni d’uso 0.2-0.8ppm per il rame, 0.02-0.08ppm per
l’argento.
UV: sono un metodo alternativo ad efficacia limitata al punto di applicazione, pertanto
possono essere utilizzati in combinazione con altri metodi di bonifica o per il
trattamento di piccole aree (tipo un reparto a rischio).
Perossido di idrogeno ed argento: tecnica di recente applicazione, non si hanno ancora
conferme sperimentali.
L g. Inglesi:
Calore: shock termico mediante deflusso di acqua calda ≥60° C per almeno 5 minuti da
ogni rubinetto; mantenimento con temperatura pari a 60°C in centrale termica e 50°C
nei punti distali (tale temperatura in uscita deve essere raggiunta dopo un minuto
dall’apertura).
Clorazione: 50ppm per 1 ora oppure 20ppm per 2 ore;
mantenimento a 0.5ppm (i regolamenti inglesi in materia di acqua potabile fissano a
0.5ppm la concentrazione massima ammissibile per il cloro).
Ioni rame-argento: si consigliano concentrazioni di 0.4ppm per il rame e 0.04ppm per
l’argento. Si possono usare concentrazioni di argento più basse (0.02-0.030ppm) per
acque poco dure.
Ozono e UV: per la loro scarsa efficacia nel trattamento della intera rete idrica, sono
consigliati come metodi focali.
L g. Spagnole:
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Calore: temperatura in partenza (centrale termica) ≥70°C per almeno 12 ore e deflusso
per 5 minuti da ogni rubinetto di acqua calda con temperatura non inferiore a 60°C;
mantenimento con temperature fra 55°-60°C .
Clorazione: 15ppm per 24 ore oppure 20ppm per 3 ore oppure 30ppm per 2 ore,
successivamente al risciacquo si riempie l’impianto con cloro a 4-5ppm di cloro residuo
e si risciacqua dopo 12 ore;
mantenimento con 1-2ppm di cloro libero.
L g. Svizzere:
Calore: acqua calda in uscita dai rubinetti a 70°C per almeno 30 minuti (shock termico)
oppure 70°C nella centrale termica e almeno 60°C in uscita per 30 minuti oppure pulizia
e disinfezione dei serbatoi mediante cloro, successivo innalzamento della temperatura
fino a 70-80°C per 72 ore, apertura quotidiana di tutti i rubinetti per 30 minuti per 2
giorni di seguito (3 giorni nei reparti a rischio); verifica di efficacia mediante prelievi
ambientali; a fronte del persistere della contaminazione la bonifica va ripetuta.
Clorazione: 15ppm di cloro per 24 ore oppure 50ppm per 12 ore.
Clorazione in continuo: 2-4ppm per limitarne la crescita e 3-6ppm per la
decontaminazione (il limite di potabilità per il cloro è di 0.1ppm ).
UV: sono considerate come misura di lotta a lungo termine dopo un trattamento termico
o chimico o come dispositivi supplementari nei reparti a rischio.
Ioni rame-argento: le concentrazioni d’uso consigliate da autori americani sono 0.20.8ppm per il rame, 0.02-0.08ppm per l’argento; queste concentrazioni sono inferiori ai
valori limite stabiliti dalla legislazione svizzera in materia di acqua potabile (1.5ppm per
il rame, 0.1ppm per l’argento), è tuttavia necessario un attento controllo in quanto sono
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segnalate fluttuazioni delle concentrazioni degli ioni e possibilità di depositi nei
serbatoi.
b)Torri di raffreddamento
L g. Australiane:
la decontaminazione è prevista quando si verifica una epidemia nei pressi della torre che
è sospettata o implicata nell’epidemia. La procedura prevede:
clorazione preliminare con 10ppm e detergente poco schiumoso per 1 ora
risciacquo, clorazione con 10ppm per 3 ore
risciacquo e clorazione con 5ppm per 3 ore
L g. ASHRAE:
si distingue fra procedure da adottare in occasione delle interruzioni di servizio (più di
tre giorni) e quelle da adottare in emergenza:
-nel primo caso si consiglia di svuotare completamente il sistema e al momento della
ripresa di pulire e trattare con i biocidi in uso o con 4-5ppm di cloro libero per 6 ore
-il trattamento di emergenza prevede l’utilizzo di concentrazioni di cloro pari a 10ppm
per un tempo di contatto di 24 ore.
L g. CDC:
-prevenzione primaria: si parla di utilizzo regolare di biocidi e di manutenzione secondo
le raccomandazioni della ditta costruttrice
-prevenzione secondaria: si decontamina seguendo lo schema di seguito riassunto:
arresto di tutto il sistema tranne che delle pompe
prima disinfezione con 10ppm di cloro per 24 ore (monitoraggio continuo delle
condizioni di pH, e delle concentrazioni di cloro)
pulizia meccanica
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seconda disinfezione con 10ppm di cloro per 1 ora
risciacquo e svuotamento finale.
L g. Francesi:
distinguono fra interventi immediati, consistenti in misure di lotta a breve termine
(pulizia delle superfici, clorazione shock con 30-50ppm di cloro libero per 2-3 ore
seguita da risciacquo) e misure di prevenzione (controllo frequente dell’integrità dei
separatori di gocce, pulizia periodica dei circuiti e delle superfici per eliminare i
depositi, clorazione di mantenimento con 2-3ppm di cloro). Se la clorazione di
mantenimento non è attuabile per la corrosione, applicare clorazioni shock periodiche.
L.g. Giapponesi:
consigliano di effettuare una pulizia meccanica periodica, un trattamento di disinfezione
mensile con antibatterici (gluteraldeide, perossido di idrogeno o acido cloridrico) e di
utilizzare sempre durante il funzionamento disinfettanti idonei (acido cloridrico a 2-5
ppm, rame argento, composti organici) secondo le indicazioni dei produttori, avendo
cura di controllare e contrastare la corrosione causata da alcuni prodotti chimici
aggressivi.
In caso di epidemia trattamento con ipoclorito in modo da assicurare una concentrazione
di cloro residuo di 5-10ppm per un tempo di contatto variabile da 12 a 24 ore.
L g. Italiane:
affrontano in modo molto dettagliato le caratteristiche di progettazione degli impianti e
le relative attività di manutenzione, non specificano nulla un merito alla tecnica e al
calendario di applicazione, limitandosi a sottolineare che l’uso dei biocidi non deve
essere continuativo.
L g. Inglesi:
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consigliano la pulizia e la disinfezione almeno 2 volte all’anno; tale frequenza può
aumentare in relazione alle condizioni ambientali.
Oltre agli interventi programmati, la disinfezione si rende necessaria qualora si tratti di
impianto nuovo o rimasto inattivo per alcuni giorni (anche solo 5 giorni se si è nella
stagione estiva), a fronte di un malfunzionamento qualora si abbiano dubbi sulla
efficacia della pulizia o se i controlli microbiologici indichino il superamento dei valori
soglia stabiliti.
La disinfezione delle torri di raffreddamento prevede:
un primo trattamento (pre-cleaning disinfection) con concentrazione finale di cloro
libero di 5ppm che dovrà circolare nella torre per circa 5 ore
una fase di pulizia vera e propria (cleaning)
una ulteriore disinfezione (post-cleaning) alle stesse condizioni del trattamento
preliminare
risciacquo.
Quando non è possibile arrestare l’impianto per così tante ore si può aumentare la
concentrazione di cloro ed accorciare i tempi di contatto (50ppm per 1 ora; 25ppm per 2
ore).
In caso di epidemia la procedura prevede una disinfezione con cloro a 50ppm per 6 ore
di contatto, un lavaggio e una successiva disinfezione con 20ppm per 6 ore.
Dopo lo svuotamento e il relativo risciacquo, si eseguono i controlli microbiologici.
L g. Spagnole:
clorazione a 5ppm per 3 ore
detersione e lavaggio
disinfezione con 15ppm per 2 ore
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risciacquo e mantenimento con 2ppm
Tutte le parti smontabili devono essere trattate con 15ppm per 20 minuti.
In caso di epidemia il dosaggio consigliato da utilizzare per la disinfezione è di 20ppm.
L g. Svizzere:
consigliano una disinfezione con cloro a 5ppm per 5 ore. Inoltre citano anche la
possibilità di sperimentare metodi alternativi quali altri derivati del cloro, ozono, raggi
UV, ioni rame argento, calore, ecc.
Manutenzione (impianti idrici e torri)
Nella maggior parte delle linee guida consultate si parla di manutenzione degli impianti
per la prevenzione della colonizzazione e per il contenimento della moltiplicazione
batterica; le modalità e la calendarizzazione degli interventi variano considerevolmente,
ci limitiamo ad evidenziare che tutti sottolineano l’importanza della effettuazione e
della registrazione su apposita modulistica degli interventi di manutenzione ordinaria e
straordinaria che vengono effettuati sugli impianti.
Rischio professionale e misure di protezione
Teoricamente tutte le persone che utilizzano l’acqua sotto pressione (minatori,
autolavaggio, pompieri, ecc) o che lavorano con un alto tasso di umidità (industria
tessile, cartiere, industrie del legno) sono a rischio ma la documentazione relativa
all’esposizione professionale è scarsa. A livello ospedaliero, il rischio è certamente
trascurabile per gli operatori sanitari mentre è reale per gli addetti alla manutenzione di
torri di raffreddamento e delle UTA.
L g. ASHRAE:
raccomandano la protezione del personale mediante dotazione di indumenti protettivi,
quali guanti, stivali, occhiali di protezione, maschera facciale dotata di filtro HEPA e di
29
filtro chimico che assicura protezione durante l’esposizione a livelli di cloro superiori a
10ppm.
Raccomandano inoltre di prestare attenzione anche all’acqua utilizzata per i sistemi
antincendio, docce di emergenza, lavaocchi, ecc. Pur essendo stata isolata la Legionella
da questi sistemi non sono stati segnalati casi ricollegabili all’esposizione a queste fonti.
Si raccomanda comunque di far defluire acqua mensilmente dai lavaocchi e dalle docce
di sicurezza e l’utilizzo di maschere respiratorie per il personale addetto alla lotta agli
incendi.
L g. Australiane:
raccomandano la protezione con maschere per il personale addetto alla raccolta dei
campioni di acqua; utilizzo di appropriati dispositivi di protezione per tutto lo staff
addetto alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle torri di raffreddamento
(maschere respiratorie, occhiali di protezione, guanti, ecc.).
L g. CDC:
a proposito della manutenzione delle torri di raffreddamento si fa riferimento alla
protezione del personale il quale deve essere dotato di indumenti protettivi, guanti,
stivali, occhiali di protezione, maschera facciale dotata di filtro HEPA e di filtro
chimico che assicura protezione durante l’esposizione a livelli di cloro superiori a
10ppm.
L g. Francesi:
parlano di protezione del personale solo a proposito degli interventi sulle torri di
raffreddamento specificando la necessità di adozione di maschere di protezione del tipo
FFP3SL per le operazioni effettuate su torri di raffreddamento ferme, di maschere P3SL
per gli interventi effettuati sulle torri in funzionamento.
30
L g. Inglesi:
la disinfezione preliminare alla pulizia viene consigliata proprio per ridurre il rischio di
esposizione per il personale addetto alla manutenzione e pulizia delle torri di
raffreddamento. Si consiglia ove possibile di evitare la formazione di aerosol, in caso
contrario le operazioni a rischio dovranno essere effettuate quando gli edifici vicini non
sono occupati oppure raccomandando di tenere chiuse le finestre.
Come dispositivi di sicurezza sono consigliate maschere TH3 o TM3 (fattore di
protezione 40).
In alternativa possono essere utilizzate maschere a pressione positiva in cui l’aria in
ingresso viene immessa previa filtrazione.
Anche la manipolazione dei prodotti biocidi deve essere appannaggio di personale
qualificato e opportunamente formato.
L g. Italiane:
consigliano l’utilizzo di maschere con filtro HEPA o tipo H ad alta efficienza (in grado
di trattenere aerosol, nebbie, particolati) per operazioni di pulizia basati sull’impiego di
vapore, acqua o aria ad alta pressione. Per gli addetti alla decontaminazione, inoltre, si
raccomandano misure di protezione aggiuntive: guanti, occhiali e tute protettive.
L’utilizzo di maschere, guanti ed occhiali è consigliato anche per il personale addetto
alla raccolta dei campioni di acqua da analizzare.
L g. OSHA:
consigliano l’utilizzo di maschera facciale provvista di filtro HEPA o simile nella fase
di raccolta di campioni di acqua da destinare al laboratorio di microbiologia.
L g. Svizzere:
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consigliano l’utilizzo di maschere di protezione del tipo P2 per tutti coloro che sono
esposti ad aerosol potenzialmente contaminato da legionelle ed anche per coloro che
eseguono i prelievi di acqua per la ricerca di Legionella.
Conclusioni
Questa rassegna è stata realizzata utilizzando le linee guida attualmente disponibili sulla
prevenzione delle legionellosi, argomento che peraltro è in continua evoluzione. Ciò è
dimostrato dai continui aggiornamenti delle linee guida emanate da alcune
organizzazioni (CDC, Ministero della Sanità Francese e Giapponese). Ognuno offre
strategie più o meno diverse per affrontare l’uno o l’altro aspetto del problema, strategie
peraltro non basate su evidenze scientifiche ma frutto di consensus di esperti.
Le variabili sulle quali si concentrano le maggiori perplessità sono: la consapevolezza
che l’analisi batteriologica è una stima puntuale mentre il livello di concentrazione di
legionelle è fenomeno estremamente fluttuante; che a fronte di una rete contaminata
possono non esserci casi; che l’acqua può contenere legionelle di limitata patogenicità;
che l’acqua può dare risultati falsamente negativi a causa di legionelle non coltivabili;
che il livello soglia a cui debbono corrispondere le misure di intervento è variabile da
situazione a situazione. Inoltre non essendo nota la dose infettante è difficile la
correlazione tra entità di contaminazione e rischio di malattia.
Soltanto la sperimentazione sul campo della sorveglianza e del controllo potrà
consentire di acquisire comportamenti validati, e di adottare misure di intervento
efficaci e fattibili, superando la disomogeneità delle indicazioni presenti nelle
documentazioni esistenti.
32
Bibliografia
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-Circulaire DGS/SD7A/SD5C-DHOS/E4 n°2002/243 du 24 avril 2002 relative à la
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Bolzano. Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n° 103, 5 maggio 2000
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-Minimizing the Risk of Legionellosis Associated with Building Water System ASHRAE
Guideline,12-2000
-Legionnaires’ disease Technical Manual OSHA 1996 Section III: chapter 7 www.oshaslc.gov
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