giornalino pdf
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N U M E R O 1 G I U G N O 2 0 1 1 Nascita del giornalino T E C N O M N I Al giorno d'oggi, sembra che siano poche le possibilità per un adolescente di mettere in mostra il proprio talento e la propria passione. Forse però sono gli adolescenti stessi che si sottovalutano e affrontano ormai troppe cose con superficialità. Ci sono quelli che non riescono a vedere il loro talento perché neanche lo cercano, forse credono che non serva a nulla, forse perché sono stati abituati ad un modo di ragionare "limitato", senza più riuscire a "guardare oltre" , ad esplorare se stessi e capire cosa sanno davvero fare bene e, soprattutto, cosa li fa stare bene. Poi ci sono quei ragazzi (o ragazze, ovviamente) che cercano di capire chi sono e cosa piace loro fare, cos'è che da loro soddisfazione. Cercano (e trovano) quella cosa che li metta alla prova, che li faccia sentire vivi. Questa è la passione. E soddisfazione di vedere il nostro lavoro finito è davvero grande. Tutto è partito dall'idea di alcune professoresse di creare un giornale della scuola, per dare libero spazio a quei ragazzi a cui piace scrivere di concretizzare questa passione. Dopo un po' di pubblicità in giro per la scuola e online, alcuni studenti hanno risposto alla chiamata. Abpossono trovarla tutti, biamo messo impegno basta cercarla. Noi ra- in questo lavoro ma, gazzi del giornale della soprattutto, ci siamo scuola siamo alcuni di divertiti a farlo. Un rinquelli. Non crediamo graziamento particolare certo di avere il talento alle proff. Muralti, Riva della scrittura né di es- e Dolcini, che ci hanno sere i più bravi nella guidati e assistiti durangrafica, ma sicuramente te le riunioni pomeridiaci abbiamo messo tutto ne per la stesura del l'impegno possibile e la giornale! SOMMARIO: Scrivendo... La voce delle note Il canto dell’anima 3 Razzista come nessuno 4 L’adulto bambino 5 We Will Rock You 6 Rock n’ roll high school 7 Pillole di scienza Il dolore e le droghe oppiacee 9 Diario di bordo La Basilicata esiste 10 L e O p e r e d i P i e r o d e l l a F r a n c e s c a Questo quadro, chiamato "Pala di Brera" oppure "Madonna con il Bambino, sei santi, quattro angeli e il duca Federico da Montefeltro", è un dipinto di Piero della Francesca, realizzato con tecnica ad olio e tempera su tavola nel 1472-1474 e misura 248 x 170 cm. Si tratta di un'opera estremamente monumentale, con un trattamento magnifico della luce, astratta e immobile, e un repertorio iconografico di straordinaria ricchezza. Presenta al centro la Madonna in trono in posizione di adorazione, con le mani giunte verso Gesù Bambino addormentato sul suo g r e m b o . Secondo la maggior parte degli studiosi, i santi nella composizione vengono identificati (da sinistra verso destra) in Giovanni Battista, Bernardino da Siena, Gerolamo, Francesco, Pietro Martire e A n d r e a . L'uomo inginocchiato alla destra del quadro è Federico da Montefeltro, vestito dell'armatura, con la spada e un ricco mantello a pieghe, mentre in terra si trovano l'elmo, descritto fin nei più ricercati riflessi metallici della luce e dell'elsa della spada, il bastone del comando e le parti dell'armatura che coprono mani e polsi, per permettergli di giungere le mani in preghiera. In fondo alla nicchia si trova un'esedra semicircolare, dove colpisce la geometrica purezza della calotta della semicupola, dove è scolpita una conchiglia. La conchiglia è simbolo della nuova Venere, Maria e della bellezza eterna. L'uovo è un complesso richiamo al dogma della verginità di Maria, che doveva essere noto agli umanisti del X V s e c o l o . L'opera è custodita nella Pinacoteca di Brera a Milano dal 1810, proveniente dalla chiesa di San Bernardino a Urbino, dove risulta essere stata almeno dal Settecento. Secondo un'annotazione scritta nei registri del convento di San Bernardino ad Urbino, pare che la pala dell'altar maggiore sia stata realizzata nel 1472 da fra' Bartolomeo. Alcune parti della pala (in particolare le mani del duca) sono da attribuire ad un intervento di completamento o modifica da parte di Pedro Berruguete, pittore di corte, databile a dopo il 1474 circa. LA REDAZIONE Bachetti Francesco Contini Ilaria Se vuoi contattare la redazione per proporre delle idee o per pubblicare dei tuoi articoli, contattaci e lascia un commento sul blog dell’istituto: Dossena Martina Ionets Liudmyla Nolano Serena http://blog.iisdellafra.it PAGINA Il canto dell’anima S c r i v e n d o . . . Come cenere nel vento Sedevo nel fango la notte dopo l'ultimo lavoro, un pigiama e due scarpe rotte il massimo decoro, guardando le persone condotte nelle docce della morte. Non avevo dieci' anni ancora quando vidi mia madre morire cadde a terra senza rumore mentr' io sentivo, insieme a lei, il mio respiro finire. Senza più nome, né casa né marito tre cifre su una targa di stoffa la mia identità avevan bandito. Un solo colpo dritto al mio petto perché viver non era un diritto e caddi a terra senza rumore, ma non si fermò solo il mio cuore. Con mio figlio venni bruciata perché dissero ch'ero sbagliata. Ma noi eravamo già morti nelle mani di bestie vestite da uomini, uomini uguali a noi. Ora siamo liberi, come cenere nel vento. Non più rei di un peccato dall'uomo inventato. Serena Nolano 3 La mente è il mio caos che crea l’equilibrio. La luce mi vuole ma l’ombra mi attira. Allegria sul viso che maschera l’ira. Io, circondato da tutti ma amato dal nulla. Su un letto di rovi il caldo dolore mi congela l’anima… e la luce mi porta nell’oblio della tenebra. Francesco B. PAGINA S c r i v e n d o . . . 4 RAZZISTA COME NESSUNO! L’ignoranza,intesa sotto forma di non conoscenza, spaventa. Non conosciamo le persone che emigrano,non conosciamo le motivazioni che le spingono a lasciare il proprio paese, non conosciamo la loro cultura, che caratterizzandoli ci porta ad avere un’ idea tra il comico e il diffidente. L’ Italia è un paese emerso dalle ceneri della guerra e della dittatura,e nonostante abbia ancora molti problemi di diverso genere, rappresenta il paradiso per popoli disagiati che fuggono dalla guerra (ad esem- pio i paesi nordafricani) o quelli succubi di stati non ancora democraticamente realizzati (l’Europa dell’est, Sudamerica, oriente). Ponendoci per un secondo nei panni degli extracomunitari,come ci sentiremmo?! Spaventati, spaesati e diffidenti allo stesso modo se non di più.. Che sensazione brutta, non capire, la barriera linguistica è un’altro ostacolo, banale, che però limita l’integrazione. Pensa che sorpresa scoprire che la domestica che ti fa le pulizie, in casa,è un’ingegnere. Personalmente lo trovo comico e tragico nello stesso momento. Possibile,che un titolo di studio,solo perché raggiunto in un altro stato,non valga niente???! E le conoscenze,non era quello il fondamentale?! Non c’è da stupirsi se la casa ti scoppia,sarà successa una qualche reazione chimica,con tutto quello che conosce quella donna,potrebbe crearti una bomba atomica, in bagno! Quando sento dire: -“Io sono razzista,che se ne andassero a casa loro!!”-Non posso far a meno di sorridere disprezzare la persona in questione. Che cosa le potrei dire?!“Cresci,per piacere!Non è la nazionalità che qualifica la persona, ne in che dio crede, quante volte prega al giorno o figuriamoci il colore della sua pelle..ma l’onestà,l’impegno nel lavoro,la voglia di dare al figlio un’istruzione!!!!!” Per cui quando ci guardiamo intorno,vediamo realmente le persone per quello che sono e non il pregiudizio dietro al quale le nascondiamo. Ionets Liudmyla (Ucraina,6 anni in Italia) PAGINA L’ADULTO BAMBINO Da sempre l’uomo, inteso come individuo adulto, tratta nei racconti, nelle canzoni nelle poesie e in molte altre opere letterarie e artistiche; dei bambini. I bambini, cosa vede l’adulto in loro?! Purezza, sensibilità, l’essere indifeso ma cosa più importante, una sana dose di follia e tenera inconsapevolezza che li porta ad agire, che li porta ad essere liberi. Libertà, che sia questa la vera ragione che porta l’uomo a guardare, con occhi pieni di sorpresa e compassione questa fase della vita?! Tuttavia per quanto già queste motivazioni possano portare alle risposte che cerchiamo, io sono convinto che ci siano ragioni più profonde. Infatti, l’adulto, quando matura tale fase della vita, abbandona quell’innocenza, quella libertà, ed è proprio questo che lo porta a volersi riscoprire bambino; è questo che lo porta a cercare di entrare in contatto con quella parte del suo animo, che va preservato e che crede di avere inesorabilmente perso; macchiato con le sue azioni. Tristemente l’uomo è portato a non accorgersi, il più delle volte, del fatto che questo lato lo accompagnerà sempre e che sempre, in un certo qual modo, il bimbo che era, lo influenza anche inconsciamente. E’ del tutto lecito, ammettendo tale tesi, il pensiero di Erasmo da Rotterdam che in “Elogio della follia”, paragona il bambino a l l ’a n z i a n o , i n q u a n t o quest’ultimo “rimbambinisce”, chiudendo un cerchio eterno, in cui così come nella nascita, anche nella morte l’uomo potrà rendersi conto, forse, che in un qualche modo una parte di lui è rimasta immutata e sempre presente. Per questo l’uomo ricorda il suo lato bambino, per questo vuole preservarlo e ricordarlo; così facendo l’adulto torna bambino, anche se di fatto lo è sempre stato. Francesco B. Un libro per amico TITOLO: IL RE VERDE AUTORE:PAUL LOUP SULITZER GENERE:NARRATIVA (STRANIERA) L’epopea di questo giovane ebreo,sopravvissuto nel campo di concentramento di Mathausen, nasce all’insegna della vendetta,sulle tracce degli aguzzini che hanno massacrato la sua famiglia,e culmina nella creazione di un impero finanziario,al vertice del quale,vi è lui: Reb Michael Klimrod. L’uomo più ricco al mondo,ma anche il più sconosciuto,grazie alla collaborazione con gli Uomini del Re,le sue pedine..alla ricerca della realizzazione di un sogno che lo costringerà ad uscire allo scoperto… E’ una storia brillante,che ti entra nell’anima e ti costringe a passare notti insonni,incollati alle pagine della storia,vera, più sensazionale mai scritta. Ionets Liudmyla 5 S c r i v e n d o . . . PAGINA 6 We Will Rock You L a subito l’artista! v o c e d e l l e n o t e In quanto delusioni d’amore neanche i Nickelback non scherzano. Nella mondo della musica ci sono state tante storie d'amore che hanno coinvolto i più grandi artisti, che però sono finite male. Un esempio?! Ma certo.. andiamo su qualcosa di classico, “Sweet Child O'Mine”, Guns N' Roses nel lontano '88: Possiamo dire che nella canzone Axl Rose parla della sua ragazza (all'epoca Erin Everly) con parole dolci e ciò fa pensare che il cantante fosse innamorato di questa ragazza a tal punto da dedicarle una specie di lettera d'amore. Ma la tristezza è quando i due si lasciarono dopo diversi anni di matrimonio. Comunque sia questa non è l’unica delusine che ha In “How You Remind Me”, Chad Kroeger parla di una relazione finita per colpa sua e continua ad immaginarsi questa ragazza che lo ha lasciato, in tutti i posti. In “Someday” la storia si fa più triste e, mentre la canzone parla di miglioramenti in un futuro non molto prossimo. Nel video viene raccontata la triste storia di due persone che vengono separate dal destino (il ragazzo muore in un incidente stradale su un ponte e la ragazza, distrutta dal dolore, appena salita in macchina ha un incidente con un Tir). Parliamo anche dei Bon Jovi, la loro canzone più movimentata che parla di amore/delusione è “You Give Love a Bad Name” Più deluso di così Jon Bon Jovi non poteva essere. Nella canzone i Bon Jovi parlano di una ragazza che ha piantato in asso il suo amante. Alcuni anni dopo (settembre del ’94) con il loro cd esce “Always”. La canzone tratta del difficile rapporto sentimentale tra due ragazzi, dove lei scopre di essere stata tradita da lui, e decide quindi di scappare. Alternate a queste immagini, nel video ci vengono mostrati i Bon Jovi mentre eseguono il brano. Ma anche i Doors si sono innamorati, e meno male che almeno loro senza delusioni! “Hello, I love you” Questa canzone venne scritta da Jim Morrison per la sua Pam, con cui visse fino alla prematura morte a soli 27 anni. Martina Dossena PAGINA 7 ROCK N’ ROLL HIGH SCHOOL La musica per tutti noi è qualcosa di fondamentale. C’è chi in essa si rifugia nei momenti di tristezza, nei momenti in cui nessuno può capirvi e cercate qualcosa su cui contare. Ci sono tantissimi generi, ognuno ascolta ciò che lo rende più felice e ciò che più lo emoziona. Io vorrei soffermarmi su un genere in particolare, il punk e all’interno di esso vorrei brevemente ricordare un gruppo in particolare, ma questo lo farò in seguito dopo avervi dato un’idea di cos’è il punk rock. Il punk rock è nato fra il 1976 e il 1979, comprende tantissimi sottogeneri. I primi gruppi punk sono sicuramente conosciuti: Sex Pistols, The Clash, The Damned e The Stranglers che fanno parte dei gruppi inglesi. Per quanto riguarda i gruppi americani ricordiamo: Ramones, Misfits, Dead Boys, Johnny Thunders & the Heartbreckers. Tra questi gruppi, ovviamente tutti meritevoli di essere ascoltati, c’è né uno in particolare di cui vorrei parlarvi, non per il semplice fatto che le loro canzoni trasmettono ancora oggi tanta libertà, ma anche un gruppo da considerare “diverso” dagli altri, hanno portato qualcosa di nuovo ed hanno avuto una grande influenza nella storia della musica: I Ramones. Si sono formati a Forest Hills nel Queens a New York nel 1974. Sono considerati come i fondatori del genere punk. Il nome della band venne scelto dal bassista Dee Dee Ramone ( vero nome Douglas Colvin) nato il 18 settembre 1952. Prese ispirazione dal nome che Paul McCartney dei Beatles utilizzava per registrarsi negli hotel dove si fermava con il suo gruppo mentre era in tour. Decisero di ribattezzarsi con lo stesso nome anche se non erano fratelli. Oltre a Dee Dee vi era Joey Ramone ( vero nome Jeffrey Hyman) che era il cantante nato il 19 maggio del 1951. Johnny Ramone ( vero nome John Cum- mings) era il chitarrista nato l’8 ottobre del 1948. Tommy Ramone (vero nome Thomas Endelyi) era il batterista nato il 29 gennaio 1949. Ebbero molti cambiamenti di membri che poi adottarono lo stesso nome, ma di cui parleremo successivamente. Iniziarono con Joey alla batteria, Johnny alla chitarra e Dee Dee al basso e al microfono. Tommy all’inizio lavorava nello studio di registrazione dove la band provava, ma dato che Dee Dee non riusciva a suonare e cantare contemporaneamente, Tommy si unì alla band come batterista e Joey divenne il cantante. Le loro canzoni erano molto particolari sia per la velocità che per la brevità, duravano intorno ai due minuti. Tra una canzone e l’altra si sentiva la voce di Dee Dee che gridava “one, two, three, four!” e subito dopo ripartivano dando al pubblico qualcosa di unico e da molti inspiegabile. Agli inizi della loro carriera alcuni critici li consideravano quasi uno scherzo, quattro ragazzi con i capelli lunghi, una giacca di pelle e i jeans strappati non sarebbero potuti arri- L a v o c e d e l l e n o t e PAGINA L a v o c e d e l l e n o t e 8 vare molto lontano. Eppure senza mai rendersene perfettamente conto, hanno cambiato la storia del rock n’ roll. Hanno iniziato a suonare al CBGB (Country Bluegrass and Blues), i loro concerti duravano dai 20 ai 30 minuti. Dopo aver suonato molte serate al CBGB furono ingaggiati dalla Sire Records nel 1975 e registrarono il loro primo album: “Ramones”. Ispirarono alcuni membri dei Clash e dei Sex Pistols. Dopo i primi due anni di concerti Tommy lasciò la band per tornare a lavorare negli studi di registrazione e perché non riusciva a stare dietro alla dura vita dei tour. Fu sostituito da Marky Ramone che fu presente nel film “Rock n’ Roll High School “ in cui ovviamente loro erano i protagonisti. In seguito Phil Spector, famoso produttore, divenne interessato alla band e produsse End of the Century che la band considererà l’album meno riuscito a causa delle tensioni che avvenivano tra il produttore e il gruppo. Successivamente Marky fu cacciato dalla band a causa del suo alcolismo e fu rimpiazzato da Richard Beau (Richie Ramone). Richie rimase nella band per molto tempo sia grazie alla sua tecnica e alla contribuzione che dava scrivendo canzoni. A causa di un litigio per una questione di soldi nella vendita del loro Merchandise, se ne andò volontariamente e fu sostituito da Clem Burke ( Elvis Ramone). Egli rimase nel gruppo solo per due giorni, prima che Marky tornasse nel 1987 utilizzando la stessa tecnica di Richie. Dopo tutti questi cambiamenti fu proprio Marky a rimanere fino allo scioglimento definitivo. Più avanti Dee Dee lasciò il gruppo dopo l’album del 1988 “Brain Drain” per seguire una carriera solista. Fu sostituito da un fan, John Ward (C.J Ramone). Dee Dee continuò comunque a contribuire scrivendo testi per le canzoni successive. Il loro ultimo concerto si tenne ad Hollywood, il 6 agosto 1996 dove furono presenti numerosi artisti tra cui: Lemmy Kilmister dei MotÖrhead, Eddie Vedder dei Pearl Jam, Tim Armstrong e Matt Freeman dei Rancid. Questo fu il concerto che chiuse definitivamente la loro carriera raggiungendo ben 2262 concerti ufficiali. I Ramones oltre ad aver portato un suono completamente nuovo, hanno portato un vero e proprio stile di vita. Ci sono testimonianze di fan che hanno avuto la fortuna di sentirli dal vivo, le loro esibizioni erano indescrivibili e lasciavano il pubblico sbalordito. Hanno fatto credere che si puo’ appartenere a qualcosa, rimanere uniti come una famiglia attraverso la loro musica. Grazie a loro si crede in qualcosa, come dice la canzone “Something to believe in”. Ci hanno lasciato prematuramente, Joey per un tumore al sistema linfatico il 15 aprile 2001, Dee Dee per overdose fu ritrovato morto il 5 giugno 2002 e Johnny per un tumore alla prostata il 15 settembre 2004. Se ne sono andati uno dopo l’altro, cosi’ come li avevano conosciuti, con la loro giacca di pelle, le loro scarpe da ginnastica e i jeans strappati. I veri creatori del punk non ci sono più eppure continuiamo a ricordarli e a ringraziarli per quello che hanno fatto. Purtroppo siamo una generazione che si è persa gli anni migliori della musica e questo continuiamo a rimpiangerlo, ma non possiamo fare altro che ricordare e ascoltare. Basta solo questo. Chi ama la musica sa che questi ragazzi sono ancora vivi perché vivono nella nostra anima, la loro musica e la loro vera essenza rimane incisa nei nostri cuori, sempre. Gabba Gabba Hey! Ilaria Contini PAGINA 9 Il dolore e le droghe oppiacee Il dolore è un’esperienza comune a tutti gli esseri viventi e rappresenta un efficace sistema d’allarme. Se avvertiamo il dolore è perché i messaggi inviati dai recettori specifici, i nocirecettori, presenti un po’ ovunque nel corpo, raggiungono il cervello seguendo una via specifica. Qui il messaggio si traduce in una sensazione di dolore. Ma esistono vari metodi per diminuire il dolore: uno di questi è l’assunzione di morfina, il principio attivo dell’oppio (sostanza che si ottiene dal papavero), che oltre le sue indiscusse proprietà sedative, provoca il fenomeno della dipendenza o assuefazione, sia fisica che psichica. Già nell’antichità Babilonesi ed Egizi conoscevano le proprietà analgesiche dell’oppio (Papaver somniferum). La medicina moderna ha cercato di capire se l’uomo è in grado di difendersi da solo dal dolore. Si è così scoperta l’esistenza della morfina endogena, sostanza propria dell’organismo capace di attenuare il dolore inibendo la trasmissione dello stimolo doloroso. Essa rappresenta così il nostro euforizzante naturale. La produzione della morfina endogena o endorfina aiuta l’organismo a sopportare il dolore. Si pensa che l’assuefazione indotta dall’uso prolungato della morfina, cioè la richiesta di dosaggi sempre più elevati per ottenere gli stessi effetti iniziali, sia un fenomeno che coinvolge i neuroni che contengono l’endorfina. In un individuo normale i recettori del dolore sono esposti a un livello base di endorfina. Quando si assume morfina, questa si lega ai recettori lasciati liberi, potenziando l’effetto analgesico. In seguito all’assunzione prolungata di morfina i recettori si trovano sovraccarichi per cui scatta un meccanismo che blocca la produzione di endorfina. Questo aumenta la quantità di droga tollerata dall’organismo, poiché prende il posto dell’endorfina. Se però l’assunzione di droga cessa, l’organismo si trova momentaneamente privo di entrambe le fonti di approvvigionamento, l’endorfina e la morfina. Ciò induce la riattivazione della produzione di endorfina, ma il processo richiede un po’ di tempo e l’intervallo che intercorre dalla cessazione di assunzione della droga e il ripristino del normale equilibrio del sistema corrisponde alla crisi d’astinenza. Tra i derivati sintetici della morfina vi è l’eroina. L’eroina pura è una finissima polvere bianca, assai diversa da quella usata come droga, la quale invece è una miscela di eroina pura e sostanze dette “da taglio” che servono ad aumentare il volume e conferire alla miscela effetti particolari. L’eroina è una molecola che si scioglie benissimo nei grassi, caratteristica che le consente, una volta iniettata in vena, di arrivare al cervello in pochissimi secondi e in concentrazioni elevate, vicine alla dose letale. Se l’individuo non muore è perché l’organismo è spesso abituato e perché il contatto dell’eroina con le cellule nervose è di brevissima durata, solo pochi secondi. Nel cervello infatti l’eroina è attaccata da enzimi che la trasformano in morfina. La rapidità con cui l’eroina agisce sulle strutture nervose e la rapida trasformazione in morfina, oltre a sensibilizzare il cervello a dosi successive, induce improvvise sensazioni psichiche e fisiologiche (effetto stupefacente) che sono alla base della ricerca di questa sostanza come droga Le altre manifestazioni, e cioè il successivo stato di calma seguito dalla sindrome di astinenza, sono quelle tipiche della morfina e degli altri oppiacei. Serena Nolano (da: “Scienze della Natura”, Mondadori editore) P i l l o l e d i s c i e n z a PAGINA 10 La Basilicata esiste! D i a r i o d i b o r d o Come ogni anno il periodo di Marzo e Aprile rappresenta forse il più atteso evento scolastico per ogni bambino o adolescente che sia: quello della fatidica gita. Alcuni miei amici sono andati alla riscoperta della cultura romana ai tempi di Cesare, a Roma, altri invece hanno trascorso diversi giorni a Berlino e a Londra, mentre un mio caro amico che abita in Australia ormai da due anni partì con il suo college a bordo di un piccolo aereo compiendo un piccolo viaggio per visitare un piccolo stato chiamato Giappone, per conoscere i curiosi usi e costumi nipponici. Quest’anno all’ITC di San Donato Milanese si è voluto esagerare, perché con il termine “Learning Week” non si intende solo gita didattica, bensì innovazione scolastica e originalità, nate grazie alla collaborazione tra i nostri professori e la fondazione Eni Enrico Mattei, ormai veterana in questo ambito, attraverso un progetto ben organizzato offertoci per conoscere e analizzare le opere dell’uomo per lo sfruttamento delle energie offerte dal Sole, dall’acqua, dal vento e dalla Terra…..in Basilicata. Ma perché in Basilicata? E’ un po’ come dire che oggi scendo nel mio giardino sotto casa per vedere le varietà di piante più belle e alte del mondo o che domani parto per Parigi a imparare il napoletano. Insomma, cosa c’entra l’energia con la regione tra le più remote e irraggiungibili d’Italia? Soprattutto noi adolescenti diffidiamo di questo paese lontano e dimenticato, magari non ricordando neanche i due capoluoghi di provin- cia. Nella vita, però, c’è sempre qualcuno disposto ad aiutarti e fortunatamente hanno pensato a tutto i nostri coraggiosi accompagnatori dell’Eni Andrea, Davide e un altro Andrea, orgogliosi di descriverci la Basilicata, in un paio di conferenze, come terra incontaminata della desolazione, dove i nostri coetanei scappano per raggiungere città più popolate e con più occasioni lavorative, dove il cellulare non riceve, dove chi soffre il pulmann è spacciato, dove la rete Internet non è ancora stata scoperta, dove la sera non conviene uscire, ci sono animali pericolosi, dove ai vecchietti dei paesini meno popolati del pianeta viene un infarto al passaggio di tanta gioventù. Un’esperienza incredibile. Eppure qualcosa non quadra. C’è uno strano senso di soddisfazione, di stupore. E’ come se alla fine della settiamana, quando l’aereo più vecchio dell’Alitalia finalmente si appoggia sulla pista nel tramonto meneghino, decidi di farti serie domande sulla presenza di piante leggendarie nel giardino sotto casa o sulla colonizzazione napoletana delle vie parigine. Perché è solo partendo dal fatto che se ti dovessi risvegliare in Basilicata giureresti di essere ancora nel Nord Italia. Il freddo tagliava la pelle, le montagne allungavano di parecchio gli spostamenti, e proprio quei luoghi così insensati rendevano tutto così perfetto. Non avevo mai visto colline ricoperte da pale eoliche, come se dovessero decollare. Non avevo mai visto una diga così alta, ne mai avevo capito come e dove si estraessero olio e gas dal sottosuolo. Soprattutto non avevo mai, come un deficiente, mescolato del petrolio con un pezzo di legno e probabilmente non ce ne sarà più occasione. Peccato. Quella terra triste e irraggiungibile si dimostra sorprendentemente bella, dopotutto cosa sarà mai un’ora e un quarto per raggiungere, dall’albergo, la cima di una montagna, il fondovalle o il tabaccaio dietro l’angolo. La Basilicata ha colpito geometri, ragionieri e sicuramente anche i personaggi locali, perché non c’era un panettiere, un salumiere, un farmacista o il cassiere di un supermercato che non diventasse ricco per un giorno (o per un mese, perché no) al nostro passaggio. E poi ci sono i professori, la nostra giuda, i nostri compagni migliori, le nostre colonne portanti….no, beh, a volte eravamo noi a sostenerli dato che, inspiegabilmente, a pranzo e a cena lasciavano vuote caraffe di vino…ma sono dettagli. E’ stata una settimana in cui non sono mancati momenti di sfacciato umorismo. Grazie Basilicata, in particolare per la sensazionale qualità (e quantità) che trovavamo in tavola. Fate un cosa: non sottovalutatela. Andrea Savio PAGINA 11 D i a r i o d i b o r d o