l`infinita musica del vento

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l`infinita musica del vento
TALAMONA 18 settembre 2014 presentazione di un libro alla casa Uboldi
L’INFINITA MUSICA DEL VENTO
IL LIBRO SCRITTO DA LORENZO DELLA FONTE INTRODUCE AD UNA FIGURA POCO
CONOSCIUTA SOSPESA TRA STORIA E LEGGENDA
L’infinita musica del vento. Un titolo simile su una locandina fa pensare che l’evento cui ci si
riferisce è un evento musicale. Di certo di musica si parlerà molto questa sera. L’infinita musica del
vento è però quella di un libro, scritto da Lorenzo Della Fonte che questa sera, coadiuvato da
Donatella Quadrio, ci trasporterà sulle ali del vento attraverso un’avventura umana straordinaria.
Così Simona Duca, ex assessore alla cultura, ha introdotto l’evento di questa sera alle ore 20.45,
seguito da un nutrito pubblico, per poi passare la parola a Della Fonte il quale, dopo i
ringraziamenti di rito alla biblioteca di Talamona e al suo staff, alla libreria di Alice, al Maestro
Boiani della Filarmonica di Talamona e alla Maestra Rizzi del coro (che hanno spostato le prove per
essere presenti questa sera) e appunto alla signora Donatella Quadrio “metà talamonese e metà di
Berbenno, con la quale proprio a Berbenno mesi fa feci una presentazione di questo libro, critica
eccellente e avida lettrice che non conoscevo prima di imbarcarmi nell’avventura di questo libro” è
passato ad introdurre il suo libro che narra la storia in parte romanzata, ma assolutamente vera di
Francesco Scala, clarinettista vissuto all’incirca a metà Ottocento che nel 1841 si imbarca su un
mercantile in partenza da Napoli diretto verso Washington. Il libro dunque è diviso in tre parti. La
prima è ambientata nella Napoli dei Borboni, la seconda durante la traversata in mare e la terza in
America. “è stato molto difficile trovare informazioni su questo personaggio” ha dichiarato l’autore
“esistono poche fonti storiche certe. Per esempio nessuno conosce il motivo vero per cui Francesco
Scala decise ad un certo punto di imbarcarsi per le americhe, ho dovuto cercarmi un pretesto
inventato, ma che potesse essere in qualche modo plausibile” qual è questo pretesto lo si è scoperto
nel corso dell’efficace presentazione, ma intanto la parola è passata a Donatella Quadrio, che ha
presentato l’opera come “un meccanismo a molle e ad ingranaggi i quali devono stare al loro posto
esattamente come gli strumenti musicali. Questo libro ha ingranaggi che marciano a partire dal
titolo dalla sua musicalità e in generale si rivela essere un racconto molto vivace. Come già
anticipato dall’autore un racconto diviso in tre parti ricostruite con grande fedeltà storica, dalla
Napoli dei Borboni che allora era un centro di eccellenza della cultura europea prima che
arrivassero i piemontesi a farne scempio, passando dalla rocambolesca traversata che comprende
l’episodio di un attacco pirata (i pirati soprattutto di nazionalità africana in quel momento furono
combattuti per tre anni dalla marina americana) fino ad arrivare agli episodi americani narrati con le
atmosfere degli western di una volta. Un libro che si può definire un romanzo storico con un
linguaggio elegante quasi old fashion, dalla struttura moderna, ma con un personaggio
superclassico. Un romanzo da una parte biografico che ricostruisce la storia di questo straordinario
personaggio Francesco, che poi una volta fatta fortuna in America si chiamerà Frances, ma
parallelamente un romanzo musicale non solo nei sensi del linguaggio, ma perché inframmezzato da
una serie di interludi, ciascuno con una sua particolare tonalità che raccontano in modo rigoroso
l’evolversi della musica, degli strumenti, delle tonalità, un libro insomma godibile, per tutte le età,
ma dal quale si può anche imparare perché infondo è anche per questo motivo che si legge no? Un
libro che mostra la profondità della cultura musicale del Maestro Della Fonte” che ha ripreso a
questo punto la parola “ritenevo importante per lo sviluppo stesso del romanzo parlare delle
innovazioni degli strumenti musicali che hanno avuto luogo proprio in quegli anni e che hanno
permesso un salto di qualità dalla musica più datata, di stampo Settecentesco ad una musica più
moderna, un salto di qualità che coinvolgerà anche le bande” “insomma” ha ancora sottolineato
Donatella Quadrio “un romanzo delicato con una sua grazia e liricità che lungi dall’essere gratuite
vogliono dimostrare qualcosa. Interessante per esempio il modo in cui Rossini (uno dei tanti grandi
che si incontrano tra le pagine di questo romanzo) viene qui reso con la sua passione per i tartufi e
con l’episodio dove lo si trova a Parigi a suonare per pagarsi un allevamento di maiali. Un romanzo
storico popolare che affronta tematiche sociali come la povertà e l’emigrazione passando attraverso
la storia della musica. Un romanzo che racconta in modo specifico come le bande, partite come
complessi di serie B nell’immaginario pubblico siano riusciti con fatica a conquistarsi una loro
dignità. Esemplare a questo proposito l’interludio che racconta di un grande compositore,
Henderson, che scrive un overture che non si riesce a vendere. Interpellato a riguardo Henderson
risponde che non vuole che il suo pezzo finisca per essere acquisito dalle bande perché le bande
suonano male. Gli viene ribattuto che non sono le bande che suonano male, ma che non vengono
date alle bande occasioni per esprimersi al meglio e maturare. Un'altra curiosità che si trova nel
libro riguarda il pregiudizio che vuole i componenti delle bande e soprattutto i maestri sempre
ubriachi” “il grande merito di Francesco Scala è stato proprio questo” ha ripreso Della Fonte
“quello di essere arrivato, anche per fortunata coincidenza, al momento giusto in un Paese che in
quel momento non aveva cultura, era un Paese ancora in formazione, giovane, in cui città come
Washington valevano come i nostri villaggi valtellinesi. I primi centri che si stavano formando
erano altri, Boston ad esempio. Li si sono formati i primi fermenti di un Paese che, proprio perché
mancava di una cultura propria, ne era affamato. Sul piano musicale a soddisfare questa fame è
arrivato, con ottimo tempismo, Francesco Scala che ha fatto conoscere la musica europea in
America finendo col diventare direttore della banda dei Marines di Washington. Lincoln addirittura
creerà il titolo di maestro di Banda apposta per lui. Lincoln è stato amico personale di Scala così
come lo furono altri otto presidenti (tra cui anche Jefferson, creatore della banda dei marines) e
delle loro mogli deputate proprio alla gestione degli eventi soprattutto musicali.Anche per questo,
per tali notevoli vicissitudini oltreché per meriti personali questa figura merita di essere conosciuta
da un pubblico più vasto possibile” a questo punto il Maestro Della Fonte ha accompagnato il suo
racconto con una serie di immagini raccolte durante la lunga ricerca, durata un anno, per questo
libro, materiale reperito via internet attraverso contatti con esponenti del corpo dei Marines e con i
bibliotecari del Congresso presso cui Scala è sepolto insieme ai grandi nomi della politica
americana.
La prima foto ritrae la banda dei Marines nel 1864 quando Scala era in America già da tredici anni.
È questa la prima foto ufficiale della banda dei marines dove compare Scala che suona il clarinetto
e un ancora giovanissimo, praticamente bambino John Philip Susa, forse il più grande autore di
marce “dal libro Scala può apparire come un personaggio fittizio” ha spiegato Della Fonte “ed ecco
come vederlo qui ritratto in foto, capire che è realmente vissuto, costituisca una grande emozione,
capire come la sua vita ricercando la fortuna sapendo di trovarla (per via di quel discorso che si
faceva prima sulla cultura, sulla fame di cultura che ben accoglieva chiunque sapesse soddisfarla)
sia stata una vita reale e straordinaria”
La seconda immagine mostra un ritratto di Scala di corporatura non molto imponente così come
nessuno se lo immaginerebbe mai leggendo il libro. Nel ritratto ha in mano un clarinetto piccolo
strumento del quale divenne un grande virtuoso venendo appunto da una grande tradizione, quella
del Teatro San Carlo di Napoli, il maggior centro di eccellenza della musica europea ancor più della
Scala di Milano. Se alla Scala di Milano la gente entrava portandosi da mangiare e spesso si
intratteneva in chiacchiericci al San Carlo il pubblico entrava con lo specifico intento di ascoltare la
musica. È a questo punto che ritorna la questione sul perché Scala abbia deciso di lasciare questa
Napoli così sviluppata, paradiso dei musicisti. “nel libro ho immaginato che Scala fosse allievo del
grande clarinettista Ferdinando Sebastiani, cosa plausibile” ha ripreso Della Fonte “ho immaginato
che ad un certo punto Sebastiani si dimette dall’incarico di direttore d’orchestra del San Carlo e che
viene indetto un concorso per sostituirlo, un concorso cui Scala partecipa, ma che è pieno di
imbrogli e che Scala non vince ed è per questo che deciderà di imbarcarsi per le americhe.
La terza immagine riporta un censimento della città di Washington dove Scala è registrato con la
moglie e sette figli. In realtà avrà in tutto venti figli da due mogli diverse la prima delle quali lo
lascia vedovo in circostanze sconosciute mentre la seconda gli sopravvivrà avendola lui sposata
quindicenne alla matura età di quarant’anni. Su questo personaggio esistono pochi documenti tra cui
una cronaca dei suoi funerali svoltisi nel 1903 (è morto ad ottant’anni) e un’intervista rilasciata
negli ultimi anni della sua vita nella quale racconta aneddoti personali e familiari, intervista sulla
quale si è tornati in seguito.
La quarta immagine riporta un acquarello che è stata pretesto per raccontare qualche aneddoto cui si
è fatto cenno poc’anzi. Scala prima di diventare direttore della banda dei marines è stato piffero
maggiore e poi majur nelle parate militari prima che lo promuovesse Lincoln.
Proprio un biglietto autografo di Lincoln è l’immagine proiettata successivamente ed è a questo
biglietto che è legato un aneddoto che Scala avrebbe raccontato nella famosa intervista di cui si
diceva un aneddoto riguardante il fratello Raffaele (durante l’intervista Scala non disse mai il nome
del fratello, Della Fonte lo scoprirà dopo molte affannose ricerche) che dopo pochi anni lo
raggiunge in America e si arruola durante una guerra in Messico. Rimasto ferito chiede a Francesco
Scala di intercedere per lui presso il Presidente per farsi promuovere ed allontanare dal fronte. Scala
inizialmente non vuole, ma il fratello insiste e allora lui ottiene il tanto agognato documento per il
fratello. Dopo molti anni scoprirà che il fratello non lo avrà mai utilizzato talmente prezioso lo
considerava con la firma autografa di Lincoln il quale tra l’altro incrocerà i destini della famiglia
Scala anche il giorno in cui verrà assassinato. Nel teatro dove gli spararono si metteva in scena
un’opera di Shakespeare accompagnata da un’orchestra nella quale suonavano i fratelli della
seconda moglie di Scala. Questa è solo una delle tante coincidenze che Della Fonte troverà nel suo
viaggio di conoscenza tra archivi, siti internet e faldoni. Un viaggio durato tre anni per la stesura e
uno per la ricerca nei ritagli di tempo della sua attività di maestro di musica. Un viaggio cominciato
durante un soggiorno in Giappone. In quell’occasione a Della Fonte venne in mente di rieditare una
sua opera precedente, un saggio tecnico utilizzato come testo di studio nelle scuole di musica ormai
fuori catalogo. In quel libro un trafiletto parlava già di Scala. Della Fonte volle saperne di più e
cominciò a fare ricerche che lo appassionarono sempre di più al punto che al momento di terminare
il libro e congedarsi dal personaggio ne fu commosso. “da sottolineare come il momento della
morte di Scala sia accostato ad una fuga essendo quell’ultimo capitolo del romanzo intitolato FUGA
SUL TEMA DI PIU’ PRESSI A TE che venne suonata ai funerali di Scala, ma anche, anni dopo,
dall’orchestra del Titanic mentre la nave affondava” hanno raccontato insieme Della Fonte e
Quadrio “un personaggio che” ha proseguito ancora una volta Della Fonte “può costituire un grande
modello per tutti i giovani che verranno a conoscerlo, anche e soprattutto spero, attraverso il mio
libro. È grazie anche a lui che gli Stati Uniti d’America sono passati dal non avere una cultura ad
essere un modello di eccellenza dove la musica è radicata nella formazione scolastica e personale di
ognuno. In America chiunque sa suonare almeno uno strumento e i manuali di musica sono molto
diffusi perché diffusa è la concezione che la cultura deve essere patrimonio di tutti da diffondere a
più persone possibile” “il problema della Vecchia Europa” ha sottolineato la signora Quadrio
“consiste nell’avere eccellenze, ma nell’essere poco comunicativi ed efficaci quando si tratta di
farle conoscere. La cultura degli States è molto più disinvolta. Un quartiere non funziona, è
degradato o altro? Lo si butta giù senza tanti complimenti e si riedifica. C’è crisi? La quando c’è
crisi si stampano dollari, qui si aumentano le tasse. I problemi tra loro li hanno risolti una volta per
tutte con la guerra di Secessione noi i nostri continuiamo a portarceli dietro” “una disinvoltura che
ha le sue radici proprio negli anni che sono stati teatro dell’avventura umana di Francesco Scala” ha
ripreso Della Fonte “e che si è sviluppata su un impalcatura culturale ben riassunta nel termine
WASP coniato dagli americani per indicare come doveva essere il perfetto americano: bianco,
anglosassone e protestante. Il libro tocca anche questi temi, la Guerra di Secessione è stato un
massacro su ampia scala, forse la prima guerra moderna in anticipo sui tempi rispetto alla Prima
Guerra Mondiale. Da tutto questo è nata la cultura americana ed è stato appassionante per me capire
e rendere nei vari interludi, questo cammino, il percorso che ha portato la cultura musicale europea
in America anche attraverso Scala ma non solo. La musica tutti la amano, ma non tutti la capiscono
e non tutti sanno il suo percorso evolutivo, la progressiva raffinazione degli strumenti e delle
sonorità. Attraverso la storia di Scala si può conoscere ad esempio l’evoluzione dello strumento da
lui suonato, il clarinetto, il più importante all’interno di un organo bandistico col quale ha realizzato
l’inno dei marines su adattamento di un’opera di Hoffemback. In quegli anni la banda dei marines
era la più importante anche se esistevano bande di altri reggimenti si trattava ancora di realtà minori
e poi cominciavano a formarsi le prime bande civili professionistiche, come quelle dell’irlandese
Gilmore che fu grande avversario di Scala e come lui seppe sfruttare il particolare momento storico
(totalmente scevro dalle complicazioni di oggi) per diventare ricchissimo con la musica, o come
quella del già citato Susa, che divenne il maggior esponente ed interprete della musica per banda.
Insomma un racconto costituito da un amalgama di musica, storia, epica e humor (esemplare da
questo punto di vista l’episodio della traversata oceanica durante il quale Scala si accorse di soffrire
di mal di mare e ritirò dunque la sua richiesta di adesione alla marina per arruolarsi nei marines) che
ha animato una serata vivace dalla quale Simona Duca ha saputo trarre un efficace insegnamento
“se volete conoscere bene la storia leggete romanzi”
Antonella Alemanni