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NUOVI ASPETTI LEGALI RELATIVI AL DOCUMENTO DELLA CONFERENZA STATO-REGIONI DEL 7 FEBBRAIO 2013 ED ALLA UNI EN 15780:2011 Dott. ANDREA CASA – Presidente AIISA 8 Febbraio 2013: THE DAY AFTER… La nuova norma ha fatto molto rumore nel mondo dell’igiene e della manutenzione aeraulica. E’ ormai da considerare come il pane quotidiano di ogni buon igienista aeraulico… LA FUNZIONE DELLE NUOVE LINEE-GUIDA: • Ispirare e condizionare le future Leggi Regionali in materia. • Precisare e definire tecnicamente le disposizioni contenute nell’Allegato 4 del Decreto Legislativo 81/2008 (commi 1.9.1.3 e 1.9.1.4.). I TRE PUNTI FOCALI DEL SISTEMA DI SORVEGLIANZA INTRODOTTO DALLE LINEEGUIDA DEL 07/02/2013: A) Ispezione Visiva degli apparati; B) Ispezione Tecnica molto più approfondita; C) Azioni Correttive di manutenzione e/o sanificazione. IL DIAGRAMMA DI FLUSSO RELATIVO AL SISTEMA DI SORVEGLIANZA INTRODOTTO DALLE LINEE GUIDA DEL 07/02/2013 A) L’ISPEZIONE VISIVA: • Responsabile pianificazione: datore di lavoro o suo delegato. • Esecutore: manutentore ordinario che abbia adempiuto agli obblighi formativi previsti dalle Linee guida del 5 Ottobre 2006 (Categoria B). • Periodicità: è consigliata annuale, ma incrementabile in dipendenza di condizioni esterne (usura, fonti di inquinamento a carattere temporaneo), per la presenza di sistemi ad umidificazione adiabatica, per l’ubicazione in zone con clima ad elevata umidità, per i risultati delle precedenti ispezioni effettuate. • Documentazione: Registro interventi effettuati sull’impianto ed apposita Check List per ispezione visiva. • I principali componenti dell’impianto da ispezionare: ! Unità di Trattamento Aria (UTA): serrande di presa aria esterna, sezioni filtranti, vasca raccolta acqua di condensa, sifone di drenaggio, pareti, batterie di scambio termico, umidificatori. ! Terminali di mandata dell’aria. ! Condotte aerauliche. ! Torri di raffreddamento (se presenti). B) L’ISPEZIONE TECNICA • Responsabile pianificazione: datore di lavoro o suo delegato. • Esecutore: personale specializzato che abbia adempiuto agli obblighi formativi previsti dalle Linee guida del 5 Ottobre 2006 (Categoria A). • Periodicità: da programmarsi sulla base dell’esito dell’ispezione visiva e dei i risultati forniti dalle precedenti ispezioni tecniche effettuate. • Documentazione: Registro interventi effettuati sull’impianto ed apposito Rapporto di Prova di Ispezione Tecnica. • I principali componenti dell’impianto da ispezionare e le operazioni da effettuare: ! Unità di Trattamento Aria (UTA): • ispezione filmata; • misurazione della pressione differenziale a monte ed a valle dei corpi filtranti; • misurazione della portata differenziale a monte ed a valle delle batterie di scambio termico; • analisi microbiologica dell’acqua di umidificazione (CBT 20°C e 36°C – limite soglia 106 UFC/ l.); • analisi microbiologica per contatto delle superfici dei ventilatori, delle batterie di scambio termico, delle pareti interne (CBT 20°C e 36°C, CMT, eventuali patogeni da evidenza medica negli occupanti). ! Condotte aerauliche (a campione rappresentativo): • ispezione filmata; • misurazione della quantità di polvere sedimentata (NADCA Vacuum Test – valore soglia 1 g./m2 e 0,075 g./m2 per post-bonifica); • verifica stato conservazione coibentazioni termoacustiche, se presenti; • verifica funzionamento delle serrande; • analisi microbiologica per contatto sulle superfici delle pareti interne (CBT 20°C e 36°C, CMT, eventuali patogeni da evidenza medica negli occupanti). ! Terminali di mandata (a campione rappresentativo): • misurazione della portata d’aria e confronto con i dati di progetto; • misurazione parametri microclimatici (temperatura, umidità relativa e velocità dell’aria); • analisi microbiologica facoltativa dell’aria in uscita dai terminali di mandata, secondo il metodo per aspirazione a circa 50 cm. dai terminali stessi (CBT 20°C e 36°C, CMT, eventuali patogeni da evidenza medica negli occupanti) e confronto con analisi effettuate in ambiente outdoor sugli stessi parametri. ! Torri di raffreddamento (se presenti): • analisi microbiologica dell’acqua (CBT 20°C e 36°C – limite soglia 107 UFC/l.); • operazioni di drenaggio e pulizia semestrali ed in caso di fermo prolungato. ESEMPI DI LIVELLI DI CONTAMINAZIONE C) LE AZIONI CORRETTIVE DI MANUTENZIONE E/O SANIFICAZIONE • Responsabile pianificazione: datore di lavoro o suo delegato. • Esecutore delle azioni correttive di manutenzione: personale in possesso della formazione richiesta dalla vigente normativa tecnica in materia di manutenzione impiantistica, che abbia adempiuto anche agli obblighi formativi previsti dalle Linee guida del 5 Ottobre 2006 (almeno di Categoria B). • Esecutore delle azioni correttive di sanificazione: personale specializzato che abbia adempiuto agli obblighi formativi previsti dalle Linee guida del 5 Ottobre 2006 (Categoria A). • Periodicità: da programmarsi sulla base dell’esito dell’ispezione visiva o dell’ispezione tecnica effettuata. • Documentazione: Registro interventi effettuati sull’impianto ed apposito Rapporto di Prova di Ispezione Tecnica (Conclusiva). ALCUNI ASPETTI PROBLEMATICI NON RISOLTI DALLE LINEE-GUIDA DEL 07/02/2013: A) Sono proposti, per le superfici interne agli impianti aeraulici, limiti di contaminazione batterica e fungina espressi unicamente in UFC/g. Permane l’assenza di un riferimento al rapporto tra UFC ed unità di superficie (es. 100 cm2), come nelle precedenti Linee-Guida del 2006 e 2001. B) Appare non del tutto lineare l’individuazione del valore soglia per il particolato depositato nelle condotte aerauliche. L’ambiguità della disposizione verte essenzialmente su tre aspetti: 1. Si è tentato di armonizzare quanto disposto dalla precedente Linea Guida del 5 Ottobre 2006 con il disposto della UNI EN 15780:2011. Si dice testualmente che “la quantità di particolato depositato nelle condotte non dovrebbe superare 1 g/m2, tuttavia in assenza di specifiche problematiche, il limite massimo di contaminazione accettabile è 3 g/m2”. Lascia perplessi l’aleatorietà delle “specifiche problematiche” e l’innalzamento del valore di tre volte, fino a raggiungere un livello di contaminazione estremamente elevato, difficilmente compatibile con le finalità della norma stessa. 2. E’ stato riproposto un secondo valore soglia per il particolato depositato nelle condotte al termine delle operazioni di pulizia. Mutuando un errore interpretativo dalle precedenti Linee Guida, che avevano travisato il valore espresso nelle ACR della NADCA, si dice testualmente che “il limite massimo di contaminazione accettabile per una superficie dopo un intervento di pulizia è 0,075 g/m2 di particolato depositato (Vacuum Test NADCA)”. In questo caso, oltre all’opportunità di scindere il limite tra prima e dopo la pulizia, non convince l’estrema severità del valore espresso, che può risultare di difficile conseguimento e misurazione. 3. Si afferma, correttamente che l’utilizzo del NADCA Vacuum Test deve essere “limitato alla verifica post intervento, sulle superfici pulite”, ma non si indica altro strumento per effettuare il test su quelle contaminate fino a 3 g/m2. Appare contraddittorio individuare limiti così elevati e poi affermare che l’unico strumento di misura proposto (il Nadca Vacuum Test appunto) “e adatto alla misurazione di quantitativi di polvere relativamente contenuti, non è utilizzabile per la verifica del superamento del limite massimo di contaminazione a causa della saturazione del sistema”. Il NADCA Vacuum Test è perfettamente in grado di misurare contaminazioni fino ad 1 g/m2, i problemi tecnici sorgono per valori superiori (> 2 g/m2). C) La mancata determinazione del concetto di «campione rappresentativo dell’impianto». Nella norma si fa riferimento a varie operazioni che debbono essere condotte in un campione rappresentativo dell’impianto, ma non viene fornita alcuna informazione utile a determinare quando questo campione può essere considerato «rappresentativo». D) La formazione tecnica. La norma rimanda integralmente agli obblighi formativi previsti dalle Linee guida del 5 Ottobre 2006 (Categoria B e Categoria A), nulla aggiungendo al riguardo. Nelle Linee Guida del 2006 richiamate, però le indicazioni sono assolutamente scarne ed insufficienti a delineare con chiarezza un sistema didattico di qualificazione professionale. Desta perplessità quest’obbligo formativo del tutto sprovvisto di indicazioni in merito alla possibile modalità di ottemperanza. IL RAPPORTO INTERCORRENTE TRA IL DOCUMENTO DEL 07 FEBBRAIO 2013 E LA UNI EN 15780:2011 Le principali divergenze dal punto di vista contenutistico riguardano: - Assenza di un’ispezione visiva nella UNI EN 15780; - Valori soglia per il particolato depositato nelle condotte fortemente divergenti; - Marginale considerazione dei profili di inquinamento microbiologico ad opera della 15780. In presenza di tale antinomia normativa si pone il problema di quale debba essere applicata e quale disapplicata. Cominciamo col dire che dal punto di vista della qualificazione giuridica sono entrambe «norme di buona tecnica». La scelta deve cadere sulla prevalenza del Documento del 7 Febbraio 2013, per una serie di ragioni, tra le quali: - la norma italiana, pur attestandosi sullo stesso piano delle fonti del diritto rispetto alla norma europea, proviene da un organo dello Stato che ha esercitato competenze legittime nell’ambito del nostro ordinamento; - la norma italiana è successiva dal punto di vista cronologico e mostra di aver preso in considerazione, rielaborandoli, i contenuti dell’altra; - la norma italiana espone un sistema di prevenzione e correzione più completo ed articolato dell’altra; - la norma italiana, contrariamente a quella europea, prende adeguatamente in considerazione le problematiche di natura microbiologica; - in ultima analisi si può a ragione sostenere che la norma italiana tuteli maggiormente la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, incarnando meglio la filosofia di fondo del D. Lgs. 81/2008 , che, per ogni tipo di rischio, raccomanda di prendere in considerazione il modo più moderno ed efficace per prevenirlo. …GRAZIE PER L’ATTENZIONE !!!