Un viaggio nella `nazione arcobaleno` per conoscere lo Zululand

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Un viaggio nella `nazione arcobaleno` per conoscere lo Zululand
aziende e protagonisti torino magazine
Sudafrica:
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Wild & Design
torino magazine aziende e protagonisti Un viaggio nella ‘nazione arcobaleno’ per conoscere lo Zululand – terra di antichi
guerrieri, paesaggi incontaminati, santuari naturalistici mozzafiato – ed i nuovi
scenari urbani di Johannesburg, dove è possibile esplorare Soweto e le tendenze
di una metropoli creativa, modernissima e sorprendente
di GUIDO BAROSIO
foto GUIDO BAROSIO e GIANFRANCO CAPPELLANO
Nambiti Plains
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frica ebbe il suo battesimo ufficiale il 6 aprile del
1652, quando approdò, in quella che sarebbe diventata Città del Capo, l’olandese Jan van Riebeeck. Il neonato insediamento, governato inizialmente dalla Compagnia Olandese delle Indie Orientali, prosperò portando in questa ‘terra promessa’ rifugiati dalle guerre di religione (compresi gli ugonotti francesi), avventurieri ed una eterogenea popolazione di contadini
assai determinati nel creare il proprio originalissimo
‘paradiso australe’. Venne così a crearsi una ‘nazione’ bianca ma africana, risolutamente diversa dalle
‘colonie’ che cominciavano a estendersi nel resto del
continente.
Orgogliosi della propria lingua, l’afrikaner, della propria
indipendenza e delle proprie tradizioni, i boeri si trovarono ad affrontare un nemico formidabile ed organizzatissimo: l’impero britannico. Quando gli inglesi
occuparono la provincia del Capo, nel 1797, iniziarono le guerre anglo/olandesi e – parallelamente – prese il via un fenomeno di pionierismo verso l’interno del
paese, simile, per molti aspetti, alla conquista dell’Ovest
americano. Per tutto l’Ottocento le popolazioni e gli
eserciti si misero in marcia: gli inglesi affrontarono gli
xhosa, mentre i boeri, respinti verso l’interno, si scontrarono con gli zulu e crearono delle repubbliche indi-
Johannesburg
A
l mondo ci sono diverse ‘nazioni-continente’ – il Canada, l’Australia, il Brasile… – ma una
sola ‘nazione-pianeta’: il Sudafrica. Un ruolo che questa terra
merita per la sua complessità e
la varietà geografica, etnica,
storica ed economica. Il mosaico ambientale è sovente di una bellezza mozzafiato:
montagne, deserti, le dorate e steppose distese del
bush, foreste, scogliere, spiagge. Il clima è quello
australe, quindi esattamente opposto rispetto agli
scenari europei: caldo e persino tropicale nel nostro
Zululand, giorno di mercato
inverno, decisamente più freddo durante l’estate europea. Complessivamente più dolce, senza escludere
punte sorprendenti, come in occasione delle estemporanee (ma abbondanti) nevicate di inizio agosto 2012
nel Drakensberg. Etnicamente la mappa è – se possibile – ancora più affascinante. Il Sudafrica è un paese fortemente multietnico; convivono popolazioni
bianche (boeri di origine olandese e britannici anglofoni), nere, asiatiche e miste. La legge riconosce formalmente quattro macro-categorie: neri, bianchi,
‘coloured’ (gruppi etnici di origine mista, circa il 9% del
totale) e asiatici, prevalentemente indiani. Le ‘lingue ufficiali’ sono 11 e dei 50 milioni di abitanti – distribuiti assai
irregolarmente sul territorio – i bantu formano il 75%
della popolazione e sono suddivisi ufficialmente in 9
‘nazioni’: zulu 23%; xhosa 18%; sotho (del nord e del
sud) 16%; tswana 7%; tsonga 4%; swazi 2,5%; venda 2%; ndebele 1,5%; pedi 1%. I bianchi, che formano circa il 13% della popolazione, hanno dominato lo
scenario politico fino al 1994, anno in cui la rivoluzione guidata da Nelson Mandela ha portato la maggioranza al potere. Definita a ragione la ‘nazione arcobaleno’ – nonostante i numerosi problemi sociali non
ancora risolti (compresa la piaga dell’Aids) – il paese
ha l’economia più sviluppata del continente (con un terzo del reddito complessivo) ed appartiene al novero
dei paesi emergenti ribattezzati Brics: acronimo che
raggruppa Brasile, Russia, India, Cina e, appunto,
Sudafrica. La ricchezza – ancora distribuita in modo
fortemente diseguale – si basa sull’industria (in parti-
colare quella automobilistica, con forte produzione di
auto dalla guida ‘a destra’), sull’agricoltura e, soprattutto, sullo sfarzoso comparto minerario: con livelli
record per oro, diamanti, argento, platino, ferro, cromo, uranio e carbone. Se il 40% della popolazione ha
un reddito ancora al di sotto dei due dollari al giorno,
la ‘potenza’ del Sudafrica è visibile ovunque, in particolare nelle aree fortemente urbanizzate, con l’esplosione dell’edilizia abitativa ed un parco di auto nuove,
o di recente fabbricazione, che supera il 90% del totale. Il concetto di ‘nazione-pianeta’ si può comprendere solo affrontando una storia ricca e sorprendente,
dove per destreggiarsi occorre abbandonare ogni
luogo comune.
Questa terra è giustamente ritenuta la ‘culla dell’umanità’: gli australopitechi erano già presenti tre milioni
di anni fa e reperti successivi mostrano tracce di ogni
passaggio evolutivo attraverso le varie specie di
‘homo’: habilis, erectus, sapiens sapiens. Diecimila anni
or sono comparvero i boscimani e ottomila anni dopo
gli ottentotti. Furono i primi abitanti ‘stanziali’, ma anche
i primi ad essere sconfitti ed emarginati con l’arrivo delle popolazioni bantu a partire dal III secolo. Stiamo
comunque parlando di una terra florida, immensa, ma
sostanzialmente disabitata, almeno per i parametri
attuali. Questo facilitò l’insediamento dei bianchi, che
sbarcarono per la prima volta nel 1486 col portoghese Bartolomeu Dias e, poco dopo, con Vasco de
Gama. Imprese di navigatori eroici ma per nulla propensi a trasferirsi, mentre la ‘storia bianca’ del Suda-
I rinoceronti di Umfolozi
Mercato zulu
Paesaggio nell’area zulu di Isibindi
DA TORINO
VERSO
IL SUDAFRICA
CON
LA MIGLIORE
COMPAGNIA
D’EUROPA
Nambiti Plains
pendenti. In questo complesso scacchiere umano e
militare non sempre le alleanze seguirono il colore della pelle e solo alla fine del secolo l’impero britannico
riuscì ad avere la meglio su chi – boero o bantu – si
riteneva storicamente proprietario di questa terra e delle sue risorse. Gli ultimi a resistere, in una serie di battaglie epocali, furono gli zulu del leggendario re Shaka. Dopo ci fu ancora il tempo per una seconda guerra anglo/boera – con l’impero accusato di una vera e
propria pulizia etnica ai danni dei coloni afrikaner – ed
il paese venne definitivamente unificato dagli inglesi nel
1910. Un dominio che durò solo vent’anni perché, nel
1931, il Sudafrica ottenne la piena indipendenza.
Dopo la fine del secondo conflitto mondiale, nel 1948,
il National Party vinse le elezioni e iniziò l’oscuro
periodo dell’apartheid. L’esperimento, fallito e duramente osteggiato dalla maggioranza nera, prevedeva l’emarginazione delle popolazioni bantu in dieci stati fantoccio, con la ‘libertà di movimento’ consentita
solo a chi possedeva lavoro e documenti.
L’anacronistico regime dello ‘sviluppo parallelo’ imponeva autobus, scuole e persino servizi igienici ‘separati’, con gli emblematici cartelli ‘black’ o ‘white’ a
garantire la segregazione. Furono anni di lotta, di isolamento internazionale, di attentati e di rivolte. Solo la
lungimiranza di un leader popolarissimo e rispettato
come Nelson Mandela permise di evitare un bagno di
sangue dalle proporzioni colossali. Nonostante i lunghissimi anni trascorsi in carcere il carismatico Madiba si fece portavoce della ‘nazione arcobaleno’: una
Dall’agosto 2011 l’aeroporto Sandro
Pertini ospita quella che, da due anni,
viene nominata come ‘Migliore compagnia
d’Europa’ secondo Skytrax World Airlines:
Turkish Airlines. Oggi il collegamento con Istanbul è quotidiano, assolutamente economico e di straordinario interesse sul fronte delle connessioni, essendo lo scalo
turco collegato con 34 destinazioni nazionali e 161 internazionali. Compreso il Sudafrica, con 6 voli la settimana verso la rotta Johannesburg/Città del Capo. Tornando
ai riconoscimenti di Skytrax, Turkish ha ottenuto anche altri due premi: Migliore compagnia del Sud Europa e compagnia con le Migliori Postazioni nella Premium
Economy Class, grazie alla nuova Comfort Class di bordo. Affermazioni che arrivano direttamente dal pubblico perché la ricerca è stata condotta su un campione di
oltre 18 milioni di viaggiatori (che hanno viaggiato sia per affari che per scopi personali) in oltre 100 paesi nel mondo. Tra le eccellenze della compagnia turca va
ricordata la vip lounge di Istanbul (riservata ai clienti business), in assoluto tra le più eleganti e confortevoli a livello internazionale; con un servizio ininterrotto di
bevande, cibi tipici o internazionali, caffetteria, wifi e intrattenimento (con grande schermo nella sala relax); è addirittura possibile dedicarsi al biliardo o godersi una
grande e fornitissima biblioteca. Ma le ‘coccole’ di Turkish Airlines non finiscono qui: i passeggeri di economy che hanno uno scalo con più di 8 ore di attesa (che
scendono a 6 per i passeggeri di business) avranno in omaggio una notte in hotel nella capitale turca. L’occasione per conoscere meglio questa straordinaria capitale
del Mediterraneo anche quando si percorrono altre rotte.
Per maggiori informazioni visita www.turkishairlines.it o chiama il call center italiano allo 051 376 42 22.
La vip lounge di Istanbul
terra abitata con pari diritto da popolazioni autoctone, tutte destinate a compiere un cammino di ‘reciproco riconoscimento’ basato sul perdono, sul superamento dei conflitti etnici e tribali, sul miraggio di uno
sviluppo realmente a portata di mano. La data emblematica fu quella del 27 aprile 1994, quando si tennero libere elezioni e il Sudafrica non esplose, i bianchi
non furono espropriati dei propri beni e i neri ottennero il pieno riconoscimento di un potere politico plebiscitario. Solo un anno più tardi, il 24 giugno 1995, giorno della finale dei mondiali di rugby, quello storico passaggio di consegne tra vecchio e nuovo ebbe il suo
momento più simbolico e commovente. Nello stadio
Danze in un boma zulu
di Johannesburg Nelson Mandela, indossando la
maglia degli Sbringbock (emblema dell’orgoglio boero), consegnò il trofeo di una inaspettata vittoria al capitano Pienaar: ancora oggi la foto dell’evento (consegnato alla storia del cinema dalla pellicola ‘Invictus’ di
Clint Eastwood) è considerata l’immagine più struggente dell’inizio di una svolta epocale. Impossibile non
pensare a questi quattro secoli di storia visitando una
nazione dove la complessità ha radici conflittuali etniche e profonde, ma dove l’ottimismo – nella sua accezione più completa e realistica – è quasi un obbligo
morale per chi ama il proprio paese.
«I sudafricani hanno imparato a guardare avanti sen-
za paura, dopo quello che hanno passato e che hanno rischiato di passare, è uno stato d’animo inevitabile, positivo, consapevole di tutte le sfide che ci attendono – spiegano convinti e sorridenti i responsabili di
Fucus Tours, corrispondenti di Clup Viaggi, che ci accolgono a Johannesburg – Da noi stanno accadendo cose
importanti, dal 1994 ad oggi il paese ha saputo trovare una propria identità. Ora chi viaggia in Sudafrica
può conoscere una realtà affascinante, ricca di contrasti, anche di contraddizioni, ma con un senso della speranza difficile da trovare altrove. Questo è un viaggio nella bellezza e nella natura, ma si scopre anche
l’energia di metropoli dove non manca nessuna suggestione: locali, design, imprenditoria, musica, creatività. Johannesburg fino a qualche anno fa era una città difficile da vivere, sicuramente pericolosa, oggi è il
simbolo di una nazione emergente e solida, che finalmente comincia a gestire le proprie immense ricchezze». Ma nella ‘nazione arcobaleno’ la gente ha davvero imparato a vivere insieme? «È un cammino lungo,
oggi abbiamo imparato innanzitutto a vivere ‘vicino’ e
a rispettarci. In Sudafrica ognuno celebra il proprio
orgoglio e i propri riti. Le diverse etnie viaggiano
essenzialmente in parallelo, ma adesso c’è anche una
classe imprenditoriale e una borghesia nera che sono
la vera novità di un panorama dove cominciamo ad avere una storia comune».
Il nostro viaggio ha sostanzialmente vissuto due anime distinte, in un itinerario che ci ha portato a Johannesburg – vera new entry nello scenario turistico globale – e nello Zululand – tra riserve naturalistiche di
incontaminata bellezza – per incontrare una delle
popolazioni più orgogliose e antiche dello scacchiere
nazionale, in precario e suggestivo equilibrio tra un passato tribale ed un veloce sviluppo economico, ancora instabile ma sicuramente stimolante. Anche in questo caso la storia è la road map indispensabile per
cogliere l’essenza del luogo. Fino alla metà dell’Ottocento lo Zululand non era solo un’area tribale indipendente, ma ospitava uno dei regni più organizzati e bellicosi dell’intero continente: l’impero di re Shaka. Le
guerre che contrapposero questa orgogliosa nazione
ai boeri prima e agli inglesi dopo non furono solo uno
scontro militare, ma l’impatto tra due mondi, tra due
culture, con un esito a lungo incerto che solo la tecnologia bellica dei ‘bianchi’ permise agli invasori di vincere. In uno scenario dominato dal bush e da ruvidi contrafforti rocciosi, steli e monumenti ricordano i campi
di battaglia. Gli afrikans commemorano ogni 16 dicembre l’epopea del Blood River, quando 470 ‘voortrekkers’ (i pionieri alla conquista di una ‘nuova patria’), sotto la guida di Andries Pretorius, sconfissero un esercito di 12mila guerrieri zulu riportando solo tre feriti. Si
narra che la vittoria fu ottenuta dopo un ‘giuramento
al Signore’ ed il nome della battaglia ricorda il sangue
degli sconfitti. Oggi quel 16 dicembre non è più solo
una festa boera, perché il governo ‘post-apartheid’ l’ha
trasformata in ‘giorno della riconciliazione’ tra tutti gli abitanti del Paese. Ma anche l’impero britannico si scontrò a lungo con l’impero zulu e la prima battaglia, a Isandlwana, fu fatale alle giubbe rosse. Un contingente di
1500 uomini venne polverizzato da un’armata di 44mila
guerrieri, formidabili nel corpo a corpo, che andarono
all’assalto col terribile grido di guerra ‘uSuthu!’.
Gli zulu non solo non fecero prigionieri, ma ‘aprirono’
il corpo dei nemici per liberarne lo spirito, in modo che
non tornasse a perseguitarli. Gli inglesi si trovarono ad
affrontare un esercito ‘moderno’ nello schieramento –
con le forze divise per ‘impi’, analoghi ai reggimenti
europei – ma pressoché imbattibile nell’antichissima
tecnica dell’assegai, il combattimento ravvicinato. Le
retrovie degli sconfitti resistettero strenuamente a
Rorke’s Drift e la colonna principale, qualche mese
dopo, ottenne la decisiva vittoria di Ulundi. Per gli zulu
Pittogramma a Isibindi
fu l’inizio della fine, il crollo di un impero africano che
per centinaia di anni era riuscito a preservare i propri
territori ancestrali. L’odierna provincia del KwaZulu-Natal
divenne formalmente indipendente nel 1970 sotto
l’apartheid; furono milioni gli appartenenti a questa etnia
ad essere trasferiti coattamente nel territorio a loro assegnato e a cui fu impedito di trasferirsi e di viaggiare nel
resto dell’unione. La segregazione terminò nel 1994 col
governo di Nelson Mandela. Originariamente definiti
‘gente del cielo’, gli Zulu sono oggi 11 milioni e si presentano divisi in due gruppi: uno urbano e l’altro rurale. La comunità rurale vive in piccoli villaggi a carattere familiare, spesso senza elettricità e acqua corrente, in case costruite con mattoni di fango e materiali
più moderni ma economici.
L'aristocrazia Zulu tende ancora a giocare un ruolo
superiore nella guida del popolo. I locali amaKhosi (letteralmente ‘signore’) governano sulla gente della loro area,
sovente formata da semplici contadini dediti a un'agricoltura di sussistenza, sebbene la grande aspirazione per
il membro di ogni famiglia sia di trovare lavoro in una vicina città, supportando col relativo guadagno la propria
famiglia. L’intera economia è sostenuta da contributi statali assegnati in base al numero dei figli.
Nei grandi centri urbani la storia sta cambiando velocemente; se una parte della comunità occupa ancora le poverissime township, un buon numero di zulu
sono diventati membri della classe media ed alcuni
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Canyon
nell’area zulu di Isibindi
anche affermatissimi uomini d’affari. Politicamente
l’etnia ha un ruolo egemone anche a livello nazionale
e oggi Zuma – presidente dell’unione Sudafricana – è
il suo membro più rappresentativo.
Il KwaZulu-Natal ha per capitale Durban – il cui aeroporto internazionale è dedicato al leggendario re Shaka – vanta alcuni significativi centri urbani – Ladysmith,
Dundee,
Pietermarinzburg – ed un patrimonio naturalistico di
grande eccellenza, con parchi nazionali e splendide
riserve private. Partendo da Durban – una sorta di Miami affacciata sull’Oceano Indiano con gli svettanti grattacieli ad affacciarsi sulle onde – il primo santuario naturalistico si incontra all’estuario di Santa Lucia dove, in
battello tra le mangrovie, si osservano facilmente alligatori e ippopotami. Risalendo verso l’interno si entra
nel grande parco della Hluluwe-Umfolowi Game Reserve (96mila ettari). Tra colline ricoperte di acacie, boschi
e praterie si incontra la più grande popolazione al mondo di rinoceronti (1600 bianchi e 370 neri) oltre a 24mila
impala, ai celebri big five (leone, bufalo, appunto rinoceronte, leopardo ed elefante) e ad un numero impressionante di zebre e giraffe. I sentieri per le auto sono
numerosi, quindi via libera al sel-drive, ma se volete
essere certi di scovare gli animali la soluzione migliore resta sempre quella di un tour guidato. A questo punto il nostro itinerario punta decisamente verso la regione storica degli zulu: i territori ancestrali che videro gli
scontri con i boeri e le truppe dell’impero britannico.
Strategico e collocato in un panorama mozzafiato, tra
valli e catene montuose, con suggestivi chalet a dominare il paesaggio, l’Isibindi Zulu Lodge è la soluzione
ideale per approfondire la storia e la cultura del territorio. Quotidianamente vengono organizzate escursioni nel bush per incontrare gli animali, ma sono le visite ai villaggi ad offrire l’impatto più emozionante.
Mike, guida esperta delle tradizioni zulu, è il ‘mediatore culturale’ ideale: nel sito della battaglia di Isandlwana a parole e gesti evoca le armate, gli scontri, il movimento degli eserciti; tra i banchi di un mercato tipico
introduce i prodotti (compresi i feticci e quelli di medicina naturale) e facilita un contatto coi locali che è sempre amichevole e curioso; la sua conoscenza dei siti
permette di accedere alle capanne di fango, di curiosare nelle cucine, di sperimentare uno stile di vita dalla semplicità sovente disarmante. Sorprendente la visita ad un sito preistorico, dove abbiamo avuto modo
di ammirare pittogrammi ancora perfettamente visibili
dopo 10mila anni: figure stilizzate dedite alla caccia e
una ‘donna seduta’ riprodotta con tratti assolutamente moderni, curiosamente simile ad un disegno di Matisse esposto al museo di Antibes. Piccole meraviglie che
neanche gli archeologi hanno ancora catalogato. La
sera, tornati a Isibindi, una breve escursione permette di immergerci nell’atmosfera di un piccolo ‘boma’
zulu, dove la popolazione del villaggio propone le antiche danze di quell’etnia orgogliosa che tenne in scacco per decenni le ‘giubbe rosse’.
Niente di ‘turistico’ o di vistosamente fasullo, ma il rullare ipnotico dei tamburi, l’esibizione tribale e sfrenata di un gruppo di giovanissime danzatrici, i volti contratti e gli sguardi sbarrati dalla trance in un rito dalla
formidabile energia, vivissimo e furioso nella polvere
che si alza al crescere di un ritmo senza tempo.
Se a Isibindi è l’immersione nella cultura zulu a governare le scelte, a Nambiti (dopo neanche mezza giornata di auto) è la natura a riprendere il controllo di tutto; in un santuario ecologico assoluto, dove l’esclusività dell’accoglienza (la Nambiti Game Reserve è la più
quotata riserva privata sudafricana) si accorda con
l’esperienza diretta di incontri frequenti e intimi con la
popolazione animale. Impala, bushbuck e nyala quasi si affacciano alle balconate dei lodge, un elefante viene quotidianamente ad abbeverarsi in piscina, game
drive nel bush (sempre due al giorno) permettono di
fotografare facilmente bufali, zebre, giraffe, elefanti;
abbiamo visto da vicino anche il rarissimo servalo e
seguito – incantati, per lunghi minuti – una famiglia di
leoni all’imbrunire. L’impressione è quella di vivere un
paradiso naturalistico a cinque stelle, governato da una
professionalità e una cultura ambientale senza pari. L’ultima tappa, prima di raggiungere Johannesburg, ci ha
portato alle pendici del Drakensberg – catena montuosa che tiene perfettamente fede al proprio nome –
Johannesburg, la prigione di Costitution Hill
Johannesburg, Canteen
Johannesburg, Love Jozi
nella cornice vittoriana di Hartford House. L’intera area
è un suggestivo ibrido dal sapore schiettamente
anglosassone: se le scimmie si destreggiano svelte tra
le fronde di alberi immensi, i cottage e le ville fanno pensare più al Lake District che all’Africa australe.
L’antica dimora, sede del raffinato hotel, confina direttamente con la prestigiosa ‘Summerhill Stud’, dove vengono allevati i migliori purosangue del continente. Il viaggio si conclude idealmente a Johannesburg: area urbana immensa (sedici milioni di abitanti compreso Soweto), fino a pochi anni fa ‘invisitabile’ perché troppo violenta e insicura in molti distretti.
Oggi a Jozi (o Joburg, nessuno in realtà la chiama mai
col proprio nome…) si respira un’aria decisamente
diversa. Metropoli assolutamente policentrica – aggregata in quartieri che sono vere e proprie città nella città – è ora sostanzialmente sicura, proponendo il
meglio che uno scenario urbano africano possa offrire sul fronte dell’edilizia innovativa, del design, dei parchi (alcuni immensi) e dei musei, della cucina (sofisticata e contemporanea, spazia verso ogni nuova tendenza), della cultura e del recupero architettonico di
aree industriali o commerciali dismesse.
Nei secoli a Johannesburg sono arrivati tutti e tutti hanno cercato l’affermazione, il lavoro o anche solo una
vita migliore: neri di ogni etnia, boeri, inglesi, indiani,
cinesi, persino italiani, e ancora si ricorda che ad ini185
zio ‘900 l’industria della dinamite (fondamentale nel
comparto minerario) era egemonizzata da piemontesi di Avigliana. Qui l’apartheid si concretizzò nelle sue
forme più dure e qui fu combattuto nella clandestinità dando vita a rivolte epocali. Qui, dopo il ’94, i bianchi fuggirono nell’esilio dorato di quartieri satellite, qui
si trovava la più turbolenta township del continente:
Soweto. Adesso Soweto è visitabile, sorridente e
soprendente: città esclusivamente nera dove la povertà estrema (ancora presente) divide gli spazi con la ricchezza ‘nuova’ e appariscente dei ‘black diamond’: i
nuovi ricchi dalla pelle nera, con ville faraoniche e Mercedes top di gamma. Una passeggiata per l’ex ghetto è una delle esperienze più formative e originali che
si possano affrontare: si passeggia accolti dal sorriso
e dalla disponibilità, la foto non è osteggiata ma
richiesta, nessun venditore insistente impone i propri
traffici, neppure al mercato. C’è voglia di conoscenza e di contatto, a tratti sopravvivono le baracche, ma
i ragazzini giocano a calcio in un Nike center che così
bello non si trova neppure a Londra. Negli altri quartieri la movida e la creatività si aggrega in ex aree industriali, come quella di Arts Of Maine, dove si trovano
gallerie d’arte, stamperie, il fashion restaurant Canteen e Love Jozi, il negozio di moda più trendy di
Joburg. Particolarmente toccante l’impatto coi musei
che ricordano gli anni della segregazione: l’Apartheid
Museum (che ospita anche una splendida esposizione
su Mandela) e l’ex prigione di Costitution Hill, dove nelle minuscole celle c’era a malapena lo spazio per coricarsi... Gli allestimenti sono modernissimi, le spiegazioni lucide, obiettive, storicamente attendibili e mai propagandistiche. Il nuovo Sudafrica ricorda con equilibrio e
commozione ma ha saputo voltare pagina. In questa
nazione arcobaleno dove ‘tutti sono nativi’ si impara qualcosa in più della tolleranza, si apprende che il perdono
ha segnato e insegnato una rotta difficile e complessa,
la sola praticabile; come quella della speranza, un concreto esercizio quotidiano, l’unico in grado di cambiare la storia. Per sempre. I
Immagini di Johannesburg
Nambiti Plains Private Game Lodge
ClupViaggi,
leader del Sudafrica tailor made
S
cegliere un viaggio e trovarselo organizzato secondo le proprie esigenze. Godere di un’organizzazione collaudata nel
tempo evitando il rischio di essere ‘intruppati’ in gruppi che partono ‘solo quando
si è raggiunto il numero minimo di partecipanti’; poter adattare il viaggio alle proprie vere esigenze, passioni e budget. È
ancora possibile? Si, è possibile, e rappresenta anche la
può decidere quale stoffa utilizzare, se deve essere corto o lungo, elegante o sportivo, appariscente o modesto;
se adattabile a diverse occasioni o per un evento unico e
indimenticabile… Seguendo questi principi è ormai da circa 5 anni che ClupViaggi costruisce itinerari ‘tailor made’
per l'area dell'Africa australe, che vede protagonista assoluto il Sudafrica, insieme a Namibia, Botswana, Zambia &
Zimbabwe, Mozambico. Più recentemente ClupViaggi ha
deciso di porre la propria attenzione anche sull’Oceano
Indiano, sviluppando proposte per Mauritius e Seychelles, quali soggiorni balneari a sé stanti o abbinati ad un viaggio in Africa australe. Le proposte di viaggio sono costruite grazie alla conoscenza capillare delle destinazioni,
all'ampia offerta di programmi ed itinerari in tutte le regioni, alla costruzione di viaggi su misura, alla ricerca di nuove mete, proposte di svago e nuove strutture ricettive, scegliendo accuratamente i partner locali con cui condividere motivazioni e filosofia di viaggio. Questo fa sì che ClupViaggi sia in grado di offrire su questa area supporto tecnico, capacità di gestire complesse prenotazioni - anche per
chi decide all’ultimo minuto - ottimo rapporto qualità/prezzo ed ampia scelta di proposte
In Africa australe ClupViaggi è riconosciuto come l'operatore ‘di nicchia’ e soprattutto come lo specialista del viaggio ‘tailor made’, rispondendo molto spesso anche alle esigenze delle coppie in viaggio di nozze.
In particolare, in Sudafrica propone un'ampia gamma di
viaggi individuali e di circuiti in self-drive, avvalendosi di partner locali specializzati in grado di offrire non solo un'altissima qualità di consulenza, ma anche un valido servizio di assistenza, disponibile in lingua italiana, tutti i giorni ed a qualsiasi ora.
Infatti tutti i viaggiatori ClupViaggi, al loro arrivo in Sudafrica, vengono accolti da assistenti locali in lingua italiana che forniscono informazioni e chiarimenti sul programma di viaggio e una sorta di guida dettagliata con
indicazioni stradali, pratiche e paesaggistiche per chi
viaggia con auto a noleggio. A tutti gli itinerari è possibile
aggiungere estensioni nelle destinazioni della stessa Africa del Sud, quali Botswana, Zambia e Zimbabwe, dove
vengono proposti anche itinerari con soggiorni in lodge
esclusivi e/o ‘eco-sostenibili’, itinerari in volo piuttosto che
in safari ‘mobili’; questi ultimi permettono di contenere notevolmente i costi, grazie alla particolare organizzazione, ed
al contempo offrono l'esclusività di un viaggio autenticamente a contatto con la natura, adatto ai più ‘temerari’,
che devono essere in possesso di una buona capacità
di adattamento. Infine sono possibili le estensioni lungo le
spiagge incontaminate di Mauritius e delle Seychelles.
Un'attenzione particolare viene data al Mozambico, quale destinazione intatta, incontaminata e ricca di spunti per
costruire itinerari adatti a quei viaggiatori che hanno già
visitato gli altri paesi dell’Africa australe. A completamento del ventaglio di proposte, ClupViaggi non rinuncia, in
Africa australe, agli itinerari guidati, con partenze garantite in condivisione con altri passeggeri, per rispondere alle
esigenze di quei viaggiatori che preferiscono la formula del
viaggio ‘tutto incluso’ e completamente organizzato.
GLI HOTEL
DEL NOSTRO
ITINERARIO
CLUPVIAGGI S.r.l.
Via Pascoli, 70/2 20133 Milano
Tel : 02.266871 - Fax: 02.26687300-301
www.clupviaggi.it
[email protected]
Zululand
Isibindi Zulu Lodge
In un panorama incantato gli chalet permettono allo
sguardo di spaziare sul bush e le catene montuose.
Ottima cucina. Escursioni organizzate alla scoperta
della civiltà zulu, dei villaggi e dei siti della guerra
contro l’impero britannico. Possibilità di assistere
ad uno straordinario, e genuino, spettacolo
di danze tribali
Johannesburg
vera risposta alle prenotazioni on line, che magari danno il
senso della libertà (e qualcosa fanno risparmiare) ma non
tutelano quasi per nulla e non proteggono dalle cattive sorprese. ClupViaggi opera da circa 40 anni nel mercato del
turismo ed è un tour operator che, fra i primi nel panorama italiano, ha raccolto l’esigenza dei viaggiatori più attenti per proporre loro viaggi e itinerari realmente su misura.
Che cosa è un viaggio su misura? Un viaggio su misura è
un po’ come un abito tagliato e confezionato in sartoria: si
Ballito
Hotel Izulu
Su una collina di fronte all’oceano, raffinata
sistemazione in villa con piscina, superba cucina
sudafricana e selezionati vini della Provincia
Del Capo
Hluhuwe. Umfoluzi Game Reserve
Hluhuwe River
Lodge statale semplice ma accogliente nel cuore
della foresta, strategicamente perfetto per visitare
il vicino parco nazionale
Montusi
Nambiti Plains Private Game Lodge
Il meglio che si possa provare nell’Africa australe.
Nel cuore di uno scenario naturalistico incontaminato
un’accoglienza veramente a cinque stelle: guide e
ranger di professionalità assoluta, lodge immensi
con ogni confort, cucina esclusiva, una prossimità
col regno animale assoluta e sorprendente, doppia
escursione quotidiana nel bush
Natal Midlands
Hartford House
Una residenza fuori dal tempo di sapore vittoriano,
intorno praterie e foreste secolari. Ottima base di
partenza per un territorio che propone un’interessante
shopping d’autore, con artigianato dello zulunad
e splendide ceramiche. L’hotel confina con la
‘Summerhill Stud’, dove vengono allevati formidabili
purosangue. Cucina ricercata nell’ottimo ristorante
dell’hotel, accoglienza esclusiva
Johannesburg
Crowne Plaza Rosekank
Hotel di profilo internazionale in un elegante
quartiere residenziale, strategico per visitare
una metropoli immensa e particolarmente ricca
di suggestioni umane e culturali