Il rischio di riciclaggio

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Il rischio di riciclaggio
Focus
Gennaio 2009
Il rischio di riciclaggio:
Prevenzione, implicazioni, prospettive
Focus
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2009 / Il rischio
di riciclaggio:
prevenzione,
implicazioni,
prospettive
ogniGennaio
responsabilità
in caso
di imprecisioni,
inesattezze
o omissioni.
Indice
Introduzione
4
La pressione del denaro sporco a livello nazionale ed internazionale
5
Definizione e tipologia del riciclaggio
5
Tipologia
5
Come lottare contro il riciclaggio?
7
La cooperazione tra polizie di paesi diversi
Il lavoro con il settore privato
7
7
La pressione del denaro sporco: perché le aziende devono essere vigili
8
Scopo di un criminale che si rivolge ad una banca o ad una compagnia di assicurazione
Quale rischio per l’azienda?
8
8
La procedura antiriciclaggio e la sua finalità
9
Cartografia dei rischi
10
Rischio legato al prodotto
Rischio inerente alla relazione con il cliente
Rischio inerente alle reti di distribuzione
Delle raccomandazioni professionali al servizio di un’esigenza forte
Valutazione e revisione di una procedura interna
10
10
11
11
12
La denuncia 13
Le Unità di Informazione Finanziaria sono al centro
del dispositivo antiriciclaggio degli Stati
13
La denuncia ad una Unità di Informazione Finanziaria
15
La riassicurazione e la prevenzione del riciclaggio
18
Situazione della riassicurazione rispetto alle regole di conformità antiriciclaggio
18
Regole di vigilanza adatte al rischio
18
La conoscenza del cliente
La conoscenza delle riassicurazioni facoltative
Verifica dei flussi finanziari
18
19
19
Conclusione
Allegato 1 : Griglia di valutazione del rischio
Allegato 2 : P unti fondamentali del dispositivo antiriciclaggio raccomandati
dal GAFI agli operatori finanziari fra cui gli assicuratori
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21
23
Introduzione
Il riciclaggio di denaro sporco è al centro di molte attività
criminali che generano, secondo gli esperti internazionali,
circa 1.500 miliardi di dollari all’anno. Per poter essere
introdotti nell’economia legale, questi fondi devono
assumere un aspetto legittimo e subire una serie di
trasformazioni più o meno complesse, grazie a meccanismi
e a tecniche destinate a facilitare la conclusione delle
transazioni, la circolazione del denaro pulito e un corretto
funzionamento dell’economia.
Questi fondi riciclati, oltre a contribuire al mantenimento e
alla proliferazione della delinquenza organizzata, minacciano
il sistema finanziario internazionale e, sul piano istituzionale,
favoriscono lo sviluppo della corruzione e rischiano di
compromettere le basi stesse dello Stato di diritto.
A questa minaccia generata dalla criminalità transfrontaliera
si è aggiunta, dopo gli attentati dell’11 settembre, quella
del finanziamento del terrorismo internazionale. Su
raccomandazione del GAFI1, la comunità internazionale e molti
Stati hanno associato questi due fenomeni all’interno di una
stessa lotta. Questa doppia minaccia, pertanto, ha spinto le
istanze internazionali e nazionali ad esercitare una pressione
crescente sugli istituti finanziari.
Infatti, da quando il G7 ha creato il GAFI nel 1989, delle
legislazioni dense ed evolutive traducono la volontà degli Stati
di rafforzare e perfezionare la relazione di partnership tra le
Unità di Informazione Finanziaria, destinate a raccogliere ed
elaborare le dichiarazioni di sospetto, e le persone sottoposte2
alle regole di vigilanza.
Dal canto loro, le organizzazioni professionali hanno elaborato
raccomandazioni che vincolano tutti i loro aderenti.
La terza direttiva europea adottata il 26 ottobre 2005, dopo gli
attentati di Madrid del marzo 2004, innova su due punti:
• l’estensione del dispositivo preventivo,
• un approccio graduato in funzione del rischio di riciclaggio.
La direttiva obbligherà gli assicuratori ad adeguare le loro
procedure interne con l’obiettivo di determinare il livello di
esposizione dei loro prodotti al rischio di riciclaggio e definendo
i profili dei clienti a rischio.
Questo testo determinerà un’accresciuta professionalità di
coloro che si occupano di Anti-riciclaggio all’interno delle
compagnie di assicurazione.
SCOR Global Life, uno dei primi cinque riassicuratori mondiali
del ramo Vita, con la sua rete di uffici, filiali e succursali in tutto
il mondo, ha una forte presenza locale che gli conferisce una
particolare sensibilità verso ai problemi di riciclaggio. È con questa
prospettiva che abbiamo organizzato una conferenza a Parigi
nel gennaio del 2008, il cui obiettivo era quello di presentare il
fenomeno del riciclaggio nei suoi ultimi sviluppi e stimolare la
riflessione (a livello tecnico) sull’organizzazione della vigilanza
finanziaria nella prospettiva della nuova regolamentazione.
Nell’ultima parte del presente testo parleremo della problematica
della riassicurazione di fronte al riciclaggio. Una parte di questa
pubblicazione è quindi originata dalle presentazioni e dai
dibattiti presentati durante la conferenza.
Teniamo a ringraziare i relatori che hanno animato questo
evento:
• Béatrice Créancier, del dipartimento indagini del TRACFIN3
• Christophe Perez-Baquey, Commissario Capo di Polizia,
Capo dell’Ufficio Centrale per la Repressione della Grande
Delinquenza Finanziaria (ORCGDF)
• Jérôme Robin, Ispettore Principale delle Dogane, ex delegato
per la lotta contro il riciclaggio presso l’Autorità di Controllo
delle Assicurazioni e delle Mutue (ACAM).
Ringraziamo anche i nostri clienti che sono intervenuti numerosi
ad assistere a questa conferenza-dibattito contribuendo ad
animarla con numerose domande.
(1)Il GAFI (Gruppo di azione finanziaria contro il riciclaggio dei capitali) è
un organismo intergovernativo destinato a sviluppare politiche nazionali
ed internazionali di lotta contro il riciclaggio di capitali. La sua Segreteria Generale si trova presso la sede dell’OCSE a Parigi.
(2)Il numero di persone sottoposte alle regole di vigilanza è in
costante aumento: attività finanziarie (banche, assicurazioni, società
d’investimento, ecc.), professioni giuridiche (notai, ufficiali giudiziari,
ecc.), case da gioco, altre attività specifiche (agenti immobiliari,
commercianti di pietre preziose, di antichità, ecc.).
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Gennaio 2009 / Il rischio di riciclaggio: prevenzione, implicazioni, prospettive
(3)TRACFIN: Traitement du Renseignement et Action contre les Circuits
Financiers, è la cellula di informazione finanziaria francese.
La pressione del denaro sporco a
livello nazionale ed internazionale
Definizione e tipologia del riciclaggio
La logica su cui si basa la lotta contro il riciclaggio consiste
nel diminuire l’appeal a commettere questa forma di crimine
eliminando i profitti che ne derivano. La messa in opera di
tale obiettivo richiede innanzitutto che il riciclaggio venga
incriminato, ossia che riceva la stessa definizione giuridica nel
maggior numero di paesi, per consentire una repressione del
fenomeno oltre le frontiere.
Ispirandosi alla Convenzione delle Nazioni Unite (convenzione di
Vienna del 20 dicembre 1988) e alla Convenzione del Consiglio
d’Europa, svoltasi a Strasburgo l’8 novembre 1990, il GAFI ha
ampiamente contribuito ad allargare il campo dell’attività di
riciclaggio. Secondo gli esperti del Gruppo, fanno parte di tale
attività:
• “la trasformazione o il trasferimento di beni, sapendo che
questi ultimi derivano da comportamenti delittuosi, al fine di
dissimularne o di mascherarne l’origine illecita o di aiutare le
persone coinvolte in tali comportamenti, onde sottrarle alle
conseguenze legali dei loro atti
• la ricettazione o la dissimulazione della vera natura,
provenienza, localizzazione, cessione di tali beni, sapendo che
vengono da un illecito
• l’acquisto, la detenzione o l’utilizzo di beni sapendo che
derivano da un atto illecito.”
L’introduzione progressiva, da parte degli Stati, nei rispettivi
ordinamenti di un crimine di riciclaggio e la sua introduzione
nel diritto interno, conformemente alle raccomandazioni del
GAFI, costituisce un importante progresso giuridico sul piano
della repressione del fenomeno. Sono ora interessati non solo
i guadagni generati dal traffico di stupefacenti ma anche i
benefici derivati da altre attività quali: la vendita illegale di armi,
il terrorismo, il contrabbando, la truffa, la corruzione, la frode
informatica, il prossenetismo, l’abuso di beni sociali, ecc.
In termini prettamente giuridici, il riciclaggio suppone un
“concorso di illeciti”, un crimine sottostante (come ad esempio
il traffico di veicoli rubati) sul quale si appoggia. Spetta alle
autorità giudiziarie dimostrare il legame che unisce le due
attività e la consapevolezza del riciclatore.
Tuttavia il perfezionamento normativo dei dispostivi
antiriciclaggio negli ultimi vent’anni ha spinto i riciclatori ad
adeguarsi e a ricorrere a nuove tecniche. È opportuno esporne
la tipologia in modo da aiutare le banche e le compagnie
assicurative ad identificare le operazioni sospette.
Nessun paese è stato risparmiato da questo fenomeno. La
Francia, come altri paesi europei che hanno creato dispositivi
di controllo, rimane un paese di destinazione per i capitali
criminali. Citiamo ad esempio gli affari legati agli oligarchici
russi che avevano investito in stupende proprietà sulla Costa
Azzurra. I capitali venivano dalla sottrazione di fondi pubblici
e da evasioni fiscali dopo la favolosa creazione di ricchezze
dovuta alla liberalizzazione dell’economia russa.
La Francia è inoltre un paese dove il riciclaggio è diffuso, i
cui proventi sono esportati all’estero. Si tratta del riciclaggio
derivante dal traffico di stupefacenti da parte di persone o di
reti familiari che realizzano un fatturato annuo di € 600.000. Il
riciclaggio serve loro da supporto per l’acquisto di beni, spesso
immobiliari, nel paese di origine.
Tipologia
Il riciclaggio è una realtà che cambia e si adatta continuamente.
Spesso i servizi investigativi scoprono i nuovi schemi di riciclaggio
solo quando sono già stati utilizzati dai delinquenti. Al di fuori
dell’utilizzo istantaneo o differito di denaro sporco, che non fa
parte del processo di riciclaggio, questi schemi possono essere
classificati in tre categorie:
dal semplice al complicato
Prendiamo l’esempio del traffico di stupefacenti, che si basa
su un’organizzazione di tipo familiare e i cui redditi vengono
investiti in beni immobiliari e commerciali attraverso società
civili immobiliari che offrono la possibilità di acquistare e di
gestire beni immobiliari.
La polizia è allertata dalla proliferazione di piccoli negozi in zone
urbane in cui non hanno ragione di esistere. All’inizio vi sono stati
i negozi di sport che vendevano prodotti di lusso alla periferia di
alcune grandi città, poi si è passati ai “centri telefonici” ed infine
ai ristoranti di tipo “kebab”, finanziati ovviamente da denaro
sporco. Questi ultimi hanno inoltre il vantaggio di poter riciclare
altri affari; il loro fatturato può essere elevato e il controllo della
clientela è difficile per gli organismi che se ne occupano.
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Durante un’indagine i servizi di polizia hanno anche scoperto
la relazione tra un ristorante di questo tipo e il finanziamento
del terrorismo. I clienti potevano depositare delle offerte
in una cassetta situata nel ristorante e le somme raccolte
venivano poi versate ad un’associazione che le trasferiva ad un
individuo contro cui era stato spiccato un mandato di arresto
internazionale per partecipazione ad un attentato.
Esistono schemi più complicati, che si basano sull’uso di societàschermo, di holding, ecc. Citiamo le truffe legate al “timeshare”,
ossia alla vendita di appartamenti in multiproprietà.
Le vittime francesi e spagnole acquistavano appartamenti
inesistenti in “timeshare”. I redditi dovuti a questa truffa
rappresentavano importi molto elevati ed erano investiti in un
castello in Normandia, dopo aver transitato su conti schermo
e aver fatto il giro del pianeta. Un banale incendio accidentale
provoca il movimento di fondi destinati a finanziare la
ristrutturazione del castello, il che attira l’attenzione dei servizi
di polizia che avviano un’indagine e riescono a dimostrare che
il castello serviva a riciclare i fondi della truffa. Il proprietario,
un Britannico, stava per vendere il castello per 10 milioni
di franchi, mentre lo aveva acquistato negli anni 1990 per 2
milioni di franchi. La plusvalenza sarebbe stata spettacolare se
l’operazione avesse potuto essere portata a termine.
dal dilettante al professionista
Lo schema dell’affare del castello normanno supera le
competenze di un riciclatore e necessita del ricorso a dei
professionisti. La giustizia ha indagato due avvocati che
avevano montato la struttura giuridica destinata al riciclaggio.
Occorre sottolineare che il riciclaggio di fondi di dubbia origine
viene sempre più effettuato da riciclatori professionali che si
fanno pagare per i loro servizi (come lo farebbe un qualsiasi
fornitore di un servizio) dalle organizzazioni criminali desiderose
di riciclare rapidamente il denaro sporco.
Gli affari trattati dalla giustizia coinvolgono anche dei banchieri.
Un’indagine ha rivelato che alcune agenzie bancarie francesi
accettavano delle rimesse di fondi in contanti contenute in
secchielli metallici. Il denaro veniva poi trasferito all’estero.
La banca aveva predisposto una specifica formazione
sull’antiriciclaggio che si è rivelata inefficace a causa di una
debolezza umana.
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Gennaio 2009 / Il rischio di riciclaggio: prevenzione, implicazioni, prospettive
La polizia ha avuto anche a che fare con professionisti
dell’assicurazione. Un’indagine è stato svolta di recente in
seguito all’omicidio di un broker in Africa. È emerso che questo
broker, impiegato di una compagnia assicurativa francese, aveva
un solo cliente, un Africano già conosciuto dai servizi di polizia
locale, con cui aveva realizzato investimenti dubbi.
Da quando le banche hanno implementato nuovi strumenti di
controllo una parte del riciclaggio ha iniziato a deviare verso
circuiti paralleli. Il denaro, ad esempio, viene affidato a persone
di fiducia che ne effettuano il deposito e lo restituiscono al
delinquente su richiesta. Nel frattempo questo denaro può
essere oggetto di prestiti a tassi elevati. I casinò sono molto
ricercati dalle organizzazioni criminali in quanto le banche di
questi stabilimenti possono disporre liberamente dei fondi.
Accanto a queste strutture professionali esistono veri e propri
dilettanti; il prodotto del traffico viene depositato su un conto
bancario del delinquente, che sottoscrive un prodotto di
assicurazione. L’indagine è semplice e i vari elementi possono
essere facilmente rintracciati.
internazionale o locale
Da un lato gli schemi sono internazionali con le società schermo;
dall’altro possono essere semplicemente locali soprattutto nel
caso del traffico di stupefacenti.
Tutte le operazioni di riciclaggio si basano su obiettivi
contradditori:
• rapidità di esecuzione, in quanto i criminali hanno
immediatamente bisogno dei loro fondi,
• complessità del montaggio per confondere le tracce ed
impedire la tracciabilità,
• ricerca di una sicurezza costante per le persone e le società
coinvolte nel processo di riciclaggio.
Si fa quindi ricorso a schemi elaborati, che rispettano in apparenza
la legalità, come la creazione di società schermo che hanno
un’attività reale ma vengono utilizzate solo per mescolare fondi
di origine commerciale con denaro sporco; o società fittizie o di
comodo, denominate società fantasma secondo la terminologia
del GAFI, che non hanno alcuna attività e il cui unico scopo è
conferire un’apparenza di rispettabilità e garantire l’anonimato.
Queste società sono generalmente distribuite su vari continenti
e spesso localizzate in paesi dalla normativa molto agevole.
L’uso fraudolento della tecnica del credito documentario, ad
esempio, coinvolge parecchie società commerciali controllate
da organizzazioni criminali, con una movimentazione fittizia di
merci. Questa internazionalizzazione del processo di riciclaggio
complica ovviamente la tracciabilità dei fondi.
Il traffico di stupefacenti a partire dall’Afghanistan è la perfetta
illustrazione di un’economia sommersa su scala mondiale: 6.000
tonnellate di oppio raccolte ogni anno permettono di fabbricare
1.200 tonnellate di eroina con un valore commerciale di 195
miliardi di dollari. La distribuzione del prodotto e il riciclaggio di
questa somma colossale richiede un’organizzazione ingegnosa
del crimine, perfettamente strutturata, con ramificazioni su
scala planetaria, basata sulle tecniche più varie: società schermo,
bonifici elettronici, investimenti in polizze di assicurazione vita,
false fatture, investimenti in borsa, operazioni di cambio, ecc.
Ma il riciclaggio può anche essere effettuato localmente. I fondi
raccolti in contanti da un trafficante presso i suoi vari “dealer”,
ad esempio, non verranno depositati su un unico conto in banca,
per non destare i sospetti, ma frazionati in vari conti aperti presso
più banche a nome di persone diverse. Questi fondi potranno
poi essere investiti presso società di assicurazione vita. Non vi è
un montaggio internazionale in questo schema essenzialmente
locale, scoperto qualche anno fa dai servizi di polizia.
Come lottare contro il riciclaggio?
La mobilitazione della comunità internazionale e la creazione
di strumenti giuridici per la lotta contro il riciclaggio vanno di
pari passo con il rafforzamento delle capacità di investigazione
dei servizi repressivi, con un miglior coordinamento dei servizi
giudiziari e con la cooperazione degli istituti finanziari.
La cooperazione tra polizie di paesi diversi
L’Organizzazione Internazionale di Polizia Criminale (OIPCINTERPOL), che comprende rappresentanti delle polizie di 187
paesi, è una delle più importanti organizzazioni internazionali al
mondo presso le Nazioni Unite. Costituisce la base mondiale per
lo scambio di informazioni della polizia. In ogni paese membro
esiste una struttura chiamata Ufficio Centrale Nazionale (UCN)
che mette in relazione la Segreteria Generale di INTERPOL,
situata a Lione, e tutti gli UCN degli stati membri. Una delle
priorità di questa organizzazione è la lotta contro il riciclaggio
dei capitali, di cui fa parte il progetto Millenium, che consiste
nel condividere le informazioni, nel mettere in comune i dati
informatici raccolti sui criminali recensiti, ossia più di 125.000
persone. Contemporaneamente alla gestione di questo file
operativo, INTERPOL aggiorna tutti i dati qualitativi relativi
all’evoluzione dei grandi traffici internazionali e, su richiesta delle
autorità giudiziarie, emette i mandati di arresto internazionali.
EUROPOL, creato più recentemente, è un ente europeo di
cooperazione tra polizie che raggruppa i rappresentanti delle
forze dell’ordine di ogni stato dell’Unione Europea. Le sue
competenze sono state estese alla lotta contro il riciclaggio.
Questo ente ha il compito di facilitare le operazioni di lotta
contro la criminalità all’interno dell’UE fornendo know-how e
assistenza tecnica per le indagini svolte dai servizi di repressione
degli Stati. Organizza gli scambi di dati tra gli ufficiali di
collegamento distaccati dagli Stati presso la sua sede a L’Aia. Vi
è una stretta collaborazione tra INTERPOL ed EUROPOL, ma vale
la pena precisare che quest’ultima non è una sotto-divisione di
INTERPOL a livello europeo.
Numerosi paesi hanno un servizio specializzato nella lotta contro
la criminalità finanziaria e in particolare contro il riciclaggio
dei capitali. Questi servizi sono destinati generalmente a
coordinare la repressione a livello nazionale, ad analizzare tutte
le informazioni provenienti dai servizi locali e ad informare il
governo e le organizzazioni internazionali sull’evoluzione della
situazione.
Il lavoro con il settore privato
Dalla fine degli anni 1980, la maggior parte degli stati dotati
di una legislazione sul riciclaggio di capitali hanno creato un
sistema che obbliga le organizzazioni finanziarie a segnalare alle
autorità tutte le operazioni suscettibili di dissimulare eventuali
riciclaggi.
Gennaio 2009 / Il rischio di riciclaggio: prevenzione, implicazioni, prospettive
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La lotta contro il riciclaggio funziona quindi come una serie di
campanelli d’allarme che reagiscono in serie. Il primo campanello
è azionato dal report sulle transazioni sospette. L’allarme viene
trasmesso alla Cellula di Informazioni Finanziarie (CRF) che
aziona a sua volta un campanello per avvertire il procuratore,
quindi il servizio di polizia specializzato. Se uno di questi
campanelli è difettoso il lavoro non viene effettuato. Le relazioni
con il settore privato dipendono quindi dalla collaborazione.
Può verificarsi anche un coinvolgimento diretto. Ad esempio
durante un’inchiesta su un’organizzazione criminale la polizia
compie delle perquisizioni: se in queste perquisizioni vengono
trovati documenti che dimostrano l’esistenza di investimenti
in polizze di assicurazione, l’assicuratore verrà coinvolto per
ottenere maggiori informazioni sugli investimenti dei criminali e
sulle condizioni in cui sono stati siglati i contratti.
Questo sistema di collaborazione con il settore privato è
sviluppato nello stesso modo in tutti i paesi che hanno integrato
le norme del GAFI nella loro legislazione. Vi sono attualmente
circa 106 cellule di Informazione Finanziaria (CRF in Francia, ma
chiamate anche UIF, ossia Unità di Informazione/Intelligence
Finanziaria). Queste cellule sono incaricate di raccogliere le
dichiarazioni relative alla transazioni sospette.
La pressione del denaro sporco: perché
le aziende devono essere vigili
Scopo di un criminale che si rivolge ad una banca
o ad una compagnia di assicurazione
L’obiettivo del criminale è investire il proprio denaro, “ripulirlo”
e poi recuperarlo. Negli anni 1980 i trafficanti di droga
colombiani avevano accumulato enormi quantità di dollari. Il
riciclaggio era il solo modo per utilizzare questi fondi creando
società, aprendo conti in banca, acquistando beni immobiliari o
prodotti assicurativi.
La loro priorità è quella di trovare un punto d’entrata e per
questo sono pronti a tutto: agire con astuzia, corrompere,
ricattare o minacciare. L’obiettivo per i professionisti della
finanza è individuare questo genere di pratica.
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Gennaio 2009 / Il rischio di riciclaggio: prevenzione, implicazioni, prospettive
Le autorità non chiedono loro l’impossibile: si tratta di
identificare quello che rientra nel campo dell’anomalia. In
altre parole il cliente “miracolo” ovvero quello completamente
sconosciuto ma che versa somme considerevoli.
Per quanto riguarda alcune filiali bancarie francesi, ad esempio,
la chiave del problema è il fatturato. Le pressioni dall’alto per
aumentare il budget sono tali che un responsabile di filiale ha
cercato delle scorciatoie per crescere con facilità ed ha finito
con l’accettare di trattare con un trafficante colombiano che
riciclava denaro proveniente dal traffico di cocaina.
Quale rischio per l’azienda?
Vi sono due tipi di rischio: il rischio penale e il rischio
reputazionale. Un affare penale o che coinvolga la polizia ha
gli stessi effetti sull’opinione pubblica. Viviamo in una società
dell’informazione. Il rischio non può più essere controllato.
Ma l’immagine dell’azienda fornisce un contributo importante
ai suoi risultati. Cosa può fare un operatore finanziario per
conservare una buona immagine quando sembra essere
coinvolto in un affare di riciclaggio? Dimostrando che ha fatto
di tutto per essere attento. La polizia e la giustizia sono capaci
di distinguere l’errore commesso in buona fede da quello in
cattiva fede.
A livello penale, il professionista che partecipa ad un’operazione
di riciclaggio chiudendo gli occhi rischia di essere indagato,
a causa di un concatenamento di negligenze: adesione di un
dipendente al crimine organizzato, mancanza di vigilanza rispetto
ad un cliente sospetto, debolezza rispetto al cliente “miracolo”
che offre sicuramente dei vantaggi nell’immediato ma che, se
scoperto, fa correre un rischio penale molto elevato.
La pressione del denaro sporco è quindi molto forte su tutto
quel che permette ai criminali di entrare nel sistema economico
legale. I criminali sono molto inventivi e gli schemi attuali non
assomigliano a quelli del passato. La missione dei professionisti
della finanza è quindi delicata, ma si basa innanzitutto sul
buon senso e la reattività. Le autorità non chiedono di scoprire
reti di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo, il che
sarebbe difficile, ma semplicemente di notare le cose anomale
e di attivare una catena di reazioni che inizia con la denuncia
all’Unità di Informazione Finanziaria.
La procedura antiriciclaggio
e la sua finalità
L’Associazione Internazionale dei Supervisori di Assicurazione,
che raggruppa i rappresentanti delle autorità di controllo di
circa 160 paesi, si è basata sulle raccomandazioni del GAFI
per sviluppare i principi fondamentali che devono governare
l’elaborazione delle procedure interne delle compagnie
assicurative4. Si osserva un coinvolgimento crescente delle
autorità di controllo nella verifica dell’applicazione da parte del
settore assicurativo delle procedure richieste. Ciò si spiega con
il fatto che questo settore ha elaborato le sue procedure interne
più tardi rispetto al settore bancario.
In Francia, ad esempio, dopo che alcuni dirigenti di istituti
finanziari sono stati indagati e dopo gli eventi dell’11 settembre
2001, l’ACAM5, l’autorità di controllo francese del settore
assicurativo, ha sviluppato una serie di azioni specifiche in
materia di lotta contro il riciclaggio di capitali nel settore
dell’assicurazione. Un resoconto, basato sull’esame delle
procedure di un panel di compagnie di assicurazione vita,
aveva infatti rivelato un certo numero di lacune nel dispositivo
antiriciclaggio di queste aziende, in particolare rispetto al settore
bancario. Da allora la situazione è migliorata. Il riciclaggio viene
ora considerato un rischio non più isolato, ma integrato.
In Gran Bretagna la “Financial Services Authority” (FSA) ha
definito regole severe nei confronti degli istituti finanziari, per
sollecitarli a collaborare con le autorità.
In parecchi paesi dell’America Latina le autorità di supervisione
hanno ingiunto le compagnie assicurative a mettere in atto una
procedura antiriciclaggio entro una data limite oltre la quale
potrebbero essere sanzionate in caso di mancata esecuzione.
Alla stregua delle autorità di supervisione di numerosi stati,
la “Financial Services Authority” ha un dovere d’informazione rispetto alla giustizia e alla polizia quando scopre
delle irregolarità in un istituto finanziario durante un
controllo.
“La FSA lavora in stretta collaborazione con la polizia e con
gli altri servizi di repressione per lottare contro il riciclaggio.
In questo affare (si trattava di un broker sospettato di aver
riciclato 8 milioni di sterline) abbiamo unito le nostre forze
con quelle della polizia. Tutti gli istituti finanziari devono
svolgere un ruolo attivo e seguire le regole della FSA in materia d’identificazione, di dichiarazione e di prevenzione del
riciclaggio di capitali. Quando notiamo dei disguidi, non
esitiamo ad applicare i giusti provvedimenti”.
Carol Sergeant, Direttore Generale della FSA.
L’obiettivo di una procedura interna di lotta contro il riciclaggio
è ridurre l’esposizione al rischio di riciclaggio. L’elaborazione
e l’applicazione di questa procedura rappresenta un obbligo
per l’impresa. Tuttavia si tratta innanzitutto di rendere più
sicura l’attività commerciale dell’azienda, di proteggere la sua
immagine, quella dei suoi dipendenti e di preservare i suoi attivi
finanziari.
Le masse finanziarie gestite dalle compagnie assicurative sono
considerevoli: il 75% dei premi riscossi riguarda l’assicurazione
vita, il resto è ripartito tra l’assicurazione danni e gli altri rami.
Per la maggior parte degli esperti l’assicurazione vita è il settore
più vulnerabile in materia di riciclaggio. L’assicurazione danni
non è esclusa dai rischi ma ha suscitato meno attenzione.
L’assicurazione vita è quindi preponderante pur non avendo il
monopolio del rischio.
(4)International Association of Insurance Supervisors – Guidance Paper on
anti-money laundering and combating the financing of terrorism, 2004.
(5)ACAM: Autorité de Contrôle des Assurances et des Mutuelles – France
(www.acam-france.fr).
Gennaio 2009 / Il rischio di riciclaggio: prevenzione, implicazioni, prospettive
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Cartografia dei rischi
La procedura antiriciclaggio si basa sulla capacità dell’azienda di
stabilire una cartografia dei suoi rischi. Vi sono tre tipi di rischi:
1. rischio legato al prodotto stesso,
2. rischio inerente alla relazione con il cliente,
3. rischio legato alle reti di distribuzione.
Questi rischi possono essere integrati e rappresentati su una
griglia di valutazione del rischio6. La loro valutazione costituisce
quindi la trama della procedura antiriciclaggio, il cui obiettivo è
anticipare questo rischio.
Come già detto gli assicuratori, e prima di loro i banchieri,
non sono tenuti a svolgere azioni di polizia ma l’adozione di
procedure relative all’attività anti-riciclaggio fa parte dei loro
doveri. L’implementazione di procedure anti-riciclaggio da parte
di queste categorie professionali è obbligatoria, ma essi non
hanno l’obbligo di produrre dei risultati.
Le procedure si basano innanzitutto su un vincolo
regolamentare che trae origine dalla legge, a sua volta ispirata
alle raccomandazioni del GAFI. L’esistenza di una procedura
articolata dimostra l’influenza di matrice anglosassone che
abbina nozioni di procedura antiriciclaggio, di controllo interno
e di revisione dei conti.
Gli standard internazionali del GAFI, contenuti in un corpus
di 40 Raccomandazioni redatte nel 1990 e aggiornate in
particolare nel 2003 in una nuova versione che tiene conto della
lotta contro il finanziamento del terrorismo, ricoprono tutti gli
obblighi che gravano sul settore finanziario.
La 15a raccomandazione impone agli organismi finanziari di
“mettere a punto programmi di lotta contro il riciclaggio di
capitali e il finanziamento del terrorismo”. Questi programmi
dovrebbero comprendere:
olitiche, procedure e controlli interni, compresi i dispositivi di
p
controllo della conformità delle procedure di assunzione dei
dipendenti, per garantire che sia effettuata secondo criteri
rigorosi,
(6)Cfr. esempio di griglia di valutazione del rischio in appendice.
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Gennaio 2009 / Il rischio di riciclaggio: prevenzione, implicazioni, prospettive
un programma di formazione continua dei dipendenti,
n dispositivo di controllo interno per verificare l’efficacia del
u
sistema.
Rischio legato al prodotto
Questo rischio riguarda la vulnerabilità del contratto di
assicurazione rispetto al rischio di riciclaggio: natura e durata
delle prestazioni, possibilità di riscatto, di anticipo o di
annullamento, facilità di capitalizzazione o di modulazione delle
garanzie. La procedura dovrà tradurre fedelmente le differenze
caratteristiche dei prodotti e definire i provvedimenti necessari
da adottare per circoscrivere i relativi rischi.
Rischio inerente alla relazione con il cliente
Si tratta della “customer due diligence – Know Your Customer”
detta “KYC”. Questa nozione viene inizialmente dal settore
bancario ed è stata definita in origine dal Comitato di Basilea7.
Oggi è ripresa da organismi finanziari quali banche, società
d’investimento o compagnie di assicurazione.
Quando l’operatore finanziario si trova di fronte ad un rischio
o ad un’operazione atipica deve poter reagire basandosi su
uno studio approfondito del profilo cliente. Grazie a questo
esame deve poter capire l’insieme delle operazioni del cliente e
effettuare, se necessario, una denuncia.
(7)o “Comitato di Basilea sul controllo bancario“ è un’istituzione creata nel
1974 dai governatori delle banche centrali del “gruppo dei Dieci“ (G10)
all’interno della Banca di Pagamenti Internazionali a Basilea. Si riunisce
4 volte all’anno ed è costituito attualmente dalle banche centrali e dalle
autorità prudenziali dei 13 seguenti paesi: Belgio, Canada, Francia,
Germania, Giappone, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Regno Unito,
Spagna, Svezia e Svizzera.
Le missioni del Comitato di Basilea sono le seguenti:
• rinforzo della sicurezza e dell’affidabilità del sistema finanziario,
• definizione di standard minimi in materia di controllo prudenziale,
• diffusione e promozione delle migliori pratiche bancarie
e di sorveglianza,
• promozione della cooperazione internazionale in materia di controllo
prudenziale.
Infine il Comitato svolge il ruolo di forum informale per lo scambio
di informazioni sull’evoluzione della legislazione e delle pratiche di
sorveglianza su scala nazionale, nonché sugli eventi attuali nel settore
finanziario.
Il primo elemento per la conoscenza del cliente è il suo ambito
professionale. Una persona con un reddito basso o con un profilo
socio-professionale che non è coerente con una sottoscrizione
di fondi elevata deve destare allarme. Durante un controllo che
aveva portato ad una sanzione disciplinare, era stato notato che
una compagnia assicurativa riceveva depositi in contanti molto
elevati ad intervalli molto brevi da parte di persone senza risorse,
giovani (vent’anni) e residenti in zone urbane. La conoscenza di
questa clientela avrebbe potuto evitare l’accettazione di queste
sottoscrizioni.
Il problema della conoscenza della clientela non è univoco:
in particolare incide il fatto che gli assicuratori operano in un
ambiente concorrenziale e chiedere al cliente un certo numero
di dati su se stesso e sulla sua situazione patrimoniale o fiscale
rischia di indisporre il cliente ma anche il consulente finanziario.
Si sta creando una dicotomia tra imperativi concorrenziali (ben
comprensibili) ed esigenze delle autorità pubbliche.
È senz’altro una delle principali difficoltà: trovare un giusto
equilibrio tra una conoscenza approfondita ed esauriente del
cliente, gli imperativi commerciali e il rispetto degli obblighi
legislativi.
Il rischio può anche essere geografico o geopolitico. Può
interessare le grandi aziende, soprattutto per quanto riguarda
alcune strutture giuridiche, che possono risultare più esposte
risposte ad altre organizzazioni.
Rischio inerente alle reti di distribuzione
Una rete di dipendenti permette un miglior controllo dei rischi,
in quanto applica le procedure approntate dalla propria società
e lo stesso vale per una rete di agenti. Una rete di brokers,
invece, può creare difficoltà: quali esigenze possono essere
formulate rispetto ad un intermediario?
L’Autorità di controllo delle assicurazioni, così come le sanzioni
disciplinari prese dalla Commissione bancaria, ritiene che il broker
possieda una responsabilità sia civile che disciplinare e perfino
penale in materia di lotta contro il riciclaggio. La compagnia
d’assicurazione e il broker sono due persone giuridiche distinte,
ognuna con la propria responsabilità ma hanno una relazione
disciplinata da un contratto. L’Autorità di controllo ha voluto
che, attraverso questa relazione, venisse imposto al broker
la creazione di un dispositivo antiriciclaggio analogo a quello
dell’assicuratore.
Al di là di questo problema, rimane da definire se l’assicuratore
deve esercitare un controllo sul broker. L’Autorità di controllo
tenderebbe a rispondere affermativamente, ma senza accordo
preliminare delle due parti questo sistema sembra difficile da
applicare sia a livello pratico che giuridico.
Questi criteri di rischio possono essere inseriti nella procedura
antiriciclaggio attraverso una griglia di valutazione del rischio
che richiede un elevato dovere di vigilanza ed una politica di
prevenzione da parte della compagnia assicurativa o del broker
che la rappresenta. Questo dovere di vigilanza, vincolante e
formale ma indispensabile, scaturisce da normative complesse
che lasciano tuttavia agli operatori finanziari una grande libertà
nell’organizzazione dei loro dispositivi antiriciclaggio.
Delle raccomandazioni professionali
al servizio di un’esigenza forte
Questa libertà di organizzazione è una prerogativa importante.
L’Autorità di controllo ha inserito questa libertà concessa
agli assicuratori nelle raccomandazioni diffuse nel 2005. Ha
stabilito per alcuni obblighi un impegno che va oltre quel che è
previsto dalla legge, pur lasciando la possibilità di organizzarsi
come si desidera per raggiungerlo. Queste raccomandazioni
sottolineano in particolare i seguenti punti:
• riduzione ed adozione delle regole e procedure scritte
di commercializzazione dei contratti e di controllo della
clientela;
• diffusione di queste regole e procedure su supporto cartaceo
e, se possibile, anche online;
• analisi informatizzata delle operazioni per rilevare meglio le
operazioni sospette ed effettuare resoconti regolari. L’analisi
informatica deve permettere un controllo dei versamenti e
dei rimborsi in base agli importi, alle date, all’origine, alla
destinazione e al totale per ogni cliente;
• redazione di schede d’identificazione della clientela che
includano informazioni sulla conoscenza della controparte;
Gennaio 2009 / Il rischio di riciclaggio: prevenzione, implicazioni, prospettive
11
• operazioni dette atipiche o con importo elevato: in questo caso
l’Autorità di controllo raccomanda una maggiore vigilanza
per quanto riguarda la logica dell’operazione, l’identità
delle controparti e la conoscenza degli stessi, l’origine e la
destinazione dei fondi, la raccolta d’informazioni sull’istituto
finanziario di provenienza dei fondi e l’istituto destinatario
dei fondi, i mezzi di pagamento utilizzati (assegni bancari,
bonifici, ecc.).
Valutazione e revisione di una procedura interna
Una procedura deve essere sottoposta ad audit, valutazione
e correzione.
Una procedura interna di lotta contro il riciclaggio dei capitali
non è un documento inerte, ma piuttosto un supporto operativo,
non statico, che deve evolvere continuamente e che tiene conto
dei nuovi contratti commercializzati, dei nuovi partner, dei nuovi
obblighi regolamentari.
Riassumendo la procedura è un processo attivo suscettibile di
evolvere in funzione della società, dei suoi prodotti e della sua
struttura.
L’Autorità di controllo così come la Commissione bancaria
e l’Autorità dei Mercati Finanziari, valuta innanzitutto la
conformità della procedura alla regolamentazione.
La procedura ha trasposto correttamente tutti gli obblighi legali
dell’istituto finanziario (verifica d’identità, conoscenza della
clientela, funzione di responsabili antiriciclaggio, pertinenza e
qualità delle dichiarazioni di sospetto, ecc.)?
Una volta effettuato questo esame della convergenza tra la
procedura e le disposizioni legali, l’Autorità di controllo valuta
l’applicazione operativa della procedura interna attraverso un
campione di dossier.
12
Gennaio 2009 / Il rischio di riciclaggio: prevenzione, implicazioni, prospettive
Ad esempio si sforzerà di valutare il ruolo, la posizione e l’influenza
degli incaricati dei controlli antiriciclaggio, le modalità di verifica
dell’identità e della valutazione del profilo cliente. Il modo in cui
l’azienda applica il principio della determinazione dell’origine
dei fondi viene sottoposto a verifiche approfondite.
L’identificazione dell’origine dei fondi è una componente
molto delicata della relazione tra il cliente e l’assicuratore.
Quando un consulente finanziario propone un’opportunità
d’investimento per milioni di Euro ad una clientela molto
esigente e discreta, l’istituto finanziario può entrare in una zona
di rischi: l’informazione sarà infatti più difficile da raccogliere
rispetto ad una clientela dal profilo standard. Questa è la realtà
di tutti i giorni. Le sanzioni disciplinari prese dall’Autorità di
controllo delle assicurazioni, ma anche dalla Commissione
bancaria, riguardano soprattutto le mancanze della compagnia
o dell’istituto finanziario nella determinazione dell’origine dei
fondi.
Il controllo si estende inoltre all’analisi della rete di distribuzione
dei prodotti e all’impatto di questa rete sul dispositivo
antiriciclaggio. L’analisi della rete permette di identificare le
zone di rischio relative all’azienda, a seconda che essa lavori
con dipendenti, brokers o partner bancari.
L’Autorità di controllo elabora un resoconto simile a quello di
un servizio di revisione dei conti o d’ispezione. È opportuno
precisare che l’Autorità pubblica non ha il monopolio di questi
controlli; sta ai servizi d’ispezione, ai servizi di audit interno e
alle direzioni dei rischi delle compagnie effettuare degli audit
regolari sull’applicazione delle loro procedure interne.
La denuncia
La denuncia è la concretizzazione del processo di partnership
tra alcuni operatori e le autorità responsabili della lotta
antiriciclaggio. Il suo principio, raccomandato dal GAFI, si
basa sull’idea che la lotta contro il fenomeno sarà pienamente
produttiva solo se i servizi interessati hanno accesso ad alcune
informazioni di tipo finanziario o ad alcune transazioni. Di
conseguenza, gli Stati devono sollecitare la cooperazione di
alcuni attori economici nella sorveglianza delle operazioni e
transazioni svolte dai delinquenti.
È stato il Gruppo Egmont8 ad aver dato una definizione
dell’UIF:
La raccolta e l’utilizzo delle dichiarazioni di sospetto gravano
sulle Unità di Informazione Finanziaria, dei servizi specializzati
le cui missioni sono fissate dalla legge di ogni paese. Dopo
una presentazione delle UIF, approfondiremo la nozione di
sospetto ed evocheremo le condizioni di elaborazione di una
dichiarazione, nonché i criteri di pertinenza che deve rispettare
per essere sfruttabile.
oppure
Le Unità di Informazione Finanziaria
sono al centro del dispositivo
antiriciclaggio degli Stati
Può sembrare strano che le 40 raccomandazioni del GAFI del
1990 non citino esplicitamente le UIF. Esse prevedono infatti
semplicemente che le dichiarazioni sospette debbano essere
trasmesse alle “autorità competenti” senza definire quali siano
queste autorità e precisano alcune missioni delle suddette
autorità: raccolta delle dichiarazioni di sospetto, istruzioni agli
istituti finanziari, gestione di database, scambi internazionali,
ecc. Tuttavia parecchi paesi hanno creato sin da allora le prime
UIF.
È solo nel 2003 che il GAFI, nella sua versione aggiornata
delle 40 raccomandazioni, cita per la prima volta il termine
UIF in quanto destinatario delle dichiarazioni di sospetto.
L’organizzazione invita infatti chiaramente gli Stati a creare un
servizio specializzato posto al centro del dispositivo nazionale di
lotta contro il riciclaggio.
“un’unità centrale nazionale che è incaricata di ricevere (e,
nella misura in cui ciò sia consentito, di richiedere), analizzare
e divulgare presso le competenti autorità le informazioni
finanziarie comunicate:
1. r elative ai presunti prodotti di un’attività criminale e ad un
possibile finanziamento del terrorismo
2. r ichieste dalla
nazionale
legislazione
o
dalla
regolamentazione
in modo da lottare contro il riciclaggio di capitali e il
finanziamento del terrorismo.”9
Nel 1995 un gruppo di UIF riunite presso il palazzo
di Egmont-Arenberg a Bruxelles decide, visti i
vantaggi relativi all’istituzione di una rete di UIF, di
creare un gruppo informale destinato a stimolare
la cooperazione internazionale. Queste UIF, ora
note con il nome “Gruppo Egmont”, si riuniscono
regolarmente per trovare modalità di cooperazione,
in particolare nel settore dello scambio di
informazioni, della formazione e della condivisione
delle conoscenze tecniche specializzate9.
Il numero di UIF continua ad aumentare. Erano una quarantina
all’inizio degli anni 1990, ora sono 106 e i loro mezzi vengono
costantemente rinforzati. La cellula francese TRACFIN, ad
esempio, ha visto i suoi effettivi passare da 50 nel 2005 a
70 oggi. Inoltre, vista l’evoluzione dei metodi operativi dei
riciclatori e del delle dichiarazioni, i mezzi tecnici attribuiti alle
UIF in particolare in materia di trattamento dei database,sono
molto più efficaci.
Questa evoluzione illustra la volontà politica degli Stati di
intensificare gli sforzi per lottare contro il riciclaggio dei capitali
e il finanziamento del terrorismo.
(8)Vedere testo nel riquadro.
(9)Les Cellules de Renseignements Financiers, tour d’horizon.
Fonds Monétaire International.
Gennaio 2009 / Il rischio di riciclaggio: prevenzione, implicazioni, prospettive
13
Benché le UIF abbiano gli stessi obiettivi, differiscono in
un certo qual modo per le loro modalità di creazione e di
funzionamento. In questo campo intervengono infatti le
particolarità legate alle dimensioni degli Stati, al loro sistema
giuridico ed amministrativo, al livello di delinquenza finanziaria,
al budget assegnato all’unità, ecc. Vi sono infatti 3 principali
categorie di UIF:
l’UIF di tipo amministrativo
Non fa capo a nessuna struttura di polizia o giudiziaria. È
generalmente legata al Ministero delle Finanze o alla Banca
Centrale. La sua attività dipende dal flusso di informazioni
ricevute e costituisce unicamente un “tampone” tra le
professioni sottoposte a dichiarazione e le autorità repressive.
Gli istituti che effettuano le dichiarazioni preferiscono
generalmente affidare i loro sospetti a questo genere di UIF:
infatti la trasmissione di informazioni ad un servizio di polizia
può far pensare maggiormente ad un’accusa che ad un
sospetto. L’UIF di tipo amministrativo, adottata dal maggior
numero di paesi, ha il vantaggio di evitare ai servizi repressivi di
effettuare le operazioni di selezione, analizzando e separando
le dichiarazioni di sospetto sfruttabili da quelle che vanno
scartate. Esempi di paesi che hanno optato per questo modello
sono: Andorra, Australia, Belgio, Bulgaria, Canada, Colombia,
Francia, Malta, Polonia, Russia, Spagna, Stati Uniti, Ucraina,
Venezuela, ecc.
L’UIF di polizia (o di contrasto)
Le autorità evitano di dover creare un nuovo organismo e le
informazioni trasmesse possono essere sfruttate rapidamente
utilizzando le capacità d’investigazione e i database delle reti
di polizia. Tuttavia coloro che devono effettuare le denunce
avranno tendenza ad essere reticenti nel rivelare operazioni
semplicemente sospette a servizi repressivi. Esempio di paesi
che hanno creato UIF di questo tipo: Austria, Germania, Regno
Unito, Svezia, Ungheria, ecc.
L’UIF di tipo giudiziario
Dipende dal Ministero della Giustizia ed è posta generalmente
sotto l’autorità della Procura. Le dichiarazioni di sospetto possono
rapidamente attivare delle procedure giudiziarie accompagnate
da investigazioni che fanno ricorso ai mezzi coercitivi previsti
dalla legge: sequestri, perquisizioni, interrogatori. Tuttavia, come
con le strutture di polizia, coloro che dovrebbero effettuare
le denunce tendono ad avere delle riserve nel trasmettere le
informazioni ad unità di questo tipo. Fra i paesi che hanno
scelto questo modello: Cipro e Lussemburgo.
Ogni UIF è portata a svolgere attività internazionali attraverso i
legami istituzionali esistenti con il GAFI, il Gruppo Egmont e le
UIF straniere. TRACFIN, l’UIF francese, è quindi competente per
continuare in Francia le investigazioni avviate da colleghi stranieri
sul suo territorio. Inversamente, un processo di riciclaggio il cui
punto di partenza è la Francia ma che ha implicazioni nel Regno
Unito e in Italia può essere proseguito grazie alla collaborazione
tra TRACFIN e i suoi due colleghi: l’”Ufficio Italiano dei Cambi/
Servizio Antiriciclaggio” e la “National Criminal Intelligence
Service/Financial Intelligence Division”.
Concetto base di una UIF*
Istituto
Finanziario
Istituto
Finanziario
1
3
UIF
Istituto
Finanziario
Istituto
Finanziario
UIF
straniera
4
2
Autorità di
azione
giudiziaria
Servizio
Repressivo
1. Informazioni trasmesse all’UIF
2. L ’UIF riceve informazioni complementari dai servizi
repressivi
3. Possibilità di scambio con un collega straniero
4. D
opo un’analisi, l’UIF sottopone il caso al procuratore
per il proseguimento dell’affare
* Fonte: Gruppo Egmont –
UIF: Unità d’Informazione Finanziaria o CRF.
14
Gennaio 2009 / Il rischio di riciclaggio: prevenzione, implicazioni, prospettive
La denuncia ad una Unità
di Informazione Finanziaria
La denuncia è una pratica obbligatoria originale, che si distingue
da altri obblighi previsti dalla legge come ad esempio la denuncia
di un crimine o di un reato di cui è possibile prevenire o limitare
le conseguenze o il fatto di denunciare i maltrattamenti sui
bambini.
Questo tipo di denunce sono facili da formulare perché si
riferiscono ad infrazioni facilmente identificabili, laddove il
sospetto è, per definizione, soggettivo.
Alcuni operatori sottoposti al regime della denuncia hanno
creduto, a torto, che la legge chiedesse loro un lavoro d’indagine
simile a quello della polizia, con la differenza che essi non
avevano gli stessi mezzi d’investigazione della polizia o della
giustizia. Proprio su questo punto si è manifestata l’inquietudine
dei professionisti. Turbati dal carattere soggettivo della nozione
di sospetto temevano che la legge affidasse loro un incarico
difficile da attuare. Ma il problema è solo apparente: in realtà
il banchiere (o l’assicuratore) deve dichiarare semplicemente
un sospetto che nasce dagli elementi in suo possesso, mentre
il poliziotto deve stabilire l’esistenza del reato in tutti i suoi
elementi costitutivi.
Secondo l’autore britannico Alastair N. Brown, il termine
inglese “suspicion” contiene l’idea di “immaginare qualcosa
senza prove o in base a deboli indizi”. L’autore ritiene che,
nel contesto dell’obbligo di dichiarazione, ”il termine sospetto
indica uno stato mentale in cui si valuta che esiste una reale
possibilità che la persona sia un delinquente”10. Questa
definizione può essere completata da quella dello studio dell’FMI
su questo argomento: “Il sospetto è la conclusione a cui arriva
un’istituzione dichiarante dopo aver preso in considerazione
tutti i fattori pertinenti”11.
Il sospetto si delinea sulla base di una combinazione di criteri
di allarme presenti in una procedura interna alle società di
assicurazione. L’individuazione di un’operazione sospetta (che
è alla base di una denuncia) si può realizzare solo se l’operatore
finanziario conosce abbastanza bene il cliente e la natura delle
operazioni effettuate e se è stato sensibilizzato al problema del
riciclaggio. In seguito ad uno studio accurato della transazione,
saprà dire se questa serve da copertura per affari sospetti.
(10) Alastair N. Brown: Money Laundering - A European and UK
perspective, ripreso dal Fondo Monentario Internazionale: Le UIF,
Panoramica.
Le dichiarazioni inviate dagli operatori alle UIF socie
del Gruppo Egmont sono quasi raddoppiate negli
ultimi otto anni. Le forti divergenze tra le cifre sono
spiegate dal fatto che alcune legislazioni obbligano a
dichiarare non solo le operazioni sospette ma anche
tutte le operazioni in contanti che superano una
certa soglia, nonché i trasporti frontalieri di contanti.
Si tratta di un sistema di dichiarazione automatica
interessante per raccogliere informazioni sui flussi di
denaro in contanti12. Nel 2007 il Belgio ha registrato
12.820 dichiarazioni, il Canada più di 17 milioni (di cui
39.000 dichiarazioni di sospetto), il Cile 3.778 (di cui
419 dichiarazioni di sospetto), la Colombia 8.390, la
Spagna 748.275 dichiarazioni di trasferimenti di fondi
e 2.783 dichiarazioni di sospetto, gli Stati Uniti circa
20 milioni di cui circa 1 milione di dichiarazioni di
sospetto, la Francia 12.481 dichiarazioni di sospetto,
il Regno Unito 220.484, Singapore 7.621.
Tale vigilanza finanziaria coinvolge tutto il personale dell’azienda,
che deve essere formato e regolarmente sensibilizzato, e si avvale
di una procedura interna i cui punti essenziali sono indicati dalle
legislazioni nazionali, ispirate alle raccomandazioni del GAFI.12
Le UIF chiedono agli operatori finanziari che inviano le
dichiarazioni di definire chiaramente il sospetto. Questo non
sempre avviene: spesso infatti il documento non può essere
utilizzato in quanto la descrizione del sospetto è vaga o
addirittura inesistente. La legge esige che gli operatori finanziari
espongano quel che sembra loro sospetto in un’operazione o,
in altri termini, gli elementi che, visto il profilo del cliente, del
prodotto o dell’operazione, sembrano poco chiari o suscettibili
di essere legati ad un’operazione di riciclaggio.
Attualmente questo include il traffico di stupefacenti, le attività
criminali organizzate, la corruzione, la frode contro gli interessi
finanziari della comunità o il finanziamento del terrorismo.
Quali fattori portano a credere che un’operazione potrebbe
essere legata ad un delitto?
(12) Negli Stati Uniti gli istituti finanziari devono dicharare tutte le
operazioni in contanti di oltre 10.000 $, l’Australia, il Canada,
il Cile e la Spagna hanno adottato disposizioni simili.
(11) Le UFI, Panoramica. Fondo Monetario Internazionale.
Gennaio 2009 / Il rischio di riciclaggio: prevenzione, implicazioni, prospettive
15
Tre esempi di affari trattati possono contribuire a circoscrivere
questa nozione di sospetto:
• contratto di assicurazione sulla vita, in cui l’assicurato era
una persona anziana, conosciuta da molto tempo e su
cui non pesavano sospetti. Sul suo conto sono apparsi
improvvisamente numerosi versamenti e prelievi di somme
molto elevate. L’assicuratore si è accorto che questi movimenti
di fondi erano legati ad un parente. L’assenza di una logica
economica e l’esistenza di operazioni che non erano coerenti
con il profilo del cliente hanno giustificato una denuncia;
• in un secondo affare in cui apparivano flussi incrociati di
capitali tra più società in Francia e all’estero, alcuni movimenti
di fondi erano diretti verso i conti di due bambini minorenni,
poi verso il contratto di assicurazione sulla vita sottoscritto
dal padre dei bambini. L’entità delle somme e l’anomalia,
che stava nell’alimentazione di un contratto sottoscritto dal
padre attraverso il conto dei bambini, hanno giustificato una
denuncia da parte dell’istituto finanziario;
• un individuo con una professione mal definita aveva
sottoscritto un’assicurazione sulla vita per un importo di
€ 500.000. Il primo versamento venne effettuato tramite più
assegni provenienti da conti bancari di cui lo stesso è titolare.
In seguito, a più riprese, i premi sono stati pagati con assegni
o bonifici provenienti da conti di terzi. L’assicuratore, la cui
attenzione era stata attirata da questa modalità di pagamento
anomala, ha chiesto al suo cliente di fornirgli spiegazioni.
Queste non gli sembravano convincenti e l’assicuratore ha
quindi deciso di effettuare una denuncia. L’indagine dimostrerà
che questo cliente era in realtà un trafficante di droga che, per
non attirare l’attenzione dei banchieri, suddivideva il denaro
sporco su vari conti a nome suo o a nome di terzi.
Le analisi di alcune UIF mostrano che il riciclaggio alla cui origine
stanno alcuni delitti di tipo finanziario od economico è difficile
da dimostrare. Il riciclaggio di denaro derivato da abuso di beni
sociali o da retribuzioni lavorative dissimulate mediante contratti
di assicurazione vita, ad esempio, è un fenomeno relativamente
corrente e paradossalmente più difficile da scoprire rispetto
ad affari più episodici, basati su complesse operazioni, con
versamenti provenienti da paradisi esotici. In quest’ultimo
caso vi è infatti una serie di criteri di allarme che non è sempre
presente nella prima ipotesi.
Non si chiede agli operatori finanziari di svolgere un’indagine
sui loro clienti ma piuttosto di reperire per una determinata
operazione gli elementi che giustificano o meno un sospetto. È
quindi opportuno porsi le domande giuste prima di effettuare
una dichiarazione.
16
Gennaio 2009 / Il rischio di riciclaggio: prevenzione, implicazioni, prospettive
Questi interrogativi devono sorgere al momento giusto: spesso
gli operatori assicurativi s’interrogano su un’operazione nel
momento della uscita dei fondi e non della loro sottoscrizione.
Prendiamo l’esempio di un cliente che riscatta tutto il suo
contratto sei anni dopo la sottoscrizione. Pur avendo un profilo
professionale e familiare modesto, aveva potuto versare somme
importanti senza destare sospetti. Non è inutile porsi delle
domande sei anni dopo, ma il dubbio sopravviene troppo tardi,
in quanto scatterà la prescrizione.
In questo affare, i criteri di allarme erano numerosi: stipula
in paesi in cui i sottoscrittori non erano residenti, ricorso a
pagamenti di terzi, riscatti anticipati.
Dopo due anni d’indagini gli Uffici delle Dogane e
dell’Immigrazione degli Stati Uniti, le dogane dell’isola di
Man e i servizi di sicurezza colombiani hanno svelato un
processo di riciclaggio di 80 milioni di dollari. Dei trafficanti
di droga colombiani avevano investito denaro sporco
presso compagnie di assicurazione situate principalmente
negli Stati Uniti e sull’Isola di Man, tramite brokers. I premi
venivano pagati grazie a bonifici elettronici ed assegni di
terzi, provenienti da vari paesi. I contratti erano quindi
oggetto di prelievi anticipati o di disdette basati su bonifici
di fondi da parte degli assicuratori sui conti dei trafficanti.
Operazione Capstone – Ott. 2000 - Dic. 2002
250 polizze di
assicurazione
sottoscritte per
80 milioni $
Trafficanti di
droga colombiani
Brokers
Premi pagati
dall’estero
Compagnie
assicurative
• USA
• Isola Man
• altri paesi
Vari
prelievi
anticipati
Beneficiari
CARTEL
È bene ricordare la finalità della denuncia. Questa è inutile se lo
scopo è semplicemente quello di proteggersi. Alcune compagnie
di assicurazione effettuano numerose denunce ma queste sono
praticamente vuote e non sfruttabili. L’analisi deve riguardare
gli elementi contenuti nel dossier sapendo che questi elementi
non giustificano sempre una denuncia. Bisogna evitare il riflesso
dell’invio sistematico di denunce. Questa operazione non è
sempre facile per gli assicuratori che si devono confrontare con
intermediari come i brokers, che fanno da schermo tra la società
e il cliente. L’approccio non è uguale per il settore bancario, che
può avere una conoscenza diretta dei suoi clienti.
Da notare che la bancassicurazione si è molto sviluppata. Il
settore bancario può quindi far beneficiare l’entità assicurativa
del Gruppo della sua conoscenza del cliente. Un’operazione
atipica non può essere analizzata se non si tiene conto del
profilo e del contesto economico del cliente.
Numerosi operatori finanziari lamentano spesso l’impossibilità
di organizzare una comunicazione efficiente con gli archivi della
polizia nell’ambito dell’analisi di alcuni dossier. Questo accesso
è ovviamente impossibile in Francia, come pure in altri paesi, a
causa della protezione dei dati personali e della segretezza delle
indagini giudiziarie.
La terza direttiva europea, che avrebbe dovuto essere applicata
il 15 dicembre 2007, ha subito un ritardo in molti paesi. Questo
testo verrà effettivamente trasporto nelle legislazioni nazionali
dei paesi membri solo nel primo semestre del 2009. Alcuni
Stati, come la Francia, ne hanno infatti approfittato per chiarire
il loro dispositivo e dargli una migliore leggibilità. Si prevede
che questo nuovo testo provocherà un notevole aumento delle
denunce a causa dell’allargamento del campo degli obblighi di
vigilanza e di denuncia alle infrazioni gravi, ossia, secondo la
direttiva, a “tutte le infrazioni punite con una pena che priva
della libertà per più di un anno”. Si tratta quindi di centinaia
di crimini e delitti. Questo testo è un nuovo passo contro la
criminalità organizzata. Gli obblighi prescritti, basati sulle
raccomandazioni del GAFI, dovrebbero essere presto ripresi dai
paesi dell’OCSE (Organizzazione di Cooperazione e di Sviluppo
Economico).
Criteri di allarme (lista non esaustiva)13:
✔ cliente potenziale che desidera sottoscrivere un
contratto in un luogo lontano dalla sua zona di
residenza mentre potrebbe trovare lo stesso prodotto
sul posto,
✔ messa in relazione tramite un agente/intermediario in
un paese senza legislazione antiriciclaggio o con una
legislazione insufficiente o in un paese in cui le attività
criminali organizzate e la corruzione sono molto diffuse,
✔ richiesta di informazioni o ritardo nel fornire
informazioni che permettono di completare le verifiche,
✔ caso anomalo di pagamento anticipato di premi di
assicurazione,
✔ il cliente accetta condizioni molto sfavorevoli senza
alcun rapporto con la sua salute o età,
✔ pagamento effettuato a partire dall’estero,
✔ premio unico o primo versamento di premio a partire da
una banca situata all’estero,
✔ l’importo dei premi non è conforme con la situazione
apparente del cliente,
✔ il cliente chiede un prodotto che non ha giustificazione
economica ed è reticente nel precisare le ragioni della
sua scelta,
✔ transazione che coinvolge una terza persona non
identificata,
✔ durante la vita del contratto, il beneficiario viene
sostituito da una persona che non ha legami con il
sottoscrittore,
✔ versamento stranamente elevato mentre il
sottoscrittore ha l’abitudine di pagare piccoli importi in
modo regolare,
✔ tentativo di utilizzo di un assegno di terzi al momento
della sottoscrizione,
✔ il cliente sembra più preoccupato dal diritto di
rescindere rapidamente il contratto che dalla redditività
dell’investimento,
✔ il cliente desidera effettuare un versamento troppo
elevato mediante bonifico elettronico o in valuta estera,
✔ il cliente effettua un grosso versamento al momento
della sottoscrizione e, poco tempo dopo, annulla il
13
contratto e chiede che il rimborso sia versato a terzi.
(13) Fonte: International Association of Insurance Supervisors,
Guidance paper on anti-money laundering and combating
the financing of terrorism. 2004.
Gennaio 2009 / Il rischio di riciclaggio: prevenzione, implicazioni, prospettive
17
La riassicurazione
e la prevenzione del riciclaggio
Ci si può interrogare sui rischi di esposizione del riassicuratore
rispetto al riciclaggio, visto che egli viene normalmente tenuto
lontano dalle transazioni sospette: non è infatti protetto a monte
dalla vigilanza dell’assicuratore o da quella del banchiere?
Eppure, a causa del notevole volume di capitali in attesa di
riciclaggio e dell’ingegno dei criminali, questo rischio deve
essere preso in considerazione. Il rapporto 2004/2005 del GAFI
sulla vulnerabilità del settore dell’assicurazione sottolinea che la
riassicurazione non è immunizzata contro il denaro sporco.
Il “Guidance paper on anti-money laundering and combating
the financing of terrorism”, pubblicato dall’International
Association of Insurance Supervisors (IAIS) nel 2004, emette
alcune raccomandazioni destinate alla riassicurazione.
Situazione della riassicurazione rispetto
alle regole di conformità antiriciclaggio
Diversamente dagli assicuratori, che sono sottoposti ad un
dispositivo regolamentare abbastanza uniforme – creazione di
una procedura, designazione di un responsabile antiriciclaggio,
formazione del personale – il regime della riassicurazione
sembra molto contrastato rispetto agli obblighi di vigilanza
finanziaria. In alcuni paesi il riassicuratore è sottoposti agli stessi
obblighi dell’assicuratore (Colombia, Australia, Marocco…),
in altri è ignorato dalle legislazioni locali (Germania, Spagna,
Svizzera…). In Francia è tenuto a fare una dichiarazione
al Procuratore della Repubblica per “le operazioni di cui è a
conoscenza e che riguardano denaro proveniente da attività
criminali organizzate”. La mancanza di armonizzazione delle
regolamentazioni relative alla riassicurazione può spiegarsi con
l’assenza di legami giuridici tra l’assicurato e il riassicuratore, in
quanto quest’ultimo garantisce il patrimonio dell’assicuratore
e non è quindi in grado di conoscere i particolari delle
sottoscrizioni.
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Gennaio 2009 / Il rischio di riciclaggio: prevenzione, implicazioni, prospettive
Tuttavia, qualunque sia la situazione di diritto – testo preciso o
vuoto giuridico – le autorità giudiziarie potranno cercare, in caso
di transazione sospetta con una compagnia di assicurazione,
se il riassicuratore era al corrente del carattere fraudolento
dell’operazione. Il riassicuratore potrebbe quindi essere tenuto
responsabile in quanto complice.
Regole di vigilanza adatte al rischio
La vigilanza del riassicuratore può essere definita ed effettuata
solo rispetto alle informazioni che la sua attività gli permette
di conoscere, il che esclude tutte le sottoscrizioni che sono
nel portafoglio delle cedenti e che non appaiono in modo
individualizzato. In compenso, il riassicuratore deve conoscere
il suo cliente, ossia l’assicuratore, e gli affari che questi può
proporgli sotto forma di copertura facoltativa. Ha inoltre una
visibilità sui flussi finanziari scambiati con la sua cedente.
La conoscenza del cliente
Il principio della conoscenza del cliente (“know your customer”)
può essere trasposto alla riassicurazione. Prima di entrare in
relazione commerciale con una cedente, il riassicuratore deve
non solo verificare la sua reputazione commerciale e la sua
solidità finanziaria, ma anche conoscere i suoi organi, i suoi
dirigenti, e se necessario raccogliere informazioni sulle entità che
la controllano. Oltre, ovviamente, ad assicurarsi che ha ottenuto
l’accordo delle autorità di tutela. Dovrà inoltre valutare se la
cedente ha messo in opera tutti gli obblighi di vigilanza legali se
si trova in un paese che ha trasposto le norme del GAFI nella sua
legislazione interna. Questa raccomandazione è chiaramente
formulata dall’IAIS citata sopra. Il livello di vigilanza sarà più
elevato nei confronti di società situate in paesi che presentano
lacune in materia di supervisione.
L’esistenza di compagnie assicurative schermo,
costituite per poter riciclare capitali, è evocata dal
GAFI. INTERPOL, dal canto suo, racconta il caso
di un gruppo criminale che prende il controllo di
una compagnia di assicurazione. Questo stesso
gruppo acquista poi una compagnia marittima
dotata di una flotta battente bandiera di comodo.
Le navi acquistate con il denaro sporco vengono
sottoposte a perizia dalla compagnia di assicurazione
e il loro valore viene fortemente sopravvalutato.
Malauguratamente, queste navi affondano all’altro
capo del mondo e vengono rimborsate all’armatore,
che può provare il versamento del premio di
assicurazione14.
L’autore non precisa se questa compagnia di
assicurazione era coperta da un trattato di
riassicurazione. In caso affermativo, il riassicuratore
sarebbe stato senz’altro incriminato in quanto
coautore del delitto di riciclaggio aggravato. Questo
affare riguarda l’assicurazione danni, ma potrebbero
essere elaborati dei montaggi di questo tipo anche
nel campo dell’assicurazione per la vita.
A volte, infatti, le informazioni fornite dalle cedenti non
permettono al riassicuratore di farsi un’opinione: identità
imprecisa del proponente, attività vaga, redditi male indicati,
montaggio finanziario complesso. In caso di persistenza di
elementi oscuri o dubbi, il riassicuratore, in accordo con la sua
cedente, deciderà se accettare la richiesta di sottoscrizione e
valuterà l’opportunità di effettuare una denuncia, secondo i
termini della legislazione locale.
Verifica dei flussi finanziari
Di norma, i flussi finanziari entranti o uscenti tra il riassicuratore
e i suoi clienti devono corrispondere a transazioni perfettamente
identificate e convalidate secondo le procedure interne
dell’azienda. Alcuni movimenti di fondi potrebbero infatti
contenere indizi che rivelano un’operazione anomala, come
ad esempio un superamento dell’importo dei premi dovuti,
seguito da una richiesta di rimborso dell’eccedenza versata. Lo
schema detto “trasferimento alternativo dei rischi” offre inoltre
possibilità di montaggio per riciclare dei capitali. Tuttavia i rischi
relativi alle operazioni finanziarie saranno ancora più ridotti se il
riassicuratore avrà applicato, all’inizio dell’operazione, i principi
di vigilanza che gli permettono di conoscere bene il cliente.
La conoscenza delle riassicurazioni facoltative
Il riassicuratore può e deve avere il proprio parere sulle coperture
facoltative che gli vengono proposte dalle cedenti. Gli elementi
del dossier di sottoscrizione dovranno permettere di apprezzare
l’oggetto lecito, la giustificazione economica e la chiarificazione
dell’affare se si tratta di un’operazione complessa. Se la
sottoscrizione presenta un carattere anomalo, degli scambi
dovranno crearsi tra il riassicuratore e l’assicuratore, il quale si
rivolgerà al proprio cliente per eliminare qualsiasi ambiguità.14
(14) Revue Internationale de Police Criminelle.
N°482/2000. Damien Hendrickx, le blanchiment d’argent.
Gennaio 2009 / Il rischio di riciclaggio: prevenzione, implicazioni, prospettive
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Conclusione
Il riciclaggio di denaro è multiforme, può essere transfrontaliero con l’utilizzo di mezzi
molto elaborati o più rudimentale e localizzato su un territorio ridotto. In tutti i casi, lo
scopo è mantenere e sviluppare un’attività criminale che può minare le aziende e portare
pregiudizio alla loro immagine. La difficoltà per la comunità internazionale e le autorità
nazionali di lottare contro questo fenomeno le ha incitate a sollecitare la cooperazione
di partner privati. Il sistema si basa sull’adesione degli operatori finanziari e di altri
professionisti interessati, che devono trasformare il loro impegno in un’organizzazione
adeguata e in una mobilitazione delle loro risorse umane.
Per preservarsi dal riciclaggio e partecipare alla lotta contro questo flagello, SCOR Global Life
si è dotata di una procedura adatta alle sue attività di riassicurazione e ha svolto un’azione di
sensibilizzazione e di formazione del suo personale. La società intende proteggersi, ma desidera
soprattutto offrire un aiuto ai suoi clienti in questo campo, sotto le seguenti forme:
• formazione del personale
• consulenza per l’elaborazione e l’implementazione di procedure
• consulenza in materia di sottoscrizione
• partecipazione al controllo dei sinistri.
Uno dei ruoli importanti di un riassicuratore è quello di informare i suoi clienti sulle grandi evoluzioni
in materia di selezione dei rischi; questo dovere d’informazione deve estendersi a questo nuovo
rischio, il riciclaggio.
Per maggiori informazioni o per un accompagnamento nell’implementazione della vostra
procedura interna di lotta contro il riciclaggio, non esitate a rivolgervi al vostro corrispondente
SCOR Global Life abituale.
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Gennaio 2009 / Il rischio di riciclaggio: prevenzione, implicazioni, prospettive
Allegato 1 GRIGLIA DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO
N° Indicatore di rischio
Valutazione del rischio (1 - 4)
Totale
1. ESPOSIZIONE AL RISCHIO PRODOTTO
1.1. Prodotti di capitalizzazione
1
Prodotti di capitalizzazione al portatore
2
Prodotti di capitalizzazione anonima
4
3,5
1.2. Prodotti di protezione pura
3
Assicurazioni temporanee
0,5
4
Assicurazioni a vita intera
1
5
Assicurazioni a vita intera a capitale differito
0,5
1.3. Assicurazioni sulla vita
3,5
6
Assicurazione tipo risparmio Unit-Linked
7
Assicurazione tipo risparmio in Euro
3
8
Assicurazione a capitale differito
2
1.4. Fondi pensione
9
Vitalizio
1,5
10
Fondi pensione collettivi individuali(*)
0,5
11
Attività non chiaramente identificate
3
1.5. Rischio geografico
4
12
Black-list
13
Centri off-shore
14
Paesi esposti alla criminalità organizzata
4
15
Paesi con elevata corruzione (Top 20 di T.I.)
4
16
Regioni sensibili
17
Altri paesi regolamentati dal GAFI (tipo UE)
3,5
3,5
1
2. RISCHI DI ESPOSIZIONE INERENTI ALLA RELAZIONE CON IL CLIENTE
2.1. L’ambiente professionale del cliente
Posizione gerarchica: ponderare con 1, 2 o 4 (dipendente, quadro, dirigente)
4
18
Rischio di liquidità
19
Rischio di liquidità regolamentata
20
Mestieri di consulenza in investimento
3
21
Settori sensibili alla corruzione
4
3,5
2.2. Persone morali
22
Società schermo
4
23
EURL / Società civile immobiliare / GIE
3
24
Clienti suscettibili di abuso
2
(*) Senza clausola di riscatto, non trasferibili e senza utilizzazione in garanzia.
Gennaio 2009 / Il rischio di riciclaggio: prevenzione, implicazioni, prospettive
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3. RISCHI DI DISTRIBUZIONE
3.1. Rete di dipendenti
25
Compagnia di assicurazione in difficoltà
2,5
26
Località a rischio
2,5
27
Nessuna cultura dei valori: etica/integrità
2
28
Turnover importante tra i produttori
2
29
Turnover importante dei quadri e dirigenti
30
Riacquisto / fusione recenti
31
Filiale / Segmento mercato diverso
32
Assenza di sinergie/condivisione tra servizi
3
33
Portafoglio clienti associato ad un fornitore d'affari
3
34
Aumento anomalo del portafoglio clienti del fornitore d'affari
3,5
35
Produzione associato ad un gestore
2,5
36
Assenza di un sistema informatico integrato
2,5
37
Assenza di una seduta di formazione all'anno
3,5
3,5
3
2,5
3.2. Rete di agenti
38
Assenza di controllo dei contratti presso l'agente (1/anno)
3
39
Elenco di contratti con indirizzi simili a quello dell'agenzia
3
40
Produzione troppo elevata/cliente
41
Località a rischio
42
Effettivi = un agente
43
Portafoglio clienti associato ad un fornitore di affari
44
Anzianità dell'agente - di 5 anni
45
Meno di una visita/anno per la sensibilizzazione
46
Più di 3 partner
2,5
3
2,5
3
2,5
4
1,5
3.3. Rete di brokers
2
47
Piccole strutture (effettivi inferiori a 5 persone)
48
Localizzazione a rischio
49
Quote per fornitore/anno elevate
50
Portafoglio clienti associato ad un fornitore
51
Più di 3 partner
52
Numero di contatti con l'ispettore commerciale inferiore a 5/anno
53
Meno di una visita/anno per la sensibilizzazione
4
54
Produzione troppo elevata per ogni cliente e studio
3
55
Elenco di contratti con indirizzi simili a quello dell'agenzia
3
3,5
4
3,5
2
2,5
PUNTEGGIO GENERALE
Fonte: J. Robin, 2008.
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Gennaio 2009 / Il rischio di riciclaggio: prevenzione, implicazioni, prospettive
Allegato 2 Punti fondamentali del dispositivo antiriciclaggio raccomandati dal GAFI
agli operatori finanziari fra cui gli assicuratori
Applicazione di una procedura interna
Designazione di un responsabile antiriciclaggio
La procedura deve tradurre la strategia di prevenzione del
riciclaggio e di finanziamento del terrorismo implementata
dall’azienda rispetto:
al rischio legato ai prodotti,
al rischio inerente alla relazione con la clientela,
al rischio legato alla rete di distribuzione.
Il responsabile potrà trovarsi in qualsiasi punto dell’organigramma
della società:servizio anti-frode, servizio di revisione dei conti o
consulenza legale. Dovrà essere:
formato al fine di essere riconosciuto dai servizi commerciali
quale partner competente;
informato sull’evoluzione dei problemi legati al riciclaggio e
sull’evoluzione della legislazione;
a conoscenza del flusso di informazioni dell’azienda per poter
essere in grado di pronunciarsi sui casi poco chiari.
Deve avere carattere operativo ed esporre in forma semplice
e dettagliata le azioni e reazioni da mettere in pratica nei
riguardi dei vari casi che possono presentarsi al momento delle
sottoscrizioni. Il suo ruolo è rendere efficaci le varie combinazioni
di criteri di allarme al fine di trarne una conclusione (criteri
geografici, importo ed oggetto economico dell’operazione,
valuta utilizzata, ecc…).
Tale procedura deve prevedere in particolare:
l’identificazione del cliente e del beneficiario (persona morale
o fisica) e una buona conoscenza degli stessi;
l’analisi documentata delle operazioni complesse, anomale
o atipiche;
la registrazione di tutte le operazioni sottoscritte per la durata
di tempo prescritta dalla legge (5 o 10 anni);
le modalità di gestione delle dichiarazioni di sospetto.
La procedura deve precisare le condizioni in cui vengono
effettuate le dichiarazioni di sospetto:modalità di circolazione
delle informazioni, autorità incaricate di valutare in ultima analisi
i provvedimenti da prendere in merito alla sottoscrizione in
questione, nonché la possibilità stessa di effettuare la denuncia
ed il nome del responsabile antiriciclaggio competente per
redigere la suddetta dichiarazione al fine di entrare in contatto
con l’unità di informazione finanziaria.
Formazione del personale
Il responsabile antiriciclaggio non può occuparsi di esaminare
le sottoscrizioni e di individuare i dossier sospetti da solo: un
tale lavoro richiede la partecipazione e il coinvolgimento di tutti
i servizi. E’ quindi importante che tutti i collaboratori abbiano
ricevuto una formazione di base sulle problematiche legate al
riciclaggio.
Controllo dell’applicazione delle misure prescritte
Questa misura è prevista dalla raccomandazione n° 19 del GAFI
e si concretizzerà tramite:
una relazione annuale del responsabile antiriciclaggio;
delle revisioni periodiche dei conti;
un aggiornamento delle procedure per garantirne l’efficienza
reale.
I paesi che hanno sottoscritto le raccomandazioni del GAFI si sono impegnati
ad integrare quattro grandi principi nelle rispettive legislazioni nazionali
Gli operatori finanziari diventano i partner principali dello Stato nella prevenzione del riciclaggio.
Gli operatori finanziari sono svincolati dal segreto bancario.
La collaborazione degli operatori finanziari implica che essi
conoscano bene i loro clienti e la natura delle operazioni effettuate da questi ultimi.
Gli operatori sono obbligati a dichiarare le operazioni sospette
alle Unità di Informazione Finanziaria sotto tutela dello Stato.
Tale dichiarazione è confidenziale ed il suo autore è protetto
da qualsiasi tipo di ricorso.
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– Conception/Réalisation : Adding
Stampato in Francia e nel rispetto dell’ambiente da DEJAGLMC –
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Autore
Gérard Voilqué
Redattore
Bérangère Mainguy
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pubblicazione
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