FONDAMENTI DELLA SPIRITUALITA` DELLA FAMIGLIA CRISTIANA

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FONDAMENTI DELLA SPIRITUALITA` DELLA FAMIGLIA CRISTIANA
27 Ottobre 2014
FONDAMENTI DELLA SPIRITUALITA’ DELLA FAMIGLIA CRISTIANA
(don Angelo Dragoni)
Parlare dei fondamenti della Spiritualità Familiare significa che prima bisogna parlare di
spiritualità poi di spiritualità cristiana e poi ci spiritualità della famiglia cristiana.
1.- SPIRITUALITA’
La possiamo definire l’attenzione e la cura della vita interiore o della vita spirituale, sapendo
che la persona è composta e quindi vive e agisce in una duplice dimensione: la d. spirituale e la
dimensione sensibile.
La vita interiore è è una qualità propria di ogni persona, indipendentemente dal fatto di
credere o no (questa sarà un aspetto ulteriore della vita interiore.
E’ impossibile vivere in pienezza la vita, non è matura la vita umana senza la vita interiore.
Teniamo presente che l’interiorità è l’ambito dei significati che danno senso e forza al nostro
esistere e al nostro agire. Sarà una esistenza viva perché motivata da significati e da scelte. E’
lo spazio delle grandi domande, dei perché. Se non c’è interiorità si affievoliscono le domande
e scompaiono.
Si dice che l’Occidente ha un grande deficit di vita spirituale, di senso, non ha domande.
L’uomo occidentale è distratto e frettoloso e perciò superficiale…
Vive ma non dal di dentro perché è catturato dal mondo sensibile, dal benessere economico e
materiale, povero di interiorità e di domande di senso…poco contemplativo, direbbero i
filosofi greci, “poco umano”, mediocre. Non dimentichiamo che il termine antropos ha la
stessa radice del verbo contemplare. Uomo è colui che contempla.
Parlando di mediocrità possiamo anche ricordare quello che ha detto nell’ottobre del 1996
l’allora Segretario dell’ONU Boutros Ghali quando ha presentato il Papa Giov. Paolo II
all’Assemblea: “La spiritualità è la ricchezza dell’umanità. Trascurare la spiritualità
equivarrebbe a condannare l’umanità alla mediocrità”.
Parlare di evangelizzazione o ri-evangelizzazione significa anzitutto favorire la vita interiore e
il senso religioso della vita. Come è possibile che il germe dl Vangelo cresca se manca l’humus
necessario? Non ci sarà un radicamento e una crescita.
Anche la proposta di una presenza del cristiano nella società rischia di essere poco efficace e
di facciata se non esiste una conversione interiore, una maniera di essere nuova. Oggi poi che
il canone del mondo è l’immagine, il cristianesimo di immagine è una tentazione. E diventa un
cammino solo esteriore.
Allora è legittimo e urgente che ciascuno di noi si domandi: io ho spiritualità? Ho vita interiore
o no?
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2. - LA SPIRITUALITA’ CRISTIANA
La vita cristiana è chiamata vita in Cristo, vita nello Spirito.
La vita interiore del cristiano è caratterizzata dall’incontro con Gesù Cristo che con il suo
Spirito ci fa rinascere e diventare come lui: figlio amato, fratello solidale (a Nicodemo propone
di rinascere).
Abitati da Dio, la nostra interiorità è ricchissima: siamo divinizzati.
Grazie a Gesù abbiamo conosciuto la verità di Dio, il volto di Dio, irraggiungibile alla ricerca
puramente umana.
Grazie a Gesù noi abbiamo conosciuto il mistero dell’uomo, di noi stessi. Abbiamo conosciuto
il nostro volto interiore, sappiamo chi siamo… “Lui è la luce vera che illumina ogni uomo che
viene a questo mondo.”
La nostra spiritualità equivale a vivere nello Spirito del Padre e di Gesù, che ci è comunicato,
effuso nel Battesimo per vivere fondamentalmente l’esperienza dell’amore gratuito che ha
vissuto Gesù:
- l’amore accolto come un dono (da figlio),
- l’amore condiviso (da fratello),
- l’amore consegnato (da sposo)
- l’amore che genera (da padre),
fino a diventare come lui.
L’apostolo Paolo scriveva ai cristiani della Galazia: “Figlioli miei che io di nuovo
partorisco nel dolore finchè non sia formato Cristo in voi” (4,19)
Era l’esperienza che lui stesso viveva: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che
vivo, ma Cristo vive in me…
3.- LA SPIRITUALITA’ SPONSALE
La vostra spiritualità di coppia consiste nell’accogliere la grazia di Gesù Cristo sposo e
nell’esprimerla in ogni vostro gesto, anche il più feriale e materiale (il lavoro, i mestieri
domestici, la spesa al Supermercato)
Si tratta di vivere il tutto dal di dentro, nella grazia cioè nella gratuità ricevuta e ridonata.
Quando vi siete sposati - lo avete colto nel rito rinnovato - la comunità ha pregato e ha chiesto
allo Spirito santo che abitasse nel vostro cuore con una nuova effusione o presenza perché
fosse possibile vivere la vostra relazione nella novità, a somiglianza di Gesù. E’ stata rinnovata
e arricchita l’IMMERSIONE nella gratuità di Dio perché, come una fioritura del Battesimo,
foste capaci di essere un riflesso luminoso dell’amore di Cristo sposo della Chiesa, un riflesso
della sponsalità e paternità-maternità di Dio
La vostra spiritualità di coppia è –come ogni spiritualità cristiana- spiritualità di relazione. La
vivete nella misura in cui vi lasciate conquistare da Gesù sposo, lo seguite da discepoli e vi
radicate in lui, guidati e mossi dal suo Spirito.
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FONDAMENTI DELLA SPIRITUALITÀ DI COPPIA
(Rino e Bibiana Minoia)
La spiritualità per un cristiano è essere in comunione con Dio, vuol dire comunicare con Dio,
attraverso l’incontro di fede con Gesù Cristo che ci dona il suo Spirito.
Per noi sposi e genitori la spiritualità si concretizza e si attua all’interno delle nostre relazioni di
sposi e di genitori, delle quali diventa il collante e il ricostituente.
Della nostra relazione, noi sposi, ma anche i preti e i religiosi vivono in relazione, ce ne
dobbiamo far carico, dobbiamo curarla con quella responsabilità che diventa impegno,
dedizione, costanza, sacrificio, il tutto nella generosità e gratuità come insegnatoci da Gesù.
Mettendo a fuoco in particolare la nostra relazione di coppia, noi siamo convinti che la
spiritualità è indispensabile per vivere una relazione intima e allo stesso tempo responsabile.
A questo punto ci domandiamo: quali vie percorrere per essere fedeli alla nostra spiritualità che
consiste nel far crescere la relazione?
Noi ne indichiamo 3 e sono il dialogare, il fare l’amore e il pregare. Queste tre vie maestre sono
complementari fra loro, non sono in contrasto fra loro e vanno percorse tutte tre con assiduità e
impegno.
1^ via - Dialogare –
Che cos’è il dialogo? Non è una semplice conversazione, uno scambio di informazioni o di
opinioni, non è fare un resoconto di problemi o fatti più o meno importanti… Per due persone
che vogliono diventare una “carne sola” così come ci chiede il Sacramento del matrimonio, è
indispensabile andare più in profondità. (sentimenti, desideri, aspirazioni, bisogni…….)
Dialogo aperto, quando con sincerità e naturalezza i coniugi si donano e si accolgono senza
finzione e senza difese precostituite .
Ostacoli da superare sono le paure : di apparire debole, di perdere la stima, l’amore dell’altro;
oppure la paura di incorrere in ritorsioni
Per un buon dialogo è necessario che ci sia colui che comunica, che parla e colui che riceve e
quindi si realizza veramente solo quando c’è anche un buon ascolto.
L’ascolto è una dimensione fondamentale del dialogo. Per il vero ascolto non bastano le
orecchie, occorre impegnarsi con tutto se stessi.
Ad un buon il dialogo concorrono sì le parole e l’ ascolto ma anche di gesti. Esiste anche il
linguaggio non verbale fatto di sorrisi, strette di mano, baci, carezze, ecc.
2^ via -Fare l’amore
Usiamo per questa seconda via il verbo fare il verbo della concretezza che potrebbe suonare
stonato affiancato all’amore che nell’opinione corrente è spesso ritenuto puro sentimento.
Secondo noi invece l’amore di due sposi è molto di più di un sentimento: l’amore è una
decisione e come tale deve essere concretizzata, realizzata, costruita.
La costruzione dell’amore di coppia coinvolge i due coniugi in maniera differente, perché essi
sono sessualmente diversi. E’ importante allora gettare uno sguardo sulla sessualità della
coppia, che vada molto più in là del rapporto fisico.
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Un modo per valutare la nostra relazione sessuale è quello di guardare con attenzione a come
viviamo da sposo e sposa certi atteggiamenti quali la dolcezza, la tenerezza, la sicurezza,
l’affermazione di sé, l’apertura ecc.
Ci sono atteggiamenti interiori ed esteriori tipici della donna, che l’aiutano nella comunicazione
con il suo sposo e sono : la dolcezza e la gentilezza, la tenerezza, la premura e l’attenzione
• la dolcezza e la gentilezza nel modo di esprimersi verbalmente,
• la tenerezza nell’ espressione fisica di accettazione, di sensibilità e di intuito.
• la premura e l’attenzione nell’essere e nel considerare l’altro prima di ogni altra
persona o cosa
Ci sono degli atteggiamenti interiori ed esteriori che facilitano la comunicazione
sessuale del marito con la propria moglie e sono: la presenza fisica, la responsabilità
- la presenza fisica esprime la sua disponibilità e l’attenzione ai messaggi della la
propria sposa per sostenerla, incoraggiarla o semplicemente per starle vicino.
- La responsabilità è l’essere responsabile della relazione coniugale mettendola al
primo posto sempre, nel quotidiano
Con tutto questo però non vogliamo dire che l’uomo non possa essere tenero e gentile nei
confronti della moglie o che questa non debba essere presente e responsabile, ma solo che
abitualmente essi vivono questi atteggiamenti come congeniali al loro essere uomo o donna e
nell’esercitarli danno maggior consistenza alla relazione di coppia.
Vivere questi atteggiamenti nel quotidiano vuol dire che: fare l’amore non è qualcosa che si
esaurisce in un momento, in un gesto. Vuol dire che anche se l’atto di fare l’amore è
importante come possibilità di darsi l’uno all’altro in maniera intima, totale e senza
condizioni, c’è la possibilità di comunicare sessualmente, tutto il giorno rendendo più vivace
l’amore.
-
3^ via - il pregare.
Gli sposi cristiani che alle loro nozze hanno invitato Gesù, si sono impegnati a vivere la loro
vita matrimoniale in relazione con Dio. Per molti la relazione con Dio si limita a qualche
frettolosa preghiera mattino e sera ed alla messa domenicale. Pregare è dialogare con Dio e i
coniugi sono chiamati a farlo in coppia. E’ come se vivessero una relazione a tre: i due sposi e
Dio.
Ostacolo alla preghiera in coppia, sono le nostre diversità ( sensibilità, educazione, abitudini
ecc.). Nel matrimonio gli sposi cercano di mettere i l loro vissuto in comune……
In questa prospettiva è importante andare oltre un approccio puramente individuale dove si
lascia libero l’altro di gestirsi il rapporto con Dio e con la Chiesa come meglio crede. Per
diventare una ‘carne sola’ è utile che gli sposi imparino a confrontarsi ed a vivere in sintonia
anche nella sfera della religiosità.
Siamo responsabili non solo della nostra salvezza ma anche di quella del nostro coniuge.
Analogamente per quanto avviene in altri settori anche qui è con il dialogo ed il confronto che si
possono superare certi condizionamenti e intraprendere insieme un cammino di maturazione
nella fede.
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Pregare insieme significa molto di più che inginocchiarsi fianco a fianco. E’ rendersi presenti
l’uno all’altro congiuntamente ed insieme in unione a Dio.
Pregare è comunicare con Dio, è ascoltarlo e rispondergli come coppia. E’ presentargli la
propria vita con affanni e gioie. Ogni volta che si portano a Dio le vicende di ogni giorno è
preghiera . Pregare non è fare tante pratiche , dire tante orazioni, è una dimensione della vita
come il dialogare ed il fare l’amore. E’ inserire la relazione di coppia nella relazione con Dio
facendole acquistare una dimensione totalmente nuova.
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