Traduzioni 1 dicembre 2014
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Traduzioni 1 dicembre 2014
Ambasciata d’Italia a Mosca Rassegna della stampa russa - Traduzioni 1 dicembre 2014 Il primo anno di recessione Le previsioni per l’economia nazionale seguono l’andamento dei prezzi di petrolio: sono d’accordo tutti che il 2015 sarà l’anno di recessione. L’economia entra in crisi. La Russia sta per affrontare quattro-cinque trimestri di recessione, che avra’ inizio a fine 2014 o ai primi 2015. La recessione durerà l’intero prossimo anno. Questo è il giudizio condiviso dagli economisti di 14 istituti di credito interrogati dall’agenzia Reuters. Il calo del PIL nel confronto annuale (ovvero rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) continuerà fino a metà anno 2015, ma non supererà l’1,0%, dopo di che il ritmo della caduta si rallenterà. Un mese fa la previsione era che il calo economico si sarebbe fermato al termine del primo semestre 2015. Secondo gli economisti interrogati a fine novembre da Bloomberg, nell’arco dell’anno la probabilità della recessione e’ cresciuta del 75% contro il 50% della misurazione estiva. Di 46 istituti di credito coinvolti nella previsione di Bloomberg 21 pensano che nel 2015 si entrera’ in recessione (a meta novembre erano solo 13). Il fattore fondamentale a contribuire alla revisione delle stime è stato il continuo calo dei prezzi del petrolio, fenomeno che si registra da meta dell’anno – 36 punti percentuali in meno fino a 70,2 dollari al barile al 28 novembre per Brent. La decisione dell’OPEC di non tagliare la produzione può significare che i prezzi rimarranno ai bassi livelli almeno nei prossimi sei mesi fino alla prossima riunione dell’organismo in programma a giugno. Venerdì sera i contratti future per il Brent al gennaio 2015 costavano 71 dollari al barile, e al dicembre 2015 – 76 dollari. Dall’inizio dell’anno al 28 novembre il prezzo medio si è attestato a 101 dollari al barile. Probabilmente il prezzo di petrolio sarà ai livelli di 80 dollari al barile, si augura il responsabile MISE russo Alexey Uliukajev che questa settimana dovrà presentare la versione aggiornata del DEF 2015-2017 (quella precedente si basava su 100 dollari al barile per tutti e tre gli anni). La crescita per il 2015 sarà inferiore (quella attuale prevista è di 1,2%), ma ci sarà comunque, ha ribadito il ministro. La soglia di 80 dollari al barile è il prezzo che per la Russia segna il confine fra la stagnazione e la recessione, ritengono invece gli economisti intervistati dalla Bloomberg. Anzi, nell’ottica della decisione OPEC, gli 80 dollari sono da considerare scenario piuttosto ottimistico, insiste il DG Dipartimento al MEF Maxim Oreškin. A seguito della rinuncia dell’OPEC a tagliare la produzione i prezzi continueranno a scendere, forse anche a meno di 60 dollari al barile, non esclude l’ex vice ministro MISE, ora Vice Presidente C.d.A. della banca VEB Andrej Klepač. Pensa, comunque, che l’OPEC possa tornare all’opzione del taglio, prima della prossima riunione di giugno, così che i prezzi risaliranno a 85-90 dollari. Gli analisti del mercato di petrolio della Societe’ Generale sono convinti che la decisione OPEC segna un riequilibrio del mercato mondiale di petrolio per un lungo periodo: il prezzo di un barile Brent potrà restare a 70 dollari per tutto il 2015 e anche il 2016. Con 70 dollari al barile l’economia russa avrà un calo di 0,6% nel 2015. Se il prezzo fosse invece 90 dollari, avrebbe potuto salire lievemente dalla zona meno per uno 0,2%. Cosi gli analisti della Rosbank. Fra i motivi della recessione vi sono la riduzione della spesa in beni di consumo e la diminuzione più profonda del previsto degli investimenti. Ma anche le sanzioni, che anziché al 2015 ora dovranno durare al 2016, e una politica economica poco coerente da parte delle autorità russe. Vladimir Tikhomirov del gruppo FG BKS ritiene che la Banca Centrale russa abbia reagito con ritardo alla svalutazione e l’aumento dei prezzi. Altrettanto ritardata è la reazione del Governo alla crisi che sta avvicinandosi. In effetti, il Governo assume una posizione conservatrice, senza manifestare un minimo tentativo di prevenire i problemi. Quindi, ritiene Tikhomirov, l’economia nazionale rimane ostaggio dei fattori esterni e continua a contrarsi. Vladimir Ossakovskij della Bank of America Merrill Lynch dice che la futura recessione non sia legata al prezzo di petrolio. A suo giudizio il motivo del calo di almeno 1,5% e’ dovuto alla riduzione degli investimenti causata a sua volta dall’eccessiva incertezza e dalla diminuzione degli utili delle aziende sullo sfondo di sempre più limitate opportunità’ di farsi finanziare. Vi contribuisce anche la diminuzione della spesa in beni di consumo e dei redditi della popolazione. I redditi saranno colpiti dall’inflazione: la riduzione dei prezzi premerà sul tasso di cambio del Rublo, e la svalutazione di questi sosterrà gli alti ritmi di crescita dei prezzi, che a fine 2015 registrerà minimo otto punti percentuali, mette in risalto Yulia Zepliajeva del Centro Studi Macroeconomici presso la SberBank: «Non vedo alcuna crescita per il 2015. La contrazione segnerà l’1,3%, la recessione durerà tre anni». <…> In quest’ottica saranno tagliate tutte le spese che non siano del sociale, perché il sociale era già stato tagliato. Si congeleranno i progetti con finanziamenti dal Fondo di Benessere Nazionale, quei fondi dovranno servire per i provvedimenti anticrisi come la capitalizzazione integrativa delle banche e i sostegni alle grandi società. Quindi le prospettive sono sempre meno positive: i fattori esterni e la mancata coerenza nella politica economica accentuano i difetti strutturali dell’economia nazionale, si dice sicuro Tikhomirov. Autore Olga Kuvscinova Traduzione Sergey Bulekov Russia e Turchia in cerca di nuovi punti di riferimento Vladimir Putin discuterà ad Ankara di gas e della crisi siriana Oggi il Presidente russo Vladimir Putin visiterà la Turchia. Si attendono la sottoscrizione di una decina di accordi bilaterali, la discussione delle forniture del gas russo e della crisi siriana, sulla quale le posizioni di Mosca e Ankara hanno serie divergenze. Alla vigilia della visita Putin ha molto apprezzato la politica della Turchia, che non ha appoggiato le sanzioni antirusse dell’Occidente, e ha dichiarato l’intenzione di discutere ad Ankara “le nuove linee guida della cooperazione”. Oggi si terrà la quinta seduta del Consiglio per la cooperazione. Si terrà a livello di Capi di Stato, prima in formato ristretto, poi allargato. A seguito dell’incontro tra Putin e il suo omologo turco Erdogan ci si aspetta che venga sottoscritta una decina di accordi di carattere economico, tecnico e giuridico. Uno dei temi chiave dovrebbe essere la cooperazione energetica. L’assistente del Presidente russo Yurij Ushakov ha confermato che la questione sulle forniture del gas russo alla Turchia è stata inserita nell’ordine del giorno. Oggi la “Gazprom” è la fonte principale di gas per la Turchia: l’anno scorso le forniture sono ammontate a 27 miliardi di metri cubi <…> attraverso “Blue Stream” e il gasdotto Transbalcanico. Da ottobre “Gazprom”, cercando di aumentare il costo delle forniture invertite, ha ridotto le consegne per i Paesi che ricevevano il gas attraverso il sistema ucraino di transito del gas. Così è stata colpita anche la Turchia che ora, alle porte dell’inverno, riceve attraverso il gasdotto Transbalcanico circa un terzo in meno di quanto richiesto. Stando a quanto comunicato dalle fonti di Kommersant sul mercato turco del gas, nel caso di un inverno molto freddo una simile situazione potrebbe comportare l’interruzione delle forniture del gas alle regioni dell’Ovest del Paese. La settimana scorsa e’ arrivato in visita a Mosca il Ministro dell’Energia turco Tanir Yildizche che ha discusso il problema con il suo omologo Aleksandr Novak e con il Presidente di “Gazprom” Aleksej Miller. Il tema principale delle trattative sul gas potrebbe diventare la costruzione del gasdotto South Stream in territorio turco. L’iniziativa è stata resa pubblica da Ankara 6 mesi fa, mentre Vladimir Putin ha detto alla fine di maggio che “se continueremo avere problemi con South Stream anche in futuro, e se Bruxelles continuerà a metterci i bastoni tra le ruote in questo progetto, considereremo anche le altri varianti (di collocazione del gasdotto) attraverso i Paesi che non fanno parte dell’UE”. Ora la Bulgaria, dove c’è da far uscire in superficie la parte sottomarina del gasdotto, ha vietato i lavori. Intanto la posa della parte sottomarina inizia fra qualche settimana. Taner Yıldız non ha voluto rispondere alla domanda del nostro cronista se nella sua trattativa con Gazprom fosse stato affrontato il tema South Stream. Neppure la parte russa ha rilasciato commenti al riguardo. Intanto l’AD Gazprom Alexej Miller ha avuto un colloquio con Recep Tayyip Erdoğan in Turchia, essendo venuto nella capitale turca apposta due giorni prima dell’arrivo di Vladimir Putin. La parte politica dell’agenda delle consultazioni russo-turche è dedicata invece alla questione della crisi siriana. Yurij Usciakov ha fatto capire che le parti avrebbero affrontato il tema nell’ottica dell’intento di Mosca, recentemente espresso, di far riprendere il dialogo fra le autorità siriane e l’opposizione, mettendo a disposizione di tali colloqui una sede russa. Le posizioni dei due paesi riguardo alla Siria divergono in maniera notevole: Ankara, infatti, insiste che si cambi il regime a Damasco. Ciononostante gli esperti intervistati dal nostro cronista si dicono convinti che l’iniziativa russa atta a far riprendere il dialogo in Siria ha tutte le chance per trovare consenso ad Ankara. «Benché la Russia e la Turchia scommettano su soggetti diversi, Ankara può condividere gli intenti pragmatici della Russia, ha messo il rilievo il Direttore del Carnegie Centre di Mosca Dmitrij Trenin. – Mosca è interessata non tanto a sostenere Assad quanto a far tornare in Siria un benché minimo ordine ». Si dice d’accordo anche il Presidente del Forum delle relazioni internazionali Memduh Karakullukçu. «Le divergenze riguardo alla Siria hanno un carattere tattico piuttosto che strategico, sia la Russia sia la Turchia sono in uguale misura preoccupate del rafforzamento dei radicali nel Medio Oriente», - ha ribadito al cronista. Nei rapporti bilaterali, invece, secondo gli esperti, non si registrano problemi. «Anzi, l’unico problema è come far aumentare lo scambio commerciale da 32 miliardi di dollari a 100 miliardi», - ha fatto ricordare Dmitrij Trenin. Alla vigilia della visita Vladimir Putin ha apprezzato «la politica estera indipendente» della Turchia, e il fatto che Ankara non avesse aderito alle sanzioni dell’Occidente contro la Russia. «La Russia è pronta a collaborare con la Turchia come uno stato indipendente, soprattutto dopo il vertice G20 in cui la maggioranza degli alleati USA agli occhi di Mosca si erano trasformati in satelliti che seguivano la scia politica dello stato egemone», ha concluso l’esperto. Autore Yurij Barsukov Traduzione Ekaterina Glotova, Sergey Bulekov Il presidente sta rafforzando il fronte, la pulizia delle retrovie è stata delegata alla Procura e al Ministero della Giustizia. La promessa del Presidente Putin di pensare alla possibilità di partecipare alle elezioni presidenziali del 2018 non è stata la notizia della settimana. E non perché il Capo di Stato ha come sempre detto che siamo nel 2014 e dunque non bisogna fare previsioni su un futuro ancora lontano, e bisogna lavorare. E’ successo solo perché il cittadino medio sembra sapere bene che Putin deve candidarsi al secondo mandato presidenziale, concessogli legittimamente dalla Costituzione. I russi confermano questa loro conoscenza a priori in sondaggi diversi, e in nessuno di questi il rating del Presidente è inferiore al 65%. Per questo la notizia più importante della settimana scorsa da parte di Putin sono state le 4 riunioni svolte dal presidente sulle prospettive di sviluppo delle Forze Armate Russe e del complesso militare-industriale. Si tratta dell’eventualità che il Presidente firmi una Dottrina militare russa rinnovata. Dopo di che diventerà chiara la risposta a una domanda molto importante della politica interna: il governo, dati i tempi difficili nell’economia, si deciderà a dichiarare la necessità di ridurre i finanziamenti della costruzione militare? Il Gabinetto dei ministri ha già cominciato a discutere l’eventuale riduzione del bilancio, ma non ha detto ancora quali sfere riguarderà. Non meraviglia quindi che proprio la settimana scorsa sia stata presentata al pubblico l’idea di sostituire il Governo attuale con un Governo di coalizione, che si baserebbe sulla rispettiva maggioranza alla Duma. Formalmente è un’iniziativa privata di uno dei centri politologici, che, secondo i suoi autori, ha a che fare solo con la Duma della prossima legislatura. E’ curioso però che nel giustificare l’eventualità di creare un governo di coalizione si citi un argomento di attualità: che “Russia Unita” avrebbe la maggioranza alla Duma, cosa che permetterà di evitare conseguenze negative del crollo della coalizione. Si menziona nell’iniziativa anche il leader del partito di governo, il Premier Dmitrij Medvedev. Non è escluso dunque, che se anche se l’idea di un nuovo governo sembra di essere mirata contro Medvedev, potrebbe essere allo stesso tempo un suggerimento su come mantenere il posto al governo. Basta solo chiamare il proprio governo “governo di coalizione” e disfarsi delle persone che provocano critiche da parte della società e scontento negli altri gruppi politici al governo. Nella Dottrina militare russa, probabilmente si parlera’ di misure per aumentare l’unità politica della società russa. Stanno attivamente lavorando al riguardo la Procura e il Ministero della Giustizia. Ricordiamo che Putin riconosce il diritto a esistere dell’opposizione, ma insiste che essa non debba chiedere un cambio radicale delle elites e non debba avere nessun legame con l’estero. La settimana scorsa le strutture di controllo hanno continuato a perfezionare la pratica di trasformazione dell’opposizione “vera” in un’opposizione di comodo sulle ONLUS. Va notato che non appena il Presidente dice delle ONG anche una sola buona parola, gli applicatori del diritto inaspriscono le loro azioni. Per esempio, tutte le richieste delle ONG di essere escluse dal registro di agenti stranieri vengono formalmente respinte. Intanto sempre più ONG vengono convolti nei controlli da parte della Procura e del Ministero della Giustizia. La settimana scorsa Ella Pamfilova ha detto però che è solo l’inerzia dell’approccio precedente. Autore: Ivan Rodin Traduzione: Ekaterina Glotova