ARCHITETTURA ORGANICA Principi Primo principio: PARENTELA

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ARCHITETTURA ORGANICA Principi Primo principio: PARENTELA
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ARCHITETTURA ORGANICA
Principi
Primo principio: PARENTELA DELL’EDIFICIO COL SUOLO.
Questa fondamentale, inevitabile esigenza configura nell’architettura organica
un senso delle proporzioni completamente nuovo. La figura umana mi si rivelò,
verso il 1983 e anche prima, come la vera base della scala umana nell’architettura.
Gli edifici che progettai e costruii a quel tempo nel Midwest si manifestarono, per
mezzo di nuova scala, come specificatamente appartenenti all’uomo e al momento
che l’uomo viveva sull’ondulata prateria del West. Mi dovetti accorgere ben presto
che ogni pollice in altezza risultava esaltato nella prateria; mentre ogni larghezza
appariva come inadeguata. Perciò, in larghezza, lunghezza, altezza e peso, questi
edifici appartennero alla prateria, esattamente come gli apparteneva l’essere
umano stesso, col suo potere di velocità. Il termine “streamlined”, aerodinamico,
nel senso che io gli diedi, nacque allora e in quei luoghi.
Ne derivò che i nuovi edifici furono razionali: bassi, svelti e netti, e con ogni
studio adattati ai metodi meccanici. La linea orizzontale, serena e intuitiva
- che sempre sarà la linea del possesso umano della terra - era, in tal modo,
umanamente interpretata e accordata all’uso dei mezzi meccanici. I metodi
meccanici e questi inediti effetti aerodinamici, svolti sul piano orizzontale,
apparvero insieme per la prima volta nell’architettura americana, espressione
di metodi nuovi per raggiungere fini veri nell’edificare. L’obiettivo principale
era quello di una grazia e appropriatezza dell’architettura come arte, rispetto al
Tempo, al Luogo e all’Uomo moderno.
Ora, cos’è la composizione organica ? E’ una composizione rispondente agli
strumenti moderni, le macchine, e a questa nuova scala umana. Pertanto la
composizione era pienamente padroneggiata dalla mano creativa dell’architetto,
se la sua mente era aperta a ricevere questi valori relativamente nuovi: dinamica
percezione della nostra epoca e sforzo umile d’intendere la “ natura della Natura
“. La natura della macchina, studiata sperimentalmente e usata integralmente
nella composizione strutturale, doveva limitarsi a mero strumento, e si dimostrò
un mezzo espressivo potente e nuovo. In breve tempo gli edifici manifestarono
semplicità e bellezza, fresca esuberanza di contenuto. Originalità.
Mai ho tollerato che la macchina divenisse, in sé, causa efficiente: sempre la
macchina al servizio dell’uomo, e mai viceversa. Sempre, nell’architettura
organica, ho adoperato la macchina e ho sviluppato un sistema costruttivo che
procedeva dall’interno all’esterno, accordando sempre l’edificio alla natura sia
dell’uomo che della macchina, come io la vedevo, ed evitando gli effetti effimeri
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che al giorno d’oggi caratterizzano l’edilizia urbana. Nella macchina trovai un
mezzo migliore di essi, per accrescere l’interesse della gente all’architettura
moderna. E, dal punto di vista dello stile, mai ho considerato la macchina fine a se
stessa, né dal punto di vista urbanistico, né da quello architettonico, né da quello
dello stile. La quantità non ha travolto mai la qualità.
IL MODULO DEL KINDERGARTEN : L’educazione del Kindergarten, come ho detto,
si dimostrò un’impreveduta fonte di ricchezza; in primo luogo perché più tardi
tutta la mia attività compositiva si imperniò su un opportuno sistema modulare
e proporzionale. Mi accorsi che esso avrebbe mantenuto ogni cosa alla propria
scala , avrebbe assicurato un’armonica proporzionalità a tutto l’edificio , grande o
piccolo , che in tal modo sarebbe divenuto - come un arazzo - un tessuto coerente
di unità interdipendenti , e sempre in relazione l’una all’altra , per quanto varie.
Perciò, fin dall’inizio applicai questo sistema di “tessitura” anche nella
progettazione di edifici minori. Scoprii più tardi che il sistema offriva vantaggi
tecnologici, quando era applicato in altezza. In sezione, dunque, presto adottai
il modulo verticale, come l’esperienza mi dettava. Tutto ciò rassomigliava molto
al porre l’ordito sul telaio. La trama edilizia - la materia - era praticamente la
stessa se si stendeva su quest’ordito predeterminato. Questo procedimento
fondamentale si dimostrò indispensabile; e una buona tecnica meccanica deve
fruttare i suoi vantaggi. Essa appare invariabilmente, nell’architettura organica,
come un tratto caratteristico visibile nel tessersi della composizione, garantendo
così l’unità proporzionale. In tal modo l’armonia della tessitura si riscontra,
unitamente alla scala di tutte le singole parti dell’edificio, nell’effetto complessivo
del suo insieme.
II. IMPULSO ALLA CRESCITA
Secondo principio: DECENTRAMENTO.
Il tempo di una maggiore disponibilità di spazio per ogni singolo individuo era
giunto da un pezzo. !893: vidi che il decentramento urbano era inevitabile : era
una necessità di crescita , perché la crescita cercava spazi nuovi , comunque
e dovunque potesse trovarli. Lo spazio soffocava per mancanza di respiro,
asfissiava, in una situazione che costituiva una limitazione vergognosa della
libertà della vita americana. Allora come oggi, lo speculatore fondiario, col suo
“lotto”, era nemico dello spazio; di solito era affaccendatissimo ad aggiungere
limite a limite, ammassando la mandra e sfruttando il terreno per ottenere
rapidi profitti. E l’intollerabile concorrenza, che di questo passo si aggiungeva
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con tutto il suo peso alla grande città, spogliava i villaggi. Allora la verticalità
pletorica divenne congestione: vale a dire si aggiunse al congestionamento già
prodottosi al livello del suolo. Per controbilanciare l’insensatezza di questo
procedere disumano, nel 1932 preparai a Taliesin i modelli di Broadacre City. Tali
modelli proponevano un concetto spaziale nuovo, ad uso dell’edilizia individuale
e comunitaria: un uso sociale. Ma tutto l’impianto si attagliava allo stato vigente
della proprietà fondiaria. Sebbene i centri abitati venissero conservati, se ne
proponeva un nuovo sistema distributivo.
Più tardi questo modello di un uso più ampio del suolo, per l’idea inedita di una
città nuova, venne studiato accuratamente in dettaglio in una serie di modelli
minori da esso derivanti, tutti descritti in When Democracy Builds (Quando la
democrazia costruisce), un libro che scrissi più tardi per suggerimento di robert
Hutchins. Edifici, strade, alberi, abitazioni, agricoltura, decorazione, tutto
diveniva architettonico come nell’Umbria del Medioevo; qualità antiche in forma
moderna per il tempo moderno, considerate sotto il profilo dell’utilità per l’uomo
moderno. Così dilatato, il concetto di architettura come fattore fondamentale al
servizio della società contemporanea, si propose quale fattore di sollievo, ed offrì
l’anticipazione di una forma primaria, che era in grado di affrontare la legge del
mutamento inevitabile.
Perciò la quantità - di cui la macchina era fonte - mai, in nessun luogo, in nessun
modo doveva usarsi per soffocare la qualità delle nuove risorse per l’umana utilità
e piacere di vivere. Vivere doveva essere una qualità dello spirito umano.
La scienza, quest’immensa risorsa pratica, rivelava ormai il proprio
invecchiamento e ingigantiva il sacrificio potenziale dell’uomo asservito - il che
oggi vale quanto l’integrale distruzione della democrazia. Congestionato nelle
città da mezzi meccanici sempre più grandiosi, allo scopo di evitare la fatica,
l’uomo doveva assolutamente ricevere una nuova libertà. Il piano paesistico di
Broadacre City era composto e legato entro un utile, mutua relazione con le
nuove risorse della vita umana, sotto l’egida di una libertà garantita, nostra se
solo avessimo voluto estenderla e impadronircene.
In questo piano per una comunità di tipo nuovo (che portava ancora il nome di
città) inevitabile per la sopravvivenza dell’individualità umana, era manifesta una
giusta, ispiratrice continuità. Ma ho imparato che uno schema nuovo non può mai
essere tratto dall’antico: se ne può trarre solo un palliativo e subito si dimostra
inefficace. Questi primi modelli per Broadacre City, che ancora si trovano a
Taliesin, vennero esposti al Rockefeller Center, a New York, nel 1934, e da allora
molte altre volte in diversi luoghi del nostro paese ed all’estero. Nonostante l’AIA
ed i critici, questo plastico completo, nuovo per concezione ed impianto, che
manifestava una vita nuova, quella dell’urbanismo rurale e dell’agricoltura urbana
, virtualmente le nozze tra città e campagna, riapparve per girare il mondo nella
mostra “Sessant’anni di Architettura vivente”...
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III. IL CARATTERE E’ FATTORE INTRINSECO
Terzo principio: Ogni architettura organica ha come componente inevitabile
un suo “ carattere “ , definito e appropriato . Il significato di qualsiasi edificio
dovrebbe esprimere esplicitamente il suo fine , il suo contenuto : magazzino ,
casa d’appartamenti , banca , chiesa , albergo , club , fabbrica , circo o scuola.
Come esigenza qualificatrice fondamentale, il carattere dovrebbe appartenere ad
ogni edificio, esser presente nella pianificazione urbanistica, e, specialmente ,
applicarsi in relazione alla vita umana ed al luogo ove essa si svolge. Ciò significa
una sana rispondenza della composizione, che nasce dalla fantasia, ai fini umani
specifici che essa serve, attraverso l’uso naturale dei materiali, naturali o sintetici,
e per mezzo di appropriati metodi costruttivi. Le nostre nuove risorse, già
sviluppate dalla scienza (come l’acciaio e il vetro prodotti industrialmente) sono
indotte a sviluppare continuamente forme nuove. Incessantemente nuovi modi
e nuove forme di costruzione continueranno a garantire un carattere nuovo e un
significato autentico ad ogni edificio moderno. Risultato dell’arte del costruire
dovrebbe essere una poetica serenità , anziché una “efficienza” mortale , in
sempre maggior copia . Armoniosa , sana , esuberante e conveniente al fine ;
durevole , razionale , economica . Bella . Nelle condizioni in evoluzione perpetua,
nella complessità dell’esistenza moderna, tutto ciò, per essere condotto a
termine, presenta non scarse difficoltà, e la portata di questi continui sviluppi e
mutamenti può non essere stata ancora pienamente valutata; ma, come architetti,
possiamo così ricostituire l’architettura nei nostri cuori e nelle nostre menti, e
agire, per riscrivere i nostri vetusti “regolamenti”, e astenerci dallo sfigurare il
paesaggio americano con gli attuali sistemi edilizi e con le reti di pubblici servizi.
IV. SNELLEZZA PIU’ CONTINUITA’
Quarto: L’architettura conseguì, attraverso questi semplici mezzi, una qualità del
tutto nuova; che venne alla luce non attraverso l’uso accidentale, ma attraverso
l’interpretazione organica dell’acciaio e del vetro. L’acciaio diede impulso a una
proprietà inedita: la chiamo snellezza. La snellezza è semplicemente questione
di tensione: da “distendere”; è qualcosa di mai veduto prima nell’architettura
del mondo. Nessun edificio può resistere a una “estensione”. Se sottoposto a
una spinta non si muoverebbe; ma, se si tentasse di estenderlo, crollerebbe in
pezzi. Con la proprietà tensile dell’acciaio, questa possibilità di “tirare” consente
un libero uso dell’aggetto, qualcosa di proiettivo e tensile ad un tempo, nella
composizione architettonica. Il braccio teso, e la mano (con le dita in giù, a modo
di muri) è un aggetto. E così il ramo di un albero.
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L’aggetto è essenzialmente acciaio, al suo più economico livello d’impiego. Il
principio dell’aggetto in architettura sviluppa la “snellezza” come espressione
umana, integralmente nuova; e costituisce pure un mezzo per disporre tutti i
carichi su supporti centrali, bilanciando così il carico che si protende da un lato
col carico aggettante dal lato opposto. Ciò introdusse nell’architettura, per la
prima volta, un ulteriore principio costruttivo - che io definisco continuità cioè una proprietà che può essere considerata come una nuova, elastica, coesiva
stabilità. L’architetto creativo trova qui una fonte d’ispirazione compositiva
inedita e meravigliosa, una libertà nuova, che impegna luci di gran lunga
maggiori impostate su sostegni assai più snelli. Così l’architettura perviene alla
costruzione sviluppata dall’interno all’esterno, anziché dall’esterno all’interno;
ed oggi è cosa del tutto naturale ed economica un grande elevarsi, levitare delle
proporzioni edilizie in tutta la fabbrica; lo spazio viene esteso ed utilizzato in
una progettazione assai più generosa di quanto gli antichi abbiano mai potuto
sognare. E’ questa una caratteristica capitale della nuova architettura organica.
Le forme scatolari rigide, su supporti esterni in acciaio, appartengono
strettamente all’Ottocento. Non possono costituire architettura del ventesimo
secolo. Il sostegno su angoli rigidi diviene un puro ostacolo: gli stessi angoli sono
oggi privi di significato, e divengono null’altro che uno sperpero stravagante,
un’accentuazione dell’involucro. La costruzione alleggerita per mezzo dell’acciaio
aggettante in tensione, fa della continuità una preziosissima caratteristica
dell’alleggerirsi architettonico. La nostra nuova libertà architettonica oggi sta
in questa direzione di ricerca. Nel carattere determinato da questa situazione
nuova, gli edifici possono oggi svilupparsi dall’interno verso l’esterno : perché
oggi le funzioni sia del tendere che del tirare possono essere integrali rispetto alla
composizione architettonica.
V. INTERPRETAZIONE DELLA TERZA DIMENSIONE
Quinto: In breve: l’architettura organica considera la terza dimensione mai
come peso o puro spessore , ma sempre come profondità . La profondità è un
elemento dello spazio ; la terza dimensione ( ovvero spessore ) si è trasformata
in dimensione spaziale . Le profondità intime dello spazio che penetrano le
stereometrie: questo è ormai un fatto architettonico e un valido motivo di
composizione. Con questa concezione della profondità che interpenetra le
profondità, fiorisce una libertà compositiva che gli architetti non hanno mai
conosciuto sinora, ma che oggi possono impiegare nel comporre; fattore di
vera liberazione di luce e vita all’interno delle mura edilizie; una nuova integrità
strutturale; l’esterno che penetra l’interno; e lo spazio interno, dove si deve
vivere, che si proietta all’esterno. Lo spazio esterno viene a far parte naturalmente
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dello spazio interno dell’edificio. Ogni composizione architettonica diventa,
quindi, effettivamente quadridimensionale, e fa apparire più statici che mai gli
effetti bidimensionali degli antichi, immobili pilastri e travi, travature e gabbia
strutturale, propri dell’antico modo edilizio, per quanto recenti possano oggi
sembrare. Le mura oggi si presentano, più che altro, come schermi umanizzati.
Definiscono e differenziano, ma non delimitano né annullano mai lo spazio. Si
afferma un senso nuovo della realtà edilizia.
Una nuova liberazione può essere oggi il risultato naturale di tutto questo, e
riflettersi sull’involucro di ogni edificio. La prima espressione consapevole che
di questa realtà nuova io conosca nell’architettura moderna - lo spazio interno
da vivere - fu il Tempio Unitario di Oak Park. Vera armonia ed elementi, niente
affatto lussuosi, di bellezza vi erano coscientemente progettati, e appartengono a
questo senso nuovo dello spazio interno. L’antichissima filosofia di Lao Tse rivive
in architettura. In ogni parte dell’edificio agisce la libertà. Lo spazio è l’elemento
fondamentale della composizione architettonica.
Quest’affermazione, dovuta al nuovo senso dello “spazio interno” come realtà,
derivò dall’originaria affermazione negativa, la protesta radicale del 1904, il Larkin
Building di Buffalo, ora demolito. Con esso il principio poetico della libertà in
sé giunse ad essere la rivelazione nuova dell’architettura. Quella libertà nuova
che per la prima volta venne consapevolmente manifestata nel Tempio Unitario
di Oak Park (1906), come scrissi anche nel 1927 per l’Autobiografia. Con questo
principio nuovo operante, nell’architettura americana si profilò un senso nuovo
dello stile, inteso come qualità intima dell’opera. Una qualità naturale rispetto alla
funzione e all’arte dell’abitazione moderna: non più applicata “a gusto”. (Ancora:
“Tale la vita, tale la forma”; Coleridge ci offre uno slogan forse preferibile a “La
forma segue la funzione”). Per gli americani, come per tutti gli esseri umani di
ogni specie e in ogni parte del mondo, lo “stile” si configurò come un concetto
generale : espressione poetica del carattere. Lo stile è intrinseco : oppure è falso.
Ma se lo stile è una caratteristica dello “spazio interno da vivere”, la sua vita è
perpetuamente rinnovellata.
VI. SPAZIO
Sesto: Lo Spazio , l’elemento stesso dell’Architettura , ha trovato infine
espressione architettonica. Vetro: aria nell’aria, per racchiudere l’atmosfera
trattenendola all’interno, o all’esterno. Acciaio: un filo leggero e solido come il
filo della tela del ragno, capace, oggi, di coprire luci inaudite. Mediante i nuovi
prodotti offerti dalla tecnologia, e attraverso una nuova freschezza inventiva
nell’applicarli al prodotto edilizio, molte nuove forme spaziali bellissime sono
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già venute alla luce; e, a causa di esse, altre ancora continuano ad annunciarsi.
Alcune non saranno, com’è ovvio, nient’altro che “recenti”, e non significative;
altre saranno invece significative e realmente nuove. Ma ciò che più importa, il
costruire moderno sta divenendo la salda arte creativa che il principio poetico
può sprigionare e sviluppare. Forme nobili, vitali, esuberanti già esistono. La
democrazia si risveglia a una più spirituale espressione di se stessa, e a sua volta
si risveglierà la cultura nativa. Messi giustamente a fuoco sulle necessità vitali
del ventesimo secolo, si svolgeranno e si miglioreranno continuamente nuovi usi
dello spazio da vivere, usi più esuberanti e più sereni. Una sicurezza nuova e una
nuova pacatezza. Gioia illuminata di fresca bellezza già appare, o verrà. E, per
quanto attiene al futuro, io trovo fonte d’incoraggiamento nelle molte lettere che
mi giungono continuamente da tutto il paese, da giovani sotto i vent’anni, che
chiedono il mio aiuto perché hanno scelto, per le tesine di esercitazione, il tema
dell’architettura organica. Questo diffondersi, nella più giovane generazione, di
un interesse consapevole all’architettura, non può condurre ad altro che a una
nuova architettura americana. Quando questi giovani avranno dei figli, cioè fra
una generazione ancora, questi ultimi esigeranno case moderne e spaziose, in
linguaggio moderno: in questo linguaggio. Presto vedremo nascere la casa come
opera d’arte ; una casa che più che mai sarà focolare , proprio perché possiederà
una sua intrinseca bellezza.
VII. FORMA
Settimo: Chiunque sia, per un briciolo almeno, architetto, non sarà mai pago di
disegnare un edificio semplicemente (o prevalentemente) per il quadro figurativo
che offrirà - non più di quanto compererebbe un cavallo semplicemente in base
al colore del suo mantello. Che specie di intelligenza deve possedere quel critico
che, vedendo un edificio, lo giudica in base al suo “aspetto”, ignorandone il
sostrato costruttivo?
Per la prima volta in cinquecento anni, si manifesta un senso della forma
architettonica, ed è inteso come nuova integrità spirituale.
Le mura grevi, le elevazioni insensate e le insensate sovrapposizioni di ogni
sorta, scompaiono; ringraziamone il cielo. Pareti leggere e sottili possono oggi
sospendersi a lastre aggettanti sostenute all’interno da supporti sottili, edificati a
secco, mentre le mura stesse divengono schermi lievissimi, del tutto indipendenti
dalla funzione di sostegno. Sostegni centralizzati possono elevarsi isolati,
bilanciando carico con carico, non muri affatto, ma forma integrale: le pareti
possono costituire sospensioni leggere da punto a punto, in affascinanti forme
pendule.
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In generale, la struttura è un fatto che procede dall’interno all’esterno , anziché
dall’esterno all’interno. Forme geometriche diverse (specialmente forme
circolari), nell’impianto della struttura, si dimostrano più economiche delle
scatole a pianta quadrata. I carichi statici possono essere sospesi, e l’aggetto
può essere sorretto da montanti sottili e isolati. Si può adoperare il vetro, o
della plastica leggera, per completare l’involucro e renderlo abitabile, e lamiere
metalliche, o pannelli di metallo, dal peso lievissimo, offrono un materiale
permanente per gli esterni di tali strutture. Involucri di leggerezza estrema,
combinati con questi elementi strutturali, liberano l’edificio moderno da ogni
eccesso statico; la struttura non è più pletorica obesità, né corre più il rischio
di crollare sotto il proprio peso. Le pareti rubano poco o nulla dello spazio del
pavimento, e spazi fino ad oggi celati o perduti o resi impraticabili dalle pesanti
murature vengono rivelati e resi fungibili. Si possono progettare disposizioni
tali, per il confortevole soggiorno umano, che la spaziosità diviene economica
quanto bella, e si rivela dove mai si sarebbe pensato potesse esservi spaziosità. E
non solo piacevolezza e qualità per il pratico impiego consente oggi lo spazio ,
ma offre pure bellezza d’aspetto e di forma e un nuovo e valido tipo d’abitazione
per la specie umana. E gli edifici, finalmente, possono essere essi stessi resi
liberi, al pari dei loro occupanti, e avvolgersi nella splendida veste del principio
architettonico, e direttamente, vale a dire onestamente, costituire un’espressione
libera, eppure economicamente conveniente, di ciò che realmente sono, di ciò
che realmente significano. La realtà di questo nuovo senso dello spazio interno
può caratterizzare l’edilizia moderna. Lo stile sarà la conseguenza di una “qualità”
integrale. Così l’intelligenza rafforza e rende operante lo Spirito: un’arte
flessibile, varia, infinita nelle sue possibilità quanto lo spirito dell’uomo.
UNITA’ ORGANICA : Così ambiente ed edificio sono una cosa sola ; piantare gli
alberi nel terreno che circonda l’edificio , quanto arredare l’edificio stesso ,
acquistano un’importanza nuova , poiché divengono elementi in armonia con
lo spazio interno nel quale si vive . Il luogo (la costruzione , l’arredamento)
- ed anche la decorazione , e anche gli alberi - tutto diviene una cosa sola
nell’architettura organica. Ciò che un tempo era detto “decorazione” - la
sistemazione del giardino, l’illuminazione, ecc. - come pure tutti gli impianti
moderni (l’aria condizionata per esempio) si trovano tutti all’interno della
struttura edilizia, sono elementi dell’edificio. E pertanto sono, tutti, fattori di
questa sintesi nella quale confluiscono tutti gli aspetti dell’abitare , e si pongono
in armonia con l’ambiente . Questo appunto è ciò che la posterità definirà “
architettura organica “ .
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VIII. LA COPERTURA E IL SUO UMANO SIGNIFICATO
Ottavo: Come lo spazio interno nel quale si vive diviene la realtà vera della
costruzione, così il sottolineare la copertura diviene più che mai significativo
rispetto alla qualità dell’edificio, e la copertura, in quanto elemento
architettonico, vede esaltata la sua funzione. Sono pur sempre incongruenze
singolari queste attuali coperture ridotte a un tetto piatto: sebbene, per motivi
di economia, moltissimi le vogliano così. Qualificare questa istanza universale
di riparo , in quanto il riparo è l’elemento, tra quelli dell’architettura, più
significativo, ha acquisito nell’architettura organica un’importanza grandemente
superiore a quella di un tempo. Ecco una prova: il nuovo senso dello spazio
esige, per il suo significato umano, tanto una copertura significativa, quanto un
riparo. Perciò la copertura diviene in se stessa un elemento architettonicamente
più importante: la solidità delle mura scompare per riapparire in forma di
fantasiosi schermi che avvolgono la luce, e che, per conseguenza inevitabile,
affidano compiti assai maggiori alle forme e al modellarsi di tutta la parte sospesa
dell’edificio, la quale ha diretto riferimento agli elementi meteorologici. Inoltre,
radicali innovazioni strutturali fanno sì che la parte superiore sia leggera,
possieda sempre meno quel carattere di sovrapposizione che aveva un tempo,
rivesta maggior grazia, sia un fattore più armonioso dell’ambiente.
L’architettura organica considera la copertura una qualità non soltanto dello
spazio ma dello spirito , la vede come il fattore primario di ogni concezione
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che intenda costruire per l’uomo nel suo ambiente , intendendo l’uomo come
legittimo elemento dell’ambiente . L’ambiente meteorologico è onnipresente e gli
edifici devono essere lasciati fuori , alla pioggia . A questi elementi meteorologici
la copertura è dedicata. Tanto è vero che tutti gli altri fattori compositivi
tendono, l’uno per l’altro, a confluire in questo importantissimo fra tutti, la
copertura, ed alla sua funzione di riparo. Per completare l’edificio, per proteggere
da ogni mutevole contingenza di luce, caldo e freddo, di usura e d’uso, tutto ciò
che in esso è racchiuso, esigiamo la copertura. Chi occupa un edificio scopre
prontamente una possibilità di comfort molto maggiore, e una vita più espansa
e piacevole, laddove la copertura si fa riparo, e lo esprime. Col riparo, fascino è
stato aggiunto al carattere; stile al comfort; significato alla forma.
IL CLIENTE : Pertanto l’architettura moderna implica una collaborazione da
parte del cliente , collaborazione che deve essere di gran lunga più intelligente
che in passato. Dato che da un’opera d’arte si ritraggono soddisfazioni nuove
tanto maggiori che da qualsiasi espressione di “buon gusto” del cliente abituale,
l’investimento nella “ casa come opera d’arte “ è oggi quanto di più saggio si possa
avere. L’alloggio “ come opera d’arte “ è un luogo migliore in cui vivere , col quale
, per il quale , del quale vivere , in ogni senso. Perciò, perché non dovrebbe essere
un “investimento” migliore? Gli interessi dell’architetto e quelli del proprietario
sono qui mutuamente connessi , interdipendenti.
IX. MATERIALI
Nono: Ho detto la mia sulla natura dei materiali edilizi in una serie di articoli
scritti per il dottor Mikkelsen, allora direttore di “The Architectural Record”, di
New York, verso il 1928. Il buon dottore mi salvò, economicamente, nel momento
in cui tutta la meschinità e la grettezza della società si rovesciavano su di me,
dandomi l’incarico di compilare una serie di articoli su “qualsiasi argomento mi
piacesse”. Scelsi “la natura dei materiali”, e fui stupito di apprendere, quando
cominciai le ricerche sull’argomento, che nulla in nessuna lingua era mai stato
scritto in materia.
Tutti i materiali atti ad essere usati in edilizia sono importanti , più che mai . Sono
tutti significativi : ognuno secondo la propria particolare natura . Materiali vecchi
e nuovi hanno il proprio contributo vivente da offrire alla forma , al carattere
e alla qualità di qualsiasi edificio . Ogni materiale può divenire un felice fattore
determinante dello stile; usare erroneamente qualsiasi materia è tradire l’integrità
di tutta la composizione.
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STILE
Non esiste uno stile vero che non sia autoctono. Tentiamo di precisare il
significato dello stile. “ Lo stile è l’uomo “.
Senza dubbio, lo stile è, o dovrebbe essere, in gran parte un fatto di carattere
innato. Ma lo stile diviene significativo ed efficace in architettura soltanto se è
organico e integrale. Per il fatto che è innato è genuino - oppure non è. Lo stile
è, oggi, una qualità naturale per l’edificio; lo stile si sviluppa dall’interno. Grande
serenità, quiete, una compostezza nuova, sono il compenso in serbo per il giusto
uso dei materiali nelle forme vere alle quali ciascuno di essi è per natura il più
adatto.
POSSESSO
Nelle mani di un architetto lungimirante l’edificio appartiene oggi più che mai
al committente... L’edificio appartiene al proprietario, oggi, in funzione della
conoscenza, che il proprietario ha, della conoscenza necessaria. Perciò è nella
natura stessa dell’architettura organica, che non vi sia più motivo di negare ad
alcuno la sua casa, come egli la vuole, purché realmente sappia ciò che vuole. La
casa può essere progettata in funzione delle sue preferenze, della sua situazione,
del suo modo di vivere; ma c’è differenza tra preferenze e gusto. Se, attraverso
le sue preferenze, il proprietario si rivela consapevole dei principi in gioco,
esposti fin qui, ciò rende genuinamente sua la sua casa. Se cerca di comprendere
come essi impegnino, ed evolvano la sua libertà come individuo in questo suo,
particolare, caso, la suo nuova dimora affermerà la sua sovranità come individuo
illuminato...
...lo stile di ogni casa può essere oggi, assai più di sempre, individuale. Da
ciò la necessità di una nuova integrità culturale: la sensibilità individuale e la
responsabilità personale sono oggi fattori essenziali. Si prospetta una possibilità,
a scala umana, di scegliere un luogo nel quale non solo esistere, ma vivere, come
entità distinte: poiché ogni individuo, proprietario di edificio, può genuinamente
contribuire alla cultura autoctona del proprio tempo. Nello spirito di questo più
ampio ordine di scelta individuale, è responsabilità del proprietario essere ben
consapevole della portata della scelta, che egli compie, del suo architetto. Ciò che
egli fa ora non solo lo circonderà e lo rappresenterà per la vita; probabilmente
esisterà per diverse centinaia d’anni dopo di lui. L’integrità dovrebbe
manifestarsi, nella sua vita, attraverso la scelta personale che egli compie. Nella
nostra democrazia l’individuo dovrebbe elevarsi al più alto livello dell’aristocrazia
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semplicemente attraverso il proprio senso e percezione del valore .
CIO’ CHE E’ NATURALE
Consegue, da questi principi compositivi fondamentali, che il legno e l’intonaco
si accontenteranno di essere e di apparire legno e intonaco, non aspireranno
ad essere trattati in modo da assomigliare al marmo. Né gli edifici in cemento
armato vorranno sembrare in marmo o in lastre di pietra viva. Ciascuno avrà una
propria grammatica, verace rispetto al materiale, come nella grammatica inedita
della Casa sulla Cascata, la mia prima casa in cemento armato. Se questa semplice
conoscenza della grammatica e della sintassi proprie della composizione organica,
potesse entrare in concreto nell’attività architettonica, ogni edificio esibirebbe la
proprio natura con quella onesta distinzione formale che un architetto sensibile
potrebbe offrire al proprietario aperto e intelligente. L’edificio è un organismo
soltanto se armonizza l’interno con l’esterno e ambedue col proprio carattere e
fine , e col processo costruttivo , e col luogo , e col tempo. L’edificio congloberà
in sé la natura del luogo, dei metodi in base ai quali è costruito, e finalmente
tutto il risultato - dallo zoccolo alla grondaia, dal terreno all’orizzonte - sarà
rispondente al suo fine.