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Stampa articolo 1 di 1 http://sfoglia2.corriere.it/SIPOL_RCS/jsp/printArt.jsp?cli=CORSE Venerdì 14 Marzo, 2014 CORRIERE DEL VENETO - VICENZA © RIPRODUZIONE RISERVATA DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Fiera di Vicenza chiude l'accordo sull'oro con Dubai e lancia il salone dei «superfornitori». La presentazione Matteo Marzotto, presidente di Fiera di Vicenza, l'ha voluta ieri a casa sua, a Milano. Anche per motivi scaramantici. Lì aveva presentato, cinque anni fa l'acquisizione e il rilancio della storica griffe francese Vionnet, rivelatosi poi di successo. Lo stesso risultato che si spera ora per Origin, la mostra dell'accessorio moda, la novità su cui Fiera di Vicenza scommette quest'anno. Dall'8 all'11 maggio, in parallelo e in parziale sovrapposizione all'edizione primaverile di VicenzaOro (dal 10 al 13), Origin raccoglierà nel nuovo padiglione oltre 60 imprese artigiane di tessile e abbigliamento, pelle, gioiello e lavorazioni di nuovi materiali. Il meglio della manifattura veneta e italiana, da incrociare con 150 buyer da 30 Paesi - product manager, designer e membri di team creativi - di aziende che puntino all'alto di gamma e siano a caccia d'idee e lavorazioni al top per i loro prodotti, ma anche con cento giovani stilisti da 36 Paesi - dal Brasile all'Ucraina - selezionati dalla piattaforma digitale Not Just a Label, creata a Londra dal meranese cresciuto a Venezia Stefan Siegel, che rappresenta 15 mila stilisti di 106 Paesi. Anche per riallacciare nel mondo 2.0, relazioni perdute: «Una volta i giovani stilisti usciti dalle scuole per prima cosa venivano in Italia a costruire il loro campionario. Tradizione perdutasi: i giovani stilisti sognano ancora di produrre in Italia, ma non saprebbero da dove cominciare». L'esigenza è di incrociare manifattura ed economia digitale. Di dare un mercato internazionale ai migliori subfornitori, i «superfornitori» come li ha definiti Marzotto, disorientati dal taglio delle commesse tradizionali (si pensi in Veneto al caso Benetton); e di agganciare i nuovi creativi alle capacità manifatturiere italiane. «Abbiamo pensato a una piattaforma, a costi molto competitivi, per i superfornitori, gli artigiani con un prodotto unico del distretto Italia - sostiene Marzotto -. Per dare spazio, con Origin, al ben fatto, al Made in Italy 2.1». Origin che si affianca a quella VicenzaOro spring in cerca di identità. I destini per altro restano separati, e il cantiere con le categorie orafe per stabilire che fare dal 2015 è aperto. Il direttore Corrado Facco le ha incontrate dieci giorni fa, con i numeri della nuova ricerca condotta a gennaio su 430 espositori di VicenzaOro winter: la metà non è interessata ad un'edizione primaverile, l'altra metà sì, ma facendo riferimento ad un'edizione primaverile con numeri di presenze che non sono più sostenibili. A maggio si dirà cosa succederà dall'anno prossimo. Ma intanto sul fronte rassegne orafe, Vicenza mette un punto fermo. Pesante. Il 5 aprile sarà messa l'ultima firma sulla joint venture con Dubai per la nuova fiera orafa che Vicenza gestirà nel Golfo. Manca da definire la veste giuridica; piano industriale e assetto organizzativo sono fatti. La società, sede a Dubai, vedrà i soci arabi al 51% (non può che esser così per una società ivi residente), utili divisi alla pari, team operativi tra il Golfo e Vicenza, che avrà l'Ad e team commerciale, di marketing e acquisizione buyer. Basi solide per controllare lo sviluppo del salone che si candida a diventare il riferimento nell'area tra Golfo, India, Africa e Russia, veicolando le nuove relazioni anche su VicenzaOro. Federico Nicoletti 14/03/2014 09:25