Presentazione di PowerPoint
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Cosa significa parlare oggi di patria? Il servizio civile come difesa della patria Roberto Lionetti, 2014 1 Il servizio civile nazionale come difesa non armata della patria Il SCN è stato istituito come un’opportunità per “servire la patria” in modo alternativo: non con le armi, ma attraverso l’impegno sociale. Legge 6 marzo 2001, n. 64 Istituzione del servizio civile nazionale Art. 1 (Princìpi e finalità) 1. E' istituito il servizio civile nazionale finalizzato a: a) concorrere, in alternativa al servizio militare obbligatorio, alla difesa della Patria con mezzi ed attività non militari 2 Patria: per molti, oggi, un concetto ingombrante Oggetto di frequenti riflessioni, il concetto di patria resta tuttavia, per molti di noi provenienti da campi di esperienza e province ideologiche diverse - un concetto estraneo, lontano, ingombrante. Cattolici o militanti della sinistra, internazionalisti per fede religiosa o politica, cosmopoliti per interessi artistici e gusti musicali, cultori di pratiche mediche, visioni del corpo e pratiche alimentari lontane dalla nostra tradizione, vittime o sostenitori convinti dei processi di globalizzazione che investono ogni aspetto della nostra vita, nonviolenti per scelta, abbiamo spesso difficoltà - giovani o meno giovani che si sia - a impiegare il concetto di patria per descrivere i nostri sentimenti di appartenenza, i nostri progetti di vita e di impegno civile, le nostre origini. 3 Patria e cristianesimo Nella Lettera a Diogneto, un breve scritto in greco, che un ignoto cristiano della prima metà del II secolo rivolge a un amico per spiegargli la nuova fede cristiana, leggiamo: ”I cristiani non si differenziano dal resto degli uomini, né per territorio, né per lingua, né per consuetudini di vita. Infatti non abitano città particolari, né usano un qualche strano linguaggio, né conducono uno speciale genere di vita. (…) Dimorano in città sia civili che barbare, come capita. E, pur seguendo nel vestito, nel vitto e nel resto della vita le usanze del luogo, si propongono una forma di vita meravigliosa e per ammissione di tutti incredibile. Abitano ciascuno la loro patria, ma come forestieri. Partecipano a tutte le attività di buoni cittadini e accettano tutti gli oneri come ospiti di passaggio. Ogni terra straniera è patria per loro, mentre ogni patria è per essi terra straniera”. 4 Patria e internazionalismo comunista L’Internazionale, composta nell’estate del 1871, tra le rovine della Comune di Parigi, da Eugène Pottier, operaio e poeta rivoluzionario francese, e divenuta in breve l’inno del proletariato rivoluzionario del mondo intero, pone l’accento sull’internazionalismo comunista: “Su lottiam! / L’Ideale nostro alfine sarà / l’Internazionale, futura umanità” E il canto Bandiera Rossa, composto alla fine dell’Ottocento e divenuto l’inno dei socialisti prima, e poi dei comunisti italiani, esprime lo stesso concetto del superamento di ogni barriera fra i popoli, con le parole: ”Non più nemici, non più confini, / lungo i confini rosse bandiere”. E “Nostra patria è il mondo intero, nostra legge la libertà. Passiam di plebi varie fra i dolori, de la nazione umana precursori!», recita una notissima canzone di lotta italiana. 5 Patria e movimento anarchico L’essere “senza patria”, d’altra parte, diventa, già nell’Ottocento, sinonimo e motto del movimento anarchico. Così, ad esempio, Émile Louvigny, nato a Sugny, in Belgio, nel 1864, e trasferitosi da giovane in Francia, aderì al gruppo anarchico dei «Sans Patrie» (I Senza Patria). 6 Patria: per molti, oggi, un concetto ingombrante In un recente corso di formazione per formatori del Servizio Civile, è stata proprio la parola “patria” a costituire una fonte di disagio per molti partecipanti: disagio che si è manifestato a un certo punto con l’assegnazione al corso di un obiettivo esplicito: il compito, cioè, di rendere “simpatico” un concetto - quello di patria - fortemente connotato, per molti fra i presenti, in senso nazionalista, militarista, conservatore: un termine, quindi, a cui guardavano con sospetto e di cui avrebbero fatto volentieri a meno. 7 Sentendo parlare di patria… LAVORO IN AULA Provo una sensazione di: N° Fastidio Indifferenza Ambivalenza Simpatia 8 Sentendo parlare di patria… LAVORO IN AULA (56 partecipanti) (ASS1 Triestina, dicembre 2008) Provo una sensazione di: N° 9 Fastidio 19 Indifferenza 23 Ambivalenza 5 Simpatia 9 Sentendo parlare di patria… I 20 partecipanti alla formazione del CSV (ottobre ’07 e novembre ’08) così si sono pronunciati: Provo una sensazione di: N° 6 Fastidio 2 Indifferenza 10 Ambivalenza 2 Simpatia 10 Sentendo parlare di patria… LAVORO IN AULA (54 partecipanti) (ASS1 Triestina, marzo 2008) Provo una sensazione di: Fastidio Indifferenza Ambivalenza Simpatia N° 17 10 24 3 11 Patria: per molti, oggi, un concetto ingombrante Credo che uno dei principali compiti di chi fa oggi formazione nell’ambito del Servizio Civile sia proprio quello di riavvicinare i giovani al concetto di patria, aiutandoli a riappropriarsi di un’idea che non è affatto arcaica, anche se il mondo attuale ci spinge a rivederne com’è ovvio - significati e implicazioni. 12 Patria: per molti, oggi, un concetto ingombrante E il miglior modo per farlo è partire proprio dalle radici di quel disagio cui accennavo, perché la sensazione eventuale di fastidio, estraneità, insofferenza nei confronti del concetto di patria emerge da una serie di riflessioni, dubbi e interrogativi comunque legittimi, e ai quali è doveroso dare risposte adeguate. 13 Alcuni interrogativi frequenti sul concetto di patria La tesi storiografica della “morte della Patria” (Ernesto Galli della Loggia) Il concetto di patria è stato ed è un concetto elitario, più sentito da intellettuali, politici, artisti che dalla gente comune? Cosa significava la parola “patria”, per le masse contadine, all’indomani dell’unificazione? Cosa ha significato, alla fine dell’800, la parola “patria” per i cattolici? Con il fascismo l’essere “patrioti” diventò un dovere; con quali conseguenze su questa idea? La resistenza ha mutato il concetto di “patria”? “Patria” rimanda ai padri, ed esclude le donne; è un concetto maschilista? Che senso ha parlare di patria in un’Europa unita? Il concetto di patria è un concetto che diviene pregnante solo in guerra? “Fratelli d’Italia”, “Figli della Patria”: convince oggi lo Stato come famiglia? 14 Patria: un approccio interdisciplinare All’incrocio fra studi politologici, storici e socioantropologici, il concetto di patria è stato generalmente affrontato a partire da 5 nozioni di base Nazione Stato Popolo Area linguistica Area culturale Spesso questi studi hanno considerato “patria” e “nazione” come sinonimi, ritenendo che il “patriottismo”, come realtà sociale, sia di fatto riconducibile al “nazionalismo”. 15 Antropologia della patria e del patriottismo Questa assimilazione implicita del concetto di patria a quello di nazione, e del patriottismo al nazionalismo politico, è messa in discussione dall’antropologo francese Andràs Zempleni, nel suo studio sul patriottismo ungherese. Per Zempleni la categoria di “patria”, per quanto inseparabile da quei concetti, non è assimilabile alle nozioni di stato, nazione, popolo, paese. L’approccio etnografico adottato da Zempleni si fonda sul postulato metodologico che la nozione di patria si possa cogliere solo attraverso lo studio sistematico delle metafore e dei riti patriottici 16 Metafore della patria: la terra Fra le metafore associate all’idea di patria, Zempleni segnala innanzitutto quelle spaziali e territoriali. Il “sacro suolo”, la “terra dei nostri antenati”, la “terra-madre” che ci nutre e protegge, e in cui affondiamo le nostre radici.. In ungherese, del resto, patria si dice haza, termine che deriva direttamente da ház, casa Ma a differenza del territorio statale o nazionale, separato da una frontiera netta da altri territori della stessa natura, la terra-patria è concepita come un’entità che non confina con altre patrie, caratterizzata da una sorta di “insularità”, “piccola isola nel mare dei popoli”, per usare l’espressione di un poeta ungherese. 17 Popoli, identità, territorio Ma esiste, nelle rappresentazioni collettive, si chiede l’antropologa Françoise Héritier nel suo saggio sulla violenza, “un’idea pensabile di un popolo privato di un territorio, di un legame con il suolo? L’autrice ricorda come per Erodoto, ad esempio, al di là degli Sciti (gli Altri più vicini, ancora pensabili sulla base di una sistematica inversione degli usi greci con tutti gli effetti di simmetria che ne derivano), si trova un deserto oltre il quale vivono gli Androfagi – nomadi e cannibali - che non conoscono la giustizia né le leggi. Più lontani ancora ci sono altri popoli la cui natura è quasi impensabile: gli Agatirsi che mettono in comune le proprie donne, i Neuri che sono una sorta di licantropi, e i Sauromati, mangiatori di pidocchi. 18 Popoli, identità, territorio In modo analogo, oltre l’Egitto si trovano dei cerchi concentrici simili: popoli che si accoppiano con le bestie, altri privi di linguaggio, e infine gli Ataranti, presso i quali gli uomini non hanno neppure un nome. Eppure, tutti questi popoli hanno un territorio. 19 Popoli, identità, territorio Uno degli aspetti più tragici delle politiche coloniali, è stato proprio il loro impatto sul legame che le popolazioni assoggettate avevano con uno specifico territorio: spostamenti coatti, suddivisioni amministrative delle terre coloniali fatte a tavolino, senza alcuna considerazioni dei popoli ivi residenti, ecc. Esempio degli Xhosa del Sud Africa (metà dell’Ottocento) [Fonte: F. Héritier] 20 Popoli, identità, territorio Analogamente, nell’Unione Sovietica di Stalin, si è assistito al passaggio da una prima teoria della nazione, vista come “comunità stabile, storicamente formatasi, di lingua, territorio, vita economica e caratteri psicologici resi manifesti in una cultura comune”, a una concezione della nazione, affermatasi dopo il 1949, in cui Stalin si limitava a riconoscere la sola lingua come componente essenziale delle minoranze. 21 Metafore della patria: il corpo della nazione Se la patria appare prevalentemente come un luogo, una terra, la nazione ha un corpo. Le metafore che riguardano questo corpo sono prevalentemente, osserva Zempleni, di natura sacrificale. La “nazione che sanguina di mille ferite”, cui vengono inflitte “amputazioni”, “mutilazioni” 22 Riti della patria: i funerali patriottici L’importanza che assume la pratica di esumare, rimpatriare e riseppellire i “morti della patria” si chiarisce solo riconoscendo il significato rituale che questa pratica assume. Questi riti funerari riguardano due categorie di morti: quelli vergognosamente sepolti in fosse comuni nella terra-patria in momenti storici particolari, e i patrioti morti in esilio e seppelliti in modo corretto, ma in terra straniera. 23 Riti della patria: i funerali patriottici Esumare e dare degna sepoltura ai morti sepolti in fosse comuni svolge, dal punto di vista antropologico, una funzione rituale precisa: quella di cancellare dalla Terra degli antenati la contaminazione causata dalla loro morte atroce ed oscura, mettendosi al tempo stesso in regola con questi morti. Quanto agli esuli, questi patrioti “strappati al corpo della nazione”, il rimpatrio dei loro corpi esprime in forma rituale la loro ricongiunzione con il corpo della terra-madre, della terra-patria. 24 Metafore della patria: un’ematologia patriottica Sangue patriottico che scorre nelle vene, sangue versato dai patrioti L’associazione fra la terra-patria ed il sangue dei suoi figli (antenati e compatrioti) ritorna in tutte le tradizioni patriottiche. Sebbene questa associazione ritorni in forma caricaturale e delirante nel discorso nazi-fascista, quest’idea non è appannaggio esclusivo dell’ideologia fascista, e rimanda all’idea soggiacente della potenza fecondante del sangue patriottico. 25 Metafore della patria: simboli vegetali Zempleni sottolinea ancora il ruolo che assume, nell’iconografia politica ungherese, il mondo vegetale. Nei simboli di partito come nei manifesti politici ritroviamo così tulipani e campi fioriti. 26 Metafore della patria: simboli vegetali Vale la pena fare mente locale all’iconografia nostrana, con querce, ulivi, margherite, garofani, ecc. 27 Metafore della patria: i nemici esterni ed interni Infine, ritorna frequente, nei discorsi patriottici, il tema dei nemici della patria. Come quelli esterni, anche i nemici interni cambiano a seconda del contesto storico e geografico (immigrati, extracomunitari, ebrei, zingari, comunisti, negri ecc.), ma si tratta di categorie sociali che vengono definite come una minaccia “a e in casa nostra”. Gli stereotipi legati ai “nemici della patria” (siano essi interni od esterni), sottolinea l’antropologo francese, possono servire da punto di partenza per uno studio della funzione simbolica dei nemici nella definizione stessa della patria. 28 Il concetto antropologico di patria elettiva Nel 2003, Clara Gallini ha curato la pubblicazione di un volume collettivo dal titolo Patrie elettive (Torino, Bollati Boringhieri). Il titolo di questo libro, riprende un’espressione coniata da Ernesto de Martino, che ne La terra del rimorso definiva la Puglia “patria elettiva” del tarantismo. La “patria” (o “patria culturale”) costituiva per l’antropologo un luogo di memorie e di progetti, uno spazio al tempo stesso fisico e simbolico, che colloca l’individuo all’interno di un mondo 29 culturalmente determinato. Il concetto antropologico di patria elettiva Proprio per l’importanza che l’idea di patria assume nella vita di un individuo, una patria non è però concepibile, osserva Clara Gallini, “come un dato di natura, ma piuttosto come un prodotto culturale mai definito una volta per tutte e che a sua volta rinvia, sul piano soggettivo, al duplice ordine delle fedeltà e delle scelte. Ma anche il conflitto la solca, coinvolgendo attori sociali e reciproche posizioni, in una tensione che concerne proprio la definizione o la ridefinizione degli stessi confini simbolici 30 che ne delimitano il campo”. Patrie, spazi e confini La nozione di “confine” è del resto ineludibile, quando si tratta di indicare gli spazi geografici e mentali all’interno dei quali ci collochiamo, spesso in forte antitesi con l’Altro. Così come non è possibile prescindere da altri concetti antropologici, quali l’etnicità, l’identità culturale, l’autorappresentazione, gli stereotipi (auto- ed eterostereotipi). 31 Globalizzazione, media e nuove patrie elettive Paradossalmente, i processi di mondializzazione hanno visto il moltiplicarsi di scenari che oggi definiremmo glocal (sintesi pragmatiche delle spinte politicoeconomiche globalizzanti e dei bisogni, fortemente avvertiti, di localizzazione ed ancoraggio ad uno spazio culturale percepito come proprio). La tecnologia multimediale e i mezzi di comunicazione, del resto, hanno permesso di inventare nuove modalità di produzione di “patrie elettive”, talvolta anche solo virtuali, vere e proprie “patrie inventate”, come il Khalistan, l'immaginaria nazione della popolazione Sikh deterritorializzata d'Inghilterra, Canada e Stati Uniti: una patria inventata grazie ai collegamenti via internet, certo, ma non per questo meno reale e capace di incidere sugli stati-nazione (cfr. Persone dall'Africa, a cura di P. Clemente e A.M. Sobrero, Roma, Cisu, 1998). 32 Patrie virtuali: dal Khalistan a Second Life Second Life è nato nel 2002 per iniziativa del ventottenne californiano Philippe Rosedale e dal suo Linden Lab, ed è oggi un fenomeno planetario che fa girare oltre due milioni e mezzo di dollari, reali, ogni giorno, anche se il mondo virtuale di SL si è dotato di una moneta locale, i Linden Dollars, che servono a fare acquisti, investimenti, ad affittare un appartamento o acquistare un’isoletta, a migliorare l’aspetto del proprio avatar. I Linden Dollars si possono guadagnare, facendo lavorare il proprio avatar, oppure si possono acquistare con la carta di credito nell’ufficio cambi di SL, dove è anche possibile convertire i soldi guadagnati dal tuo alter ego, in dollari americani, accreditandoteli sulla tua carta di credito. Sembra che un avatar su 50 mila abbia guadagnato nell’ultimo mese almeno 5000 dollari. 33 Patrie virtuali: dal Khalistan a Second Life SL è qualcosa di più di un semplice gioco: è un mondo digitale in 3D, immaginato, creato e articolato dai suoi residenti. Si può decidere il proprio aspetto, volare, possedere un’isola e costruirci un edificio, in un mondo in cui non esistono limiti all’immaginazione. E proprio l’arte sembra aver trovato in esso nuove stimolanti possibilità. SL è un vero e proprio mondo parallelo costruito nello spazio della rete. SL conta oggi una popolazione di oltre otto milioni di avatar, e anche se in molti vi cercano soldi, shopping e sesso, il successo di SL pare legato soprattutto alla fama e al prestigio che si ottengono solo per il fatto di esservi presenti. La crescita della popolazione, l’apertura di business di tutti i tipi e la circolazione di denaro hanno fatto sì che da gioco si trasformasse in un mondo virtuale con i suoi valori, la sua economia e la sua etica. Una patria virtuale, in altre parole, in cui riconoscersi e per la quale impegnarsi. 34 Patrie virtuali: dal Khalistan a Second Life Aimée Weber, ballerina punk con ali blu da farfalla e anfibi alti fino al ginocchio, è l’ideale sintesi tra arte, moda e marketing in SL: stilista di successo, per fornire un’adeguata intelaiatura alla sua personalità ha costruito l’isola di Midnight City, dove vive e lavora, un luogo sospeso a 600 metri di altezza sopra le nuvole, irraggiungibile e invisibile a meno di non essere teletrasportati da lei o di non possedere uno script di volo speciale. Aimée Weber è una delle migliori designer di architettura e moda virtuale, nonché una delle professioniste più esperte nel marketing virtuale. La carriera della nostra farfalla comincia sperimentando e creando vestiti per avatar. 35 Patrie virtuali: dal Khalistan a Second Life Nel giro di un mese Aimée Weber lancia Preen, uno dei primi e più famosi marchi fashion del nuovo mondo, ed oggi la sua isola è un punto di riferimento per tutto il popolo di Second Life. In Second Life ci sono oltre 32 gallerie d’arte registrate, e altre sono state aperte all’insaputa del grande pubblico. Gallerie costruite e gestite da privati, spesso dagli stessi artisti. A volte si espongono i propri lavori realizzati in real life con l’intento di mostrarli a un pubblico più ampio, altrimenti irraggiungibile. Esistono anche gallerie commerciali mirate alla vendita di opere per le case di Second Life. 36 Patrie virtuali: dal Khalistan a Second Life Suzanne Vega (qui sopra il suo avatar suona per un gruppo di fans) è stata la prima a lanciare un disco su Second Life, e il suo esempio è stato subito seguito dagli U2, che si sono esibiti in un concerto virtuale. Che SL apra a nuovi e fruttuosi mercati, ormai l’hanno capito in molti: anche le griffe più prestigiose, sbarcate in modo massiccio nelle strade del nuovo mondo, o le agenzie di informazione. Hanno aperto succursali in SL testate giornalistiche, come il Corriere della Sera, e case farmaceutiche, come la Ratiopharm, una ditta tedesca produttrice di farmaci generici. L’ultima frontiera è rappresentata dalla politica: nel mondo parallelo fanno campagna elettorale Ségolène Royal così come Hillary Clinton, e – fra i politici di casa nostra – il primo a varcare il confine fra reale e virtuale è stato Antonio Di Pietro. 37 Pfizer è la più grande società farmaceutica del mondo operante nel settore della ricerca, della produzione e della commercializzazione di farmaci La salute si impara su Second Life Per avvicinare all'informazione scientifica anche gli utenti di SL è nato nel 2007 "Healthy", un Palazzo della medicina e del benessere. Il suo battesimo è avvenuto a Berlino, dove esperti internazionali si sono riuniti in occasione della Giornata mondiale della contraccezione. La prima esperienza del Palazzo della medicina e del benessere ha coinvolto degli specialisti italiani, che in conferenza hanno presentato un'indagine condotta dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia (SIGO) sul rischio di interruzione volontaria di gravidanza. La conferenza è stata contemporaneamente trasmessa anche su SL, per favorire una scelta contraccettiva consapevole e minimizzare le interruzioni di gravidanza. E in tempo reale gli utenti iscritti a questo mondo parallelo hanno potuto interagire con gli ospiti presenti, formulando delle domande. E' la prima volta che il mondo della salute invade Second Life, e nelle intenzioni degli organizzatori questo è "il primo passo verso l'ultima frontiera dalla comunicazione". Pfizer Magazine, Articolo del 24/10/07 38 Sincretismi e ibridazioni culturali Oggi risulta sempre più difficile parlare delle diverse culture (e quindi delle singole “patrie culturali”) semplicemente in termini di pluralità e di autonomia: la situazione dominante è piuttosto quella del sincretismo e della giustapposizione di patrie e di culture. La globalizzazione dei processi economici “contribuisce a rendere i confini culturali sempre più confusi e mutevoli; la sistematica ibridazione, l’aggregazione di tratti eterogenei in nuove e instabili configurazioni, è adesso la regola”, scriveva F. Dei già una quindicina di anni or sono. 39 Patrie, culture, mobilità La mobilità, sia quella reale degli uomini, sia quella virtuale delle idee e delle immagini, mette in crisi concetti forti e unitari che fino a tempi recenti hanno guidato la ricerca sociale e la riflessione politica: etnia, cultura, società, identità nazionale, patria, assumono profili nuovi sotto la pressione della ristrutturazione globale dell’economia e della cultura. Cosicché le categorie di lettura tradizionali risultano spesso deboli per capire le nuove storie di vita. 40 Immigrazione e prospettiva diasporica Questo progressivo, sempre più diffuso distacco dell’identità dal territorio in cui si vive ha fatto emergere, nell’antropologia contemporanea, il concetto di diaspora, per sottolineare non tanto lo spostamento più o meno forzoso nello spazio, quanto la consapevolezza, da parte di comunità e popolazioni immigrate, di possedere (e di voler preservare) un’identità distinta da quella del luogo di residenza e legata in qualche modo al luogo di origine. La coscienza della diaspora implica il riconoscimento da parte dell’attore sociale residente in un certo territorio di appartenere anche ad un luogo di origine lontano e diverso da quello attuale. 41 Immigrazione e prospettiva diasporica Questa prospettiva diasporica ci permette di tener conto dell’eventuale mantenimento di un rapporto, anche solo immaginario, con il luogo d’origine, dei legami che continuano ad avere significato e a influenzare in un qualche modo la vita anche nell’attuale luogo di residenza. E il mantenimento di questo “rapporto a distanza” è, in molti casi, reso possibile da una vasta gamma di tecnologie comunicative personali (telefono, videocamera, fax, e-mail, chat, ecc.) 42 Patria e non luoghi Un ulteriore, importante contributo alle nostre riflessioni su ciò che può significare oggi il concetto di patria ci è offerto dall’antropologo francese Marc Augé, nel suo saggio Nonluoghi (1992; trad. it. Eleuthera 1993). Secondo Augé, il mondo contemporaneo è testimone di una serie di trasformazioni accelerate. Augé si sofferma in particolare su tre di queste trasformazioni, che caratterizzano a suo modo di vedere quella che lo studioso francese definisce come surmodernità: il tempo, lo spazio e l’individualizzazione dei riferimenti. 43 Surmodernità e tempo Per quanto concerne la questione del tempo, è una constatazione molto banale che possiamo verificare quotidianamente, il fatto che la storia ha conosciuto, in questi ultimi tempi, una tremenda accelerazione. Questa sovrabbondanza di avvenimenti del mondo contemporaneo, che determina il bisogno impellente di dare un senso al presente, costituisce secondo Augé una delle caratteristiche principali della situazione che l’autore definisce come surmodernità, e la cui modalità essenziale è data proprio dall’eccesso. 44 Surmodernità e spazio La seconda trasformazione tipica del mondo contemporaneo, nonché la seconda figura dell’eccesso caratteristica della surmodernità, riguarda lo spazio. E l’eccesso di spazio è correlato, un po’ paradossalmente, al restringimento del pianeta: i mezzi di trasporto rapido pongono le capitali a qualche ora di distanza al massimo l’una dall’altra. E nell’intimità delle nostre dimore, immagini di tutti i tipi, diffuse dai satelliti, ci danno una visione istantanea di avvenimenti in atto all’altro capo del pianeta. La sovrabbondanza spaziale del presente si esprime quindi in mutamenti di scala, nella moltiplicazione dei riferimenti immaginifici e immaginari e nelle spettacolari accelerazioni dei mezzi di trasporto. 45 Non luoghi e patria Questa trasformazione a livello spaziale comporta modificazioni fisiche considerevoli: concentrazioni urbane, trasferimenti di popolazione, e manipolazione di ciò che Augé definisce non luoghi, in opposizione alla nozione sociologica di luogo, inteso come cultura localizzata nel tempo e nello spazio. I non luoghi sono le installazioni necessarie per la circolazione accelerata delle persone e dei loro beni (strade a scorrimento veloce, svincoli, aeroporti), i mezzi di trasporto stessi e i grandi centri commerciali o, ancora, i campi profughi, i vari centri di prima accoglienza per extracomunitari, ecc. E Marc Augé sottolinea un’apparente contraddizione: “Nel momento stesso in cui l’unità dello spazio terreste diviene pensabile e in cui si rafforzano le grandi reti multinazionali, si amplifica anche il clamore dei particolarismi, di coloro che vogliono restare soli “a casa loro” o di coloro che vogliono ritrovare una patria”. 46 Surmodernità e individuo La terza figura dell’eccesso, in rapporto alla quale potrebbe definirsi la condizione di surmodernità, è la figura dell’ego, dell’individuo, vale a dire l’individualizzazione dei riferimenti: nelle società occidentali, l’individuo si considera un mondo a sé. Proprio perché mai i riferimenti dell’identificazione collettiva sono stati così fluttuanti, la produzione individuale di senso è oggi più che mai necessaria. 47 La patria come luogo antropologico Il campo di studio dell’etnologo è stato, fino ad oggi, al contrario, il luogo antropologico: quello occupato dagli indigeni che vi vivono, vi lavorano, lo difendono, ne segnano i punti importanti, ne sorvegliano le frontiere, reperendovi magari la traccia di potenze sovrumane: in altre parole, il luogo dell’etnologo coincide con quelle che De Martino chiamava “patrie elettive”. L’etnologo ritiene di poter decifrare attraverso l’organizzazione del luogo (la frontiera sempre postulata e marcata tra natura selvaggia e natura civilizzata, la ripartizione permanente o provvisoria delle terre coltivate e delle acque pescose, la pianta di villaggi e città, la disposizione dell’habitat e le regole di residenza) un ordine così evidente, che la sua trascrizione nello spazio si presenta come una seconda natura. 48 Spazio e identità Il fantasma degli indigeni è quello di un mondo chiuso, fondato una volta per tutte: se ne conoscono le terre, la foresta, le sorgenti, i punti importanti, i luoghi di culto, le piante commestibili e quelli medicinali, senza trascurare quella dimensione temporale dei luoghi di cui i racconti sull’origine e il calendario rituale postulano la fondatezza e assicurano, in linea di principio, la stabilità. Che i termini di questo discorso siano volentieri spaziali non sorprende, visto che il dispositivo spaziale è allo stesso tempo ciò che esprime l’identità del gruppo (le origini del gruppo sono spesso diverse, ma è l’identità del luogo che lo fonda, lo raccoglie e lo unifica) e ciò che il gruppo deve difendere contro le minacce esterne e interne perché il linguaggio dell’identità conservi un senso. 49 Lo spazio come principio di senso Scrive Augé (p. 51): Riserveremo l’espressione “luogo antropologico” a questa costruzione concreta e simbolica dello spazio che da solo non potrebbe rendere conto delle vicissitudini e delle contraddizioni della vita sociale, ma alla quale si riferiscono tutti coloro ai quali essa assegna un posto, per quanto umile o modesto questo possa essere. Il luogo antropologico, di scala variabile (la capanna o la casa, il villaggio, una regione o una nazione), è simultaneamente principio di senso per coloro che l’abitano e principio di intelligibilità per colui che l’osserva. 50 3 caratteristiche dei luoghi antropologici L’analisi di questi luoghi, quale che sia la loro scala, ha senso perché essi sono stati investiti di senso, e ogni percorso, ogni reiterazione rituale ne convalida e conferma la necessità. Questi luoghi hanno almeno tre caratteri comuni: essi si vogliono identitari, relazionali e storici. 51 Caratteristiche dei luoghi antropologici - Identità, innanzitutto: ogni luogo antropologico corrisponde, per ciascuna persona che vi vive, ad un insieme di possibilità, di prescrizioni e di interdetti. Nascere significa nascere in un luogo: in questo senso, il luogo di nascita è costitutivo dell’identità individuale. - Relazione: in uno stesso luogo possono coesistere elementi distinti e singoli, certo, ma di cui non si possono negare né le relazioni reciproche né l’identità condivisa che conferisce loro l’occupazione dello stesso luogo comune. - Storia, infine: e storico il luogo lo è necessariamente, dal momento in cui, coniugando identità e relazione, esso di definisce a partire da una stabilità minima. 52 Fondamento costituzionale del S.C.: la difesa della Patria Art. 52, co. 1: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino…”; …”il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge”. 53 Breve storia della difesa della Patria Difesa come tutela armata del territorio solo in tempo di guerra (anni ’50); Difesa come fondamento costituzionale dell’organizzazione militare (anni ‘70); Difesa come valore suscettibile di essere adempiuto anche con la “prestazione di adeguati comportamenti di impegno sociale non armato” (anni ‘ 80); Difesa come valore suscettibile di essere adempiuto anche attraverso comportamenti volontari (2004-2005). 54 Alcuni sinonimi del concetto di difesa LAVORO IN AULA Un gruppo precedente ha proposto i seguenti sinonimi di difesa: Protezione Salvaguardia Lotta Tutela Mantenimento Valorizzazione Rafforzamento Sicurezza Custodia Preservazione Conservazione 55 Conclusione: il servizio civile per… Difendere la Patria… costruire una democrazia critica…. - che eviti che il popolo sovrano si trasformi nel popolo del sovrano - che richiede partecipazione e cittadinanza attiva 56 Quali confini alla “patria da difendere” con il S.C. Vorrei concludere citando una considerazione di Massimo Palombi, Direttore generale dell’Ufficio nazionale del Servizio civile, sul problema dei confini geografici da attribuire a quel “servire la patria” che il Servizio civile si pone come obiettivo. Scrive Palombi: “Se tra le finalità del servizio civile nazionale c’è anche quella di promuovere la solidarietà e la cooperazione, a livello nazionale e internazionale, è inevitabile che i confini geografici in cui esso è chiamato ad operare debbano espandersi fin quasi a dissolversi, nella convinzione che la solidarietà non ha confini” (Il volontariato in Europa, Spes, Roma, 2005, p. 7) 57