Presentazione di PowerPoint

Transcript

Presentazione di PowerPoint
Cosa significa
parlare oggi di patria?
Il servizio civile come difesa della patria
Roberto Lionetti, 2014
1
Il servizio civile nazionale come
difesa non armata della patria

Il SCN è stato istituito come
un’opportunità per “servire la patria” in
modo alternativo: non con le armi, ma
attraverso l’impegno sociale.

Legge 6 marzo 2001, n. 64
Istituzione del servizio civile nazionale
Art. 1 (Princìpi e finalità)
1. E' istituito il servizio civile nazionale
finalizzato a:
a) concorrere, in alternativa al servizio
militare obbligatorio, alla difesa della
Patria con mezzi ed attività non militari
2
Patria: per molti, oggi,
un concetto ingombrante

Oggetto di frequenti riflessioni, il concetto di
patria resta tuttavia, per molti di noi provenienti da campi di esperienza e province
ideologiche diverse - un concetto estraneo,
lontano, ingombrante. Cattolici o militanti della
sinistra, internazionalisti per fede religiosa o
politica, cosmopoliti per interessi artistici e gusti
musicali, cultori di pratiche mediche, visioni del
corpo e pratiche alimentari lontane dalla nostra
tradizione, vittime o sostenitori convinti dei
processi di globalizzazione che investono ogni
aspetto della nostra vita, nonviolenti per scelta,
abbiamo spesso difficoltà - giovani o meno
giovani che si sia - a impiegare il concetto di
patria per descrivere i nostri sentimenti di
appartenenza, i nostri progetti di vita e di
impegno civile, le nostre origini.
3
Patria e cristianesimo
Nella Lettera a Diogneto, un breve scritto in greco,
che un ignoto cristiano della prima metà del II secolo
rivolge a un amico per spiegargli la nuova fede
cristiana, leggiamo:

”I cristiani non si differenziano dal resto degli uomini,
né per territorio, né per lingua, né per consuetudini di
vita. Infatti non abitano città particolari, né usano un
qualche strano linguaggio, né conducono uno speciale
genere di vita. (…) Dimorano in città sia civili che
barbare, come capita. E, pur seguendo nel vestito, nel
vitto e nel resto della vita le usanze del luogo, si
propongono una forma di vita meravigliosa e per
ammissione di tutti incredibile. Abitano ciascuno la
loro patria, ma come forestieri. Partecipano a tutte le
attività di buoni cittadini e accettano tutti gli oneri come
ospiti di passaggio. Ogni terra straniera è patria per
loro, mentre ogni patria è per essi terra straniera”.
4
Patria e
internazionalismo comunista



L’Internazionale, composta nell’estate del 1871, tra le
rovine della Comune di Parigi, da Eugène Pottier,
operaio e poeta rivoluzionario francese, e divenuta in
breve l’inno del proletariato rivoluzionario del mondo
intero, pone l’accento sull’internazionalismo
comunista:
“Su lottiam! / L’Ideale nostro alfine sarà /
l’Internazionale, futura umanità”
E il canto Bandiera Rossa, composto alla fine
dell’Ottocento e divenuto l’inno dei socialisti prima, e
poi dei comunisti italiani, esprime lo stesso concetto
del superamento di ogni barriera fra i popoli, con le
parole: ”Non più nemici, non più confini, / lungo i
confini rosse bandiere”.
E “Nostra patria è il mondo intero, nostra legge la
libertà. Passiam di plebi varie fra i dolori, de la nazione
umana precursori!», recita una notissima canzone di
lotta italiana.
5
Patria e movimento
anarchico

L’essere “senza patria”,
d’altra parte, diventa,
già nell’Ottocento,
sinonimo e motto del
movimento anarchico.
Così, ad esempio,
Émile Louvigny, nato a
Sugny, in Belgio, nel
1864, e trasferitosi da
giovane in Francia,
aderì al gruppo
anarchico dei «Sans
Patrie» (I Senza Patria).
6
Patria: per molti, oggi,
un concetto ingombrante

In un recente corso di formazione per formatori
del Servizio Civile, è stata proprio la parola
“patria” a costituire una fonte di disagio per
molti partecipanti: disagio che si è manifestato
a un certo punto con l’assegnazione al corso di
un obiettivo esplicito: il compito, cioè, di
rendere “simpatico” un concetto - quello di
patria - fortemente connotato, per molti fra i
presenti, in senso nazionalista, militarista,
conservatore: un termine, quindi, a cui
guardavano con sospetto e di cui avrebbero
fatto volentieri a meno.
7
Sentendo parlare di patria…
LAVORO IN AULA
Provo una sensazione di: N°
Fastidio
Indifferenza
Ambivalenza
Simpatia
8
Sentendo parlare di patria…
LAVORO IN AULA (56 partecipanti)
(ASS1 Triestina, dicembre 2008)
Provo una sensazione di: N°
9
Fastidio
19
Indifferenza
23
Ambivalenza
5
Simpatia
9
Sentendo parlare di patria…

I 20 partecipanti alla formazione del CSV
(ottobre ’07 e novembre ’08) così si sono
pronunciati:
Provo una sensazione di: N°
6
Fastidio
2
Indifferenza
10
Ambivalenza
2
Simpatia
10
Sentendo parlare di patria…
LAVORO IN AULA (54 partecipanti)
(ASS1 Triestina, marzo 2008)
Provo una sensazione di:
Fastidio
Indifferenza
Ambivalenza
Simpatia
N°
17
10
24
3
11
Patria: per molti, oggi,
un concetto ingombrante

Credo che uno dei principali compiti di
chi fa oggi formazione nell’ambito del
Servizio Civile sia proprio quello di
riavvicinare i giovani al concetto di patria,
aiutandoli a riappropriarsi di un’idea che
non è affatto arcaica, anche se il
mondo attuale ci spinge a rivederne com’è ovvio - significati e
implicazioni.
12
Patria: per molti, oggi,
un concetto ingombrante

E il miglior modo per farlo è partire
proprio dalle radici di quel disagio cui
accennavo, perché la sensazione
eventuale di fastidio, estraneità,
insofferenza nei confronti del concetto di
patria emerge da una serie di
riflessioni, dubbi e interrogativi
comunque legittimi, e ai quali è
doveroso dare risposte adeguate.
13
Alcuni interrogativi frequenti
sul concetto di patria










La tesi storiografica della “morte della Patria” (Ernesto Galli della Loggia)
Il concetto di patria è stato ed è un concetto elitario, più sentito da
intellettuali, politici, artisti che dalla gente comune?
Cosa significava la parola “patria”, per le masse contadine, all’indomani
dell’unificazione?
Cosa ha significato, alla fine dell’800, la parola “patria” per i cattolici?
Con il fascismo l’essere “patrioti” diventò un dovere; con quali
conseguenze su questa idea?
La resistenza ha mutato il concetto di “patria”?
“Patria” rimanda ai padri, ed esclude le donne; è un concetto maschilista?
Che senso ha parlare di patria in un’Europa unita?
Il concetto di patria è un concetto che diviene pregnante solo in guerra?
“Fratelli d’Italia”, “Figli della Patria”: convince oggi lo Stato come famiglia?
14
Patria: un approccio interdisciplinare

All’incrocio fra studi politologici, storici e socioantropologici,
il concetto di patria è stato generalmente affrontato a
partire da 5 nozioni di base






Nazione
Stato
Popolo
Area linguistica
Area culturale
Spesso questi studi hanno considerato “patria” e “nazione”
come sinonimi, ritenendo che il “patriottismo”, come realtà
sociale, sia di fatto riconducibile al “nazionalismo”.
15
Antropologia della patria
e del patriottismo



Questa assimilazione implicita del concetto di patria a
quello di nazione, e del patriottismo al nazionalismo
politico, è messa in discussione dall’antropologo francese
Andràs Zempleni, nel suo studio sul patriottismo
ungherese.
Per Zempleni la categoria di “patria”, per quanto
inseparabile da quei concetti, non è assimilabile alle
nozioni di stato, nazione, popolo, paese.
L’approccio etnografico adottato da Zempleni si fonda sul
postulato metodologico che la nozione di patria si possa
cogliere solo attraverso lo studio sistematico delle
metafore e dei riti patriottici
16
Metafore della patria: la terra


Fra le metafore associate all’idea di patria, Zempleni
segnala innanzitutto quelle spaziali e territoriali. Il “sacro
suolo”, la “terra dei nostri antenati”, la “terra-madre” che ci
nutre e protegge, e in cui affondiamo le nostre radici.. In
ungherese, del resto, patria si dice haza, termine che
deriva direttamente da ház, casa
Ma a differenza del territorio statale o nazionale, separato
da una frontiera netta da altri territori della stessa natura, la
terra-patria è concepita come un’entità che non confina
con altre patrie, caratterizzata da una sorta di “insularità”,
“piccola isola nel mare dei popoli”, per usare l’espressione
di un poeta ungherese.
17
Popoli, identità, territorio


Ma esiste, nelle rappresentazioni collettive, si chiede
l’antropologa Françoise Héritier nel suo saggio sulla
violenza, “un’idea pensabile di un popolo privato di un
territorio, di un legame con il suolo?
L’autrice ricorda come per Erodoto, ad esempio, al di là degli
Sciti (gli Altri più vicini, ancora pensabili sulla base di una
sistematica inversione degli usi greci con tutti gli effetti di
simmetria che ne derivano), si trova un deserto oltre il quale
vivono gli Androfagi – nomadi e cannibali - che non
conoscono la giustizia né le leggi. Più lontani ancora ci sono
altri popoli la cui natura è quasi impensabile: gli Agatirsi che
mettono in comune le proprie donne, i Neuri che sono una
sorta di licantropi, e i Sauromati, mangiatori di pidocchi.
18
Popoli, identità, territorio


In modo analogo, oltre l’Egitto si
trovano dei cerchi concentrici simili:
popoli che si accoppiano con le
bestie, altri privi di linguaggio, e
infine gli Ataranti, presso i quali gli
uomini non hanno neppure un
nome.
Eppure, tutti questi popoli hanno un
territorio.
19
Popoli, identità, territorio


Uno degli aspetti più tragici delle
politiche coloniali, è stato proprio il loro
impatto sul legame che le popolazioni
assoggettate avevano con uno specifico
territorio: spostamenti coatti, suddivisioni
amministrative delle terre coloniali fatte a
tavolino, senza alcuna considerazioni dei
popoli ivi residenti, ecc.
Esempio degli Xhosa del Sud Africa
(metà dell’Ottocento) [Fonte: F. Héritier]
20
Popoli, identità, territorio

Analogamente, nell’Unione Sovietica di
Stalin, si è assistito al passaggio da una
prima teoria della nazione, vista come
“comunità stabile, storicamente formatasi,
di lingua, territorio, vita economica e
caratteri psicologici resi manifesti in una
cultura comune”, a una concezione della
nazione, affermatasi dopo il 1949, in cui
Stalin si limitava a riconoscere la sola
lingua come componente essenziale delle
minoranze.
21
Metafore della patria:
il corpo della nazione

Se la patria appare prevalentemente
come un luogo, una terra, la nazione ha
un corpo. Le metafore che riguardano
questo corpo sono prevalentemente,
osserva Zempleni, di natura sacrificale.
La “nazione che sanguina di mille ferite”,
cui vengono inflitte “amputazioni”,
“mutilazioni”
22
Riti della patria:
i funerali patriottici


L’importanza che assume la pratica di esumare, rimpatriare
e riseppellire i “morti della patria” si chiarisce solo
riconoscendo il significato rituale che questa pratica
assume.
Questi riti funerari riguardano due categorie di morti: quelli
vergognosamente sepolti in fosse comuni nella terra-patria
in momenti storici particolari, e i patrioti morti in esilio e
seppelliti in modo corretto, ma in terra straniera.
23
Riti della patria:
i funerali patriottici


Esumare e dare degna sepoltura ai morti sepolti in
fosse comuni svolge, dal punto di vista antropologico,
una funzione rituale precisa: quella di cancellare dalla
Terra degli antenati la contaminazione causata dalla
loro morte atroce ed oscura, mettendosi al tempo
stesso in regola con questi morti.
Quanto agli esuli, questi patrioti “strappati al corpo
della nazione”, il rimpatrio dei loro corpi esprime in
forma rituale la loro ricongiunzione con il corpo della
terra-madre, della terra-patria.
24
Metafore della patria:
un’ematologia patriottica


Sangue patriottico che scorre nelle vene,
sangue versato dai patrioti
L’associazione fra la terra-patria ed il sangue
dei suoi figli (antenati e compatrioti) ritorna in
tutte le tradizioni patriottiche. Sebbene questa
associazione ritorni in forma caricaturale e
delirante nel discorso nazi-fascista, quest’idea
non è appannaggio esclusivo dell’ideologia
fascista, e rimanda all’idea soggiacente della
potenza fecondante del sangue patriottico.
25
Metafore della patria:
simboli vegetali

Zempleni sottolinea ancora il
ruolo che assume,
nell’iconografia politica
ungherese, il mondo vegetale.
Nei simboli di partito come nei
manifesti politici ritroviamo così
tulipani e campi fioriti.
26
Metafore della patria:
simboli vegetali

Vale la pena fare mente locale
all’iconografia nostrana, con querce,
ulivi, margherite, garofani, ecc.
27
Metafore della patria:
i nemici esterni ed interni


Infine, ritorna frequente, nei discorsi patriottici, il
tema dei nemici della patria. Come quelli esterni,
anche i nemici interni cambiano a seconda del
contesto storico e geografico (immigrati,
extracomunitari, ebrei, zingari, comunisti, negri
ecc.), ma si tratta di categorie sociali che vengono
definite come una minaccia “a e in casa nostra”.
Gli stereotipi legati ai “nemici della patria” (siano
essi interni od esterni), sottolinea l’antropologo
francese, possono servire da punto di partenza
per uno studio della funzione simbolica dei nemici
nella definizione stessa della patria.
28
Il concetto antropologico
di patria elettiva

Nel 2003, Clara Gallini ha curato la
pubblicazione di un volume collettivo dal
titolo Patrie elettive (Torino, Bollati
Boringhieri). Il titolo di questo libro,
riprende un’espressione coniata da
Ernesto de Martino, che ne La terra del
rimorso definiva la Puglia “patria elettiva”
del tarantismo. La “patria” (o “patria
culturale”) costituiva per
l’antropologo un luogo di memorie e
di progetti, uno spazio al tempo
stesso fisico e simbolico, che colloca
l’individuo all’interno di un mondo
29
culturalmente determinato.
Il concetto antropologico
di patria elettiva

Proprio per l’importanza che l’idea di
patria assume nella vita di un individuo,
una patria non è però concepibile,
osserva Clara Gallini, “come un dato di
natura, ma piuttosto come un prodotto
culturale mai definito una volta per tutte
e che a sua volta rinvia, sul piano
soggettivo, al duplice ordine delle fedeltà
e delle scelte. Ma anche il conflitto la
solca, coinvolgendo attori sociali e
reciproche posizioni, in una tensione che
concerne proprio la definizione o la
ridefinizione degli stessi confini simbolici
30
che ne delimitano il campo”.

Patrie, spazi e confini
La nozione di “confine”
è del resto ineludibile,
quando si tratta di
indicare gli spazi
geografici e mentali
all’interno dei quali ci
collochiamo, spesso in
forte antitesi con l’Altro.
Così come non è
possibile prescindere
da altri concetti
antropologici, quali
l’etnicità, l’identità
culturale,
l’autorappresentazione,
gli stereotipi (auto- ed
eterostereotipi).
31
Globalizzazione, media
e nuove patrie elettive

Paradossalmente, i processi di mondializzazione hanno
visto il moltiplicarsi di scenari che oggi definiremmo
glocal (sintesi pragmatiche delle spinte politicoeconomiche globalizzanti e dei bisogni, fortemente
avvertiti, di localizzazione ed ancoraggio ad uno spazio
culturale percepito come proprio). La tecnologia
multimediale e i mezzi di comunicazione, del resto,
hanno permesso di inventare nuove modalità di
produzione di “patrie elettive”, talvolta anche solo virtuali,
vere e proprie “patrie inventate”, come il Khalistan,
l'immaginaria nazione della popolazione Sikh
deterritorializzata d'Inghilterra, Canada e Stati Uniti: una
patria inventata grazie ai collegamenti via internet, certo,
ma non per questo meno reale e capace di incidere sugli
stati-nazione (cfr. Persone dall'Africa, a cura di P.
Clemente e A.M. Sobrero, Roma, Cisu, 1998).
32
Patrie virtuali: dal
Khalistan a Second Life


Second Life è nato nel 2002 per iniziativa del ventottenne
californiano Philippe Rosedale e dal suo Linden Lab, ed
è oggi un fenomeno planetario che fa girare oltre due
milioni e mezzo di dollari, reali, ogni giorno, anche se il
mondo virtuale di SL si è dotato di una moneta locale, i
Linden Dollars, che servono a fare acquisti, investimenti,
ad affittare un appartamento o acquistare un’isoletta, a
migliorare l’aspetto del proprio avatar.
I Linden Dollars si possono guadagnare, facendo
lavorare il proprio avatar, oppure si possono acquistare
con la carta di credito nell’ufficio cambi di SL, dove è
anche possibile convertire i soldi guadagnati dal tuo alter
ego, in dollari americani, accreditandoteli sulla tua carta
di credito. Sembra che un avatar su 50 mila abbia
guadagnato nell’ultimo mese almeno 5000 dollari.
33
Patrie virtuali: dal
Khalistan a Second Life


SL è qualcosa di più di un semplice gioco: è un mondo
digitale in 3D, immaginato, creato e articolato dai suoi
residenti. Si può decidere il proprio aspetto, volare,
possedere un’isola e costruirci un edificio, in un mondo in
cui non esistono limiti all’immaginazione. E proprio l’arte
sembra aver trovato in esso nuove stimolanti possibilità.
SL è un vero e proprio mondo parallelo costruito nello
spazio della rete. SL conta oggi una popolazione di oltre
otto milioni di avatar, e anche se in molti vi cercano
soldi, shopping e sesso, il successo di SL pare legato
soprattutto alla fama e al prestigio che si ottengono solo
per il fatto di esservi presenti. La crescita della
popolazione, l’apertura di business di tutti i tipi e la
circolazione di denaro hanno fatto sì che da gioco si
trasformasse in un mondo virtuale con i suoi valori, la sua
economia e la sua etica. Una patria virtuale, in altre
parole, in cui riconoscersi e per la quale impegnarsi.
34
Patrie virtuali: dal
Khalistan a Second Life

Aimée Weber, ballerina punk con ali blu da farfalla e
anfibi alti fino al ginocchio, è l’ideale sintesi tra arte,
moda e marketing in SL: stilista di successo, per
fornire un’adeguata intelaiatura alla sua personalità
ha costruito l’isola di Midnight City, dove vive e
lavora, un luogo sospeso a 600 metri di altezza sopra
le nuvole, irraggiungibile e invisibile a meno di non
essere teletrasportati da lei o di non possedere uno
script di volo speciale. Aimée Weber è una delle
migliori designer di architettura e moda virtuale,
nonché una delle professioniste più esperte nel
marketing virtuale. La carriera della nostra farfalla
comincia sperimentando e creando vestiti per avatar.
35
Patrie virtuali: dal
Khalistan a Second Life


Nel giro di un mese Aimée Weber lancia
Preen, uno dei primi e più famosi marchi
fashion del nuovo mondo, ed oggi la sua
isola è un punto di riferimento per tutto il
popolo di Second Life.
In Second Life ci sono oltre 32 gallerie
d’arte registrate, e altre sono state aperte
all’insaputa del grande pubblico. Gallerie
costruite e gestite da privati, spesso dagli
stessi artisti. A volte si espongono i propri
lavori realizzati in real life con l’intento di
mostrarli a un pubblico più ampio,
altrimenti irraggiungibile. Esistono anche
gallerie commerciali mirate alla vendita di
opere per le case di Second Life.
36
Patrie virtuali: dal
Khalistan a Second Life
Suzanne Vega
(qui sopra il suo
avatar suona
per un gruppo di
fans) è stata la
prima a lanciare
un disco su
Second Life, e il
suo esempio è
stato subito
seguito dagli
U2, che si sono
esibiti in un
concerto
virtuale.


Che SL apra a nuovi e fruttuosi mercati, ormai
l’hanno capito in molti: anche le griffe più
prestigiose, sbarcate in modo massiccio nelle
strade del nuovo mondo, o le agenzie di
informazione. Hanno aperto succursali in SL
testate giornalistiche, come il Corriere della Sera,
e case farmaceutiche, come la Ratiopharm, una
ditta tedesca produttrice di farmaci generici.
L’ultima frontiera è rappresentata dalla politica:
nel mondo parallelo fanno campagna elettorale
Ségolène Royal così come Hillary Clinton, e – fra i
politici di casa nostra – il primo a varcare il confine
fra reale e virtuale è stato Antonio Di Pietro.
37
Pfizer è la più grande società farmaceutica del mondo
operante nel settore della ricerca, della produzione e
della commercializzazione di farmaci
La salute si impara su Second Life

Per avvicinare all'informazione scientifica anche gli utenti di
SL è nato nel 2007 "Healthy", un Palazzo della medicina e
del benessere. Il suo battesimo è avvenuto a Berlino, dove
esperti internazionali si sono riuniti in occasione della
Giornata mondiale della contraccezione. La prima
esperienza del Palazzo della medicina e del benessere ha
coinvolto degli specialisti italiani, che in conferenza hanno
presentato un'indagine condotta dalla Società italiana di
ginecologia e ostetricia (SIGO) sul rischio di interruzione
volontaria di gravidanza. La conferenza è stata
contemporaneamente trasmessa anche su SL, per favorire
una scelta contraccettiva consapevole e minimizzare le
interruzioni di gravidanza. E in tempo reale gli utenti iscritti
a questo mondo parallelo hanno potuto interagire con gli
ospiti presenti, formulando delle domande. E' la prima volta
che il mondo della salute invade Second Life, e nelle
intenzioni degli organizzatori questo è "il primo passo verso
l'ultima frontiera dalla comunicazione".

Pfizer Magazine, Articolo del 24/10/07
38
Sincretismi e ibridazioni
culturali

Oggi risulta sempre più difficile parlare delle
diverse culture (e quindi delle singole “patrie
culturali”) semplicemente in termini di
pluralità e di autonomia: la situazione
dominante è piuttosto quella del sincretismo
e della giustapposizione di patrie e di
culture. La globalizzazione dei processi
economici “contribuisce a rendere i confini
culturali sempre più confusi e mutevoli; la
sistematica ibridazione, l’aggregazione di
tratti eterogenei in nuove e instabili
configurazioni, è adesso la regola”, scriveva
F. Dei già una quindicina di anni or sono.
39
Patrie, culture, mobilità

La mobilità, sia quella reale degli uomini,
sia quella virtuale delle idee e delle
immagini, mette in crisi concetti forti e
unitari che fino a tempi recenti hanno
guidato la ricerca sociale e la riflessione
politica: etnia, cultura, società, identità
nazionale, patria, assumono profili nuovi
sotto la pressione della ristrutturazione
globale dell’economia e della cultura.
Cosicché le categorie di lettura
tradizionali risultano spesso deboli per
capire le nuove storie di vita.
40
Immigrazione e prospettiva diasporica

Questo progressivo, sempre più diffuso
distacco dell’identità dal territorio in cui si vive
ha fatto emergere, nell’antropologia
contemporanea, il concetto di diaspora, per
sottolineare non tanto lo spostamento più o
meno forzoso nello spazio, quanto la
consapevolezza, da parte di comunità e
popolazioni immigrate, di possedere (e di
voler preservare) un’identità distinta da quella
del luogo di residenza e legata in qualche
modo al luogo di origine. La coscienza della
diaspora implica il riconoscimento da parte
dell’attore sociale residente in un certo
territorio di appartenere anche ad un luogo di
origine lontano e diverso da quello attuale.
41
Immigrazione e prospettiva diasporica

Questa prospettiva diasporica ci permette di
tener conto dell’eventuale mantenimento di un
rapporto, anche solo immaginario, con il luogo
d’origine, dei legami che continuano ad avere
significato e a influenzare in un qualche modo
la vita anche nell’attuale luogo di residenza. E
il mantenimento di questo “rapporto a
distanza” è, in molti casi, reso possibile da
una vasta gamma di tecnologie comunicative
personali (telefono, videocamera, fax, e-mail,
chat, ecc.)
42
Patria e non luoghi


Un ulteriore, importante contributo alle
nostre riflessioni su ciò che può significare
oggi il concetto di patria ci è offerto
dall’antropologo francese Marc Augé, nel
suo saggio Nonluoghi (1992; trad. it.
Eleuthera 1993).
Secondo Augé, il mondo contemporaneo è
testimone di una serie di trasformazioni
accelerate. Augé si sofferma in particolare
su tre di queste trasformazioni, che
caratterizzano a suo modo di vedere quella
che lo studioso francese definisce come
surmodernità: il tempo, lo spazio e
l’individualizzazione dei riferimenti.
43
Surmodernità e tempo

Per quanto concerne la questione del
tempo, è una constatazione molto banale
che possiamo verificare quotidianamente, il
fatto che la storia ha conosciuto, in questi
ultimi tempi, una tremenda accelerazione.
Questa sovrabbondanza di avvenimenti del
mondo contemporaneo, che determina il
bisogno impellente di dare un senso al
presente, costituisce secondo Augé una
delle caratteristiche principali della
situazione che l’autore definisce come
surmodernità, e la cui modalità essenziale
è data proprio dall’eccesso.
44
Surmodernità e spazio

La seconda trasformazione tipica del mondo
contemporaneo, nonché la seconda figura
dell’eccesso caratteristica della surmodernità,
riguarda lo spazio. E l’eccesso di spazio è
correlato, un po’ paradossalmente, al
restringimento del pianeta: i mezzi di trasporto
rapido pongono le capitali a qualche ora di
distanza al massimo l’una dall’altra. E nell’intimità
delle nostre dimore, immagini di tutti i tipi, diffuse
dai satelliti, ci danno una visione istantanea di
avvenimenti in atto all’altro capo del pianeta. La
sovrabbondanza spaziale del presente si esprime
quindi in mutamenti di scala, nella moltiplicazione
dei riferimenti immaginifici e immaginari e nelle
spettacolari accelerazioni dei mezzi di trasporto.
45
Non luoghi e patria

Questa trasformazione a livello spaziale comporta
modificazioni fisiche considerevoli: concentrazioni urbane,
trasferimenti di popolazione, e manipolazione di ciò che
Augé definisce non luoghi, in opposizione alla nozione
sociologica di luogo, inteso come cultura localizzata nel
tempo e nello spazio. I non luoghi sono le installazioni
necessarie per la circolazione accelerata delle persone e dei
loro beni (strade a scorrimento veloce, svincoli, aeroporti), i
mezzi di trasporto stessi e i grandi centri commerciali o,
ancora, i campi profughi, i vari centri di prima accoglienza
per extracomunitari, ecc. E Marc Augé sottolinea
un’apparente contraddizione: “Nel momento stesso in cui
l’unità dello spazio terreste diviene pensabile e in cui si
rafforzano le grandi reti multinazionali, si amplifica anche il
clamore dei particolarismi, di coloro che vogliono restare soli
“a casa loro” o di coloro che vogliono ritrovare una patria”. 46
Surmodernità e individuo

La terza figura dell’eccesso, in rapporto
alla quale potrebbe definirsi la condizione
di surmodernità, è la figura dell’ego,
dell’individuo, vale a dire
l’individualizzazione dei riferimenti: nelle
società occidentali, l’individuo si
considera un mondo a sé. Proprio
perché mai i riferimenti
dell’identificazione collettiva sono stati
così fluttuanti, la produzione
individuale di senso è oggi più che mai
necessaria.
47
La patria come luogo antropologico

Il campo di studio dell’etnologo è stato, fino ad oggi, al
contrario, il luogo antropologico: quello occupato dagli
indigeni che vi vivono, vi lavorano, lo difendono, ne
segnano i punti importanti, ne sorvegliano le frontiere,
reperendovi magari la traccia di potenze sovrumane: in altre
parole, il luogo dell’etnologo coincide con quelle che De
Martino chiamava “patrie elettive”. L’etnologo ritiene di
poter decifrare attraverso l’organizzazione del luogo (la
frontiera sempre postulata e marcata tra natura selvaggia e
natura civilizzata, la ripartizione permanente o provvisoria
delle terre coltivate e delle acque pescose, la pianta di
villaggi e città, la disposizione dell’habitat e le regole di
residenza) un ordine così evidente, che la sua trascrizione
nello spazio si presenta come una seconda natura.
48
Spazio e identità


Il fantasma degli indigeni è quello di un mondo chiuso,
fondato una volta per tutte: se ne conoscono le terre, la
foresta, le sorgenti, i punti importanti, i luoghi di culto, le
piante commestibili e quelli medicinali, senza trascurare
quella dimensione temporale dei luoghi di cui i racconti
sull’origine e il calendario rituale postulano la fondatezza e
assicurano, in linea di principio, la stabilità.
Che i termini di questo discorso siano volentieri spaziali
non sorprende, visto che il dispositivo spaziale è allo
stesso tempo ciò che esprime l’identità del gruppo (le
origini del gruppo sono spesso diverse, ma è l’identità del
luogo che lo fonda, lo raccoglie e lo unifica) e ciò che il
gruppo deve difendere contro le minacce esterne e
interne perché il linguaggio dell’identità conservi un senso.
49
Lo spazio come principio di senso

Scrive Augé (p. 51): Riserveremo l’espressione
“luogo antropologico” a questa costruzione
concreta e simbolica dello spazio che da
solo non potrebbe rendere conto delle
vicissitudini e delle contraddizioni della vita
sociale, ma alla quale si riferiscono tutti coloro
ai quali essa assegna un posto, per quanto
umile o modesto questo possa essere. Il luogo
antropologico, di scala variabile (la capanna o
la casa, il villaggio, una regione o una nazione),
è simultaneamente principio di senso per
coloro che l’abitano e principio di
intelligibilità per colui che l’osserva.
50
3 caratteristiche dei luoghi antropologici

L’analisi di questi luoghi, quale che
sia la loro scala, ha senso perché
essi sono stati investiti di senso, e
ogni percorso, ogni reiterazione
rituale ne convalida e conferma la
necessità. Questi luoghi hanno
almeno tre caratteri comuni: essi
si vogliono identitari, relazionali e
storici.
51
Caratteristiche dei luoghi antropologici



- Identità, innanzitutto: ogni luogo antropologico
corrisponde, per ciascuna persona che vi vive, ad un
insieme di possibilità, di prescrizioni e di interdetti.
Nascere significa nascere in un luogo: in questo senso, il
luogo di nascita è costitutivo dell’identità individuale.
- Relazione: in uno stesso luogo possono coesistere
elementi distinti e singoli, certo, ma di cui non si possono
negare né le relazioni reciproche né l’identità condivisa
che conferisce loro l’occupazione dello stesso luogo
comune.
- Storia, infine: e storico il luogo lo è necessariamente,
dal momento in cui, coniugando identità e relazione,
esso di definisce a partire da una stabilità minima.
52
Fondamento costituzionale del S.C.:
la difesa della Patria
Art. 52, co. 1:
 “La difesa della
Patria è sacro
dovere del
cittadino…”;
 …”il servizio militare
è obbligatorio nei
limiti e modi stabiliti
dalla legge”.
53
Breve storia della difesa
della Patria




Difesa come tutela armata del territorio
solo in tempo di guerra (anni ’50);
Difesa come fondamento costituzionale
dell’organizzazione militare (anni ‘70);
Difesa come valore suscettibile di essere
adempiuto anche con la “prestazione di
adeguati comportamenti di impegno
sociale non armato” (anni ‘ 80);
Difesa come valore suscettibile di essere
adempiuto anche attraverso
comportamenti volontari (2004-2005).
54
Alcuni sinonimi del
concetto di difesa
LAVORO IN
AULA

Un gruppo
precedente ha
proposto i seguenti
sinonimi di difesa:











Protezione
Salvaguardia
Lotta
Tutela
Mantenimento
Valorizzazione
Rafforzamento
Sicurezza
Custodia
Preservazione
Conservazione
55
Conclusione: il servizio
civile per…

Difendere la Patria…

costruire una democrazia critica….
- che eviti che il popolo sovrano si
trasformi nel popolo del sovrano
- che richiede partecipazione e
cittadinanza attiva
56
Quali confini alla “patria
da difendere” con il S.C.

Vorrei concludere citando una considerazione di
Massimo Palombi, Direttore generale dell’Ufficio
nazionale del Servizio civile, sul problema dei
confini geografici da attribuire a quel “servire la
patria” che il Servizio civile si pone come obiettivo.
Scrive Palombi: “Se tra le finalità del servizio civile
nazionale c’è anche quella di promuovere la
solidarietà e la cooperazione, a livello nazionale e
internazionale, è inevitabile che i confini geografici
in cui esso è chiamato ad operare debbano
espandersi fin quasi a dissolversi, nella
convinzione che la solidarietà non ha confini” (Il
volontariato in Europa, Spes, Roma, 2005, p. 7)
57