SMIC 1_2007 COPERTINA blu SCE... - Società Medica Italiana per
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SMIC 1_2007 COPERTINA blu SCE... - Società Medica Italiana per
Direttore Scientifico Emilio Arisi Comitato Editoriale Antonio Chiantera, Claudio Cricelli, Valeria Dubini, Giovanni Fattorini, Manuela Lerda, Raffaella Michieli, Giovanni Monni, Maurizio Orlandella, Marina Toschi Autorizazione Tribunale Bologna (In attesa del n. di registrazione) Copyright © 2007 Via Gennari 81, 44042 Cento (Fe) Tel. 051.904181/903368 - Fax 051.903368 www.editeam.it [email protected] Progetto Grafico: EDITEAM Gruppo Editoriale. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, tradotta, trasmessa o memorizzata in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo senza il permesso scritto dell’Editore. L’Editore declina, dopo attenta e ripetuta correzione delle bozze, ogni responsabilità derivante da eventuali errori di stampa, peraltro sempre possibili. SMIC INDICE II EDITORIALE E’ nata una nuova rivista, facciamo festa Emilio Arisi, Presidente SMIC............................................................................................................................ 1 Contraccezione orale, contraccezione d’emergenza, malattie sessualmente trasmesse: counselling per viaggi e vacanze Emilio Arisi (Trento), Manuela Lerda (Cuneo), Raffaella Michieli (Venezia), Maurizio Orlandella (Milano).................................................................................................................................. 2 Contraccezione ormonale e tumori di interesse ginecologico: carcinoma dell’ovaio, dell’endometrio, della mammella, della cervice Emilio Arisi (Trento)................................................................................................................................................ 7 Counselling e monitoraggio per la contraccezione ormonale e rischio tumorale Maurizio Orlandella (Milano)........................................................................................................................... 14 Contraccezione ormonale e tumori di interesse ginecologico: il ruolo del medico di medicina generale Manuela Lerda (Cuneo)..................................................................................................................................... 17 Metodi ormonali di regolazione della fertilità maschile Kirsten M. Vogelsong (Ginevra)........................................................................................................................ 21 Una nuova società crea nuove opportunità per chi le sa vedere Raffaella Michieli (Venezia).............................................................................................................................. 23 E’ NATA UNA NUOVA RIVISTA FACCIAMO FES TA Quando nasce una nuova rivista medica si dovrebbe fare una festa. A maggior ragione la si deve fare quando nasce una rivista, che si sforza di essere piattaforma comune per tre diverse entità professionali, il ginecologo ospedaliero (GO), il ginecologo territoriale e del consultorio (GC), il medico di medicina generale (MG), che, anche con questo strumento, ma non solo con esso, vogliono misurarsi per offrire un loro contributo unitario ed unificante a forze mediche talora agenti in modo separato. Si deve far festa anche perché essere presenti ed emergere in un ambiente affollato è difficile, se non ci si qualifica adeguatamente con personalità editoriale e contenuti adeguati, tenuto conto che lo sforzo per produrre contenuti è notevole. Il nostro intento è ovviamente quello di mettere radici nella società medico-scientifica italiana, e di esserci in modo costante e possente. Nel caso di “Contraccezione Sessualità Salute Riproduttiva”, organo ufficiale della SMIC (Società Medica Italiana per la Contraccezione), molti di questi presupposti sono già presenti, poiché la rivista si rivolge ad una base di parecchie migliaia di ginecologi ospedalieri e territoriali, ma anche di medici di medicina generale, afferenti alle Società fondanti (AOGOI, SIMG, AGITE), che costituiscono l’ossatura portante della SMIC. Di questa rete di professionisti la rivista farà tesoro, e sarà la loro espressone culturale nell’ambito della contraccezione e di tutti i temi circostanti, dalle malattie sessualmente trasmesse alla adolescenza, dalla sessualità alla interruzione volontaria di gravidanza. E lo sarà sia con documenti via via suggeriti ed elaborati dai vari gruppi di lavoro, sia come proposte dalla propria base, per fare in modo che la rivista si strutturi come un agile strumento operativo utile anche nel pratico quotidiano. Che è, per l’appunto, il più difficile da gestire. Questo numero della rivista contiene alcuni articoli che ruotano attorno alla problematica della contraccezione di tipo ormonale. Il primo parla del rapporto tra contraccezione e malattie sessualmente trasmesse, indicando alcuni consigli da fornire all’utenza nel periodo estivo, ma non solo. Il secondo si interessa di contraccezione ormonale e tumori ginecologici, evidenziandone i possibili rapporti, ma concludendo per una situazione complessivamente positiva, in particolare per un possibile guadagno in mortalità. L’articolo successivo mette più chiaramente il dito sul problema del counselling rispetto alla pillola ed al rischio tumorale. Il quarto articolo affronta in modo puntuale il ruolo che il medico di medicina generale può svolgere rispetto alla prevenzione dei tumori ginecologici, anche in relazione con la consulenza su contraccezione e malattie sessualmente trasmesse. Un quinto lavoro presenta una messa a punto sulla contraccezione maschile. L’articolo è scritto da Kirsten Vogelsong, un ricercatore dell’OMS, che si è particolarmente dedicato al problema, ed è ripreso dallo “IPPF Medical Bulletin”, dal quale tradurremo sistematicamente anche in futuro alcuni lavori di interesse. Infine un ultimo lavoro presenta alcune meditazioni sul rapporto tra aziende farmaceutiche, medico di medicina generale e SMIC. Ma già da ora la rivista è quì, a disposizione di operatori e lettori, siano essi soci della SMIC o semplici simpatizzanti, che ne condividano gli intenti. La rivista li aspetta tutti, con le loro specificità, pronta ad accettare suggerimenti, critiche, proposte di collaborazione, materiali di lavoro, lettere alla redazione, perché la rivista sia viva e vivace, ma diventi viva e vivace anche la mamma che la partorisce, la SMIC. SMIC E D I T O R I A L E Emilio Arisi Presidente SMIC 1 CONTRACCEZIONE ORALE, CONTRACCEZIONE D’EMERGENZA, MALATTIE SESSUALMENTE TRASMESSE COUNSELLING PER VIA GGI E VAC ANZE VIAGGI Emilio Arisi*, Manuela Lerda**, Raffaella Michieli***, Maurizio Orlandella**** *Direttore U.O. Ostetricia-Ginecologia, Ospedale Regionale “S.Chiara”, Trento **Medico di Medicina Generale, Cuneo ***Medico di Medicina Generale, Segretario Nazionale SIMG, Venezia ****Ginecologo territoriale ASL 1 e ICP Milano SMIC INTRODUZIONE 2 Il periodo estivo, ma ormai non solo quello, è ricco di occasioni di viaggio, per turismo, affari, studio. Ciò facilita anche gli incontri sessuali, ed aumenta la possibilità di gravidanze non desiderate e delle loro conseguenze, ma anche di acquisire malattie a trasmissione sessuale (STD). Vi sono alcuni consigli che possono essere dati alla utenza per evitare o ridurre questi rischi, all’interno di un counselling più complessivo sulla contraccezione e sulle malattie od incidenti del viaggiatore o del turista vacanziero. L’argomento va trattato senza paternalismi e senza falsi pudori, nel rispetto delle convinzioni personali dell’utente, ma nella consapevolezza che il medico debba fare educazione e prevenzione. RUOLO DEL MEDICO DI MEDICINA GENERALE Il medico generale (MG) di solito ha buona conoscenza del paziente, della sua situazione riproduttiva, delle sue credenze e del contesto sociale e familiare in cui vive, e per questo può essere facilitato ad affrontare il problema, magari nel momento in cui il paziente si presenta in ambulatorio per chiedere farmaci per emergenze “vacanziere”. E’ importante ricordare che la scelta e l’utilizzazione di un determinato contraccettivo possono avere effetto non solo sull’attività sessuale, ma anche sulla salute riproduttiva e generale del paziente (per esempio l’uso di contraccettivi orali può permettere ad una donna di avere rapporti sessuali senza timore di gravidanze indesiderate, ma non può difendere dalle malattie sessualmente trasmesse). Il counselling deve quindi essere mirato alla persona sulla base delle sue necessità individuali e deve essere volto ad ottenere una attitudine positiva verso contraccezione, sessualità e prevenzione dalle malattie sessualmente trasmesse. LA CONTRACCEZIONE SICURA DI LUNGO PERIODO PER UNA COPPIA STABILE La contraccezione sicura di lungo periodo è certamente la metodologia più utilizzabile all’interno di un rapporto di coppia “stabile”, in cui il rischio di STD è praticamente nullo (se la coppia è realmente stabile) (1, 2). I due strumenti principe in questa situazione saranno la contraccezione ormonale estroprogestinica (CO, EP) (pillola, cerotto, anello vaginale), o la spirale al levonorgestrel (LNG) od al rame, a seconda dei casi. Essi andranno continuati nell’uso, eventualmente riaggiustando con attenzione gli orari di somministrazione sia in relazione a nuove transitorie abitudini di vita sia eventualmente in base al fuso orario, quando il metodo utilizzato sia la pillola per via orale. 1. La contraccezione ormonale estroprogestinica (EP), ed il multiciclo portunamente sfruttato se il viaggio o la vacanza stanno per finire. E’ comunque inopportuno iniziare per la prima volta l’uso di un EP giusto pochi giorni o poche settimane prima della partenza per un viaggio; ciò per la possibilità di eventuali fenomeni collaterali che possono talora sopravvenire nei primi mesi d’uso. Pillola, cerotto ed anello sono disponibili in Italia e praticamente in quasi tutti i Paesi d’Europa, ma è opportuno che la donna utilizzatrice se ne procuri una scorta adeguata prima di partire per un viaggio lungo all’estero, poiché non sempre tutte le pillole sono ritrovabili dappertutto, o, se lo sono, a volte hanno nomi commerciali totalmente diversi (quanto sarebbe bello che lo stesso contraccettivo ormonale avesse lo stesso nome commerciale in tutto il mondo!), e potrebbe essere necessaria la ricetta (in alcuni Paesi del mondo la ricetta non è indispensabile!). In caso di soggiorni molto prolungati si possono cercare le eventuali equivalenze delle formulazioni farmaceutiche presenti in una certa nazione nel sito della IPPF (3). A volte, nel periodo delle vacanze, le donne richiedono di poter saltare il ciclo mestruale. In questo caso si può considerare l’ipotesi di bi-ciclare, tri-ciclare o multi-ciclare la contraccezione ormonale, assumendo due, tre o più confezioni di pillola ininterrottamente per poi fare l’abituale periodo di intervallo di 7 giorni (4, 5). Va però tenuto presente che questa possibilità non è considerata nel foglietto illustrativo delle pillole in uso in Italia, sebbene molti dati della letteratura e le Linee Guida Canadesi non escludano questa possibilità (6), e che ci sono pochi dati sugli effetti a lungo termine della terapia continuativa. In realtà, ad esempio, negli Stati Uniti dal 2003 è in vendita una pillola continuativa per tre mesi. Il regime di assunzione comprende 84 giorni di levonorgestrel alla dose quotidiana di 150 mcgr+ etinilestradiolo 30 mcgr seguiti da 7 giorni di placebo (7). La stessa procedura di bi- o tri-ciclare può essere seguita con il cerotto o con l’anello, anche se al momento non sono pubblicate esperienze specifiche. Potrebbe presentarsi un problema di conservazione per l’anello vaginale, se il viaggio o le vacanze durassero a lungo, perché si può tenere a temperatura ambiente, ma mai a temperature superiori ai 30°C, e per un massimo di 4 mesi (il farmacista lo può conservare a temperature tra 2°C e 8°C, cioè in frigorifero, per un massimo di 2 anni). Va considerato che il cambio dell’anello con alcuni giorni di ritardo (massimo una settimana) non dovrebbe influenzarne l’efficacia, e ciò può essere op- 2. La spirale Per quanto riguarda la spirale, sia essa uno IUD al rame oppure un sistema intrauterino a rilascio di LNG, è certamente opportuno che eventuali inserzioni o sostituzioni dello strumento avvengano molto prima del viaggio, preferibilmente qualche mese prima, per poter meglio controllare eventuali fenomeni collaterali che si presentassero nei primi mesi di utilizzo. Peraltro la loro possibilità di restare in utero per lunghi periodi (5-7-10 anni per gli IUD-Cu a seconda del modello, 5 anni per lo IUS-LNG) permette sempre di modulare le date di inserimento-rimozione a proprio piacimento. LA DIFESA DALLE MALATTIE A TRASMISSIONE SESSUALE (STD) I rapporti non pianificati con partner sconosciuti sono certamente la più comune fonte di STD e di HIV, in particolare nelle nazioni ad alta prevalenza. Ma il problema si pone anche per le coppie presunte stabili, sia a causa di infezioni precedentemente conseguite, che per ragioni di infedeltà (8). Il clima amichevole di vacanza, i Paesi caldi, la facilità dei rapporti interumani nel periodo estivo sono un terreno predisponente. L’unico strumento che sembra essere in grado di difendere dalle STD è il preservativo maschile (condom) (9). Il NIH (National Institute of Health) degli USA nel giugno 2000 organizzò un workshop per verificare l’efficacia del condom contro otto STD: HIV, gonorrea, clamidia, sifilide, cancroide (ulcera molle), trichomoniasi, herpes genitale, HPV. La conclusione fu che un corretto uso del condom previene la trasmissione donna-uomo di HIV e gonorrea, ma vi è anche una elevata probabilità di efficacia contro altre malattie da secrezione vaginale, come la clamidia ed il trichomonas, così come da malattie da contatto pelle-pelle, quali sono l’herpes genitale, la sifilide, il cancroide, e l’HPV. Ovviamente, se l’infezione è presente in area genitale non protetta dal condom, la trasmissione dell’infezione può ugualmente avvenire (10). L’utilizzo del condom è stato associato a ridotta incidenza di cancro cervicale, condilomi genitali e displasia cervicale, tutte condizioni legate all’HPV (10). Per quanto riguarda la trasmissione di AIDS/HIV, si stima che l’uso del condom ne riduca la trasmissione di circa l’85% (10). E’ quindi molto importante insistere sulla necessità di utilizzare il condom, soprattutto in caso di rap- 3 porti sessuali con partner nuovi, a tutela di entrambi i componenti della coppia. A questo scopo sarà opportuno che il medico non dia per scontata la capacità dei giovani di utilizzare al meglio lo strumento ed al contrario spenda qualche minuto per spiegarne l’uso più corretto ed eventualmente fornisca del materiale cartaceo da consultare (Tab.1). Tabella 1 Consigli pratici per un corretto uso del condom 1. Che sia lubrificato e con serbatoio (ma che non vengano utilizzati oli minerali per lubrificarlo, perché essi ledono il lattice e favoriscono le rotture). 2. Che venga ben conservato, a temperature non elevate, possibilmente nel suo contenitore originale, e che non venga schiacciato. 3. Che venga utilizzato sempre e comunque prima di ogni penetrazione in vagina. 4. Che venga ben disteso sul pene, in modo che non abbia pieghe. 5. Che venga estratto dalla vagina subito dopo il rapporto insieme con il pene, onde evitare reflusso di sperma in vagina con pene divenuto flaccido. 6. Controllare sempre che il preservativo non si sia rotto durante il rapporto (questa è una delle possibili ragioni per utilizzare la contraccezione d’emergenza!). 7. Usare il preservativo una sola volta; non riutilizzarlo mai. 8. Che possibilmente si abbia a disposizione una confezione di EC da utilizzare subito in caso di rottura o sfilamento del condom, per ridurre (almeno in parte) la probabilità di gravidanze non desiderate. Molto importante è non conservare il preservativo in luoghi direttamente esposti ad alta temperatura (esempio: evitare la tasca posteriore del blue-jeans od il cruscotto dell’automobile, ed evitare di lasciarlo al sole in spiaggia, così come è importante non acquistarlo da distributori automatici posti in pieno sole e sottoposti ad alte temperature), perché la temperatura alta lo lede e facilita le rotture. Occorre quindi fare molta attenzione se il viaggio avviene in Paesi tropicali. Occorre ricordare anche che il preservativo deve possibilmente avere il serbatoio e deve essere lubrificato, ciò per ridurre le possibilità di sua rottura durante l’uso. Per evitare questo è necessario fare attenzione anche nella sua applicazione sul pene, distendendolo adeguatamente in modo che non abbia pieghe, le quali possono rompersi nel meccanismo di sfregamento pene-vagina. Va anche ricordato che vi sono condom di poliuretano per coloro che avessero allergia al lattice (tipo di allergia sempre più frequente). 4 Di poliuretano è anche il preservativo femminile, che non è in vendita in Italia, ma si trova in altri Paesi europei (o si puo’ acquistare attraverso internet). LA DOPPIA PROTEZIONE Non è inopportuno dimenticare che è diritto e dovere della donna difendersi contemporaneamente da ambedue i possibili nemici in agguato in queste situazioni, rappresentati dalla gravidanza non desiderata e dalle STD. Questa azione si chiama “doppia protezione”, e può essere esercitata dal solo preservativo maschile o femminile, oppure dal preservativo unito ad altro metodo come la pillola, il cerotto, l’anello, o lo IUD. Una azione di doppia protezione con preservativo più un altro strumento o metodo è sempre altamente auspicabile, poiché il rischio di gravidanza con il preservativo maschile è attorno al 10 %. LA CONTRACCEZIONE D’EMERGENZA La contraccezione di emergenza (EC, emergency contraception) è più frequentemente utilizzata nei week-end, in periodo estivo ed in coincidenza dei viaggi, poiché sono queste, unitamente ai grandi eventi giovanili, le occasioni di maggiore rischio per rapporti non desiderati o non pianificati (11). La riduzione del rischio di gravidanza è direttamente proporzionale al momento di utilizzo del metodo dopo il rapporto sessuale presunto fecondante (12, 13); tanto prima sarà utilizzato il metodo, tanto minore sarà il rischio di gravidanza (Tab. 2). I metodi utilizzabili sono: 1. Il levonorgestrel (LNG) alla dose complessiva di 1.5 mg (in una o due compresse il più presto possibile dopo il rapporto) (vedi Tabb. 2-3). 2. Lo IUD-Cu, applicato entro 5 giorni dal rapporto presunto fecondante (efficacia fino al 99%) (5). 3. La pillola EP, secondo lo schema di Yuzpe (vedi Tabb. 2-3). Va però ricordato che la EC, sotto qualunque forma, non protegge dalle STD, ma solo da una eventuale gravidanza non desiderata, e che in certi Paesi, come in Italia, non è ottenibile se non dietro presentazione di ricetta medica, o non è addirittura presente sul mercato, o che vi possono comunque essere difficoltà organizzative nel richiederla (ad esempio: necessità di recarsi ad un pronto soccorso; medico o farmacista non disponibile o non collaborante, a seconda del Paese in cui si è; ecc.) (Tab. 4). Tabella 2 Tasso di gravidanze secondo il tipo di trattamento e secondo distanza temporale tra il rapporto e l’assunzione del farmaco Intervallo rapporto/assunzione del farmaco Yuzpe Levonorgestrel <= 24 ore 25-48 ore 49-72 ore Totale 2.0 4.1 4.7 3.2 0.4 1.2 2.7 1.1 (Da: Task Force on Postovulatory Methods, Lancet, 1998; modificato). Tabella 3 Prodotti commerciali utilizzabili in Italia per la contraccezione d’emergenza ormonale per via orale Contenuto Nome commerciale Dosi da utilizzare Solo progestinico - levonorgestrel (LNG) - cps da 750 mcgr Levonelle Norlevo (registrati specificamente per questa indicazione) 1 cps da 750 mcgr quanto prima e comunque entro 72 ore dal rapporto +1 cps da 750 mcgr dopo altre 12 ore. NB: uguale risultato con 2 cps da 750 mcgr insieme quanto prima e comunque entro 72 ore dal rapporto Preparati con 250 mcgr di levonorgestrel (LNG) +50 mcgr di etinilestradiolo (EE) Novogyn-21 Evanor-d (non registrati con questa indicazione) 2 cps entro 72 ore dal rapporto non protetto e 2 cps dopo 12 ore Preparati con 150 mcgr di levonorgestrel (LNG) +30 mcgr di etinilestadiolo (EE) Egogyn 30 Ovranet (non registrati con questa indicazione) 4 cps entro 72 ore dal rapporto non protetto e 4 cps dopo 12 ore Tabella 4 Paesi in cui la EC è OTC in Europa e nel mondo Europa OTC Belgio Danimarca Finlandia Francia Gran Bretagna Norvegia Olanda Portogallo Slovenia Svezia Svizzera Estonia Grecia Islanda Lussemburgo Slovacchia Lettonia Fuori Europa Non OTC Bulgaria Ungheria Irlanda Italia Lituania OTC Canada (in alcune Regioni) Israele Kenia Jamaica Repubblica Dominicana Tailandia USA nei > 18 anni (più liberale in alcuni Stati: Alaska, California, Hawai, Maine, Massachusetts, Montana, New Hampshire, New Mexico, Vermont, Stato di Washington) Vietnam Cile Aruba Australia Benin Burkina Faso Camerun Cina Congo Polinesia Francese 5 Se in Italia è presente in commercio la EC di solo progestinico, che presenta un minor numero di effetti collaterali e meno difficoltà prescrittive, vi sono Paesi in cui è in commercio la EC sec. Yuzpe, senza doverla estrarre da un più tradizionale blister di pillola EP, ma vi sono anche Paesi in cui questa possibilità non esiste e la donna dovrebbe riferirsi ad una più tradizionale pillola per costruirsi la EC su misura (Tab. 3). Potrebe essere utile una pre-prescrizione che permetta alla donna di acquistare in farmacia una confezione di EC prima di andare in viaggio (11, 14, 15, 16). Non è inutile ricordare che se la donna vomita entro 3 ore dalla assunzione della EC è opportuno che ripeta l’assunzione quanto prima; inoltre è corretto l’utilizzo di un metodo di barriera (condom, diaframma) fino al ciclo successivo. Per quanto riguarda lo IUD-Cu a scopo di EC non è sicuramente semplice organizzare una rapida applicazione dello strumento in un luogo diverso dalla propria abituale abitazione, ancora di più se all’estero. Infine va ricordato che lo IUS-LNG non si utilizza per questo scopo (5). In ogni caso da una parte sarà cura del medico fare un counselling preventivo, mirato ad evitare che la paziente si trovi in tale situazione di necessità. Dall’altra sarà utile migliorare le conoscenze della classe medica su questo sistema in modo che le donne che ne dovessero aver bisogno trovino medici preparati a consigliarle adeguatamente. CONCLUSIONI Non è mai superfluo affrontare un discorso sulle metodologie per difendersi da STD e gravidanze indesiderate nel periodo delle vacanze, poiché le occasioni di incontro si moltiplicano, e si moltiplicano anche i problemi inaspettati o non previsti. In particolare la donna ha il diritto di difendersi da questi problemi. Ma anche l’uomo ha il dovere di comportarsi con responsabilità aiutandola a proteggersi. E’ importante che il medico focalizzi l’attenzione in particolare sulla fascia di popolazione più a rischio, per esempio gli adolescenti e coloro che per motivi culturali o sociali sono meno informati riguardo alle metodiche preventive. Va però ricordato che non tutti i metodi anticoncezionali sono ritrovabili in ogni nazione e che i prezzi di ognuno di essi possono variare enormemente (ad esempio il prezzo della EC-LNG in Europa può variare da 5 a oltre 30 euro), così come può variare il regime di dispensazione al pubblico (Tab.4). E’ perciò buona norma portarsi in viaggio una scorta del contraccettivo ormonale utilizzato o del condom pre- 6 ferito, in particolare se c’è allergia al lattice per cui può essere difficile procurarsene uno di poliuretano. Non è inopportuno infine munirsi di una confezione di contraccezione orale d’emergenza di solo progestinico. BIBLIOGRAFIA 1. Faculty of family planning and reproductive health care Clinical effectiveness unit, “FFPRHC Guidance (October 2003) - First Prescription of Combined Oral Contraception”, Journal of Family Planning and Reproductive Health Care, 29, 4, 209-222, 2003. 2. Faculty of family planning and reproductive health care Clinical effectiveness unit, “FFPRHC Guidance (October 2004) – Contraceptive choice for young people”, Journal of Family Planning and Reproductive Health Care, 30,4, 237-250, 2004. 3. International Planned Parenthood Federation, “Directory on Hormonal Contraception”, in www.ippf.org; per accedere a questa parte occorre registrarsi, ma è gratuito. 4. Arisi E.”Pillola non-stop: per tre mesi senza mestruazioni”, Corriere Medico, 28-29/11/81, pag. 13. 5. “IPPF Medical and Service Delivery Guidelines”, IPPF, London, 2004 (anche in www.ippf.org). 6. SOGC Clinical Practice Guidelines, “Canadian Contraception Consensus”, JOGC, February 143-156, March 219254, April 347-387, 2004 (anche in: www.sogc.org). 7. Anderson FD, Hait H. “A multicenter, randomized study of an extended cycle oral contraceptive”, Contraception, 68, 89-96, 2003. 8. Cleland J. “Use of the male condom within marriage”, IPPF Medical Bulletin, 39, 3, 1-2, 2005. 9. Arisi E, “Contraccezione meccanica e chimica (efficacia contro MST)”, relazione, in : IX Week-end Clinico della Società Italiana della Riproduzione, Roma 23-24 marzo, Atti, a cura di Crosignani PG, MKT Editore, Roma, 2006. 10. National Institute of Allergy and Infectious Diseases, National Institutes of Health, Department of Health and Human Services ,”Scientific Evidence on Condom Effectiveness for STD Prevention”, June 12-13, 2000; NIH, Dept of Health and Human Services, July, 20, 2001 (www.niaid.nih.gov/dmid/stds/condomreport.pdf). 11. Arisi E, “EC per ridurre l’IVG”, atti, Congresso Nazionale SIGO, Roma, 1-4 ottobre 2006 (CD). 12. Task Force on Postovulatory Mehods of Fertility Regulation. “Randomised controlled trial of levonorgestrel versus the Yuzpe regimen of combined oral contraceptives for emergency contraception”, Lancet, 352, 428-433, 1998. 13. Piaggio G, von Hertzen H, Grimes DA et al. “Timing of emergency contraception with levonorgestrel or the Yuzpe regimen”, Lancet, 353, 721, 1999. 14. Trussell J, Stewart F. “The effectiveness of postcoital contraception”. Fam Plann Perspect 1992; 24: 262-4. 15. Glasier A, Baird D. “The effects of self-administering emergency contraception”. N Engl J Med 1998; 339:v 1-4. 16. Harper CC, Cheong M, Rocca CH, et al. “The effect of increased access to emergency contraception among young adolescents”, Obstet Gynecol, 106, 483-491, 2005. CONTRACCEZIONE ORMONALE E TUMORI DI INTERESSE GINECOLOGICO: CAR CINOMA DELL ’O ’ENDOMETRIO, ARCINOMA DELL’O ’OVVAIO, DELL DELL’ENDOMETRIO, DELLA MAMMELLA MAMMELLA,, DELLA CERVICE Emilio Arisi Direttore U.O. Ostetricia-Ginecologia, Ospedale Regionale “S.Chiara”, Trento Numerosi studi internazionali hanno valutato accuratamente i risultati nell’uso della contraccezione orale (CO) nel lungo periodo rispetto alla accelerazione od alla riduzione della incidenza di tumori di interesse ginecologico. Ad esempio nello studio del Royal College of General Practitioners, che ha preso in esame 25 anni di follow-up in una coorte di 46mila utilizzatrici e non-utilizzatrici, non sono state evidenziate differenze nella mortalità tra donne utilizzatrici attuali, passate utilizzatrici, mai utilizzatrici alla fine del periodo di osservazione (1). Lo studio ha evidenziato anche una serie complessiva di benefici in termini di salute, sia a livello ginecologico che generale. Un lavoro più recente (2) peraltro dimostra come l’uso della CO si accompagni ad un minor rischio di morte per qualunque causa tra le utilizzatrici attuali o pregresse rispetto alle non-utilizzatrici (RR 0.89), ed individua nel fumo un grosso fattore di mortalità, anche per la sua relazione con i tumori (Tab. 1). Inoltre una review molto estesa dei rischi e benefici connessi all’uso della contraccezione orale ha calcolato anche come per un uso della CO di 4 anni si avrebbe una riduzione netta di 4.2 casi di cancro in generale ogni 1000 donne di razza bianca. La riduzione generale sarebbe influenzata dalla notevole riduzione specifica del cancro dell’ovaio (-2.6 donne), del cancro dell’endometrio (-4.3 donne), del cancro del colon-retto (-1.4 donne), su cui si inserirebbe un aumento della in- cidenza del cancro del seno (+2.2 donne), della portio (+1.4 donne) e, pur minimo, del fegato (+0.4 donne) (3). Tabella 1 Mortalità al dicembre 2000 in 17032 donne, che avevano 25-39 anni tra il 1968 ed il 1974 ed avevano usato CO RR di morte se usato CO Carcinoma della portio 7.2 Carcinoma endometrio 0.2 Carcinoma ovaio 0.4 Carcinoma del seno 0.8 Tutte le cause se non fuma 0.89 Idem <= 14 sigarette 1.24 Idem > = 15 sigarette 2.14 (Da: Vessey, Lancet, 2003; modificato) CARCINOMA DELL’OVAIO Il carcinoma epiteliale dell’ovaio è certamente il più subdolo dei tumori ginecologici. Un pò meno frequente del carcinoma dell’endometrio, esso uccide però almeno due volte tanto, poiché la sua diagnosi è più spesso fatta negli stadi avanzati (4). La sopravvivenza a 5 anni è attorno al 50%. In Italia si osservano almeno 3000 nuovi casi l’anno con 1500 morti (5). SMIC INTRODUZIONE 7 Tra i meccanismi favorenti il tumore dell’ovaio vi sono l’ovulazione incessante, l’anovulazione cronica, l’ovulazione indotta, la nulliparità, le mutazioni del gene BRCA1 e BCRA2 (che interessano dal 5 al 10% delle donne). La CO sopprime l’ovulazione e conseguentemente il rischio che le cellule ovariche con DNA danneggiato si moltiplichino, riducendo così il rischio di questo tipo di tumore, analogamente al decremento del cancro ovarico osservato dopo ogni gravidanza a termine. In generale tra le utilizzatrici il rischio di cancro dell’ovaio si riduce del 40-80% rispetto alle non utilizzatrici (6-10). In realtà l’effetto protettivo è così elevato da non potersi spiegare semplicemente con l’inibizione della ovulazione (11). Anche l’uso per breve periodo riduce del 40% il rischio di carcinoma ovarico; tale rischio viene ridotto del 60% per un uso di 5-11 anni e dell’80% se l’utilizzo è di almeno 10-12 anni (12, 13). Anche se vi sono dati per ritenere che un uso di pochi mesi già possa ridurre il rischio, è con il progredire del tempo che questa protezione aumenta, e diventa nettissima per un uso superiore ai 5 anni (14, 15). L’effetto protettivo della durata d’uso del CO sembra moltiplicativo, con una riduzione del 7% del rischio relativo per ogni anno di utilizzo (16). Il beneficio persiste per almeno 20 anni dopo la sospensione del CO (17); per taluni il beneficio persiste fino a 30 anni dopo la cessazione dell’uso (13); per altri ancora si fermerebbe poco oltre i dieci anni (1). Questo effetto protettivo è stato più chiaramente dimostrato con le pillole monofasiche con dosaggi di estrogeni a 50 mcg e per le donne con carcinoma dell’ovaio di tipo epiteliale (18), ma sembra dimostrato anche per le pillole a dosi più basse (17, 19). Uno studio ha dimostrato che la protezione è più alta con elevate dosi di progestinico, anche se questo potrebbe accompagnarsi ad una maggiore incidenza di certi tumori del seno (20). Vi sarebbe dunque un razionale per ritenere utilizzabile la CO anche solo come prevenzione primaria del carcinoma epiteliale dell’ovaio, indipendentemente dagli altri suoi effetti positivi (11). Vi sono alcuni studi a sostegno del fatto che la protezione è effettiva anche quando siano individuati specifici fattori di rischio, inclusi quelli genetici (21, 22). Uno studio caso-controllo in donne con mutazione BRCA1 ha mostrato una riduzione del 60% nel rischio di cancro ovarico tra quelle che avevano assunto CO per almeno 6 anni rispetto alle non utilizzatrici (22). Un altro studio ha dimostrato che un utilizzo di CO inferiore ai 4 anni porta ad una riduzione del rischio, che si incrementa con il passare del tempo, 8 ma non è significativamente diverso tra chi ha o non ha una storia familiare positiva per il tumore. Invece un utilizzo da 4 ad 8 anni può ridurre del 50% il rischio di carcinoma dell’ovaio all’età di 70 anni in donne con una storia familiare della malattia, portando l’incidenza del carcinoma ovarico da 4/100 donne che non usavano la CO a solo 2/100 donne che l’hanno usata (23). Peraltro vi sono anche alcuni dati contraddittori sulla protezione esercitata dal CO nei casi di carcinoma ovarico ereditario, cioè in donne con mutazione ereditaria di BRCA1 e BRCA2 (24-28). In uno di questi studi (28), ad esempio, se il rischio relativo di carcinoma dell’ovaio si riduceva del 3.5% per ogni anno di uso del CO nell’intera coorte, per contro nelle donne con mutazione BRCA1 e BRCA2 questa protezione non era evidente. CARCINOMA DELL’ENDOMETRIO Il carcinoma dell’endometrio è il più frequente dei tumori ginecologici, ed è, in linea di principio, anche il meno pericoloso, almeno per certe forme istologiche (8, 29). In Italia si osservano non meno di 5400 casi l’anno con 1600 decessi. Già dagli anni ’80 era risultata evidente una riduzione del 50% del rischio per questo tumore nelle donne che utilizzavano la CO (30). Studi successivi hanno dimostrato un effetto protettivo con una riduzione del rischio attorno al 50%-60% (31). La protezione riguarda anche l’iperplasia endometriale (32), comincia già dopo il primo anno di uso ed aumenta con il progredire dell’uso; dopo due anni il rischio di carcinoma dell’endometrio è ridotto del 40%, dopo 4 anni del 56%, dopo 10 anni del 72% (17). Si è visto che l’effetto protettivo persiste per almeno 20 anni dopo la sospensione dell’uso (1, 33-35). Ciò significa che, se una donna prende la pillola tra i 30 ed i 40 anni, ella riduce il suo rischio di vedersi diagnosticato un carcinoma dell’endometrio tra i 50 ed i 60 anni, età in cui il rischio di questo tumore è massimo. Informazioni ricavate dallo studio caso-controllo svedese suggeriscono che la protezione vale per ogni tipo di estroprogestinico utilizzato (36). TUMORE AL SENO Il tumore del seno ha alla sua base un possibile intreccio di cause, che ancora non sono ben interpretate. Stile di vita (fumo, alimentazione, movimento), genetica, ambiente, ormoni ed altro ancora sono tutti implicati. Il possibile ruolo del CO nello sviluppo del tumore al seno è stato discusso da decenni, e molti studi hanno cercato di dimostrare questo legame (37). Probabilmente gli estrogeni possono aumentare il rischio di tumori al seno con vari meccanismi, inclusa l’espressione di alcuni geni che controllano la regolazione cellulare (38-40). Però è ancora da comprendere perché la gravidanza, durante la quale c’è una esposizione ad alte dosi di ormoni placentari (estrogeni e progesterone), determini per contro un effetto protettivo (41). Il rischio sembra aumentare se l’assunzione è continuata per almeno 5 anni prima della prima gravidanza a termine (42), ed aumentando la dose di estrogeni (43). Uno studio di coorte effettuato in Olanda evidenziava un rischio relativo di 2.1 in donne di età superiore ai 55 anni, che avevano utilizzato un CO per almeno dieci anni; ma il fatto che la associazione sia limitata alle donne di età superiore ai 55 anni suggerisce che lo stato menopausale può giocare un suo ruolo; inoltre potrebbe esserci un valore soglia nella durata d’uso, poiché il rischio sembra confinato negli alti livelli di utilizzo temporale (44). Potrebbe esserci una relazione tra uso di CO e rischio di sviluppare carcinoma lobulare piuttosto che altri tipi istologici (45). La maggior parte dei dati noti deriva da un grosso lavoro (Collaborative Group on Hormonal Factors in Breast Cancer), che ha analizzato l’evidenza epidemiologica di 54 studi in 25 nazioni, ed ha messo a confronto più di 53000 donne con tumore al seno con oltre 100000 controlli senza tumore, evidenziando un rischio relativo di 1.24 nelle utilizzatrici attuali, di 1.16 dopo 1-4 anni dalla cessazione dell’uso e 1.07 dopo 5-9 anni (46, 47). Il carcinoma mammario aumentava con l’utilizzo della pillola per un periodo superiore ai 10 anni, ma il suo aumento era decisamente modesto e tendeva a scomparire dopo 10 anni dalla assunzione. L’eccesso di casi osservati nei dieci anni dopo l’uso del CO in donne che l’avevano assunto tra i 16 ed i 19 anni era 0.5 casi addizionali ogni 10000 donne, di 1.5 casi addizionali nelle donne che l’avevano assunto tra i 20 ed i 24 anni, e di 4.7 casi addizionali tra chi l’aveva assunto tra i 25 ed i 29 anni; inoltre l’eccesso di rischio riguardava solo cancri localizzati. I ricercatori del Collaborative Group commentavano che la relazione osservata tra rischio di cancro al seno ed esposizione agli ormoni era inusuale, e che non era possibile da questi dati dedurre se il risultato era dovuto ad una diagnosi più precoce del cancro al seno nelle utilizzatrici pregresse, oppure ad effetti biologici dei CO, oppure ad una combinazione di fattori, oppure ancora alla presenza di fattori confondenti come il fumo. Anche altri studi con un numero consistente di casi hanno confermato questa evidenza (48). Uno studio ha valutato telefonicamente la storia di 394 sorelle o figlie e di 3002 nipoti di donne con tumore al seno, oltre che quella di 2754 donne che avevano contratto matrimonio all’interno delle stesse famiglie, individuando 16 casi di tumore al seno. Nelle donne che avevano una familiare di primo grado con carcinoma al seno e che avevano utilizzato CO prima del 1975, cioè con dosaggi di estrogeni superiori ai 50 mcgr, vi era un rischio relativo di 3.3 rispetto a chi non aveva mai usato il CO, mentre in quelle che avevano utilizzato CO dopo il 1975, cioè con dosaggi di estrogeni inferiori ai 50 mcgr, c’era un rischio simile alle non-utilizzatrici (49). Altri studi vecchi e nuovi, anche con grosse casistiche, non mostrano aumento di rischio per cancro al seno. Di particolare valore uno studio caso-controllo che ha interessato 4575 donne con tumore al seno e 4682 controlli; il RR di cancro era 1.0 nelle donne che stavano utilizzando un CO, ed era 0.9 nelle donne che avevano usato il CO in passato (50). Il rischio non c’era nemmeno in presenza di una familiarità (2, 8, 34, 51-54). Diviene allora suggestiva l’ipotesi che per questo particolare gruppo di donne con mutazioni patogene nei geni BRCA1 e BRCA2 l’uso del CO sia un utile strumento contraccettivo, con l’aggiunta della protezione verso il carcinoma dell’ovaio e del colon, a cui certamente parte di queste donne sono predisposte per la correlazione genetica esistente tra questi tumori (55). L’uso concomitante del CO e del fumo può essere confondente. Uno studio ha evidenziato un aumento di rischio per il tumore al seno in donne con storia di fumo attivo e passivo (56). E’ stato anche riportato che il fumo potesse avere un effetto protettivo in donne portatrici di mutazione BRCA1 o BRCA2 (57). Altri non hanno riscontrato questo effetto protettivo (49). Per quanto riguarda il tipo di progestinico associato all’estrogeno sembra che il rischio aumenti con l’incremento della dose cumulativa di levonorgestrel, mentre per gli altri progestinici non vi sono dati sufficienti per giudicare (42). Resta vincolante il dovere del medico sulla educazione all’autocontrollo del seno da parte della donna e sulla sua costanza nel richiederle che lo faccia sistematicamente, anche se ovviamente l’autocontrollo non è una procedura di screening, così come lo è la mammografia, che va assolutamente raccomandata in ogni donna dopo i 45 anni, o prima in caso di familiarità. 9 CARCINOMA DELLA PORTIO Un altro nodo non sciolto è il rapporto tra il carcinoma della portio, la CO e la presenza di HPV, in cui il CO potrebbe essere semplicemente un attore casuale, più che un membro attivo del processo. Studi abbastanza recenti hanno dimostrato un aumento del rischio di cancro cervicale e dei suoi precursori nelle utilizzatrici di CO rispetto alle altre donne (58, 59). Già in passato erano apparse dimostrazioni che confermavano una relazione tra le lesioni preinvasive del collo e la durata d’uso del CO (60, 61), mentre altri Autori non confermavano questo dato o davano una relazione inversa (62-64). Rispetto al cancro invasivo una indagine americana riscontrava un rischio di 1.37 dopo 4 anni di uso, di 1.60 dopo 8 anni e di 1.77 dopo 12 anni (65). Qualche evidenza mostrerebbe che il CO sarebbe in grado di accelerare la progressione da lesione preinvasiva a lesione invasiva (66, 67), specialmente se la donna ha cominciato ad assumere il CO ad una età inferiore ai 17 anni (68). L’ultima meta-analisi pubblicata (59) prende in considerazione 28 studi, di cui 4 studi di coorte e 24 studi caso-controllo, che comprendono 12531 donne con carcinoma invasivo od in situ della portio. Il rischio relativo di tutti gli studi pubblicati mostra un RR di progressione rispetto alle non-utilizzatrici attorno ad 1.1 per un uso inferiore a 5 anni, ad 1.6 per un uso tra 5 e 9 anni ed a 2.2 per un uso uguale o superiore ai 10 anni. Se vengono prese in considerazione solo le donne HPV positive, che includono 3000 casi in 12 studi, il rischio relativo e’ 0.9 per un uso inferiore a 5 anni, ed 1.3 e 2.5 per un uso di 5-9 anni e 10 o più anni rispettivamente, sottolineando come l’interazione tra la presenza di HPV e l’uso di CO per lungo periodo aumenterebbe il rischio di carcinoma. Gli stessi Autori pongono però attenzione sulla necessità di prendere con precauzione questi dati, poiché sono presenti molti bias nei singoli studi, in particolare non è chiaro il rapporto tra HPV ed ormoni. Anche altri Autori sottolineano il ruolo della durata d’uso (69, 70). Il rischio relativo si ridurrebbe comunque dopo la sospensione del CO. Tuttavia non è molto chiaro se vi sia una relazione causa-effetto, e quale sia la reale catena biologica e comportamentale che li collega, incluso l’aspetto sessuale (71, 72). Età del primo rapporto, numero di partners, uso di un contraccettivo di barriera (dual protection), fumo di sigaretta, alta parità, sono tutti fattori capaci di influenzare il rischio di sviluppare un cancro della portio (60, 71, 73-79); inoltre il rischio di evidenziarlo è correlato con il ritmo di esecuzione del PAP-test (59). 10 Il rischio relativo di morte per carcinoma cervicale calcolato in una casistica inglese e scozzese sarebbe 7.2 nelle utilizzatrici di CO, versus le non-utilizzatrici; il fumo non cambia questo rischio (2). Indipendentemente da ogni altra considerazione, resta comunque chiaro che l’infezione persistente con certi tipi di HPV è ritenuta la causa più importante di cancro cervicale (80). Il CO potrebbe agire come fattore indipendente o come cofattore ad un qualunque livello, aumentando la suscettibilità della cervice alla infezione da HPV (81), modulando l’espressione di certi oncogeni e facilitando apoptosi e carcinogenesi (82). Sono comunque necessari ancora altri studi per comprendere perché certe lesioni preinvasive regrediscono ed altre vadano in progressione, e quale ruolo secondario giochi il CO in questa progressione (60). Inoltre è ancora da definire in modo chiaro quale sia la implicazione dei risultati di questi studi in termini di salute pubblica, in particolare non è chiaro quanto l’associazione osservata duri dopo la cessazione dell’assunzione del CO (59, 83). CONCLUSIONI Per il tumore dell’ovaio e dell’endometrio i dati positivi sono consolidati e dimostrati da lungo periodo. La CO ne riduce in modo deciso l’incidenza, ed il beneficio viene mantenuto almeno per uno-due decenni dopo la sospensione. Nel tumore al seno i dati sono parzialmente contradditori, ed il rischio sembra confinato nelle donne che hanno usato il CO per lungo periodo dall’età giovanile e prima della prima gravidanza a termine. Il rischio regredisce con la sospensione del CO, e si annulla dopo 10 anni. Il rischio di carcinoma della portio sembra incrementato nelle utilizzatrici di CO, in particolare in presenza di una infezione da HPV; ma non è chiaro il ruolo carcinogenico di infezioni simultanee o sequenziali di HPV diversi, né di quello delle reinfezioni con lo stesso tipo di HPV, come non è chiaro il ruolo di altri possibili cofattori, come il fumo, il numero dei partners, l’età del primo rapporto, la parità elevata. Paradossalmente, dopo che per molti anni il rapporto tra CO e cancro si era concentrato sul tumore al seno, potrebbe evidenziarsi che quello del carcinoma della portio diventi oggi più importante (2, 83). Va comunque ricordato che praticamente tutti questi studi hanno valutato l’utilizzo di estroprogestinici assunti per via orale e contenenti 50 mcgr di etinil-estradiolo. Anche se è presumibile che questi risultati siano trasferibili alle dossi più basse di estroprogestinici ed a vie di assunzione alternative, es- sendo sostanzialmente sovrapponibili i meccanismi d’azione, questo a tutt’oggi non è dimostrato ed attende l’uscita di nuovi studi. BIBLIOGRAFIA 1. Beral V, Hermon C, Kay C et al. “Mortality associated with oral contraceptive use: 25 year follw-up of cohort of 46000 women from Royal College of General Practitioners’ oral contraceptive study”, B.M.J., 318 (7176), 96-100, 1999. 2. Vessey M, Painter R, Yeates D, “Mortality in relation to oral contraceptive use and sigarette smoking”, Lancet, 362, 185-191, 2003. 3. Burkman R, Schlesselman JJ, Zieman M, “Safety concerns and health benefits associated with oral contraception”, Am.J.Obstet.Gynecol., 190, S5-22, 2004. 4. Landis SH, Murray T, Bolden S,Wingo PA, “Cancer statistics, 1998”, Ca Cancer J.Clin., 48-69, 1998. 5. 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Skegg DCG. “Oral contraceptives, parity, and cervical cancer”, Lancet, 359, 1080-1081, 2002. 13 COUNSELLING E MONITORAGGIO PER LA CONTRACCEZIONE ORMONALE E RISCHIO TUMORALE Maurizio Orlandella Ginecologo territoriale ASL 1 e ICP Milano Presidente Nazionale Agite SMIC INTRODUZIONE 14 La paura di sviluppare i tumori maligni in seguito all’assunzione di contraccezione ormonale (CO) è una delle più importanti cause di diffidenza della donna verso la contraccezione. Anche nel campo medico è possibile che i risultati di studi con ottica parziale e il “rumore” dei media condizionino il comportamento prescrittivo senza una considerazione complessiva dei dati bibliografici. La review di Arisi (1), a cui questo articolo fa riferimento, corredata da dati recentissimi, nell’ambito di una ricerca in divenire per la progressiva riduzione dei dosaggi estroprogestinici, riporta dati positivi e tranquillizzanti complessivi con risultati protettivi nei confronti di ovaio, endometrio, colon, con un modesto rischio per il seno ed un rischio maggiore verso il collo dell’utero. In un consulto per contraccezione ormonale l’interesse più immediato della donna è per i sintomi e le trasformazioni corporee facilitate dalla pillola, ma la domanda successiva è su quali rischi questa assunzione comporti. Il rischio riferito come più temuto è quello del carcinoma mammario. Va indirizzata l’attenzione sugli effetti complessivi sulla salute, sui benefici verso il rischio di patologie oncologiche, ma è sempre più frequente la necessità di fornire dati reali e comprensibili anche rispetto all’aumento di rischio relativo di carcinoma mammario e cervicale, con lo scopo di favorire una maggiore attenzione per la propria salute con l’autopalpazione al seno e la programmazione dei pap-test. RISCHIO AUMENTATO, RISCHIO DIMINUITO: COME ORIENTARSI? I rischi relativi (RR) diversi per distretto anatomico spingono il medico a valutazioni complesse, difficili. La review è strumento per orientarsi, viene in soccorso rispondendo a dubbi ormai storici; altri dubbi richiederanno approfondimenti o ragionamenti su base individuale: vi sono gruppi selezionati con rischi elevati e/ o inaccettabili? il rischio complessivo per i tumori (tra aumento o riduzione del rischio relativo per i diversi distretti) consiglia comunque l’uso della contraccezione ormonale? aumentando la vigilanza, scegliendo un monitoraggio periodico o particolare, è possibile ridurre ancora il RR di ammalarsi di determinati tumori e di morirne? Vi sono conoscenze sia rispetto ai rischi complessivi di mortalità, che di rischio relativo di tumori maligni nei diversi distretti, che di mortalità da tumori per organo, permettendo la valutazione dei rischi individuali, da cui la ricerca di sottogruppi di popolazione da controllare con maggiore scrupolo. Un rischio aumentato può essere ridotto o annullato da un adeguato monitoraggio. QUALE PROTEZIONE PRIVILEGIARE, L’ONCOLOGICA, LA CARDIOVASCOLARE, PER LA GRAVIDANZA INDESIDERATA? Riusciamo a proteggere da rischi eccessivi la donna che richiede la contraccezione ormonale e con temporaneamente evitare di esporre la donna ad un rischio contraccettivo inaccettabile? Troppo spesso in passato atteggiamenti “protettivi” nei confronti dei rischi oncogeni hanno favorito l’insorgenza di gravidanze indesiderate; come per esempio nel caso di mastopatia fibrocistica o di generici disturbi circolatori, frequenti cause in passato di sospensione dell’utilizzo della pillola. E’ quindi necessaria una valutazione complessiva, posta la necessaria tranquillità della donna ad assumere contraccettivi ormonali senza il terrore di una patologia imminente. Il comportamento del medico, la sua sicurezza nel privilegiare gli aspetti complessivi del problema, anche con una programmazione individualizzata dei controlli, favorisce in modo determinante la compliance della donna alla contraccezione, soprattutto nell’utilizzo contraccettivo continuativo e prolungato. RISCHI ONCOGENI PER ORGANO ASSOCIATI ALL’USO DI CO - COUNSELLING E INDAGINI I tumori dell’ovaio, endometrio, colon, si riducono in modo considerevole, contribuendo alla riduzione complessiva del rischio di morte da tumore, anche considerando l’aumento di tumori in altri distretti. Un lavoro del 2003 di Vessey (2) dimostra come in donne tra i 25 ed i 39 anni il pregresso uso della CO si accompagni ad un minor rischio di morte per qualsiasi causa tra le utilizzatrici attuali o pregresse rispetto alle non-utilizzatrici (RR 0.89) (Tab. 1). Tabella 1 Mortalità al dicembre 2000 in 17032 donne, che avevano 25-39 anni tra il 1968 ed il 1974 ed avevano usato CO RR di morte se usato CO Carcinoma della portio 7.2 Carcinoma endometrio 0.2 Carcinoma ovaio 0.4 Carcinoma del seno 0.8 Tutte le cause se non fuma 0.89 Idem <= 14 sigarette 1.24 Idem > = 15 sigarette 2.14 (Da: Vessey, Lancet, 2003; modificato) (2) Inoltre una review molto estesa dei rischi e benefici connessi all’uso della contraccezione orale (3) ha calcolato anche come per un uso della CO di 4 anni si avrebbe una riduzione netta di 4.2 casi di cancro in generale ogni 1000 donne di razza bianca. Se la contraccezione ormonale riduce complessivamente la mortalità (RR 0.89) e se per ogni mille donne si ha una riduzione di 4.2 casi di cancro in generale si può legittimamente affermare che “l’assunzione di C.O. riduce sia la possibilità di ammalarsi di cancro che di morirne”. Non sarà un motivo per prendere la pillola, ma non sarà nemmeno un motivo per non prenderla. Ma consideriamo adesso l’effetto che la contraccezione ormonale determina sui diversi distretti anatomici e l’eventuale necessità di controlli particolari. OVAIO ED ENDOMETRIO La soppressione dell’ovulazione ha un effetto benefico. Il cancro ovarico si riduce dal 40 all’80% in relazione alla lunghezza del periodo di assunzione. La riduzione di Ca endometriale arriva al 72% per un utilizzo della C.O. di 10 anni (4). C’e’ anche riduzione dell’iperplasia endometriale, dei polipi endometriali, dei fibromi uterini. Non esiste uno screening efficace per il Ca ovarico, l’uso di C.O. determina una riduzione della mortalità per questo tumore, di possibile rilevanza clinica nelle donne con rischio aumentato (ovulazione incessante, anovulazione cronica, ovulazione indotta, nulliparità). Se i dati non indicano l’uso della pillola nella prevenzione del Ca ovario, rimangono pero’ convincenti in termini di rassicurazione per le donne e incremento della compliance al trattamento. L’uso di C.O. per lungo periodo è un elemento rassicurante anche nella gestione conservativa di cisti ovariche endometriosiche di dimensioni contenute. SENO E’ sul seno che si concentrano le paure di tumore della donna. I dati sul relativamente piccolo aumento di RR. 1.24 (5, 6) di ammalarsi di Ca mammario e la riduzione di mortalità da Ca mammario con RR 0.8. (2), riguardando l’eccesso di rischio solo i cancri localizzati, sono tranquillizzanti. Anche nelle donne che avevano una familiare di primo grado con carcinoma al seno e che avevano utilizzato CO dopo il 1975, cioè con dosaggi di estrogeni inferiori ai 50 mcg, c’era un rischio simile alle non-utilizzatrici (7). Non c’è motivo per modificare la frequenza dei controlli strumentali rispetto alle nonusers. L’utilizzo di C.O. deve portare il medico a formare la paziente all’autopalpazione. 15 COLLO UTERINO Il tumore del collo uterino è l’unico che sembra aumentare sensibilmente in associazione all’utilizzo di C.O. In ogni caso è necessaria la trasmissione del HPV per l’induzione delle lesioni precancerose e del carcinoma invasivo. La C.O. non protegge contro le malattie sessuali e, per quanto ciò sia evidente, frequentemente si riduce la vigilanza contro le malattie a trasmissione sessuale (MTS), tra cui l’HPV. Per cui va raccomandata la dual protection, l’associazione di un metodo contraccettivo ad alta efficacia (sterilizzazione, IUD, C.O.), con un metodo barriera (condom, diaframma, preservativo femminile) per le MTS. D’altra parte il tumore cervicale è però facilmente prevenibile; il facile accesso al collo uterino permette una regolare effettuazione del pap-test, test economico, facilmente ripetibile ed efficace. Il test di rilevazione degli HPV ad alto rischio oncogeno aiuta nei casi di pap-test dubbi, mentre la colposcopia è inoltre una pratica di largo uso in Italia; i trattamenti per le displasie precancerose sono minimi, tecnologici, efficaci anche in caso di carcinoma in situ. L’immissione in commercio in Italia del vaccino per l’HPV prepara ulteriori scenari preventivi. Complessivamente un adeguato counselling e una vigilanza attenta a garantire la adeguata frequenza dei controlli citologici può minimizzare i rischi oncogeni sul collo uterino attribuiti alla C.O. CONCLUSIONI I dati su C.O. e rischio oncogeno sono rassicuranti; adeguatamente comunicati possono essere un elemento facilitante sia un uso della C.O. più prolungata e costante che una inversione di tendenza verso la percezione delle donne, le quali associano frequentemente un uso prolungato della C.O. con un maggior rischio oncologico. E’ importante che il medico indaghi le resistenze alla contraccezione evitando che la paura del tumore possa diventare causa di gravidanza indesiderata e interruzione di gravidanza. 16 La C.O. non porta a modifiche sostanziali rispetto ai normali controlli di screening; induce una maggiore vigilanza sul tumore cervicale e alla formazione della donna all’autopalpazione del seno. La riduzione complessiva dei tumori e del rischio di morte da tumore nelle utilizzatrici di C.O. deve essere comunicata alla popolazione anche tramite corsi di educazione sessuale aggiornati, come meccanismo di rinforzo della motivazione alla contraccezione. Soprattutto nelle prime prescrizioni, permettendo anche di dilazionare la visita ginecologica secondo le preferenze della donna, si dovrà impiegare il tempo necessario per la comunicazione, la informazione, le avvertenze, l’addestramento all’uso del contraccettivo, ricercando le resistenze alla contraccezione non comunicate, tra cui la paura dei tumori. BIBLIOGRAFIA 1. Arisi E, “Contraccezione ormonale e tumori di interesse ginecologico: carcinoma dell’ovaio, dell’endometrio, della mammella, della cervice”. Contraccezione Sessualità “Salute Riproduttiva”, 1, 1, 7-13, 2007. 2. Vessey M, Painter R, Yeates D. “Mortality in relation to oral contraceptive use and sigarette smoking”, Lancet, 362, 185-191, 2003. 3. Burkman R, Schlesselman JJ, Zieman M. “Safety concerns and health benefits associated with oral contraception”, Am. J. Obstet.Gynecol., 190, S5-22, 2004. 4. Rosenberg L, Palmer JR, Zauber AB et al. “A case-control study of oral contraceptive use and invasive epithelial ovarian cancer”, Am. J. Epidemiol., 139, 654661, 1994. 5. Collaborative Group on Hormonal Factors in Breast Cancer.“Breast cancer and hormonal contraceptives: collaborative reanalysis of individual data on 53,297 women with breast cancer and 100,239 women without breast cancer from 54 epidemiological studies”, Lancet, 347, 1713-1727, 1996. 6. 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Per quanto riguarda l’uso dei contraccettivi orali, vediamo donne che rifiutano la pillola per timore del cancro o più banalmente di un aumento di peso e ultraquarantenni fumatrici che non si pongono problemi. Il medico di medicina generale (MG) può sfruttare i contatti con le proprie pazienti che assumono contraccettivi orali, che siano stati loro stessi a prescriverli o lo specialista ginecologo, per valutare insieme alla paziente qual è il suo rischio individuale e proporre gli accertamenti di prevenzione o diagnosi precoce e le eventuali modificazioni di stile di vita o di terapia. DONNE IN ETA’ FERTILE E PREVENZIONE Non vi sono dati per valutare se gli interventi di educazione sanitaria e consulenza, rivolti alle donne e specificatamente finalizzati alla prevenzione primaria dei tumori ginecologici, influenzino la loro scelta in materia di contraccezione o la loro attenzione ad altri fattori di rischio (pratiche sessuali, controllo del peso corporeo, fumo) (13, 16, 19, 35). Le donne che optano per una particolare metodica contraccettiva possono attribuire maggio- re importanza ad altri elementi, quali i costi, l’efficacia, la comodità e la protezione contro le malattie a trasmissione sessuale, rispetto agli effetti a lungo termine sulle neoplasie ginecologiche. Alcune donne, tuttavia, possono attribuire un valore maggiore alla riduzione del rischio di tumore, o presentare fattori di rischio che determinano una maggior probabilità di sviluppare specifiche neoplasie. Una delle peculiarità del MG è che ha molte occasioni di rivedere i propri pazienti, in particolare le donne, che spesso accedono in ambulatorio anche per i propri famigliari o solo per motivi burocratici. Il MG ha così varie occasioni per scegliere il momento opportuno per fare educazione sanitaria, counselling o qualsiasi azione di medicina preventiva (5, 6, 10). Anche solo la stessa ripetizione della prescrizione del contraccettivo può essere un’occasione per rinforzare un messaggio sulla prevenzione e per spingere la paziente a modificare un comportamento alimentare o uno stile di vita. Per esempio è provato che la sola ripetizione dell’invito a smettere di fumare da parte del medico fa sì che una parte dei pazienti passi dalla fase cosiddetta “contemplativa” a quella operativa (2, 15). Il MG ogni volta che prescrive la pillola ad una fumatrice deve assicurarsi che la donna non sia in una situazione di assunzione rischiosa, come per esempio le ultratrentacinquenni che fumano più di 15 sigarette al dì (WHO Classe IV) (4). Anche per le classi a minor rischio, comunque è importante utilizzare l’occasione della prescrizione di contraccettivi orali per rinforzare il messaggio riguardo ai danni del fumo in generale e al rischio individuale della paziente (3, 9). SMIC Medico di Medicina Generale, Cuneo 17 MEDICI GENERALI E PREVENZIONE ONCOLOGICA Già nei documenti di Europa contro il Cancro si scriveva: “ Nella lotta contro il cancro i medici generali svolgono un ruolo di primo piano. Infatti, la fiducia è loro spontaneamente accordata e i continui contatti con i pazienti fanno dei medici di famiglia la pietra angolare di qualsiasi politica di prevenzione, di esame sistematico e di diagnosi precoce dei cancri.” ( EAC 26\2\87 ) 6. Far partecipare i pazienti alla scelta dei fattori di rischio che devono essere eliminati. 7. Impiegare più strategie integrate. 8. Elaborare un piano per modificare le abitudini sbagliate. 9. Controllare i progressi tramite il follow-up. 10. Coinvolgere tutto il personale dello studio medico, laddove è presente. 11. Mostrare un atteggiamento positivo e costruttivo. MG E CANCRO DELLA CERVICE UTERINA E ancora: “Il medico di medicina generale ha un ruolo specifico nella educazione sanitaria, in particolare per quanto riguarda la prevenzione; gli screening per patologie specifiche andrebbero inseriti nel contesto più ampio della medicina di famiglia che prevede una conoscenza del paziente sia dal punto di vista fisico che psicologico e sociale” (EAC - Consensus Conference - L’Aia 1993 e Firenze 1994) (6). Il medico generale è il consulente del paziente per qualsiasi tipo di problema sanitario. Ogni contatto con il paziente costituisce un’occasione per la prevenzione e l’educazione alla salute. L’individuazione dei fattori di rischio, tramite un’anamnesi mirata, uno screening o casualmente nel corso di indagini cliniche, comporta in modo naturale un’opera di consulenza individuale. La consulenza individuale sui fattori di rischio deve fondarsi sulla conoscenza di detti fattori specifici, delle conseguenze di un intervento su di essi e di altre eventuali misure preventive, nonché su informazioni riguardanti la condizione sociale, la personalità e lo stato di salute del paziente (1, 6, 11, 12, 14). Il MG, grazie ad un impegno a lungo termine, ha l’opportunità di adattare e personalizzare la sua opera di consulenza tenendo conto di altri problemi e della situazione generale del paziente e può far sì che i pazienti si considerino responsabili della propria salute. In base a ricerche sperimentali e ad esperienze cliniche si sono stabiliti alcuni principi che i MG possono adottare per influire sul comportamento dei pazienti (5, 6): 1. Assicurare un trattamento continuo. 2. Fare opera di consulenza individuale. 3. Assicurarsi che i pazienti individuino la relazione esistente tra il comportamento e la salute. 4. Praticare consulenza famigliare. 5. Incoraggiare la tendenza del paziente al miglioramento dello stile di vita. 18 Lo screening tramite il Pap test riduce sia la mortalità, favorendone la diagnosi in una fase in cui il trattamento può essere efficace, sia l’incidenza della neoplasia invasiva, attraverso il trattamento delle lesioni preneoplastiche (1, 5, 24, 33, 34, 50). Il MG dovrà quindi adoperarsi al fine di aumentare l’adesione di tutte le sue pazienti allo screening. Laddove non esiste un programma di screening il medico generale dovrà sorvegliare strettamente le proprie pazienti più a rischio e invitarle ad eseguire regolarmente un Pap test, tenendo conto del fatto che alcune donne si sottopongono troppo frequentemente al test mentre troppe non lo eseguono mai, e in particolare le donne che di norma non si sottopongono al test sono quelle che, per abitudini di vita e condizioni socio-economiche, sono più a rischio (1, 8). E’ quindi fondamentale che il MG si adoperi affinché si sottopongano al test le donne a maggior rischio, e cioè: quelle appartenenti ad un basso livello socioeconomico; quelle che hanno iniziato precocemente l’attività sessuale e hanno un elevato numero di partners; le multipare; quelle che presentano infezioni da HPV (Human Papilloma Virus); le fumatrici, in particolare dopo i 35 anni (25-36). In queste stesse donne in particolare potrebbe essere utile consigliare l’utilizzo di contraccettivi di barriera e di spermicidi (17-23). MG E CANCRO DELL’ENDOMETRIO Allo stato attuale delle conoscenze non esiste possibilità di prevenzione primaria né è documentata l’efficacia di uno screening per il carcinoma dell’endometrio (8, 38-41). Il MG oltre a porre il sospetto diagnostico il più precocemente possibile dovrà sorvegliare in particolare le proprie pazienti affette da questa patologia, tenendo a mente il fatto che esse hanno un rischio aumentato, sia pur lievemente, di sviluppare una seconda neoplasia, in particolare della mammella o del colon. Dal momento che le donne soprappeso, diabetiche, ipertese, hanno un rischio aumentato di sviluppare questo tumore, sarà compito del MG sia di convincerle a seguire una dieta corretta, sia di sorvegliarle più strettamente e inviarle allo specialista ginecologo al minimo sospetto (42). MG E CANCRO DELL’OVAIO I tumori maligni dell’ovaio sono la causa più frequente di morte per cancro ginecologico, soprattutto per il fatto che spesso vengono diagnosticati tardivamente in quanto nella fase precoce sono abitualmente asintomatici o causano solo vaghi sintomi addominali. Anche per questa patologia allo stato attuale delle conoscenze non esiste possibilità di prevenzione primaria, né è documentata l’efficacia di uno screening (8, 43-49). A questo proposito va sottolineata l’importanza del colloquio con la paziente che pensa di poter fare “tutti” gli esami che diagnosticano precocemente il cancro dell’ovaio. Stimolare esami di “prevenzione” o di diagnosi precoce ove non esistano certezze è fonte di aumento immotivato di accessi ambulatoriali e di richieste di accertamenti. E’ fondamentale chiarire con la paziente la limitatezza e i possibili rischi cui si può andare incontro in queste situazioni (falsi positivi/falsi negativi/prosieguo di accertamenti invasivi…). D’altra parte in qualsiasi donna che manifesti una sintomatologia addominale aspecifica è importante che il MG indaghi con attenzione tramite una accurata anamnesi seguita da un esame obiettivo che dovrebbe essere completato dall’esame pelvico eseguito dallo specialista ginecologo. MG E CANCRO DELLA MAMMELLA Come nel caso del cancro della cervice, in presenza di un programma di screening di popolazione, il MG dovrà contribuire alla sua buona riuscita facendo informazione ed educazione sanitaria affinché le pazienti possano dare il loro consenso informato. Molte esperienze hanno dimostrato come ci sia una maggior adesione all’esecuzione dello screening da parte della donna se la lettera inviata è firmata dal proprio medico di famiglia. Inoltre dovrebbe essere suo compito la “pulizia” delle liste per non invitare pazienti già malate o affette da altre patologie che rendono incompatibile la procedura. Al MG spetta anche l’individuazione delle pazienti ad alto rischio di neoplasia mammaria per attivare un controllo periodico di tali donne anche al di fuori di eventuali programmi di screening in corso. Spesso le pazienti si rivolgono al proprio medico di famiglia perché si sono scoperte un nodulo mammario. Una anamnesi corretta e l’esame obiettivo frequentemente sono sufficienti per consentire al MG di escludere anormalità sospette e di rassicurare la donna senza ulteriori accertamenti. L’esame clinico, soprattutto se non emergono alterazioni, è anche l’occasione per informare la donna su alcuni aspetti di fisiologia della mammella, per ridurre l’ansia nel caso di lesioni benigne e per informarla sullo screening e sulla possibilità di accertamenti di prevenzione secondaria personalizzati (1, 7). In caso di nodulo sospetto in molte Aziende ULSS esistono percorsi preferenziali con accesso diretto allo specialista senologo ed all’esame mammografico con procedura d’urgenza. Tali procedure rendono più agevole e veloce la diagnosi all’interno di un’integrazione tra medicina del territorio ed ospedaliera. CONCLUSIONE Una notevole quantità di dati conferma che misure specifiche possono ridurre il rischio di sviluppare tumori ginecologici. L’evidenza di un effetto protettivo dei contraccettivi orali sullo sviluppo dei tumori dell’endometrio e dell’ovaio è convincente e superiore ai dati sugli effetti negativi di questi farmaci sullo sviluppo del tumore del collo dell’utero. Il carcinoma della cervice e quello della mammella possono essere prevenuti in una buona percentuale mediante lo screening. Altre misure (allattamento, astensione dal fumo, da attività sessuale ad alto rischio e controllo dell’obesità) sembrano inoltre ridurre il rischio di specifiche neoplasie ginecologiche e tali comportamenti, in quanto comunque salutari, vanno incoraggiati in tutte le pazienti. BIBLIOGRAFIA 1. 2. 3. 4. 5. Austoker J. Cancer prevention in primary care. BMJ Publishing Group, 1979. http://serviziweb.ulss12.ve.it/news/download/pubbl_medici/ Fumo_per_MMG.pdf Clinical Practice Guideline, Treating Tobacco Use and Dependence, US Department of Health and Human Services, Public Health Service, Giugno 2000. 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Vogelsong Ricercatore di UNDP/UNFPA/OMS/speciale programma di ricerca della World Bank, sviluppo ed addestramento alla ricerca sulla riproduzione umana, OMS Ginevra Lo sviluppo di una “pillola” maschile e di altri equivalenti della contraccezione ormonale femminile garantirebbe una aggiunta benvenuta alle attuali limitate opzioni rappresentate da condom, vasectomia e coito interrotto. Ora, dopo più di tre decadi di ricerca, questi metodi sono ad un orizzonte vicino. Tutti gli approcci proposti androgeni da soli, androgeni più progestinici, androgeni più leganti dei recettori per l’ormone rilasciante le gonadotropine (GnRH) - cercano di inibire la produzione spermatica utilizzando il feedback intrinseco negativo che regola la produzione delle gonadotropine ipofisarie e degli steroidi gonadici. ANDROGENI DA SOLI Nel 1990 uno studio della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in 10 centri (1) ha dimostrato che iniezioni settimanali di 200 mg di testosterone enantato (TE) riducevano enormemente la conta spermatica senza influenzare negativamente la libido o la potenza. Un dettagliato follow-up indicava che una azoospermia o una severa oligozoospermia determinavano una contraccezione prolungata ma reversibile, con una incidenza di gravidanze di 0/230 e 4/50 anni-coppia (CYP: couple years of protection) rispettivamente; con un grado minore di soppressione (conta spermatica superiore ad un milione/mL) la fertilità era più alta (2). Il regime veniva giudicato accettabile dagli utilizzatori e dalle loro partner, ma molti uomini avrebbero preferito iniezioni meno frequenti. Perciò in successivi trials è stata testata una preparazione a più lunga azione costituita da testosterone undecanoato (TU). Uno studio multicentrico sponsorizzato dalla OMS e fatto in Cina ha valutato la efficacia contraccettiva di una dose iniziale di 1000 mg di TU, seguita da una iniezione di 500 mg ogni 4 settimane. Dei 308 uomini che hanno partecipato allo studio, 290 sono diventati e sono rimasti azoospermici o severamente oligozoospermici (definiti in questo trial come aventi meno di 3 milioni di spermatozoi/mL); nessuna delle partner di questi uomini è rimasta gravida nei 6 mesi di durata dello studio (3), ed uno studio di accettabilità ha indicato un gradimento generale, tra gli uomini e le loro mogli, del concetto di contraccezione ormonale maschile. La maggior parte dei partecipanti non ha riportato cambiamenti nel benessere generale, anche se alcuni hanno sottolineato il dolore e l’inconveniente di fare iniezioni frequenti (4). Questo regime viene attualmente testato in uno studio di fase 3 riguardante l’efficacia contraccettiva in 1000 coppie cinesi, i cui risultati aiuteranno sia i politici che i programmatori di servizi a decidere se sia venuto il momento di introdurre questi metodi in Cina. ANDROGENI/PROGESTINICI IN COMBINAZIONE Molti studi hanno indicato che una combinazione di androgeno e progestinico sopprime la spermatogenesi più efficacemente che il solo androgeno (5). Il progestinico può agire sinergicamente inibendo la sintesi ed il rilascio delle gonadotropine, e c’è inoltre evidenza di effetti diretti negativi a livello del testicolo. L’aggiunta di un progestinico permette un dosaggio più basso dell’androgeno, il che riduce i potenziali effetti dannosi del testosterone esogeno sul sistema cardiovascolare e sulla prostata. SMIC Testo tradotto da: IPPF Medical Bulletin, Volume 40, Number 3, September 2006. 21 La gran parte degli studi con questo tipo di approccio sono stati per il momento piccoli, e come outcome primario misuravano la conta degli spermatozoi piuttosto che la fertilità. Da questi studi si può concludere che il grado di soppressione spermatica dipende dalla scelta del composto steroideo e dalla via di somministrazione (5). Molti regimi hanno prodotto una elevata percentuale di successi in termini di azoospermia e di severa oligozoospermia, indicando la promessa di questo approccio combinato. In uno studio con impianti di testosterone (4 impianti di 200 mg ogni 4-6 mesi) insieme a medrossiprogesterone acetato 300 mg iniettato ogni 3 mesi, la proporzione di uomini con conta spermatica non soppressa al di sotto di 1 milione/mL era inferiore al 4 %, e non c’erano gravidanze nei 35.5 anni-coppia dello studio (6). I risultati di uno studio europeo ancora in corso, sponsorizzato contemporaneamente da Organon e Schering AG, riveleranno il potenziale di una combinazione di etonogestrel deposito e di testosterone undecanoato iniettabile nella soppressione della spermatogenesi. In collaborazione con il programma CONRAD (Contraceptive Research and Development Program) e con l’azienda produttrice (Schering AG), l’OMS sta pianificando di iniziare uno studio di efficacia contraccettiva di TU combinato con noretisterone enantato iniettabile. ANDROGENI PIÙ LEGANTI DEI RECETTORI PER IL GNRH Le gonadotropine possono essere soppresse sia con una occupazione continua dei recettori ipofisari del GnRH, sia bloccando la normale stimolazione di questi recettori - ad esempio con l’uso di un agonista o di un antagonista. Gli agonisti del GnRH richiedono molte settimane per down - regolare i recettori, mentre gli antagonisti sopprimono LH e FSH pressoché immediatamente. Entrambi i metodi richiedono la somministrazione di una terapia sostitutiva con androgeni. I peptidi sintetici del GnRH hanno dato risultati promettenti in termini di soppressione spermatica sia nelle scimmie che in studi clinici su piccola scala. A questo scopo gli antagonisti sembrano più promettenti degli agonisti, anche se nella formulazione attuale essi sono costosi e richiedono una iniezione quotidiana. La ricerca attuale è diretta a trovare nuovi protocolli di somministrazione dei farmaci ed a sviluppare preparazioni orali o di lungo periodo che risultino meno costose (7). ACCETTABILITÀ E FATTORI COMPORTAMENTALI Ma metodi ormonali di questo tipo saranno poi utilizzati dai maschi? Come con tutti i metodi contraccettivi, vi 22 sono sia fattori legati al metodo che fattori legati all’utilizzatore (8). Le indagini indicano che molti uomini sarebbero felici di condividere la responsabilità della contraccezione con le loro partner, se vi fossero metodi accettabili (9); inoltre la gran maggioranza delle donne ha detto di essere disponibile a credere che il loro partner sarebbe coscienzioso in questo ambito (10). Attualmente gli studi sulla contraccezione ormonale maschile hanno mostrato una alta accettabilità, con pochi o nessun effetto collaterale nel breve periodo (4, 11, 12). Dovrebbero essere sviluppati strumenti capaci di evidenziare cambiamenti nell’umore e nel comportamento, se ve ne fossero, da utilizzarsi in futuri studi clinici. BIBLIOGRAFIA 1. WHO Task Force on Methods for the Regulation of Male Fertility, “Contraceptive efficacy of testosterone-induced azoospermia in normal men”, Lancet, 336, 955-959, 1990. 2. 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Dati tratti da Health Search (il Data Base della SIMG- cfr.rapporto OSSMED 2005) evidenziano che su circa 135.000 donne tra i 15 ed i 50 anni afferenti allo studio del MMG, per lo meno il 14% ha avuto una prescrizione di Contraccettivo Orale (CO) in tale occasione, nel corso dell’ultimo anno. Molto spesso questo contatto porta a riconfrontarsi sull’uso del CO, o a modifiche della scelta, anche attraverso la valutazione delle condizioni generali di salute della donna e del suo benessere. LE AZIENDE CHE PRODUCONO FARMACI LEGATI ALLA SALUTE DELLA DONNA Ciò nonostante i MMG non sono mai stati ritenuti, da parte delle aziende produttrici di farmaci legati alla salute della donna, partner sistematicamente contattabili in quel delicato processo di formazione dei medici stessi, e di informazione ed empowerment delle pazienti, utile ad un miglioramento generale delle condizioni di assistenza anche sul territorio. Infatti esse escludono completamente il MMG dall’informazione relativa ai farmaci per la salute riproduttiva. LA SMIC INDICA UNA STRADA NUOVA Uno degli obiettivi principali della Società Medica Italiana per la Contraccezione (SMIC), la cui scelta è proprio quella di unificare le diverse componenti mediche che si occupano della salute delle donne, è quello di affermare con forza e far comprendere a tutti coloro che lavorano in questo campo, che la Salute Riproduttiva e la Contraccezione in particolare, non sono solo ad esclusivo appannaggio dei medici Specialisti, ma anche dei Medici di Medicina Generale cui quotidianamente si rivolgono le donne (vedi Allegato). In particolare per quanto riguarda le donne fertili, essi le mettono nelle condizioni di poter effettuare una scelta condivisa del metodo contraccettivo, lo personalizzano e lo prescrivono, le motivano a proseguire dopo un primo periodo, ne sorvegliano l’utilizzazione, monitorizzano nel tempo anche l’insorgenza di effetti collaterali, ne fanno eventualmente cessare l’assunzione se del caso, verificano in generale la salute delle donne in terapia con CO (fumo, pressione arteriosa, patologie cardio-vascolari), ed individuano i casi da demandare allo specialista. Conscia di questa realtà ed in quest’ottica, la SMIC intende fare cultura e formazione nell’ambito della contraccezione e della salute sessuale e riproduttiva, mettendo in sinergia le capacità dei ginecologi ospedalieri (GO), dei ginecologi consultoriali (GC), dei medici di medicina generale (MMG). Verranno perciò sviluppate: La rivista della SMIC. Il sito internet della SMIC. I gruppi di lavoro, finalizzati alla produzione di documenti di consenso comuni su: - MST, malattie sessualmente trasmesse, - Sessualità, SMIC IL MEDICO DI MEDICINA GENERALE E LA SALUTE DELLA DONNA 23 - Aborto, - Adolescenti, - EC, contraccezione d’emergenza, - Violenza su donne e bambini, - Epidemiologia. Un Master su contraccezione e salute riproduttiva per MMG, ginecologi consultoriali, ginecologi ospedalieri. La traduzione e pubblicazione di strumenti educativi di agenzie internazionali con particolare interesse alla salute sessuale e riproduttiva (OMS, IPPF, ecc.). CONCLUSIONI Tutto questo avrà un ruolo trainante, prima di tutto per l’anima della SMIC, costituita da molte migliaia di soci (MMG, GO, GC), e per la sua creatività. Ma si porrà con atteggiamento propositivo anche per le Istituzioni, che verranno sensibilizzate nella direzione della salute sessuale e riproduttiva, così come per tutti coloro, aziende del farmaco comprese, che vorranno capire senza fraintendimenti il messaggio culturale e l’impegno di questo nuovo interlocutore che è apparso sulla scena. ALLEGATO Si è costituita il 5 Luglio 2006 una Associazione senza scopo di lucro ed a durata indeterminata, denominata: “SOCIETÀ MEDICA ITALIANA PER LA CONTRACCEZIONE , in sigla “S.M.I.C.”, affiliata “AOGOI - ASSOCIAZIONE OSTETRICI GINECOLOGI OSPEDALIERI ITALIANI”, e affiliata SIMG Società Italiana di Medicina Generale. L’Associazione si pone esclusivamente finalità di tipo culturale, scientifico, didattico, formativo, relativamente a tutte le problematiche legate alla contraccezione ed alla salute sessuale e riproduttiva (SSR) in genere. Come è meglio precisato all’art. 2) dello Statuto, l’Associazione si propone: - di promuovere ed incentivare l’attività educazionale, didattica e formativa, e l’etica; - di promuovere l’informazione e la formazione a tutti i medici, ed in particolare agli ostetrico/ginecologi ed ai medici di medicina generale; - di promuovere nei Medici l’informazione e la formazione su ogni metodo che permetta di prevenire una gravidanza indesiderata, anche con l’intento di ridurre il ricorso all’aborto volontario, ed all’interno di un più ampio progetto di SSR; 24 - - - di stimolare gli studi in medicina, i rapporti psicologico-relazionali, culturali, morali, correlati alla contraccezione ed alla salute sessuale e riproduttiva; di promuovere e realizzare quanto serva a qualificare la professione medica, anche attraverso strumenti di accreditamento e certificazione periodica della specifica professionalità di ciascuno; di promuovere la ricerca nell’ambito specifico della contraccezione e della SSR; di tutelare tutti i problemi normativi, di professionalità dei propri iscritti; di promuovere nella utenza la prevenzione e l’informazione su ogni metodo che permetta di prevenire una gravidanza indesiderata, anche con l’intento di ridurre il ricorso all’aborto volontario, ed all’interno di un più ampio progetto di educazione alla salute, inclusa la salute sessuale e riproduttiva. Per il raggiungimento di tali finalità la Società ha per oggetto specifico, eventualmente anche in collegamento o in accordo con altre Società, Istituzioni, Enti od Organizzazioni, di: a. patrocinare, promuovere ed organizzare Corsi, Riunioni, Convegni ed altro con finalità didattiche, divulgative o di messa a punto di vari problemi diagnostici, terapeutici, tecnologici, gestionali. culturali e sociali, nonché creare “gruppi di lavoro” delegati allo studio di problematiche suscettibili di ulteriori o specifici approfondimenti; b. promuovere e coordinare la ricerca nel campo specifico della contraccezione e della SSR con particolare riferimento all’età adolescenziale, all’età riproduttiva, ed a quella fertile avanzata; c. promuovere ed intraprendere tutte le iniziative necessarie per la formazione, valorizzazione ed il riconoscimento giuridico dell’attività professionale, nel campo specifico Istituzionale, per il personale sanitario in possesso di specifici requisiti; d. curare la formazione culturale specifica anche di personale non medico interessato alla contraccezione ed alla SSR: e. incentivare l’attività didattica anche in collaborazione con Istituzioni pubbliche o private, promuovendo l’inserimento della materia, sia nei corsi di studi ordinari che di specializzazione, perfezionamento, aggiornamento, e qualificazione sia in Italia che all’estero; f. rappresentare le tematiche della contraccezione e della SSR e gli Iscritti alla Società presso le istituzioni pubbliche e private di ogni livello; g. favorire contatti con altre Associazioni, Società e Istituzioni, in Italia ed all’estero, i cui interessi siano convergenti con quelli della Società S.M.I.C., al fine di realizzare un fattivo rapporto di collaborazione e di rappresentanza.