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anno 20 | numero 52/1 | 8 GENNaio 2014 | 2,00 Poste italiane spa - spedizione in a. p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, NE/VR settimanale diretto da luigi amicone Te Deum Un giovane diacono legge la Sacra Bibbia (Lalibela, Etiopia 1997 - Kazuyoshi Nomachi). Dalla mostra “Nomachi. Le vie del sacro”, Roma, La Pelanda EDITORIALE LA CROCIATA GLOBALE LGBT E LA COCCIUTA REALTÀ C’è una frontiera invalicabile anche per il nuovo imperialismo dell’“Amore” B arack Obama passerà alla storia solo perché ha sposato l’agenda Lgbt e perché ha desiderato ardentemente che la sua sposa baciasse il mondo intero. La sua è una crociata globale, perfettamente compatibile e, anzi, conseguente all’altra, femminista e sessantottina, dei cosiddetti “diritti riproduttivi” (aborto, pillole, eugenetica) oggi abbracciati ovunque. Minare l’unità uomo-donna e separare la procreazione dalle possibilità dell’amore è stato infatti il precedente logico indispensabile per certificare che non esiste altro che la neutralità dell’“Amante” e dell’“Amore”. Con tanti auguri ai bambini. Che nasceranno in tutti i modi tecnicamente possibili. E vivranno in tutte le varietà di “famiglie” tecnicamente immaginabili. Come la prima – più radicalmente della prima – la seconda crociata all’insegna dei “diritti” maschera di umanità, bontà, progresso l’ultima frontiera coloniale: l’essere umano, in particolare l’essere umano femminile, diventato il nuovo continente da esplorare. Pozzo da sondare. Miniera da scavare. Fonte di impossessamento e spossessamento, affinché il minerale portato alla luce, la materia scavata nella carne e nel sangue (soprattutto delle donne), sia messa al servizio (brevetti di embrioni, uteri in affitto, commerci di ovuli) della più straordinaria delle rivoluzioni comparse sulla faccia della terra. Tutto si fa nel nome degli “Amanti” e dell’“Amore”! E poiché Obama non smette di invocare su di sé e sulla sua “sposa” la be- QUALUNQUE SIA IL MONDO CHE CI nedizione di Dio, bisogna credergli. PREPARANO I NUOVI MISSIONARI Sì. Egli ha fede. Non vi è posto in questa DEL GENDER, MANCHERÀ SEMPRE sua fede per certe evidenze elementari che, direbbe Aristotele, solo un pazzo non ricono- DI UN “QUID”. E L’UOMO RESTERÀ scerebbe come tali? Ma la fede tutto abbrac- UN’ECCEZIONE NELL’UNIVERSO cia e tutto riscrive. A cominciare dai versetti della Bibbia secondo cui «Dio creò uomo e donna, maschio e femmina li creò, e vide che ciò era bene». Tutto è avviato alla riscrizione “come si deve” da parte della volenterosa lena dei credenti. Presidenti. Ideologi. Burocrati del Gender. Ebbene, annuncerebbe un gongolante Nietzsche risorgendo dalla morte che lo prese folle: “è il gusto che decide!”, “è la volontà di potenza!”. In buona sostanza, questo sta scritto nella bibbia del presidente americano e all’entrata della chiesa postmoderna: l’Oltreuomo non è più l’utopia di un folle ma sono il desiderio dell’“Amante” e i diritti dell’“Amore” realizzati. È talmente una crociata quella del leader e dell’establishment politico-industriale americano, che Obama sembra sottovalutare (o forse no) le pericolose conseguenze di certe sue “provocazioni” propagandistiche (tipo la decisione di inviare alle olimpiadi di Sochi una delegazione di atlete guidate da una coppia di lesbiche, per contestare Putin e la legislazione russa anti-Lgbt). La pressione ai cancelli del reale è diuturna e capillare. Ricorda l’euforia della rivoluzione industriale, scientifica e positivista che all’ombra del calvinismo crebbe e consacrò “l’età dell’imperialismo” (a cavallo tra Ottocento e Novecento). Dai film di Hollywood ai libri per bambini, dai programmi scolastici alle regole d’impresa, anche oggi è tutto un proliferare di “fede” e “società missionarie” (secondo canoni e dogmi Lgbt). Sappiamo bene come andò a finire l’età dell’imperialismo e quale razza di secolo venne dopo. Però adesso noi non sappiamo a cosa preluda questa fase imperiale. E neanche sappiamo cosa uscirà dal “gusto” e dalla “potenza” offerta agli uomini da una tecnica sconosciuta alle generazioni che prima di noi hanno abitato la terra. Comunque, qualunque sia il mondo che si dispiegherà; qualunque sia il Truman Show in cui l’uomo godrà, si riprodurrà, verrà alla luce, ebbene, egli resterà un’eccezione nell’universo. Tranquilli. Tutto quello che predica e ci ficca nella testa il “gusto” e la “potenza” di questo mondo, manca sempre di un “quid”. Manca (dell’esperienza) dell’evidenza – unico vero segreto della felicità di stare al mondo – che la mia vita, Avviso ai lettori la tua vita, tutta la vita di tutta la gente, non Questo numero di Tempi resterà è inutile. E adesso riguardate quel ragazin edicola due settimane. Il prossimo zetto etiope in copertina. E fate come numero uscirà dunque il 9 gennaio. lui. Facciamo come lui. Te Deum. FOGLIETTO Povera Roma. Le “luminarie rainbow” di via del Corso hanno oscurato il buon senso residuo della Capitale V ia del Corso è la strada più affollata di Roma, dove i negozi, nonostante la crisi, sono pieni di gente. È anche la meglio addobbata, ricca di luci e decorazioni. Magari non tutti coloro che montano le lampadine sono consapevoli del valore simbolico che nelle Feste hanno le luci, ma se il Natale è la memoria della Luce che squarcia le tenebre, non guastano un po’ di luminarie lungo le vie principali della città. Fino all’anno scorso qui era allestito un “cielo” di lampadine verdi, bianche e rosse che formavano tre fasce: nel cuore della Capitale un richiamo alla Nazione nella festa più significativa dell’anno. Cambiati sindaco e amministrazione, a Natale 2013 romani e non romani che vanno da piazza del Popolo a piazza Venezia alzano lo sguardo e vedono lo stesso “cielo”, ma i colori sono cambiati: al posto del tricolore c’è un bell’arcobaleno! Non è un errore; il vicesindaco Luigi Nieri ha rivendicato i «segnali simbolici importanti, scegliendo luminarie rainbow»: il segnale di fare dell’Urbe «la capitale dei diritti», che sarà seguito dall’istituzione del registro delle unioni civili, «un pezzo fondamentale dell’idea di città che stiamo costruendo». Non scomodiamo l’etica, è sufficiente l’estetica per non capire proprio cosa abbia a che fare la bandiera gay con il Natale. Vero è che le rivendicazioni delle lobby di settore hanno assunto un profilo maniacale, se non lasciano in pace neanche la Festa di un Dio che diventa bambino e viene nel mondo. «Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto» (Gv 1,11): si è portati a pensare solo a un rifiuto esplicito, come quello che ha riguardato direttamente il Verbo Incarnato e tanti suoi testimoni, fino a oggi, nella vita bimillenaria della Chiesa. Ma vi è pure la dimensione della deformazione priva di senso: prima ancora del profilo della Fede, è in discussione il buon senso. Oscurato dalle “luminarie rainbow”. Alfredo Mantovano | | 8 gennaio 2014 | 5 SOMMARIO 08 CARLO CAFFARRA PER IL TUO POPOLO FEDELE N. 52/1 aNNo 20 | NUmERo 52/1 | 8 gENNaio 2014 | 2,00 Poste italiane spa - spedizione in a. p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, NE/VR SEttimaNaLE DiREtto Da LUigi amicoNE Te Deum Un giovane diacono legge la Sacra Bibbia (Lalibela, Etiopia 1997 - Kazuyoshi Nomachi). Dalla mostra “Nomachi. Le vie del sacro”, Roma, La Pelanda LE ALTRE FIRME 12 BEN WEASEL L’INNO DI UN’ICONA DEL PUNK ROCK 10 DOLCE & GABBANA IL GRAZIE DEI DUE STILISTI 17 GINO RIGOLDI PER IL MIRACOLO DI ERVIN 28 FRANCESCO MARIANI PER IL CUORE DEI SARDI Foglietto Alfredo Mantovano..............5 Per quei tre figli Marina Corradi.......................... 14 Per questi anni di fango Antonio Saladino................... 19 Per tutti i miei difetti Costanza Miriano................20 Per la fede in Siria Samaan Daoud........................... 22 Perché eri nel lager con me Claire Ly...................................................24 Per i giorni che mi dai Susanna Campus...................27 Per il male fisico Aldo Trento...................................... 30 Per il tandem fra i Papi Pippo Corigliano..................... 32 Per gli eroi “normali” Pino Suriano.................................... 34 Perché non ho più paura Paola Cevasco..............................37 Per i miei insegnanti Maria Bonacina........................ 38 Per l’incontro sperato Angelica Calò Livné......... 41 Per il dono della vita Francesco Belletti.............. 43 Per la vittoria sulla morte Monica Mondo.......................... 44 Per questo calcio ingiusto Fred Perri..............................................46 Il Te Deum dei lettori Antonio Benvenuti........... 48 Le nuove lettere di Berlicche..................................................50 Foto: Ansa, AP/LaPresse Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994 settimanale di cronaca, giudizio, libera circolazione di idee Anno 20 – N. 52/1 dal 26 dicembre 2013 all’8 gennaio 2014 DIRETTORE RESPONSABILE: LUIGI AMICONE IN COPERTINA: Un giovane diacono legge la Sacra Bibbia (Lalibela, Etiopia 1997 – Kazuyoshi Nomachi) A deacon reads from the Psalms of David, or another Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994 settimanale di cronaca, giudizio, libera circolazione di idee religious text. This one is printed on paper, but traditionally it would have been written on parchment. The work is in Ge’ez, an Ethiopian ecclesiastical language, formerly called Ethiopic in Europe. It is an Semitic tongue akin to Hebrew and Arabic. Ge’ez is no longer spoken, or known to the lay public, but is, like Latin, the root of several modern vernacular languages. Note the window which is in shape of the decoration surmounting the famous stele, or obelisks, of Aksum (Bless Ethiopia, Nomachi, Odyssey Publications, 1998). La foto è esposta nella mostra: “Nomachi. Le vie del sacro” (apart fino al 4 maggio 2014 a Roma, La Pelanda – Centro di Produzione Culturale. PROGETTO GRAFICO: Enrico Bagnoli, Francesco Camagna UFFICIO GRAFICO: FOTOLITO E STAMPA: Roto2000 S.p.A., Via L. da Vinci, 18/20, Casarile (MI) DISTRIBUZIONE a cura della Press Di Srl SEDE REDAZIONE: Corso Sempione 4, Milano, tel. 02/31923727, fax 02/34538074, [email protected], www.tempi.it EDITORE: Tempi Società Cooperativa, Corso Sempione 4, Milano La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITà: Editoriale Tempi Duri Srl – tel. 02/3192371 La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITà: GESTIONE ABBONAMENTI: Tempi, Corso Sempione 4 • 20154 Milano, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 tel. 02/31923730, [email protected] GARANZIA DI RISERVATEZZA PER ABBONATI: L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a: Tempi Società Cooperativa. 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Il male può apparirci così invadente da farci pensare che abbia eliminato il bene. Poiché Dio opera fra noi, il bene è sempre presente. Anche l’anno che sta terminando ne è la prova. Abbiamo vissuto il grande dono dell’Anno della Fede. Nella mia città è stata fatta una grande Missione per i giovani. Più di cento missionari sono andati per le strade, nelle piazze, nelle discoteche, lungo i viali della prostituzione, solamente per notificare loro un fatto: Dio ti ama! La forza di questo semplice annunzio è stata straordinaria. A Dio, infatti, piace salvare il mondo attraverso la stoltezza del kerigma. È questa la principale for- ste le meraviglie del Magistero di Benedetto XVI. Una za del bene di cui ringraziare il Signore: la predica- cristallina limpidezza congiunta ad una affascinanzione del Vangelo. Pensiamo all’annuncio fatto quo- te profondità; una sapiente semplicità congiunta ad tidianamente da padre Aldo; da tutti coloro che aiu- una rara penetrazione dei misteri della fede. «Non tano poveri, discriminati, oppressi poiché vedono in dimenticare i tanti suoi benefici»: non dimentichiaessi il volto di Cristo. Uniscono la miseria umana a mo il dono fattoci dal Signore in Benedetto XVI. A una Chiesa ancora turbata e scossa lo Sposo Cristo, e Cristo alla miseria umana. Ma la bontà del Signore durante l’anno che sta Gesù dona papa Francesco. È l’amore, la misericorper chiudersi si è manifestata soprattutto in ciò che dia del Signore fattasi carne ed ossa davanti ai nostri è accaduto nella successione petrina. Il grande gesto cuori, spesso desolati dalle quotidiane tribolazioni. della rinuncia fatta da Benedetto XVI è stato il suo I suoi gesti di carità verso i poveri, sofferenti, abbanultimo insegnamento. Egli ha insegnato alla Chiesa donati e colpiti da sventure sono la ripresentazione pellegrina in terra che è Cristo che la guida; i Papi delle pagine evangeliche che narrano di folle di zoppassano, ma Lui resta: ieri, oggi, sempre. Ma dobbia- pi, ciechi, sordi, ammalati di ogni genere che accormo essere grati al Signore per il Magistero lasciatoci rono a Gesù. Ma dobbiamo ringraziare il Signore da Benedetto XVI. Durante una Visita Pastorale, visi- perché non solo papa Francesco ci riporta continuatai un’anziana contadina che non poteva uscire di mente al nucleo incandescente del Vangelo, colla casa. Ella mi disse: «Non avrei mai pensato che mi parola e la vita. Ma anche perché egli, da vero figlio succedesse ciò che mi accade. Io, una povera contadi- di sant’Ignazio, ci insegna quotidianamente, colna quasi analfabeta, capisco ciò che dice il Papa. Ma le omelie di Santa Marta, a crescere nella carità; a pensi: io, l’ultima figlia della Chiesa». Sono state que- discernere le mozioni dello Spirito Santo da quel- Il cardinale arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra al pellegrinaggio di Macerata-Loreto del giugno 2010 Foto: Infophoto le del Nemico; a respingere ogni forma di mondanità spirituale, specialmente noi pastori. «Non dimenticare i tanti suoi benefici». Ora la Chiesa ha il dittico della vita: la charitas veritatis di Benedetto XVI e la veritas charitatis di Francesco. L’unità delle famiglie, l’eroismo dei sacerdoti Ma ciò che è accaduto sulla Cattedra di Pietro non è l’unica ragione della riconoscenza al Signore. È ciò che accade nel popolo cristiano che costituisce ragione non meno forte per benedire il Signore. Anzi, al riguardo il primo motivo della nostra riconoscenza a fine anno è il perdurare della presenza del popolo cristiano fra noi. Quando penso a questo fatto, a questa realtà non posso non commuovermi. Penso soprattutto in questo momento a coloro i cui nomi sono scritti nei cieli, e giammai sui cosiddetti grandi quotidiani d’informazione: i poveri, i semplici, i piccoli. Lo stupore dei bambini di fronte al Mistero, che ho incontrato nelle Visite Pastorali. Lo stupore di quella bambina che, piena di meraviglia, esclamò: «Ma allora la Madonna è la mamma di Gesù, come la mia mamma è la mamma di me e del mio fratellino». Come può lasciarci indifferenti il fatto che Dio riveli il suo segreto più grande, l’Incarnazione del Verbo, ad una bambina! Ha commosso anche Gesù questo fatto. Penso ai giovani i cui occhi si illuminano quando si parla della bellezza della nostra fede. Penso soprattutto al dono di quelle famiglie che restano unite, che donano generosamente la vita, nella fatica di un lavoro che a mala pena oggi consente di arrivare alla fine del mese. Famiglie in cui gli sposi scoprono ogni giorno di più la bellezza del Sacramento e dell’amore coniugale. Ma infine e soprattutto, benedico il Signore per essere testimone oculare dell’eroismo, ripeto eroismo, quotidiano dei nostri sacerdoti nelle nostre parrocchie. Un servizio fedele, faticoso, spesso senza alcuna ricompensa umana: guardano solo a Gesù e al bene della Santa Chiesa. «Benedici il Signore, anima mia; non dimenticare i tanti suoi benefici». *cardinale arcivescovo di Bologna | | 8 gennaio 2014 | 9 BUON 2014 Te Deum laudamus Per la Bellezza dell’Italia Senza l’enorme patrimonio di cultura, creatività e lavoro affidato da Dio a questo paese, neanche Dolce e Gabbana sarebbero Dolce & Gabbana. Il «Grazie» dei due stilisti «nonostante le difficoltà dell’anno trascorso» P er quanto poco siamo abituati a scrivere, dedicando la totalità del nostro tem- | DI Domenico Dolce e Stefano Gabbana po al mestiere di stilisti, potremmo sintetizzare il nostro ringraziamento sul finire di questo anno con le parole che abbiamo scelto per il titolo: “Grazie per la Bellezza dell’Italia”. Una Bellezza data dalla natura stessa di questo Paese e dall’enorme patrimonio artistico e culturale che esso custodisce. Una Bellezza che si è tradotta nell’attitudine per il bel vivere, nel saper fare, nello stile di vita e nel buon gusto certamente non solo estetico, di noi italiani. Una Bellezza che ognuno di noi ha ricevuto in dote per il semplice fatto di essere nato in Italia. Di questa dote noi, come uomini e come stilisti, siamo immensamente grati. Il nostro mestiere, che è la nostra vita, consiste nel creare cose belle che facciano sognare le persone tanto quanto noi sogniamo quando le creiamo. di dire “viva l’Italia” è il profondo rispetto che abbiaI nostri sogni e la nostra creatività attingono mo per questo Paese: come persone, come marchio continuamente alla ricchezza dell’Italia: mare, sole, (che porta il nostro nome) e come azienda (di cui siaamore, arte, manualità e artigianalità. Un patrimo- mo i responsabili), nonostante tutte le difficoltà che nio e una forza che noi italiani abbiamo a disposizio- ciò comporti ogni giorno e abbia comportato in parne e nessun altro al mondo ha con la stessa intensi- ticolare nell’anno appena trascorso. tà, la stessa storia e la stessa credibilità. Ma sognare, fantasticare, immaginare la storia Con le nostre collezioni raccontiamo al mon- che vogliamo raccontare prima ancora di disegnare do intero questa Italia, fatta di persone che portano un capo è ciò che ci fa vivere felici. avanti la tradizione artigianale con passione e digniSenza il talento della creatività e la capacità di tà, e così facendo noi stessi continuiamo ad impara- sognare che Dio ci ha dato nulla sarebbe stato posre cose nuove sul nostro Paese, anche attraverso gli sibile. Le cose più belle le abbiamo realizzate quanocchi degli stranieri che ce lo fanno riscoprire conti- do abbiamo seguito il nostro istinto creativo e non nuamente, perché a volte noi che lo viviamo e che ci quando le abbiamo studiate a tavolino. Ci auguriamo siamo nati non lo capiamo abbastanza. di continuare a fare tesoro di questo talento e di esseIl nostro modo di mostrare gratitudine per esse- re capaci di tramandare ai giovani la bellezza di metre nati in questo Paese non è solo quello di celebrar- tere l’anima in qualsiasi cosa si faccia nella vita, purlo nelle collezioni, o meglio quello è solo il risultato ché si insegua un sogno, rispettando sempre quanto finale e più visibile agli occhi di tutti, il nostro modo ci è stato donato. 10 | 8 gennaio 2014 | | | | 8 gennaio 2014 | 11 BUON 2014 Te Deum laudamus Per la nostra Chiesa ostinata «Se ciò che Dio vuole da noi è l’amore, la cosa che vuole che facciamo, innanzitutto, è perseverare. Alla fine l’unico peccato è arrendersi». L’inno di un’icona del punk rock 12 | 8 gennaio 2014 | C | DI BEN WEASEL do mi sento un po’ più devoto, anche per quelle schifose. Ma soprattutto ringrazio Dio per la grazia della permanenza nella speranza. Se ciò che Dio vuole da noi è l’amore, la cosa che vuole che facciamo, innanzitutto, è perseverare. Alla fine l’unico peccato è arrendersi. Penso a Caterina da Siena, che ha dovuto sopportare le pressioni della famiglia. Volevano che facesse come tutte le ragazze, che si sposasse. Credevano che fosse come tutte le altre, e che avrebbe abbandonato quella religiosità e quella devozione che sembravano carine e simpatiche a prima vista, ma devono essere diventate parecchio irritanti quando hanno preso a interferire con i progetti che la famiglia aveva su di lei. Come Cristo, lei ha obbedito ai genitori, ma, sempre come Cristo, ha perseverato con quella caparbia determinazione che è rende improbabile la sua morte definitiva per non averara oggi come allora. E penso ai cattolici che si lamentano della Chie- re ordinato le donne o non aver sposato le coppie gay. In realtà, è esattamente per la perseveranza della sa perché non è al passo coi tempi e vorrebbero che cambiasse. Queste invocazioni contengono sempre Chiesa nonostante i contrasti e le opposizioni che noi due assunti: primo, che il cambiamento (in realtà, la patetici, modesti peccatori possiamo sperimentare voglia di inchinarsi alle tendenze culturali del tem- che quello che essa ci offre è reale e vero; è per questo po) porterà nuovi fedeli e risveglierà i cattolici addor- che possiamo inginocchiarci davanto al tabernacolo mentati; secondo, che l’assenza di cambiamento avrà e, piangendo lacrime di contrizione e gioia, mendicare e ricevere la pietà del Signore. L’impegno incessancome esito la morte della Chiesa. La prima idea appare chiaramente falsa. Non rie- te della Chiesa nel fare la volontà di Dio parla ai povesco a pensare a nessuna istituzione religiosa che è riu- ri, a chi è solo e ai disperati con più forza e chiarezscita a ingrossare le sue fila rimpiazzando i precet- za rispetto a quelli che si lamentano del suo rifiuto di ti con un sacco di distrazioni. Per quanto riguarda la abbracciare le istanze culturali della modernità. È con seconda, il fatto che la Chiesa cattolica sia sopravvissu- la perseveranza nel proclamare la carità che la Chieta per duemila anni opponendosi ai modi del mondo sa fa entrare chi la cerca. Di sicuro è stato così per me. | Foto: Getty Images Benjamin Foster, in arte Ben Weasel, è il leader della storica band punk rock di Chicago “Screeching Weasel”, nata nel 1986. Precursore di un intero genere musicale, ha influenzato profondamente gruppi come i Blink 182 e i Green Day (di cui è grande amico). Ben Weasel è considerato in tutto il mondo un’icona punk non solo per la sua musica, ma anche per le sue posizioni originali e non convenzionali che hanno ispirato più generazioni di sostenitori sfegatati del rock. Sposato con Sara, padre di tre figli, ha dato l’ennesima prova di essere una voce fuori dal coro convertendosi al cattolicesimo. erco di ricordare di ringraziare Dio per le cose belle della mia vita e, quan- Foto: Getty Images In un certo senso la mia vita è stata difficile, alle volte, specialmente per via dell’ansia e della depressione. Ma da quando ho memoria, per quanto mi sia lamentato, per quanto sia stato difficile riconoscere il bene in me e negli altri, per quanto abbia rifiutato spesso ciò che era ragionevole per scegliere quello che mi trascinava giù, non c’è mai stato un momento in cui ho perso del tutto la speranza. Nei momenti di angoscia e di miseria Anche quando ho toccata il fondo, ho sempre avuto la sensazione che ci fosse qualcosa di meglio sulla mia strada, una specie di smodato ottimismo che mi costringeva a guardare a cose più importanti dei miei problemi. Ricevere questa grazia è un dono di una potenza che non riesco a descrivere con le parole, specialmente avendo conosciuto così tante persone che si sono arrese alla disperazione. Rendo grazie, dunque, per il dono della speranza, sapendo che mi è arrivata in modo assolutamente immeritato, e che contagia ogni cosa. È possibile avere una moglie bellissima e premurosa, tre bambini meravigliosi, una casa in cui crescerli e un lavoro con cui sostenerli soltanto perché Dio mi ha dato speranza nei momenti di angoscia e miseria. E rendo grazie per la Chiesa di Cristo, luce che illumina il cammino attraverso l’oscurità, e che continua a guidare tutti noi peccatori in cerca di perdono, e che, come Davide, hanno corpi che anelano e anime che hanno sete del Signore. | | 8 gennaio 2014 | 13 BUON 2014 Te Deum laudamus Per le foto nelle cornici d’argento Le immagini di quei tre figli donati si fanno luogo di memoria e speranza. E benché né mio marito né io abbiamo ancora ben capito su che pianeta siamo atterrati, loro, stranamente, lo sanno I l presepe lo abbiamo fatto da soli i ragazzi e io quest’anno, mio marito è da due | DI MARINA CORRADI mesi in ospedale. E tornerà, certo, ma intanto io scopro come è dura essere, ogni mattina, sola. E il Te Deum di quest’anno, dunque? mi domando stasera. Di fronte a me su una libreria in soggiorno si allineano nelle cornici le foto di famiglia. Il mio sguardo ci si posa sopra e, come catturato, si ferma. Sulle facce dei figli, da bambini. Quello lì, biondo come un pulcino e pallido, è il primo, a tre anni. Ogni volta che guardo quella foto, mi meraviglio; perché è uguale a suo padre, ma certo l’espressione degli occhi è la mia. (Come se i figli davvero imparassero a guardare il mondo attraverso lo sguardo della madre, come mi disse un giorno un vecchio frate a San Giovanni Rotondo). Lo sguardo di Pietro è lievemente malinconico, quasi perplesso, come di un Poi, la bambina, a un anno, mentre gattona piccolo alieno che si domandi su quale pianeta è mai nell’erba del giardino dei nonni. Sguardo curioso e atterrato. Sguardo di pensieroso bambino che osser- fiero, come di un cucciolo di gatto che a stento si regva due genitori amorosi, e però come smarriti. Fisso ga sulle zampe, ma già si avventuri, cacciatore, nella quegli occhi scuri e risento la voce di mio figlio a tre giungla del cortile. Bella: negli occhi grandi, nella pieanni, dal seggiolino sui sedili posteriori dell’auto, al ga capricciosa della bocca. Un accenno di gentile insomare, in Toscana. Mi piaceva girare per le campagne e lenza: quale pianeta sia non importa, io sarò, comunandare a caso là dove la strada mi portava, e poi non que, una regina. sapevo più tornare, e agli incroci mi fermavo, esitanE dunque stasera i tre mi guardano, e per un te. Il bambino, alle spalle, educatamente inquieto: «Ci momento la malinconia mi tenta (quei tre, sussurra, siamo pelsi di nuovo?». Sì, c’eravamo persi di nuovo, piccoli così non esistono più, non torneranno più). ma poi in qualche modo ritrovavo ogni volta la straEppure no, non li abbiamo perduti. Il primo, è da di casa. vero, lo si incrocia raramente per casa, e si esprime a La foto accanto è del secondo, bruno come un tenebrosi monosillabi, però sembra sapere cosa fare. saraceno: seminudo sul lettone, a un anno e mezzo. La strada, quella che io al mare perdevo sempre, se la Aria gioviale, espressione da vincitore, nessun dub- è trovata grazie a un prete cui sarò riconoscente per bio: il pianeta su cui è atterrato, è quello giusto. Guan- sempre (don Giorgio Pontiggia, voglio ricordarne il ce abbondanti, da buona forchetta (quando si scolava nome). E ora silenzioso e metodico Pietro procede, ford’un fiato il biberon e poi mi guardava, perplesso: già te della compagnia di alcuni grandi amici. finito?). E in fondo agli occhi già affiorante una certezIl secondo ha mantenuto lo sguardo trionfante za, quasi un orgoglio: la vita è una sfida buona, e vi e lieto della foto sul lettone. Anche lui si vede poco, accorgerete di chi sono, io… ha sempre un sacco di cose da fare e il suo cellula- 14 | 8 gennaio 2014 | | re ronza continuamente come un alveare. Berni alza gli occhi dal tomo delle memorie di Churchill che sta leggendo, scorre i messaggi, sorride, torna a leggere. A volte minaccia che gli piacerebbe entrare in politica (costernazione della madre. E stupore, però, che un diciottenne oggi pensi alla politica come a una cosa utile e buona). Intanto, comunque, la strada la fa lui a noi, con quel sorriso solare, come la memoria certa di un destino di bene; lui il primo, ogni mattina, che in auto verso scuola attacca l’Ave Maria. Per quanto stanchi o preoccupati si sia, lui come un carro armato, nel traffico delle sette del mattino: «Ave Maria…», e noi lo seguiamo, grati. E la piccola? Per me è la vita in persona. Sempre lieta, in perpetuo movimento, femminile in ogni fibra, costantemente sfarfalla tra una festa («non ho niente da mettermi», geme davanti all’armadio, con la stessa bocca capricciosa della foto a un anno) e una mostra che deve «assolutamente» vedere. Lei, che entra in casa come una folata di vento di marzo, quel giovane vento che arruffa e accarezza le cose che nascono, nuove. Lei, che la domenica mattina quando si alza canta, e la sua voce chiara colma la casa. Allora le fotografie nelle cornici d’argento si fanno un luogo vivo di memoria e gratitudine. Grazie per loro, dal fondo di questo aspro dicembre. E benché mio marito e io, guardandoci, sappiamo che né l’uno né l’altro ha ancora ben capito su che pianeta è atterrato, questi tre, stranamente, lo sanno. Grazie: e questo esercizio di ricordare e dire grazie è importante, perché, come ha insegnato Benedetto XVI un anno fa, «la memoria si fa speranza». Come il popolo ebraico ricordando il deserto e la fuga sul Mar Rosso vedeva la sua storia e intuiva un disegno e un destino, ed era grato, così ogni uomo ha una storia, e, per quanto povero sia, una madre che lo ha messo al mondo, e Dio, che lo ha voluto. Per me i figli sono prova concreta, la certezza del bene – nonostante io fossi quella delle strade incerte. Quelle facce, quegli occhi – mentre stasera dalla cucina arrivano le voci e le risate di una tavolata di figli e amici – testimoniano un bene grande ricevuto. In virtù di questo bene, è ragionevole sperare. Grazie allora, mille volte grazie, per quei tre figli donati. | | 8 gennaio 2014 | 15 BUON 2014 Te Deum LAUDAMUS Per questo pazzo figlio che voleva salvare sua madre | DI Don gino rigoldi H o raccolto Ervin al semaforo. Lo vedevo continuamente Ordinato sacerdote nel 1967, sulla via di casa sorridente, implorante di “qualche modon Gino Rigoldi è cappellano netina” con in mano una specie di spugna per i vetri che del Beccaria di Milano dal 1972. secondo lui serviva per pulire. Me lo sono portato a casa, dove il Dal 1973 è anche presidente delposto si trova sempre e comunque è meglio che dormire nei cela onlus Comunità Nuova, opera spugli al margine della strada . nata proprio per aiutare i ragazzi Pressoché nessuna cultura, pochissima scuola, semplicità e che uscivano dal carcere minoristupefacente incompetenza sul come vestire, il come mangiare, le e fuori non avevano casa né fanei rapporti con gli altri ragazzi e con i responsabili. Ervin era miglia. Ha ricevuto l’onorificenza la testimonianza di cosa succede ad essere così poveri, così senza di cittadino benemerito del capocultura, così sottoposti anche alle prepotenze e alle ingiustizie. luogo lombardo, è Cavaliere della Tuttavia, dopo poco più di un anno, con un po’ di italiano meglio Repubblica e nel 1999 è stato incapito e parlato, con una grande voglia di lavorare, di mettere a signito dell’Ambrogino d’oro. profitto l’iniziale apprendimento da idraulico, Ervin è partito per la Toscana e ha cominciato a lavorare e duramente come idrauliAnche a Malpensa è capitato lo stesso miracolo con l’aeroco in un porto marittimo. È tornato dopo che l’azienda nella quale aveva lavorato per due anni ha chiuso e dopo sei mesi di tenta- porto e le autorità di frontiera. Ora la mamma è in un ospedale vicino a Milano e forse si salverà. Forse le taglieranno due ditivi di ritrovare un lavoro, praticamente per fame. Meno di quindici giorni fa arriva dall’Albania una telefona- ta di un piede, cureranno il dissesto dello stomaco e di non so ta: «Mamma è in ospedale e sta morendo, arriva a salutarla!». quanti altri organi. Ervin è orgoglioso e felice perché la mamRisposta semplice e concreta di Ervin: «Io so come curano i po- ma incomincia a riconoscerlo e sta meglio. Mi sto chiedendo quale alveri in Albania, vado a salvare tro miracolo dovrà accadere mia madre». E qui incomincia Come sia stato possibile A ERVIN quando questa signora uscirà il miracolo. superare la frontiera albanese con dall’ospedale, ma diamo tempo Ervin va in ospedale in Alin spalla una donna incosciente al Padre di tutti e agli uomini di bania dove il medico di turno PRELEVATA DA UN OSPEDALE non mi è buona volontà. Chi avrà chiesto si ferma se gli fai vedere il cospiegabile. COME È Inspiegabile la al cuore e dentro il cuore dellore degli euri e trova la masalita su di un aereo verso l’Italia. le persone incontrate di lasciar dre ormai senza conoscenza. passare questo pazzo figlio che Breve e inutile consulto con il HO VISTO I MIRACOLI DELL’AMORE voleva salvare sua madre? padre, messo ancora peggio di Ho visto i miracoli dell’amore. Non è neanche la prima volta lui quanto a capacità di gestire una difficoltà. Si mette in spalla la mamma incosciente e si avvia verso l’aeroporto, l’Italia e un ma è proprio vero che il bene è come un seme che porta frutto, si moltiplica, fa miracoli appunto, anche i miracoli che si toccaospedale italiano. Come sia stato possibile superare la frontiera albanese con no, diventano eventi anche solo di cuore ma quanto mai conin spalla una donna incosciente non mi è spiegabile. Inspiegabi- creti e teneri. Quando dico a qualcuno che Dio, Gesù si vede mi dicono le allo stesso modo la salita su di un aereo verso l’Italia. Lui dice di aver detto agli agenti di frontiera e agli steward dell’aereo che che sono matto, ma a saper guardare, Dio, Gesù si vede proprio. Milano, 11 dicembre 2013 voleva salvare la sua mamma e l’hanno lasciato passare. | | 8 gennaio 2014 | 17 BUON 2014 Te Deum LAUDAMUS Per questi sette anni di fango immeritato | DI ANTONIO SALADINO T Verso la fine del 2006 l’imprenditore calabrese Antonio Saladino, all’epoca uno dei vertici della Compagnia delle opere nel Mezzogiorno, si ritrova travolto dalla più fantasmagorica delle indagini del pm di Catanzaro Luigi De Magistris. La procura ipotizza un incredibile giro di ruberie nella gestione di fondi pubblici calabresi in cui vengono tirati in ballo decine di personaggi anche di primo piano della politica italiana, tra i quali l’allora presidente del Consiglio Romano Prodi e il guardasigilli Clemente Mastella. Nella ricostruzione dell’accusa spunta perfino una presunta (molto presunta) loggia massonica deviata con sede a San Marino. I giornali non ci mettono molto a inserire questo “scandalo” nella «nuova Tangentopoli» del Sud denunciata dallo stesso De Magistris in una celebre intervista al Corriere della Sera. E il centro di tanto malaffare viene individuato dal pm proprio in Why not, agenzia attraverso la quale Saladino, sfruttando le novità introdotte dalla legge Biagi, all’epoca riesce a offrire un impiego a qualcosa come 700 persone. Il caso giudiziario si protrarrà per sette anni, durante i quali, grazie al clamore suscitato dalle carte che filtrano regolarmente alla stampa, il lavoro di Saladino andrà in fumo, un governo cadrà (quello di Prodi e Mastella, appunto) e altre persone coinvolte nelle indagini saranno rovinate. A inizio ottobre 2013 la Corte di Cassazione ha demolito definitivamente le ipotesi totalmente infondate dell’accusa. Nel frattempo De Magistris è stato eletto sindaco di Napoli. e Deum laudamus per questi sette anni di fango in cui ho capito che non si può vivere di odio perché alla fine ti sentiresti solo, inutilmente stanco e svuotato. E ho sperimentato anche che la vera battaglia nella vita sta nel non cedere sulla propria libertà, specialmente quando gli interessi in gioco sono grandi in termini economici e di potere. Alla tentazione di cedere può far fronte solo una solida esperienza educativa che ti ha reso anche per un frangente un uomo lieto. Ci dobbiamo sempre porre la domanda: “Ma io chi sono?”. In questo lungo periodo mi ha sostenuto una preghiera che ho cercato di recitare ogni mattina: è la preghiera di padre Léonce de Grandmaison: «Formami un cuore dolce e umile… un cuore grande e indomabile, così che nessuna ingratitudine lo possa chiudere e nessuna indifferenza lo possa stancare». Questo perché dentro le circostanze, anche se drammatiche, biso- i cittadini in cui si ha la netta percezione che se parte il circo gna essere capaci di vedere la luce; le circostanze non sono im- mediatico-giudiziario (su di me 5 mila articoli di giornale, 30 portanti in se stesse ma perché esse evidenziano, in chi crede, ore di trasmissioni televisive, tra cui 3 puntate di AnnoZero l’amore di Gesù. con Santoro nella veste di pm e uno share di 5 milioni di spetLa consistenza di un uomo non sta nelle situazioni belle o tatori) il cittadino è impossibilitato a difendersi. I giornalisti brutte che siano, ma nell’appartenenza a Cristo, senza il qua- diventano la grancassa dei magistrati e questi difendono i giorle perdi la tua umanità. Con questa certezza esse smuovono il nalisti dalle denunzie per eventuali calunnie e diffamazioni; e cuore e la ragione; ecco perché Dio ha bisogno degli uomini e si radica una cultura per cui non è importante cercare la veriancor più gli uomini hanno bisotà ma far diventare certezza congno di Dio. divisa la menzogna. quando sono stato ingiustamente Questa certezza piena di stuQuanta saggezza insegnano i messo alla gogna ho capito che non pore colpisce gli altri e permette Padri della Chiesa che affermano si può vivere di odio. E che la vera a te di non diventare cinico o senche è più meritorio sopportare il battaglia sta nel non cedere sulla timentale. La mia vita, nonostanmale che fare il bene. E quale mate le mie fragilità e i miei difet- propria libertà, specialmente quando le peggiore se non quello della falgli interessi in gioco sono grandi in sità e dell’essere messi alla gogna? ti, è impastata di Cristo perché il termini economici e di potere cristianesimo è il legame di CriGià nel 1993 don Giussani sto con me, non di me con Cristo. con la sua lungimiranza diceva: Da parte mia non c’è nessun odio verso nessuno, neanche «L’identità di una persona implica che essa sia rispettata nelverso chi mi ha accusato ingiustamente, ma non posso non con- la sua dignità. Mettere alla gogna, vale a dire svergognare senstatare una grande amarezza per il modo in cui viene ammini- za necessità una persona (…) è l’errore cui dà bene immagine strata la giustizia nel nostro paese. una certa magistratura di questi tempi. E nessuno fiata! QueHo chiesto il rito abbreviato (da non confondere con il pat- sto silenzio è dovuto al fatto che nessuno ha educato o guidateggiamento) nella certezza della mia innocenza e non ho pun- to il popolo a salvaguardare e rispettare l’identità delle persotato sulla prescrizione che lascia poi tutto nel dubbio, ma non ne di cui è composto». ci sono riuscito e la prescrizione è puntualmente arrivata. QueRingrazio gli amici che mi sono stati vicini e compagni in sta vicenda è il paradigma dello scontro storico tra lo Stato e questa storia kafkiana ma purtroppo tipicamente italiana. | | 8 gennaio 2014 | 19 BUON 2014 Te Deum laudamus Per tutte le volte che non funziono La mia inadeguatezza, le ossessioni, le stramberie. I pensieri bassi, stupidi, inutili. Ti ringrazio per i “difetti di fabbrica” che mi costringono a fissare lo sguardo su di te, per non morire di disgusto Costanza Miriano è stata per anni giornalista del Tg3, attualmente si occupa di informazione religiosa per Rai Vaticano e collabora con altre testate tra cui Avvenire e il Foglio. Sposata e madre di quattro figli, è diventata un caso editoriale grazie al successo dei suoi libri, Sposati e sii sottomessa (Vallecchi 2011) e Sposala e muori per lei (Sonzogno 2012), nei quali, da «cattolica fervente», come si definisce lei stessa, parla del ruolo della donna e dell’uomo nel matrimonio e nella famiglia. Il primo dei due volumi in particolare è stato tradotto in diverse lingue e l’edizione spagnola (Cásate y se sumisa) ha scatenato molte polemiche e richieste di censura da parte delle femministe iberiche. 20 | 8 gennaio 2014 | D io, ti ringrazio per tutte le volte in cui quest’anno che è passato non ho | DI Costanza Miriano funzionato. Per quando sono stata di cattivo umore, offesa, triste, arrabbiata, inadeguata, malevola. Ti ringrazio perché non è stato un caso, una malaugurata coincidenza o un inciampo. Il problema è che io proprio non funziono bene. Ho un difetto di fabbricazione, qualcosa all’origine, ma ormai, come dice mio marito, mi è scaduta la garanzia, e dovrò vedere di combinare qualcosa lo stesso, con quello che ho. Dovrò cucinare con quello che c’è in frigo, e vedere di tirarne fuori un piatto decente. Ti ringrazio perché il mio non funzionare mi ricorda cosa vuol dire che tu sei il Salvatore. Vuol dire che tu non sei una ciliegina sulla mia torta, ma sei proprio la torta, colui che ci fa vivere, essere felici. Ti ringrazio perché ho atteso questo Natale al grido di arrivano i nostri, come chi sta sull’orlo di un precipizio, ed ha bisogno, un bisogno vero e vitale di essere salvato. Ti ringrazio perché quando il mio limite non lo Ti ringrazio per le mie fisse, le mie ossessioni, le vedo permetti che qualcuno me lo faccia notare (il mie stramberie. Ti ringrazio per i pensieri bassi, stu- mio padre spirituale dice: «Se qualcuno è arrabbiapidi, inutili che il mio mondo interiore produce a to con te, e comincia a gridarti contro, chiedigli di ciclo continuo (ne ho anche da esportare, se a qual- aspettare un attimo, corri a prendere un registratocuno dovessero difettare). Ti ringrazio perché mi re e prendi nota: ti sta facendo la grazia di mostrarcostringono a distogliere lo sguardo da me stessa, e a ti come sei realmente»), e sempre più desidero mettefissarlo su di te, se non voglio morire di disgusto. Ti re lo sguardo su di te, unica vera bellezza. Ti ringraringrazio per le emozioni incontrollabili e pazze che zio perché quando non ho la grazia di vedere il mio ogni tanto vorrebbero prendere il comando della bar- peccato, perché quella è la vera grazia, mi mandi ca, e ti ringrazio perché solo con te – con quel po’ di oltre alle vibrate proteste di chi è arrabbiato con me, preghiera che riesco ad accozzare, col tuo stesso cor- anche sempre qualche tuo figlio prediletto che mi po al quale mi aggrappo ogni giorno a Messa come corregge fraternamente, e che prega per la mia cona una scialuppa – riesco sgangheratamente a man- versione, mettendo in moto la comunione dei santi, tenermi quasi decentemente fedele al piccolo posto al grido di battaglia «al mio via, scatenate il paradidi combattimento che mi hai assegnato. Ti ringra- so» (copyright della mia amica Elisabetta). zio anche per tutte le qualità che mi hai dato, per le Ti ringrazio perché la vita è insostenibile senza di munizioni da spendere in battaglia, e ti ringrazio per te, è troppo difficile la fedeltà totale, la dedizione leaavermele date così bene impastate ai difetti che non le e incondizionata al proprio posto in trincea, così posso guardare le une senza vedere gli altri. che o si cerca di imbucarsi, di nascondersi dietro un | cespuglio lasciando che sia qualcun altro a fare la nostra parte, o bisogna appoggiarsi a te a peso morto. Ti ringrazio perché l’insostenibilità della vita e la nostra inadeguatezza ci costringono a fare memoria di te, a chiederci chi è che può rispondere al nostro desiderio, chi finalmente può colmare tutte le nostre attese, la nostra sete ardente. Il motivo per cui ci hai pensati A volte mi dicono “che bello avere una fede come la tua” e io un po’ mi vergogno un po’ mi spavento, perché io non so se davvero la mia sia fede, e mi sento come quando dai un’impressione troppo buona di te (per esempio come quando all’esame prendevi un voto più alto di quello che meritassi, probabilmente perché ti avevano fatto una domanda esattamente sulle sole due cose che sapevi, avendole casualmente ripassate la notte prima). Il fatto è che io non so se ho fede, ma ho bisogno, pretendo che tu, Dio, sia davvero mio Padre, che mi ami come dice il Vangelo. Non potrei vivere se le cose non stessero così, e se ho bisogno di te, è proprio perché senza non funziono. Quando non funziono, quando vedo la struttura di male che c’è in me anche quando non collaboro attivamente col peccato, quando vedo la mia natura doppia, il male e il bene, ne cerco le ragioni, perché dello stare bene non abbiamo bisogno di chiederci nulla. E quando cerco le ragioni, è sempre a te che mi trovo costretta a volgere lo sguardo. La struttura di male che c’è in me mi mostra chiaramente il bisogno vitale, imprescindibile, di essere redenta. Il senso della fede è avere un rapporto vero e personale con te, perdere la nostra vita, sgangherata pazza e malfunzionante, per cominciare a vivere la tua, e così realizzare la meravigliosa felice somiglianza per la quale ci hai pensati, creati. È arrivare a un rapporto vero, totalizzante, radicale, senza calcoli, con te. Solo allora saremo credibili, e qualcuno si fiderà di noi, e magari ci verrà anche un po’ dietro. E così potremo oltre ad amarti anche magari farti amare da qualcuno. | Sopra, Monica Bellucci nei panni della Maddalena in una scena del film La passione di Cristo diretto da Mel Gibson | 8 gennaio 2014 | 21 BUON 2014 Te Deum laudamus Per la fede in questo Oriente Sono stati mesi di sangue per i cristiani siriani da quando la “rivoluzione” è diventata un jihad per il Califfato. Ma noi non ci faremo rubare la libertà, come dice la Madonna di Soufanieh Samaan Daoud, sposato con due figli, vive a Damasco. Prima della guerra faceva la guida turistica e organizzava le visite dei pellegrini cristiani italiani. Attualmente traduce libri dall’italiano all’arabo per i salesiani del Medio Oriente. Collabora anche con Avsi. 22 | 8 gennaio 2014 | | Foto: Getty Images D all’inizio dell’anno 2013 la violenza in Siria ha cominciato a prendere una | DA DAMASCO SAMAAN DAOUD piega abbastanza brutale. In questo anno abbiamo assistito alla nascita di un altro gruppo armato estremista che usa la religione per giustificare la propria azione: Isil, lo “Stato islamico dell’Iraq e del Levante”. Così siamo entrati in una nuova ondata di violenza sempre più spietata, perché questi gruppi armati, che hanno una base religiosa wahabita-salafita e radicale, sfruttano la fede musulmana e la usano come un mezzo per creare uno Stato religioso governato secondo la legge islamica. Ormai questi ribelli non parlano più né di democrazia né di libertà. Per eliminare gli ostacoli all’instaurazione dello Stato islamico, si sono messi a minacciare tutti quelli che non si sottomettono alla loro ideologia. E i cristiani naturalmente fanno parte di questi “infedeli”, perciò hanno dichiarato una guerra contro di loro. I cristiani del nord e del nord-est del paese han- stiani della Siria, ma purtroppo è stata assediata per no vissuto sulla propria pelle l’autentica persecuzio- più di un anno dal fronte di Al Nusra (affiliato ad Al ne. Alcuni villagi in quelle regioni sono stati com- Qaeda) e dall’Isil, che hanno causato la distruzione pletamente svuotati delle comunità cristiane, fuggi- di tante chiese e di interi quartieri cristiani. te per paura di essere massacrate o perché sono state minacciate. Dalle città di Raqqa, Tel Abiad, Der Comandano i Fratelli Musulmani Ezzor e tante altre i cristiani sono scappati in Libano Tutta questa violenza contro i cristiani è dovuta al per poi andare in Europa, altri sono sfollati all’inter- fatto che i cristiani non si sono schierati a favore di no del paese, verso zone sicure come la costa e Dama- questa cosiddetta “rivoluzione”. E perché non lo hansco. Ma questi gruppi armati di fanatici si sono resi no fatto? Perché si sono accorti che la cosiddetta rivoresponsabili anche di massacri tra le comunità cri- luzione è stata subito “mangiata” sia dagli estremisti stiane come Maloula, Sadad, nei sobborghi di Lata- che dagli stati le cui istituzioni sono di ispirazione kia. Per non parlare di Aleppo e di quanta sofferenza coranica, come l’Arabia Saudita e il Qatar, o da quelli vive la nostra Chiesa là. Aleppo era la capitale dei cri- dove comandano i Fratelli Musulmani, come la Tuni- Foto: Getty Images sia, la Turchia, la Libia, l’Egitto. E non bisogna certo dimenticare che dietro a tutti quanti ci sono i governi americani ed europei, in modo particolare Francia e Inghilterra. Ormai i combattenti stranieri penetrati in Siria sono veramente tanti e il loro numero è in continuo aumento: si parla di oltre 30 o 40 mila elementi, e tra essi ci sono anche 1.700 jihadisti europei. Allora la nostra guerra in Siria non è più per sostenere Assad o il suo regime, la nostra guerra adesso è per sostenere la Siria, per salvare lo Stato siriano, per salvare la società siriana, per salvare l’uomo. Ho visto con i miei occhi che razza di disastro si è abbattuto sulla Siria (Maloula, Jobar, Homs, Qusayr). Ovunque passano, questi fanatici lasciano dietro di sé massacri umani (Sadad, Adra). Gli ultimi tre mesi di questo 2013 sono stati i piu brutti. In questo periodo abbiamo segnalato tanti attacchi contro i cristiani, che sono presi in particolar modo di mira dai gruppi fanatici. Colpi di mortaio sulle scuole cristiane a Damasco, più di cinquecento colpi di mortaio contro la zona di Jaramana (a 6 chilometri da Damasco), dove c’è una grossa comunità cristiana. Ma noi continuiamo a vivere la vera testimonianza di Gesù Cristo. La Madonna di Soufanieh ci ha detto durante la sua ultima apparizione nel 2004: voi cristiani di Damasco continuate a conservare la vostra fede orientale, e non lasciate che rubino la vostra volontà, la vostra libertà, e la vostra fede in questo Oriente. | Nella foto, un’icona dissacrata della crocifissione di Gesù nella chiesa di Sant’Elia, a Qusayr, Siria | 8 gennaio 2014 | 23 BUON 2014 Te Deum laudamus Per la Tua compagnia nel lager 24 | 8 gennaio 2014 | M Claire Ly, sono una cambogiana uscita viva dai campi di inter- | DI CLAIRE LY namento dei khmer rossi, e ringrazio Dio perché mi ha dato una certezza che non è chiusa su se stessa, ma è aperta come una ferita. Ringrazio perché la verità non è qualcosa che io possiedo, ma qualcuno che sta davanti a me. Voglio dire che la mia fede si nutre della certezza che il Resuscitato ci precede sempre. Egli non è nostra proprietà. Non lo è nemmeno della Chiesa: lo spirito di Cristo non può essere rinchiuso da nessuna parte. Oggi vivo in Francia, insegno e scrivo libri. Ma fra il 1975 e il 1979 ho perso tutto: mio padre, mio marito e i miei fratelli sono stati fucilati, e nel giro di 24 ore ho dovuto lasciare il mio lavoro di insegnante e traduttrice, la mia casa, i miei vestiti, e coi capelli tagliati corti come quelli del- to in me un cambiamento: ho cominciato a commuole contadine sono stata deportata, incinta, in campa- vermi per la sofferenza altrui, non ero più chiusa su gna e costretta lavorare nelle risaie. Ero buddhista, me stessa e sulle mie perdite. La Cambogia ha perso ma non potevo accettare l’interpretazione buddhista due milioni di abitanti su sette nei quattro anni del del male, la legge del karma secondo cui chi è vittima potere khmer, la mia disgrazia era la stessa di miliodi un’ingiustizia sta ricevendo il contraccambio per ni di persone. Ho vissuto altri due anni nei campi, ho le ingiustizie che ha compiuto nelle sue vite prece- visto i bambini sottratti alle famiglie e mandati a vivedenti. Ero piena di rabbia, che nel buddhismo è uno re da soli, i neonati passati da una madre all’altra per dei tre veleni (gli altri due sono l’odio e l’ignoranza) l’allattamento perché maternità e figliolanza dovevache uccidono l’anima. no essere solo collettive. Per liberarmi da quel sentimento mi sono costruPer gli occidentali il problema è conciliare l’idea ita un oggetto mentale su cui riversare il mio malani- di onnipotenza di Dio col fatto che Lui non impedisce mo. In Occidente avreste detto che mi ero trovata un il male. Io non mi ponevo questo problema: Dio potecapro espiatorio. Quell’oggetto era “il Dio degli occi- va anche essere onnipotente, ma la mia collera era dentali”, al quale urlavo la mia rabbia e che accusavo grande come Lui. L’ho semplicemente convocato, sendelle mie disgrazie. Dopo due anni di quella vita, ho za domandargli nulla. E imprevedibilmente ho fatcominciato a provare una strana sensazione: una pre- to l’esperienza che questo Dio mi ascoltava. Che c’era senza invisibile accanto a me. Il Dio contro il quale veramente Qualcuno che mi ascoltava e mi accompaavevo gridato, senza chiedere mai nulla, aveva ascolta- gnava sulla strada della sofferenza. Che vegliava su di to la mia non-preghiera. All’inizio ho pensato che sta- me come una mamma veglia il figlio malato. Senza vo vaneggiando, ma poi mi sono accorta che insieme parole, ma con tenerezza. Anche adesso, quando paralla percezione della misteriosa presenza era avvenu- lo di Dio, parlo di questo Dio della tenerezza. | i chiamo Foto: AP/LaPresse Nata da una famiglia borghese, Claire Ly lavorava per il ministero della Pubblica istruzione della Cambogia quando, nel 1975, il regime comunista di Pol Pot decise di fare tabula rasa della classe dirigente del paese e deportare tutti gli “intellettuali” per rieducarli al lavoro nei famigerati campi di internamento dei khmer rossi. Si trattò in realtà di uno dei genocidi più rapidi e spietati del Novecento: in soli quattro anni di regime, furono sterminati due milioni di cambogiani su una popolazione totale di sette milioni. Nei lager di Pol Pot Claire Ly perse il padre, il marito e i fratelli, ma riuscì a sopravvivere insieme ai suoi due figli, con i quali, dopo la fine della dittatura, nel 1979, emigrò in Francia, dove vive tutt’ora insegnando all’Istituto di Scienze e Teologia delle Religioni di Marsiglia e scrivendo libri. L’ultima sua opera uscita in Italia è La mangrovia. Una donna, due anime (Pimedit). Claire Ly, cambogiana scampata al genocidio di Pol Pot, racconta la sua conversione, iniziata in un campo di internamento. «Io gli urlavo contro solo odio, Lui ha ascoltato la mia non-preghiera» Foto: AP/LaPresse Quando il regime dei khmer rossi è finito, mi sono trasferita in Francia. È lì che ho scoperto che il Dio che mi era stato compagno nelle risaie era il Dio di Gesù Cristo. Nessuno ha cercato di convertirmi. Mi sono interessata ai Vangeli perché nei giornali che gentilmente mi portavano, perché mi tenessi informata sulla Cambogia, trovai una copia dell’enciclica Dives in misericordia di Giovanni Paolo II. C’erano tante citazioni dai Vangeli, e io chiesi di poterli leggere. Così scoprii la figura di Gesù Cristo. Gesù è uno che piange, che si arrabbia Di lui mi ha colpito subito la libertà: nonostante le sue umili origini, nonostante la situazione politica dell’epoca, nulla lo poteva fermare. Gesù di Nazareth mi ha sedotto subito come maestro, e questo non era in contraddizione col buddhismo, che permette una pluralità di maestri: mi sono messa ad ascoltarlo. Quel che mi colpiva di lui, era la vicinanza, il fatto che era un maestro alla mia portata. Buddha è il maestro che mostra la strada verso il Nirvana, ma soltanto lui è arrivato alla saggezza suprema. Solo lui è stato capace di vivere senza mai piangere, senza mai provare rabbia. Questo lo rende lontano, un modello inarrivabile. Invece Gesù è uno che piange, che si arrabbia: l’ho sentito vicino e simile a me. Nel buddhismo l’uomo è chiamato a liberarsi da sé, nel cristianesimo Dio si incarna in Cristo per liberarci. Un giorno ho voluto partecipare a una Messa ed è lì che è successo qualcosa. Il mio desiderio è cambiato, non volevo essere semplicemente una che ascolta, ma una che segue il maestro. Ho sentito che Colui che aveva camminato per tanto tempo con me voleva che lo riconoscessi. La mia risposta è stata domandare il Battesimo, che mi è stato impartito nel 1983 nella diocesi di Nîmes. La fede cristiana ha questo in più di qualunque altra fede religiosa: che è Dio che si abbassa fino a noi. Questo è un movimento unico fra tutte le religioni. In tutte le altre esperienze religiose si tratta sempre di salire, anche il buddhismo richiede un’ascesi continua. Invece nel cristianesimo è Dio che si colloca alla nostra portata. Di questo non prenderemo mai abbastanza coscienza. (testo raccolto da Rodolfo Casadei) | I resti delle vittime dei khmer rossi raccolti ed esposti al pubblico in un ossario a Khnounh, nella provincia di Kandal, circa 35 chilometri a sud di Phnom Penh, Cambogia | 8 gennaio 2014 | 25 BUON 2014 Te Deum LAUDAMUS Per ogni nuovo giorno strappato alla Sla C ari amici, questo è il Te Deum di una malata di Sla. Sape- | DI SUSANNA CAMPUS te, quando ci si ammala, si guarda la vita con un’ottica diversa, ed è quello che è accaduto a me. Prima vivevo “distratta” dagli impegni quotidiani che riempiono le nostre giornate. Oggi, invece, ancorata al mio letto, sono costretta a guardare tutto dando un peso “diverso” (e io dico: più profondo) a ogni cosa che mi circonda. Quest’anno è stato un susseguirsi di buone e cattive notizie, eppure – se proprio devo dire con una sola parola quello che è il mio stato d’animo – quella parola è “grazie”. Sono ancora qui fra voi. Dovete sapere che per comunicare utilizzo un sintetizzatore vocale, che nei primi mesi del 2013, dopo anni di onorato servizio, si è rotto lasciandomi senza voce. Provate a immedesimarvi. Da un giorno all’altro non potete più non solo parlare (io quello non lo faccio più da tempo), ma proprio comunicare con gli altri. Così ho dovuto ricominciare a “parlare” col cartello (cioè a “dettare” con lo sguardo le lettere raffigurate La MALATTIA voleva ancora una volta su un pannello che poi vanno a “impedirmi di vivere” e a settembre, formare il mio pensiero). Non so- quando MI hanno ricoveraTA perché lo. Essendosi rotto il computer avevo un foro nella trachea, ci è ho dovuto smetterla di navigare con gli occhi su internet. Una ve- quasi riuscita. COSì imparO a vedere ra sciagura per una impicciona le cose DIVERSAMENTE: tutto diventa come me, cui piace moltissimo importante se capisci che ti è donato sbirciare negli affaracci altrui. E non potevo più nemmeno scrivere i miei articoli sul blog di pi, non sono potuta andare a Cagliari a incontrare quel gigantempi.it e rispondere alle email degli amici… Così quella santa te di papa Francesco. Vivere in bilico, ogni giorno dover lottare non solo contro la donna di mia sorella Immacolata ha fatto da computer, interpretando il movimento delle mie pupille, trascrivendo i miei malattia ma anche contro la tentazione di mollare tutto, non è pensieri, rincuorandomi quando mi deprimevo perché non ca- facile. Ma, sarà che sono un tipo caparbio, sarà che sono circondata da una famiglia meravigliosa e da un’infinità di amici che piva. Una fatica bestiale! Poi la Sla (come fa ormai da diciassette anni a questa parte) mi sostengono, anche queste prove possono essere superate. La gratitudine che nasce dall’aver strappato “ancora un giorno” alha ricominciato a perseguitarmi. Con i primi di luglio ho iniziato a respirare male e, quan- la Sla è il sentimento che caratterizza la mia quotidianità. Non do ho fatto il cambio cannula e la broncoscopia, i medici han- so, ma mi pare che questo mi aiuti anche a vedere le cose seconno visto che la mia trachea era in procinto di rottura. Quando do una nuova prospettiva: tutto diventa importante se capisci ho visto i volti dei miei rianimatori sbiancare ho capito che la si- che ti è stato donato. Certo, la mia vita, e quella di tanti malati di Sla, non è più tuazione si era fatta grave. La Sla voleva ancora una volta “impedirmi di vivere” e a settembre, quando hanno dovuto ricoverar- un’autostrada; assomiglia di più a una stradina di montagna, mi perché avevo un foro nella trachea, ci è quasi riuscita. Sono tortuosa e a tornanti, ma si addice bene al mio spirito da scalamessa così male che non si è trovato un medico disposto a ope- trice che non s’arrende alle prime difficoltà. E poi, sapete, la strararmi. Ora sono qui solo grazie al dottor Demetrio Vidili (che io da che conduce alla vetta è ricca ogni giorno di sorprese. Si tratchiamo affettuosamente “babbo”) che ha “messo una pezza” so- ta di coglierle, come un bel fiore cresciuto sul bordo del sentiero. stituendomi la cannula. Che dire? Fino ad ora sono qui anche se Segui “Scritto con gli occhi”, il blog mi piange il cuore a pensare che, a causa di tutti questi intopdi Susanna Campus su tempi.it | | 8 gennaio 2014 | 27 BUON 2014 Te Deum laudamus Per il cuore buono degli uomini Nei giorni dell’apocalisse sarda, oltre al tifone, alla rovina e agli sciacalli si è vista anche tanta grazia. Piccole storie di grande gratuità raccontate da don Mariani, parroco a Nuoro Don Francesco Mariani è parroco di San Giuseppe a Nuoro e direttore di Radio Barbagia. 28 | 8 gennaio 2014 | | Foto: Ansa N on gli era rimasto proprio nulla. Precipitosa e imprevista nella sua porta- | DI Francesco Mariani ta, l’alluvione del 18 novembre gli aveva portato via tutto. Erano rimaste giusto le mura perimetrali della casa. Lui, finito lo scempio, aveva vagato per Torpè (sapete che il nome del paese è mutuato dal santo martire, sotto Nerone, venerato a Pisa, Genova e Saint Tropez, e che questo agglomerato dell’alta Baronia isolana è stato feudo pisano?), dando una mano ad altri sinistrati come lui. L’indomani il parroco lo trovò al cimitero intento a ripulire la tomba della moglie. «Almeno lei deve stare bene», si giustificò con estremo pudore. Poi vennero alcuni volontari della parrocchia per dargli un letto e un materasso, e lui, con ineffabile stupore disse: «Puru a mie?», anche a me? Lui che più di tutti aveva un bisogno immediato non riusciva a raccapezzarsi di tanta attenzione, magari, a suo giudizio, sottrat- vignaiuolo travolto con la sua casetta campestre da ta ad altri più sfortunati ancora. una valanga d’acqua e fango. Il figlio Marco è riusciTi ringrazio Signore perché questo anno ho toc- to miracolosamente a salvarsi, ma di lui non è stacato con mano il tuo pane che si chiama gratitudine ta trovata traccia. Commovente la fede della moglie e gratuità. Il pane che da piccolino ho contribuito a che sino all’ultimo ha sperato e creduto e ancora fare nella casa di famiglia, dando una mano a mam- oggi chiede a Dio il miracolo. Suo marito era la voce ma con gli altri due miei fratelli. Lavoro tradizional- solista del coro Ocches de S’Annosciata ed è indimente femminile eseguito, per necessità, da maschi. menticabile il suo canto che, tradotto dal sardo dice Quel pane che era davvero la “grazia di Dio”, da non così: «Dammi la mano Signore perché ho bisogno di sprecare, da gustare e nutrirsi. Pane di cui tutti abbia- Te; dammi la pace e l’amore, la luce e la speranza mo bisogno se riconosciuto come Tua grazia. che vengono da Te». In me resta il ricordo di tante Quel signore, quel gran signore di Torpè non ave- serate, di pomeriggi passati insieme, di tante messe va più nulla ma gli restava la cosa più preziosa: la animate dal suo canto. E mi pare di sentirlo ancora, dignità di un uomo fatto a immagine e somiglian- mentre sottovoce ripeto le sue melodie. Soprattutto za del suo Creatore e Padre. Nei giorni dell’apocalis- quella preghiera che termina così: «Abbracciaci Tu se sarda si sono visti ingordi che facevano incetta di nell’ora della morte». E dico grazie per aver incontutto, sciacalli in azione, avventurieri in cerca di glo- trato un amico così. ria. Ma si è vista anche tanta nobiltà d’animo, tanta Il mio Te Deum si innalza per tutte le volte che solidarietà, tanta vicinanza al prossimo. Il paese di ho toccato con mano il cuore buono degli uomini. Bitti si è mobilitato per settimane alla ricerca di Gio- Quando stavo facendo il giro delle case, nella mia vanni Farre (Jon Ferry per gli amici), l’imbianchino- parrocchia, per dare la benedizione pasquale, tro- Il tifone che si è abbattuto sulla Sardegna lo scorso novembre ha provocato disastri in tutta l’isola e causato la morte di 16 persone. A sinistra, la chiesa di Sant’Antonio a Olbia trasformata in un magazzino per distribuire indumenti agli alluvionati Foto: Ansa vai un signore di mezza età che mi accolse scettico sull’uscio. «Non sono credente», disse. «Una benedizione male non fa», risposi. Mi fece entrare, dissi la preghiera, mi voltai per dargli la benedizione: cadde in ginocchio singhiozzando e mormorando: «Io voglio credere, voglio credere… ma non riesco». Ecco, un cuore così sconvolge le nostre abitudini, ci ricorda che la vita è una ricerca continua, una continua domanda che riappare anche dietro la nostra facciata di presunte sicurezze. Poveri che aiutano poveri Che dire poi dello stupore provato quella domenica mentre ritiravo il cestino delle offerte. Vi trovai un biglietto con su scritto: «Un giorno, molti anni fa, mia mamma era disperata perché non sapeva come comprare pane e latte. Davanti alla Madonna delle Grazie piangeva in silenzio, pregandola di aiutarla. Andò a fare la comunione. Tornò al suo posto e cercò nella borsa un fazzoletto per asciugarsi gli occhi. Trovò 50 lire! Guardò la Madonna, si guardò intorno… La Divina Provvidenza ancora una volta ci aveva sfamati. Io non ho molto, ma forse anche oggi c’è bisogno di pane e latte e io ne ho già». Allegata c’era una piccola offerta. Poveri che aiutano poveri. Ma anche quel terzo lunedì di gennaio non è da meno. Ero nel pallone perché dovevo pagare il carburante per il riscaldamento della parrocchia e non avevo un euro. Una nuova fornitura non osavo chiederla perché erano tre anni che la ditta non veniva saldata. E poi c’era una marea di altri debiti ereditati dal mio predecessore. Avevo parlato di questa mia preoccupazione con qualcuno. Quel lunedì controllai il conto della parrocchia e mi avvidi che uno sconosciuto (a me, ovviamente) aveva fatto un versamento che copriva il costo pregresso del carburante e consentiva una nuova fornitura di quattro mila litri. È pertanto doveroso il mio Te Deum visto che ho toccato con mano «la bontà del Signore nella terra dei viventi». Una bontà contagiosa che riscalda il cuore. | | 8 gennaio 2014 | 29 BUON 2014 Te Deum laudamus Perché mi rendi sempre più impotente Ventidue anni di esaurimento e ora il male fisico. Da quando l’ho scoperto ho capito che Dio e la Madonna mi amano molto. Il loro dono mi aiuta a immedesimarmi in Gesù Caro padre, ho 35 anni e soffro da anni di depressione a causa dei sentimenti. Sono in cura da una psicologa e ho terminato una terapia farmacologica mesi fa. Ho ferite grandi e pesanti come macigni e nonostante la mia fede vacillo… Ho paura di farmi del male, di morire e di fare un torto a Dio e ai miei cari. Cosa posso fare? Più soffro e più vedo amiche felici che si sposano. Solo la mia vita non cambia mai. Mi sono arresa. (Lettera firmata) C ara amica, uno si arrende soltanto quando non ha trovato Gesù. Se una persona ha davvero sperimentato l’amore di Gesù, non esiste ferita, sofferenza, malattia che impedisca il cammino bello della vita. Siamo arrivati alla fine del 2013. Il mio cuore batte di gratitudine per la malattia che mi è stata regalata: spondilopatia iperostosante dismetabolica. Dopo ventidue anni di depressione (ossessivo-compulsiva, per usare il linguaggio dei maghi della psichiatria), un giorno di fine novembre 2011 il dottor Federico Franco, presidente della Repubblica in carica, mi aveva invitato a camminare insieme a lui verso il santuario della Madonna di Caacupé, la grande Patrona del Paraguay. Un gesto semplice di penitenza e di ringraziamento per i doni ricevuti. Si trattava di camminare per 6 chilometri. Eravamo un gruppo molto piccolo, scortati da alcune guardie del corpo. Per i primi chilometri tutto è andato bene, poi ho incominciato a sentire una difficoltà che mi paralizzava ambedue i piedi. Volevo camminare in fretta come facevo 30 | 8 gennaio 2014 | | | DI ALDO TRENTO pochi minuti prima, ma non riuscivo a farlo. Mi prese una terribile rabbia per quest’improvvisa impotenza. Il presidente, accortosi della mia difficoltà, chiese al capo della scorta che mi portasse in macchina fino al santuario dove ho aspettato l’arrivo del gruppo per celebrare la Santa Messa di ringraziamento. È stato l’inizio di un lungo calvario, tanto in Paraguay come in Brasile e in Italia, passando da un medico all’altro, ognuno mi dava una propria ipotesi diagnostica con i relativi farmaci. Parlavano di Parkinson, di Sla, di Alzheimer, eccetera. Molte pastiglie e nessun risultato. Ho avuto un consulto con due psichiatri, uno a Buenos Aires e un altro al Policlinico Gemelli di Roma. Nessuno riusciva a definire la mia situazione che intanto continuava a peggiorare, finché un giorno un amico medico mi ha consigliato di farmi visitare dall’unico specialista a cui non mi ero ancora rivolto: un reumatologo. Finalmente mi accompagna all’ospedale Sacco di Milano dove la diagnosi è stata immediata: spondilopatia iperostosante dismetabolica. Non avendo capi- to niente, mi veniva da ridere, ma quando mi ha spiegato di che cosa si trattava ho detto: «Grazie Signore, perché veramente d’ora in avanti la mia impotenza fisica aumenterà, e darà spazio alla tua Onnipotenza Divina». Era il giugno del 2013. Che fatica visitare i miei malati Sono trascorsi sei mesi e ogni giorno diventa più difficile camminare. Per questo negli aeroporti mi portano su una sedia a rotelle. I miei giorni hanno un orario di attività molto breve e molto lento. Ho bisogno di molto tempo per visitare (che grazia gli ascensori!) i pazienti e i miei bambini. Però ci riesco! Ventidue anni di esaurimento psichico e ora fisico, veramente Gesù mi ama molto. Per questo, in questo fine anno, con tutto il mio cuore canto con gioia il mio Te Deum. Come potrei non ringraziare il Signore e la vergine Maria per questi doni che mi immedesimano in Gesù morto e resuscitato? Inoltre è uno spettacolo vedere come persino le opere funzionano meglio, ora che sono ogni gior- no più impotente. Soltanto lo stolto non riconosce che quello che qui esiste è unicamente un’opera del Signore. Quando padre Paolino è andato via, per me è stato un colpo mortale, ma mi sono consegnato totalmente a Dio, nella certezza che Lui si sarebbe incaricato di portare avanti la Sua opera e si sarebbe preso cura delle 177 persone che lavorano qui. Vedendo l’amore che il popolo paraguaiano, il presidente della Repubblica e migliaia di altre persone hanno nei miei confronti, non posso non rendere grazie al Signore per la malattia, perché la gente vede il Mistero fatto carne in Gesù operante. «Non a me Signore, ma al Tuo nome dà gloria», «il Signore è stato grande con noi e per questo siamo gioiosi». Una gioia che è pace del cuore. Una pace che, come afferma Manzoni: «… il mondo irride ma che rapir non può». Mai arrendersi nella vita perché, come dice ancora Manzoni: «Dio non turba mai la gioia dei suoi figli se non per prepararne loro una più certa e più grande». Davvero: «Te Deum laudamus, Te Dominum confitemur». | | 8 gennaio 2014 | 31 BUON 2014 Te Deum laudamus Per le basi di una nuova civiltà Benedetto ha sgretolato la cultura che vuole allontanarci da Dio. Francesco invita il mondo a riscoprire il rapporto vivo con Gesù. Davvero il tandem fra i Papi fa risplendere il lumen fidei 32 | 8 gennaio 2014 | | Foto: AP/LaPresse N on c’è alcun dubbio. Il Te Deum è per ringraziare di aver avuto papa Fran- | DI Pippo Corigliano cesco; e non penso di essere il solo. Il ringraziamento si estende anche al gran regalo di Dio che è Benedetto XVI, il Papa teologo e umile che ha indetto l’Anno della Fede, degno coronamento della sua attività di teologo tutta orientata a far comprendere all’uomo contemporaneo la verità dell’Amore di Dio. Grazie anche per la sua sapienza e umiltà nel farsi da parte quando è stato il momento. I mesi di papa Francesco sono stati un susseguirsi di sorprese che sarebbe lungo elencare. Io che mi occupo di comunicazione posso sottolineare (e ringraziare per questo) lo spostamento dell’asse della comunicazione della Santa Sede. Siamo passati dall’assedio dei media di tutto il mondo sui temi della pedofilia, Ior e Vatileaks, al superamento delle questioni pochi ricchi che affamano il pianeta. Non è un consull’aborto, matrimonio, educazione cattolica, euta- dottiero di masse, è un padre di persone. Rivoluzionasia, matrimoni omosessuali, e così via, per dare nario e tenero a un tempo. Francesco invita a riscola priorità al messaggio evangelico allo stato puro. Il prire Dio e il rapporto vivo con lui. Le grandi questioPapa ha ripreso alla lettera lo stile di Gesù. Parlando ni morali della nostra civiltà non vengono trascurate: il linguaggio comune e prendendo spunto dalle cir- si sa bene come la pensa, ma lui sa che la buona concostanze ordinarie della vita quotidiana (il pranzo, la dotta è conseguenza dell’amore. Occorre risvegliare vecchietta, la pecora, Mammona, il lavoro), il Papa ci nelle coscienze l’amore a Gesù che ci ha amati per ha restituito la limpidezza e la concretezza del Vange- primo. Occorre conoscerlo per amarlo, occorre prelo. Ci ha fatto rivedere Dio sotto forma di Gesù incar- gare per avere confidenza con lui. Il resto viene dopo. nato nella nostra realtà di vita di ogni giorno, tanto I primi cristiani non erano apostolici perché avevasoprannaturale quanto naturale. È una strategia che no ascoltato discorsi sulla decenza o sui valori, erano nasce dalla sua preghiera che lo rende capace di inte- vibranti perché credevano in Gesù risorto. ressarsi alla sorte di ognuno e di tutti. Diceva FrosCome già accadde con Giovanni Paolo II, c’è stasard che Dio sa contare fino a uno e il Papa fa così. È ta una corsa per considerarlo progressista in certi capace di telefonare personalmente a chi ha subìto momenti o conservatore in certi altri, senza ricorun torto e interessarsi delle grandi tragedie mondiali: dare che gli uomini di Dio sono sempre a un tempo dalla sorte dei migranti disperati fino all’egoismo dei rivoluzionari e tradizionalisti. Foto: AP/LaPresse Tutta la nostra civiltà è come un mosaico in cui ogni tessera è un contributo lasciato da un santo, o reso possibile da un santo. Francesco sta mutando le categorie su cui il mondo si regge: contro l’aggressività militare propone una veglia mondiale di preghiera e digiuno, contro l’egoismo della speculazione finanziaria fa aprire gli occhi su chi ha fame ed è senza lavoro, denunciando l’idolatria di Mammona. Non dispone di divisioni militari né di strumenti economici, ma agisce sui cuori, come san Paolo che nella lettera a Filemone spiega che non si può considerare schiavo un fratello in Cristo. Il Vangelo per tutti San Paolo non è Spartaco che organizza il sollevamento armato ma mette il seme di quella cultura che abolirà la schiavitù. Così Francesco mette le basi di una nuova civiltà in cui la persona è al primo posto e il lavoro, la famiglia, la casa, la solidarietà e la libertà sono punti imprescindibili. Francesco parla al mondo intero perché rende vivo il Vangelo in modo che lo capisca anche il pescatore delle Filippine e il minatore africano. Per comprenderlo non occorre aver studiato al liceo. Provvidenzialmente Joseph Ratzinger aveva prima parlato agli intellettuali europei demolendo gli ostacoli che la cultura europea aveva costruito per separarci da Dio. Una continuità ammirevole fra i due Papi, perché l’Europa ha diffuso il Vangelo nel mondo, ora lo sta rinnegando e ha urgente bisogno di rievangelizzazione. Malgrado tutto, il mondo intero guarda alla cultura occidentale e rimane sbigottito quando vede che la stiamo buttando dalla finestra, come mi ha detto un amico cinese. Ecco che il tandem fra i due Papi davvero illumina il mondo con il “lumen fidei”. Grazie Signore, il Te Deum è per averci dato due guide così. | Papa Francesco durante la sua prima visita al papa emerito Benedetto XVI il 23 marzo scorso a Castel Gandolfo | 8 gennaio 2014 | 33 BUON 2014 Te Deum laudamus Per questi eroi “normali” e coraggiosi Uomini, donne, bambini. Persone semplici ma capaci di atti inaspettati, rivoluzionari. Sorprendenti per la loro scandalosa bellezza Gennaio. C’era una volta un pastore, una vita trascorsa a pascolare bestiame | DI PINO SURIANO in Val d’Ossola, non sposato e senza figli, aveva solo i suoi animali e la montagna. Poi, all’improvviso, una malattia renale e il tormento delle dialisi, finché, un giorno, arriva finalmente il suo turno per un trapianto di rene. Lui cosa fa? «Sono solo, non ho famiglia. Lascio il mio posto a chi ha più bisogno di me, a chi ha figli», rivelerà il parroco al funerale. Oggi, da qualche parte d’Italia o del mondo, un uomo festeggia il nuovo anno sorridendo con suo figlio. Il suo rene, la sua vita, il suo sorriso sono il dono di quel vecchio pastore scomparso a gennaio, Walter Bevilacqua. Te Deum, perché la grandezza, spesso, esonda nei cuori dei semplici. Febbraio. Un uomo compiva gesti di infinita tenerezza, ma tanti vedevano in lui solo forza e freddezza. Poi, un giorno di febbraio, tutti dissero che aveva fatto un gesto di debolezza. Era, invece, un gesto di incredibile forza. Te Deum per il coraggio, immenso, di papa Benedetto XVI. Marzo. In giro c’è un uomo che ogni giorno stupisce, spiazza, telefona, accoglie, abbraccia, rivoluziona. Tutto questo perché ama. Ha sempre qualcosa di bello da dare o da dire agli altri. Di sé, invece, ha detto di essere “un peccatore”. Lo hanno, lo abbiamo, lo hai chiamato dall’altra parte del mondo. Te Deum per il dono, ogni giorno più sorprendente, di papa Francesco. Te Deum per il suo sorriso. Segui “L’eroe del giorno”, il blog di Pino Suriano su tempi.it 34 | 8 gennaio 2014 | Aprile. Venti anni prima aveva ucciso i genitori di Laura e Nadia. Erano anche i suoi genitori. Poi furono anni di carcere e solitudine, anni di niente, solo l’angosciosa tristezza di chi si è perso. Eppure lì, tra quelle mura, un sacerdote lo ha guardato da uomo. Quello sguardo, nel tempo, è diventato anche il loro. Il 15 | aprile Pietro Maso è uscito dal carcere dopo ventidue anni in cella. Ad attenderlo e abbracciarlo c’erano Laura e Nadia, le sue sorelle. Te Deum per la bellezza scandalosa del perdono. Maggio. Era sempre stato in vetta. I suoi avversari man mano cadevano; lui, se cadeva, cadeva in piedi. Fu uomo di potere, compromessi, sotterfugi, accordi, processi. Tra tutte queste cose, ogni giorno, lo spazio per una costante: Tu. Gli hai dato il coraggio e l’ironia; gli hai dato il male e la forza di sopportarlo; hai permesso che tanti lo giudicassero, ma gli hai dato anche la certezza su quale fosse, alla fine, il giudizio che conta. Uomo in apparenza di ghiaccio, lo hai ripreso a primavera. Te Deum per la vita, spericolata ma innamorata, di Giulio Andreotti. Giugno. C’era un uomo al quale avevi donato la for- za e il vigore del corpo, la vibrazione dell’istante, la gioia del gol. Poi, un giorno, gli hai fatto conoscere la debolezza e l’infermità. E lui? Lui ti ha dato tutto, tutto di quel poco che gli avevi lasciato. Ha continuato ad amare la vita, la famiglia. È stato capace di «trasformare il veleno della malattia in medicina per gli altri» (Roberto Baggio). È tornato a Te il 27 giugno. Te Deum per la vita, sempre “in attacco”, di Stefano Borgonovo. Luglio. Aveva quindici anni, scriveva i suoi pensieri in un blog di libertà sperata in terra pakistana. Un giorno tornava dalla sua amata scuola sul bus degli studenti; quel giorno i talebani l’hanno presa e le hanno sparato. Non l’hanno uccisa. Il 12 luglio, giorno del suo sedicesimo compleanno, davanti all’Assemblea Generale Onu ha urlato al mondo il suo amore per la scuola, un amore che forse noi non riusciamo più a capire: «Un bambino, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo». Te Deum per l’esempio, ingenuo e tenero, di Malala Yousafzai, candidata al premio Nobel per la Pace. Te Deum per il miracolo dell’educazione. Agosto. Fabio Paladino era un avvocato con un figlio piccolo e la moglie in attesa. L’11 agosto sulla spiaggia di Palinuro c’era la bandiera rossa, segnale di pericolo. Circa dieci persone, però, erano in acqua e rischiavano di annegare. Lui si è tuffato per salvare quelle vite e c’è riuscito, ma non ha salvato la sua, travolta dalle onde. Ora c’è un bimbo che a capodanno non potrà sorridere con il suo papà, ma da grande sentirà la gioia e l’orgoglio di esserne figlio. Te Deum per l’istinto meraviglioso che ci hai messo in corpo. Settembre. È stato filosofo e parlamentare del Pci. Ha creduto in Marx, nel popolo, nella lotta di classe, poi, caduto tutto, ha scoperto l’abisso del nichilismo. Troppa cultura, troppo studio per poter credere anche in Gesù. Non ci ha mai creduto infatti: sempli- cemente, alla fine, lo ha incontrato. «Solo la presenza del divino nell’umano può gettare un ponte tra la nostra dolorosa finitezza e la gioiosa giostra delle galassie e delle stelle». Lo hai preso con Te il 6 settembre. Te Deum per la vita e la rivoluzione – l’ultima, quella vera – di Pietro Barcellona. Ottobre. Il 29 agosto del 1989 Gianfranco Barbato è un uomo di 36 anni di Vigonza. Quel giorno un tragico incidente gli cambia la vita: gli restano un letto e uno stato vegetativo permanente che dura ventiquattro anni. Per i primi venti anni si prende cura di lui mamma Antonietta. Lui, però, le sopravvive per quattro anni, sempre inchiodato a quel letto. Gianfranco muore il 2 ottobre di quest’anno, a 61 anni. A piangere, davanti a quel letto, c’è Giuseppe Barbato, suo padre. Per gli ultimi quattro anni è stato lui a prendersene cura. Giuseppe, per la cronaca, è un uomo di 85 anni. Te Deum per la forza che non abbiamo e che ci dai. Novembre. La crisi dell’euro prima, la vicenda Priebke poi hanno fatto riaffiorare un pregiudizio antigermanico mai abbastanza sopito. Poi, in Sardegna, arriva l’alluvione. Un’anziana di Olbia rischia di morire annegata nella sua casa. Per questa vecchietta è pronta a morire una donna di 35 anni, che per fortuna salva se stessa, l’anziana e anche il suo cane. Si chiama Martina Feick, ha 35 anni, è tedesca. Te Deum, perché con i fatti Tu squarci i pregiudizi. Dicembre. Samunder Singh ha accoltellato e ucciso una suora cattolica in India. Sembra incredibile, ma la famiglia di quella donna lo ha pubblicamente perdonato e lo ha accolto – pazzesco – come un membro della famiglia. La madre di lei è giunta addirittura a baciarlo. Adesso un uomo si è commosso per questa storia e ha chiesto di poterlo abbracciare: si chiama papa Francesco. Te Deum, perché rendi possibile l’impossibile. | | 8 gennaio 2014 | 35 BUON 2014 «I n Lui si sono adempiute le promesTe Deum LAUDAMUS se. Per questo Lo aspettiamo». Questo breve inciso del cardinal Scola (twitter del 2 dicembre) è la ragionevole speranza con cui ogni mattina decido di reiniziare a vivere, a non disperare. Ogni mattina, al risveglio, riprendo coscienza che mio figlio Marco non torna qui neppure oggi, non può tornare come prima perché ora vive nella realtà sicura dell’eternità. Ogni mattina la Messa mi aiuta, aiuta me e mio marito a non avere paura, ci ricrea, ci dona quello che noi non possiamo. Io ringrazio Dio perché non c’è il vuoto che ha preso Marco, ma le Sue braccia. Non mi so spiegare molte cose, anzi non mi spiego quasi niente, il dolore persiste nella vita mia e di tanti compagni di strada. Il Signore prende sul serio | DI PAOLA CEVASCO* noi, quando felici gli vogliamo dare tutto. E questo ci sbaraglia e ferisce immediata- ste». Andiamo avanti, terza strofa: «When mente. «Mi aprirò alla ricerca del Mistero», the sun turns red with blood, o Lord I want aveva scritto in un bigliettino Marco nel to be in that number». Accidenti, non sasuo portafogli. Aperti al Mistero: come si pevo che sarebbe stata così, io ho sempre può sapere cosa ci succederà?! E io davve- cantato l’inoffensiva «when the moon begins to shine». Penso subito ai perseguitaro non lo so. Non è facile vivere così. Ma tutto il re- ti, a quanti uccisi per amore della giustisto sa così tanto di già conosciuto, ha già zia, a quanti martiri oggi, al sangue del svelato il suo inganno che davvero non è mio Marco, al sangue di quei poveri africapiù interessante. Singolare che questo ac- ni schiavi allora e a quanti perseguitati ogcada a ognuno di noi in famiglia, anche al- gi. Penso anche a un calendario passato di le nostre figlie, di 16 e 22 anni: stride con Tempi. Le lacrime salgono pericolosamenle aspettative della maggior parte di chi si te. Non posso piangere davanti ai bambiha intorno. Della maggior parte. Non di ni. Sono tutti così attenti, perché nessuno tutti, però: ritrovare chi risuona così, trovare quelmio figlio Marco NON può tornare, li per cui la salute non è perché ora vive nella realtà sicura tutto, per cui non è vero dell’eternità. MA Io TI ringrazio Dio che “meno male che non perché non c’è il vuoto, CI SONO le Tue è niente, gli è andata bebraccia. Trovare quelli che aspettano ne”, quelli che Lo aspettaTE, che non stanno bene se TU non SEI no, che non stanno bene se Lui non è riconosciuriconosciuto presente, è già paradiso to presente, e non hanno paura a dirtelo, trovare loro è già paradiso. pensa ad altro? Potrei non tradurre la stroPochi giorni fa mi sono ritrovata, su ri- fa, farli cantare e basta. Dal fondo Eleonochiesta delle colleghe, in una scuola pri- ra: «Ma blood è sangue, cosa vuol dire?». maria di una città lombarda, a dover spie- Già: cosa vuol dire? Dare tutto usque ad efgare le parole della canzone “Oh When the fusionem sanguinis. Dare tutto e non aver Saints” ai bambini di terza. «Quando i san- preso niente. Come il mio Marco. ti entreranno dove?», inizia uno. Respiro, Allora timidamente cerco di spiegare penso al mio Marco. «In un posto dove ci ai bambini che anche il sacrificio più tersarà una festa incredibile a cui nessuno ribile non è niente paragonato alla festa vorrebbe mancare. Non staremo mica sul- che ci aspetta. «Ma come, allora, tu vuoi dila porta?! In “go marching in” si tratta di re… – esita ma prosegue dal primo banco entrare». Bene, me la sono cavata, penso. – tu vuoi dire che vorresti essere tra quelCantiamo seconda strofa: «And when the li che… (la vicina, compagna saggia, corsun refuse to shine» (mai cantata così, pen- regge: «Ma intendeva, un tu generico, non so). «Certo, anche quando le cose non an- lei», e mi guarda in cerca di rassicuraziodranno bene, anche quando il sole sarà tri- ne). «Sì, sì», quasi fosse secondario, Filip- Perché non ho più paura quando mi alzo al mattino po prosegue delicato guardandomi fisso: «Ma tu vorresti essere tra quelli che… muoiono? Come puoi?». Accidenti Filippo, fino a ieri, commentando i fatti di Lampedusa, proprio tu sembravi inconsapevole. C’è Qualcuno che ha cura di me Quando si vive qui sulla terra così monchi come me, non si possono fare più proclami, si continua a vivere sconfitti in partenza, il sangue scorre… un bambino che mi guarda è per me una richiesta di verità nella carne, il mio stesso bisogno di senso. «Non è che me lo auguro come chi ha scritto questa canzone, chi era schiavo non avrebbe voluto essere schiavo. Ma da schiavo sapeva che era libero, perché anche la cosa più terribile che potevano fare a lui e ai suoi cari, non lo avrebbe finito. Uno schiavo libero. Ecco, non è che io non soffro, ma non ho più paura. Siamo liberi». Mi guardano tutti e 25, in attesa. «Soffro eccome, non vorrei fosse così, ma non ho più paura perché… – ci guardiamo nel silenzio della classe, io e quei bambini, sorprendente sguscia fuori la ragione per cui so che il mio Marco è vivo – perché so che c’è Qualcuno che non mi abbandona, che ha sempre cura di me». Li guardo e penso a quanta storia di misericordia e pazienza mi ha portato lì: «Perché anche se uno mi dice “brutta, brutta, brutta”, io so che non è così, non mi spavento, perché la mia mamma me lo ha detto che non sono brutta, brutta, brutta». Ecco, così mi capiscono, sorridono. «Anche se tutti mi dicessero che non valgo niente, io lo so che valgo per il mio papà e per la mia mamma: per questo non ho più paura». *insegnante | | 8 gennaio 2014 | 37 BUON 2014 Te Deum laudamus Perché anche i prof hanno un’anima L’insegnante di greco quando spiega trasuda passione. Come faccio a non stare attenta? Nel mio liceo è così, non ci sono marziani dietro la cattedra. Ma adulti che si spendono per me 38 | 8 gennaio 2014 | | Foto: Sintesi S un personale Te Deum a soli sedi- | DI MARIA BONACINA* ci anni può risultare impresa ambiziosa e ardua, ma non mi cimenterei se non fossi anche certa che proprio alla mia età siano parecchi i motivi per ringraziare il Padre eterno per questo 2013 che sta vivendo i suoi ultimi giorni. Scegliere un particolare ambito per il quale rivolgere un autentico “grazie” mi impone una seria ma serena riflessione, perché la realtà di un’adolescente offre molti spunti dettati proprio dalla bellezza di questa mia età. Apparirà quindi desueto per molti il fatto che una studentessa di liceo classico decida di ringraziare in modo particolare il buon Dio per la scuola, per la sua scuola e con essa per il nutrito gruppo di insegnanti che la compongono. So che molti ragazzi troverebbero di cattivo gusto ringrazia- bellezza, positività e passione. Devo ammettere che re per qualcosa che troppo spesso avvertono come anch’io sino a non molto tempo fa guardavo alla noioso e ostico. La scuola, per tanti, è una prigione, scuola con occhio vigile e sospettoso, poi ho compreun luogo che impone ritmi serrati, noiosi e incompa- so, vivendo più appassionatamente e intensamente tibili con le vicende di una vita spensierata; un ambi- le ore scolastiche, che anche gli insegnanti hanno to obbligatorio, monotono e talvolta asfissiante che si un’anima e che non sono marziani sempre presi dalfrequenta con la stessa felicità con cui si assumereb- le loro formule o dai loro libri. be un’amara, ma indispensabile, medicina. Gli insegnati poi… assurde creature venute da un Non tutte le scuole sono un disastro lontano pianeta che comunicano attraverso una lin- Il mio liceo è dedicato a Giacomo Leopardi ed è situagua ancora più strana e incomprensibile. to in un piacevole rione di Lecco; è un liceo paritario Più o meno è così che i giovani coetanei vedono dove ho avuto la fortuna di incontrare molti adule vivono la realtà scolastica. Quindi, perché proprio ti capaci di suscitare interesse e curiosità anche verio sento la necessità di ringraziare con un persona- so quelle materie che ritengo meno appetibili. Trolissimo Te Deum Laudamus per il dono della scuo- vo affascinate osservare il mio insegnante di greco e la? Semplice, a parer mio! Perché sono fermamen- latino che trasuda passione e interesse mentre spiega te convinta che questa istituzione fondamentale val- gli antichi autori del passato; come non poter stare ga molto di più di ciò che mostra, doni molto di più attenta durante tali spiegazioni? Ovvio, la fatica non di ciò che immaginiamo; l’importante è saper guar- viene tolta, ma sicuramente dimezzata dalla modadare con occhio attento e vivace. Il mio liceo, come lità intrigante che utilizza l’insegnante, e quell’indel resto molti altri, è un concentrato di ricchezza e cedere sicuro tra i meandri della storia antica segna ono consapevole che decidere di scrivere Foto: Sintesi anche il passo della mia attuale vita, ponendomi dinnanzi a un orizzonte e a un giudizio buono e positivo. Con questo sguardo, non importa se le lezioni sono pesanti, quello che realmente conta è ciò che la modalità utilizzata dagli insegnanti mi ha lasciato dentro al cuore. Questo per me è educare e imparare. E io ho la fortuna di viverlo ogni giorno. Nel mio liceo non si ha solo la possibilità di apprendere notizie e nozioni fondamentali, non si imparano solo date storiche o formule matematiche, nel mio istituto si vive vita vera, ci si confronta, ci si arricchisce vicendevolmente con uno scambio di proposte concrete e interessanti, con gesti autentici di attenzione che colpiscono anche lo studente più passivo. Talvolta mi chiedo se gli insegnanti si rendano completamente conto di quale grande responsabilità hanno nei confronti di noi studenti… magari anche loro ogni tanto ci guardano come dei marziani zeppi di contraddizioni; lo so, noi siamo complicati e lunatici, volubili e talvolta reticenti, ma se mi fermo a guardare i miei professori o il preside in per- sona spendersi a dismisura per noi ragazzi, comprendo la motivazione che spinge questi adulti a dedicarsi a noi con passione. Sapere che posso contare sempre su persone disponibili all’ascolto e al consiglio, rende più lieve la fatica e mi permette di “osare” un rapporto che va oltre il semplice insegnamento. Te Deum Laudamus. Oggi si sente spessissimo parlare del disastro che regna sovrano sulla scuola, molto meno frequentemente si ode la voce di piccole/grandi realtà, come il mio caro liceo Leopardi, che comunque e nonostante le difficoltà dettate dalla crisi operano con slancio e passione; ecco una delle tante scuole italiane che funziona bene, che accompagna il percorso dei suoi studenti e che, anche se sempre in progressione per migliorarsi, lascia comunque un segno positivo a chi la frequenta. Non serve altro per sentirmi libera di “volare in alto” e di poter dire con tutto il mio cuore il grande bene che voglio al mio liceo, perché non è necessario altro per provare questo sentimento. *studente liceale | | 8 gennaio 2014 | 39 Da OlTRE CINQUaNT’aNNI laVORIamO PER la TUa SICUREZZa SUllE FERROVIE ITalIaNE GRUPPO ROSSI (GCF & GEFER) V i a l e d e l l ’O c e a n O a t l a n t i c O n . 190, 00144 R O m a T E l . +39.06.597831 - F a x +39.06.5922814 - E - m a I l g c f @ g c f . i t - g e f e R @ g e f e R . i t BUON 2014 Alleluia. Lodate il Signore dai cieli,/ lodatelo nell’alto dei cieli./ Lodatelo, voi tutti, suoi angeli,/ lodatelo, voi tutte, sue schiere./ Lodatelo, sole e luna,/ lodatelo, voi tutte, fulgide stelle. S i possono trasmettere i valori uma- Te Deum LAUDAMUS Per lo spettacolo dell’incontro tra arabi e israeliani più profondi attraverso l’attività educativa in un movimento giovanile, si può raccontare Israele e l’ebraismo attraverso la Torah, si possono esplorare tradizioni, il passato e il presente, citando filosofi, antropologi, sociolologi e si possono risvegliare emozioni e ricordi con una melodia, un’immagine o un semplice gesto. In questi otto anni di “Una cultura tra tante culture”, il progetto dell’Unione delle comunità ebraiche d’Italia (Ucei) realiz- | DA Kibbutz Sasa, Israele zato con l’8 per mille, tutti questi fili sotAngelica Edna Calò LivnÉ tili di ciò che più è caro a chi ancora crede in un mondo vivibile, si sono collegati ar- unire giovani arabi ed ebrei, in tempi di moniosamente creando un ricamo di sin- pace e in tempi di guerra, davanti a ragazgolare bellezza. Insieme a Ziva Fischer, zi e docenti divorati dall’ingiustizia souna quasi ottantenne forza della natura ciale, davanti a ragazze di 16 anni con il ebrea di Roma, siamo riusciti a coinvolge- grembo già gonfio. Abbiamo fatto danzare re i membri del consiglio dell’Ucei e le si- e ridere professori timidi, presidi e bamgnore dell’Adei Wizo (associazione donne bini emarginati, allontanati… considerati ebree italiane), in un progetto che rimarrà diversi. Li abbiamo fatti conoscere e “vedescolpito nei cuori di centinaia di ragazzi re” per la prima volta anche se erano neldi ogni età, di insegnanti stanche che han- la stessa classe da anni, li abbiamo aiutati no potuto rinnovare il loro vigore. Da Ve- a mostrare la parte più bella, più dolce e nezia a Catania, da Siracusa a Trieste, da sconosciuta di essi, anche a se stessi. Napoli a Verona lungo tutto il paese. Ci siamo trovati più volte al centro di Nelle sale, dove si svolgevano le attivi- un “vulcano” in piena esplosione in un lità, aleggiavano i profumi della Colombia, ceo di Augusta e in uno di Firenze dove i canti della Cina, la nostalgia di una nenia siciI RAGAZZI HANNO IMPARATO DI NUOVO liana sconosciuta a BoloLA SPERANZA ATTRAVERO LA DANZA E IL gna e la paura recondita DIALOGO TEATRALE. LI ABBIAMO AIUTATI di un boato improvviso A CONOSCERSI MOSTRANDO LA PARTE PIù a Finale Emilia. I ragazzi BELLA, DOLCE E SCONOSCIUTA DI LORO ascoltavano attenti storie STESSI. QUANDO USCIVANO DALLE SALE di missili che distruggevano le case sui confini di AVEVANO MILLE SCINTILLE NEGLI OCCHI Israele e si immedesimavano ricordando la loro terra che tremava, si perpetrava uno sciopero degli studenti: le loro sicurezze che crollavano insieme ai «Siamo qui per presentare un workshop loro cari; ascoltavano come ipnotizzati le di “Educazione al Dialogo”», abbiamo detstorie dei nostri sforzi per ricostruire tut- to ai ragazzi che urlavano sotto le finestre to e presto, perché nella nostra visione di e reclamavano con fischi e trombe. I rapopolo antico abbiamo sempre ricostrui- gazzi, increduli, hanno mandato una picto tutto ciò che ci era stato distrutto, con cola rappresentanza. Hanno preso coragalacrità, con l’obiettivo nitido davanti agli gio e hanno parlato davanti al sindaco e occhi: la vita. al prefetto che erano venuti a riceverci. A Siracusa siamo stati accolti con una coloAl centro di un vulcano ratissima orchestra di bambini che cantaPoi hanno imparato di nuovo la speranza vano in nostro onore «Questo è l’ombelico attraverso il mimo, la danza e il dialogo del mondo dove si incontrano facce strane teatrale e ogni ragazzo che usciva dall’in- di una bellezza un po’ disarmante». In 120 contro aveva mille scintille negli occhi. hanno poi ballato con noi e creato la sculAbbiamo raccontato dei nostri sforzi per tura vivente di un naufragio proprio come ni qualche giorno prima a Lampedusa. Ma in arte tutto è possibile e loro hanno rappresentato il salvataggio … per dimostrare che si può essere protagonisti di una positività, andare avanti, cambiare, migliorare ed essere parte di un mondo più bello! Studenti e docenti agguerriti Ci siamo trovati anche ad affrontare momenti difficili davanti a studenti e docenti agguerriti all’università di Firenze, nella facoltà di scienze politiche, ma per rispondere ai loro attacchi a Israele, basati su notizie fornite dai media, è bastato il messaggio educativo, innovativo che affronta la realtà giorno per giorno con i fatti e non a parole. È bastato mostrare le immagini dei servizi televisivi sui ragazzi del teatro multiculturale di Beresheet LaShalom per capire la verità. E quest’anno i corsi li ho presentati insieme a Yehuda, il mio compagno. Come ai tempi della nostra missione educativa all’Hashome Hazair a Roma. Siamo tornati a casa con il cuore in piena dalle emozioni. Questo corso è stato particolare per me: al ritorno dalla Sicilia, durante la preparazione del Centenario dell’Hashomer, sono stata richiamata a casa perché mia madre, Fiorella Di Tivoli Calò, era in gravi condizioni. È lei che ha infuso in me questo spirito ebraico, che mi ha insegnato a non aver mai paura, che ha accompagnato con amore i miei studi al Collegio Rabbinico, le recite della scuola, fino all’università in Israele; che mi ha insegnato cosa significa dare il meglio di se stessi nella società in cui si vive. E sono grata alle amiche dell’Adei Wizo, che con una spilla d’oro hanno riconosciuto in me i valori che mia madre mi ha trasmesso! | | 8 gennaio 2014 | 41 Tempi Leggi il settimanale sul tuo tablet AT&T Aggiorna Beppe Grillo e Casaleggio? Meluzzi: «Il M5S è una setta messianica e millenarista» di Francesco Amicone Tempi.it Il quotidiano online di Tempi Tempi Mobile di Luigi Amicone Le notizie di Tempi.it sul tuo smartphone Bergomi e Spagna ’82: «La forza era il gruppo. Come nella Nazionale di quest’anno» di Luigi Amicone di Luigi Amicone Nazionale di quest’anno» era il gruppo. Come nella Bergomi e Spagna ’82: «La forza di Luigi Amicone per la famiglia» le magnifiche giornate milanesi Papa: «Come ho vissuto di Carlo Candiani Seguici su «Una follia anche economica» Bologna, referundum anti-paritarie. di Antonio Simone del nuovo compagno di cella Simone: Il segreto (rivoluzionario) TUTTI GLI ARTICOLI di Oscar Giannino di religione spread, ormai è una guerra Giannino: Altro che debiti e BUON 2014 Te Deum LAUDAMUS Perché si nasce ancora nonostante tutto | DI Francesco Belletti L Te Deum, a fine anno, mi ha semFrancesco Belletti pre un po’ disorientato: è come se mi costringesse a faè presidente del Forum re un bilancio che non vorrei fare, in un periodo strano delle associazioni familiari. dell’anno. C’è appena stata la gioia della nascita del nostro Salvatore, ci sono le luci del presepe, abbiamo tutti già scartato i regali, gioito brevemente per quelli più belli, ma già dopo pochi giorni tutto è rientrato in una normalità ripetitiva, in un “tempo feriale” che, anche se non si va al lavoro, ti lascia sempre con un po’ di amaro in bocca: «È appena nato Gesù, e io sono ancora uguale… e il mondo è ancora esattamente come prima!». Nessu- quest’anno andrò più convinto, in chiesa, a cantare il Te Deum, na conversione spettacolare della mia vita, nessun evento mera- certo di dover ringraziare Dio di ogni istante della mia vita, anviglioso che cambia il mondo… esattamente come 2.000 anni fa, che per le fatiche “pubbliche e private”, per le vittorie e le scondopo la meraviglia della Notte Santa, i pastori sono tornati ai lo- fitte, per le consapevolezze e per quello che non capisco. Però vorrei ringraziare il Signore anche per un altro fatto ro greggi, forse con il cuore più caldo per la vista di quel Bambino, e hanno ritrovato la solitudine, il freddo dei giorni inver- che è successo nel 2013, che pochi ricordano, e che per fortunali, il buio pauroso della notte. Tutto come prima: ma anche na continua a succedere ogni anno, nonostante i grandi della tutto diverso da prima, certo. Ma chi di loro ne avrà avuto quo- terra: quei poco più di cinquecentomila genitori che nel 2013 hanno messo al mondo un bambino in Italia. Ce ne vuole oggi, tidiana consapevolezza? Eppure la Chiesa ci chiama ogni anno, pazientemente, a di coraggio, per mettere al mondo un bambino… Contro la culcantare di gioia, per ringraziare di tutto ciò che ci è stato dona- tura dell’aborto, contro la paura del futuro, contro la fragilità to durante l’anno. Ma come si fa a cantare “Dio, Ti lodiamo!”, dei rapporti tra uomo e donna, contro le paure di giovani che se l’ondata contro la vita sembra crescere sempre di più, e pro- non sanno come educare i propri figli… questi “eroi del futuro” del nostro paese, questi geniprio quest’anno ha portato l’Itatori coraggiosi, che alla faccia lia a uno scontro sempre più ringrazio per quei cinquecentomila di tutto questo clima dis-umaduro, di cui non si vede certo la che nel 2013 hanno messo al mondo un no e anti-umano, accolgono fine? Un anno in cui sembrano bambino in Italia. genitori coraggiosi, il dono della vita che nasce, e vincere le derive ideologiche di che alla faccia di tutto questo clima con il bambino che piange, in chi, per difendere l’onnipotendis-umano e anti-umano, accolgono cuor loro, cantano silenziosaza dell’uomo di oggi, vuole canil dono della vita che nasce. sono eroi mente: «Te Deum laudamus, cellare le radici dell’umanità, e Te Dominum confitemur». «Ti nega le parole stesse di padre quotidiani, generatori di speranza lodiamo, Signore, per il dono e madre, e considera, come sta per accadere in Belgio, una conquista di civiltà l’introduzione di questa vita, che ci hai aiutato ad accogliere. E confidiamo in dell’eutanasia per i bambini. Proteggerli dal dolore procurando te, per continuare a proteggerla». Il 25 per cento di questi genitori non sono sposati, il 20 per cento di questi genitori sono naloro la morte. Che grande menzogna! Eppure il latino e l’antico inno ci spingono a una lode di ti in altre nazioni, e sono ancora stranieri, nel nostro paese. Eppreferenza: quel “Te Deum”, quel “tu” proprio all’inizio dell’in- pure, tutti loro, sì, sono “eroi quotidiani”, costruttori di futuro no, a me ha sempre fatto venire in mente “proprio Te lodiamo, e generatori di speranza. Per questo, per l’incessante dono della mio Dio, proprio Te dobbiamo lodare, chi altri sennò?”. E allora vita, innalzo lode a te, Signore! a tradizione del canto del | | 8 gennaio 2014 | 43 BUON 2014 Te Deum laudamus Per la Tua vittoria sulla morte Ancora una schiera di lutti. Bambini che non hanno visto la luce, disperati annegati in mare. Non possiamo scordarli più. Sono con Te? Non avrebbero fine le nostre lacrime, se non le addolcisci Tu Monica Mondo è giornalista, nella sua carriera ha lavorato per Il Sabato, Avvenire e Il Riformista, Radio Rai e Tv2000. Nel 2012 ha scritto il libro Sarà bella la vita, pubblicato da Marietti 1820. Nel 2013 la stessa casa editrice le ha pubblicato il suo secondo libro: Il mio nome è Khalid. 44 | 8 gennaio 2014 | | DI MONICA MONDO manca, quando siamo più miseri e soli. Siamo creati, e non abbiamo altro padre. Lontano da Te, non sapremmo dove andare. Non sempre riusciamo a starti dietro, Signore, neppure riconosciamo il Tuo volto, la polvere e le lacrime confondono la vista, chinano gli occhi a terra. Siamo fatti così, ci hai fatti così, col cuore grande e il fiato debole, lo sguardo appannato. Ti lodiamo, allora, per gli uomini e le donne che ti rendono manifesto: la testolina bionda di quel bambino in treno, l’amico frate che studia l’arabo, credendo nella comunione; per quel ragazzo che dopo anni di carcere, domani si laurea in giurisprudenza, per quel professore che porta i suoi allievi a distribuire panini ai poveri; per quella vecchia che ancora sorride, per quei giovani che studiano e sperano, e ieri hanno fatto in univer- tano, ai confini del nostro mondo, e non sa ricordarli con un nome e un volto precisi. Non capiamo perché sità un coro di Natale. Sei Tu. E sei Tu nelle filacce di nubi che striano il cie- non li hai salvati, ma sappiamo che salvano noi. Tutlo, nella nebbia che insegue il finestrino del treno, il ti quei morti, nelle loro chiese bruciate, nelle segresole che s’allarga e indora le case, le piazze. I cieli e te di regime. Tutti quei bambini che non hanno mai visto la la terra sono pieni della tua maestà. Sei Tu in quella stanza d’ospedale, dove c’è chi luce, quegli ammalati sacrificati per non scomodarcombatte col male per dare un senso alla vita, e chie- ci troppo, per non guardare in faccia il loro soffride il miracolo. Sei tu che chiami quei due amici a re. Tutti quei morti in mare, le loro grida, le mani entrare in convento, e con la baldanza e l’allegria di aggrappate ai barconi. Non possiamo scordarli più. Sono con te? Anche noi ci aggrappiamo, sgomenti, una festa. Ti acclama la candida schiera dei martiri: anche alla tua vittoria sulla morte, o non potremmo più quest’anno, Signore, hanno sofferto mortificazio- vivere. Chiediamo per avere una risposta, non ci piane, violenza, morte, in tuo nome. Hanno testimo- ce dubitare per sport. Non avrebbero fine le nostre niato anche per noi, pagano la nostra tiepidezza, le lacrime buone, se non le addolcisci tu. Non è colnostre paure, e tutta l’indifferenza che li relega lon- pa nostra, la ragione non arriva a tanto. C’è bisogno | Foto: AP/LaPresse T i lodiamo, Signore, e continuiamo a confidare in te. Anche quando la fiducia Foto: AP/LaPresse di un altro slancio, c’è bisogno della tua grazia, per non avere paura. Come quella madre, che lascia tra le tue braccia il figlio appena nato, e lo ridona a te, dopo un solo bacio. Come chi prende in mano pale e picconi per ricostruire la sua casa, spazzata via dalla natura impazzita. Chi si ostina a lavorare con lena, a sfidare ogni crisi, a far famiglia, e rimane generoso e umile. Chi ricostruisce la tua chiesa, dalle macerie dei suoi peccati, e dalla malignità dei suoi nemici. Abbiamo palpitato per lei, quest’anno, ci siamo ammutoliti e intristiti. Quell’elicottero che da San Pietro si alzava in volo portava con sé mille e mille preghiere: guida e proteggi, non lasciarci confusi. Pensavamo a un uomo prostrato, perdente, arreso. Sorrideva, faceva ciao ciao con la mano, non ci ha strappato la speran- za. Pensavamo di perdere un padre. Ce ne hai donati due, per abbracciarci tutti. Continuiamo ad avere paura, a esitare, e ci copriamo con lo scandalo e l’indignazione. Come se fossimo puri, come se dipendesse da noi essere tutti più buoni, dalle nostre regole e precetti, dal buongoverno, da sobrietà e moderazione. Evviva gli smodati, Signore, assetati di umanità e di te, peccatori, ma figli tuoi. Non vogliamo essere tranquilli e soddisfatti, non coprirci mai gli occhi, fa che ogni ferita bruci e ci allarghi un po’ il cuore. Che alla fine di quest’anno, come all’ultimo giorno, alziamo un bicchiere dicendo grazie, a te, marito mio, moglie mia, a voi, figli miei, amici miei. Sono felice che siate qui con me. Sono felice di esserci, qui, sulla strada. | Lo scorso 3 ottobre un barcone con a bordo profughi per la maggior parte eritrei è affondato a poche miglia dalla costa di Lampedusa. Le vittime sono state 365 . Prima dei funerali, le bare sono state raccolte nell’hangar dell’isola | 8 gennaio 2014 | 45 BUON 2014 Te Deum laudamus Perché il calcio è ingiusto E se fosse giusto non sarebbe calcio. Ben vengano le uscite dalla Champions, B. B. che spodesta Galliani, i trucchi della Fifa contro di noi che non contiamo niente. E pure la nuova diccì renziana 46 | 8 gennaio 2014 | | Foto: Getty Images T Deum laudamus, innanzitutto perché siamo ancora qui. Tempi è vivo e lot- | DI FRED PERRI ta insieme con me e non era scontato, sia per me che per lui, visti i tempi (ah, ah, calembour). Te Deum laudamus perché c’è Balotelli, altrimenti non ci sarebbe da scrivere. Magari è un bravo ragazzo e non il bad boy che sembra, però allora ha una sfiga pazzesca: dalla Fico con la figlia da riconoscere alla Bentley (o quel che è sfasciata), dalla pistola scacciacani all’incendio della casa. Te Deum laudamus perché non sono tra quelli che si sono scandalizzati perché Obama ha dato la mano a Raul Castro. L’ho data a così tanti stronzi nel- Laigueglia inveendo contro di lui, di tutti quelli che la mia vita che non basterebbero dieci anni nel deter- hanno fatto i giornali apposta contro di lui. Come sivo per purificarla. farebbero, meschini, con le rate del mutuo? Te Deum laudamus perché il calcio è ingiusto e se Te Deum laudamus perché nel noioso panorama fosse giusto non sarebbe calcio. La Juve stava per qua- calcistico italiano è piombata Barbarella. Una donna lificarsi in Champions con sette punti, il Napoli non al comando del Milan. Sì, certo, Galliani mi sta simc’è riuscito con dodici. Una crudeltà, ma ora scur- patico, è un mito, ma vuoi mettere Barbara Berluscodammuce ’o passato e cerchiamo di vincere l’Europa ni al timone dell’ex club di via Turati (neanche so League. Vale anche questa. dove sta ora)? Ne vedremo delle belle anche qui. DopTe Deum laudamus per la NDCDS, cioè la Nuo- pia acca contro Barbarella. Evvai. va Democrazia Cristiana Di Sinistra, l’ex Pci, Pds, Ds, Te Deum laudamus ma i cinque stelle, sorry, con Pd. Ora comanda Renzi e io li conosco gli scout, non tutta la buona volontà non riesco a farmeli stare simtemete: sono cattolici che se la tirano di sinistra solo patici. Grillo sì, lui è un vecchio sparafucile populiper sembrare più fighi. Ma più reazionari e baciapi- sta, un comico guerriero che ha smesso almeno di le di me. fare il comico (non sopporto i comici-politici, quelTe Deum laudamus per Thohir e le sue due acca. li ibridi mi annoiano) e fa il tribuno della plebe. Ma Pensavo che con la dipartita (calcistica) di Massimo la sua plebe c’ha una spocchia, un’arroganza che mi Moratti l’Inter non avrebbe più offerto simpatici prudono le mai. spunti di commento, ma il mitico “due acca” venuto Te Deum laudamus per la “Maggica”. Almeno il dall’Oriente già mi pare sulla buona strada. Ne vedre- campionato è un po’ vivo e non è defunto a dicemmo delle belle. bre. Certo, alla Roma deve andare tutto bene, perché Te Deum laudamus perché Silvio Berlusconi è nella Capitale, dopo qualche pareggio e malgrado vivo e lotta insieme con noi. No, sapete, mi preoc- la classifica spaventosa, stavano già in fibrillazione. cupo di tutti quelli che si sono comprati la villetta a Te Deum laudamus anche se siamo ormai tute Foto: Getty Images ti incattiviti, ci guardiamo in cagnesco e scattiamo per niente. Ma fatevi un esame di coscienza e datevi una calmata. Te Deum laudamus perché Gasperson è tornato al Vecchio Grifo. Forse la sfanghiamo ancora una volta. Te Deum laudamus anche se non capisco il successo di X Factor. Ma forse sono “antico” come dice mio figlio. Te Deum laudamus però mi devi dare una mano: anche questa volta non sono riuscito a dimagrire e oggi vado dal dietologo: mi farà un culo quadro. Te Deum laudamus per le partite di calcio in tv. Certo il monopolio televisivo rende la vita difficile ai negletti giornalisti di carta, ma quand’ero un ragazzino e guardavo anche le partite della serie B svizzera avrei fatto un patto col diavolo per questa valanga di pallone in tv. Te Deum laudamus anche se sono più vecchio di un anno e sto cominciando a guardare quelli che ne hanno 20, 30 più di me e cerco di capire cosa fanno o cosa non fanno. Che brutta cosa la vecchiaia, non credete a quelli che dicono il contrario. Te Deum laudamus per Federica Pellegrini. Vin- ce un sacco di medaglie ed è anche una bella gnocca. C’è altro da dire? Te Deum laudamus ma il Brasile mi preoccupa. È tutto chiacchiere e Copacabana, qualche culo al vento e un mucchio di problemi. Speriamo bene. Te Deum laudamus però noi italiani non contiamo un piffero. Basta vedere il numero che hanno fatto al sorteggio con la Francia che doveva stare al nostro posto e invece le hanno spianato la strada fino ai quarti di finale. Te Deum laudamus ma a volte penso a cosa sarebbe successo se ci fossimo tenuti la vecchia, cara Lira. Sarebbe stato peggio? Sarebbe stato meglio? Non sono anti-europeo, ma ogni tanto c’ho dei rimpianti (e non solo sulla lira). Te Deum laudamus e mi sa che sono giunto alla fine. La sintesi, My God, è che noi italiani non contiamo un cazzo, ma una volta ne andavamo fieri e facevamo la nostra partita. Adesso siamo tremebondi e senza palle. Te Deum laudamus (ultimo lo giuro): potresti farmi fare un giro negli anni Ottanta? Craxi e Tardelli, la Milano da bere e Lorella Cuccarini (giovane)? Quando vuoi. Buon anno a Te e a tutti. | | 8 gennaio 2014 | 47 BUON 2014 Te Deum laudamus Perché mi hai fatto sbagliato Solo la Legge non fallisce mai. La Legge sa sempre dov’è il nemico e lo schiaccia. Ma che fatica, Signore, essere giusti. E che delusione. Meno male che Tu non mi vuoi come loro Il prezioso contributo dei nostri lettori Quest’anno per la prima volta abbiamo chiesto ai nostri lettori di partecipare al numero speciale dedicato al Te Deum inviando alla redazione uno scritto personale per ringraziare del 2013. Il testo di Antonio Benvenuti pubblicato in queste pagine è quello scelto dal direttore e dalla redazione tra i tanti contributi pervenuti nei giorni scorsi. Tempi ringrazia di cuore tutti coloro che si sono presi la briga di scrivere e confida di ritrovarli altrettanto volenterosi l’anno prossimo. Buon 2014. 48 | 8 gennaio 2014 | T Dio, perché non sono come loro. E ti lodo perché me lo fai capire | DI ANTONIO BENVENUTI continuamente. Ne ho bisogno, proprio perché non sono come loro. Io sono una testa dura. Una testa di cemento, una testa di ferro, una testa di cuoio. E altri tipi di testa. Quando capisco una cosa, e la capisco bene, io vado avanti come un panzer. Schiaccio. Faccio sempre la cosa giusta. Solo che la cosa giusta non è sempre così giusta. Un tuo discepolo della venticinquesima ora diceva che sei venuto a liberarci dalla Legge. E questo l’ho sempre saputo, solo che avevo difficoltà a comprendere cosa fosse la Legge. Adesso l’ho capito. Via, l’ho capito un poco di più. Come dicevo prima, sono una testa dura che ha bisogno di apprendere continuamente le stesse cose, perché una sola volta non basta. Sono come certe materie che studiavi da ragazzo, che non ti entravano in testa e poi pigliavi una sufficienza stentata. Ma quando adesso ti capita di rivederle con tuo ge non è affatto male, perché dice cose giuste, ti fa figlio scopri che le sai, le sai bene, le sai in una manie- fare cose giuste. Non sbaglia mai. E questo è esattamente il punto. La Legge non sbara che trent’anni fa sembrava impossibile. Ecco, così mi capita sempre. Hai voglia a pensa- glia mai. Io, invece, sono sbagliato. Sono tremendare che la Legge sia una cosa per Ebrei. Una cosa del mente sbagliato. Anche quando faccio la cosa giusta passato. Superata. Sistemata, una volta per tutte. No, lo vedo bene che potrei fare la cosa sbagliata. E quanquell’accidente di Legge rispunta sempre. Perché, do faccio la cosa giusta, quando vado avanti come un panzer e schiaccio, dopo mi volto indietro e guarintendiamoci bene, la Legge è tosta. Con la Legge sai sempre cosa dire. Con la Legge sai do cosa ho schiacciato. Perché, se applico la Legge, sempre qual è il tuo nemico. Con la Legge puoi per- schiaccio. Non c’è posto per ciò che è fuori dalla Legmetterti di non pensare, perché è già tutto deciso, ge, nella Legge. E allora diamo alla Legge il nome abituale. Regoincasellato, automatizzato. Accidenti, come è comoda la Legge. Ed è anche giusta, di solito. Anche vera, le. Valori. Li cerco di passare ai miei figli, ai miei amiin generale. Ecco, è quello che ti frega di più. La Leg- ci, ai miei conoscenti. Agli estranei. E li schiaccio. | i lodo, .IT Non è che non siano veri, capite. Solo che vanno stretti. E sapete perché vanno stretti? Perché non sono fatti su misura. Sono fatti a misura di altri. E, diciamocelo chiaramente, vestirsi con i vestiti di altri è sempre un fastidio. Sono come quelle uniformi che talvolta hai dovuto mettere. Sempre troppo strette o troppo larghe. Troppo ruvide o troppo morbide. Un abito intriso di profumo È veramente odioso mettere gli abiti dismessi di qualcun altro. Non lo faresti mai. Salvo che tu ne abbia veramente bisogno, perché sei nudo e tremi di freddo. Salvo che siano di qualcuno che ami, che portino intriso ancora il suo profumo. Ti ringrazio, Dio, perché mi hai fatto vedere (più e più volte, dato che ho la testa dura) che quello che vuoi non è qualcuno che imponga la Legge, le regole, i valori. Ma che faccia amare quello che sta dietro quella Legge, quei valori e quelle regole, che poi il resto viene quasi da sé. Ti ringrazio, Dio, perché mi hai fatto abbastanza sbagliato da capire cosa è giusto. Non perché io sia come loro, come quelli che non sbagliano mai, ma perché ho tentato di essere come loro e non mi è bastato. È una gran fatica essere giusti essendo sbagliati. Mi hai fatto voltare, e accorgere ancora una volta di come io sia. E di questo non ti ringrazierò mai abbastanza. Adesso il resto spetta a me, ma questa è un’altra storia. | PROSSIMAMENTE I vostri “Te Deum” online su tempi.it I migliori Te Deum inviati a Tempi dai lettori per ringraziare di questo anno appena trascorso saranno pubblicati nei prossimi giorni sul nostro sito internet (tempi.it). Ecco l’elenco in ordine alfabetico degli autori degli articoli selezionati: Antonella Albano, Silvia Balsamo, Antonio Benvenuti, Luca Bernardi, Vittorino e Maria Pia Bocchi, Paolo Botti, Andrea Caprotti, Iginio Carlomagno, Fabrizio Cattari, Marina Cecchetti, Andrea Costanzi, Francesco Del Giudice, Aldo Di Carlo, Maurizia Fabris, Nadia Ferrari, Giulia Giannarelli, Stefano Iorio, M. Cristina La Manna, Eleonora Nori, Francesca Palazzo, Doriana Prestinari, Andrea Rebeggiani, Bruna Riccardi, Claudio Domenico Risalvato, Simone Riva, Sebastiano Rizzo, Sara Santinelli, Gianmaria Spagnoletti, Adalberto Tommasi. | 8 gennaio 2014 | 49 LE NUOVE LETTERE DI BERLICCHE ANCHE BERLICCHE FA LA SUA “RINUNCIA” Tante diaboliche soddisfazioni e un solo cruccio. Ma decisivo M io caro Malacoda, è tempo di con- suntivi e di bilanci. E di una decisione importante. Nel 2013 abbiamo cementato la predisposizione degli italiani alla lagna. Ti risparmio l’elenco, scorri un archivio di un quotidiano qualsiasi. Abbiamo provveduto a confondere i semplici con la teoria del genere, un’università australiana ne ha censiti 23, altro che «maschio e femmina li creò», con la possibilità di passare dall’uno all’altro in base alla teoria dell’identità “fluttuante”. Fluttuante come Franco Battiato, il cantautore assessore siciliano alla cultura, anzi no al turismo, anzi no grazie: «Continuate a chiamarmi Franco». Fluttuantissimo il totopapa dopo le dimissioni di Benedetto XVI. Gli “informati” resoconti giornalistici candidavano al Soglio con serie chance di successo: 7 europei, 3 nordamericani, 3 sudamericani, 2 africani, 1 cubano, 1 australiano, 1 filippino, 1 indiano… la somma fa 19. 116 cardinali diviso 19, 6 voti a testa, solo 72 sotto il quorum. È la stampa, bellezza! Diabolico il tuo suggerimento a Gad Lerner per il commento al suicidio di un dirigente del Monte dei Paschi di Siena: «Quando si toglie la vita un uomo che, sia pure non di prima fila, apparteneva alla classe dirigente investita dal discredito, a me succede di provare, insieme al disagio e alla pietà, anche il bisogno di esprimere una domanda quasi indicibile: come mai così in pochi?». Viva l’istigazione al suicidio a mezzo stampa! Una volta era considerato reato, ora i nuovi moralisti incitano al gesto supremo in nome di un lavacro sacrificale delle coscienze dei potenti. E che dire di quel prete che sull’altare ha distrutto a martellate una tv per preservare le coscienze dei suoi parrocchiani dagli infasti influssi dell’etere? Preservare per preservare, l’ha prima ricoperta con una pellicola di plastica, praticamente un preservativo, per evitare i danni da schegge. Voleva «scioccare i fedeli con un gesto eclatante». Un pezzo di pane che di- 50 | 8 gennaio 2014 | | dalle piazze ai tg. Poi è bastato il sì di un vecchio signore perbene alla proposta di un altro vecchio signore considerato meno perbene e il bluff è stato scoperto: Giorgio Napolitano è risalito al Colle e Stefano Rodotà sta ancora risalendo le valli alla ricerca dei 4.677 cibernauti che l’hanno votato alle più inutili primarie dell’anno. Per non dire degli inceppamenti e dei ceppi della giustizia: la presunta trattativa Stato-mafia, le performance “Non prAevalebunt”. Quante volte del pentito principe Ciancimino jr, l’anno di galera preventiva del abbiamo riso dell’antica profezia. poi assolto Silvio Scaglia, i procesMa ora Devo ammettere, mio caro si di quell’altro Silvio, la via giuMalacoda, che inizio a pensare diziaria per l’affossamento della siderurgia nazionale, la singolaci sia del vero. Sai Di cosa PARLO: re inversione delle parti per cui le dimissioni e l’elezione la destra invoca amnistia per il venta carne non gli pare un fatto abbasovraffollamento delle carceri e stanza clamoroso. la sinistra umanitaria bolla la clemenza Clamoroso, invece, il tentativo di un di Stato come “ingiusta” e “diseducativa”… giornale italiano di fare del Papa il testimoCome vedi, nipote, un anno in cui abnial delle coccole, “Francesco: non abbiate biamo avuto molte soddisfazioni… e un paura delle tenerezze”. Francesco l’aveva cruccio. Uno solo, ma decisivo. Anzi, due. detta al singolare – »Non abbiate paura del- Le dimissioni e l’elezione. Sai a chi io mi la bontà, neanche della tenerezza» – ma co- riferisca. me resistere a una simile tentazione? Quando Benedetto ha lasciato a bocca E come resistere all’elogio delle con- aperta i cardinali dicendo a loro e al montraddizioni più sublimi pronunciate sen- do che scendeva dal trono di Pietro perché za pudore? Sentire Susanna Camusso con- sentiva di «dover riconoscere la mia incasultata da Pier Luigi Bersani, presidente pacità di amministrare bene il ministero del Consiglio pre-incaricato, dichiarare a me affidato», l’abbiamo insultato dicenche priorità per la Cgil era l’abolizione do che non si scende dalla croce. Abbiadell’Imu sulla prima casa è stato godimen- mo scoperto nel tempo che con quel geto puro. Che quella vecchia t… del Cav. sto sulla croce ci saliva definitivamente avesse ragione? No! Non si può dire. Non si e sono bastati pochi mesi per veder crolpuò dire troia? No, non si può dire ragione! lare tutte le teorie sul doppio papato, sul nuovo pontefice intimorito dalla presenLa ragione inceppata za del vecchio e bloccato nella sua liberRagione, madre della logica e cugina del- tà di governo. Abbiamo sperato invano anla coerenza. Quella (in)coerenza grilli- che questa volta. “Non praevalebunt”. Quante volte abna che invoca trasparenza per il palazzo (vedi consultazioni in streaming) e segre- biamo riso dell’antica profezia. Buona per tezza per le riunioni di partito. La traspa- consolare i deboli, pensavamo. Devo amrenza in fondo è come la freccia delle mac- mettere, mio caro Malacoda, che inizio chine, funziona a intermittenza, sembra a pensare ci sia del vero. Io ho visto fallire nel tempo tutti i miei tentativi. Tu vai incepparsi. Anche la Rete, a volte s’inceppa. Aveva avanti con le tentazioni. Da solo. È l’ultiscelto “il presidente di tutti gli italiani”, il mo consiglio che ti do. suo nome rimbalzava dai pc alle piazze e Tuo affezionatissimo zio Berlicche