motivazione intrinseca ed estrinseca - laral

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motivazione intrinseca ed estrinseca - laral
Psicologia
Anno Accademico 2008-09
Anna Borghi
[email protected]
Sito web: http://laral.istc.cnr.it/borghi
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MOTIVAZIONE E APPRENDIMENTO
™Le teorie innatista, comportamentista e
cognitivista
™Le teorie sociocognitiva e socioculturale
™Motivazione intrinseca ed estrinseca
™La teoria di Lewin
™La teoria di Atkinson: motivazione alla
riuscita e a evitare il fallimento
™La teoria di Witkins: gli stili attributivi
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I suspect that many
children would learn
mathematics, and learn it
better, if it were illegal
(John Holt, 1989)
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ISTINTI
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Schemi innati e
specie specifici
Automatici e
involontari
Non modificabili
dall’apprendimento
Schemi di azione
fissa
IMPRINTING
Modello idraulico: energia che spinge per
essere liberata, all’interno dell’organismo
(Lorenz, 1950)
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UN PO’ DI STORIA:
MASLOW
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MOTIVAZIONE
Definizione:
Da motus, movimento = spinta di un soggetto verso un oggetto
o obiettivo. C’è di più: “configurazione organizzata di
esperienze soggettive che consente di spiegare l’inizio, la
direzione, l’intensità e la persistenza di un comportamento
diretto ad uno scopo” (De Beni e Moe’, 2000)
Motivazione INTRINSECA ed ESTRINSECA: troppo riduttivo?
Rheinberg (1995): motivazione come ATTRAZIONE (es. attrazione
per successo o potere, soggetto attivo) e come SPINTA (teorie basate su
istinti e rinforzi, atteggiamento più passivo del soggetto)
Costrutto complesso dato da: relazioni individuo – contesto,
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concetto per sua natura relazionale (McClelland).
MOTIVAZIONE E
APPRENDIMENTO:PROSPETTIVE
INNATISTA
COMPORTAMENTISTA
Ruolo del rinforzo
COGNITIVA
Motivazione intesa come disposizione individuale
SOCIOCOGNITIVA
Dipende da come l’individuo percepisce la propria abilità,
la difficoltà del compito etc., in un dato contesto sociale.
Motivazione ancora legata all’individuo
SOCIOCULTURALE
Ruolo del contesto. Motivazione non più legata
all’individuo ma costrutto intrinsecamente relazionale.
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PROSPETTIVA INNATISTA
Prospettiva INNATISTA:
Motivazione riflesso di bisogni innati, non controllati dal soggetto:
curiosità epistemica, competenza, accettazione sociale.
All’inizio interesse generale (es. scuola materna), poi
differenziazione e modulazione dell’interesse, anche in funzione
del tipo di insegnamento.
Curiosita’ epistemica (Berlyle, 1960). Importanza agli stimoli che
possono generare curiosità: corretta è l’intensità media della
stimolazione: nè troppo nè poco.
Motivazione di flusso: motivazione per il processo più che per il
risultato: es. Piacere della lettura, dell’ascolto di una lezione etc..
Teoria dell’autodeterminazione (Deci e Ryan, 1985): se libera scelta
del soggetto, mantiene la motivazione, se attività imposta dall’esterno
si sente meno motivato
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PROSPETTIVA
COMPORTAMENTISTA
Prospettiva COMPORTAMENTISTA (es. Skinner, 1974):
Motivazione riflesso dell’influenza ambientale, non controllata dal
soggetto. Nozione di rinforzo.
| Se premio o elogio aumento della motivazione.
| Se punizione o rimprovero, calo della motivazione in un sottoambito o più in generale.
Harter (1978) percezione di competenza, non innata ma frutto
delle esperienze (rinforzi positivi, approvazione), in 3 settori:
area cognitiva (apprendimento), sociale (rapporto con il gruppo
di compagni) e fisica (sport, gioco). Se scoraggiato, ha sempre
bisogno11di approvazione esterna.
PROSPETTIVA
COMPORTAMENTISTA
Prospettiva COMPORTAMENTISTA (es. Skinner, 1974):
Nozione di rinforzo.
Boggiano e Pittman (’92).
3 tipi di rinforzi:
Informativi: feedback sulla bontà dei risultati
Controllanti: impediscono autonomia
Demotivanti: alimentano la paura di errori
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PROSPETTIVA COGNITIVA
Prospettiva COGNITIVA:
Motivazione individuale, controllata dal soggetto. Con lo
sviluppo crescita della capacità di ragionare e riflettere su
di sé.
Es. fino a 7 anni, confusione abilità e impegno.
Intorno ai 10 anni emergere di motivazioni simili a quelle
degli adulti.
Ma studi recenti: elementi che precorrono il senso di
impotenza appresa anche alla scuola materna. Già a 4-5
anni valutazione “globale”, per cui si percepisce il proprio
Sé come positivo o negativo.
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PROSPETTIVE
SOCIOCOGNITIVA E
SOCIOCULTURALE
Prospettiva SOCIOCOGNITIVA:
La motivazione è individuale ma influenzata dal contesto sociale.
Come l’individuo percepisce la propria abilità, la difficoltà del compito,
il propri obiettivi, in contesti sociali specifici.
Influenza di fattori socioambientali (ruoli sessuali, educazione, contesto
socioculturale) e personali (attitudini, temperamento, personalità)
Es. calo di motivazione all’inizio delle scuole medie:
medie clima competitivo
che può generare ansiaEs. differenze legate al genere nell’apprendimento della matematica.
Maschi: attribuzione del successo a sé. Femmine: insuccesso a sé.
Prospettiva SOCIOCULTURALE:
La motivazione
è relazionale, non individuale.
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MOTIVAZIONE E
APPRENDIMENTO:PROSPETTIVE
INNATISTA
COMPORTAMENTISTA
Ruolo del rinforzo
COGNITIVA
Motivazione intesa come disposizione individuale
SOCIOCOGNITIVA
Dipende da come l’individuo percepisce la propria abilità,
la difficoltà del compito etc., in un dato contesto sociale.
Motivazione ancora legata all’individuo
SOCIOCULTURALE
Ruolo del contesto. Motivazione non più legata
all’individuo ma costrutto intrinsecamente relazionale.
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MOTIVAZIONE INTRINSECA
ED ESTRINSECA
INTRINSECA.
INTRINSECA Porta ad affrontare un compito
senza finalita’ esterne: es. piacere dello
studio. Es. interesse curiosità successo
potere
ESTRINSECA. Affrontare un compito per
ottenere qualcosa di diverso dall’attività in
sè. Es. Premi elogi incentivi approvazione
sociale status. Teoria del condizionamento
operante, nozione di rinforzo.
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MOTIVAZIONE INTRINSECA
ED ESTRINSECA
|
Lepper, (1988).
|
Abilità percepita. Se l’abilità percepita è bassa, chi ha motivazione
estrinseca tende ad abbandonare dopo il fallimento.
Incentivi esterni. Chi ha motivazione estrinseca tende ad abbandonare
un’attività una volta che gli incentivi esterni non sono più presenti.
|
Regole vs. compito concettuale. Se il compito implica l’applicazione di
regole, riesce meglio chi ha motivazione estrinseca, se il compito è
concettuale riesce meglio chi ha motivazione intrinseca.
Livello degli obiettivi. Chi ha motivazione intrinseca tende a selezionare
probemi e obiettivi di media difficoltà, chi motivazione estrinseca problemi e
sotto-obiettivi relativamente semplici.
|
Esplorazione. Chi ha motivazione intrinseca tende ad assumersi più rischi
ed esplorare in modo libero.
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MOTIVAZIONE ALLA
RIUSCITA
Teoria di LEWIN 1946.
1946 Comportamento funzione della
Persona e dell’Ambiente: C = f (P, A). Campo psicologico
interno diviso in regioni, ciascuna delle quali costituisce una
meta d’azione.
Motivazione = non desiderio, ma tensione, disagio, energia
che nasce da un conflitto.
conflitto Demotivazione = risoluzione del
conflitto, rilassamento. Il sistema non resta disteso a lungo:
nuovi conflitti si creano.
a. Compito interrotto:
interrotto tendenza a portare a termine
(buona forma?)
b. conflitti appetivi (scelta tra 2 opzioni positive)
avversivi (tra 2 opzioni negative)
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appetivo-avversivi o ambivalenti.
MOTIVAZIONE ALLA
RIUSCITA
Teoria di ATKINSON 1964 ripresa della nozione di conflitto di Lewin, aggiunta
di aspetti emotivi. Motivazione = 2 componenti in contrasto.
Tendenza al
successo
Compito media
difficoltà o
difficile
Emozioni prima:
eccitazione,
anticipazione del
successo
Emozioni durante:
soddisfazione, orgoglio
Riflessioni: percezione di
fattibilità, attribuzione
all’impegno,
perseverazione
Motivazione a
evitare il
fallimento
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Compito molto
facile o molto
difficile
Emozioni prima: Apatia, Emozioni durante:
rassegnazione, ritiro
Vergogna, ansia, paura di
fallire
Riflessioni: confusione,
impotenza appresa,
attribuzione a mancanza
di capacità
MOTIVAZIONE ALLA
RIUSCITA
Teoria di ATKINSON 1964. 4 tipologie di individui.
individui
Over strivers
(alta Tendenza
Successo, alta
Mot Evit Fallim)
Conflitto
massimo.
Impegno
eccessivo
Atteggiamento: difensivo
Emozioni: inadeguatezza,
paura
Success
oriented
(alta TS, bassa
MEF)
Conflitto lieve.
Impegno verso il
proprio
miglioramento
Atteggiamento:
motivazione intrinseca.
Curiosità
Emozioni: fiducia
Failure avoiders
(bassa TS, alta
MEF)
Conflitto lieve.
Abilità non
sviluppate
adeguatamente
Atteggiamento:
disinteresse, massimo
risultato minimo
sforzo,procrastinazione
Emozioni: noia, paura,
ansia
Failure
acceptors
(bassa TS,
bassa MEF)
Conflitto minimo
(nessuna
speranza o
20 paura)
Atteggiamento:
Emozioni: rassegnazione,
indifferenza, disinteresse, rabbia (attribuzione
passività
esterna)
STILI ATTRIBUTIVI
Attribuzione = ricerca di cause per spiegare perché si ottengono determinati risultati,
bisogno di comprendere il mondo e le sue regole
Teoria di Weiner 1985. Atkinson sottolinea gli aspetti emotivi della motivazione,
Weiner quelli cognitivi – interpretativi.
3 elementi: luogo di controllo, stabilità (cause stabili nel tempo o meno), controllabilità
(cause controllabili dal soggetto)
Luogo di controllo
Stabilità
Controllabilità
Luogo di controllo interno
stabile
Controllabile
Incontrollabile
Tenacia
Abilità
instabile
Controllabile
Incontrollabile
Impegno
Tono dell’umore
Controllabile
Incontrollabile
Pregiudizio
Facilità del compito
Controllabile
Incontrollabile
Aiuto
Fortuna
Luogo di controllo esterno stabile
instabile
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STILI ATTRIBUTIVI
Attribuzione
In caso di
successo
In caso di
fallimento
Impegno
Soddisfazione
Vergogna e senso di
colpa
Abilità
Fiducia in sè
Depressione, apatia,
vergogna
Difficoltà del compito
Sorpresa
Pietà
Caso
Sorpresa
Sorpresa, pietà
Aiuto altrui
Gratitudine
rabbia
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STILI
ATTRIBUTIVI
Chi attribuisce alta importanza all’impegno:
| più motivato al successo
| prestazioni mnestiche superiori
| capacità di applicare con successo le strategie di memoria
apprese
| persistenza nello svolgimento di compiti impossibili
| scelta di compiti difficili
| fiducia in sé
Problema dell’impotenza appresa: fallimenti ripetuti ->
spostamento esterno del locus attributivo, depressione
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STILI ATTRIBUTIVI E
DIFFERENZE
Stili attributivi
Differenze culturali: es. nordamericani: più attribuzione dei propri
successi all’impegno; europei: più
attribuzione all’abilità
Differenze di genere: per i maschi più
frequente locus attributivo esterno
(rimozione) – femmine: più
frequente causa individuale,
depressione.
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Questionario sugli stili attributivi
1. In un compito di matematica hai eseguito tutti gli esercizi correttamente. Perché è successo
questo? A. sono stato fortunato, b. ce l’ho messa tutta, c. sono stato bravo, d. era facile, e.
sono stato aiutato.
2. Nei compiti svolti a casa fai molti errori. Come mai? Non mi sono impegnato, b. non sono stato
aiutato, c. erano difficili, d. sono sfortunato, e. non sono bravo.
3. Devi presentare la relazione su un libro che hai letto. Lo fai in modo chiaro e preciso e tutti ti
seguono con interesse. Perchè? A. era facile. B. sono bravo. C. sono stato aiutato. D. per caso.
E mi sono impegnato.
4. TI viene chiesto di risolvere un esercizio alla lavagna ma fai scena muta. Come mai? A. non
sono stato capace. B. non sono stato aiutato. C. non mi sono impegnato. D. era difficile. E.
sono sfortunato.
5. L’interrogazione di ieri è andata molto bene. Come mai? A. per caso. B. mi sono impegnato. C.
sono stato aiutato. D. sono bravo. E. era facile.
6. Ti assegnano un esercizio di lingua straniera e commetti molti errori. Come mai? A. non sono
stato aiutato. B. non sono portato per le lingue. C. non mi sono impegnato. D. era difficile. E.
per caso.
7. In una discussione in classe il tuo intervento è molto apprezzato. Perché? A. mi sono impegnato.
B. per caso. C. sono bravo. D. sono stato aiutato. E. era facile.
8. Per casa dovevi rispendere a delle domande di geografia, ma ne hai sbagliate parecchie.
Perché? A. erano troppo difficili. B. non mi sono impegnato. C. non sono stato aiutato. D. sono
stato sfortunato. E. non sono stato capace.
Risposte relative a fattori interni: 1. b, c. 2 a, e. 3. b, e. 4. a, c. 5. b, d. 6. b, c. 7. a, c.
8. b, e. Se 7 – 8 risposte coincidenti, attribuzione interna. Se 1-2, esterna.
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Versione semplificata
Da De Beni et al., 1995, questionario per studenti dagli 11
ai 20 anni (24 situazioni ipotetiche, qui soltanto 8)