Come vi piace

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Come vi piace
^ William ^
Come
vi piace
Gli uomini e le donne
son soltanto degli attori,
che hanno le loro uscite
e le loro entrate.
CD
Cura e introduzione
di Gabriele Baldini
Con un testo
di Harold Bloom
Estratto della pubblicazione
^ William ^
Opere
Gabriele Baldini (Roma, 1919-1969), saggista, traduttore, critico
letterario e cinematografico, è stato direttore dell’Istituto Italiano di
Cultura a Londra e docente di Letteratura inglese a Roma.
La sua fama, in Italia e all’estero, è legata ai suoi meriti accademici
in anglistica e americanistica: dai suoi studi sono nati saggi di rilievo, come Poeti Americani 1662-1945, Melville o le ambiguità, John
Webster e il linguaggio della tragedia. È stato il primo curatore di
una rigorosa edizione dell’intero corpo degli scritti di Shakespeare,
in tre volumi: Opere Complete nuovamente tradotte e annotate
(Classici Rizzoli, 1963). Fanno ancora scuola la sua storia del teatro
inglese – Teatro inglese della Restaurazione e del ’700, La tradizione letteraria dell’Inghilterra medioevale, Il dramma elisabettiano –,
le sue lezioni su Le tragedie di Shakespeare e il fortunatissimo Manualetto shakespeariano.
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DI'ABRIELE"ALDINI
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Estratto della pubblicazione
WILLIAM SHAKESPEARE - OPERE
18 – Come vi piace
Edizione speciale su licenza per Corriere della Sera
© 2012 RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Quotidiani, Milano
via Solferino 28, 20121 Milano
Sede Legale via Rizzoli 8, 20132 Milano
Direttore responsabile Ferruccio de Bortoli
ISBN 9788861261556
Proprietà letteraria riservata
© 1963-2012 RCS Libri S.p.A., Milano
Titolo originale dell’opera:
As You Like It
Traduzione e note di Gabriele Baldini
Per il testo di Harold Bloom tratto da Shakespeare. L’invenzione dell’uomo
© 2012 RCS Libri S.p.A.
Titolo originale dell’opera:
Shakespeare: the Invention of the Human
© 1998 by Harold Bloom
Traduzione di Roberta Zuppet
Prima edizione digitale 2012 da edizione WILLIAM SHAKESPEARE - OPERE 2012
Quest'opera è protetta dalla Legge sul diritto d'autore.
È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.
Estratto della pubblicazione
PRESENTAZIONE
di Harold Bloom
La popolarità di Rosalind dipende da tre cause principali.
Primo, ella parla in versi sciolti solo per qualche minuto. Secondo, indossa la gonna solo per qualche minuto (e il tetro
effetto finale del passaggio all’abito nuziale dovrebbe convertire all’abbigliamento razionale anche la più stupida paladina delle sottovesti). Terzo, fa l’amore con l’uomo anziché
aspettare che l’uomo faccia l’amore con lei, un frammento
di storia naturale che ha tenuto in vita le eroine di Shakespeare, mentre generazioni di giovani donne adeguatamente
addestrate, istruite a dire di no almeno tre volte, sono perite
miseramente.
A parlare è George Bernard Shaw (che non era certo un ammiratore del Bardo!) nel 1896, quando il regno di Rosalind
era a uno dei suoi vertici. Quando vidi Katharine Hepburn
trionfare nella parte di Rosalind a Broadway nel 1950, il ruolo deteneva ancora la sua lunga supremazia, anche se ora,
quasi mezzo secolo dopo, Rosalind è stata usurpata dagli attuali esperti della politica di genere, che talvolta ci propongono persino una Rosalind lesbica, più interessata a Celia (o
a Phebe) che al povero Orlando. Mentre il millennio volge
al termine ed entra a far parte del passato, possiamo tornare all’effettivo ruolo shakespeariano, forse più o meno nello
stesso momento in cui strappiamo Caliban ai suoi ammiratori «materialisti» e lo restituiamo al suo amaro «romanzo
familiare» (un’espressione freudiana) con il clan di Prospero.
Nel 1932, quando Rosalind era sulla cresta dell’onda, G.K.
Chesterton, un suo grande fan, ne contestò tuttavia le riduzioni popolari:
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Circa trecento anni orsono, William Shakespeare, non sapendo
che fare dei suoi personaggi, li mandò a recitare nel bosco, fece
travestire una ragazza da ragazzo e si divertì a riflettere sull’effetto della curiosità femminile svincolata per un’ora dalla dignità
femminile. Lo fece molto bene, ma seppe fare qualcos’altro.
Le popolari commedie romantiche moderne non sanno fare
nient’altro. Shakespeare ebbe cura di spiegare nel dramma stesso che non pensava che la vita dovesse essere un lungo picnic.
Non avrà pensato neppure che la vita femminile dovesse essere
una lunga recita di dilettanti. Ma Rosalind, che all’epoca fu anticonvenzionale per un’ora, è oggi la convenzione di un’epoca.
Allora era in vacanza; ora è davvero stremata dal lavoro. Deve
recitare in ogni dramma, romanzo o racconto, e sempre con lo
stesso atteggiamento impertinente. Forse ha persino paura di
essere se stessa: certamente Celia ha ora paura di essere se stessa.
Per qualche ragione dubito che Shakespeare si sia accontentato, come sostiene Chesterton, di aver concluso il picnic nella
foresta di Arden (che, in parte, prese nome da sua madre, Mary Arden). Credo che il drammaturgo fosse molto affezionato
a questo dramma. Sappiamo che interpretò il ruolo del vecchio Adam, il fedele servitore di Orlando, un vecchio Adamo
libero dal peccato e investito della virtù originale. Tra tutti i
drammi di Shakespeare, Come vi piace – titolo azzeccatissimo, tra parentesi – è ambientato in una dimensione terrena
di bene possibile quanto Re Lear e Macbeth sono ambientati
in inferni terreni. Tra tutte le eroine comiche di Shakespeare,
Rosalind è la più dotata, straordinaria nella sua natura quanto
Falstaff e Amleto lo sono nella loro. Shakespeare è stato così
ingegnoso e attento nella creazione del ruolo di Rosalind che
non ci rendiamo mai completamente conto dell’unicità di
questo personaggio tra gli eroi arguti di Shakespeare (e di
tutta la letteratura). Rosalind, una coscienza normativa armoniosamente equilibrata e magnificamente lucida, è l’indubbia
antenata di Elizabeth Bennet in Orgoglio e pregiudizio, anche
se gode di una libertà sociale che va oltre le caute limitazioni
di Jane Austen.
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Figlia di un duca legittimo ma esiliato, Rosalind è troppo
superiore a Orlando (un povero gentiluomo) per accettarlo
come marito, ma la foresta di Arden dissolve le gerarchie, almeno per un periodo felice. Il duca cattivo cede assurdamente i domini usurpati al duca legittimo, suo fratello maggiore
nonché padre di Rosalind, mentre il malvagio Oliver lascia
altrettanto sorprendentemente la casa paterna a Orlando,
suo fratello minore e amante di Rosalind. Non è possibile
storicizzare uno schema così eterogeneo, e i commenti sociali
su Come vi piace non ci portano molto lontano nell’ethos
curioso e affascinante di questo dramma. Non sappiamo
nemmeno di preciso dove siamo geograficamente nella commedia. In apparenza, il ducato usurpato si trova in Francia e
Arden è nelle Ardenne, ma il testo accenna a Robin Hood e
la foresta sembra molto inglese. I nomi francesi e inglesi sono
distribuiti a casaccio tra i personaggi, in un’efficace gerarchia
che funziona alla perfezione. Benché i critici possano trovare
e trovino molte ombre nella foresta di Arden, queste scoperte
oscurano l’elemento più importante di questo dramma squisito. È di gran lunga l’opera più serena di Shakespeare: la
morte ha avuto luogo in Arcadia, ma non al punto da farci
sentire oppressi, perché quasi tutto il resto è come ci piace.
Shakespeare vanta circa due dozzine di capolavori tra i
suoi trentanove drammi, e nessuno negherebbe l’eminenza di
Come vi piace, sebbene alcuni lo considerino (erroneamente)
il capolavoro più marginale. Se Rosalind non riesce a soddisfarci, non ci riuscirà nessun altro personaggio della produzione shakespeariana o della letteratura in generale. Apprezzo
Falstaff, Amleto e Cleopatra come personaggi drammatici e
letterari, ma non vorrei incontrarli all’improvviso in carne e
ossa; tuttavia, l’infatuazione per Rosalind mi spinge sempre a
rimpiangere che lei non esista nella dimensione subletteraria.
Edith Evans interpretò Rosalind prima che io fossi abbastanza grande per assistere allo spettacolo; secondo un critico, si
rivolse agli spettatori come se ciascuno di loro fosse Orlando,
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conquistandoli tutti. Un grande ruolo come quello di Rosalind è una sorta di miracolo: su di noi sembra aprirsi una
prospettiva universale. In certa misura, Shakespeare trasforma persino Falstaff e Amleto in vittime dell’ironia drammatica, concedendoci prospettive che non sono accessibili né
al più grande tra i protagonisti comici né al più inquietante
degli eroi tragici. Rosalind è unica nella produzione shakespeariana, se non addirittura nel teatro occidentale, perché
è così difficile avere sul suo personaggio una prospettiva che
lei stessa non preveda e non condivida. Una rappresentazione
teatrale è praticamente impossibile senza un certo grado di
ironia drammatica, che costituisce il privilegio del pubblico.
Godiamo di questa ironia nei confronti di Touchstone, di
Jaques e di ogni altro personaggio di Come vi piace, a eccezione di Rosalind. Benché conosca i dettagli importanti meglio
di quanto li conosciamo noi, siamo propensi a perdonarla
perché non ha alcuna volontà di potere nei nostri confronti,
se non per chiedere benevolenza verso l’esibizione.
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Ho già detto che Shakespeare impersonò il vecchio Adam, il
fedele servitore che accompagna Orlando nella foresta di Arden. Come asserisce Orlando, il virtuoso Adam non è «fatto
per i tempi che corrono», bensì rappresenta la «costanza nel
servizio propria ai tempi antichi». Come vi piace è il dramma
shakespeariano dal carattere più mite; c’è anche La dodicesima
notte, ma lì sono tutti pagliacci tranne il superbo buffone Feste.
Orlando, un giovane Ercole, non è sicuramente paragonabile a
Rosalind sul piano umano, ma è assai più equilibrato rispetto
al pazzo Orsino della Dodicesima notte, mentre Rosalind e Celia sarebbero perfette in compagnia di chiunque, e dal punto
di vista della saggezza e dell’arguzia sono due dee in confronto
alle affascinanti ma eccentriche Viola e Olivia. Riconosco che,
Estratto della pubblicazione
come affermano alcuni studiosi, vi sono tracce oscure nella
foresta di Arden, perché il travolgente senso shakespeariano
della realtà non consente al drammaturgo di descrivere una
dimensione totalmente omogenea. Detto questo, sono felice
di osservare che la foresta di Arden è semplicemente il luogo
migliore in cui vivere nell’intera produzione shakespeariana.
Non si può avere un paradiso terreno e una commedia teatrale
che funzioni, ma Come vi piace ci va molto vicino. Il vecchio
Adam (Shakespeare) ha quasi ottant’anni, e non ci viene detto
nulla della sua (o di qualsiasi altra) Eva. Siamo in un mondo decaduto, tutt’al più in un’età dell’argento, ma esso ospita
una donna che va al di là di Eva, la sublime Rosalind. Eva,
la madre di tutti gli uomini, viene celebrata per la sua vitalità e bellezza, e non sempre per il suo intelletto. L’esuberante
Rosalind è vitale e bellissima nello spirito, nel corpo e nella
mente. Non ha uguali, né ad Arden né altrove, e merita un
amante migliore dell’amabile Orlando, nonché interlocutori
più arguti di Touchstone e Jaques. Ogni volta che leggo Come
vi piace, amo fantasticare che Shakespeare non abbia scritto Le
allegre comari di Windsor (un’opera indegna di Falstaff, che lì
è rappresentato da un impostore) e non abbia ucciso Sir John
nell’Enrico V. No, se Sir John era destinato a innamorarsi,
avrebbe dovuto essere lui, e non Touchstone, a fuggire nella
foresta di Arden con Rosalind e Celia, per poi scambiare Mistress Quickly e Doll Tearsheet con Audrey e Phebe. Chissà
quale prosa avrebbe potuto scrivere Shakespeare per le gare di
arguzia tra Falstaff e Rosalind, o per consentire a Sir John di
mettere al tappeto Jaques! La mia fantasticheria ha un punto
critico, poiché Touchstone e Jaques messi insieme non alleviano la nostalgia di Falstaff. Shakespeare avrebbe saggiamente
rifiutato il mio consiglio: Falstaff, abilissimo a rubare la scena,
ci avrebbe impedito, per così dire, di vedere Rosalind a tutto
tondo e avrebbe potuto intralciarla nella sua missione educativa, ossia l’istruzione di Orlando, che non è uno studente
brillante o pericoloso come il principe Hal.
Estratto della pubblicazione
L’invenzione dell’uomo da parte di Shakespeare, già trionfante grazie alla creazione di Falstaff, acquisì una nuova dimensione con Rosalind, la sua seconda grande personalità
fino a quel momento, al di là di Giulietta, Porzia e Beatrice.
Il ruolo di Rosalind fu la migliore preparazione per l’Amleto
rivisto del 1600-1601, dove l’arguzia raggiunge un’apoteosi
e diventa una sorta di trascendenza negativa. La personalità
in Shakespeare mi riconduce sempre al difficile compito di
presumere la personalità di Shakespeare. Come Shylock, il
drammaturgo era un usuraio ed evidentemente diventò famoso perché era piuttosto privo di scrupoli nei rapporti d’affari. A parte questo, non troviamo molte testimonianze che
critichino Shakespeare, tranne l’acredine iniziale dello sconvolto Greene, un drammaturgo rivale fallito. Si stendono fitte
ombre sull’io parlante dei Sonetti, e alcuni ipotizzano che
siano legate all’angoscia di avere un nome offeso espressa nella successiva «Elegia» per Will Peter, sempre che quel componimento sia davvero di Shakespeare. Honigmann ci consiglia
assennatamente di convivere con due immagini antitetiche
del drammaturgo, una affabile e aperta, l’altra cupa e solitaria, Falstaff e Amleto fusi in una sola coscienza. Che cosa hanno in comune Falstaff e Amleto, a parte l’intelletto? Nietzsche
afferma che Amleto pensa troppo bene e dunque muore di
verità. Si può scherzare troppo bene? Falstaff muore perché
l’ordine del dramma lo abbandona con il tradimento di Hal;
non si tratta di una morte per arguzia, bensì per perdita di
amore, simile alle piccole morti che Shakespeare (o il suo io
parlante) subisce nei Sonetti. Il genere è una dissolvenza fluida nella produzione shakespeariana, ma a Falstaff è concessa
solo la commedia finta delle Allegre comari di Windsor, non
quella autentica di Come vi piace e della Dodicesima notte.
L’enorme fortuna di Rosalind – che la eleva al di sopra di
Falstaff, Amleto e Cleopatra – è il fatto di essere al centro di un
dramma in cui nessuno può subire un vero torto. Abbiamo la
possibilità di rilassarci e di provare a comprendere il genio di
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Rosalind. Shakespeare l’uomo sembra aver avuto una salutare
paura di essere offeso o maltrattato: l’io parlante dei Sonetti
non si dona mai pienamente come Falstaff fa con Hal o come
Amleto fa con il ricordo del padre morto. Cleopatra, fino alla
morte di Antonio, protegge se stessa da un abbandono eccessivo all’amore, e persino Rosalind sta attenta a misurare la
relazione con Orlando. Tuttavia, la gloria di Rosalind e di questo dramma è la sua, e la nostra, fiducia che andrà tutto bene.
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Touchstone e Jaques, seppur in modo diverso, stonano con
Rosalind e con il suo contesto ideale ad Arden. Le parodie
involontarie di Touchstone superano di gran lunga le sue farse
intenzionali; egli è la totale antitesi del Feste della Dodicesima notte, il buffone più saggio (e più umanamente amabile)
della produzione shakespeariana. Jaques, un pasticcione più
complesso, si è ritirato dalle passioni dell’esistenza, ma non in
nome di valori che Rosalind (o noi) possiamo onorare. Molti
critici sottolineano giustamente che Rosalind e persino Orlando (seppur in minor misura) si fanno pochissime illusioni
sulla natura della loro passione tardoromantica. Non solo giocano all’amore o al corteggiamento, ma fanno attenzione ad
alimentare il gioco come elemento essenziale per il realismo
dell’amore. La compostezza è la dote particolare di Rosalind,
e Orlando la impara da lei. A questo proposito si può notare
che questa qualità non deriva dall’educazione né dalla morale. Piuttosto, questo tipo di equilibrio nasce da un’intricata
coreografia spirituale, negata a Falstaff solo dalla sua passione
per Hal e abbandonata da Amleto perché il principe interiorizza la ferita aperta rappresentata da Elsinore. Cleopatra è
sempre troppo attrice, troppo impegnata a recitare il ruolo
di se stessa, per uguagliare Rosalind sul piano del garbo e del
controllo della prospettiva. È forse un caso che Rosalind sia il
Estratto della pubblicazione
personaggio più ammirevole della produzione shakespeariana? Si direbbe che persino il nome di questo personaggio possedesse una magia speciale per lui, benché abbia chiamato le
sue figlie Susanna e Judith. Il Berowne di Pene d’amor perdute
fallisce nella campagna di conquista della formidabile Rosalina e anche Romeo, prima di conoscere Giulietta, si invaghisce
di una certa Rosalina. Ma Rosalind è molto diversa dalle due
Rosalina, che resistono ai loro ammiratori. Non si conosce il
nome della Dama bruna dei Sonetti, ma è ragionevole pensare
che non si chiamasse Rosalina o Rosalind.
Prima in termini di compostezza tra tutti i personaggi
shakespeariani, l’ammirevole Rosalind è anche il più trionfante, sia per il suo destino sia per ciò che determina nella vita
degli altri. La dodicesima notte è l’unica rivale di Come vi piace tra le commedie romantiche di Shakespeare, ma non può
contare su Rosalind. La differenza consiste forse nel fatto che
Come vi piace precede direttamente l’Amleto del 1600-1601,
mentre La dodicesima notte lo segue a breve distanza, e Amleto aveva reso improbabile un’altra Rosalind per Shakespeare.
Nietzsche considera Amleto il vero eroe dionisiaco. Benché
Camille Paglia sia così audace da ipotizzare che Rosalind sia
un’eroina dionisiaca, io non ne sono del tutto convinto. Paglia
sottolinea con enfasi il temperamento volubile di Rosalind,
una dote un po’ diversa da quella che Nietzsche attribuisce a
Dioniso. Pur essendo tutto fuorché una femminista accademica, Paglia condivide l’attuale interesse per la presunta androginia delle eroine shakespeariane che si travestono da uomo:
Julia, Porzia, Rosalind, Viola, Imogene. Non posso asserire di
aver compreso appieno la visione shakespeariana della sessualità umana, ma diffido delle opinioni di G. Wilson Knight e
di Paglia sulla presenza di un ideale bisessuale in Shakespeare,
sebbene questi critici siano interpreti superbi. In ogni caso,
Rosalind non sembra una figura di questo genere, perché i
suoi desideri sessuali si concentrano totalmente su Orlando,
un lottatore erculeo e certamente non un giovanotto insicuro.
Capace di esercitare un’attrazione sia sugli uomini sia sulle
donne (dentro e fuori dal pubblico), Rosalind è astutamente irremovibile nella scelta di Orlando e ne segue l’istruzione
amatoria calandosi nella parte di un’istitutrice determinata a
farlo diplomare. È straordinario che un personaggio teatrale
sappia essere insieme interessante e normativo come Rosalind:
priva di malignità, incapace di sfogare l’aggressività su se stessa
o sugli altri, libera da ogni risentimento, dotata di una curiosità vitale e di un desiderio esuberante.
Orlando è un pessimo poeta:
Natura a celeste comando,
O Rosalinda, obbediva,
Creando beltade tua schiva,
Tua grazia gentil modellando.
E d’Elena il volto che incanta,
Ma un cuore più dolce ti diede;
Cleopatra tu sei, quando incede
Maestosa; e sei anche Atalanta,
E pure la triste e ritrosa
Lucrezia tu sei, ché d’ognuna
È in te qualche tratto, e nessuna
T’uguaglia. Di te non c’è cosa più bella.
[III.ii.138-149]
Tuttavia, Rosalind è la personalità più integrata mai creata da
Shakespeare: non è un picnic di io, come avviene talvolta nel
caso di Amleto. I suoi cambiamenti avvengono in maniera
persuasiva e non fanno altro che intensificare la continuità della sua natura. Una delle più ripugnanti mode critiche
odierne, sia accademica sia giornalistica, si fa chiamare politica sessuale, e i politici sessuali ci esortano a credere che
Shakespeare abbandoni Rosalind a «legami maschili patriarcali». Non mi è chiaro come il drammaturgo avrebbe potuto
evitare questa presunta diserzione della sua eroina. Rosalind
e Celia avrebbero forse dovuto sposarsi tra loro? Non ne hanno la minima intenzione; Rosalind corre da Orlando e Celia
Estratto della pubblicazione
(con velocità sorprendente) si precipita dall’Oliver riabilitato.
Shakespeare avrebbe forse dovuto uccidere il superbo duca,
l’affettuoso padre di Rosalind? Oppure Rosalind avrebbe
dovuto rifiutare Orlando per Phebe? Basti dire che nessun
altro nei drammi, neppure Falstaff o Amleto, rappresenta
l’atteggiamento di Shakespeare verso la natura umana con
l’accuratezza di Rosalind. Se il drammaturgo ha un ideale
senza ombre, dev’essere Rosalind. Le sue ironie, che coincidono con quelle della protagonista, sono più impercettibili e
ampie delle nostre, e anche più benevole.
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Quasi tutte le rappresentazioni commerciali di Come vi piace
volgarizzano il dramma, come se i registi avessero paura che
il pubblico non fosse in grado di assorbire l’agone tra la sana
arguzia di Rosalind e l’odiosità di Touchstone o il rancore di
Jaques. Temo che questo non sia proprio il momento culturale per la Rosalind di Shakespeare, ma prevedo che quel momento tornerà e tornerà ancora, quando i vari femminismi
saranno diventati ancora più maturi e più efficaci. Rosalind,
la meno ideologica di tutti i personaggi drammatici, supera
ogni altra donna della letteratura in quella che potremmo denominare «intelligibilità». Non si va mai lontano definendola
un’«eroina pastorale» o una «comica romantica»: la sua mente
è troppo grande, il suo spirito è troppo libero, per categorizzarla così. È immensamente superiore a tutti gli altri personaggi del suo dramma, come Falstaff e Amleto lo sono nei
loro. In realtà, il miglior punto di partenza per comprenderla
è la splendida frase che pronuncia quando Orlando dichiara
che, se lei non lo vuole, non gli resta che morire. Ho già sentito troppo spesso gettare via questo grande verso, quando le
attrici erano dirette da registi mediocri, ma se recitate chiaramente, queste parole sono indimenticabili: «Gli uomini han
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sempre continuato a morire e i vermi han sempre continuato a mangiarli, ma non per amore». Per arguzia e saggezza,
questa risposta può competere con Falstaff nel suo momento
migliore, dopo che il giudice supremo l’ha rimproverato per
essersi definito «giovane»: «Mio signore, io nacqui verso le
tre del pomeriggio, con la testa bianca e la pancia già alquanto tondeggiante». Questa affermazione di immutabilità è un
trionfo personale; il trionfo di Rosalind è impersonale e travolgente e continua a essere la medicina più efficace per gli
uomini malati d’amore. «Gli uomini han sempre continuato
a morire e i vermi han sempre continuato a mangiarli» – in
altre parole, la morte è autentica e materiale – «ma non per
amore.» Falstaff prende il rabbuffo del giudice supremo e lo
fa esplodere con la consueta bizzarria falstaffiana; Rosalind,
altrettanto abile nella scelta dei tempi, ridimensiona in modo
ingegnoso e definitivo il rifiuto maschile di crescere.
Secondo Chesterton, «Rosalind non va nel bosco a cercare la libertà; va nel bosco a cercare suo padre». Benché
io stimi molto Chesterton, questo giudizio avrebbe colto
Shakespeare di sorpresa; Rosalind non compare davanti a
suo padre nei propri panni finché non torna a indossare abiti
femminili per le nozze. La ricerca del padre ha poca importanza in Come vi piace e la libertà è fondamentale per la protagonista. Forse, come suggerisce Marjorie Garber, Rosalind
va nella foresta per far maturare Orlando, per migliorarlo sia
come persona sia come amante. Orlando, in realtà, non è più
adolescente di quasi tutti i maschi shakespeariani: è stato il
drammaturgo o la natura a inventare l’inferiorità emotiva
degli uomini rispetto alle donne? Rosalind è troppo pragmatica per denunciare questa disparità e si accontenta di istruire Orlando. Condivide con Falstaff il ruolo dell’educatore;
Amleto fa una diagnosi a chiunque incontri e ha troppo poca
pazienza per insegnare qualcosa. Rosalind e Falstaff accrescono ed esaltano la vita, ma Amleto è la strada attraverso la
quale le potenze superne, molte delle quali negative, fanno il
Estratto della pubblicazione
loro ingresso sotto forma di preannunci di mortalità. Come
vi piace si colloca prima delle grandi tragedie; è un’opera
vivificante, e Rosalind è una gioiosa rappresentante delle
possibili libertà della vita. La rappresentazione estetica della
felicità richiede un’arte complessa; nessun dramma della felicità ha mai superato quello di Rosalind.
Per essere innamorati, e per vedere e sentire l’assurdità
dell’innamoramento, occorre andare a scuola da Rosalind.
Lei ci insegna il miracolo di essere una coscienza armoniosa
che è anche capace di tollerare la realtà di un altro io. Shelley
pensava eroicamente che il segreto dell’amore fosse un completo abbandono della propria natura per entrare in quella
di un altro; Rosalind ritiene saggiamente che ciò sia una follia. Non è tardoromantica né platonica: per lei, le illusioni
dell’amore sono ben distinte dalla realtà delle fanciulle consapevoli che «il cielo muta quando son maritate». Si potrebbe
supporre che Rosalind come analista dell’«amore» sia simile
a Falstaff come analista dell’«onore», ossia tutto il bagaglio
del potere statale, della macchinazione politica, della finta
cavalleria e della guerra aperta. La differenza è che Rosalind
è gioiosamente innamorata e critica l’amore dall’interno; Falstaff devasta le velleità del potere, ma sempre dalla periferia,
ed è consapevole per tutto il tempo che perderà Hal a causa
delle realtà del potere. L’arguzia di Rosalind è trionfante, ma
sempre commisurata all’oggetto, mentre lo scherno irriverente di Falstaff è vittorioso, ma pragmaticamente incapace di
salvare Sir John dal ripudio. Sono entrambi geni educativi,
ma Rosalind sta a Jane Austen come Samuel Johnson sta a
Falstaff; Rosalind è l’apoteosi della persuasione, mentre Falstaff esprime fondamentalmente la vanità dei desideri umani.
Ho insistito perché vedessimo Rosalind in sequenza, tra
Falstaff e Amleto, altrettanto arguta e saggia, ma non intrappolata nella storia con Falstaff o nella tragedia con Amleto,
eppure più grande del proprio dramma anche quando gli altri
due non possono essere confinati nei loro. L’invenzione della
Estratto della pubblicazione
libertà va misurata rispetto a ciò che racchiude o minaccia la
libertà: il tempo e lo Stato per Falstaff, il passato e il nemico
interiore per Amleto. La libertà di Rosalind può sembrare
meno importante, perché Come vi piace spazza via il tempo e
lo Stato, e Rosalind non è perseguitata da dolori tragici, dal
principe Hal, da Gertrude o dallo spettro. Rosalind è il contesto di se stessa, indiscusso se non fosse per il malinconico
Jaques e l’odioso Touchstone.
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Jaques, che ama darsi arie di importanza, pronuncia alcuni dei
migliori discorsi nella produzione di Shakespeare, che doveva
nutrire un certo affetto per questo finto malinconico. Come
Touchstone, Jaques è un’invenzione di Shakespeare, poiché
nessuno dei due compare nella fonte del dramma, il romance
in prosa Rosalynde (1590) di Thomas Lodge. Per quanto
Shakespeare si sia divertito con Jaques e con Touchstone, siamo fuori strada se ci lasciamo convincere dai loro dinieghi
(molti studiosi sono sensibili soprattutto a Touchstone). Costui, autenticamente arguto, è odiosamente malevolo, mentre
Jaques è soltanto odioso (la pronuncia shakespeariana del suo
nome gioca sulla parola jakes, ossia latrina). Entrambi sono
presenti in Come vi piace con il compito di fungere da pietre
di paragone per l’arguzia più affabile di Rosalind, che li rimette trionfalmente al loro posto. Come suggerisce Marjorie
Garber, il suo amabile trionfalismo prefigura quello di Prospero benché la sua supremazia sia una magia, normativa e
umana, completamente naturale. Non dobbiamo forse concludere che coincide con la magia di Shakespeare? Jaques e
Touchstone sono disastri diversi ma affini, in cui l’io parlante
dei Sonetti evita di cadere nonostante le incitazioni alla disperazione lanciate dal bel giovane biondo e dalla dama bruna, i
due amori del conforto e della disperazione.
Estratto della pubblicazione
Il riduzionismo, o la tendenza a credere che sia vera solo
la peggiore verità sul nostro conto, è una grande fonte di
irritazione per Shakespeare, un gioia macabra per Jaques e
un piacere osceno per Touchstone. Jaques è sia un creatore di satire sociali sia un canzonatore di Arden: tuttavia, la
società è fuori scena e noi siamo in esilio pastorale, cosicché l’atteggiamento satirico di Ben Jonson sia inaccessibile a
Jaques. Dunque resta solo Arden, dove Touchstone funge sia
da rivale sia da complice di Jaques, diventando così un altro
insoddisfatto. Touchstone, insieme più divertente e più rozzo, vede l’innocenza rurale come mera ignoranza; Jaques ha
una visione appena più indulgente. Il principale bersaglio di
questi due aspiranti creatori di satire è l’idealismo erotico, o
amore romantico. La loro critica reciproca, però, è ridondante; Rosalind è una realista erotica e una critica superbamente
benevola dell’amore romantico, e fa sembrare i due insoddisfatti inidonei all’atteggiamento che hanno scelto. Smaschera
la stupidità di Jaques e l’assurdità di Touchstone, difendendo
così Arden e i suoi affetti da un riduzionismo malsano.
Eppure Jaques possiede qualità che redimono in parte la
sua stupidità, più ai nostri occhi che a quelli di Rosalind,
poiché lei non ha bisogno di lui. Shakespeare fa in modo che
abbiamo bisogno di Jaques assegnandogli due grandi discorsi,
il primo dei quali celebra il suo incontro con Touchstone:
Un pazzo, un pazzo! Ho incontrato un pazzo nella foresta.
Un pazzo multicolore. Ah, miserabile d’un mondo!
Per quant’è vero ch’io mi sostengo col cibo, ho incontrato
un pazzo,
che s’era posto a giacere per terra, e si scaldava al sole,
e inveiva contro Monna Fortuna in termini assai ben scelti.
In termini ben precisi, eppure restava un pazzo multicolore.
«Buon giorno, pazzo» gli dico io. «No, signore» dice lui.
«Non chiamatemi pazzo fino a quando il cielo non mi abbia
mandato la mia fortuna.»
E così dicendo trasse un oriuolo di tasca,
e gettatevi alcune spente occhiate,
disse invero saggiamente: «Sono le dieci:
e così possiamo vedere» aggiunse «come procede questo
mondo.
Appena un’ora fa erano soltanto le nove,
e come sarà passata un’ora, saranno le undici.
E così, d’ora in ora, noi maturiamo e maturiamo,
e poi, d’ora in ora, ci corrompiamo e ci corrompiamo.
E la cosa non finisce qui». Quand’ebbi udito
quel pazzo multicolore trarre così la morale sul tempo,
i miei polmoni si son messi a far chicchirichì come il gallo
cantachiaro,
all’idea che i pazzi sian capaci di tali profonde meditazioni.
E non sapevo smetter di ridere,
e ho continuato per un’ora intera misurata sul suo oriuolo.
O nobile pazzo!
O degno pazzo! La veste multicolore è l’unica cosa che si
possa portare!
[II.vii.12-34]
Touchstone, un buffone di corte scansafatiche o «pazzo multicolore», rifiuta il titolo di pazzo finché la fortuna lo favorisce, e fa un pungente gioco di parole tra hour (ora) e whore
(sgualdrina). Non possiamo sapere come finirà la «cosa» cui
allude questo rabbioso riferimento alle malattie veneree, ma
l’effetto di Touchstone su Jaques è insieme profondo ed enigmatico, poiché, almeno per un’ora, libera Jaques dalla sua
malinconia ossessiva e corregge la sua percezione del proprio
ruolo di creatore di satire:
Per quell’abito io debbo aver piena libertà
– un privilegio ampio quanto quello del vento –
di soffiare dove a me più talenti. Perché tale è la libertà dei
pazzi.
E coloro, soprattutto, che più sian piagati a causa della mia
pazzia,
tanto più costoro dovran ridere. E perché, signor mio,
dovranno farlo?
Il perché è piano come la strada che mena alla chiesuola della
parrocchia.
Estratto della pubblicazione