Centri Consulenza Giovani - Società della Salute di Firenze

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Centri Consulenza Giovani - Società della Salute di Firenze
Progetto
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“HOME VISITING”
Consultori in Rete
e Percorsi di Sostegno alla
Genitorialità
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Progetto Finalizzato “Riorganizzazione dei Consultori,
potenziamento degli interventi socio-sanitari a favore delle famiglie”
Responsabile del progetto: Carla Bondi, Responsabile Attività Consultoriali
Responsabile Scientifico: Roberto Leonetti, Coordinatore Centri Consulenza Giovani
Referente Organizzativo: Patricia Bettini, Coordinamento Centri Consulenza Giovani
ASL 10-Progetto Home Visiting
CHE COS’E’ l’HOME VISITING ?
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"Home Visiting" è un modello di erogazione dei servizi e rappresenta una strategia
che può essere utilizzata per fornire una varietà di informazione, educazione, sviluppo,
invio / collegamento, valutazione, e altri interventi diretti a supporto per le famiglie.
Programmi HV forniscono una serie di servizi volti a promuovere la competenza
genitoriale e di successo della salute della prima infanzia e lo sviluppo con la
costruzione di ottimi rapporti con le famiglie e tra genitori e figli nei loro ambienti
domestici. *
"Home Visiting" da questo punto di vista può essere visto sia come promozione sia
come un livello di strategia di prevenzione.
Fornire servizi nella casa di famiglia è un’opportunità.
Entrare nella vita reale, andando a domicilio, permette una migliore comprensione di
un'esperienza reale di una famiglia, e quindi per gli operatori domiciliari fornire un
miglior supporto in più domini (la salute fisica, la competenza dello sviluppo, sociale e
benessere emotivo, il coinvolgimento della comunità, ecc) per i neonati / bambini
piccoli e i loro caregiver / famiglie.
* Un ambiente domestico può comprendere scuole o addirittura carceri, dove il
genitore e il bambino possono essere visti insieme, in base alle esigenze specifiche di
ogni famiglia particolare.
• Mamme in attesa per la prima volta;
• i genitori di neonati e bambini piccoli dalla nascita a tre anni;
• operatori sanitari di neonati e bambini piccoli dalla nascita a tre
anni;
• I genitori adottivi di neonati e bambini piccoli;
• adolescenti incinte e genitori teen con bambini al di sotto dei
tre anni.
• famiglie ricomposte: genitore per la prima volta (gli altri
bambini della famiglia può essere qualsiasi età)
• Tutti i bambini della famiglia di età inferiore ai 3
Doula
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La parola "doula" viene dal greco, e si riferisce ad una donna che sta a servizio
di un'altra donna .
L'antropologa Dana Raphael usò per prima questo termine, per riferirsi a
madri già con prole a carico, che assistevano le neo-madri nell'allattamento e
nelle prime cure al neonato, nelle Filippine.
Così il termine sorse inizialmente in riferimento al contesto del postpartum. I
ricercatori medici Marshall Klaus e John Kennell, che condussero la prima di
molte prove cliniche randomizzate sulle conseguenze mediche di quando la
doula assisteva i parti, adottarono il termine "doula" per identificare quella
figura che sosteneva la madre durante il travaglio così come nel postpartum.
Le Community Doulas hanno un importante ruolo per le donne a rischio per
condizioni socioeconomiche svantaggiate e che hanno difficoltà ad accedere
ai servizi sanitari. Queste doula combinano il ruolo di appoggio al travaglio e
il ruolo di sostegno nel postpartum, al fine di garantire la continuità
dell'assistenza alle gestanti che non possono usufruire di molti supporti
sociali.
1) Intervento domiciliare (NHVP di
Olds e coll.)
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Nurse Home Visitation Program (NHVP) di Olds: è attualmente
il più conosciuto a livello internazionale
L’intervento è nato negli anni 70 nello stato americano di New
York
Si rivolge a madri povere, minorenni,non sposate,con problemi
di abuso di sostanze, esperienza di maltrattamenti, problemi
psichiatrici e psicologici
Le operatrici sono infermiere con specializzazione in ambito
infantile ed una formazione specifica,supervisione
Visite di 90 minuti con cadenza settimanale, fino a 6 settimane
dopo il parto, poi quindicinale e infine mensile negli ultimi 3
incontri
Durata circa due anni
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Olds e coll. sono partiti dal presupposto che
intervenendo sulle modalità disfunzionali di
allevamento dei bambini e delle condizioni
ambientali stressanti si migliora la salute
psicofisica del bambino (riduzione del
maltrattamento e degli abusi, ritardi nello
sviluppo, miglioramento delle qualità delle
relazione madre-bambino-ambiente….)
2) Programmi di Home Visiting nella
prospettiva della teoria dell’attaccamento
Modelli di attaccamento sicuro: fattore
protettivo per lo sviluppo infantile
„ Fattori su cui intervenire:
- Sensibilità materna (capacità di interpretare
accuratamente i segnali del bambino e di
rispondervi in maniera adeguata)
- Funzione riflessiva materna
- Relazione tra operatore e genitore
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In quest’ottica,
l’obiettivo dell’HV consiste soprattutto:
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nell’incrementare la sensibilità materna e la sua
capacità di leggere gli stati mentali del figlio,
come fattori che possono facilitare lo sviluppo
di un attaccamento sicuro nel bambino
utilizzare la relazione con l’operatore come
esperienza di “base sicura” per la madre
3) Obiettivi dell’intervento
domiciliare
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Prevenire il rischio di insorgenza di una psicopatologia
infantile
Valorizzare le risorse materne e incrementarne la
consapevolezza
Rafforzare l’autostima materna e il senso di autoefficacia
Sostenere lo sviluppo del bambino ed il
riconoscimento delle sue caratteristiche individuali
Accrescere la conoscenza dei servizi e delle risorse
territoriali, e favorirne l’utilizzo
4) La relazione tra Home Visitor e
madre
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Può essere considerata come uno dei principali
strumenti di lavoro, in quanto la relazione
supportiva che si stabilisce con la madre
incoraggia l’utilizzo di modalità appropriate di
accudimento che la valorizzano nel ruolo di
“base sicura” per il proprio bambino.
5) Strumenti impiegati per la
valutazione
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Colloquio conoscitivo ;
Griglia di codifica della relazione madrebambino di Greespan;
Intervista strutturata sulle Rappresentazioni
materne in gravidanza IRMAG (Ammanniti);
AAI per adolescenti;
WCMI (Intervista strutturata per la valutazione
madre-bambino)
La valutazione
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Data la tipologia di utenza e la particolarità degli invii non è stato possibile
utilizzare test o questionari standardizzati. Abbiamo comunque costruito un
questionario e delle griglie di osservazione che sono state utili come base sulla
quale lavorare e valutare gli esiti di intervento. I materiali sono stati:
Scheda per la valutazione delle rappresentazioni materne in gravidanza;
Checklist delle skill materne
Checklist della responsività genitoriale
Scheda per la valutazione delle rappresentazioni materne in gravidanza
Lo studio delle rappresentazioni materne si rivela particolarmente utile per
capire come la donna affronta la gravidanza, come organizza ed elabora le
proprie conoscenze, le memorie, gli affetti, i pensieri ed i comportamenti in
questo periodo. Quando si parla di “rappresentazioni”, non si fa riferimento
semplicemente ai contenuti (per esempio madre buona o cattiva, bambino
tranquillo o agitato), ma anche al modo in cui le informazioni cognitive ed
affettive sono organizzate: è possibile individuare rappresentazioni più o
meno ricche dal punto di vista percettivo, più o meno aperte ai cambiamenti
durante la gravidanza, più o meno investite affettivamente, più o meno
coerenti, più o meno dipendenti dalle immagini sociali e più o meno modulate
dalle fantasie (Ammaniti M., 1990, 1995).
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Per lo studio delle rappresentazioni materne in gravidanza, viste le difficoltà e criticità del
campione di donne preso in carico dal nostro progetto (disabilità, multiculturalità, bassa classe
sociale) è stato scelto di trarre solo alcune domande dall’IRMAG (Intervista per le
rappresentazioni materne in gravidanza di Ammaniti M., et all. 1995), in modo da avere un quadro
generale ma esaustivo delle rappresentazioni mentali materne concernenti non solo se stessa come
persona e come madre, ma anche il bambino, il partner e la propria famiglia d’origine.
Il questionario è stato somministrato a tutte le donne e le domande erano le seguenti:
1. Mi racconti la storia della sua gravidanza
2. Come mai un bambino in questo momento della sua vita?
3. Come si è sentita quando ha saputo di essere incinta? Come è stata accolta la notizia?
4. Come è cambiata la sua vita con la gravidanza? Pensa che il rapporto con il suo partner sia
cambiato?
5. Quando si è resa conto che c’era un bambino dentro di lei che cosa ha provato?
6. Come immagina il suo bambino?
7. Che tipo di madre immagina di essere?
8. Lei come era da piccola? Come era il rapporto con i suoi genitori? In cosa immagina sarà simile
o diversa da sua madre?
Per studiare il modello narrativo sono state utilizzate le stesse categorie di codifica o dimensioni
dell’IRMAG, sette per la rappresentazione di sé e sette per la rappresentazione del bambino:
1. la ricchezza delle percezioni: questa dimensione valuta la povertà o ricchezza delle percezioni
relativamente alla propria maternità ed al feto, come vengono riportati episodi, sensazioni,
comportamenti e la pluralità o ristrettezza dei punti di vista (fisico, psicologico, relazionale, etc.);
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2. l’apertura al cambiamento e la flessibilità: questa dimensione stima
la flessibilità ad adattarsi a nuove informazioni e nuovi punti di
vista, in particolare la capacità di riconoscere la processualità dei
cambiamenti fisici e psicologici che hanno coinvolto se stessa e il
bambino nel corso della gravidanza, le modifiche nell’ambiente
relazionale, quindi la permeabilità o rigidità delle
rappresentazioni.
3. l’intensità dell’investimento: questa dimensione misura l’ampiezza
del coinvolgimento psicologico nel parlare della gravidanza e del
bambino, il grado di assorbimento e l’intensità delle emozioni
espresse;
4. la coerenza: questa dimensione si riferisce alla plausibilità del
racconto, alla presenza di esempi a supporto dei propri giudizi e
valutazioni, alla logica e comprensibilità della narrazione;
5. la differenziazione: questa dimensione valuta il grado di
consapevolezza dei confini personali, delle caratteristiche,
desideri e bisogni propri e del bambino. In riferimento a
quest’ultimo misura quanto la madre sia in grado di percepire il
bambino come altro da sé, differenziato nella sua individualità;
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6. la dipendenza sociale: questa dimensione valuta il grado di influenza, di
dipendenza dagli altri, di conformismo presente nella rappresentazione
di sé come madre e del bambino. Misura quanto la donna attinge agli
stereotipi culturali, alle opinioni del partner, della famiglia d’origine e
della rete relazionale (medici, amicizie, colleghi di lavoro…) per costruire
le sue rappresentazioni;
7. la dominanza delle fantasie: questa dimensione rileva l’emergenza delle
fantasie che la donna ha su se stessa e sul bambino, intendendo con il
termine “fantasie” l’insieme di aspettative, desideri, timori, l’uso di
metafore, sogni riguardanti la salute, le qualità fisiche e caratteriali
proprie e del bambino, il ruolo materno, i rapporti con i famigliari, etc.
Queste dimensioni sono codificate in scale ad intervallo a cinque punti:
1 = povera, 2 = limitata, 3 = moderata, 4 = considerevole, 5 = molto
accentuata.
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Codificando le dimensioni delle singole rappresentazioni, è stato possibile ottenere un
profilo rappresentativo generale, da riconoscere tra i tre proposti (Ammaniti M. e coll.,
1995):
1) Rappresentazioni materne integrate/equilibrate:
Le rappresentazioni della maternità e del bambino sono abbastanza ricche, investite
affettivamente, forniscono un quadro coerente dell’esperienza contestualizzata nella
propria storia, sono aperte al cambiamento. La gravidanza è vissuta come tappa
dell’evoluzione personale e completamento della propria identità.
2) Rappresentazioni materne ristrette/disinvestite:
La donna non si lascia andare, razionalizza (“si deve fare come tappa della vita”), sono
presenti segnali di rigidità ed autoaffermazione. Nella narrazione si possono cogliere
inoltre impersonalità, astrattezza, episodi che non trasmettono il senso dell’esperienza.
3) Rappresentazioni materne non integrate/ambivalenti:
Nelle rappresentazioni coesistono tendenze diverse nei confronti della maternità e del
bambino (eccessivo coinvolgimento vs. lotta per prenderne le distanze). Le
informazioni
possono essere ricche, ma poco organizzate. Si ricava un quadro alternante/oscillante,
poco integrato che può divenire confuso.
Skill materne:
„ Per tutte le donne sono state valutate 10 abilità materne riconosciute in letteratura
come fattori protettivi allo sviluppo infantile. Le skill sono state valutate in 3 tempi
differenti (T1 inizio intervento, T2 a 3 mesi dall’intervento, T3 a fine intervento) con
punteggi su una scala likert a 5 punti che va da:
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1 Scarsa , 2 Discreta, 3 Buona, 5 Ottima.
„ Le Skill materne valutate sono:
„ Capacità di leggere dentro se stessa (autocoscienza)
„ Capacità di riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri (gestione delle
emozioni)
„ Capacità di governare le tensioni
„ Capacità di analizzare e valutare le situazioni (senso critico)
„ Capacità di prendere decisioni (decision making)
„ Capacità di risolvere problemi (problem solving)
„ Capacità di affrontar in modo flessibile ogni genere di situazione (creatività)
„ Capacità di esprimersi (comunicazione efficace)
„ Capacità di comprendere gli altri (empatia)
„ Capacità di interagire e relazionarsi con gli altri in modo positivo (skill per le relazioni
interpersonali)
„ Codificando i punteggi delle singole abilità, è stato possibile ottenere un profilo
generale utile inizialmente come base per l’impostazione del piano di intervento e
successivamente nel monitoraggio e nella successiva valutazione dell’efficacia
dell’intervento stesso.
Responsività genitoriale
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Sempre per l’importanza fondamentale che hanno nello sviluppo di una “sana genitorialità”, sono state
misurate 17 skill che valutano il tipo di responsività genitore bambino e 2 skill che,viceversa valutano il tipo di
responsività bambino genitore nella relazione diadica delle primissime fasi di sviluppo. I momenti di
osservazione sono stati principalmente i pasti e i momenti ludici.
Sono state registrate la presenza o assenza di tali abilità in tre tempi (T1 inizio intervento, T2 a fine
intervento).
Responsività genitore bambino:
Responsività al bambino
Accurata lettura dei suoi segnali
Abilità di risolvere i momenti di conflitto
Appropriatezza e autenticità dell’emozione genitoriale(congruenza tra segnali espressivi verbali e non verbali)
Rispetta la sincronizzazione e la ritmicità delle attività del bambino
Comunicazione emozionale positiva appropriata e creativa
Comportamento flessibile in accordo con le richieste del bambino
Disponibilità al gioco
Intrusività:iperdirettività
Intrusività: ultrastimolazione
Intrusività:interferenza
Intrusività: iperprotettività
Mostra ostilità nascosta: noia
Mostra ostilità nascosta: impazienza
Mostra ostilità nascosta: prepotenza
Mostra ostilità nascosta: scontentezza
Mostra ostilità manifesta
Responsività bambino genitore
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Prontezza ad impegnarsi con il genitore in seguito a
suggerimento o ad un’offerta di scambio
Dimostrazione di chiari segnali di piacere in un’interazione
Anche dalla codifica della responsività genitoriale è stato
possibile ottenere un profilo generale utile nell’impostazione del
piano di intervento, nelle fasi di monitoraggio e nella successiva
valutazione di efficacia dell’intervento stesso.
Bisogna però sottolineare come questa checklist talvolta sia
riduttiva in quanto valuta solo la presenza o assenza di una
determinata abilità non tenendo pienamente conto delle abilità
emergenti
La relazione tra Home Visitor e Genitore
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La particolarità dei progetti di home visiting è data dall’ingresso
nel mondo delle famiglie di una figura professionale
appositamente formata a svolgere un ruolo di sostegno e aiuto
alla genitorialità attraverso l’utilizzo di visite domiciliari. Lo
scopo è quello di raggiungere genitori che difficilmente si
rivolgerebbero ai servizi tradizionali.
L’utilizzo dell’home visitor è considerata come il principale
strumento di lavoro, in quanto la relazione supportiva che si
stabilisce con la i genitori incoraggia l’utilizzo di modalità
appropriate di accudimento che li valorizzano nel ruolo di “base
sicura” per il proprio
Tecniche utilizzate dall’operatore nel percorso home
visiting
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La prima tecnica utilizzata dalle operatrici è stata l’osservazione che, a differenza di quella
utilizzata dagli operatori dei servizi socio sanitari, è di tipo naturalistico, ed in quanto tale, viene
effettuata nel luogo di vita quotidiana della famiglia offrendo il grande vantaggio di permettere di
valutare la “normalità” di un contesto di vita.
Nel continuo lavoro di accompagnamento allo sviluppo delle skill genitoriali le operatrici hanno
cercato di utilizzate tecniche semplici ma allo stesso tempo direttive. Si è utilizzato essenzialmente:
Il rinforzo positivo: offrendo sempre conseguenze positive subito dopo la comparsa di
comportamenti adeguati e corretti alle varie fasi di accudimento del bambino (sono stati utilizzati
esclusivamente rinforzatori sociali come gli elogi);
Le tecniche di Modeling: cioè di apprendimento per esposizione a un modello; le operatrici spesso
facevano vedere, sia direttamente che indirettamente, la corretta esecuzione di un’azione o
compito;
Le tecniche di shaping: letteralmente il dar forma, rinforzando i comportamenti che si avvicinano
maggiormente al comportamento considerato come obiettivo finale, in modo da intensificare o far
emergere il senso di autoefficacia e autostima.
Le tecniche di analisi del compito: insegnando a scomporre compiti complicati in piccoli obiettivi
in modo da raggiungere lo scopo finale con vari step dal più semplice al più complesso.
Le tecniche di problem solving: per aiutare, nei momenti di maggiore difficoltà, i genitori ad alla
ricerca della miglior soluzione al problema;
La specificità professionale delle operatrici ha reso possibile di operare anche a livelli più elevati.
E’ stato infatti possibile, utilizzare tecniche di ristrutturazione cognitivia per cercare di avviare
modificazioni delle convinzioni disfunzionali manifestate in modo più o meno consapevole dalle
madri, convinzioni relative al mondo esterno e a se stesse. Questa tecnica consiste nell’esaminare
le cognizioni del soggetto in riferimento ad un evento insieme con le conseguenti reazioni emotive
e comportamentali, essa serve ad aiutare il paziente a produrre delle modificazioni nel suo modo
di pensare con la verifica delle reazioni collegate.
6) Articolazione del sostegno domiciliare
a)
b)
c)
d)
e)
f)
Raccordo e funzione operativa di ponte con i servizi ed i
reparti ospedalieri;
Osservazione della relazione madre-bambino e delle
competenze di accudimento della madre e del contesto;
Promozione delle competenze genitoriali e conoscenze sullo
sviluppo del bambino;
Sostegno finalizzato alla valutazione ed al rinforzo delle
capacità genitoriali, individuando risorse e strategie idonee.
Supervisione e formazione in itinere
Verifica e relazione periodica
Progetto ASL 10: Consultori in rete e sostegno alla genitorialità
La peculiarità del progetto sul territorio fiorentino
Dalla ricerca sull’utilizzo dell’home visiting sul territorio nazionale emerge che, nella maggior parte di tali progetti, le
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segnalazioni avvengono dopo screening consultoriale all’ottavo mese di gravidanza. Tali screening hanno l’obbiettivo di
evidenziare, in seguito a colloqui e somministrazione di test, essenzialmente donne con indicatori di depressione o con
sospette psicosi. Pare che da tali progetti sfugga tutta una fascia di popolazione, “gli irraggiungibili”, che manifesta difficoltà
a più ampio raggio, difficilmente inquadrabili in veri e propri cluster diagnostici che però influiscono negativamente sullo
sviluppo psicofisico del bambino. Disagio che spesso si manifesta nelle prime fasi della gravidanza o dopo il parto in seguito
a nuove complicazioni.
Il progetto Home Visiting dell’ASL 10 di Firenze già nella sua fase divulgativa, ha cercato di coinvolgere più partner,
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informando non solo i consultori (familiari, stranieri e giovani) ma anche gli ospedali (maternità, neonatologia, terapia
intensiva), i servizi sociali, l’associazionismo.
Nella realtà fiorentina si è scelto di ascoltare tutti gli operatori che ci chiedevano un aiuto e, dopo un’attenta valutazione
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degli indicatori di rischio manifestati nei singoli casi, si è offerta non soltanto l’home visiting, ma anche consulenze che
permettessero agganci o invii ad altri progetti o servizi presenti sul territorio. Il tutto è stato possibile grazie all’utilizzo di 3
operatrici psicologhe, con esperienza maturata nel settore materno infantile e con una buona conoscenza dei servizi socio
sanitari offerti nel territorio.
Il progetto Home Visiting nasce dalle Indicazioni Regionali in
merito a "Riorganizzazione dei Consultori, potenziamento degli interventi
sociosanitari a favore delle famiglie".
„ E’ attivo da Ottobre 2011, grazie ad un finanziamento regionale,
ed avrà durata fino ad Aprile 2013.
„ Si propone di riconoscere precocemente e ridurre i fattori di
rischio (ambientali, individuali, relazionali) implicati nel
determinare disagio precoce nell’infanzia, sostenendo le
competenze genitoriali e favorendo la relazione madre bambino,
promuovendo fattori protettivi e di resilienza individuali e
contestuali attraverso l’azione tempestiva ed integrata fra i servizi
socio-sanitari territoriali della rete, l’attivazione di
accompagnamenti specifici nei percorsi nascita ed assistenziali
previsti ed interventi di home visiting, sia durante la gravidanza,
sia nei primi 6 mesi di vita del bambino.
INFORMAZIONI GENERALI
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Il progetto ha previsto percorsi di accompagnamento e
sostegno alla “genitorialità consapevole” in
adolescenti/giovani in gravidanza, tra i 14 ed i 25 anni;
Utenza: gestanti e madri, adolescenti e giovani adulte,
14-39 anni con i loro figli, in situazioni di disagio
psico-sociale.
Enti coinvolti: Azienda Sanitaria Firenze, Comune di
Firenze e Quartiere 5, Azienda ospedaliera Careggi,
Università degli Studi di Firenze, Azienda ospedaliera
Meyer.
Rivolto a
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Gestanti e madri adolescenti e giovani adulte, con
il loro bambino (fino ai 6 mesi dopo la nascita) in
situazioni di disagio fisico-psichico-sociale
Alcuni criteri-condizioni:
Grave situazione Socio-economica-abitativa
Gravidanza e neogenitorialità in Adolescenti
Prematurità e basso peso alla nascita, patologie del neonato
Tossicodipendenza di uno od entrambi i genitori
Grave disagio psichico di uno o entrambi i genitori
Nucleo familiare multiproblematico
Nucleo monogenitoriale
Minori straniere non accompagnate o giovani donne in fase di integrazione
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casistica
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Le Segnalazioni pervenute sono state 36 di
cui prese in carico 23. Di 14 padri non è stata
segnalata l’età a causa della loro assenza dal
nucleo familiare.
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Età Utenza al momento della segnalazione Madri
Madri
Padri
<15
2
1
16-18
5
2
19-21
4
5
22-24
5
1
25-27
1
2
28-30
3
1
31-33
1
1
34-36
5
2
37-39
6
2
40
3
3
Madri
<15
6%
NS
3%
>40
9%
16-18
14%
37-39
17%
19-21
12%
34-36
15%
31-33
3%
28-30
6%
25-27
3%
22-24
12%
Padri
<15
3%
16-18
6%
19-21
15%
NS
43%
22-24
3%
25-27
6%
>40
9%
37-39
6%
34-36
6%
31-33
3%
28-30
0%
Nazionalità Utenza al momento della
segnalazione
Madri Padri
Italiana
20
17
Est Europa
5
3
Centro e
sud America 6
5
Asia
3
3
Africa
2
1
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PERIODO DELLA SEGNALAZIONE
Il maggior numero di segnalazioni riguardano donne tra l’ultimo
mese di gravidanza e il primo trimestre.
Periodo della segnalazione n.casi
1-2 mesi dal concepimento 1
3-5 mesi dal concepimento 8
6-7 mesi dal concepimento 2
8-9 mesi dal concepimento 6
Entro 2 mese dal parto11
Da 3 a 4 mesi dal parto3
Da 5 a 6 mesi dal parto3
Oltre 6 mesi dal parto2
TOTALE 36
Delle 36 segnalazioni 27 donne erano primipare e 9 pluripare
Periodo segnalazione
a 5 a 6 mesi dal
parto
9%
Oltre 6 mesi dal
parto
6%
1-2 mesi dal
concepimento
3%
3-5 mesi dal
concepimento
24%
6-7 mesi dal
concepimento
6%
Da 3 a 4 mesi dal
parto
6%
8-9 mesi dal
concepimento
15%
Entro 2 mese dal
parto
31%
Pluripare
26%
Primipare
74%
GLI INDICATORI
„ All’inizio del progetto il gruppo di lavoro aveva predisposto una
lista di 8 indicatori necessari all’attivazione dell’ HV che è stato
successivamente integrato da 4 nuovi indicatori emersi in corso
d’opera. Solo in alcuni casi era presente un solo indicatore
(depressione post partum) infatti nella maggior parte dei casi si
sono riscontrate multi problematicità in cui era possibile
evidenziare più indicatori contemporanei.
„ INDICATORI PROGETTO
„ Grave situazione Socio-economica-abitativa 7
„ Gravidanza e neogenitorialità in Adolescenti 11
„ Prematurità e basso peso alla nascita 2
„ Patologie del neonato 6
„ Tossicodipendenza di uno od entrambi i genitori 1
„ Grave disagio psicologico/psichiatrico di uno o entrambi i
genitori 17
„ Nucleo familiare multiproblematico 14
„ Nucleo monogenitoriale 4
Indicatori Progetto
Nucleo familiare
multiproblematico
23%
Nucleo
monogenitoriale
6%
Grave situazione
Socio-economicaabitativa
11%
Gravidanza e
neogenitorialità in
Adolescenti
18%
Grave disagio
psicologico/psichia
trico di uno o
entrambi i genitori
27%
Tossicodipendenz
a di uno od
entrambi i genitori
2%
Patologie del
neonato
10%
Prematurità e
basso peso alla
nascita
3%
„
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„
INDICATORI AGGIUNTIVI
Rifugiato politico 1
Gravi problematiche di coppia 7
Gravi patologie mediche della madre 3
Lutto familiare 3
Nuovi indicatori emersi in corso d'opera
Lutto familiare
21%
Gravi patologie
mediche della
madre
21%
Rifugiato politico
7%
Gravi
problematiche di
coppia
51%
Servizi invianti
UFSMIA
6%
SerT
3%
UFSMA
6%
CCG
25%
SIAST
12%
Privato
9%
Ostetriche
Progetto
9%
Area Geografica
n. casi
Zona Firenze
23
Zona Sud-Est
5
Zona Nord-Ovest
6
Zona Mugello
0
Ospedale
12%
Consultorio
Familiare
18%
SERVIZI INVIANTI E ZONE ASL 10
„ Dai Centri Consulenza Giovani e i Consultori
Familiari sono arrivate il maggior numero di
richieste. Firenze è risultata la zona con più alto
numero di richieste.
„ Servizio inviante N. casi CCG 9 Consultorio
Familiare 6 Ospedale 4 Ostetriche Progetto3
Privato 3 SIAST4 UFSMIA2 UFSMA2 SerT1
OBIETTIVI
L’intervento si è orientato sulle azioni per la famiglia e le reti
parentali indicate nel progetto con l’obiettivo principale della
tutela materno infantile (PISR 2002-04 e successivi), in
particolare:
„ Rinforzare le qualità della relazione-comunicazione tra madre e
bambino;
„ Sviluppare nell’intera rete dei consultori gli interventi sanitari e
sociali a sostegno della maternità e di aiuto nei contesti di
accudimento;
„ Assicurare la possibilità di integrazione dei servizi consultoriali,
articolati nelle loro specificità, con altri settori sociali e sanitari.
Obiettivi dell’intervento domiciliare
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Prevenire il rischio di insorgenza di una psicopatologia infantile
Valorizzare le risorse materne e paterne e incrementarne la
consapevolezza
Rafforzare l’autostima genitoriale e il senso di auto-efficacia
Sostenere lo sviluppo del bambino ed il riconoscimento delle
sue caratteristiche individuali
Accrescere la conoscenza dei servizi e delle risorse territoriali, e
favorirne l’utilizzo
Fattori su cui intervenire
Sensibilità genitoriale (capacità di interpretare accuratamente i
segnali del bambino e di rispondervi in maniera adeguata)
Funzione riflessiva materna
Relazione tra operatore e genitore
Ricadute del Progetto
nell’operatività
I consultori per adolescenti continuano ad operare
secondo la metodologia individuata dal Progetto
con una ricaduta sulle situazioni che vi
afferiscono soprattutto avendo rinforzato la rete
e i percorsi di accompagnamento tra i Servizi.
Finalità ed Obiettivi
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Integrazione fra Servizi socio-sanitari
territoriali nell’area materno-infantile e gli
altri servizi
Promozione delle competenze genitoriali e
dei contesti di accudimento
Rinforzo della relazione madre - bambino
OBIETTIVI SPECIFICI
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Riconoscimento e segnalazione di situazioni a rischio e disagio
in adolescenti e giovani adulte in gravidanza e puerperio
Accoglimento, valutazione e presa in carico delle situazioni
segnalate, individuando il Percorso Assistenziale Integrato
Specifico e la messa in atto delle azioni previste nelle funzioni
delle Operatrici Home Visiting
Attivazione e facilitazione del rapporto interfaccia e del raccordo
fra gli operatori dei Servizi Socio-Sanitari-territoriali della rete
implicati nel Percorso
Favorire l’adesione, l’affidamento e la compliance
dell’adolescente o giovane adulta (del partner e del contesto
familiare) al Percorso previsto dal Progetto
Promuovere la consapevolezza e le competenze genitoriali e la
qualità della relazione-comunicazione madre-bambino sia presso
i servizi del percorso assistenziale, sia nel contesto di vita madrebambino (interventi a domicilio)
Promuovere nei contesti di accudimento del bambino (interventi
a domicilio), fattori protettivi e di resilienza, stimolando anche la
capacità dei genitori di fruire delle risorse offerte dai servizi
socio-sanitari-territoriali
Servizi Coinvolti
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- Centri Consulenza Giovani
- Consultori Familiari e Immigrati
- Punti Nascita
- Ser.T.
- Salute Mentale
- Mediazione Linguistica Culturale
- Servizi Sociali
SDS Firenze
Tribunale per i minorenni
- Neuropsichiatria Infantile AOU Careggi
- Centri di Accoglienza madre-bambino delTerritorio
-Terzo settore
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LA RETE
Per 24 delle 34 segnalazioni sono stati attivati anche altri percorsi di sostegno
o integrazione.
Numerosi sono stati infatti gli agganci con i vari servizi dell’ASL 10 (Salute
Mentale Infanzia e Adolescenza, Salute Mentale Adulti, Servizio di
Mediazione Linguistico Culturale, Servizi di Terapia Familiare e di Coppia,
Consultori Familiari, Giovani, Immigrati, Pediatrici, Corsi di
Accompagnamento alla Nascita, e altri progetti di sostegno alla genitorialità
del territorio); i Servizi Sociali dei vari Comuni (in particolare Firenze ma
anche Fiesole, Pontassieve, Empoli); i Servizi Ospedalieri del Meyer (terapia
intensiva, chirurgia, ginecologia e ostetricia, servizio sociale); i Punti Nascita di
Careggi, Torregalli, OSMA S. Maria Annunziata; i Servizi per l’Infanzia del
Comune di Firenze (Nidi); le Scuole Secondarie di primo e secondo grado; le
Ludoteche; Associazionismo e il Terzo Settore.
Gruppo Operativo
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Operatrici Home Visiting:
Elena Cabras, Linda Mannucci, Sara Vessella
Integrate con gli Operatori/trici dei Servizi dell’Area Consultoriale,
del Servizio Integrato Assistenza Sociale Territoriale e della Salute
Mentale Infanzia e Adolescenza ed Adulti
Supervisioni del Gruppo Operativo a cura di Equipe
Multiprofessionale:
Roberto Leonetti (NPI), Morena Guariento (Psicologa), Patricia Bettini
(Pedagogista), Lucia Ciuffi (Assistente Sociale), Bianca Maria Martini
(Ostetrica)
Analisi qualitativa del Progetto:
punti di forza
1.
2.
3.
4.
5.
Ha dato visibilità alle esigenze e ai bisogni delle future madri: in contesti
dove diventare madri non è un elemento che valorizza il soggetto,
l’intervento domiciliare ha consentito alle gestanti di rafforzare il loro
modo di essere e di stare nel contesto familiare;
Ha favorito e facilitato il raccordo con il Servizio Sociale;
Ha permesso un lavoro di prevenzione su eventuali maltrattamenti e
trascuratezza sui minori,
Ha permesso di accentuare l’attenzione su altre dimensioni della madre
come la scuola, la socializzazione, le sue abilità sociali, etc…;
Il ruolo dell’educatore come facilitatore e tramite tra utente, agenzie del
territorio, ospedale e altri servizi,
Analisi qualitativa del Progetto:
punti di forza
6.
7.
8.
9.
10.
Funzione di mediazione nei momenti iniziali dal rapporto
madre-bambino per facilitare il riconoscimento del ruolo di
mamma della minore e contenimento della sua inadeguatezza;
Ha dato la possibilità di accompagnare la crescita delle future
mamme nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta;
Ha consentito il miglioramento dell’ambiente relazionale
circostante il bambino (intervento sul contesto allargato);
Ha permesso un servizio di supporto nelle situazioni di donne
straniere e non, prive di rete parentale;
Il campione seguito ha permesso di esaminare quanto alcune
situazioni di disagio socio-ambientale influenzino le relazioni
precoci madre-bambino e quali siano gli elementi
potenzialmente protettivi nella relazione da rafforzare e
potenziare.
Analisi qualitativa del Progetto:
Criticità
1) Difficoltà ad accedere in alcuni contesti domiciliari (per opposizione del partner-padre,
per resistenze socio-culturali Difficoltà delle educatrici in alcune situazioni di
inserirsi ed essere accettate all’interno della famiglia;)
2) Il buon rapporto tra servizi coinvolti ed i servizi sociali talvolta ha provocato
l’irrigidimento dei nuclei familiari soprattutto di quelli maggiormente disagiati (in
situazioni legalmente poco chiare),
3) In alcuni casi è stato difficile lavorare sul tema della maternità e delle rappresentazioni
perché l’intervento è iniziato già a ridosso del parto;
4) Necessità di un più stretto raccordo con strutture ospedaliere (soprattutto per donne
straniere che si rivolgono più facilmente agli ospedali);
5) Difficoltà nella somministrazione di tutti gli strumenti nei casi di donne con difficoltà
linguistiche o disagio psico-fisico.
6) Apparente adesione ma disconferma degli interventi Home Visiting da parte di alcuni
nuclei familiari (partner, nonni) rigidi e/o poco collaboranti
7)
Nuclei familiari coinvolti nella genitorialità altamente conflittuali fra di loro
8)
In alcuni casi è stato difficile lavorare sul tema della maternità e delle
rappresentazioni perché l’intervento è iniziato già a ridosso del parto
9)
Difficoltà legate alla conoscenza parziale da parte degli operatori e dei servizi
coinvolti dei fattori socio-culturali relativi ad etnie diverse
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Scarsità di invii da parte di alcuni servizi socio-sanitari ed agenzie del territorio pur
coinvolti
La carenza di accordi operativi trasversali per un più agevole e veloce lavoro in rete tra
equipe ed operatori di servizi diversi
La carenza di accordi e protocolli d’intesa per i percorsi fra Territorio ed Ospedale
La “rigidità” di accesso di alcuni servizi e la mancanza di “corsie preferenziali” per
l’utenza target
La tendenza, da parte di alcuni servizi, a “delegare” al Progetto Home Visiting
situazioni riconosciute a rischio, prima di aver attivato una presa in carico fra i servizi
preposti, all’interno della quale si può quindi inserire anche l’apporto del Progetto
Home Visiting
La complessità dei fattori in gioco, in particolare nelle situazioni dove si sommano vari
fattori di rischio individuali ed ambientali, che rischiano di “colludere” e “riframmentare” i percorsi e i progetti concordati, richiedendo quindi ai vari operatori e
servizi preposti alla presa in carico, confronto e sinergia costanti.
ESITI
Dal costante monitoraggio e valutazione effettuato dagli
operatori del progetto, è possibile affermare che nei casi per
cui è stata attivata l’ HV si riscontra:
„ Un’elevata compliance a quanto proposto
„ Miglioramento delle competenze genitoriali e dei contesti di
accudimento con incremento della consapevolezza e fiducia
nelle proprie capacità
„ Funzione di mediazione nei momenti iniziali dal rapporto
madre-bambino per facilitare il riconoscimento del ruolo di
mamma della minore e contenimento della sua inadeguatezza
„ Accompagnamento delle gravidanze in minori e supporto alla
crescita delle future mamme e coppie genitoriali adolescenti
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Miglioramento nella capacità di osservazione e comprensione dei bisogni del
bimbo
Visibilità alle esigenze e ai bisogni delle future madri: in contesti dove
diventare madri non è un elemento che valorizza il soggetto, l’intervento
domiciliare ha consentito alle gestanti di rafforzare il loro modo di essere e di
stare nel contesto familiare
Riconoscimento precoce di condizioni di non salute del neonato con
conseguente accompagnamento nei percorsi di presa in carico territoriale ed
ospedaliera
Lavoro di prevenzione su eventuali maltrattamenti e trascuratezza sui minori
Maggiore affidamento ai servizi socio-sanitari e alle risorse presenti nel
territorio: accrescimento della conoscenza delle risorse stesse per una
maggiore facilitazione all’accesso e migliore fruizione
Maggiore e migliore raccordo con il Servizio Sociale
Attenzione e risalto alle Skills complessive della madre (e del padre),
valorizzandone le competenze anche in altri ambiti (scuola, socializzazione,
lavoro)
Il miglioramento dell’ambiente relazionale circostante il bambino (intervento
sul contesto allargato: coppia, familiari)
Supporto nelle situazioni di donne straniere e non, prive di rete parentale
Riconoscimento precoce, segnalazione e presa in carico di situazioni di Tutela
minorile
Dall’ESPERIENZA messa in atto dal Progetto, è emerso un
miglioramento dell’integrazione fra servizi socio-sanitari e risorse
del territorio tramite una conoscenza delle opportunità esistenti,
dei percorsi e delle collaborazioni in rete.
Evidenziando, in proposito, quanto segue:
„ Formazione e competenze delle Operatrici
„ Gruppo di Lavoro tecnico-scientifico e Supervisione in itinere
„ Equipe multiprofessionali e collaborazione nei gruppi di lavoro
„ Rapporti e raccordi interfaccia fra i vari servizi ed enti
„ Disponibilità e flessibilità degli operatori e dei servizi
„ Disponibilità al confronto e scambio culturale ed operativo
GRAZIE PER L’ATTENZIONE