dossier pedagogico - Museo Cantonale d`Arte
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DOSSIER PEDAGOGICO Shozo Shimamoto Kuroi Uzumaki (Black Whirpool), 1965 smalto su tela su pannello, 183 x 231 cm Archivio Pari & Dispari, Reggio Emilia c Shozo Shimamoto GUTAI: Dipingere con il tempo e lo spazio Museo Cantonale d’Arte 23 ottobre 2010 – 20 febbraio 2011 A cura di: LUDOVIC STEFANICKI Indice 1 Introduzione 2 2 Il movimento Gutai 2.1 Gli esordi (1954-1957) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.2 Il periodo centrale (1957-1965) . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.3 Il periodo finale (1965-1972) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 3 5 6 3 Il bollettino Gutai 8 4 Biografie 4.1 Jiro Yoshihara . . 4.2 Atsuko Tanaka . 4.3 Kazuo Shiraga . . 4.4 Shozo Shimamoto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 10 10 10 11 5 Guida alle opere 5.1 Akira Kanayama . . 5.2 Sadamasa Motonaga 5.3 Shozo Shimamoto . . 5.4 Kazuo Shiraga . . . . 5.5 Yasuo Sumi . . . . . 5.6 Jiro Yoshihara . . . . 5.7 Fujiko Shiraga . . . . 5.8 Kazuo Shiraga . . . . 5.9 Saburo Murakami . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 12 13 14 15 16 17 18 19 20 6 Proposte di approfondimenti tematici 6.1 Artisti Gutai e materiali . . . . . . . . . 6.2 Verso una Tabula Rasa dell’opera d’arte 6.3 Gutai e Art Informel . . . . . . . . . . . 6.4 Bollettini, riviste d’arte e comunicazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21 21 21 21 22 . . . . 1 1 Introduzione Il movimento d’avanguardia giapponese Gutai fu fondato nel 1954 ad Ashiya, una città situata tra Osaka e Kobe, nella prefettura di Hyogo1 . Il suo fondatore fu il pittore Jiro Yoshihara. Il termine Gutai significa “concreto”, in opposizione ad “astratto”; nel Gutai Art Manifesto Yoshihara ci fornisce la spiegazione del termine : [. . . ] abbiamo scelto la parola Gutaishugi che significa concretezza. In particolare, era inevitabile che ci opponessimo alla forza centripeta dell’astrazione, ricercando un punto di partenza centrifugo. All’epoca pensavamo, e ne siamo convinti tutt’ora, che la più grande eredità dell’astrattismo stia nell’essere riuscito a superare l’arte figurativa per aprire la strada alla possibilità di creare un nuovo spazio indipendente che possa essere autenticamente creativo. Abbiamo deciso che avremmo esplorato con forza le potenzialità della creazione artistica pura. Per tradurre in termini concreti uno spazio astratto è sembrato necessario coniugare le doti personali dell’artista con le caratteristiche della materia2 . Il movimento si affermò per l’interesse rivolto ai temi della rappresentazione e dei materiali, per le prime performance sperimentali e per le mostre all’aria aperta. Durante tutto l’arco della sua esistenza (1954-1972), il gruppo pubblicò una rivista d’arte (Gutai ) con lo scopo di farsi conoscere oltre i confini nazionali. Anche grazie a questa rivista Gutai fu presentato in Italia e in Francia dal critico Michel Tapié3 e in America dall’artista Allan Kaprow4 . Gutai si sciolse nel 1972 dopo la morte del suo fondatore Yoshihara. Nei suoi 18 anni di vita, nonostante che i 59 artisti che ne fecero parte fossero originari della regione del Kansai, lontano non solo dai centri internazionali dell’arte ma anche da Tokyo, l’impatto del movimento Gutai fu globalmente esteso. Le attività e i lavori del gruppo, mondialmente noti, gli permisero di diventare, a giusto titolo, il movimento artistico giapponese più celebre del dopoguerra. 1 Prefettura che si trova nella regione del Kansai, sull’isola di Honsu. “Geijutsu Shincho”, vol. 7, n. 12, Shinchosha, dicembre 1956, pp. 202-204. Il Gutai Art Manifesto, pubblicato nel dicembre 1956 è tutt’oggi l’unica dichiarazione ufficiale del gruppo. 3 Michel Tapié de Céleyran (1909 – 1987) è stato un critico d’arte francese. 4 Allan Kaprow (23 agosto 1927 – 5 aprile 2006) è stato un artista statunitense. 2 2 2 2.1 Il movimento Gutai Gli esordi (1954-1957) A partire dal 1947, sempre più frequentemente, giovani artisti incominciarono a mostrare i propri lavori a Jiro Yoshihara, considerato all’epoca il maestro dell’arte astratta nella regione del Kansai. Gli incontri si svolsero nello studio di Yoshihara e questo ci porta a pensare che fu proprio in quel luogo, e tramite questi incontri, che il movimento Gutai prese lentamente forma. Un’altra situazione che stimolò il contatto fra i futuri membri del movimento fu la Ashiya City Art Exhibition. A partire dalla prima esposizione, organizzata nel giugno del 1948, artisti come Sadamasa Motonaga, Toshio Yoshida, Masatoshi Masanobu, Tsuruko Yamazaki e lo stesso Yoshihara, tutti futuri membri Gutai, vi presentarono le loro opere. La nascita del movimento Gutai si svolse in modo naturale e spontaneo grazie ai giovani artisti che si riunivano attorno a Yoshihara. Tuttavia, la data esatta della fondazione del gruppo rimane ancora incerta e il numero di membri fondatori non ancora chiaro. Sembra comunque che la denominazione Gutai, proposta da Shimamoto, fu accettata nell’agosto del 1954. La prima esposizione alla quale gli artisti parteciparono come gruppo Gutai, fu la settima edizione della Yomiuri Nihon Independent Exhibition (marzo 1955) dove le opere presentate, quasi tutti dipinti, portarono il titolo di Gutai. Gli artisti Gutai utilizzarono materiali della sfera quotidiana quali acqua, legno, plastica, lampadine, fango, sabbia, carta da giornale, fumo per formulare un loro vocabolario espressivo. Nel dipingere utilizzarono tecniche rivoluzionarie e del tutto nuove, rifiutando quasi completamente il pennello, considerato uno strumento artificioso. Per esempio, Shiraga dipingeva con i piedi, Sumi con un motore vibrante, Michio Yoshihara con una bicicletta, Shimamoto sparando il colore attraverso cannoni oppure lanciando bottiglie di vetro, Kanayama usava macchinine giocattolo. Ma gli esperimenti con la materia non si fermavano a queste tecniche alternative: Kazuo Shiraga utilizzò la pelle di cinghiale nelle sue opere dall’emblematico titolo Inoshishiogari (Wild Boar Hunting) (1963), e sperimentò l’uso del fango nella performance Doro ni idomu (Challenging Mud) (1955); Motonaga impiegò materiali naturali come sacchetti di plastica riempiti d’acqua colorata accanto a sassi raccolti nella regione di Tokyo; Michio Yoshihara usò la sabbia all’interno di scatole piene di lampadine, in seguito scolpite a forma di cono. Altri artisti utilizzarono e sfruttarono le nuove tecnologie. Jiro Yoshihara fu il primo ad utilizzare la luce nelle sue opere, l’esempio più evidente è, tuttavia, quello di Atsuko Tanaka, che realizzò una serie di opere con la luce: dai dipinti elettrici fino al celebre Denki fuku (Electric Dress) del 1956. 3 Nei primi anni di vita del gruppo furono organizzate una serie di importanti ed innovative esposizioni. Nel mese di luglio 1955, si tenne la Experimental Outdoor Exhibition of Modern Art to Challenge the Midsummer Sun. Questa mostra non convenzionale fu proposta da Jiro Yoshihara e organizzata dalla Ashiya City Art Exhibition. Il luogo dell’esposizione, il parco di Ashiya, fu un ambiente straordinario se paragonato ad una normale galleria o a un museo. Risultò subito evidente che non avrebbe avuto senso presentare opere concepite come per un’esposizione all’interno. L’obiettivo principale fu quello di donare energia ai lavori liberati dalle costrizioni limitanti dello spazio chiuso. L’esposizione fu inoltre illuminata durante le ore serali e notturne, estendendo cosı̀ la possibilità di fruizione del pubblico. L’esperimento si ripeté l’anno sucessivo nel mese di luglio con la Outdoor Gutai Art Exhibition, sempre nel parco di Ashiya. Nel mese di ottobre del 1955 ebbe luogo la prima vera esposizione del movimento Gutai, la 1st Gutai Art Exhibition. L’evento si svolse alla Ohara Hall, nel quartiere di Minami-Aoyama a Tokyo. Gli spazi espositivi occupavano il primo e il secondo piano, mentre il terzo era adibito agli alloggi, permettendo cosı̀ agli artisti di realizzare direttamente in loco le opere destinate all’esposizione. I temi conduttori erano una logica continuazione di quelli presentati all’esposizione all’aria aperta: importanza dei materiali, rapporto tra spazio e oggetti, azioni violente e immediate, intensa fisicità. Tra le opere più significative possiamo citare Doro ni idomu (Challenging Mud) di Kazuo Shiraga, una performance in cui l’artista lottò contro una massa di fango. Oppure il celebre Sakuhin (Tsuka) (Passage [Paper Break Through]) di Saburo Murakami. Le Gutai Art Exhibition continuarono a svolgersi quasi annualmente fino alla ventunesima edizione nel 1968. Nel 1957 Jiro Yoshihara propose di misurarsi con la dimensione del palcoscenico. Il progetto si iscriveva nell’idea di decostruzione dei concetti di pittura e scultura per indagare un nuovo modo di sintetizzare l’azione, i materiali, lo spazio e il tempo. L’evento, denominato Gutai Art Using the Stage, si svolse alla Sankei Hall di Osaka nel maggio del 1957. Furono presentati dodici progetti di cui la maggioranza riprendeva elementi e concetti già affrontati durante le esposizioni all’aria aperta. È importante sottolineare il fatto che molte opere furono accompagnate dalla “Gutai Music” composta e creata da Shozo Shimamoto, Yasuo Sumi, Sadamasa Motonaga e Michio Yoshihara. La manifestazione fu riproposta meno di 2 mesi dopo, il 17 luglio, alla Sankei Hall di Tokyo. L’anno successivo, il 4 aprile 1958, un altro evento simile fu proposto alla Asahi Hall di Osaka dal titolo 2nd Gutai Art Using the Stage. È da notare il fatto che proprio durante questa prima fase i membri del gruppo rivolsero una particolare attenzione all’arte dei bambini, ed è evidente 4 che questo tipo di arte, fatta di idee innocenti, incontaminate, e di uno spirito fresco e creativo, fu un importante fonte di stimolo ed energia durante la fase iniziale del gruppo. 2.2 Il periodo centrale (1957-1965) Un momento fondamentale per l’intero movimento Gutai fu l’incontro con il critico francese Michel Tapié che all’inizio degli anni cinquanta formulò il concetto di “Art Informel”5 , ed espresse un interesse particolare per il gruppo Gutai, conosciuto tramite l’omonimo bollettino. L’interesse di Tapié si tramutò presto nel desiderio di incontrare i membri del movimento. Nel mese di settembre del 1957 il critico parigino atterrò all’aeroporto di Tokyo e, dopo un breve soggiorno nella capitale nipponica, si spostò ad Osaka dove gli artisti del gruppo lo attendevano alla stazione. In seguito Tapié, dopo aver preso visione delle opere Gutai nelle varie residenze di Yoshihara, chiese di potersi unire al gruppo. Questo ebbe, come vedremo, importanti conseguenze sul futuro del movimento. Tapiè e Gutai organizzarono insieme una serie di esposizioni: la Contemporary Art of the World (Informel: Genèse d’Une Ère Autre) nel 1958 con lavori di Shimamoto, Shiraga e Yoshihara; la The International Art of a New Era: Informel and Gutai sempre nel 1958, che fu presentata in seguito all’interno dei confini nazionali giapponesi e, infine, l’International Sky Festival tenutosi ad Osaka nel 1960. L’attività di Tapié non si limitò soltanto alla curatela di esposizioni del gruppo Gutai, ma si occupò anche di acquistare e vendere le opere e supportare gli artisti presso gallerie e collezionisti. In questo contesto Tapié, sebbene avesse accolto con entusiasmo la prima fase sperimentale del movimento, iniziò a favorire un tipo di produzione più comune e vendibile. Questo spiega perché, dopo l’incontro con il critico parigino, il movimento si orientò vieppiù verso la pittura. Tale “virata” comportò per alcuni membri momenti di crisi. Il nuovo orientamento artistico, da una parte condusse una notevole espansione al di fuori dei confini nipponici, dall’altra il gruppo Gutai, nelle sue iniziali varietà di forme espressive sperimentali, cessò di esistere. Grazie all’interesse di Tapié, Gutai incominciò, a partire dal 1958, a riscuotere un notevole successo internazionale, culminato in una prima serie di esposizioni internazionali: per esempio la 6th Gutai Art exhibition alla 5 Sotto il termine di “Art Informel” sono riunite tutte le tendenze astratte e gestuali dell’Europa del dopoguerra. 5 Martha Jackson Gallery di New York nel 1958, o ancora la New Art (Arte Nuova) a Torino nel 1959. A partire dagli anni sessanta tuttavia, le esposizioni legate a Tapié cominciarono a diminuire proporzionalmente al prestigio di quest’ultimo in Europa e negli Stati Uniti. Questo non significò però il declino internazionale del movimento, anzi, inviti ad esposizioni erano ora rivolti direttamente ai membri del gruppo senza più l’intermediazione di Tapié: Atsuko Tanaka e Jiro Yoshihara entrambi selezionati, nel 1964, per il Guggenhiem International Award 1964. Kanayama, Shimamoto, Shiraga, Tanaka, Motonaga, Yamazaki e sempre Yoshihara presentarono invece le loro opere all’esposizione The New Japanese Painting and Sculpture (1965) presso il Museum of Modern Art di New York (MoMA). In seguito, nel 1966, uno scrittore americano senza alcun legame con Tapié, iniziò ad interessarsi al movimento Gutai, si trattava di Allan Kaprow, il quale suscitò un rinnovato interesse attorno al gruppo, ormai considerato come il discendente dell’Espressionismo astratto6 . Dopo un periodo nel quale nessun cambiamento evidente si mostrò all’interno della composizione del gruppo, alcuni artisti della generazione successiva cominciarono a debuttare nel movimento. Tra questi i più importanti furono Shuji Mukai, Tsuyoshi Maekawa, Takesada Matsutani e Yuko Nasaka. La nuova generazione, prendendo spunto dalla superficie piatta della tela e applicando materiali vari, propose un nuovo tipo di pittura che superava i limiti di questo medium. Concludendo la parte sul periodo intermedio del movimento Gutai, due parole vanno spese sulla Gutai Pinacotheca, inaugurata il primo settembre 1962. A partire da quel momento questo edificio diventò il luogo principale delle attività del gruppo. La Gutai Pinacotheca non fu solo lo spazio dove vennero presentate le Gutai Art Exhibition, ma anche le esposizioni personali degli artisti, le Gutai Art Works Exhibition, le Gutai Small Works Exhibition e, a partire dal 1967 le Gutai Newcomers Exhibition. La Gutai Pinacotheca ebbe una funzione simile a un museo d’arte contemporanea e talvolta vi furono presentate anche esposizioni di artisti stranieri. 2.3 Il periodo finale (1965-1972) A partire dalla metà degli anni sessanta il movimento Gutai incominciò a prendere nuove direzioni. In occasione della 15th Gutai Art Exhibition, svoltasi nel 1965 alla Gutai Pinacotheca, un gran numero di artisti furono accolti come nuovi membri del gruppo. In quel periodo, nel mondo dell’arte astratta 6 Movimento artsitico statunitense del dopo guerra. Fu uno dei primi movimenti ad influenzare il resto del mondo artistico. 6 giapponese, una nuova serie di espressioni artistiche stava prendendo forma, sostituendosi poco a poco all’ormai obsoleta “Art Informel”. Un elemento importante, caratteristico di questa fase di maturità del movimento, fu l’utilizzo di nuovi materiali industriali come l’acciaio inossidabile o la plastica. Molti di questi artisti di seconda generazione produssero anche opere d’arte tecnologiche focalizzando le loro attenzioni su luce e movimenti dati da motori e lampade speciali. Altri ancora cercarono di eliminare, attraverso linee e campi di colore, ogni riferimento alla manualità dell’artista. Questa direzione, incoraggiata dalla nuova generazione, si concretizzò in esposizioni nazionali e internazionali. Fortemente stimolati da questa ventata di novità, un cambiamento di stile si poté notare anche in seno agli artisti della “vecchia scuola” Gutai, artisti del calibro di Shiraga, Shimamoto, Motonaga e perfino Jiro Yoshihara. L’avvento di nuovi membri all’interno del gruppo portò certo benefici, ma inevitabilmente creò una serie di complicazioni a livello di rapporti personali. Uno dei successi più importanti del gruppo Gutai, in questa sua fase finale, fu la partecipazione alla Expo ’70 7 , meglio nota come “Osaka Expo”. Questa partecipazione fu l’ultimo grande evento su larga scala del gruppo Gutai. All’ombra del successo dell’Osaka Expo, la Gutai Pinacotheca fu costretta a chiudere per rispondere a necessità di tipo urbanistico. Una serie di fattori causarono, inoltre, l’abbandono di alcuni membri, in particolare Shimamoto, Murakami e Motonaga, che avevano affiancato Yoshihara nella guida del movimento. La fine del gruppo Gutai avvenne all’improvviso: Jiro Yoshihara, il padre-fondatore, morı̀ il 4 febbraio 1972, all’età di 67 anni. Il gruppo si riunı̀ in assemblea il 6 marzo nella Gutai Mini-Pinacotheca, aperta dopo la chiusura della Gutai Pinacotheca. Gutai si sciolse definitivamente il 31 marzo 1972, dopo 18 lunghi anni di vita. Volgendo lo sguardo indietro, è raro individuare nella scena artistica un gruppo attivo in modo organico e coerente per un esteso arco temporale come Gutai. Inevitabilmente, come ogni movimento, non sfuggı̀ a una certa stagnazione. Ciò nonostante, i risultati ed i successi del gruppo, a partire dalle esposizioni all’aria aperta e a quelle sul palcoscenico, furono il risultato di un impressionante lavoro di squadra. Possiamo affermare che il movimento Gutai fu sempre un passo avanti rispetto alla sua epoca, un movimento precursore, la cui influenza è tutt’oggi ancora globalmente tangibile e vitale. 7 La prima esposizione universale organizzata in Giappone. Ebbe luogo a Suita, nella periferia di Osaka, dal 15 marzo al 13 settembre 1970. 7 3 Il bollettino Gutai Gutai è il titolo di una serie di bollettini pubblicati dall’omonimo gruppo tra il gennaio del 1955 e l’ottobre del 1965. Le uscite furono irregolari e il numero totale di pubblicazioni fu 14, sebbene il numero 10 e il numero 13 non furono mai pubblicati. L’obiettivo principale della rivista Gutai fu quello di divulgare il lavoro del gruppo permettendo cosı̀ di raggiungere un pubblico vasto, non solo all’interno dell’arcipelago nipponico. Bisogna notare che, rispetto alle altre riviste d’arte giapponesi dell’epoca, il primo numero di Gutai, sebbene realizzato dai membri del movimento, fu creato usando tecniche avanzatissime. Il primo numero, pubblicato nel gennaio del 1955, era costituito interamente - salvo un’introduzione in inglese e in giapponese di Yoshihara - da tavole in bianco e nero che illustravano le opere dei membri Gutai. A partire dal secondo numero la dimensione di “gruppo” iniziò ad essere più evidente. Vennero pubblicati, infatti, saggi, teorie e informazioni scritte dagli artisti. La maggior parte dei bollettini videro la luce durante il periodo iniziale del movimento: le prime tre uscite nel 1955, la quarta e la quinta nel 1956, mentre la sesta e la settima nel 1957. Durante la prima metà del periodo intermedio il bollettino fu pubblicato circa una volta all’anno, mentre durante il periodo 1962-1964 non andò in stampa. La ragione per la quale la pubblicazione del bollettino si fece via via più rara è da ricercare nel fatto che il gruppo divenne sempre più conosciuto sia a livello nazionale che internazionale, indebolendo di conseguenza il ruolo del bollettino. Considerato il fatto che durante la sua fase intermedia il gruppo si orientò sempre più verso la pittura, la necessità di riprodurre immagini di carattere fotografico delle istallazioni diminuı̀. Varie modalità, principalmente tre, furono usate per distribuire il bollettino. Il primo metodo consisteva nel fatto che ogni membro riceveva un certo numero di copie o ne acquistava altre al fine di distribuirle all’interno della sua cerchia di amici e conoscenti. Il secondo metodo era quello di inviare delle copie della rivista a importanti figure del mondo artistico, sia all’interno dell’arcipelago giapponese, sia all’estero. In quest’ambito il gruppo creò una lista di persone che avrebbero potuto essere interessate alle attività del gruppo e, di conseguenza, strinse importanti contatti come per esempio Michel Tapié e Jackson Pollock8 . Il terzo principale metodo di distribuzione era quello di vendere il bollettino durante le esposizioni del movimento Gutai. In questo contesto è importante sottolineare il fatto che i bollettini erano molto spesso pubblicati in concomitanza con l’apertura delle esposizioni e venduti 8 Paul Jackson Pollock (Cody, 28 gennaio 1912 – Long Island, 11 agosto 1956) è stato un pittore statunitense, considerato uno dei maggiori rappresentanti dell’Espressionismo astratto o Action Painting. 8 in situ. Per esempio il numero 2 e il numero 3 furono pubblicati l’uno dopo l’altro nell’ottobre del 1955 in modo da essere venduti alla 1st Gutai Art Exhibition, svoltasi dal 19 al 28 ottobre 1955 alla Ohara Hall di Tokyo. Come già detto in precedenza l’obiettivo principale del bollettino fu quello di attirare l’attenzione sulle opere e le attività del gruppo. I risultati più importanti furono raggiunti all’estero dove non giungeva pressoché nessuna informazione riguardo all’avanguardia giapponese. La relazione tra il gruppo e Tapié ebbe inizio quando Hisao Domoto9 , che in quel periodo risiedeva a Parigi, mostrò al critico francese un numero del bollettino Gutai. Le opere del gruppo Guati ebbero un tale impatto positivo su Tapié che questo partı̀ per Osaka nel settembre 1957. Ciò sottolinea il fatto che il bollettino Gutai fu il vettore fondamentale che permise al gruppo di farsi conoscere da Tapié, e non solo da lui. Anche Jackson Pollock possedeva alcune copie del bollettino nella sua biblioteca personale. È stato recentemente scoperto che fu Shozo Shimamoto a spedire direttamente all’artista americano le copie dei bollettini. Concludendo questa parte dedicata al bollettino Gutai, possiamo affermare che l’intuizione di Jiro Yoshihara, il quale riteneva che un registro delle attività del gruppo Gutai (in particolar modo delle performance e delle istallazioni impossibili da riprodurre) avesse un importante significato storico, si rivelò corretta. Tramite Gutai il gruppo riuscı̀ a costruire una serie di relazioni interattive con nazioni straniere, superando le barriere linguistiche e geografiche. La rivista Gutai, nata dalla visione perspicace del fondatore Jiro Yoshihara e dalla sensibilità del gruppo continua ad essere un esempio pionieristico dell’importanza della comunicazione e della divulgazione in un contesto artistico. 9 Hisao Domoto (1928-) è un pittore astratto giapponese. 9 4 4.1 Biografie Jiro Yoshihara Jiro Yoshihara nacque ad Osaka il primo gennaio 1905 da una famiglia di industriali. Il primo contatto con il mondo dell’arte moderna avvenne in età adolescenziale tramite la rivista Shirakaba 10 . Nonostante gli studi commerciali all’università privata Kwansei Gakuin, si occupò seriamente di pittura studiando con Jiro Kamiyama, quest’ultimo appena rientrato da Parigi. Nel 1938, Yoshihara partecipò attivamente alla formazione dell’associazione avant-garde Ninth Room. L’eredità più importante di Yoshihara fu la conduzione del gruppo Gutai. Le sue ambizioni internazionali, le sue innovative esposizioni all’aria aperta o sul palcoscenico e l’utilizzo del bollettino Gutai permisero al gruppo di diventare il movimento artistico giapponese del dopoguerra più noto a livello internazionale. Le sue opere nel primo periodo Gutai consistevano in opere di astrazione gestuale, mentre i dipinti posteriori alla metà degli anni sessanta erano caratterizzate da linee e cerchi. Morı̀ nel febbraio del 1972. 4.2 Atsuko Tanaka Atsuko Tanaka nacque nel 1932 ad Osaka. Iniziò a studiare la pittura occidentale all’Osaka Municipal Insitute of Art, dove conobbe Akira Kanayama e Kazuo Shiraga. La Tanaka fu membro del movimento Gutai dal 1955 al 1965, e fu tra gli artisti più acclamati internazionalmente. Nel 1964 ricevette il Guggenheim International Award. Il suo Denki fuku (Electric Dress), del 1956, è probabilmente una delle icone dell’intero gruppo. Questo lavoro si rivelò cruciale per la sua ricerca, e le sue opere composte da linee intricate e cerchi si relazionano all’Electric Dress. Morı̀ il 3 dicembre 2005 all’età di 74 anni. 4.3 Kazuo Shiraga Kazuo Shiraga nacque a Amagasaki, nella prefettura di Hyogo il 12 agosto 1924. Il suo interesse per la pittura ad olio gli fu trasmesso dal padre. Si laureò nel 1942 in Nihonga (pittura in stile giapponese) alla Kyoto Municipal Special School of Paintings. Nel 1952 s’iscrisse alla Genbi e, sempre in quello stesso anno, cosituı̀ con Saburo Murakami e Akira Kanayama lo Zero-kai 10 Rivista d’arte pubblicata durante il periodo Taishô (30 luglio 1912 al 25 dicembre 1926) 10 (gruppo Zero). Nel 1955 insieme ad altri membri dello Zero-kai, si unı̀ al gruppo Gutai. Fu probabilmente l’artista del gruppo più conosciuto internazionalmente. Già a partire dal 1962 ricevette gli onori di esposizioni in Europa (Parigi, Torino). Shiraga è conosciuto soprattutto grazie ai suoi energici dipinti eseguiti con i piedi tenendosi ad una corda sospesa al soffitto, tecnica che iniziò ad utilizzare a partire dal 1954. Altra opera famosa è il celebre Doro ni idomu (Challenging Mud), dove Shiraga usando tutto il suo corpo, non solo i piedi, si lancia in una battaglia contro il fango e la terra. Morı̀ l’8 aprile 2008. 4.4 Shozo Shimamoto Shozo Shimamoto nacque il 22 gennaio 1928 ad Osaka. A partire dal 1947, ancora studente alla Kwansei Gakuin University’s School of the Humanities, incominciò a frequentare lo studio di Jiro Yoshihara. Lo assistette, nel 1954, nella fondazione del gruppo Gutai, e fu lui stesso a proporne il nome. Inoltre il bollettino Gutai fu stampato a casa sua e inviò direttamente alcune copie a Jackson Pollock, gettando cosı̀ le basi delle relazioni con New York e l’America. I lavori più celebri di Shimamoto furono quelli in cui lui lanciava bottiglie di vetro riempite di pittura contro la tela, o quelli risultanti dall’utilizzo di un cannone che sparava pittura. Iniziò ad utilizzare le bottiglie di vetro a partire dal 1955, mentre il cannone a partire dal 1956. Dopo lo scioglimento del gruppo Gutai fondò la AU (Artist’s Union, ora Art Unidentified). 11 5 5.1 Guida alle opere Akira Kanayama Akira Kanayama Sakuhin (Work), 1957 tecnica mista su vinile 183 x 277,6 cm c Ryoji Ito Hyogo Prefectural Museum of Art, Hyogo Il dipinto di Akira Kanayama è stato realizzato spruzzando il colore con un dispositivo automatico. L’elemento meccanico fa da tramite tra il corpo dell’artista e il supporto dell’opera e, al tempo stesso, crea una distanza tra i due. 12 5.2 Sadamasa Motonaga Sadamasa Motonaga Sakuhin (Eau), 1956 inchiostro di China, acqua, cilindri in fogli di polytilene dimensioni variabili The Outdoor Gutai Art Exhibition (2nd Gutai Open Air Exhibition), 1956 c Sadamasa Motonaga Ashiya City Museum of Art & History L’installazione di Motonaga, presentata per la prima volta durante la Outdoor Gutai Art Exhibition del 1956, consiste in una serie di tubi di polietilene contenenti acqua colorata e appesi ai rami dei pini di un parco. L’opera interagisce con l’ambiente naturale e crea un profondo legame tra se stessa e lo spazio circostante. 13 5.3 Shozo Shimamoto Shozo Shimamoto Sakuhin (Work), 1962 colori e frammenti di vetro su tela su pannello 275 x 187 cm c Shozo Shimamoto Collezione Morra, Napoli Sakuhin (Work) è stato realizzato lanciando sulla tela alcune bottiglie in vetro riempite di colore, essa, quindi, non viene mai sfiorata direttamente dall’artista. L’immediatezza del gesto e la distanza fisica caratterizzano il processo di realizzazione del dipinto: l’artista crea l’opera in un breve periodo di tempo e, pur mantenendosi distante dal supporto, crea con questo un intenso rapporto privo di controllo, guidato dal caso. 14 5.4 Kazuo Shiraga Kazuo Shiraga Untitled (BB20), 1960 olio su carta su tela 123 x 96 cm c Fujiko Shiraga Tijs Visser, Düsseldorf Shiraga è conosciuto soprattutto per i suoi energici dipinti eseguiti con i piedi mentre si teneva ad una corda appesa al soffitto, modalità che iniziò ad utilizzare a partire dal 1954. Con questa tecnica Shiraga trasformò il proprio corpo in uno strumento pittorico vivente. Anche in quest’opera datata 1960, i movimenti liberi dei piedi che si gettano sulla tela intrisa di grumi di colore, seguendo il moto oscillatorio della corda, sono una manifestazione diretta del presente, del momento stesso. 15 5.5 Yasuo Sumi Yasuo Sumi Untitled (Itami), 1958 colori su rete metallica stesa su tela intelaiata (colore steso con oggetti e con le mani) 120 x 80 x 10 cm c Yasuo Sumi Archivio Pari & Dispari, Reggio Emilia Un senso di leggerezza traspare da questo lavoro di Yasuo Sumi, dove una rete metallica è usata come filtro per creare imprevedibili strati di pittura. Quest’opera ben evidenzia la tendenza di Gutai ad utilizzare materiali inusuali per creare nuovi rapporti tra l’artista e l’opera. 16 5.6 Jiro Yoshihara Jiro Yoshihara Sakuhin (Work), 1965 acrilico su tela 182,2 x 227 cm c Shinichiro Yoshihara Osaka City Museum of Modern Art L’opera di Yoshihara, apparentemente tradizionale, è in realtà realizzata sottraendo il colore nero dal supporto. Il simbolo, che evoca la filosofia zen, è definito appunto dalla tela sottostante alla quale è stato sottratto lo strato di colore. 17 5.7 Fujiko Shiraga Fujiko Shiraga White board, 1955 legno dipinto 1000 x 80 cm The Experimental Outdoor Exhibition of Modern Art to Challenge the Midsummer Sun (1st Gutai Open Air Exhibition), 1955 c Fujiko Shiraga and the former members of the Gutai Art Association Ashiya City Museum of Art & History L’opera di Fujiko Shiraga, presentata alla prima esposizione all’aperto nel parco di Ashiya, interagisce direttamente con lo spettatore. Questo, camminando in difficile equilibrio su un pannello in legno con una fessura nel mezzo, è invitato a confrontarsi con la propria fragilità e impermanenza, fisica e spirituale. 18 5.8 Kazuo Shiraga Kazuo Shiraga Inoshishigari I (Wild Boar Hunting I), 1963 pelliccia, colla, olio su tavola 184 x 275 cm c Fujiko Shiraga MOT, Museum of Contemporary Art, Tokyo Un altro lavoro fondamentale per comprendere l’interesse rivolto ai materiali da parte del movimento Gutai. Kazuo Shiraga incorpora alla pittura ad olio su tavola una pelliccia di cinghiale. Il rosso sanguineo del colore si amalgama con lo spessore della pelliccia creando un rilievo di forte matericità e intenso impatto visivo. 19 5.9 Saburo Murakami Saburo Murakami Muttsu no ana (Six Holes), 1955 veduta della performance The 1st Gutai Art Exhibition, 1955 c Makiko Murakami and the former members of the Gutai Art Association Ashiya City Museum of Art & History Il momento, assai condensato, dello “strappare” la carta è importantissimo per Saburo Murakami che predilige il processo distruttivo del materiale piuttosto che i frammenti rimasti dopo il gesto. L’opera scaturisce dalla consapevolezza delle emozioni umane come la rabbia e l’aggressività, nonché dalla liberazione fisica della propria energia. 20 6 6.1 Proposte di approfondimenti tematici Artisti Gutai e materiali Per gli allievi delle scuole medie o eventualmente dei primi due anni di liceo “[. . . ] L’arte Gutai non trasforma la materia. L’arte Gutai dà vita alla materia. L’arte Gutai non falsifica la materia. Nell’arte Gutai lo spirito umano e la materia si stringono la mano, pur rimanendo rivali. La materia non è assorbita dallo spirito. Lo spirito non costringe la materia alla sottomissione. [. . . ]” (Il manifesto Gutai, in “Geijutsu Shincho”, vol. 7, n. 12, Shinchosha, 1956) Partendo dall’affermazione di Jiro Yoshihara, padre-fondatore del movimento Gutai, approfondire il rapporto che lega la scelta dei materiali ai componenti del movimento. Scegliere tra le opere in mostra le più significative per capire in che modo l’opera si costruisce in stretto rapporto con la personalità dell’artista ed i materiali inusuali utilizzati. 6.2 Verso una Tabula Rasa dell’opera d’arte Per gli allievi del liceo o ultimi anni delle scuole medie Prendendo spunto dall’esperienza delle esposizioni all’aria aperta e delle performance sul palcoscenico del gruppo Gutai approfondire il concetto di smantellamento dello statuto dell’opera d’arte come fu inteso fino ad allora. Focalizzare l’attenzione sull’idea di opera d’arte effimera, creata per un solo avvenimento, riproducibile in futuro. Sviluppare in seguito i concetti di performance e di Happening, dei quali Gutai fu il precursore. 6.3 Gutai e Art Informel Per gli allievi del liceo e scuole superiori Partendo dai rapporti che legano Michel Tapiè e Georges Mathieu al movimento Gutai, approfondire il concetto di Art Informel. Individuare quali elementi l’Art Informel ha in comune con Gutai e quali sono le strade che Gutai ha intrapreso differenziandosi dall’Informale. 21 6.4 Bollettini, riviste d’arte e comunicazione Per gli allievi delle scuole medie Sulla base del ruolo rivestito dai bollettini Gutai, analizzare il concetto di comunicazione all’interno del panorama artistico. Riflettere sull’importanza delle riviste d’arte e dei bollettini come vettori comunicativi e identificare gli sviluppi e le metamorfosi redazionali, comunicative e editoriali nell’arco degli anni, fino alla nostra epoca, cosı̀ radicalmente mutata in termini di modalità di comunicazione. 22