continua - freschi e schiavoni
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outsourcing Air Cargo ■ di Antonio Melis 56 Aprile 2013 Fare business con l’aviocamionato Il caso Freschi & Schiavoni, da mezzo secolo braccio operativo di alcune tra le migliori compagnie straniere. Nella piattaforma di Vignate, nel Milanese, l’azienda compone i pallet aerei per condurli nei più importanti hub europei e nazionali. Camion sempre in perfetta efficienza per non far perdere il volo alla merce in partenza. C on chi parlare di aviocamionato, quel segmento del trasporto su gomma talvolta sottoposto a critiche a causa del traffico che contribuisce a erodere al cargo aereo nazionale, se non con chi lo pratica con sapienza? Logistica l’ha fatto con Freschi & Schiavoni, una delle migliori imprese di autotrasporto italiane che, insistendo su questa specializzazione, è cresciuta investendo parecchio in risorse umane e attrezzature. Il solo visitarne la sede principale, a Vignate, a est di Milano, stupisce chi è abituato ad avere a che fare con le piccole e tipiche imprese di autotrasporto italiane, in difficoltà da anni proprio per via, anche, della loro ridotta dimensione che ne ha limitato la capacità d’incidere sul mercato. No, qui si tratta di un’azienda brillante, che possiede 30 trattori e altrettanti semirimorchi, con propri La piattaforma di Vignate funziona come un aeroporto decentrato, offline come dicono gli esperti del settore. Grazie alla particolare pavimentazione dei moderni capannoni, dotata di sfere, i voluminosi (fino a 3 metri d’altezza) e pesanti pallet aerei possono essere comodamente spostati dagli addetti che li spingono, quando pronti per l’imbarco, fin sul pianale dei camion ricoperti come sono, questi ultimi, da rulli d’acciaio che se agevolano il carico della merce possono in seguito affondare affinché la merce stessa rimanga ferma in quella posizione, con l’ausilio dei sistemi di sicurezza previsti. Freschi & Schiavoni è stata tra le prime aziende del settore a montare questo particolare allestimento dei camion mutuato dalla pavimentazione dei depositi per le merci in transito negli aeroporti: l’impresa milanese iniziò a utilizzarlo sui suoi camion nel 1972 dopo aver notato l’ingegnoso sistema a Londra in un magazzino della British Airways. I semirimorchi della Freschi & Schiavoni presentano altre caratteristiche distintive a partire dal volume utile che è l’elemento costruttivo più importante in quanto deve essere sfruttata al massimo l’altezza consentita dei quattro metri. Ogni “normale” trailer può ospitare quattro pallet aerei, ma Freschi & Schiavoni ne ha studiate e realizzate due unità a piano doppio in grado di caricarne sette di varie dimensioni. Alcuni semirimorchi sono Tutto iniziò negli anni ‘60 Ad avviare l’impresa ci pensò Antonio Schiavoni negli anni ’60 avvalendosi dell’aiuto della moglie Luciana Freschi. Ad Antonio, allora alla guida di un camion (un mitico “Tigrotto”) con il quale trasportava frutta fresca in Svizzera, capitò d’entrare in contatto con la compagnia Swissair che necessitava di qualcuno che dall’Italia portasse all’aeroporto di Zurigo la merce che doveva prendere il volo per lontane destinazioni. La sua voglia di lavorare e l’affidabilità presto dimostrata fecero da volano permettendo ad Antonio di acquisire nuovi clienti e con loro altro volume di traffico in continuo aumento. Tanto che oggi Freschi & Schiavoni è scelta da compagnie del calibro di Lufthansa Cargo, Swiss World Cargo, Singapore Airlines, Cargolux, South African Airlines e Korean Air Lines tanto per citarne alcune. Il suo lavoro consiste nel raccogliere le merci italiane in partenza e nel portarle con camion nello scalo da cui l’aereo decolla. Si tratta di un settore di nicchia, ma molto importante per l’export italiano della moda, delle auto di lusso, dei prodotti enogastronomici, piuttosto che dei componenti per veicoli e macchinari. E dal momento che le compagnie clienti non hanno un proprio hub in Italia dal quale far partire le merci per l’America piuttosto che per il Far East, esse devono spesso percorrere su strada la distanza che le separa, ad esempio, dallo scalo di Francoforte, Monaco, Ginevra, Zurigo, Amsterdam, Bruxelles, Vienna e così via dando luogo appunto al fenomeno dell’aviocamionato che riguarda circa il 40% dei prodotti italiani che salgono su un aereo per raggiungere la loro destinazione. Terzetto di famiglia A capo dell’azienda c’è oggi un affiatatissimo terzetto composto dallo stesso Antonio e dai due figli Betty e Primo. Betty ha le idee molto chiare sulle ragioni che hanno portato a uno sviluppo dell’aviocamionato in Italia che non ha confronti con quanto accaduto nei paesi europei più avanzati: “La nostra compagnia di bandiera, Alitalia, non ha purtroppo avuto successo nel trasporto merci e Cargoitalia è addirittura fallita. Nonostante gli sforzi che Malpensa sta compiendo per dare risposta alla domanda delle imprese italiane molto attive sul fronte dell’export, questo vuoto ha lasciato uno spazio enorme ad altre compagnie straniere che, cogliendo l’opportunità, offrono servizi soprattutto alle imprese del Nord Italia”. Come funziona il sistema è presto detto: l’azienda che deve spedire la propria merce in aereo prende contatto con il proprio spedizioniere che a sua volta contatterà la compagnia o il General agent sales che la rappresenta se essa non è presente con propri uffici in Italia. In un caso o nell’altro Freschi & Schiavoni va a prelevare la merce oppure se la vede recapitare in una delle sue sedi, compone il pallet aereo mettendo insieme eventualmente altra merce con la stessa destinazione e lo trasferisce in aeroporto. Lo spedizioniere non si preoccupa del punto dal quale Raccogliere le merci italiane in partenza e portarle con camion nello scalo da cui l’aereo decolla: questa la mission di Freschi&Schiavoni. Si tratta di un settore di nicchia, ma molto importante per l’export italiano Aprile 2013 Pavimenti a sfera poi dotati di walking floor, il pavimento mobile che permette lo spostamento del carico senza transpallet o muletti e altri ancora possono viaggiare a temperatura controllata nel caso trasportino materiali deperibili. Con mezzo secolo di esperienza al suo attivo l’azienda è oggi in grado di svolgere sul carico affidatole tutti i controlli di sicurezza richiesti dall’attuale normativa internazionale rilasciando la necessaria certificazione. Insomma, i pallet che escono dalla piattaforma di Vignate possono salire, senza altre lavorazioni, direttamente sugli aerei. 57 autisti, e diversificatasi fino ad offrire alla clientela servizi complementari, come la composizione dei particolari pallet aerei, la consulenza nella preparazione dei documenti doganali e così via. outsourcing Air Cargo Nell’aviocamionato non sono ammessi ritardi: all’aereo in partenza è assegnato un certo slot e in quella fascia oraria deve staccarsi da terra 58 Aprile 2013 Doppio autista in cabina essa decolla; gli interessa che arrivi a destinazione nel tempo concordato e, infatti, la compagnia vende il trasporto aereo, per esempio, da Milano a New York, valutando lei da quale aeroporto è più opportuno farla decollare. “Per una compagnia aerea – spiega Primo – sarebbe troppo costoso mettere su un aereo in Italia la merce per scaricarla in un altro aeroporto europeo e lì ricaricarla su un diverso aereo per la tratta maggiore di un lungo volo intercontinentale. Ogni volta che un aereo tocca terra c’è da calcolare una spesa iniziale che può arrivare a circa 20 mila euro. Costi ai quali aggiungere il tempo necessario per le operazioni di handling. Si tenga inoltre presente che l’Italia ha molta più merce in partenza come export che in arrivo in import, fenomeno che impone forte attenzione nella ricerca di un equilibrio tra le modalità di trasporto. È per questo insieme di considerazioni che alla fine il camion diventa competitivo per quella tratta”. Competitivo anche perché nella cabina dei mezzi di Freschi & Schiavoni ci sono due autisti che si danno il cambio alla guida per viaggiare ininterrottamente fino a 16 ore, un lasso di tempo che consente di raggiungere gli scali aerei più a Nord con rapidità pur nel rispetto delle regole sulla circolazione stradale. Questo non è tuttavia sufficiente per garantire la puntualità richiesta. Nell’aviocamionato non sono ammessi ritardi: all’aereo in partenza è assegnato un certo slot e in quella fascia oraria deve staccarsi da terra. Non può aspettare merce che magari s’è fermata per strada per un guasto al camion su cui è stata caricata. È questa la ragione per la quale Freschi & Schiavoni si serve da parecchi anni solo di trattori Volvo, tra i più affidabili e che vantano una rete di assistenza tra le migliori nel Continente. Solo a fine 2012 si è deciso di inserire nella flotta quattro nuovi trattori Renault la cui meccanica è molto simile ai Volvo appartenendo entrambe le marche allo stesso gruppo industriale. “Nonostante tutte le precauzioni che possiamo prendere preferiamo cambiare i mezzi ogni quattro-cinque anni per averli sempre in perfetta efficienza e non rischiare inutili emergenze. I nostri clienti possono chiudere un occhio la prima volta, magari anche la seconda se l’imprevisto non si ripete presto, ma alla terza non accettano scuse”, commenta Antonio. I quattro Renault Premium da 460 CV acquistati dalla Freschi & Schiavoni sono per questo accompagnati da un contratto di manutenzione programmata e di estensione della garanzia di cinque anni e dal programma Optifuel che prevede un corso di formazione alla guida razionale per gli autisti. La manutenzione programmata assicura maggiore affidabilità e interventi rapidi, mentre la formazione degli autisti rappresenta un elemento fondamentale per offrire un servizio migliore ai clienti, una maggiore redditività per l’impresa e una sicurezza superiore per gli stessi conducenti. “Portiamo negli hub delle compagnie straniere – insiste Betty – merce per tutte le destinazioni del mondo. Nel nostro Paese non si è mai riusciti a creare un vero scalo merci nazionale e quel che abbiamo sotto gli occhi non è che la diretta conseguenza di questo fallimento. È assurdo e inutile incolpare le compagnie straniere di aver sottratto traffico aereo all’Italia. Si sono limitate a colmare un vuoto e a rispondere a una domanda che i vettori nazionali si sono lasciati sfuggire”. La minaccia per l’Europa Qualche responsabilità può essere attribuita agli aeroporti? La risposta è affermativa: “Nessuno ha davvero insistito sul cargo fino al 1998, quando la politica ha deciso di spingere su Malpensa e di farla crescere con risultati per ora modesti nonostante gli apprezzabili sforzi compiuti anche per le infrastrutture insufficienti di cui dispone in termini di viabilità circostante e di magazzini. Questi ultimi dovrebbero essere costruiti nel sedime aeroportuale. Se ne parla da anni, tuttavia siamo ancora al livello delle buone intenzioni. Un giudizio analogo si può esprimere su Fiumicino che, avendo puntato le sue carte nella costituzione di un hub per il trasporto passeggeri, è rimasto molto indietro sul cargo. E dire che Alitalia avrebbe potuto fare molto anche per se stessa se si fosse comportata diversamente e si fosse proposta come il partner aereo per il consistente export italiano. Non si è fatto abbastanza per troppo tempo e quando si è deciso di intervenire forse era tardi”, aggiunge Betty. Antonio invita a rimanere con i piedi per terra e a rendersi conto, davanti a un mappamondo, di quanto l’Italia e l’Europa sono piccole viste da lontano: “Per un coreano o un giapponese, che la merce attesa parta da Milano piuttosto che da Parigi non cambia nulla, tanto le due metropoli sono vicine se osservate su scala planetaria”. Tuttavia, ad avviso di Primo, la minaccia dalla quale non solo il sistema Italia ma l’intera Europa occidentale deve guardarsi non è l’aviocamionato quanto la potenza crescente delle compagnie dell’Europa dell’Est e del Medio Oriente. Entrambe si avvantaggiano di un costo del carburante molto inferiore: “Non so per quanto ancora questo gap potrà essere sopportato. I loro aerei arrivano con i serbatoi ben riforniti a un prezzo molto conveniente, tanto da poter tornare indietro in tutta autonomia. Di più: in Medio Oriente, grazie alla formidabile capacità finanziaria di quei paesi, sono in costruzione scali giganteschi che potrebbero diventare un’alternativa efficace anche agli aeroporti del Nord Europa, verso i quali sono in procinto di scatenare una concorrenza molto aggressiva”. K © RIPRODUZIONE RISERVATA