favolando - ICS San Martino di Lupari

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favolando - ICS San Martino di Lupari
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Scuola secondaria di I grado “C. Agostini” - San Martino di Lupari
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FAV
INDICE
P.
MORALI PAZZE
Can che abbaia piglia mosche 1 1
Chi dorme si riposa 1
2
Chi va piano arriva in ritardo
2
Can che abbaia piglia mosche 2 3
Fra i due litiganti il terzo muore1 3
Chi trova un amico lo sfrutta 1
4
Chi la fa scappi, che è meglio
4
Fra i due litiganti il terzo muore2 5
Chi dorme si riposa 2
5
Chi trova un amico lo sfrutta 2
6
Can che abbaia piglia mosche 3 6
FAVOLE IN RIMA
Il corvo e la volpe
7
La volpe e l’uva
8
Il nibbio invidioso
8
Il lupo e l’agnello
9
La volpe e il caprone
9
Il lupo e il cane
10
Il cervo alla fonte
10
Il leone e il topolino
11
Il cavallo e l’asino
11
La lepre e la tartaruga
12
Il tordo goloso
12
MORALI PAZZE
“Ma è sempre vero che è meglio andare piano? E che fra due
litiganti è il terzo ad avere la meglio? Perché non provare a
stravolgere i soliti proverbi?” Si sono chiesti gli alunni della 1^D.
Ed ecco che, tra il serio ed il faceto, sono nate le morali pazze, con
le quali hanno inventato favole assolutamente originali!
“Can che abbaia piglia mosche”
Chiaramaria Cecchetto Matteo Lago
Un giorno un cane stava
dormendo accanto alla sua
cuccia, quando gli cascò in
testa una marmotta, che
era scivolata dal ramo di
un albero.
Il cane si svegliò di soprassalto esclamando: <Ahi!
Cosa succede?>
La
marmotta
rispose:
<Sono stata io, scusa>
Il cane si infuriò per essere stato interrotto e si mise ad abbaiare furiosamente,
inseguendola.
L’altra si rifugiò dentro la
cavità del tronco dell’ albero.
<Non riuscirai a prendermi!!> lo provocò la marmotta, che lì dentro si sentiva al sicuro.
Mentre il cane abbaiava a
più non posso, qualche
mosca entrò nella sua bocca aperta dalla rabbia ed
egli la inghiottì per sbaglio. Continuò ad abbaiare
inutilmente per molto
tempo e ad inghiottire mosche, finché la marmotta
se ne andò risalendo il
tronco e fuggendo tra i
rami. Esso quindi non
riuscì a catturare la sua
nemica, ma solo quelle
povere mosche che ebbero
la sfortuna di capitare
davanti alla sua bocca
mentre abbaiava.
La morale della favola è
perciò : can che abbaia
piglia mosche.
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ALI
PAZ
ZE
E
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O LE
IN
RIM
A!
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FAVOLANDO
“Chi dorme si riposa” Giulia Moro Elena Tonellato
C’ era una volta un coniglio che sfidò una lepre a una gara di corsa.
Essa accettò, visto che
non aveva altri impegni .
Il coniglio si allenava
giorno dopo giorno,
perché voleva vincere a
qualunque costo. L’ altra invece, visto che non
le importava niente, non
si allenava, anzi si riposava.
Il giorno prima della
gara il coniglio incontrò
la lepre e le disse:”Non
vincerai mai! Sono gior-
“Chi va piano arriva in ritardo”
Un giorno una lepre e una tartaruga avevano un appuntamento in un bosco di montagna.
Entrambe si misero in cammino; la prima era veloce, invece
l’altra era lenta.
Arrivata all’appuntamento, la
lepre aspettò molte ore, ma la
tartaruga non si vedeva.
ni che mi alleno!” La va sbagliato ad allenarsi
lepre, con la sua sfaccia- troppo e comprese che “chi
taggine, fece una smor- dorme si riposa e vince”.
fia e se ne andò.
Il giorno della gara
quest’ ultima era riposata e pronta; invece
l’altro era stanco per il
duro lavoro. Esso, arrivato a metà gara, inciampò in un sasso e,
avendo sbattuto la testa,
cadde in un sonno profondo.
La lepre, vedendo questo, anziché soccorrerlo,
accelerò e vinse la gara.
Il perdente capì che ave-
Annaclara Gasparin Rebecca Stoppa
Preoccupata per il
ritardo quella da cui sarebbe arrivata
dell’amica, andò a cercarla, ma la tartaruga, bensì un’altra,
prese una strada che non era quindi non si incontrarono.
La tartaruga, quando giunse
finalmente nel luogo
dell’incontro, non trovò più la
lepre.
Allora anch’essa si mise in
cammino per tentare di trovare
l’altra, ma invano.
Alla fine, a forza di cercarsi, si
incontrarono.
Chiarirono il motivo del ritardo della tartaruga e ripresero a
frequentarsi, però da allora la
tartaruga, visto com’era andata
al primo incontro, partì sempre
con molto anticipo.
La favola ci insegna che “chi
va
piano arriva in ritardo”.
Didascalia dell'immagine o
della fotografia
Pagina 3
FAVOLANDO
“Can che abbaia piglia mosche” Shkedjana Beqiri Asia Dinale
Un cane stava dormendo
tranquillamente nella sua
cuccia, quando all'improvviso sentì un ronzio fastidioso.
Disturbato da quel rumore,
si svegliò e vide una mosca appoggiata sul suo naso; allora cominciò a ringhiare, poi disse: «Brutta
mosca, potresti andare via
e lasciarmi dormire in pace?».
La mosca, sentendo questa
grossa voce, si spaventò e
disse: «Chi ti credi di essere per farmi prendere questo spavento?». Sentendo
queste parole il cane cominciò ad abbaiare; la mosca, stordita, capitò dentro
alla sua bocca ed esso,
senza accorgersene, se la
mangiò.
Can che abbaia piglia
mosche.
“Fra i due litiganti il terzo muore”
C’era una volta una famiglia di
gatti composta dal papà, la
mamma e due figli.
Un giorno andarono al topile
per prendersi un topolino che
facesse compagnia ai due micini.
Un pomeriggio la mamma preparò la merenda per i tre; aveva preparato un panino più
grande degli altri e lo volevano
entrambi i gattini. Il topolino,
dopo aver finito il suo panino,
provò a dividerli, ma si prese
una graffiata.
Il giorno dopo successe la stessa cosa e il topino si prese un
morso.
Andò avanti così per tanti gior-
Ghizlan Kerdoud Annalisa Mognon
ni, finché all’ennesima lite, anche a causa delle sue piccole
dimensioni, il topolino finì
schiacciato.
Questa favola ci insegna che
quando inizia una lite non bisogna immischiarsi, quindi: fra
i due litiganti il terzo muore.
Pagina 4
FAVOLANDO
“Chi trova un amico lo sfrutta”
In uno zoo c’erano una tartaruga e un ghepardo in una grande
gabbia .
I due ben presto fecero amicizia.
Un giorno la tartaruga chiese al
ghepardo il modo per correre
veloci, allora lui le rispose:
”Salta sulla mia schiena, che ti
faccio vedere”.
La tartaruga accettò con piacere.
Dopo un po’ arrivò un guardiano dello zoo e diede loro il ci-
Elia Lago Aurora Miotto
bo, allora la tartaruga chiese al
ghepardo se la poteva portare
fino alla propria ciotola; l’altro
gentilmente la portò.
si rese conto di essere sfruttato.
Questa favola ci fa capire che
spesso “chi trova un amico…
lo sfrutta”.
Questo si ripeté
alle due per il sonnellino. Alle quattro, dopo che si fu
svegliata, la portò
a rinfrescarsi e alle
sette a cena e questo si ripeté tutti i
giorni, finché il
gentile, ma ingenuo ghepardo non
“Chi la fa scappi, che è meglio!”
Giulia Bordignon Nicola Geron
Alcuni gabbiani stavano volando sopra il
mare , quando ad uno di essi venne fame e
decise di andare a terra per trovare qualcosa
da mangiare.
Vide una lucertola e fece per mangiarla, ma
lei lo supplicò di risparmiarla, promettendo
che un giorno lo avrebbe ricompensato.
Il gabbiano, un po’dubbioso, le disse: “Ti
risparmio, ma tu in cambio mi devi procurare
del cibo”.
Ella rispose: “Sarà fatto! Domani ti porterò
qualcosa di squisito!”
La lucertola sapeva che il gabbiano si nutriva
di pesci, ma sarebbe stato per lei impossibile
catturarne uno, quindi il giorno successivo gli
portò degli insetti; il gabbiano, deluso e
sdegnato, li rifiutò e in cambio voleva
mangiarsi la lucertola.
Ella, impaurita, scappò e in tal modo ebbe
salva la vita. L’uccello, a becco asciutto,
ritornò fra i suoi simili.
Da questa favola si impara che “chi la fa
scappi, che è meglio!”
FAVOLANDO
Pagina 5
“Tra i due litiganti il terzo muore”
Un giorno tre squali ,tra loro
molto amici, si incontrarono
e decisero di fare una festa
per il loro primo anno di amicizia. Il più gentile dei tre
preparò un banchetto da leccarsi i baffi, magli altri due
videro una grande carcassa di
balena da condividere."Vieni
a mangiare con noi anche tu,
questa carne è squisita!" Ma
quello rispose:"Grazie mille
dell'invito, ma sapete, io non
sono carnivoro, io mangio
Manuel Sartor Nicola Strazza
plancton!" Allora i due cominciarono a mangiare la carcassa, ma entrambi volevano
cominciare a mangiare la testa, quindi iniziarono a litigare. L'altro, mentre mangiava il
plancton, vide i due amici che
litigavano e provò a dividerli,
ma inutilmente, infatti si prese
un morso e ci restò secco.
a fermarci:siamo troppo forti!”
La favola dimostra che, a volte, tra i due litiganti il terzo
muore.
Gli altri, quando si accorsero
che era morto, lo guardarono
e si misero a ridere: "Ah Ah,
potevi fare a meno di provare
“Chi dorme si riposa”
Giada Andretta Valentina Bolzon
Un giorno una volpe decise di sfidare un lupo in una gara: vinceva chi catturava più
farfalle.
La volpe gli disse:” Domani, alle sei del
mattino, nel campo di girasoli: là si svolgerà
la sfida”.
Il lupo, che adorava andare alle feste, quella
sera era stato invitato da un suo amico. Ma
la volpe, che era più furba, andò a letto presto, così al mattino, alla sei in punto, stava
già catturando farfalle. Nel frattempo il lupo stava dormendo; e quando si svegliò si
accorse che era in ritardo per la competizione. Purtroppo perse la gara perché, quando
lui arrivò, l’avversaria aveva già raccolto
cento farfalle. La volpe però era stanca
morta, mentre il lupo era riposato.
Morale pazza: chi dorme si riposa!
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FAVOLANDO
Titolo brano interno
“Chi trova un amico lo sfrutta”
C’era una volta il grande
pinguino imperatore dell’
Antartide; un giorno dai
mari del Pacifico giunsero
tre pescioline. Esse, appena arrivate, non avevano
un posto dove dormire, allora parlarono con il re e, a
forza di sorrisi e complimenti, (“Ma come nuoti
bene!”, “Oh, che splendido
becco!”, “Chi più generoso
di te?”) diventarono subito
Malak Djobbi Pamela Graziotto
sue amiche . Egli decise di
ospitarle nel suo nido
nell’acqua, con tutte le comodità. Le pescioline, già
che c’erano,
gli chiesero
anche di procurar loro del
cibo. Esse rimasero a lungo
con il pinguino imperatore,
perché ne ricavavano molti
vantaggi .
Chi trova un amico lo
sfrutta!
“Can che abbaia piglia mosche”
Cristian Casonato Andrei Cora
Un giorno d'estate due cani erano in giardino a giocare con una pallina di gomma.
Ad un certo punto uno dei due, che si era
stancato, andò a riposare sotto un albero di
mele.
L'altro voleva continuare a giocare e decise di disturbarlo:corse verso il melo e sbattendoci contro fece cadere una mela sul
naso del compagno.
Tuttavia quello non si svegliò, e continuò a
dormire.
L'amico allora cominciò ad abbaiare con
insistenza, ma senza alcun risultato, finché
si accorse che sulla testa del cane che dormiva era appoggiata una mosca.
Poiché non poteva giocare da solo, decise
di afferrarla, saltando sopra l'altro,
che a quel punto si svegliò.
Questa favola insegna che "can che abbaia piglia mosche”.
FAVOLANDO
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FAVOLE IN lettura degli antichi favolisti,
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Il corvo e la volpe Andrei Cora, Ghizlan Kerdoud Rebecca Stoppa
Un uccello senza cervello
del formaggio aveva rubato a un poverello,
ma una volpe lo vide
e di rubarglielo decise.
Ai suoi piedi si fermò
e a lodarlo cominciò:
“Che penne lucenti, quanto sei bello!
Lo è anche la tua voce, mio caro uccello?”
Il corvo, sentendosi lodare,
iniziò subito a cantare
e fu così che perse il formaggio,
procurando alla furba volpe un vantaggio.
Questa storia insegna a stare attenti
a chi ci loda con falsi complimenti.
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FAVOLANDO
La volpe e l’uva Giulia Bordignon Asia Dinale
“Che fame!” la volpe esclamò;
era a digiuno e per caso in una vigna capitò.
Si trovò davanti dei grappoli dorati
che sembravano caramellati.
“Bella quell’uva!” disse la volpe facendo
un primo balzo “Ma com’è alta!” affermò, vedendo
che non ce la faceva
e che la sua fame rimaneva.
Più saltava e più le veniva fame,
ma proprio non riusciva a soddisfare le sue brame.
“Che brutta uva” allora esclamò “E’ ancora acerba.
A me non piace per niente e sa di erba!”
Così si allontanò tutta sdegnata
e in cuor suo anche arrabbiata.
Spesso a parole anche gli umani
disprezzano ciò che non possono avere tra le mani.
Il nibbio invidioso Chiaramaria Cecchetto Aurora Miotto
Il nibbio, uccello rapace,
un tempo non possedeva una brutta voce,
ma di averne una imponente era desideroso
e dell’aquila era assai invidioso.
Un giorno che su un albero se ne stava appollaiato
sotto di lui cercò riparo un cavallo accaldato,
ma - ahimè - il destino ebbe avverso:
si punse con un cardo ed emise il suo verso.
Era solo un grido di dolore,
ma il nibbio entusiasta pensò: “Che splendore!”
E cominciò da quel mattino nebbioso
ad imitare quel verso, per lui meraviglioso,
ma non ebbe alcun successo
e di mutare voce non gli fu concesso.
Decise allora di ritornare
alla sua voce originale,
ma essa era sparita
e rimase rauco per tutta la vita.
Chi per invidia cerca di cambiare la propria natura
va incontro a una sconfitta sicura.
Pagina 9
FAVOLANDO
Il lupo e l’agnello Nicola Geron Pamela Graziotto
Mentre un agnello beveva alla corrente,
arrivò anche un lupo diretto al torrente.
Non era dei migliori il muso di quel lupo,
perché aveva uno sguardo molto cupo.
Forse era lì per andare a caccia
e dell’ agnello aveva seguito la traccia.
Tra l’ altro da un po’ era a digiuno,
quindi il momento gli sembrava opportuno.
Per la fame era furioso
e pensò ad un piano ingegnoso.
-Visto che l’ acqua mi vuoi intorbidare,disse all’ agnello –Tu qui non puoi stare!
- Io non sono qui per sporcare,
quindi non puoi farmela pagare.
Il lupo disse all’ agnello:
-Allora sarà stato tuo fratello!
-Non ho un fratello, signor lupo,
e ora torno al mio dirupo.
-Forse tuo padre ,
e se non lui tua madre!
Così, afferratolo, nella foresta lo portò
e in un boccone se lo mangiò!
I prepotenti se la prendono con i più deboli
Perché i loro animi sono malevoli.
“La volpe e il caprone” Shkedjana Beqiri Manuel Sartor
Caduta nel pozzo era la volpe,
a causa dei suoi guai e delle sue colpe.
Poco dopo col fiatone
al pozzo arrivò il caprone.
Domandò se l'acqua era dolce e abbondante
e intanto la volpe escogitò un piano strabiliante.
"L'acqua è molto buona, scendi amico:
sono io che te lo dico".
Lo sciocco ci cascò
e nel pozzo si calò.
La volpe sulle sue corna salì,
e, lasciandolo lì dentro, con un balzo uscì.
L'uomo astuto in difficoltà
a danno degli altri se la caverà.
Pagina 10
Titolo brano interno
FAVOLANDO
FAVOLANDO
“Il lupo e il cane” Cristian Casonato Annaclara Gasparin
Un lupo sfinito dalla magrezza
si imbatté in un cane di notevole robustezza.
Disse il lupo al cane:
“Sei lustro e grosso e io muoio di fame”.
L’altro rispose con convinzione:
“Custodisci la casa e servi tu il mio padrone!”
“Mi piace la tua idea,” il lupo replicò
“In cambio del mio lavoro cibo riceverò”
Poi, vedendo il collo del cane spelacchiato,
gli chiese: “Ma ti tengono legato?”
Rispose triste il cane: “Di giorno sto alla catena,
ma ho assicurati il pranzo e la cena;
faccio la guardia di notte
e in cambio mi danno ossi e pagnotte”.
Disse il lupo: “Quello che ti manca è la libertà,
io invece vivo in povertà.
La fame preferisco però sopportare,
ma essere libero di far ciò che mi pare”
La libertà è il bene più prezioso
e il saggio ne sarà sempre geloso.
Il cervo alla fonte
Giulia Moro
Un cervo al ruscello
si specchiava bel bello;
“Che corna meravigliose,
sono proprio belle e ariose!
Peccato per le zampette
fine fine e nodosette…”
Dal bosco uno sparo all’ improvviso si sentì
e il cervo lesto se ne andò via di lì.
Correan correan le gambette in tutta fretta,
ma le corna furono la sua disdetta.
Nei rami del bosco si impigliarono
e tutti i cacciatori gli spararono.
“Ahimè, ciò che amavo mi ha tradito;
ciò che disprezzavo mi sarebbe solo servito.”
Questa narrazione insegna che le cose disprezzate
sono spesso più utili di quelle lodate.
FAVOLANDO
Pagina 11
Il leone e il topolino Annalisa Mognon Nicola Strazza
Mentre un leone faceva la siesta,
i topi di campagna facevano festa.
Uno di loro, nel correre, capitò
sul re della foresta e lo svegliò.
Povero disgraziato! Il leone con un rapido balzo lo afferrò
e, deciso a sbranarlo, ruggì: “Ti mangerò!”.
Il topo lo supplicò: “Lasciami andare,
vedrai che un giorno ti potrò ricompensare!”.
Il leone ci pensò un po’, poi rise
e infine di liberarlo decise.
Qualche giorno dopo, il topo che aveva avuto salva l’esistenza
ebbe l’occasione di mostrare la sua riconoscenza.
Il re della foresta fu dai cacciatori catturato
e al tronco di un albero con una fune legato.
Il topo udì il lamento del leone
e andò a soccorrerlo rosicchiando il cordone.
Poi gli disse: “Tempo fa hai riso come un matto
credendo di non ricevere la ricompensa del bene che mi hai fatto.
Sappi che anche noi piccoli roditori
dai guai possiamo tirarti fuori.”
La morale della favola è:
anche un debole può aiutare un re.
Il cavallo e l’asino
Valentina Bolzon Alessia Bragagnolo
Un asino e un cavallo viaggiavano
affaticati dal peso che trasportavano.
L’asino al compagno così parlò:
- Prendi un po’ del mio carico, altrimenti morirò.
Il cavallo incosciente
non volle saperne niente .
L’asino stanco stramazzò e morì,
così il padrone tutto il carico sul cavallo trasferì.
Il cavallo piangeva: - Ahimè disgraziato,
come sono stato sfortunato!
Il mio compagno ho rifiutato di aiutare
ed ora tutto il suo carico devo portare!
La favola dimostra che senza collaborazione
può peggiorare anche la nostra situazione.
Pagina 12
FAVOLANDO
La lepre e la tartaruga
Giada Andretta Malak Djobbi
La lepre un giorno della sua velocità si vantava
e in una gara di corsa gli altri sfidava.
La tartaruga con la sua solita calma accettò
e sul luogo della sfida si recò.
La lepre partì come un fulmine; il traguardo era vicino,
così si fermò a fare un sonnellino.
La tartaruga arrivò alla meta con la sua tranquillità,
seppur lentamente e con difficoltà.
Allora la lepre si svegliò
e con tutte le sue forze a correre cominciò.
La lepre perse, la tartaruga vinse
e sorridendo disse:
“Chi va piano,
va sano e va lontano”.
Questa favola insegna
che ottiene di più chi si impegna
Il tordo goloso Matteo Lago Elena Tonellato
In un caldo nido c' erano quattro tordi appena nati,
che aspettavano la mamma molto affamati,
però essa solo di tre saziava i palati.
L' insoddisfatto era il più grandicello;
egli pretendeva più di suo fratello.
Quel cibo che la mamma gli portava,
un palato fino come il suo non saziava.
Quando l'età per volar via arrivò,
il tordo felice dal nido se ne andò;
per trovare qualcosa di prelibato da mangiare
da un albero all'altro cominciò a svolazzare.
In un bosco una pianta di mirto trovò
e fra le sue bacche si tuffò.
Soddisfatto per l'ottimo cibo, l'uccellino
decise che sarebbe tornato anche il seguente mattino.
Il tordo però non si accorse che, mentre le bacche mangiava,
un cacciatore da lontano lo spiava.
Quando tornò, restò imprigionato
nel vischio che il cacciatore aveva spalmato.
Terrorizzato cominciò a piangere e gridare
così forte che la mamma lo venne a salvare.
Per saziare il suo fine palato,
la vita aveva rischiato.
Questa favola ci fa capire che chi è ingordo
rischia di fare la fine del tordo.
Per ridere...
C'è una famiglia che sta facendo un pic-nic;
mentre stanno mangiando il primo, arriva
un'ape, che dice: "Sono Tito, sono Tito, sono
Tito!".
Mentre stanno mangiando il secondo, arriva
nuovamente l'ape che dice: "Sono Tito, sono
Tito, sono Tito!".
Mentre stanno mangiando la frutta arriva la
solita ape che dice: "Sono Tito,
sono Tito, sono Tito!".
Morale della favola: L'ape Tito
vien mangiando.