la battaglia di pavia

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la battaglia di pavia
QUINTO ARAZZO
La fuga dei civili dal campo francese.
Sbandamento degli svizzeri che si rifiutano
di avanzare.
La battaglia
per i francesi era
ormai
perduta.
Dopo aver
sconfitto la
cavalleria e
le fanterie nemiche, gli imperiali avanzarono verso sud e invasero il campo francese che fu saccheggiato. I civili che ancora
vi si trovavano si diedero alla fuga uscendo dal Parco Vecchio
attraverso le brecce praticate durante l’assedio nel muro perimetrale est, nella parte più prossima a Pavia. Mentre la battaglia volgeva rapidamente al termine, una formazione di 5.000
soldati svizzeri situatii a est di Pavia aveva iniziato la marcia di
avvicinamento al luogo del combattimento. Vista la mal parata,
gli svizzeri si persero d’animo e sbandarono. Invano vennero
richiamati da altri sottoufficiali francesi.
SESTO ARAZZO
La fuga dell’esercito francese.
Il duca d’Alençon si ritira oltre il Ticino.
Carlo IV
duca
d’Alençon
comandava
la riserva
di cavalleria pesante.
Vista ormai persa
la battaglia, d’Alençon, precedendo la massa dei fuggitivi che
sarebbe seguita, decise di ritirarsi verso il Ticino, che attraver-
sò sul ponte di barche lanciato dai francesi a valle di Pavia per
collegare le due rive del fiume. Dopodiché fece distruggere il
ponte, per impedire di essere seguito dai nemici. Così facendo,
però, gli svizzeri in fuga vennero raggiunti dagli spagnoli: tentarono di salvarsi gettandosi nel fiume., ma molti vi annegarono.
SETTIMO ARAZZO
La fuga dell’esercito francese.
L’esercito attraversa il Ticino.
Il settimo
arazzo rappresenta la
fase finale
della battaglia dove si
osserva la
fuga disperata degli svizzeri nel Ticino,. Qui molti annegano, trascinati dalla
piena delle fredde acque. Sullo sfondo si vede Pavia e le sue
“cento torri”.
La battaglia durò solo due ore, ma la vittoria per Carlo V fu trionfale. La cattura del re di Francia, evento di per sé clamoroso e
comunque decisivo per le sorti non solo della battaglia ma anche
della guerra, venne completata dalla totale disfatta dell’esercito
francese, le cui perdite furono valutabili tra i 6.000 e gli 8.000
uomini, morti o feriti. Le perdite imperiali assommarono invece
a meno di un migliaio di uomini.
Francesco I sarà quindi trasferito a Pizzighettone e da lì in Spagna. Dei personaggi illustri catturati alcuni pagheranno forti somme per riscattarsi. Alcuni cavalieri francesi vennero sepolti in
San Pietro in Ciel d’Oro. Della grande massa dei morti non si
hanno notizie. Una parte di essi trovò forse sepoltura in fosse
comuni o fu gettata nel Ticino.
LA BATTAGLIA
DI PAVIA
24 FEBBRAIO 1525
CRONACA DI UNA BATTAGLIA
ATTRAVERSO GLI ARAZZI
DI CAPODIMONTE
A cura di
Beatrice Barbenza
Michele Davide Cassi
Marica Tassi
LA BATTAGLIA DI PAVIA
La battaglia di Pavia si tenne il 24 febbraio 1525,
durante la guerra d'Italia del 1521-1526 tra l'esercito francese capitanato personalmente dal
re Francesco I e l'armata imperiale, costituita principalmente dalla fanteria spagnola e dai lanzichenecchi tedeschi di Carlo V d’Asburgo. La formazione imperiale era guidata sul campo da Fernando
Francesco d'Avalos e da Carlo di Borbone.
L’esercito imperiale spagnolo sorprese gli assedianti francesi la notte tra il 23 e il 24 febbraio.
Francesco I e i capi francesi reagirono schierando
il loro esercito per la battaglia.
Cominciarono i bombardamenti provenienti dai
cannoni francesi, che causarono diversi danni e
misero fuori uso l’artiglieria dell’esercito spagnolo
di Carlo V.
Francesco I, a questo punto, fece l’errore di disperdere le sue truppe, sicuro della vittoria.
Dotati di archibugi, le truppe spagnole aprirono il
fuoco contro la cavalleria pesante francese con
effetti devastanti; i superstiti inoltre vennero attaccati dalla cavalleria leggera imperiale e così Carlo V
e il suo esercito vinsero la battaglia.
Questo evento segnò un momento decisivo delle
guerre per il predominio in Italia e affermò la temporanea supremazia di Carlo V, mentre dal punto
di vista della storia dimostrò la schiacciante superiorità della fanteria spagnola e soprattutto delle
sue formazioni di archibugieri, che distrussero con
il fuoco delle loro armi la famosa cavalleria pesante
francese. La battaglia di Pavia è stata rappresentata,
in seguito, su sette arazzi che oggi possiamo trovare al museo di Capodimonte vicino a Napoli.
PRIMO ARAZZO
La fanteria imperiale raggiunge Mirabello,
Sorpresa e fuga dei soldati e dei civili che vi sono
accampati.
I due eserciti
si fronteggiarono per tre
settimane in
continue scaramucce e
duelli
d’artiglieria
senza però
attaccarsi in forze. Ad un certo punto tuttavia i comandanti imperiali di Carlo V, messi alle strette dalla mancanza di denaro
con cui pagare le truppe mercenarie, decisero di giocare il tutto
per tutto. Con un’abile manovra diversiva riuscirono a distrarre
l’attenzione del nemico e nella notte tra il 23 e il 24 febbraio
aprirono una breccia nella cinta francese.
SECONDO ARAZZO
L’avanzata dell’esercito imperiale. Attacco della
gendarmeria francese guidata da Francesco I.
Nel campo
francese
venne finalmente dato
l’allarme
generale. Il
re si schierò con
circa 600 gendarmi e il loro seguito lungo la riva sinistra della
Vernavola; alla sua destra si disposero in successione un quadrato di circa 3.000 svizzeri e la compagnia della Banda Nera, costituita da 4.000 lanzichenecchi al soldo francese. Le artiglierie francesi presero posizione tra le formazioni della cavalleria e della
fanteria. Qui vediamo il re Francesco I che carica la cavalleria
imperiale, e sembra avere la meglio.
TERZO ARAZZO
La sconfitta della cavalleria francese.
La fanteria
imperiale sconfigge la
Banda
Nera.
L’esultanza di Francesco I era però intempestiva. La cavalleria
francese era rimasta isolata dalla propria fanteria ed era stata
trascinata dalla carica nei pressi della Vernavola, su un terreno allentato, dove i grandi cavalli da battaglia gravati dal peso
del cavaliere e dell’armatura si muovevano con difficoltà. Con
abile intuizione il marchese di Pescara Fernando d’Avalos,
leale a Carlo V, inviò contro le truppe reali circa 800 archibugieri spagnoli. Questi rovesciarono su Francesco I e i suoi
cavalieri una micidiale tempesta di piombo. Per i francesi fu il
disastro.
QUARTO ARAZZO La cattura di Francesco I.
Mentre il
suo esercito veniva sconfitto,
Francesco
I aveva
continuato a battersi circondato da una schiera sempre più esigua di
cavalieri. Alla fine, rivelandosi inutile ogni resistenza, cercò
scampo con la fuga. Giunto nei pressi della cascina Repentita,
un colpo di archibugio gli atterrò però il cavallo ed egli fu
trascinato a terra, restando imprigionato con la gamba sinistra sotto la sua cavalcatura.